tag:blogger.com,1999:blog-48689443723504564502024-03-19T00:39:50.089+01:00IL BUIO IN SALACercando la vita nel cinemaCaden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.comBlogger1937125tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-7027707999799859312024-03-12T17:15:00.003+01:002024-03-12T18:04:08.074+01:00Recensione: "Estranei" - Cinema 2024<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh257C0xvVILzmAox-ByDqWwyjF9ZC3I3pWuvlQaxsBHvl7_8ik8XtKh52CpueZ3sQGNxezTWyJLW71lnIFWzJSp3eyDqiYJsjz1MsHX72-6pMDet2ouw7LYudgkf319D2VIVeaZkCVQKFW_7RQ3oTrHj3U0BFLYBMD6ggki-GoCH58GZIDjg8MAODakBi/s2598/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2598" data-original-width="1755" height="435" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh257C0xvVILzmAox-ByDqWwyjF9ZC3I3pWuvlQaxsBHvl7_8ik8XtKh52CpueZ3sQGNxezTWyJLW71lnIFWzJSp3eyDqiYJsjz1MsHX72-6pMDet2ouw7LYudgkf319D2VIVeaZkCVQKFW_7RQ3oTrHj3U0BFLYBMD6ggki-GoCH58GZIDjg8MAODakBi/w294-h435/unnamed.jpg" width="294" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Estranei è un film meraviglioso, di sicuro una delle migliori cose potrete vedere quest'anno in sala.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Io ho avuto bisogno di due visioni, cosa che, se riuscite, consiglio a tutti.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Un film di solitudini "perfette", di vuoti incolmabili, di vite non vissute, di necessità di essere capiti e perdonati, di amori mai vissuti perchè mai conosciuti, di fantasmi, di scrittura salvifica, di mondi e dimensioni che si intersecano tra di loro.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Auguro a chiunque di voi di essere guardati almeno una volta nella vita come Andrew Scott guarda i suoi genitori, ormai perduti, e il suo amore, amore probabilmente non reale ma talmente indispensabile e bello da diventare, probabilmente, l'unica ragione di vita.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: large;"><b>SPOILER GIGANTESCHI SIN DA SUBITO</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un ragazzo alla porta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Vorrebbe entrare per bere o "qualsiasi altra cosa tu voglia".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La dichiarazione è palese.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'uomo che abita in quella casa sussulta, vorrebbe con tutto il suo cuore far entrare quel ragazzo, ma non ci riesce.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dietro ci sono 40 anni interi di "non riuscirci", e non si può cambiare una vita intera in due minuti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' una scena "minima", che pare solo un incipit narrativo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In realtà quella è, ma lo spettatore non può ancora saperlo in quel momento, LA scena.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè il ragazzo alla porta si lascerà morire quella sera stessa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E perchè l'uomo che su quella porta non ha trovato il coraggio di cambiare dalla mattina seguente si inventerà una nuova vita, una vita senza più blocchi, senza più paure, una vita che finalmente può essere vissuta.<br />Estranei è un film meraviglioso, probabilmente la cosa più bella che potrete vedere quest'anno.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Mi sto rendendo conto che più divento grande, più il cinema diventa tecnologico, più la realtà è difficilmente distinguibile dagli effetti speciali o da quella virtuale, più ho bisogno, e più amo, questi film.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come se mentre il mondo si disumanizza (non da vedere per forza in senso negativo, ma proprio di virtualità che sostituisce la realtà) ci sia l'assoluto bisogno di film con dentro persone e sentimenti come questo, che diventa universale, che diventa un pezzo di ognuno di noi, che è cinema del "vero".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sì, Estranei sarà per me quello che l'anno scorso è stato Aftersun, film con il quale ha più di un commovente rimando.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Io l'ho dovuto (e voluto) vedere due volte, tanto avevo il bisogno di capire e tanto mi aveva emozionato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E sì, credo che due visioni siano obbligatorie.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma Estranei ha un merito, ovvero quello per cui anche se non ne afferri l'interpretazione, anche se ti lascia dubbi, anche se non lo capisci, niente cambia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè quello che racconta, le emozioni che dà, i temi che affronta, gli insegnamenti ce lascia, restano gli stessi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Se sia o no un film di fantasmi, se sia un film sulla scrittura salvifica, se quella scena sia reale o no niente cambia, Estranei resta grandioso lo stesso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidBSkJZg6DRMYol9URib2GTRa9FrAKBNT3WxBgWBVPQG3Ba6Jg1IUYKd9JXxSqKfVjGepb3UCmIUEUBHm3KNdM7tgsDERKNY8fjubShzD7Sq0B7_YJA3azccGzqNJX3e2_C15XDqpIe8JPelZm-GtcOl9q9OoDMeIcCRu0anh-sA2D1KNwfgzUE4yyOAxw/s1600/all-of-us-strangers-clip-think-movies.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidBSkJZg6DRMYol9URib2GTRa9FrAKBNT3WxBgWBVPQG3Ba6Jg1IUYKd9JXxSqKfVjGepb3UCmIUEUBHm3KNdM7tgsDERKNY8fjubShzD7Sq0B7_YJA3azccGzqNJX3e2_C15XDqpIe8JPelZm-GtcOl9q9OoDMeIcCRu0anh-sA2D1KNwfgzUE4yyOAxw/w400-h225/all-of-us-strangers-clip-think-movies.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ora, se avete voglia, vi porto nel mio particolare percorso, fatto di due visioni del film e decine di cose appuntate.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Diversamente da quanto faccio di solito userò molte frasi del film, sia perchè ho amato i dialoghi che ha dentro come poche altre volte sia perchè quasi ogni tematica del film può essere racchiusa in qualche frase che viene detta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Adam è un uomo solo che vive in un mega palazzo praticamente disabitato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' uno scrittore in crisi e un uomo in crisi ancora più grande.<br />Lo vediamo davanti al pc, pagina bianca (importantissimo).<br />Poi ci sarà la scena descritta all'inizio, quella del rifiuto a far entrare Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La mattina dopo Adam comincia a scrivere una sceneggiatura, quella pagina bianca comincia finalmente a riempirsi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questo è essenzialmente Estranei.<br />Ovvero la storia di un uomo che si ritrova completamente bloccato (lo è da sempre), incapace di amare (e mai amato prima), un uomo incapace di vivere la propria omosessualità e che allora decide di cominciare a scrivere una nuova vita, una vita finalmente vissuta, che lo possa "curare".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sono due essenzialmente i bisogni che ha Adam.<br />Uno è quello di rivelare ai propri genitori di esser gay e l'altra, di conseguenza, quella di poter frequentare Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E nasce così un film che sembra un film di fantasmi (e, in qualche modo, lo è) ma che è piuttosto una cosa diversa, ovvero la creazione "letteraria" (ad un certo punto Adam dirà anche ad Harry che "sto scrivendo dei miei genitori") di un mondo "parallelo" in realtà inesistente, quello che ha dentro il dialogo l'affetto con i propri genitori e quello della storia d'amore con Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma la realtà è spietata, Adam quelle scene con i genitori non le ha mai vissute e non le sta probabilmente nemmeno vivendo in un mondo "di mezzo" (quello dei vivi e dei morti) e tutti i meravigliosi momenti con Harry stessa cosa, non sono mai avvenuti perchè il ragazzo è morto quella stessa prima sera.<br />Ora, la differenza tra questa mia lettura e quella dei "fantasmi" è al tempo stesso molto simile (perchè entrambe sono, in qualche modo, immaginazione di Adam) ma sostanzialmente molto diversa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè una cosa è scriverle le vicende della tua vita, crearle appositamente per te stesso, come una specie di "terapia" artistica, un'altra viverle in un'altra dimensione, dimensione trascendentale ma pur sempre "reale" (perchè se altra dimensione esiste è comunque una dimensione).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E vorrei tanto che fosse questa seconda la lettura giusta ma tutti gli elementi mi portano alla prima.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ed Estranei diventa così un film su una solitudine gigantesca, "perfetta", devastante.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Adam probabilmente nemmeno è mai uscito da quella sua stanza nel palazzo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma ha affidato alla scrittura la cura per ogni sua malattia e ferita.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgb9UICATdKJ71JtrgqQ7bYNnUpnIWD3NehX-CB7iF-ZJsLVLzULplvql_T_6t17b9gzS1kE1JkEXpr12RsQrYl3RxFnld1SIkINUOLzNNtluT5Wk7XUvi575RcJcXHaWsxenTru6UgblJa91C9DMGeJxczSzDdhc_14cjES7Fr4QUNgCxwI-0Xq1BtRph/s1920/all-of-us-strangers-clip-think-movies.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgb9UICATdKJ71JtrgqQ7bYNnUpnIWD3NehX-CB7iF-ZJsLVLzULplvql_T_6t17b9gzS1kE1JkEXpr12RsQrYl3RxFnld1SIkINUOLzNNtluT5Wk7XUvi575RcJcXHaWsxenTru6UgblJa91C9DMGeJxczSzDdhc_14cjES7Fr4QUNgCxwI-0Xq1BtRph/w400-h225/all-of-us-strangers-clip-think-movies.webp" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il messaggio che lancia il film è così struggente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ed è quello di un uomo che fu un bambino mai amato e capito sai suoi genitori, genitori morti ai suoi 12 anni.<br />E rimasto così tutta la vita bloccato in quel dolore, in quel mancato dialogo, in quel mancato capirsi, senza aver avuto il tempo di essere accettato, senza aver avuto il tempo di non sentirsi un estraneo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Probabilmente fino alla sera in cui ha conosciuto Harry, Adam ha "accettato" questa sua non vita, restando nel suo guscio di dolore e di non agire, completamente inerme e incapace di reagire.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma quella sera è scattato qualcosa, ha sentito che è arrivato il momento di uscire da "quel groviglio che sente nel cuore".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E allora Adam crea/scrive questo mondo alternativo dove, finalmente, può parlare con sua madre e sua padre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un mondo dove dichiara all'istante e senza alcuna difficoltà la propria omosessualità ai suoi genitori e dove loro - perchè è appunto Adam che li fa parlare - lo capiscono subito, mostrandogli un affetto infinito, completamente all'opposto di quello che sarebbe successo nella realtà.