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29.8.21

Il Buio in Sala su Instagram, o anche il racconto per immagini e parole di un viaggio lungo 12 anni

 




NON FATEVI IMPAURIRE DALLA PAROLA "INSTAGRAM", leggete anche chi non lo sopporta o non sa cosa sia :)

Il Buio in Sala comincia la sua avventura su Instagram.
Credo sarà un bel percorso, un bel viaggio.
Anche perchè quello che faremo su Instagram (scrivo faremo perchè lo spazio sarà gestito da due giovani, Martina Gavazza e Lorenzo Brinci) è un qualcosa che non ho mai fatto nei miei spazi.
Qualcosa che spero interessi anche a chi, come me fino a ieri, non ha nè mai usato Instagram nè lo ha mai visto come luogo per poter portare contenuti.
Quello che faremo è un lungo viaggio attraverso 12 anni di blog.
Praticamente in modo quasi giornaliero presenteremo un film (per me) bello o bellissimo che vogliamo far conoscere (o ricordare a chi l'ha già visto).
Seguirò un ordine abbastanza cronologico partendo dal 2009, dalla nascita del blog, ad adesso.
Strutturalmente sarà tutto gestito in questa maniera.

Quasi ogni giorno ci sarà una "storia" con la locandina di un film.
Cliccando su quella storia finirete al post dedicato allo stesso film (post che comunque era già stato pubblicato e al quale potete accedere anche direttamente).
In quel post troverete bellissime immagini del film, tutte le informazioni relative allo stesso (regia, anno, nazione), se è disponibile in piattaforma e poi una mia breve, sulle 20 righe, presentazione.
Ovviamente ci saranno anche gli hashtag e tutte quelle strane cose (ci pensano Martina e Lorenzo).
Essendo una specie di percorso che faremo insieme metterò TUTTI i post in delle storie in evidenza (raccolte) divise per tematiche, cosicchè se vi siete persi qualcosa troverete tutto in modo archiviato e catalogato.
Insomma, cercheremo di far diventare Instagram come un piccolo blog dove si consigliano film, dove tutto è archiviato, quasi identico al Buio in Sala solo che partirete da un'immagine :)

Ovviamente poi ci verranno tante altre idee di utilizzo (anzi, già venute) ma per adesso diciamo solo le cose sicure :)

Come sempre nei miei spazi cercherò di seguire o comunque leggere tutti gli eventuali commenti. Ricordate sempre che lo gestiamo in 3 quindi se scrivete cose personali a me leggono anche Martina e Lorenzo, se le scrivete pensando di beccare Martina leggo anche io e Lorenzo e così via.

Speriamo che questo viaggio vi piaccia

Un abbraccio grande

Ah, so che su Instagram c'è già uno che si chiama Buio in Sala ed ha un logo identico al mio. Ecco, non sono io :)
Al 90% purtroppo credo sia una cosa non in buonafede ma non lo so.
In ogni caso ecco il nostro link





24.8.21

Recensione: "Escape from Saudi" - Passeggiate, il cinema della poesia - 18 - di Roberto Flauto - Su Prime

 

Diciottesimo appuntamento con Roberto.
In realtà dovevo postare un altro film suo ma poi ha scritto questo di getto e, essendo attualissimo, mi ha chiesto se potevo cambiare l'ordine.


"Un film di soli 45 minuti, poco più di un mediometraggio. La storia vera, ricostruita con la tecnica del documentario e del reportage, di Rahaf Mohammed al-Qunun, ragazza di diciotto anni che, approfittando di una vacanza all'estero con la sua famiglia, mette in atto il suo piano, studiato per mesi: e fugge.
Fugge dall'Arabia Saudita, dalla sua famiglia, dalla violenza cieca dell'islam, dall'umiliazione e dai soprusi quotidiani che vive ogni donna che ha la sfortuna di nascere in una cultura illiberale e antidemocratica. Ed è impossibile non pensare a quanto sta accadendo in Afghanistan. Senza libertà, non c'è vita."

0. La porta chiusa
La ragazza si è barricata nella stanza d'albergo.
È la notte più lunga della sua vita. Forse l’ultima.
Scrive sui social, fa mille chiamate, è una questione di vita o di morte.
«Hanno il mio passaporto e domani mi costringeranno a tornare indietro...
Per favore aiutami. Mi uccideranno».
Lei si chiama Rahaf Mohammed al-Qunun e ha 18 anni.


