La FICE, Federazione Italiana Cinema d'Essai anche quest'anno ha scelto i migliori cortometraggi della passata stagione riunendoli in una specie di rassegna denominata CORTOMETRAGGI CHE PASSIONE. Con un colpo di fortuna inaspettato (me li ha dati un amico esercente di cinema a cui erano stati recapitati direttamente dalla FICE addirittura in blu ray!!) sono riuscito ad averli e visionarli. Mettere i voti sarebbe superfluo, la qualità è davvero alta, non c'è niente di amatoriale, siamo davanti a un vero e proprio cinema mignon. Nessun capolavoro a dir la verità ma anche nessun punto troppo debole. Andiamo.
1 PERPETUUM MOBILE
Brevissimo, soli 5 minuti, ma serrato, dal gran ritmo. Un uomo vede morire una ragazza in una libreria investita da un'auto impazzita. Tutto era un sogno però. Ma il presentimento che ha è forte, così va a vedere alla libreria. Qualcosa effettivamente accadrà ma forse è soltanto un ribaltamento di prospettiva.
L'attore che interpreta lui ha un viso magnetico, la regia e la fotografia sono di primordine, l'idea sembra non originale (il ripetersi di un sogno) ma il colpo di coda finale la rende tale. VOTO 7,5
2 ARMANDINO E IL MADRE
Questa è la prima regia di Valeria Golino. Si vede che i mezzi ci sono ma a mio parere ci troviamo forse davanti al corto più debole. Un piccolo scugnizzo fa da tramite tra il suo fratello più grande e la ragazza francese restauratrice d'arte che lavora nel museo dirimpetto a casa loro, il Madre. Corto simpatico, abbastanza tenero ma poco di più. La trovata iniziale, quella del ragazzino che corre da una parte all'altra per cercare di convincere la ragazza a tornare dal ragazzo alla fine resta l'unica. Finale sciapino. Bravi gli attori. VOTO 6,5
3 IO SONO QUI
In Sardegna non c'è nulla, non c'è futuro. Giovanni lascia così la propria terra e i propri amici per andare in Kosovo. Lo aspetterà la morte invisibile da uranio impoverito. Grande comparto tecnico, bellissima la fotografia aiutata dagli splendidi scenari sardi e dal teatro di guerra. Molto semplice il messaggio, nessun retoricismo di troppo. La sequenza finale con loro che si girano di scatto e quella dell'omino del biliardino che fluttua nel mare sono davvero bellissime. Sceneggiatura abbastanza piatta e priva di guizzi. Bello. VOTO 7
4 L'ANNIVERSARIO
Alessandro Haber vuole festeggiare l'anniversario di matrimonio. La moglie gli compra un tom tom apposta per farlo arrivare senza poter sbagliare al luogo dell'appuntamento. Guidato dal navigatore lui ci arriverà. Sempre dritto.
Inutile ripetersi, la qualità è alta, questi son corti girati da professionisti. Il colpo di scena centrale è strepitoso ma il film poi si afflosica negli ultimi 3,4 minuti. Io l'avrei fatto finire lì una volta arrivato a destinazione, un finale col botto. VOTO 7
5 JODY DELLE GIOSTRE
Ecco che il corto probabilmente (ma solo di poco) più amatoriale è forse quello che mi ha lasciato un ricordo migliore. Jody è figlio di giostrai ambulanti, ogni settimana per lui c'è una scuola diversa, amici diversi. Ma Jody ha cuore e anche se non viene accettato dagli altri vuole regalare un sogno a un ragazzino.
Il bambino è magnifico, il resto degli attori credo non siano nemmeno professionisti.Quello che ho aprezzato di più, oltre al racconto di una realtà sempre interessante come quella del mondo delle giostre, è una cosa rarissima sia nel cinema che nella realtà. Un bimbo che vuole regalare una gioia a un suo coetaneo è qualcosa di magico e inusuale perchè è molto più facile che a quell'età si sia più "cattivi" e menefreghisti o che comunque le gioie e i divertimenti si condividano, non regalino. Tenerissimo. VOTO 8
6 GAMBA TRISTA
Unico corto d'animazione, tra l'altro disegnato con dei tratti che mi son piaciuti moltissimo. E' un corto che affronta con gioia, leggerezza e spensieratezza un tema come quello dell'handicap, perdipiù giovanile. Gamba Trista non ha ossa nelle gambe e queste gli sono diventate praticamente degli elastici che si possono legare dapertutto (tipo Tiramolla per intenderci). Potrebbe soffrirne ma l'amore per una coetanea e lo scoprire un'abilità segreta che supplisce all'handicap gli rendono la vita solo una grande gioia. Il corto ha momenti quasi lirici. Il salto nel vuoto col sorriso sulle labbra è da pelle d'oca.
E poi la dedica finale "A Giuseppe" lì per lì mi ha messo i brividi...
VOTO 7,5
7 CAFFE' CAPO
Ecco, questo era soltanto un buon corto che con il colpo d scena degli ultimi 30 secondi diventa davvero notevole. Un professore universitario è candidato alle elezioni comunali. Capisce che i voti più importanti saranno quelli degli extracomunitari. Ne incontra uno in autogrill.