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E Adam aveva bisogno di questo, aveva bisogno di dichiararsi ai suoi, aveva bisogno di essere accettato, per poter poi vivere l'altra vita alternativa, quella con Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E aveva anche bisogno di sentirsi amato, per poter amare a sua volta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non è un caso che il film cominci con lui che, quando Harry suona alla porta, sta ascoltando "The pover of love" e poi finisce con lo stesso pezzo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come se tutto quello che abbiamo visto, alla fine, durasse il tempo di una canzone, una canzone sul disperato bisogno di amare ed essere amato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il pezzo accompagna quindi tutto l'arco narrativo della nuova vita di Adam, quella che lui avrebbe sempre voluto vivere.<br />Le due vicende, quella dei genitori e quella di Harry, andranno sempre di pari passo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Più Adam si riavvicina ai suoi genitori più fa passi avanti con Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il primo bacio, il sesso orale, quello completo, il vivere insieme in casa, il poter uscire insieme davanti a tutti, sono in ordine crescente tutti i desideri che probabilmente Adam ha avuto per tutta la vita e che solo adesso, in questo mondo immaginario in cui i suoi lo hanno finalmente accettato, può vivere.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Era talmente gigantesco il suo blocco che potremmo anche immaginare che Adam non abbia mai avuto alcuna relazione (tanto è impacciato nel baciare, tanto è ancora "impaurito" dall'Aids, come se fosse rimasto ai suoi 12 anni).<br />Un uomo rimasto fermo a quei 12 anni, al bambino non accettato, bullizzato, non amato, desideroso solo di scappar via.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2DniA9_S-Xs6BWrMiVvMerpfFebBS4Occ46H9c4ssLikQE6mF75-iaczRRbk1jjwa7zk5K3sbPng6Rz2vkV7PSTQXqnrHShNm9NDTiyYJkoLuj6u20Rn34KM3JgSA-5tpj1m_Bl_VV5YNrxeLkKajgjmJoP6DyQ1Rw8jyTvFpvzuB2QHSQ4n7T5ynV9hS/s1996/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1996" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2DniA9_S-Xs6BWrMiVvMerpfFebBS4Occ46H9c4ssLikQE6mF75-iaczRRbk1jjwa7zk5K3sbPng6Rz2vkV7PSTQXqnrHShNm9NDTiyYJkoLuj6u20Rn34KM3JgSA-5tpj1m_Bl_VV5YNrxeLkKajgjmJoP6DyQ1Rw8jyTvFpvzuB2QHSQ4n7T5ynV9hS/w400-h240/unnamed.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non è un caso che queste immagini da "bambino" ricorrano più volte nel film, in questa specie di collasso temporale che diventa Estranei, un film che ad un certo punto mischia realtà, immaginazione (la scrittura) e forse davvero una terza dimensione, quella trascendentale dove magicamente i due mondi reali e immaginari si intersecano, perchè Adam alla fine "vive" con tale intensità quella realtà che si è creato da mischiarla davvero con la sua vita reale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tanto che ad un certo punto viene detto:<br /><br />"Ti sembra reale?"<br />"Sì"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">"Allora hai la risposta"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E questo è uno dei tanti dialoghi chiave del film, uno scambio che manda a puttane qualsiasi interpretazione.<br />Perchè se ad Adam quelle cose sembrano reali, quelle emozioni autentiche, quei perdoni concreti, quel sesso tangibile allora il resto non conta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Tra le tante scene indimenticabili del film c'è quella del Natale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Con Adam che, come era venuto fuori in un precedente dialogo, mette la fata in cima all'albero.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutto questo mentre la madre gli canta "You are always on my mind" (sarai sempre nei miei pensieri).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Poi quella foto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel momento del flash vediamo la foto autentica del Natale dei suoi 12 anni.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E in quella foto Adam è un bimbo profondamente triste, che anche in quel giorno gioioso, il più bello di tutti per chi è bambino, sembra avere la morte dentro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In questo mondo alternativo invece è, adulto, in mezzo ai suoi genitori, commosso, sorridente, felice.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La differenza tra la foto originale e questo momento ricreato adesso da Adam è devastante, è la differenza che c'è tra il sentirsi non amato, completamente estraneo nella propria famiglia (che bello il dialogo con Harry che dà titolo al film, quel sentirsi "oltre l'argine" della famiglia, sul ciglio di essa) e, al contrario, vivere nell'affetto e nella comprensione dei suoi genitori.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E questo figlio adulto - addirittura più grande per età dei suoi genitori ma nella testa ancora e soltanto il loro bambino - è qualcosa di commovente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E gran parte del merito ce l'ha Andrew Scott, autore di una prova da pelle d'oca.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Auguro a tutti nella propria vita di essere guardati come Scott guarda ai suoi genitori ed Harry.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Uno sguardo indimenticabile colmo d'amore, di sofferenza, di bisogno, di necessità d'esser capito.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Dopo 30 anni quest'uomo rivive le emozioni che avrebbe voluto vivere da bambino coi suoi genitori, ma le vive sapendo comunque come ha passato questi, probabilmente terribili, 30 anni seguenti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E allora quello sguardo diventa ancora più importante, ancora più colmo di significato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il vuoto che la scomparsa dei due genitori hanno lasciato è incolmabile e devastante.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Tanto che in un altro magistrale dialogo con la madre Adam racconta tutte le storie che negli anni si è inventato (nello stesso modo in cui adesso sta scrivendo questa nuova di storia) per "essere insieme" a loro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Momenti di vita, locali, gite, anche litigi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E la madre gli chiede:</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">"Ma poi in questa tuoi momenti immaginari facevamo pace?"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E lui:</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">"No, non facevamo pace. Ma eravamo insieme. Ed è l'unica cosa che conta"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Questo è quello che accade ripensando a chi non è più con noi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Semplicemente sperare che ci sia ancora, fanculo i litigi, fanculo tutto, voglio che tu sia ancora qua.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Soltanto questo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-KsyFAl0Wl-fJ-ufFz-h6EVG2QqFJphSYCcNFXpy7KIdse3qnVSPaLnvP7I4Ww6JuHW9Mu0AIT0Is69_OTBQVDMSIFEQ-n_qmGlPdGKydJyuUppi55sPijW5QXhyuLqvbiqj-V7je_pj2aEHi1qewJFljtvhG0IPEJbzeiQVp1tVZu3vfk5nlyzT2aqPX/s696/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="392" data-original-width="696" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-KsyFAl0Wl-fJ-ufFz-h6EVG2QqFJphSYCcNFXpy7KIdse3qnVSPaLnvP7I4Ww6JuHW9Mu0AIT0Is69_OTBQVDMSIFEQ-n_qmGlPdGKydJyuUppi55sPijW5QXhyuLqvbiqj-V7je_pj2aEHi1qewJFljtvhG0IPEJbzeiQVp1tVZu3vfk5nlyzT2aqPX/w400-h225/unnamed.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Più il film va avanti più Adam ha, però, dei momenti di vuoto e terrore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè ogni tanto la sua mente cosciente, pur cercando di vivere ogni cosa come reale, si rende conto che di reale non c'è nulla.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E Adam piomba in quello stato di "vuoto e terrore" con cui ha vissuto tutta la vita, stato per certi versi addirittura acuito adesso che, invece, sta "vivendo" tante cose belle.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Più volte le diverse realtà/dimensioni/mondi collassano, mandando nella disperazione Adam (che in questi momenti ci viene mostrato spesso come bambino, perchè, alla fine, il suo mondo reale è fermo a quel tempo).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma Adam resiste e, adesso, riesce ormai del tutto a sostituire la realtà (quella del viver solo, senza più genitori e con l'unica persona che poteva amare morta da giorni nella proprio appartamento) con questa alternativa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Una realtà di personaggi veri e letterari, autentici e costruiti, reali e fantasmi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In un palazzo silenzioso e senza inquilini che sembra di per sè già un luogo trascendentale, un limbo, un inferno.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">(tra l'altro il film è pieno di treni e specchi, entrambi simboli di passaggio tra due mondi. E non è neppure escluso che sia lo stesso Adam ad essere morto, anzi, alla prima visione avevo questa impressione. Ci sarebbe da dire molto anche su questo ma la recensione diventerebbe troppo lunga....)</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E come un inferno lo viveva soprattutto così Harry, un ragazzo, se possibile, ancora più solo di Adam.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Lui quel silenzio lo odiava, gli faceva paura.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La sua incredibile solitudine unita al luogo in cui la viveva lo avevano mandato in una depressione cosmica, gigantesca, depressione che quella sera, presentandosi a casa di Adam, aveva cercato per l'ultima volta di sconfiggere.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E diventa per me incredibile che questo personaggio lo interpreti il Mescal di Aftersun, film che ho amato come pochi altri.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' lo stesso personaggio, ormai irrimediabilmente depresso e pronto ad un estremo gesto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E quel corpo che vediamo alla fine è il corpo che non avevamo mai visto in Aftersun, come se i due film, in uno stesso personaggio, collassassero tra di loro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">(E non dimentichiamo di Jamie Bell che interpreta il padre di Adam, un padre che all'epoca odiava i gay e non avrebbe mai accettato la sessualità di suo figlio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E Jamie Bell chi interpretò da bambino?<br />Billy Elliot, il film simbolo sull'omosessualità infantile non accettata.