tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post8554852538632642100..comments2024-03-28T23:25:50.939+01:00Comments on IL BUIO IN SALA: Recensione: "Manta Ray" Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comBlogger10125tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-71680844676567338202019-11-25T19:30:57.659+01:002019-11-25T19:30:57.659+01:00altra grandissima e quasi fastidiosa (per qualità)...altra grandissima e quasi fastidiosa (per qualità) lettura di un film<br /><br />ormai ti leggo e non ti rispondo più, non c'è niente da dire...Caden Cotardhttps://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-54435933345697810082019-11-17T18:49:59.966+01:002019-11-17T18:49:59.966+01:00sì, infatti è per quello che è uscito un pochino i...sì, infatti è per quello che è uscito un pochino in sala<br /><br />non ci speravamo ;)Caden Cotardhttps://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-66125185025416380352019-11-17T18:47:35.877+01:002019-11-17T18:47:35.877+01:00Ahhh ora ho capito ;)
Grazie mille di tutte le in...Ahhh ora ho capito ;) <br />Grazie mille di tutte le info<br /><br />Aspetto allora che magari esca in dvd. Alla fine ha pur sempre vinto una sezione di Venezia ;)Maximnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-27767974312093134092019-11-17T18:28:23.267+01:002019-11-17T18:28:23.267+01:00grazie :)
intanto mi hai fatto ripensare che devo...grazie :)<br /><br />intanto mi hai fatto ripensare che devo risponde a riccardo, ahah<br /><br />è proprio il "contrario", nel senso che stavamo per cominciarlo a sottotitolare per il guardaroba quando poi è arrivata la notizia dell'uscita in sala<br /><br />questo ci ha ovviamente fermato dal sottotitolarlo e, anche, da metterlo come semplice film del gruppo non sottotitolato da noi<br /><br />diciamo che noi i distribuiti non li mettiamo, però se vediamo che dopo mesi rimangono completamente nascosti, non escono in dvd etc.. , a volte li inseriamo lo stesso, ad esempio come l'ultimo, Enclave<br /><br />ma, insomma, non è per adesso...<br /><br />però se su fb contatti Gianluca Cafaggi (il ragazzo che mi trova i film) vedrai che se lo vuoi te lo trova ;)Caden Cotardhttps://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-35545150520847027772019-11-16T22:47:50.503+01:002019-11-16T22:47:50.503+01:00Bellissima recensione...
Leggendo ciò che hai scr...Bellissima recensione... <br />Leggendo ciò che hai scritto, e che è stato scritto anche qua su nei commenti, mi è venuta una voglia matta di vederlo.<br />Dato che in sala non è stato distruibuito troppo, dici che si riesce a trovare da altre parti? Sul Guardaroba potrebbe arrivare? ;) <br />Maximnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-7733742858499438732019-10-16T21:42:05.877+02:002019-10-16T21:42:05.877+02:00Mi viene qui da usare una metafora che avevo inser...Mi viene qui da usare una metafora che avevo inserito nella recensione di Martin Eden (in quel caso impiegata per definire il cinema di Pietro Marcello, che, come già detto, secondo me ha tanto in comune con questo film). Quella della perla bellissima, lucente e preziosa, ma che deriva per natura dall’aggregazione di sabbia, detriti, gli scarti “sporchi” del mare. Una luce così unica e piacevole, che nasce da qualcosa di tremendamente oscuro e rifiutato. Proprio come dici tu, parlando di quelle pietre. <br />E così quella ricerca del suono sottoterra è come quella di chi cerca con il metal detector tesori sulle spiagge. Oggetti smarriti, rovinati, degradati dalla terra e dal mare, ma spesso preziosi, rilevanti, ognuno con la propria storia che, però, bisogna avere la pazienza di cercare e ad ascoltare. <br /><br />Bellissimo il riferimento hitchcockiano che trovi nel loro scambio di ruoli. Per me è davvero segno e sintomo fondamentale di quello che dicevo poco sopra: il loro legame è condivisione di esperienza, quasi di simbiosi. Il pescatore scompare, come se “provasse” (o fosse costretto) dopo quell’esperienza, ad essere naufrago. <br />Ma poi torna. Forse quell’esperienza di naufrago è stata troppo dura? Chissà cosa ha visto e vissuto mentre era via... <br /><br />In ogni caso, di nuovo, così senza parole com’era arrivato, Thongchai andrà via. E non sarà più Thongchai, ritornerà di nuovo ad essere Manta. Sarà, cioè, di nuovo un pesce