1. Un puntino nel cielo, anonimo e con tutti i nomi
Mentre scrivo ho chiare in mente le immagini che in questi giorni affollano ogni angolo dei media: migliaia di persone che corrono disperate nell’aeroporto Hamid Karzai di Kabul, cercando di salire, in qualunque modo, sugli aerei americani che lasciano l’Afghanistan, caduto nelle sanguinarie e spregevoli mani dei talebani.

Alcune centinaia di persone sono riuscite a salire a bordo del Boeing C-17 Globemaster dell’aeronautica americana, che li ha portati via dall’orrore. Loro sono in salvo, ma per coloro che non ce l’hanno fatta, decine di migliaia di afghani che hanno tentato la fuga e non ci sono riuscite, c’è solo un destino orribile ad attenderli. Nelle prossime settimane, uomini, donne e bambini verranno umiliati, emarginati, torturati, vessati, massacrati e giustiziati in piazza.

Alcuni si sono aggrappati alla carlinga dell’aereo, mentre decollava, con ogni fibra del proprio essere.
Come stelle nel cosmo, sono precipitati.

Questi uomini, di certo, sapevano che sarebbero morti: è impensabile sopravvivere a un volo di ore aggrappati a un jet che viaggia a ottocento chilometri all’ora, a oltre trentamila piedi di altezza, con la temperatura che scende a decine di gradi sotto lo zero, dove la pressione quasi si annulla.
Ma questi uomini hanno deciso di scrivere la propria fine come stelle cadenti, scie di luce su un cielo oscurato dall’orrore di questi assassini con turbante, barba e kalashnikov.
Questi uomini, che hanno avuto la sfortuna di nascere nella parte sbagliata del mondo, hanno scelto di compiere questo gesto estremo perché sono talmente pieni di voglia di vivere da essere disposti a morirne.

Come vent’anni fa, quando da quelle due torri la gente si lanciava nel vuoto (ancora una volta: un puntino nel cielo, anonimo e con tutti i nomi):
a volte, non c’è niente di più vitale di morire.


2. Azzurro disperato
La disperazione, viene da pensare, non è il nero dell’oscurantismo di cui sono portatrici certe visioni del mondo. Non è nemmeno il rosso del sangue che sgorga da ferite che non faranno mai in tempo a diventare cicatrici. Né il viola di certi lividi scolpiti nella pelle, nel cuore, nel cervello. Non il bianco della cecità assordante di quelle parole vuote che fanno male come pugnalate negli occhi. Ma l’azzurro del cielo terso, privo di nuvole, sereno, di un Afghanistan che ha paura, che preferisce la possibilità di morire per la libertà alla possibilità di vivere senza.
L’azzurro di un cielo attraversato da uomini che precipitano come Icari involati.


3. Per sempre vivere
Le donne afghane, ormai da giorni, sono al centro di tutti i discorsi, più o meno sensati, dei media e degli individui di tutto il mondo. C’è profonda preoccupazione per le loro condizioni: le orripilanti e liberticide leggi coraniche, figlie dell’islam più cieco e barbaro, sono una condanna a morte per ogni donna.
Niente di più di un mero oggetto, una proprietà. Sono condannate a subire violenze fisiche e psicologiche quotidiane, sancite da leggi di stato. Non hanno identità, non hanno scelta, non hanno alcuna libertà. E allora ecco che ritorna la disperazione dell’azzurro del cielo: il desiderio di innalzarsi in volo senza ali, perché tarpate e massacrate da una cultura assassina, andando incontro a un’inevitabile morte, è più forte di ogni cosa, perché l’alternativa è vivere morendo, desiderando la fine ogni secondo.

Anonima e con tutti i nomi: la donna afghana, araba, e di ogni cultura misogina e razzista, è un puntino invisibile che precipita dall’aereo del mondo libero, strappata alla vita dalle mani di questi mostri che odiano le donne.