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E Billy Elliot (e quindi lo stesso Jamie Bell) avevano 12 anni nel film, l'età di Adam quando i suoi morirono.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il rimando è pazzesco.)</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' davvero bellissimo come nel finale Harry trovi che lo stesso silenzio che aveva sempre odiato e che l'aveva "aiutato" ad arrivare alla morte (quel luogo lo ha definitivamente distrutto) adesso simboleggi invece pace, serenità.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè è lui che, ahimè, adesso è finalmente sereno, senza più dolori e sofferenze.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E in qualche modo in questo emozionantissimo finale ci sono due persone, una probabilmente ancora viva e una sicuramente già morta, che si ritrovano "per sempre insieme" in questo mondo di mezzo, che sia un mondo scritto da Adam, inventato da Adam nella sua testa o realmente esistente in due dimensioni collassate poco importa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè, e anche Adam lo dice ad Harry, "sei qui", questa è l'unica cosa che conta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è il fil rouge dell'intero film, ovvero quello per cui quello che viene vissuto prescinde dalle condizioni nelle quali viene vissuto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma Adam per vivere questo amore eterno con Harry, questo amore così assoluto ed universale da trasformarsi in una stella (brividi) aveva prima bisogno di "togliere" dalla "sceneggiatura" o dal quel mondo di mezzo i suoi genitori.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè adesso si sono finalmente capiti e perdonati, quel "tempo immaginario vissuto insieme" (mi viene in mente un pezzo capolavoro di Umberto Maria Giardini, non a caso dedicato alla madre morta, che dice esattamente "Ora inventa un tempo in cui ci siamo io e te", praticamente una frase che riassume tutto Estranei) ha raggiunto il suo scopo, il bambino-adulto Adam è adesso libero, senza più grovigli, senza più blocchi, senza più lacci, anzi, con la sua stessa famiglia che gli dice di vivere l'amore con Harry (e nella mia lettura di "storia scritta per sè" questa cosa diventa ancora più struggente, Adam si deve immaginare questo finale atto d'amore dei suoi genitori per potere andare avanti).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS3vC8r9sOWmiA23YN2qtP7o_4XV8EF2KH3xMR6dmFvlbMFtcWDVy3EjeHyyZ6KoTcmNGzCr4nfraofiZ9P3vh4tOJ0qFfU4zef5vqH3fzzYNPhY2gogI-ObVIwPRS4tOdElJNoKgfnvLm3bPj8MS2zn8qa2yqEeR0uIICRLSRgEdaXFSU_W2tegp2gIdY/s1000/AllOfUsSrtrangers.webp.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS3vC8r9sOWmiA23YN2qtP7o_4XV8EF2KH3xMR6dmFvlbMFtcWDVy3EjeHyyZ6KoTcmNGzCr4nfraofiZ9P3vh4tOJ0qFfU4zef5vqH3fzzYNPhY2gogI-ObVIwPRS4tOdElJNoKgfnvLm3bPj8MS2zn8qa2yqEeR0uIICRLSRgEdaXFSU_W2tegp2gIdY/w400-h225/AllOfUsSrtrangers.webp.png" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Questo dialogo alla tavola calda è da brividi in più occasioni, come ad esempio quando il padre dice "Adam è più grande di noi, lui deve insegnarci cose", quando loro gli dicono di esser fieri di lui, quando Adam (quegli occhi di Andrew Scott, quegli occhi...) li guarda commossi mentre loro si dichiarano amore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè anche questo è probabilmente mancato all'Adam bambino, vedere i suoi innamorati, tra loro intendo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E adesso in questo "tempo inventato" ogni ferita viene rimarginata, ogni realtà piegata allo struggente bisogno di felicità di Adam.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">"Non è durato abbastanza"<br />"Lo so, ma sarà mai abbastanza?" </span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Si dicono padre e figlio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Questo tempo insieme è finito, è stato bellissimo, salvifico, probabilmente finto ma più reale del reale (l'intero film, se volete, può essere visto come guarigione psicologica di Adam, e le guarigioni psicologiche hanno effetti reali a prescindere dal metodo usato).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Adesso resta un Adam probabilmente ai confini della lucidità, che al tempo stesso sa della morte del fidanzato ma proverà disperatamente a vivere il loro amore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E noi non siamo nessuno per dirgli che quello non è reale, perchè magari lo è più di alcune nostre vite che sono reali sì, ma non autentiche.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma io ho bisogno di tornare al dialogo col padre, forse perchè non ho potuto non pensare al mio di padre,<br />E' un dialogo bellissimo:<br /><br />"Perchè non venivi da me?"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">"E tu perchè non parlavi con me?"<br />"Prima rispondi tu"<br />"Non lo so, forse perchè anche io ti avrei preso in giro come gli altri bulli"<br />"Sì, lo so, ed è per questo che non parlavo con te"<br /><br />Dialogo che finisce con la richiesta più grande, difficile, salvifica e importante che due esseri umani a volte possano dirsi.<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Richiesta che, in realtà, a scriverla sembra la più semplice:<br /><br />"Posso abbracciarti?"<br /><br />Forse non solo questo film, ma intere nostre vite in cui sentiamo di avere un vuoto troppo forte e ormai incolmabile possono essere sintetizzate in questa frase:<br /><br />"Posso abbracciarti?"<br /><br />"Posso abbracciarti babbo?"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-39692462419400629312024-03-01T17:24:00.009+01:002024-03-01T23:56:49.137+01:00Recensione: "Povere Creature" - Al Cinema 2024<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju8tj7rZyK1eMTP2mANc9C7iXmHH7RHU3ERrqUfC8oAXdJGatwnh3Vvk7YddB2N6qhGPJq5FSN1d95uJnsnld7_Ps3XhExnr_SB1XXsZgi8e6sH1ZT7PdNSAbFxtIHOkcZoI_Kgy20_-AJSoCRYMbyzm4_-H_-Oh1IL3nnHuK7AmWYkg9cw4TLtxPHd1vW/s622/images.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="438" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju8tj7rZyK1eMTP2mANc9C7iXmHH7RHU3ERrqUfC8oAXdJGatwnh3Vvk7YddB2N6qhGPJq5FSN1d95uJnsnld7_Ps3XhExnr_SB1XXsZgi8e6sH1ZT7PdNSAbFxtIHOkcZoI_Kgy20_-AJSoCRYMbyzm4_-H_-Oh1IL3nnHuK7AmWYkg9cw4TLtxPHd1vW/w296-h438/images.jpg" width="296" /></a></p><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">L'ultimo film di Lanthimos è qualcosa di davvero nuovo per lui.<br />Povere Creature è infatti il suo primo film basato sull'accumulo, sull'esagerazione, sull'aggiungere cose, sulla ridondanza, visiva e non.<br />Per un regista che invece aveva fatto del togliere, dell'essenzialità e della reticenza il suo marchio di fabbrica (anche nei film americani).<br />Questo è un grande film sulla libertà, sull'indipendenza, sull'emancipazione, sulla scoperta di sè e del mondo e su quella cosa così bella e perduta nell'essere adulto che è lo stupore.<br />Eppure una seconda parte piena - per me - di problemi rovina un film potenzialmente magnifico che, anche se in cornice favolistica, racconta concetti grandi e importanti (ma del resto le favole, per definizione, servono a insegnar cose importanti).<br />L'ho amato tanto ma per lunga parte della sua durata ho pensato di poterlo amare ancora di più.</span></b><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non posso nascondere un pizzico (più di un pizzico?) di delusione.<br />E' quella sensazione che provo non tanto quando mi ritrovo davanti un film bruttino o sufficiente, ma quando mi capitano invece film che - ovviamente per me - potevano essere giganteschi, co tutte le carte in tavola per esserlo, ma poi, per un motivo o per l'altro - e in Povere Creature i motivi alla fine sono più d'uno- non ci riescono.<br /><span style="font-family: inherit;">Quello che è abbastanza certo, intanto, è che ci ritroviamo davanti un Lanthimos davvero nuovo, quasi un "terzo "Lanthimos se consideriamo quello degli esordi e poi quello al di à dell'Oceano.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Un Lanthimos nuovo perchè, per la prima volta, assistiamo ad un suo film tutto basato sull'accumulo, sull'aggiunta, sulla ridondanza, sull'esagerazione a scapito dell'essenzialità, del togliere e della reticenza.<br />E questa cosa, se va benissimo per la parte visiva, per la caratterizzazione dei personaggi, per le vicende, per le scenografie, per le battute, per tutto, risulta invece tremendamente sbagliata - e dannosa - in quello che Lanthimos nella sua carriera veramente non ha mai fatto, ovvero lo "spiegare" le cose.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Anche i suoi film hollywoodiani erano misteriosi, mai una didascalia, mai una verità spiattellata davanti.<br />Persino La Favorita, il suo film più "normale" (che aggettivo orribile) con quel finale coi "conigli nella testa" della regina ci aveva regalato una magnifica pennellata lanthimosiana, ovvero questa sua capacità di suscitare temi e riflessioni solo attraverso simboli o delle vicende comunque sempre da interpretare.<br />In Poor Things tutto questo "non detto" non c'è praticamente mai e, diciamocelo, non è un problema perchè il film per buona parte della sua durata resta magnifico anche mostrandoci le cose in modo palese.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Il suo problema arriva quando non si limita soltanto a mostrare cose palesi ma anche a spiegarcele, a metterci i sottotitoli sotto, anzi, sopra.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E questo è solo uno dei difetti della quasi terribile parte finale, sulla quale torno poi.<br /><br />Io per buonissima parte del film mi sono ritrovato davanti una cosa bellissima.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Un film sulla libertà, sull'indipendenza, sull'emancipazione, sulla scoperta di sè e del mondo.<br />Attraverso quella parola magica che è lo stupore, ovvero quella condizione di scoprire cose nuove.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quella, ovviamente, tipica soprattutto di un bambino.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLj92WOYu4Z9YgPZwpgWt0yDu7x3hbK1FCy0PVucDMcIWDfM-ZG6Ip9g1g5UumO6t6YQWRMlY96mWtmoRLI4zbA4HbN2Zh6bCg2CBhw9bXotwC2aRIz8wQ94VdxhifHJtTsmX2sGBGn_JCpMhf7l5UXOTW7VHeXAjyyDcyTWRm9amrb_GLBKSuqdnN0qoE/s1800/poor-things-kinofilm-trailer-emma-stone.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1013" data-original-width="1800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLj92WOYu4Z9YgPZwpgWt0yDu7x3hbK1FCy0PVucDMcIWDfM-ZG6Ip9g1g5UumO6t6YQWRMlY96mWtmoRLI4zbA4HbN2Zh6bCg2CBhw9bXotwC2aRIz8wQ94VdxhifHJtTsmX2sGBGn_JCpMhf7l5UXOTW7VHeXAjyyDcyTWRm9amrb_GLBKSuqdnN0qoE/w400-h225/poor-things-kinofilm-trailer-emma-stone.jpg" width="400" /></a></div><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E questo è per tutta la prima parte il film, ovvero una grandissima opera, barocca, divertentissima e travolgente, sulle scoperta delle cose, su come la nostra mente vergine e bambina si ritrovi davanti strumenti nuovi, sensazioni nuove, stimoli nuovi.