Tre/quarti del corto sono come un lungo monologo diegetico del protagonista che parla all'auricolare del telefonino, prima in macchina poi all'interno dell'autogrill. Poi comincia a mangiare una zuppa insieme a un extracomunitario, due cucchiai nello stesso piatto. Crede che possa essere uno spot elettorale strepitoso. Ma la realtà è completamente opposta. Davvero geniale gli ultimi secondi, quello che era un gesto forzato di solidarietà di uno si ribalta in un gesto naturale di solidarietà dell'altro. Ottimo. VOTO 8
Pagine
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12.6.12
9.6.12
Recensione: "...E ora parliamo di Kevin"
presenti moderati spoiler
Quest'anno ne Il Buio in Sala ci sarà un vincitore sicuro, sapete quale probabilmente. (a proposito, mi scuso per la moria di recensioni di questi mesi, ci sono diversi motivi, non abbandonatemi, tornerò).
Si lotta per le posizioni di rincalzo insomma.
Beh, ecco, questo "E ora parliamo di Kevin" si candida prepotentemente come una delle più belle visioni dell'anno per il sottoscritto.
Glaciale, quasi surreale per quanto terribile, un horror di vita quotidiana che racconta in una maniera lenta, inesorabile, colma di silenzi, l'impossibile rapporto tra una madre e il proprio figlio, un ragazzo che non doveva nascere e che una volta nato probabilmente avrebbe preferito non farlo. E' questa la sensazione più forte che il film lascia, questa assurda per quanto improbabile domanda: un bimbo inaspettato può "sentirlo" sin da subito? Odiare profondamente già dai primi vagiti una madre forse non pronta a riceverlo?
E' talmente forte, freddo e devastante l'odio che Kevin prova per la propria madre che il riferimento di prima all'horror non è affatto peregrino, Più volte uno spettatore occasionale potrebbe cominciare a chiedersi se questo non sia il classico horror sul bambino indemoniato.
No, Kevin è un ragazzo "normale". Ma ha qualcosa di radicato in fondo al cuore, qualcosa di terribile.
E, purtroppo, quello che pare come un odio ad personam sfocerà in un'immane tragedia che paradossalmente vedrà salvarsi solo l'oggetto principale dello stesso odio.
Quella madre che, malgrado tutto, sa che quello è suo figlio.
Dilemma impossibile da risolvere.
Tu faresti di tutto per tuo figlio?
Gli perdoneresti tutto?
Ti annulleresti per lui?
Cercheresti di amarlo e difenderlo contro tutto e tutti, anche quando saresti arrivata più volte all'insano desiderio di "ucciderlo", di non volerlo più?
Quello che sorprende de film non è solo la capacità di raccontare ma la grandissima qualità dell'insieme.
La regia è strepitosa, gioca con i dettagli in una maniera straordinaria (le unghie e le palline di pane disposte sul tavolo, la capacità di cogliere gli sguardi- quel bersaglio nella pupilla è quantomai emblematico), regala di continuo sequenze e inquadrature di classe, tutto supportato da una sceneggiatura che gioca perfettamente con 3,4 piani temporali, sa dosare i silenzi e le poche battute, dissemina nel film pochi ma decisivi rimandi (vedi il libro di Robin Hood), senza farsi mancare una fortissima carica metaforica, soprattutto nelle innumerevoli scene in cui la madre pulisce. Tutto quel rosso, di pomodori, di vernice, di marmellata, tutto è segno premonitore o, al contrario, di elaborazione del lutto dell'incredibile tragedia che verrà.
Livelli altissimi anche in colonna sonora, quasi tutta concentrata nei viaggi in macchina della madre.
Gli attori sono magnifici, Tilda Swinton, novella Shelley Duval di Shining per fattezze e ruolo, è su livelli incredibili e anche Ezra Miller, con quello sguardo acerbamente assassino non gli è da meno. Curioso come Miller abbai già interpretato un ruolo quasi identico in un altro film, Afterschool (pellicola come al solito massacrata da tanti ed esaltata da me, son troppo buono, è un dato di fatto).
Film che parrebbe sull'educazione ma ci lascia sempre quel dubbio citato all'inizio. Tutto era già scritto? C'era modo di salvare qualcosa? E' un film quindi sull'educazione o sulla natura umana? O su tutti e due?
Il finale è devastante, alla tragedia pubblica intuibile sin dall'inizio se ne aggiunge un'altra probabilmente ancora più assurda e terribile. Perchè poi loro? Perchè non lei?
Perchè lei deve vivere il suo senso di colpa. Morire lentamente stando in vita.
Ma Kevin probabilmente vedrà naufragare il suo progetto.
Voleva essere odiato, voleva farle vivere un inferno in cui lui sarebbe stato visto come il Lucifero di turno.
Ma, lo dicevamo prima, perdoneresti tutto a tuo figlio?
Kevin da domani forse cambierà.
O forse no.
Però in qualche modo ha subito una specie di umiliazione.
Perchè si può anche essere umiliati con l'amore.
Si può anche prendere un cazzotto in faccia con un abbraccio.
( voto 8, 5)