Quel cielo azzurro veniva solcato da un aereo che portava una famiglia araba in vacanza nel Kuwait. Nel cuore della notte, dopo averlo studiato e preparato per mesi, una ragazza di 18 anni mette in atto il suo piano di fuga. Prende un aereo e fugge in Thailandia, il suo obiettivo è arrivare in Australia e chiedere asilo. Ma viene bloccata in aeroporto, a Bangkok, le confiscano il passaporto, vogliono rimpatriarla in Arabia Saudita. Si barrica nella stanza dell’hotel che le hanno offerto per la notte, prima di essere rispedita in Arabia, dalla sua famiglia, il giorno dopo.

Rahaf al-Qunun.

Escape from Saudi è la sua storia. Ma in realtà è la storia di ogni donna che ha avuto la sfortuna di nascere in Arabia Saudita, o in qualunque altro posto del mondo dove i diritti delle donne – e di altri gruppi sociali – sono praticamente inesistenti.

In quella che potrebbe essere la sua ultima notte di speranza, di vita, di possibilità di salvezza, Rahaf scrive sui social, denunciando la sua situazione. In poche ore l’hashtag #saverahaf invade i social media, facendo scalpore a livello mondiale.
Una giornalista vola a Bangkok per appurare che sia tutto vero perché «non avrei pace se questa fosse una persona reale e non facessi tutto ciò che posso per aiutarla».
L’attenzione del mondo intero arriva in quella stanza di un hotel thailandese.
Che ne sarà di Rahaf? Dove andrà?
Lei sarà fortunata. Non tornerà mai più dalla sua famiglia: il padre, gli zii, i fratelli, ma direi anche sua madre e le altre donne della famiglia, ognuno di loro l’avrebbe massacrata fino a ucciderla. Sì, lei è stata davvero fortunata. Non riuscirà a raggiungere l’Australia, terra verso la quale migliaia di ragazze arabe tentano di fuggire dall’oppressivo regime saudita, ma sarà accolta dal Canada, che le concede asilo.
Ora è libera. È nella parte del mondo in cui può esserlo.

Ma Rahaf è un’eccezione.
La maggior parte delle ragazze che fugge dall’Arabia Saudita – o da altri luoghi di morte – non ce la fa. Il regime saudita le rintraccia, spesso anche grazie ai governi nazionali dei paesi in cui le giovani si rifugiano, e le riporta in patria. Dove verranno imprigionate, umiliate, maltrattate, picchiate, vendute, annientate. Lo stato saudita è estremamente attivo nell’esercitare la sua influenza diplomatica per cercare di interdire e fermare – sovente con tattiche ingannevoli e subdole, facendo pressione psicologica e ricorrendo all’uso della forza fisica – la fuga verso la libertà di queste giovani donne. Per bloccarne il volo, per frenarne l’ascesa, per bruciarne le ali e farle precipitare.

Ma le donne che ce la fanno, come mostra il film in chiusura, dicono di sentirsi ancora a rischio. L’indagine della giornalista che ha aiutato Rahaf, mette in luce il fatto che le ragazze che hanno avuto la fortuna di raggiungere l’Australia vivono nella paura, comunque, nel terrore, dato dai continui tentativi da parte di funzionari del regime di indurle con l’inganno di riportarle a casa.

Queste donne sono come le persone che abbiamo visto ammassarsi all’aeroporto di Kabul: sono talmente piene di voglia di vivere da essere pronte a morirne.
Perché senza libertà, non c’è vita.







19.8.21

Recensione: "La casa in fondo al lago"

 

"La casa in fondo al lago" è, incredibilmente, bello (non "incredibilmente bello" senza virgole, cosa diversa).
Una sorpresa assoluta per me.
Maury/Bustillo scioccarono il mondo dell'horror con la loro opera prima, il cult A L'Interieur.
Poi per loro alti e bassi.
Questo, per me, è il loro film migliore.
Una coppia di youtuber appassionata di Urbex trova un luogo segreto incredibile, una casa completamente intatta in fondo ad un lago.
Un'esperienza adrenalinica che, ben presto, diventerà puro terrore.
Atmosfera unica, tecnicamente mostruoso, personaggi credibili (e storia debolissima, forse un bene) per un film che un appassionato non può non andare a vedere in sala.