<br />La prima ora e mezza del film racchiude nel personaggio di Bella Baxter il ciclo della vita di tutti noi.<br />La scoperta dei rumori, quella del gioco, quella delle prime parole, quella dei bisogni, quella del cibo, quella dell'autorità.<br />E, anche, quella della Morte visto che Bella crescerà in un ambiente - de facto - che ha a che fare con la morte, intesa proprio empiricamente come morte del corpo, del cadavere.<br />Questo creerà nella sua mente bambina una certa fascinazione con quel mondo (vedi scena rana), o comunque non quel rifiuto che quasi ogni bambino proverebbe.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Anche perchè Bella, in realtà, è anch'essa un cadavere, tornato poi in vita grazie all'intervento di God (particolarissimo come si sia ribaltata la storia di Frankenstein con il Creatore ad esserem in questo caso, la creatura esteticamente mostruosa).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quindi lei la morte ce l'ha addosso, per citare una commovente e bellissima novella di Pirandello.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Qui potremmo un attimo aprire un link (ma tanto quando scrivo non è sempre così? andare qua e là a caso?) e cercare di capire se Bella sia davvero soltanto la "nuova" mente derivante dall'impianto del cervello della sua figlioletta o se comunque il suo corpo abbia ancora traccia di quello che era prima.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Un discorso bellissimo che, appunto, affronterebbe la tematica di Corpo e Anima in un modo anche poco canonico, ovvero quello per cui l'anima possa essere addirittura dentro al solo corpo materiale, presente già in esso (a prescindere da testa e cervello quindi).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Abbiamo sicuramente qualche suggerimento, come Bella che, senza motivo, odia quel bambino che piange a cena (come, ci dicono, odiava anche quello che portava in grembo) o quel venire a conoscenza della sua voluttà sessuale, la sua irrefrenabile voglia di sesso, che era già presente quando era ancora Victoria.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Possiamo avere 3 diverse interpretazioni, per me tutte affascinanti.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">O la sua anima, in qualche modo, è "rimasta".</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Oppure il corpo, pur privato del cervello, conserva una sua memoria, tipo coda delle lucertole ("La memoria del corpo", chissà se esistono opere con un titolo così, mi sembra molto bello).<br />Oppure che, semplicemente, la figlia che aveva in grembo, essendo appunto sua figlia e suo stesso dna, abbia alcune caratteristiche della madre, caratteristiche che quindi non potrà vivere in una vita autonoma ma sta adesso rivivendo in quello della madre, che già le possedeva.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Per quel che conta credo che questa sia la possibilità non solo più suggestiva ma anche la più probabile.<br />Ripenso ad esempio a quando Bella torna sul ponte dove si suicidò.<br />Ecco, non ho avvertito sensazioni come se volesse ripetere il gesto (quindi opzione A in questo caso un pò traballante) o che il suo corpo abbia avuto qualche sussulto (opzione B).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">No, mi è sembrata sì emozionata, ma serena, semplicemente desiderosa di vedere dove la vecchia sè morì.<br />Essendo comunque, adesso e definitivamente, un'altra sè.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpj4cKgLzAzYjVOXFJkNdbboj1fN0ljnNmlDurD5gbDU5kzFPDoMlu7_Sdz9zOPsJlN3hFPI5nRsD5O5UgtB9axOm8Mt3gie_UTFWbuTPexXIMgC4LRxzI1Oh4Ikt1EQFmBP0zcXx6C8Eiccz40jdS9NzLOkJyzq0a98PbOiU0OHGwYTSXaOOX5BHbtA1m/s1736/Poor-Things-featurette-Think-Movies.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="868" data-original-width="1736" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpj4cKgLzAzYjVOXFJkNdbboj1fN0ljnNmlDurD5gbDU5kzFPDoMlu7_Sdz9zOPsJlN3hFPI5nRsD5O5UgtB9axOm8Mt3gie_UTFWbuTPexXIMgC4LRxzI1Oh4Ikt1EQFmBP0zcXx6C8Eiccz40jdS9NzLOkJyzq0a98PbOiU0OHGwYTSXaOOX5BHbtA1m/w400-h200/Poor-Things-featurette-Think-Movies.webp" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit;">Torniamo al filone principale.<br />Come dicevo ho avvertito per quasi tutto il film questo racconto, visionario e divertente, i un ciclo della vita, da bambino ad adulto.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Nessun discorso uomo/donna, anzi, quasi un film esistenziale a suo modo, anche se molto molto leggero e fruibile.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Bella scopre tutte le cose dette sopra ma quella che sembra stravolgerla di più è il sesso.<br />Dapprima con la masturbazione, poi con quello a due.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Bella lo farebbe sempre e comunque e, a differenza della sua mente ancora bambina, può avvero farlo sempre e comunque, trovandosi comunque nel corpo di bellissima ragazza adulta.<br />Quindi non ha nè il terrore nè lo "schifo" che potrebbe avere un bambino nel pensare di far sesso con un adulto (perchè lei comunque bambina fisicamente non si è mai vista) nè, dall'altra parte, chiunque fa sesso con lei compie niente contro la morale.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quindi lei è questa, una bambina che scopre una cosa stupenda e che, non essendo bambina nel corpo, può farla sempre e con chi vuole.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Il sesso inizia a diventare tante cose, dapprima il piacere autonomo, poi quello condiviso, poi la scoperta che facendolo si possono anche guadagnare privilegi.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E qui arriva, secondo me, il primo problema del film, anzi, i primi due.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Parigi.<span><a name='more'></a></span><br />(ah, ci sono cose molto precedenti - Lisbona, Nave - sulle quali tornerò, ma sto andando dove mi portano le parole).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">La parte ambientata a Parigi, pur presentando - come in tutto il resto del film - parti davvero belle ha secondo me un problema di ritmo e scrittura e uno tematico.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Il primo è che da questo momento in poi il film sembra iniziare a girare su sè stesso, non andando mai avanti.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">La mezz'ora con ambientazione bordello e con gli innumerevoli incontri sessuali di Bella mi è sembrata terribilmente lunga, ripetitiva, con almeno 10 minuti di troppo.<br />E, attenzione, prima che qualche libertino pensi che io sia uno che si lamenta del troppo sesso, in questo mio discorso non c'entra niente il fatto di cosa faceva Bella (anzi, gli occhi ringraziano).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Il problema di ritmo, scene inutili e ripetitività c'è, a prescindere da quello che vediamo.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span>Mi si potrà dire "b</span></span><span>eh, ma questa parte del film racconta della libertà acquisita da Bella (e, in sineddoche, da tutte le donne), della sua indipendenza, del suo vivere libera a fare quello che vuole."</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Lo so, questo è.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">Ed è bellissimo.</span><br />Ma secondo voi lo spettatore non lo avrebbe comunque capito lo stesso con metà del materiale?</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Io penso di sì.<br />Tra l'altro un film così vario per la prima ora e mezzo, con così tante idee, fermarsi di colpo a mezz'ora dalla fine non è una gran cosa.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ora iniziamo ad entrare nella tematica più "femminista", tanto prima o poi ci dovevamo arrivare.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ma secondo voi mostrare questa libertà sessuale unita alla prostituzione (Bella è in un bordello, Bella viene pagata da clienti di quel bordello, i clienti le sono forniti dalla maitresse) non è terribilmente ambiguo e, anzi, controproducente?<br />Ma un film così bello che racconta di libertà, di indipendenza, di emancipazione, doveva farci vedere questa magnifica ragazza vivere questa condizione attraverso la prostituzione?<br />Ma allora non era meglio che Bella andasse in giro per Parigi a fare sesso con chi voleva, scegliendosi chi voleva?<br />Quella è libertà (ripeto, parola per me chiave del film), quella di far sesso con chi voglio io, dove voglio io e nel modo che voglio io.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E non con persone che mi fanno schifo, persone che mi vengono procurate da altri e che scelgono addirittura il modo con cui devo farlo quel sesso, assecondando le loro perversioni.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">(in questa parte poi la figura dell'uomo è resa continuamente deforme, brutta, perversa).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">No, in questo film che è un inno alla libertà questa mezz'ora è non solo ambigua (la donna non dovrebbe MAI accettare la prostituzione) ma anche controproducente.<br />Ed è vero, Bella ad un certo punto lo dice anche alla maitresse che vorrebbe scegliere lei, per poi continuare invece come prima.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4O34Rr2nRErKv59nAdMip7YG6sIiebJeB9cxQZ2TO527zz709i0_kIn5fB7-w00I_mnfI0msiCnqVVNBOiMqBPWTPBGdqYADHhJZOUld8wdnHfp0W33gSjHpp6rrGBEK6yNSUfKA5okTz5qLcdPR812_4O1xo0lzGT5ESurwkmXHjIy3GhREHSYEVhzvE/s2132/poverecreature-65ba26b13199c.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="2132" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4O34Rr2nRErKv59nAdMip7YG6sIiebJeB9cxQZ2TO527zz709i0_kIn5fB7-w00I_mnfI0msiCnqVVNBOiMqBPWTPBGdqYADHhJZOUld8wdnHfp0W33gSjHpp6rrGBEK6yNSUfKA5okTz5qLcdPR812_4O1xo0lzGT5ESurwkmXHjIy3GhREHSYEVhzvE/w400-h225/poverecreature-65ba26b13199c.jpg" width="400" /></a></div><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Trovo davvero stranissimo che un'istanza così bella e grande come quella del femminismo (quello puro, incontaminato) possa al tempo stesso trovare nella figura di Bella un suo così grande paladino (e cavolo se lo è, è un magnifico paladino) ma non notare queste cose (l'abolizione della prostituzione dovrebbe essere uno dei cardini del movimento).<br />Tra l'altro dispiace che ad un certo punto questo simbolo di libertà che è Bella coincida perfettamente con solo questo, la possibilità di far sesso con tutti.<br />Quando il film ci aveva raccontato la sua voglia di scoprire mondi, la sua voglia di scoprire cose, la sua bellissima crescita culturale, dal non saper nemmeno parlare al disquisire di filosofia.<br />O il suo carisma sempre più forte, la sua personalità sempre più formata, la sua indipendenza sempre più conclamata.