anonimo, senza identità. Si chiude così quel cerchio iniziale, compiendosi nuovamente quella ciclità di naufrago/pesce che non può essere arrestata. Per questo mi ha ricordato molto il bellissimo finale di The Shape of Water, di quella strana e gentile, seppur mostruosa, creatura che dovrà comunque alla fine ritornare in mare, nonostante l’emozionante avventura sulla terraferma. <br /><br />Così allo stesso modo quel naufrago deve tornare in mare, in quel luogo immenso dove non ci sono strade, non ci sono luci, ma solo buio: uno spazio infinito di oscurità. E così come un pescatore (un uomo che cattura pesci per scopi commerciali) ha dato inizio alla sua avventura su quella terra, sarà sempre un altro uomo che caccia animali a concluderla, forse non più per motivi economici, forse ora per divertimento, forse per crudeltà, forse per questioni umane troppo difficili da comprendere. Un naufrago che non è più umano, ma che è trattato alla stregua di un animale, di un pesce. Solo che per i pesci quel mare è la vera casa, un luogo e habitat sicuro in cui poter nuotare serenamente, mentre per quella Manta dalle sembianze umane quel mare è una condanna. Un estenuante vagare senza meta alcuna. E chissà quante altre terre vedrà quella Manta, chissà quanti altri nomi le saranno attribuiti. E chissà quante altrettante Mante quel pescatore troverà nella sua rete. Per errore. <br />Riccardonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-36548179721591692022019-10-16T21:39:54.243+02:002019-10-16T21:39:54.243+02:00(Parte 2) Il naufrago anonimo qui protagonista è a...(Parte 2) Il naufrago anonimo qui protagonista è appunto senza voce. E lo è, come si diceva, sia perché metaforicamente a forza di usarla, di urlare, di chiedere aiuto, questa si è ormai estinta. Ma egli è muto anche e forse, soprattutto, perché l’umanità è incapace di comprenderlo, come se comunicasse attraverso un linguaggio diverso, totalmente impercettibile, come se si trovasse su una frequenza diversa. Quel naufrago è come un pesce fuor d’acqua, fuori dalla SUA acqua, incapace di parlare, perché lontano dalla sua terra, dal suo ambiente, dal suo habitat.<br />L’unico in grado di provare interesse per una persona senza identità ed incapace di parlare è una persona altrettanto sola, incarnata proprio da quel pescatore che ritrova il naufrago. Un pescatore che conosce l’oceano, che usa e sfrutta quell’ambiente per catturare pesci, in contrapposizione ad un naufrago che impara a conoscere quello stesso oceano perché lì, costretto, vi è stato buttato, senza scelta. Un pescatore ed un pescato. Un salvato ed un salvatore. Un mare immenso che vi si interpone, avendoli fatti incontrare per la prima volta e che poi verso la fine li separerà di nuovo. <br />La solitudine li unisce, ma non è nella comunicazione (e nella parola) che sta il loro legame e la loro intesa, ma nella condivisione di un’esperienza. Come se, appunto, nei confronti di tutte queste vicende storiche e attuali non bisognasse più semplicemente parlare, ma vivere, capire, entrare direttamente in sintonia e contatto con quelle questioni, così da sentire e vedere (piuttosto che ascoltare) in prima persona cosa voglia dire essere senza nome. Così quell’esperienza diventa altro: si fa spirituale ed immateriale, altalenante tra una condizione surreale e magica fatta di luci e colori vivaci ed una invece caratterizzata da un crudo e crudele realismo violento. Bellissime le immagini che riprendi più volte delle luci che brillano e luccicano. Le stesse luci intermittenti e stroboscopiche che nella realtà del mare vanno simbolicamente a costituire quelle di un faro, che, nell’oscurità della notte, segnala e guida le navi. Un faro ed una guida che tutti i naufraghi hanno ormai perso, condannati alla profondità di un mare che spesso non conosce confini. <br />Eccola la Manta, quel pesce gigantesco che vaga nell’acqua, ma che rispetto ad altri animali non è mai stata troppo considerata. Per un pescatore, infatti, (l’uomo che trova il naufrago è in effetti proprio un pescatore) trovarla nella propria rete è un errore, una pesca non voluta e anzi magari proprio per questo fallimentare. Così quel naufrago deve essere inteso come una Manta, come pesce non adatto ad uno scopo commerciale, perché povero di carne e di eccessive dimensioni. Così allo stesso modo