GROSSO SPOILER SOLO NEL FINALE DI RECENSIONE

Non l'avrei mai detto, davvero.
Bustillo/Maury sono forse poco conosciuti al grande pubblico ma di certo non agli appassionati dell'horror.
Il loro film d'esordio, A L'Interieur è uno dei massimi cult del genere dello scorso decennio. Film adorato da tanti, tantissimi, non da me. Certo un film potente (e davvero tosto da vedere) ma con tanti difetti.
Però sono grato a quel film perchè in area commenti ci fu quello probabilmente più insultante in questi 13 anni di blog (ahimè, davvero pochissimi gli insulti questi anni).



Tra l'altro lo condivisi su facebook e mia madre mise un cuore, pensa te :) 

Il loro successivo film, Livide, per un tempo era straordinario, ma roba da best horror di questi anni. Poi svaccava tanto per una sceneggiatura davvero debolissima.
Poi son diventati famosi e hanno fatto un capitolo di Non aprite quella porta ("Leatherface"), probabilmente il più brutto capitolo che ricordo.
Una cosa accomuna tutti questi titoli, i due non sanno scrivere, sono confusionari, banalotti, un pochino pacchiani e hanno personaggi deboli.
Ma sanno girare, alla grande.
E sanno creare atmosfere eccezionali, alla grande.
Ecco, io son sicuro che questo La casa in fondo al lago sia il loro film migliore.
Ha dentro tutto quello che ho appena scritto qua sopra, ovvero ha un'atmosfera pazzesca (una delle migliori vissute in sala nell'horror), è girato alla grandissima (mamma mia, un'ora sott'acqua, tecnicamente mostruoso) ed è scritto malissimo.
Anzi, è quasi non scritto, con una storia minima de paura che fa acqua da tutte le parti (battutaccia), che lascia mille domande, che pare solo un pretesto e di cui si fa fatica a capire il senso.
Ma è qui il miracolo de sto film, ovvero che proprio GRAZIE a sto plot debolissimo e arbitrario che il film diventa grande, quasi grandissimo.
Perchè torniamo la grado zero dell'horror, quello capace di creare atmosfera, di fare paura, di restare completamente nel genere fregandosene di tanti sottotesti, di un buon intreccio e di una storia forte.
No, questo film è un'ora e un quarto di pura tensione, e non scervellarci troppo sulla storia aiuta alla stessa tensione, facendoci restare lì in apnea senza pensare troppo.
Certo, questa debolezza di scrittura non lo può portare nel gotha recente del genere (un grandissimo film horror deve avere tutto) ma, per la categoria nel quale "La casa in fondo al lago" si inserisce (ovvero quello degli horror puri) siamo all'eccellenza.


AVEVO SCRITTO QUESTA PARTE DI RECENSIONE, PRATICAMENTE SOLO UN INCIPIT GENERALE, IL GIORNO DOPO LA VISIONE.
POI DOVETTI INTERROMPERE.
ORA, A 10 GIORNI DALLA VISIONE, CERCO DI ANDARE A MEMORIA E VELOCE SOLO PER CHIUDERLA, PERCHE' MI DISPIACE NON METTERLO IN ARCHIVIO

Tina e Ben sono due youtuber specializzati in Urbex, ovvero l'esplorare luoghi abbandonati e sconosciuti i più affascinanti possibili. In realtà quello veramente malato della cosa è lui, lei un pò per passione e molto per amore lo asseconda.
Si ritrovano un giorno in Francia, venuti a sapere di una casa completamente in fondo al lago (se ricordo bene il paese, non so per quale motivo, fu allagato volutamente).
I due raggiungeranno la casa. Ma la loro esperienza diventerà ben presto un incubo.

Come detto (lo avevo detto? mi riferisco alle righe di 10 giorni fa) il film è tecnicamente incredibile. Saremo sempre sott'acqua, le immagini sono quelle del loro drone subacqueo e delle loro telecamerine. Ci sono pezzi più confusi (come è giusto che sia) ma la qualità tecnica è grandiosa. Paradossalmente la parte più confusa (quella di lei imprigionata nelle catene, con tutto quel rosso) diventano 3 minuti di cinema psichedelico di altissimo livello.
La tensione è costante, gli spazi angusti, l'esser sott'acqua, l'iniziare a scorgere elementi inquietanti, ecco, tutti questi elementi portano a veri 40 minuti di cinema del terrore come in sala non ne vedevo da tanto tempo.
La location, inutile dirlo, è magnifica e conferma come la coppia di registi sia realmente ossessionata dagli interni, dai loro arredi e dagli oggetti (tanto che questo sembra quasi un Livide sott'acqua).