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Una donna capace di diventare qualsiasi cosa volesse.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E ve lo sta dicendo poi uno che poi, addirittura, non ha nemmeno visto questo film come femminista, ma come una cosa più grande (inteso non qualitativamente, ma di sguardo più ampio).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Le scoperte di Bella, la sua voglia di libertà, di crescere, di imparare, di fare nella propria vita quello che vuole contro ogni regola sociale sono quelle di ognuno di noi.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quella bambina dentro Bella siamo tutti noi,<br />Poi certo, il film prende una strada ben precisa e racconta più che altro la figura della donna, ma questo lo fa solo negli ultimi 40 minuti, tra l'altro quelli meno riusciti.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E non mi riferisco solo a Parigi ma anche al finale, finale dove i concetti ALTISSIMI proposti dal film vengono criminalmente depotenziati, rimpiccioliti e ridicolizzati da tutta la parte con l'ex marito.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Una parte che non funziona quasi mai (malgrado la Stone e il grandissimo Abbott) perchè banale, perchè tremendamente didascalica (non solo ci viene mostrato un matrimonio-prigione, ma fanno dire esplicitamente al marito il concetto 4/5 volte), perchè limitante.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Io se fossi una donna mi sentirei più arrabbiata che altro<br />Ok, l'uomo è ridicolizzato, ma quello avviene per tutto il film.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Lo stesso Ruffalo è visto come uomo inetto, infantile, incapace.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Non parliamo dei clienti del bordello o del terribile ex marito, una persona schifosa che merita la fine che fa.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Però, assodato che il film distrugge la figura maschile (e a volte questa è la cosa giusta da fare) perchè "offendere" anche l'altezza raggiunta dal personaggio di Bella riducendola alla ragazza che deve fuggire dal matrimonio e che poi, per vendetta, uccide il marito per farlo diventare una capra-uomo?</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ma non vi sembrava che fino a 40 minuti dalla fine questo inno alla libertà, all'indipendenza, all'esser donna, veleggiasse su vette molto più alte?<br />Per favore, guardatevi quel capolavoro di You won't be alone.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Un film incredibile che ha tematiche molto simili a questo.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Certo è un film molto più serio (Povere Creature alla fine è un film fantastico, umoristico se non comico a volte, sopra le righe) ma si somigliano molto.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E lì la carica esistenziale e simbolica delle tematiche e dei messaggi (che per me c'è anche in Povere Creature, film a mio modo di vedere molto più "alto" di come viene visto) non si perdeva mai, non aveva bisogno di questi personaggi macchietta (come l'ex marito), di queste vendette (e già di per sè la vendetta è concetto sminuente in discorsi così alti, è mettersi al pari del vendicato), di queste spiegazioni, di questi terribili clichè.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Poor Things invece ad un certo punto scade e ci rimette per primo il personaggio di Bella, personaggio magnifico di cui percepiamo già la futura leggenda pur essendo appena stato creato.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ecco perchè sono incavolato, per tutte queste cose.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Tutte nel finale.<br />Il ritmo che si ferma, il messaggio ambiguo della prostituzione, la vicenda dell'ex marito degna di una splastick, tutta la parte finale che è tremendamente spiegata in ogni minimo dialogo, il personaggio di Bella che da magnifica donna che attraverso la cultura, la scoperta del mondo, quella del linguaggio, quella della propria bellezza, quella della propria intelligenza, viene quasi del tutto "ridimensionata" a "sono libera perchè scopo".</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E a chi mi contesta questo mio appassionato difendere i temi di Poor Things con "Ma non hai capito che è solo una favola?" rispondo che nella loro stessa frase è nascosto il loro errore visto che le favole e le fiabe, per costituzione e definizione, servono ad insegnarci cose.<br />E che quindi il loro significante fantastico, i loro animali parlanti, i loro mondi magici, la loro leggerezza, non inficia MAI il messaggio che vogliono mandare che, anzi, rimane l'unica cosa per cui vengono scritte.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quindi Poor Things è importante non malgrado sia una favola ma perchè lo è.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9nCM4p8XuHe09kv8pmRLvf30zqEvQUPxLfs3HfJoNWgYTyPVedi60BKJM_YsGe1xkV8bVWfKjBJ2UYgF9bcF4e7Eue5SUMFpoaeyPeHGfJOU9m1peoPnWhljTobLCFY6Xu25Os787xy7W1h-yFr6W3hHiqxoIbFyv-4zEGECXa8hBtitMi_lU_Q48fX-/s1600/povere-creature-willem-dafoe-intervista_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ9nCM4p8XuHe09kv8pmRLvf30zqEvQUPxLfs3HfJoNWgYTyPVedi60BKJM_YsGe1xkV8bVWfKjBJ2UYgF9bcF4e7Eue5SUMFpoaeyPeHGfJOU9m1peoPnWhljTobLCFY6Xu25Os787xy7W1h-yFr6W3hHiqxoIbFyv-4zEGECXa8hBtitMi_lU_Q48fX-/w400-h225/povere-creature-willem-dafoe-intervista_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" width="400" /></a></div><span style="font-family: inherit;"><br /><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ma io mi tengo mille cose, malgrado tutto.<br />Mi tengo soprattutto lei, Bella Baxter, un personaggio talmente bello che ci si ricorda a vita.<br /><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Mi tengo God con tutte le sue tremende ferite nel corpo e nell'anima, con tutti i suoi dolori inflitti da chi invece doveva amarlo, dolori che lui, per non impazzire, prova a spiegare scientificamente.<br /><br />Mi tengo i luoghi incantati del film, quella Lisbona al tempo stesso antica e futuristica, quella nave e quel mare (a proposito, molte volte il film mi ha ricordato quel capolavoro di Annette a livello visivo. E sì, ho trovato alcuni effetti pacchiani, ma volutamente tali, finti, esagerati. Io li ho amati).<br /><br />Mi tengo la figura di Max perchè è bello ricordare - anche in un film come questo - che pure noi uomini, a volte, sappiamo amare.<br /><br />Mi tengo gli animali fantastici del film, anche quella specie di OCA -NE (eh, la battuta ve l'ho offerta, gratis).<br /><br />Mi prendo Bella che parla di filosofia col ragazzo di colore che sa essere al tempo stesso, quasi come un ossimoro, cinico e poetico ("La speranza è demolibile, il realismo no").<br /><br />Mi prendo la signora anziana sulla nave con la quale ho quasi lasciato un polmone per le risate ("Chi è quel bel fanciullo con i denti bianchi e il cazzo duro?" - io morto).<br /><br />Mi prendo Bella che balla perchè non ci sono film di Lanthimos senza balli che ti restano dentro.<br /><br />Mi prendo la sincerità di Bella, che è come quella dei bambini che ancora non hanno scoperto l'utilità e l'inferno delle bugie.<br />Mi prendo il suo fidarsi di tutti, altra sua magnifico aspetto bambino che un giorno, per fortuna o purtroppo, scomparirà.<br /><br />Mi prendo il "mostruoso" personaggio della maitresse, cinico e opportunista ma al tempo stesso, forse, più che umano.<br />E quel suo dirle che nella vita dovrà "sporcarsi e provare dolore".<br />Qualcuno, in qualche modo, a Bella, doveva comunque dirlo.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br />Mi prendo Bella che odia God per quello che le ha fatto.<br />E mi prendo Bella che per lo stesso motivo ringrazia God per averle dato la vita.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br />Mi prendo anche il personaggio del marito perchè pur presente in una parte mal riuscita, era un personaggio forse necessario, simbolo di tanti uomini inumani, possessori e narcisi.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br />E mi prendo soprattutto Bella che si dispera per gli ultimi, Bella che piange per quelle persone laggiù in fondo, in quell'immagine infernale ad Alessandria.<br />Forse è quella la libertà meno battuta del film, forse è quella la libertà che, ad un certo punto, avrei voluto diventasse protagonista e ci rendesse questo personaggio ancora più alto, ancora più grande, ancora più indimenticabile.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Quella di provare empatia, quella di perdonare, quella di lasciar andare.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">E la libertà di piangere.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com36tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-16033276223356892702024-02-26T15:48:00.002+01:002024-02-26T15:48:40.965+01:00Recensione: "La zona d'interesse" - Cinema 2024<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCYRpOd4DRjP_9359_lu3CLZhx68pmf8E-igYlYAIi8oQpgnaNOtFEXAcS9ilDs6Pj4cVdCcg2eSU2vaFiUOIO6af95fob446DWgs0CosIaeSWUdneBK2oFl5drlXD1QEesqomFQAKLEnw9VVjFPTipjyIQ3-ooN2i0C_H01Z8aES0X-PcJApcU1OSijpN/s1440/img_9992.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1018" height="448" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCYRpOd4DRjP_9359_lu3CLZhx68pmf8E-igYlYAIi8oQpgnaNOtFEXAcS9ilDs6Pj4cVdCcg2eSU2vaFiUOIO6af95fob446DWgs0CosIaeSWUdneBK2oFl5drlXD1QEesqomFQAKLEnw9VVjFPTipjyIQ3-ooN2i0C_H01Z8aES0X-PcJApcU1OSijpN/w317-h448/img_9992.jpg" width="317" /></a><br /><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Si abusa - io per primo - dell'aggettivo "importante" quando si parla di alcuni film.<br />Eppure in questo caso è impossibile discostarsene, La zona d'interesse è un film troppo importante.<br />Perchè attraverso una storia e una regia pulite, geometriche e perfette - come pulita, geometrica e perfetta è la vita che vive la famiglia del gerarca nazista a fianco - appena un muro li divide - dall'orrore dei campi di Auschwitz - in realtà riesce a raccontare talmente tante cose e a suscitare talmente tante metafore e suggestioni da far quasi spavento.<br />E a raccontare l'oggi ancora più dello ieri.<br />Un film sull'indifferenza all'orrore, sull'alienazione, sul far finta di non sentire il brusio.<br />Brusio che, invece, per chi vuol sentire, è rimbombo e frastuono.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ho pensato per quasi tutto il film che quello che stavamo vedendo fosse la Germania.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma non la Germania di allora ma quella di adesso, o meglio qualsiasi Germania esistita da dopo il 1945 a finchè questo mondo andrà ancora avanti.<br />La metafora era troppo forte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un muro a dividere due cose.