tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post6239591528270033415..comments2024-03-28T23:25:50.939+01:00Comments on IL BUIO IN SALA: Torino Film Festival 2022 - 10 film recensiti da 4 amici (post unico ed esaustivo)Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-64555245364597913862023-01-03T12:54:02.325+01:002023-01-03T12:54:02.325+01:00Eccomi, caro Enrico! Finalmente riesco a risponder...Eccomi, caro Enrico! Finalmente riesco a rispondere decentemente al tuo meraviglioso commento, ricco come sempre di preziose riflessioni che arricchiscono ogni parola scritta in partenza. <br />Devo però fin da subito dirti che abbiamo tutti sentito la tua mancanza tra le poltrone torinesi del TFF, ma sono sicuro potremo recuperare in prossime edizioni (anche con il ricongiungimento del nostro vate Giuseppe). <br /><br />Lascio ai compagni di Festival la risposta sui loro film (anche perché di quelli che ti ispirano non ne ho visto nessuno ahaha). <br />Per quanto riguarda la mia tripletta devo nuovamente ringraziarti, perché le suggestioni poetiche che hai tracciato partendo dalla mie parole sconclusionate mi hanno fatto venire voglia di rivedere i film citati per una seconda volta. Impresa per fortuna non così titanica (a differenza del nostro amico prete di Godland) perché praticamente tutti avranno distribuzione (Godland nello specifico sarà in sala dal 5 gennaio con Movies Inspired, per quanto mi riguarda il miglior modo per iniziare questo nuovo anno).<br /><br />Andando più nello specifico:<br />-Rodeo, come hai magnificamente intuito, si muove carico di rabbia tra le coordinate infuocate della pazzia, le stesse di Max il pazzo appunto, con esiti analogamente sorprendenti. Goderselo in sala, come dicevo, non sarà impossibile: aleggia una distribuzione I Wonder Pictures senza data annunciata, ma nel 2023 credo (spero) lo potremo vedere sui nostri schermi. <br /><br />-Dry Ground Burning: in realtà, pur essendo un documentario, credo abbia diverse caratteristiche che potrebbero essere nelle tue corde. L’atmosfera sospesa, quasi post-apocalittica, vicinissima anche qua per più di aspetto a Mad Max, sembra non appartenere neanche ad un documentario. Lo si intende solo per qualche breve frammento classic-not-fiction e il contesto produttivo in cui viene sviluppato (che rimane comunque informazione aggiuntiva solo per i più volenterosi appassionati). Se ti capita, gli darei comunque una chance: dei tanti documentari che su questo spazio mi sono ritrovato a consigliare, questo è forse il più universale, perché nel suo essere così rivoluzionario si presta a qualsiasi palato e qualsiasi esigenza. Perché, come dici anche tu, le leggende appartengono a tutti.<br /><br />-Godland: ci sarebbe stato tanto da dire, ma la mia recensione si stava già ampliando ben oltre i limiti di sopportazione (e di abuso di spazio per un pezzo collettivo di film e di penne). Tra queste parole mancate si inserisce anche il meraviglioso parallelismo con quel capolavoro che è "Re Granchio", visto nel 2021 proprio in occasione del TFF e amato e adorato alla follia, ancora più epifanico e illuminante nel suo emergere inaspettato. E anche lo stesso "They Carry Death" da te citato nel tuo commento (e che proprio tu hai portato a conoscere ancor prima grazie al tuo resoconto festivaliero) conserva quell'idea di viaggio, di avventura, di fuoco materiale che brucia nel suo alimentarsi imprevedibile. E a posteriori è proprio forse questo il più grande limite di Godland: che pur arrivando in segno, manca di quella marcia in più che te lo fa amare incondizionatamente, che te lo fa portare nel cuore oltre i festival, oltre le classifiche (come i tanti film più volte citati qui e in separata sede). Ma ne riparleremo assolutamente se avrai