Poi piano piano comincerà a subentrare il soprannaturale e l'horror puro.
A livello d'atmosfera il film guadagna ancora (quei corpi appesi con le maschere, le prime apparizioni, la comparsa di elementi impossibili come i mattoni) anche se, quando scopriremo la storia che c'è dietro, non potremo non vedere quanto questa sia debole, confusa, quasi priva di senso. Dobbiamo quindi accettare la storia "horror" dentro il film come un piccolo pretesto per creare quell'atmosfera. Come dicevo questa scelta secondo me paga, anche se ovviamente fa restare il film nel puro genere.
Non mancheranno scene molto forti e belle (il crollo del camino, i corpi che prendono vita, i filmati) per un film che fino all'ultimo secondo vi terrà letteralmente in apnea.
E proprio l'apnea sarà protagonista del finale, un finale terribile, inumano, davvero cattivo ma che (e qui finalmente grande scrittura) si unisce a quell'incipit in cui quella ragazza non riusciva a trattenere per parecchio tempo il respiro nella vasca.
Scena che sembrava quasi inutile e che invece ora diventa terribile, 4-5 secondi di allenamento in più e ce l'avrebbe fatta.
Quel corpo che galleggia morto a 3 metri dall'esser fuori è veramente un'immagine potentissima. 
Come potente era stato quel suo scappare attraversando lo schermo cinematografico, quasi una metafora di come l'unica possibile salvezza potesse essere "uscire da quel film".
Non è un caso che i riferimenti al cinema siano molteplici (pensiamo al pesce e a quella battuta sui jumpscares) e come tutta la vicenda sia dovuta all'ossessione del ragazzo di realizzare un video indimenticabile.
Ecco, solo uscire da quell'ossessione, solo attraversare lo schermo, poteva essere il modo per restare in vita, tornando alla realtà






10.8.21

Tipi da Videoteca - Sull'andarsene via

 

Sono le 2.15 e non riesco a dormire. Il fatto è che poco fa mi è arrivato un messaggio privato di una ragazza talmente bello che mi ha veramente scosso.
Forse era la prima volta che qualcuno, parlando dei Tipi da Videoteca, mi ha scritto parlandomi quasi esclusivamente del lato umano degli stessi (o almeno del lato umano che ho provato disperatamente a metterci dentro) rispetto a quello comico.
E allora in questa notte mi è venuto il coraggio di scrivere la puntata dei Tipi da Videoteca che avrei sempre voluto scrivere in questi anni, senza mai riuscirci però.
Non credo ci sarà niente da ridere (non so ancora cosa scriverò, le mani andranno da sole), è una puntata molto triste che mi ero sempre ripromesso di scrivere per dedicarla alle due persone che ci son dentro.
Sono passati 4 anni e mezzo dall'ultima puntata di questa stupida saga, è stranissimo tornarci adesso.
Ma ora o mai più

Vicino alla videoteca c'è un negozio di informatica. In realtà un negozio di tante cose, oggetti stupidi ed altri utili ma, in generale, è roba da pc.
Lo gestisce un signore, molto simpatico, di quella simpatia però non volgare o esasperata, uno di quelli che sembran seri ma poi, in qualche modo, ti fan ridere.
Ci vediamo tutti i giorni, siamo gli unici due negozi che hanno il coraggio di stare in quel pezzo di Castiglion del Lago, 50 metri di strada buia, nascosta, pericolosa.
Anche lui non ha tanti clienti, tanto che quasi sempre viene da me per farsi una risata e, soprattutto, prendeme pel culo.
Lui mi chiama "100Mega", per la velocità pazzesca con cui parlo (senza, ovviamente, che si capisca niente di quello che dico).
Un giorno non viene al lavoro, mai successo.
Il giorno dopo lo stesso.
Di solito quando lui stava male veniva (se mi ricordo) la compagna, o comunque c'era sempre qualcuno.
Ora, nessuno
In ogni caso son tranquillo, che può esser successo di così grave, mi dico.
Poi arriva un cliente, non so se uno dei personaggi assurdi che vi ho presentato, e mi dice se sapevo che cosa fosse successo.
"No", rispondo io
"Ma come no, se è il negozio a fianco al tuo"
"E che significa, non so niente" rispondo io
"Cioè, lo sa tutta Castiglion del Lago e non lo sai te che sei accanto a lui?"
"Ascolta, me inizio a sentì male, che è successo"
"Il figlio si è buttato da un ponte"