<br />Nel film sono da una parte la villetta con immenso giardino del gerarca con famiglia e dall'altra il campo di sterminio di Auschwitz.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nella mia metafora, invece, da una parte del muro c'è la Germania del presente e dall'altra il suo passato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè è così, qualsiasi cosa faccia questa nazione, qualsiasi cosa faccia un tedesco, da qualche parte della sua testa, al di là di un muro immaginario, c'è quello che questa nazione è stata in quegli anni.<br />Si divertono, stanno con la loro famiglia, fanno film, sono potenti, vivono in maniera normale ma quel muro c'è, loro lo sanno, e anche se hanno paura di arrampicarsi e vedere quello che c'è dall'altra parte, nel sovrappensiero l'altra parte c'è sempre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sempre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E quel sovrappensiero nel film sono rumori, sono urla, sono colpi di pistola, sono pianti, sono carri armati che si muovono, sono forni che bruciano.<br />Qualcosa che è lì perennemente nella nostra testa ma che o per empietà o per indifferenza o per non impazzire proviamo a non percepire, a non sentire, a non farci caso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In questo senso bellissimo ripensare che anche l'altro grande film sull'Olocausto di questi nostri ultimi tempi, Il figlio di Saul, usava questa tecnica del "fuori campo", del non visibile.<br />Ma se lì l'orrore era nascosto nel fuori fuoco qua è proprio nascosto del tutto, coperto da un muro di cinta.<br />Poi ho pensato che questo discorso, alla fine, potevamo ampliarlo a qualsiasi nazione, a qualsiasi essere umano, perchè quel passato alla fine riguarda tutti noi, è una macchia che ha sporcato l'intero genere umano, e dare tutto il peso ai soli tedeschi è pura ipocrisia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Da questa parte del muro, quindi, ci siamo tutti noi e il nostro presente, dall'altra quel passato in qualche modo comune a tutti.<br />Un passato ben nascosto ai nostri occhi e ai nostri pensieri.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma a 5 metri da noi.<br />Poi, come se avessi avuto davanti delle matrioske e le stessi usando in modo contrario al consueto -ovvero dalla più piccola alla più grande - ho pensato che la metafora potesse diventare ancora più ampia, allargarsi ancora di più fino a diventare completamente esistenziale.<br />E che questo importantissimo film non racconti quindi il nostro rapporto con l'Olocausto, ma il nostro rapporto con qualsiasi atrocità cerchiamo di non vedere, non affrontare o dimenticare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Da una parte, quella della villetta, ci siamo noi che ci raccontiamo di star bene, che il mondo sia bello, che le cazzate che facciamo ogni giorno siano importanti, noi che pensiamo quasi esclusivamente a noi stessi e chi ci sta vicino.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dall'altra tutti gli orrori del mondo, le guerre, le atrocità, gli esseri umani che muoiono di fame, i bambini privati della loro infanzia e tutto quello che volete metterci.<br />Da un lato noi che, forse per non impazzire, cerchiamo di curare il nostro giardino, amare i nostri figli e accarezzare i nostri cani, limitare insomma il nostro interesse in quella sola nostra zona, appoggiandoci al titolo del film.<br />Dall'altra tutti gli orrori del mondo.<br />Alcuni di noi quel muro, in realtà, lo attraversano spesso, anzi, qualcuno decide addirittura di dedicare la propria vita al di là di quel muro.<br />Ma quasi tutti gli altri, un buon 90% - io in primis - preferiamo stare di qua.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Potremmo ancora aggiungere un quarto grado di lettura, ovvero immaginare che di là del muro ci sia la nostra parte oscura, e per nostra intendo proprio quella che ognuno di noi ha singolarmente di sè, i nostri traumi, le nostre zone oscure, i lati peggiori di noi, ma mi fermo qua.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2e7uCVfmgDrWRqdJdwgIYcXRLjMkTk8dDZw99My8A_-I5sSH20F8Z5UUgQ7K889dFDGhSZlM9KHn8DQVOgJ_5ShYxb2AHxygYXTMyl1vPFujHx2rcPsfCQwy4uZrWBNzq2DPMX5HwY-8m5nJzlDQXZ-IWsNsouHRiqHFchQyp26aI_w8uvZZUP2Nnxdij/s3824/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2151" data-original-width="3824" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2e7uCVfmgDrWRqdJdwgIYcXRLjMkTk8dDZw99My8A_-I5sSH20F8Z5UUgQ7K889dFDGhSZlM9KHn8DQVOgJ_5ShYxb2AHxygYXTMyl1vPFujHx2rcPsfCQwy4uZrWBNzq2DPMX5HwY-8m5nJzlDQXZ-IWsNsouHRiqHFchQyp26aI_w8uvZZUP2Nnxdij/w400-h225/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Credo che questo film resterà nella piccola o grande storia del genere.<br />Non so nemmeno quanto sia bello - e bello lo è - ma come importanza e potenza ha pochi eguali.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Forse, giocando con le parole, La Zona d'interesse è più bello per quello che rappresenta che per le cose che vengono rappresentate.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma non perchè pecchi nei significanti, assolutamente, ma perchè come significato è gigantesco e, per quanto mi riguarda, diventerà uno di quei film "esempio" ai quali ogni tanto riferirsi.<br />Si comincia con uno schermo nero di lunghissima durata, quasi un momento di riflessione e preparazione a quello che vedremo dopo.<br />Saranno addirittura 3 i momenti a "tinta unita" del film visto che oltre questo nero iniziala ne avremo uno di completo bianco - quasi accecante - e uno di completo rosso, tra l'altro, quest'ultimi due, di eccezionale intensità ed emozione per come arrivano.<br />Poi vediamo la famiglia in riva al lago, un luogo al contempo vicinissimo ma lontanissimo dall'orrore.<br />Se ci pensate già in questi primi 5 minuti capiremo quanto il sonoro in questo film - come raramente mi è capitato in vita di vedere - sia l'assoluto protagonista del film.<br />Perchè passiamo dal silenzio assoluto intervallato dal canto delle cicale (rumore di serenità per eccellenza) a quel quasi impercettibile ma disumano brusio che ci accompagnerà per tutto il resto del film.<br />Un brusio, come detto prima, che è crasi e compresenza di urla, pianti, spari, forni che bruciano.<br />Un brusio, termine italiano che indica una cosa lieve, che è invece un rimbombo, un frastuono - termine opposto - se solo lo si vuole ascoltare.<br />E rimbombo, frastuono, lo è di per certo per noi spettatori.<br />Ma per i protagonisti del film non esiste nemmeno il brusio - mai ne fanno menzione - ma la loro vita è identica a quella in riva al lago, una vita ideale, serena, pervasa dal silenzio, senza problemi, senza affanni, senza niente che turbi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non è un caso che l'unica persona che invece quel brusio lo sentirà e l'unica persona che vorrà anche vedere al di là del muro (in quella scena magnifica di forni brucianti di notte, alla finestra in camera) ossia la nonna.<br />Perchè viene da fuori.<br />Perchè non si è abituata, come tutti gli altri, all'indifferenza dell'orrore.<br />Forse un'altra metafora (in un film che è gigantesco proprio per questo, per come rende metaforica ogni minima azione ha dentro), ovvero quella di come "vivere" dentro l'orrore abbia assuefatto tutti, abbia reso tutto quello che accadeva in quei tempi in Germania una cosa normale, accettata o, nel caso peggiore, non presa in considerazione, ignorata.<br />E invece quella madre che arriva lì, come fosse qualcuno che entra nell'orrore da fuori senza esserci cresciuto a fianco giorno dopo giorno, quelle cose le sente.<br />E, benchè nazista (ricordiamo le prime cose che dice quando entra in casa) si rende conto, si rende perfettamente conto di tutto.<br />Perchè i suoi occhi e i suoi orecchi hanno voluto vedere e sentire, perchè erano occhi e orecchie vergini.<br />E andrà via, perchè è inevitabile a quel punto andare via.<br />Ma la sua lettera, di cui non conosciamo il contenuto (e io come al solito preferisco quando lo spettatore non può sapere) finirà in un forno.<br />Già, in un forno, dove per quella gente finiscono tutte le cose da eliminare, che li infastidiscono.<br />I forni di Auschwitz, il forno dove finisce la lettera, il forno di Hansel e Gretel, forni ovunque.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Hansel e Gretel viene letta di notte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' una favola dove i buoni, i due bimbi tedeschi, uccidono in un forno i cattivi, la strega.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'analogia è talmente evidente che è inutile sviscerarla.<br />E nasconde anche l'ipocrisia dei tedeschi, quel loro sentirsi puri, minacciati, come due bambini che devono eliminare degli esseri deformi e cattivi.<br />Ma mentre quel padre abietto legge alla propria figlia la favola di notte un'altra bambina esce di casa e, incurante dei pericoli, raccoglie mele e le nasconde per farle trovare ai deportati al lavoro.<br />Le immagini sono in negativo (o termiche, non so), di eccezionale bellezza e suggestione (al confine con i disegni).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E anche qui abbiamo probabilmente l'ennesima metafora, ovvero di come l'unico gesto umano del film sia visto "in negativo", al buio, come se il mondo normale, lucente e sereno, fosse quello crudele e immorale della famiglia tedesca e, in questo quadro, coerentemente, il mondo invece come dovrebbe essere, quello della solidarietà e dell'umanità, sia buio e in negativo (che dà il senso dell' "opposto").<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdYcwUYJM4ufGjPexF68SO-DFiIc5moimbsADdZeOVLJpc6N4TPXnfozkX7Wk-OFKQHG00IwVsupJART-jdUq4ofBUTG6lOBD-kZlUgz94Xh7Oi1ev31ade_EQ5IxRfNCNZbCmPwYi7o7AoCAVaik81iInjjlU74WuXXtYQ4skViSWkaBnR2ZxxfPY6H5J/s2560/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdYcwUYJM4ufGjPexF68SO-DFiIc5moimbsADdZeOVLJpc6N4TPXnfozkX7Wk-OFKQHG00IwVsupJART-jdUq4ofBUTG6lOBD-kZlUgz94Xh7Oi1ev31ade_EQ5IxRfNCNZbCmPwYi7o7AoCAVaik81iInjjlU74WuXXtYQ4skViSWkaBnR2ZxxfPY6H5J/w400-h225/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Bambina che poi, come un dono caduto dal cielo in attesa che qualcuno lo trovi e ne faccia l'uso migliore, troverà un piccolo scrigno con dentro uno spartito.<br />E suonerà quella musica, in quelli che sono gli unici momenti in cui il film cerca di esprimere speranza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Speranza ammaccata e straziata, ma speranza.<br /><br />I personaggi del comandante nazista e di sua moglie sono radicali, eccezionali in questo (ho amato molto come vengono descritti, senza nessun grigio, senza dubbi, senza rimorsi, senza mai consapevolezza).<br />La vita da sogno che hanno costruito a 2 metri dall'orrore è veramente "assoluta", senza il minimo pensiero a quello che sta accadendo di là.