quelle vicende di naufraghi sono poco vantaggiose e troppo grandi per essere affrontate concretamente. Ma se l’umanità non considera la Manta, quel pescatore troverà, come si diceva, qualcosa di interessante, di particolare in quel naufrago. Il nome stesso che gli dà è per questo, secondo me, molto significativo: Thongchai, quello di un famoso cantante thailandese, come se effettivamente quel pescatore volesse dare importanza ad una persona (o pesce) da sempre dimenticato. <br />Riccardonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-90427395723921586152019-10-16T21:39:02.519+02:002019-10-16T21:39:02.519+02:00(Parte 1) Ormai, ultimamente, sono sempre qui nei ...(Parte 1) Ormai, ultimamente, sono sempre qui nei commenti. “Che rottura questo Riccardo”, dirai. E avresti anche ragione. Però dopo che ti leggo, ho troppe riflessioni nella mente e commentarti è l’unico modo per costringermi a dare un senso ed una razionalità ai pensieri che mi suscita la tua lettura. <br /><br />Come dici, è davvero difficile parlare di questo film, proprio perché l’opera stessa ha una modalità particolare e spaesante di parlare e comunicare a chi la sta guardando. Non con le parole, non con la narrazione in senso classico (e come dirò poco dopo, il parlare è per me il nocciolo del film). Ma con i simboli e le metafore. Punta insomma sull’esperienza. E proprio per questo motivo, quando ne scrissi qua sul blog da Venezia un anno fa, non avevo avuto fisicamente il tempo di approfondirne il significato in un’analisi scritta, lunga e dettagliata, per quanto, da quelle poche righe scritte al festival, già emergesse l’estrema fascinazione che aveva suscitato in me. In effetti, ancora oggi, dopo la seconda visione in sala, ho ritrovato quelle stesse tematiche e quelle stesse simbologie distintive che avevo sinteticamente inserito più di un anno fa nella recensione.<br />Manta Ray è un film che fa dei silenzi (intesi come assenza di parola) e dell’esperienza cinematografica (e quindi presenza visiva astratta) il suo punto forte. Parte da una vicenda storica, ma non si accontenta di raccontarla. Preferisce piuttosto rappresentarla accedendo ad un’altra dimensione. È come vedere un documentario visionario e quasi astratto, prossimo alla videoarte (per questo l’approccio mi ha ricordato tantissimo quel Pietro Marcello di “Bella e perduta” che osava tanto, rifiutando la semplice descrizione degli eventi). Sembra un’estrapolazione metafisica di “The Look of Silence” di Joshua Oppenheimer. <br />Così in Manta Ray quell’uomo senza nome, ritrovato in mare, non parla e non ricorda. La sua assenza di voce e di passato è quella che metaforicamente potremmo estendere a tutta la sua gente, a tutti i Rohingya della Birmania, di cui nessuno si è preoccupato, di cui tutti hanno perso il ricordo. Per questo potremmo forse estendere addirittura la questione a tutti quelli che vengono effettivamente dimenticati, a tutte quelle etnie e quelle minoranze che non hanno più voce, perse ormai nel mare, come se i i Rohingya fossero solo l’ennesimo caso di persone ormai abbandonate. E di nuovo in questo senso ho ritrovato il nostro amato Pietro Marcello, uno dei pochi capace di ridare la voce a chi è stato dimenticato. <br />Riccardonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-84177832660314983222019-10-16T19:29:57.642+02:002019-10-16T19:29:57.642+02:00grazie Sauro!
ma figurati, se io l'avessi vis...grazie Sauro!<br /><br />ma figurati, se io l'avessi visto durante un festival sarebbe stato un disastro, le cose che mi sono venute in mente sono frutto di un giorno di riflessione, se ero nel marasma del festival ciaone...Caden Cotardhttps://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-35900512161706202892019-10-16T18:25:56.675+02:002019-10-16T18:25:56.675+02:00Questo sì che sarebbe un film da guardaroba!
Ti fa...Questo sì che sarebbe un film da guardaroba!<br />Ti faccio i complimenti: io l'ho visto un anno fa a Venezia (dove ha vinto la sezione Orizzonti) e da allora non sono ancora riuscito a scrivere nulla... in effetti è difficilissimo! Questo film è una vera esperienza visiva: si fa un po' fatica a entrarci, ma se riesci a lasciarti andare alla fine ne rimani affascinato. Almeno per me è stato così...Kris Kelvinhttps://www.blogger.com/profile/13526718142537678826noreply@blogger.com