occasione di vederlo:)<br /><br />Grazie ancora di tutto, caro Enrico, e attendiamo trepidanti il tuo magico ritorno sul blog (in rubriche e festival eheh) :) <br />Un abbraccioRiccardohttps://www.blogger.com/profile/16457974396845593274noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-40731479600810338912022-12-23T09:47:03.069+01:002022-12-23T09:47:03.069+01:00Grazie a tutti di questo resoconto imperdibile, sp...Grazie a tutti di questo resoconto imperdibile, specie perché in arrivo dalla bella Torino, e da non poche persone incontrate proprio lì al precedente ToHorror. Ne è passato di tempo, e anche ormai dal TFF, ma siccome il vero cinema e l'eccitazione festivaliera vanno sempre celebrati, mi piace commentarvi. <br />Tanto mondo lusitano-ispanico innanzitutto, sia al di qua che al di là dell'Atlantico. Va detto che non mi sorprende, ormai credo che assieme al coreano sia quello qualitativamente più elevato al mondo. Sia Venus che Viejos mi ispirano tantissimo (complice anche per me l'adorazione verso Mientras Duermes), e amo sempre un buon folk horror come può essere Huesera. Il film che però potrebbe essere più nelle mie corde tra quelli di Gaia è proprio The woodcutter story, io che adoro la neve, Fargo e quel grottesco che inquadra perfettamente la monotona assurdità delle nostre vite. Adoro generalmente anche Sokurov, e ora che Fairytale è al cinema spero proprio di non perdermelo.<br /><br />Inevitabile per me tributare infine la giusta attenzione ai film del mio amico Riccardo, anche perché praticamente mi ispirano tutti :)<br /><br />"Rodeo": una parola che perfettamente si adatta alla stessa lettura di queste righe. Ho sentito pienamente, come l'avessi vissuta io, l'estasi cinematografica del cinema-movimento, le bruciature sull'asfalto che non fanno soffrire come quelle interiori, la voglia sfrenata di libertà, la "pazzia" di Julia - non a caso credo sia stato citato Max il pazzo, padre di tutti i folli al volante - pazzia del suo mondo e nel suo mondo. Come avrei voluto esserci, a vedersi accendere quella scintilla, al cinema spesso magica. Come quella che accendeva un vulcano, nel mio amato "They carry death", un'altro tempo, un altro festival.<br /><br />"Day ground burning": ecco, qui siamo indubbiamente molto meno nelle mie corde. Ma non per questo è meno intrigante sentire l'Inmubinologo indulgere nelle meraviglie del documentario, specie quando particolare come questo. È nella verità che nascono le leggende, e sono le leggende che fanno i popoli. Anche se sono storie di notti cupe, di terra arida: a volte, tutto ciò che ci meritiamo.<br /><br />Godland: questo lo vedrò al cinema, assolutamente. Ma nonostante la mia reticenza ad informarmi sapevo di poter leggere questo pezzo, duro come la poesia più pura, come la lingua di quell'isola di ghiaccio e di fuoco. Chissà se Pitea, il greco esploratore, quando (forse) ne scrisse chiamandola Thule, si sentiva come Lucas il prete, a immortalare qualcosa di così tanto più grande di lui. Immagino la bellezza di ritrovare l'amata fotografia in questo film, sentirla (più che vederla) ai suoi primordi tramite l'immagine del grande schermo moderno. E siano sempre beati i registi che quell'immagine la vogliono con la grana, dove esplode il ruvido carattere del western (hai citato anche la Terra del fuoco, impossibile non pensare al "nostro" Re Granchio). Mi fermo, perché il resto, spero, sarà con una visione alle spalle.<br /><br />Grazie ancora, queste vostre impressioni sono di grande ispirazione quando si vuol tornare a scrivere (anche se un vecchio pezzo è già pronto nella mail di Giuseppe), e spero di unirmi presto anch'io con la rubrica! Nel frattempo un saluto a tutti :)EnricoGhttps://www.blogger.com/profile/01043194131109146084noreply@blogger.com