<br />Anzi, non a quello che sta accadendo (perchè "accadere" è verbo che molto spesso presuppone qualcosa al di fuori di noi) ma a quello che volutamente e scientificamente sta proprio facendo Hess (la scena dove spiegano il funzionamento dei forni in maniera così fredda e industriale, chiamando "carico" i deportati, è tremenda).<br />Non solo fanno finta di non sentire quei rumori, non solo non provano la minima empatia per chi sta morendo di là (anzi, Hess cerca sempre metodi migliori per sterminare) ma la loro indifferenza e completa ipocrisia la notiamo in tanti piccoli dialoghi.<br />Come quel "i riscaldamenti funzionano male, d'inverno fa molto freddo" detto da lei.<br />Pensare al proprio innocuo e temperato freddo mentre a 5 metri da loro passano gli inverni a temperature sotto lo zero, quasi nudi.<br />Sono frasi impercettibili che dimostrano quanto, semplicemente, quello che vivono gli ebrei non esiste, non è nemmeno preso in considerazione.<br />O quel pulirsi dopo il bagno nel lago dove finiscono cenere e ossa di gente bruciata, ceneri e ossa che vengono viste come un fastidio malgrado siano proprio loro, e Hess in primis, ad averle causate.<br />Pazzesco.<br />O quel chiamare il proprio giardino "Paradiso", a due metri dall'Inferno e concimare le proprie piante e i propri fiori con i resti degli ebrei (altra metafora? il lavoro che stiamo facendo rende più belle e divertenti le nostre vite, vedi anche i denti d'oro con cui giocare e i nuovi bellissimi vestiti da indossare).<br />O sperare che le viti crescano per "coprire la vista".<br />O preoccuparsi di un cespuglio di lilla calpestato.<br />Sono proprio menti che vivono in un loro mondo in cui l'altro mondo non esiste, non è contemplato, non può essere nemmeno oggetto di orribile paragone con loro.<br />No, non esiste, e le poche volte che entra dentro il loro mondo fatato, come una cenere, è solo un fastidio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutto radicale, empio, freddo in una maniera glaciale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutto nero senza alcuna sfumatura.<br />Anzi, tutto bianco come un perfetto abito bianco.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHybkU8HPoBnIvfVsyD1FaPyKqxd3P2nIaogqhfamki5DqrJzlqsQzqUuzLTeUHGJqf0KhmN-P7tfQh9lkp4U4MfnLxU3PdkWZYYr5OEHYlCt7z4-iec-noIEwmwjMsIvnMzGlCGI9Z-LUQLqoMXoMuOCLCB4XkMwMAHP6dfsC3hDf92xDle886uLRfhOQ/s1920/img_9992%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHybkU8HPoBnIvfVsyD1FaPyKqxd3P2nIaogqhfamki5DqrJzlqsQzqUuzLTeUHGJqf0KhmN-P7tfQh9lkp4U4MfnLxU3PdkWZYYr5OEHYlCt7z4-iec-noIEwmwjMsIvnMzGlCGI9Z-LUQLqoMXoMuOCLCB4XkMwMAHP6dfsC3hDf92xDle886uLRfhOQ/w400-h225/img_9992%20(1).jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'unica scena - madonna che bella, geniale - che secondo me ha la forza di far intravedere una zona oscura nel cervello di quegli esseri umani senz'anima, e per zona oscura intendo un loro "segreto", una specie di fascinazione per l'ebreo che loro non vogliono far vedere) è quella appena sussurrata, accennata, ma potentissima, del probabile sesso con una deportata e del poi andarsi a lavare.<br />Per andarsi a lavare Hess attraversa un lungo tunnel buio (avrebbe tranquillamente potuto lavarsi al bagno di casa no?) che lo porta in un luogo sporco, decadente, malmesso e oscuro.<br />Come fosse un luogo della sua mente dove esercitare le proprie perversioni, quelle indicibili.<br />Ma, anche in questo luogo oscuro e nascosto agli altri Hess si lava, come a dirsi "che schifo, ho fatto sesso con un ebrea".<br />Eppure il sesso l'ha fatto.<br />Mi sembra la metafora più bella, come quegli omofobi che in realtà sono - più o meno latentemente - omosessuali, e che fuori sono in un modo ma poi dentro di sè, all'oscuro da tutti, hanno la tendenza opposta.<br />E che però son così ipocriti che anche nella loro vera natura, quella natura che fanno tanto finta di ripudiare, anche in quella zona buia, comunque "si lavano", come a pulirsi la coscienza, come a dire a sè stessi "no, non sono questo, io odio i gay"<br />Io odio gli ebrei.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />E in questo film al tempo stesso così glaciale anche stilisticamente, con tante inquadrature ferme e location perfettamente pulite, ineccepibili, geometriche, in cui nulla è mai caos, nessun dialogo, nessuna azione, nessun oggetto, nessuna emozione, forse l'unico caos è quel fumo che esce dalle ciminiere, unica presenza informe e difforme - e scura, e nera - che contrasta il candore di colori e cose.<br />E' per questo contesto e questa cifra stilistica che considero ancora più potente e bello che si possano ravvedere così tante metafore, come se più ti pulisco le cose, meno le rendo complesse, più rendo complessa la loro interpretazione.<br />Penso anche a quel bimbo tedesco che gioca coi dadi, e si dispera per un numero sbagliato (giocare con i dadi è giocare con le vite degli altri).<br />O all'immenso finale.<br />Se devo dir la verità tutta la parte con Hess fuori da Auschwitz la trovo molto più debole, ed è sempre un peccato quando la seconda parte è più debole della prima (molto meglio il contrario).<br />Restano però due cose, e valgono il prezzo della parte.<br />Una è lui che immagina di gasare i suoi stessi compagni, in quell'immenso salone di gala.<br />Come se ormai il suo "lavoro", la sua missione sia così radicale e lui sia così onnipotente nel farla che potrebbe farla con chiunque.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEincA5-uVQZ6IkZy8Pe7O3bj90foI-SKSEWaVx3eZ76XiNLqr2gYYQgGaylPPKk3VyhFRuJHmvhnIL5CPRnyDgNGHz_IpMpfGceoxIsl-H787WcgH-VcFJ2mS_McA6nkPuaKHTx6N56ZhhvoyXyMLOkh2J2AGx3foVTa91miHv-kv8DmziO9Rqum1Xmiknh/s720/The-Zone-of-Interst-ending.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="720" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEincA5-uVQZ6IkZy8Pe7O3bj90foI-SKSEWaVx3eZ76XiNLqr2gYYQgGaylPPKk3VyhFRuJHmvhnIL5CPRnyDgNGHz_IpMpfGceoxIsl-H787WcgH-VcFJ2mS_McA6nkPuaKHTx6N56ZhhvoyXyMLOkh2J2AGx3foVTa91miHv-kv8DmziO9Rqum1Xmiknh/w400-h211/The-Zone-of-Interst-ending.jpeg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E poi il finale, con il suo corpo che cede, con il vomito che arriva.<br />E lui che si ferma e guarda verso di noi.<br />E l'azione si sposta ai giorni nostri.<br />E per la prima volta vediamo gli effetti di quello che accadeva di là dal muro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Vestiti, scarpe, oggetti di tutte le persone che quegli anni furono uccise in nome di un ideale senza alcun senso.<br />E' un museo dove alcune ragazze, in modo sereno, annoiato e spensierato, stanno pulendo.<br />Compresi quei forni che abbiamo "sentito" per tutto il film senza mai esserci andati dentro.<br />Adesso sì, adesso siamo là dentro, quando tutto è finito da anni e anni.<br />E' talmente potente questo finale che, in un film con dentro una decina di metafore, qui ne ho immaginate addirittura due.<br />La prima è l'indifferenza che ancora esiste nei confronti di questo abominio.<br />Con queste ragazze che puliscono come fosse una normale camera d'albergo.<br />La seconda è il tentativo, attraverso quelle pulizie, di pulire la propria coscienza, di cercare di cancellare quello che si è fatto.<br />Quello che la Germania cerca di fare da sempre (e si merita anche di farlo, la colpa dei padri non può riflettersi sui figli).<br />Pulire, pulire, pulire.<br />Ma è tutto un effetto placebo, il ricordo resta, anzi, pulendolo lo rendi ancora più lucente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />E questo criminale in quelle scale, fermandosi, sembra vedere tutto questo.<br />Sembra vedere quello che sta facendo.<br />Sembra vedere il futuro, un futuro dove, a bocce ferme, potrà finalmente guardare il passato.<br />E come nel finale di quell'eccezionale film che fu The Act of Killing, il suo corpo sembra non reggere a quell'orrore, a quella consapevolezza.<br />La sua mente è ancora malata, indifferente.<br />Ma il suo corpo parla per lui.<br />E guardando la macchina da presa, finalmente, vede.<br />Un uomo che non aveva mai nemmeno sentito adesso vede.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma è troppo tardi vedere adesso.<br />E' troppo tardi.<br /><br /></span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOD25FYfnJO0GT3ygYCiF4QPD6whg_5W9T0gbTJ8H83kufUSvk1b-fcSMmpNU9DhmGyhQUJuFTkxRo-eI7mQARQLzAuVbGMaIZKcHmqMZ-9L2cSrdWbEODUUmhRpnfDLtsMZOns0PD9MbjEssglXbxGvg89hd28sDPxHA_hz9MVeGTgy_BLgSJ770quNVf/s700/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="700" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOD25FYfnJO0GT3ygYCiF4QPD6whg_5W9T0gbTJ8H83kufUSvk1b-fcSMmpNU9DhmGyhQUJuFTkxRo-eI7mQARQLzAuVbGMaIZKcHmqMZ-9L2cSrdWbEODUUmhRpnfDLtsMZOns0PD9MbjEssglXbxGvg89hd28sDPxHA_hz9MVeGTgy_BLgSJ770quNVf/w400-h200/image_editor_output_image747874098-1687888089374.webp" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-80197387673385709802024-02-20T16:42:00.001+01:002024-02-20T16:45:27.503+01:00Recensione : "Past Lives" - Passeggiate, il cinema della poesia - 25 - di Roberto Flauto<div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5RZqRHKDSrXUi4ul2xNJVbDTPbNGH4xGCw3m2dvt9BGWOOQ6pauqboWiU_Al2Eb3-2u3FLkCKvZkWlLtdqMivFvsd8GcCNm6bD3inMIAKDxvKLT3MOUVmxlcAQc_FCBxulBv0fTNdNyQYpATMuUiHam3jzmwosEfFs0lChKROahqgf6VtTQff5aZg8_xT/s2048/GFRRGf2aEAAivWl.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1448" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5RZqRHKDSrXUi4ul2xNJVbDTPbNGH4xGCw3m2dvt9BGWOOQ6pauqboWiU_Al2Eb3-2u3FLkCKvZkWlLtdqMivFvsd8GcCNm6bD3inMIAKDxvKLT3MOUVmxlcAQc_FCBxulBv0fTNdNyQYpATMuUiHam3jzmwosEfFs0lChKROahqgf6VtTQff5aZg8_xT/w321-h454/GFRRGf2aEAAivWl.jpg" width="321" /></a></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div style="color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;">:</span></div><div style="outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">Credo che Past Lives possa essere un film molto bello e anche nelle mie corde.<br />Ma siccome sono uno stronzo che ancora manco Lanthimos è andato a vedere (e quello rimane al momento la priorità) sono contento che l'amico Roberto l'abbia visto e mi abbia mandato una recensione da pubblicare, recensione che, col suo solito stile poetico, renderà sicuramente merito al film.<br />Buona lettura!</span></b></span></div><div style="outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: #2b00fe;"><b>..............................................................................................................................<br /></b></span><br /><br /><span style="color: #1d2228;">Una storia d'amore, una storia dell'amore.</span></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Mai sbocciato, sempre in fiore.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Mai nato, sempre esistito.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Che attraversa il tempo.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Che è tutto e ovunque.