Non so quanto tempo dopo il mio amico tornò a lavoro.
Non c'era più niente dell'uomo di prima.
Inizio ad andare verso il suo negozio, soli 10 metri, e dopo 3 già piangevo a dirotto.
Voglio tornare indietro ma ormai m'ha visto.
Viene fuori lui.
Ci abbracciamo come, credo, non ho mai abbracciato nessuno.

"Perchè Giusè? Perchè? Perchèèèè??" mi chiede

L'unica risposta che ho da dargli è abbracciarlo ancora più forte.
Quel "Perchè?" mi devasta ancora adesso

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Siamo pochi mesi prima o pochi mesi dopo (ormai dopo tutti questi anni sto dimenticando) di quanto raccontato sopra.
Sono in videoteca tutto tranquillo, ricordo anzi che si stava ridendo di gusto (quindi di sicuro no Fruttivendolo Gomorriano e Messo del Diavolo).
Ad un certo punto entra qualcuno e mi dice, esattamente come sopra, se sapevo cosa fosse successo.
"No", rispondo io
"Giovanna (nome inventato) si è ammazzata"
"Giovanna chi scusa?"
Mi dice il cognome.
Non ricordo l'età, credo sui 25 (anche il ragazzo sopra era giovanissimo).
Mi prende un brivido, tutti smettiamo di ridere, io faccio uscire i clienti e resto da solo.
Giovanna era una grandissima cliente, una ragazza dall'educazione e della dolcezza quasi indisponenti.
Noleggiava sempre TRE film alla volta e li riportava sempre la mattina seguente.
Credo di non aver avuto più di 10 clienti che ogni volta noleggiassero 3 film insieme.
E li vedeva tutti quella sera/notte stessa eh, tanto che le poche volte che ci parlavo (troppo timida) me li raccontava.
Con le mani che mi tremano vado sul pc a vedere da quanto tempo non noleggiava più film, se questo incredibile mal di vivere magari lo potessi in qualche modo riscontrare anche nei miei dati.
Quando vedo quello che vi dirò sono crollato, il cuore mi si è fermato, il respiro anche.
Giovanna aveva preso TRE film la sera precedente.
TRE
La sera prima.
Ma la cosa più sconvolgente è che li aveva riportati la mattina, poco prima di andare a farla finita.
Ho ricordato per anni i titoli di quei film ma ora l'ho rimossi.
Ma erano tre commedie.
Giovanna 12 ore prima di morire ha preso 3 commedie per star bene, per passare una bella serata, per ridere, per credere magari nell'amore leggero di cui parlavano.
Giovanna 12 ore prima di decidere di morire credeva apparentemente così tanto nella vita da prendere 3 commedie. E riportarle la mattina dopo, un'ora prima della fine.
Probabilmente quei miei 3 film, quel riportarli, sono stati l'ultima azione in vita di Giovanna, prima dell'azione che quella vita gliela toglierà del tutto.
Se il mio amico mi urlava "Perchè?" qui, se possibile, i perchè sono anche di più.
Perchè vedersi 3 film la notte prima. Perchè riportarli.
E poi il Perchè a cui nessuno può mai permettersi di dare una risposta, quello più importante.

Non ho mai capito se andarsene via per propria scelta sia il più grande atto di coraggio che un uomo possa fare o, all'esatto contrario, il gesto più vigliacco.
C'è gente che possiede tutte le risposte, che spesso quando gli pongo questo quesito mi risponde con sicurezza.
Magari questa gente quel giorno, a differenza mia, avrebbe potuto rispondere qualcosa al mio amico.
Io sono riuscito solo ad abbracciarlo.

Dedico questo triste post (che poi triste non deve essere, anzi, è un inno alla vita) a questi due magnifici ragazzi.
E ai loro familiari.
E a chiunque di noi abbia mai pensato un giorno di andarsene via o ci abbia addirittura provato.
Lo dedico anche a B. e ad A. dicendo loro che gli voglio tanto ma tanto ma tanto bene, se mai leggeranno questo post.
Siamo ancora tutti qua, vivi.
Non c'è nessuno che ci vuole bene che sta chiedendosi il perchè del mio amico.
E a loro due, e a me, e a chiunque legga queste righe voglio ricordare la cosa più retorica del mondo.
Quanto sia difficile la vita.
Ma quanto, quasi sempre, sia meravigliosa

3.8.21

Recensione: "Madre" ( Bong Joon-ho - 2009 )

 

Scrivo questa recensione a tantissimi giorni dalla visione. Vi giuro che non è una excusatio non petita ma, davvero, mi dispiace un sacco sta cosa. Provo comunque a dire qualcosa, l'importante alla fine è che voi vediate il film, a me dispiacerà solo non poter aver detto tutto quello che mi sarei ricordato a ridosso dalla visione.

Il film probabilmente (almeno per la massa) meno conosciuto di Bong è forse anche il suo più bello.
La storia di un omicidio, di un ragazzo con problemi mentali che viene accusato e della lotta della madre per scagionarlo, per scoprire la verità.
Sicuramente più "sobrio" degli altri lavori del regista Madre è un film dalla grandissima sceneggiatura, con una mezz'ora finale formidabile che rompe anche tante regole e convenzioni del racconto dei buoni.
Forse un pò lungo ma davvero una perla

PRESENTI SPOILER NEL FINALE DI RECENSIONE

In tanti mi avevan detto che Madre fosse il film migliore di Bong.
Lo ammetto, credevo fosse la solita sparata dei cinefili, sia quelli veri che quelli finti.
Quelli veri perchè qualsiasi opera minore o comunque più sobria di autori affermati è sempre più bella (ma loro ci credono davvero, e spesso hanno ragione), quelli finti perchè si sentono fighi a dire che il film meno conosciuto è sempre il migliore e quelli dal successo conclamato li affossano.
Ebbene, incredibile, la penso come entrambi la schiera (cacofonia grammaticale per accorpare e al tempo stesso distinguere le due categorie).



Questo Bong "minore", questo Bong meno conosciuto di tutti (senz'altro per la massa meno di Snowpiercer, Parasite, The Host, Memories of Murders,  e Okja, insomma, il meno famoso a parte l'opera prima) è davvero probabilmente il suo film più bello.
Io amati tutti quelli che ho visto e, probabilmente, rivedrei più facilmente uno Snowpiercer (anzi, visto 3 volte) o un Parasite di questo qua ma, insomma, è veramente bellissimo.
In realtà, pur avendo tutte le fattezze di un film d'esordio è il quarto film di Bong, arrivato addirittura anni dopo The Host, il primo approccio del regista coreano nel film puramente di genere.

Madre è un film dalla grandissima sceneggiatura, che ha il merito di riservare la sua parte migliore (anche come scrittura) nella straordinaria mezz'ora finale, un pò come successe con Memories of Murders.
E' un film drammatico dalle venature crime e thriller anche se queste restano più riferite al cosa rispetto al come. La storia è senza dubbio quella di un crime (anche qua come Memories of Murders) e i piccoli colpi di scena, un nuovo omicidio e la ricostruzione del primo sono senz'altro elementi da thriller, ma per tutto il film avremo la sensazione di trovarci davanti ad un grandissimo film drammatico, uno di quelli che mette davanti a tutto i rapporti umani.
Il prologo, particolarissimo, ci appare come una scena quasi surreale, con una donna di mezza età che balla in modo ipnotico in un campo di grano. Sembra un incipit puramente "artistico, ed arbitrario, un pò come quello di Animali Notturni, eppure solo alla fine capiremo come quella scena si inserisce in tutta la storia, come sia addirittura "sensata", così tanto sensata che ho provato un brivido e sperato che il film finisse lì (era perfetto).
In realtà il finale che invece sceglierà Bong sarà un altro, magistrale anche quello e, guarda caso, sempre con un ballo protagonista, ci torneremo.