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Benché la distanza.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Malgrado la vita.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Nonostante noi.</span></div><div style="color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"> </span></div><div style="color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"> </span></div><div style="color: #1d2228; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: left;"><div style="outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; outline: none;"><em style="outline: none;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutto ciò che è separato è in un certo qual modo è inseparabile. E lo verifichiamo sempre, senza rendercene conto, nello spessore umano della nostra realtà sociale. Allorquando in seno a una società si considerano gli individui, questi ultimi appaiono manifestamente separati gli uni dagli altri; ma se si cambia prospettiva, se si passa dall’individuo alla società, i detti individui sembrano allora delle appendici inseparabili in seno all’organizzazione sociale. È ugualmente il paradosso dell’individuo e della specie: la nozione di specie è una nozione di continuità attraverso la riproduzione, attraverso il DNA; ma ogni individuo è ben nettamente separato da ogni altro individuo anche e soprattutto nel tempo. In altre parole, tutto ciò che è separato è al tempo stesso inseparabile. Che paradosso! Non si può considerare di conseguenza che tutto è nel tempo ma che tutto ciò che è nel tempo è nello stesso tempo in un al di là o in un al di qua del tempo?</span></em></span></div><div style="outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; outline: none;"><em style="outline: none;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></em></span></div><div style="font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 13px; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-size: 8pt; outline: none;">(E. Morin in un dialogo con M. Cassé)</span></div></div></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkHOhz9oGglpUCc68WKcMku4_rQHooQFc4m-MhWj2XOH9cgBGfwgzvi3Pi_x3Cpt_iaYrDkmM9V-bF_aB4InFcOkXmza-wsV5A3BZ3gnosvIgbNqtLHjmAXzAgnM1wfcPpZsSCjfVKj1l4Q2gUpH6TK4ZRTAmgtDfXmn4gBlfgON2OR-jbJz4Rrjx6cd1D/s1024/past-lives.0.webp" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="553" data-original-width="1024" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkHOhz9oGglpUCc68WKcMku4_rQHooQFc4m-MhWj2XOH9cgBGfwgzvi3Pi_x3Cpt_iaYrDkmM9V-bF_aB4InFcOkXmza-wsV5A3BZ3gnosvIgbNqtLHjmAXzAgnM1wfcPpZsSCjfVKj1l4Q2gUpH6TK4ZRTAmgtDfXmn4gBlfgON2OR-jbJz4Rrjx6cd1D/w400-h216/past-lives.0.webp" width="400" /></a></div><span style="font-size: medium;"><div style="background-color: #fff2cc; text-align: center;"><br /></div></span><div style="text-align: center;"><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E io e te e tutte le vite per tutta la vita. Provo a distruggere tutto, ma ricordo ogni cosa. Tutto è in frantumi e alla deriva. Una conchiglia del mesozoico. Una penna a sfera. Un gatto che passeggia sui tetti (è notte e piove e buio). Il processo di costruzione dell’attimo in cui. C’è qualcosa – c’è <em style="outline: none;">tutto</em> – di poetico e spaventoso in ciò che accade, che siamo, che pensiamo, che guardandoci negli occhi forse allora posso non morire. Qualcosa di incredibilmente primordiale e potente, eterno e sempre nuovo. Come quando piangi e io invento mille storie per trovare casa alle tue lacrime. Come quando mi sveglio all’alba per poterti telefonare. Come quando da bambini eravamo i padroni dell’universo. Davvero, ricordo ogni cosa, anche se provo a distruggere tutto. Penso alla storia d’amore tra un bruco e una sequoia. Un insetto destinato a restare tale soltanto per pochissimo tempo e un albero secolare. La distruzione è genesi, almeno in senso poetico – e non ne esistono altri. Se ne può desumere che l’assenza è la misura di tutte le cose. Il bruco amerà ancora la sequoia quando sarà diventato farfalla, quando potrà finalmente volare e non sarà più condannato a strisciare? Lo zero, infatti, è pur sempre un più e un meno addizionati. La sequoia amerà ancora quel bruco diventato farfalla anche se consapevole del fatto che vivrà trecento anni dopo la sua morte? Il più e il meno, come luce e oscurità, come materia e antimateria, come tutto ciò che permette all’altro di riconoscersi, e tutti insieme diventano bianco (somma di colori) e nero (colori invisibili). Un animale che vive pochi giorni e un albero che vive centinaia di anni. Luminosa oscurità e oscura luminosità: dall’alba dei templi che edifico per adorare te alla distruzione totale e quindi un nuovo big bang. Come possono amarsi? Dove conduce tutto questo? Qual è il senso? Che cos’è che sento nel cuore che fino a ieri non c’era? E tu davvero non tornerai? Puoi vincerlo anche qui il Premio Nobel, o il Pulitzer, o il premio per il sorriso più bello. Ma sì, certo, lo so che devi andare e sono veramente felice che tu segua i tuoi sogni. Allora perché piango? Sento l’universo espandersi, lo sento vibrare. Tutto si agita dentro di noi, sotto ottomila strati di esistenze che siamo noi: e io e te e tutte le vite per tutta la vita. Perché mi hai detto addio, perché ti ho detto addio, perché non lo sappiamo, perché poi ti cerco per dodici anni e poi altri dodici e poi tutta la vita e poi per sempre e poi ancora: perché In-Yeon. E allora l’esplosione creatrice: big bang dritto al cuore. E allora è genesi, e allora è assassinio. Come ogni nascita, come ogni morte. Tutto ciò che esiste, compreso l’inesistente, esiste, e inesiste, solo per noi (perché <em style="outline: none;">siamo</em> noi, noi siamo <em style="outline: none;">tutto</em>, tutto è <em style="outline: none;">noi</em>). Noi eravamo presenti, quando l’universo è sbocciato. Tutti gli atomi dell’universo si sono uniti, in una danza sfrenata e folle, in un unico, minuscolo puntino, che poi è esploso. I miei atomi e i tuoi atomi erano lì, erano sicuramente insieme. Con gli atomi delle stelle, dei pianeti, dei fili d’erba, delle pagine dei libri, del gatto che continua a passeggiare sui tetti (è sempre notte e piove e buio). Quella volta che ho lavato i denti con il tuo spazzolino. Quando abbiamo aspettato l’alba su una panchina, e speravamo non arrivasse mai. Quando passeggiavamo insieme tornando da scuola. I cieli sconfinati dei tuoi occhi verdi in tempesta. Davvero, com’è possibile tutto ciò? Sento le cose esplodere in continuazione dentro di me. Voglio andare a passeggiare sui tetti anche io. Come quel gatto. Come quell’eroe dei fumetti con la faccia da scimmia. Io penso questo: la felicità e la disperazione sono sorelle, non si lasciano mai. Una delle due dice: «a volte vorrei essere proprio come te». E l’altra: «anche io». Ci conosciamo da sempre, io e te. I miei atomi si sono uniti ai tuoi un’infinità di volte in miliardi di anni. Eravamo procarioti autotrofi che senza corpo danzavano nelle profondità di un oceano nero, nerissimo. Abbiamo visto le nostre cellule moltiplicarsi, abbiamo cominciato a respirare. Siamo diventati artropodi, vertebrati, abbiamo conquistato la terraferma attraverso una sconfinata serie di radiazioni adattative. Siamo stati plesiosauri e foglie d’erba, vento forsennato e bollenti raggi di sole; abbiamo attraversato ere geologiche e ci siamo estinti e siamo risorti continuamente. Siamo diventanti i padroni del pianeta come mammiferi. Siamo diventati fiori, piante, forme sempre più complesse di organizzazione biologica, abbiamo cominciato a volare, siamo stati in cima agli alberi più alti, scalato le montagne, ascoltato il frastuono dei vulcani che eruttavano. Siamo stati animali frugivoro-insettivori, abbiamo visto mutare il nostro corpo, abbiamo preso ogni cosa, siamo diventati ogni cosa, siamo diventati tupaie, dermotteri, euarconti, primati. Abbiamo modificato l’ambiente e lo abbiamo reso vivo e vissuto, perché noi siamo vita. Abbiamo cominciato a cercare e a cercarci, a diventare e a diventarci. Abbiamo guardato sotto i sassi e non abbiamo trovato niente: è il progresso. Ci siamo guardati per la prima volta in un riflesso su uno specchio d’acqua. Ci siamo riconosciuti, ci siamo innamorati, siamo morti. Dove andremo dopo? Guarda che bel dipinto. Ci siamo alzati in piedi, abbiamo organizzato i suoni in linguaggio, la nostra massa cerebrale ha aumentato sempre più il proprio volume, abbiamo divorato carcasse putrescenti, abbiamo ucciso e sterminato, alla luce di un fuoco abbiamo alzato la testa e osservato il cielo. Abbiamo dato un nome a tutte le cose, abbiamo inventato dio. Abbiamo viaggiato in ogni direzione, siamo il legno e la pietra scheggiata, il ferro, il cadmio, la plastica, l’elettricità. Abbiamo varcato confini, siamo stati sulla luna a ubriacarci al chiaro di Terra. Siamo noi la singolarità. E abbiamo paura del buio e della luce, siamo divinità in cerca di cieli da abitare. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Siamo giunti ovunque e coviamo dentro il timore di non esistere. Abbiamo fede, abbiamo graffi sulla faccia, sogni a forma di incubo. Siamo lo spazio e siamo il tempo, siamo questa pioggia che continua a cadere e siamo il gatto e siamo il tetto. Il mistero che ci abita si espande più velocemente del mistero che abitiamo. Le organizzazioni sociali, le forme dell’equilibrio, la scrittura, le guerre, lo stato di diritto, la moneta, le panchine su cui sedersi e aspettare l’alba, i divani, le villette a schiera, il motore, i campi sterminati di lavanda, la musica che invade l’aria, l’inestinguibile e selvaggio battito di tamburi nella giungla, i libri, il sistema feudale, le scatole di pastelli da quarantotto, il fuoco, i fonemi, gli schiaffi, il processo di ominazione, le arti, gli shuttle, i quadrati costruiti sulle ipotenuse, le invenzioni, gli album di fotografie, la ruota, i social network, le caverne, le carezze, gli occhiali, le teorie per spiegare il mondo, le confessioni tra le lacrime, i disegni dell’infanzia, i bruchi che si innamorano, l’acqua, le cosmogonie, il concetto di infinito e quello di nulla, le parole, i glifi, i demoni, le mode, le divisioni, i baci, le mani che impugnano coltelli, i dubbi e le certezze, le convinzioni profonde e le incertezze ataviche, il fatto che siamo qui, il caso e la necessità, le rovine, il futuro, le scelte – mentre una vecchia sequoia racconta agli uccelli che si fermano sui suoi rami del suo antico amore perduto. E io e te e tutte le vite per tutta la vita. E allora ti lascio andare. E allora mi lasci andare. Perché ti amo. Perché mi ami. Ci abbracciamo fortissimo prima di dirci addio. E torniamo alle nostre vite che chissà, forse, un giorno, un secolo, una pioggia, un amore così. E a differenza di ogni cosa, noi non finiremo mai.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsyU_zV8liUb7zYkOixJbRONAh0Lm729gETHz_cVOmfuXgMcTMzphcu0-di4zwNSMrMK2RYXu5IlFXLWd7oxMmOPlIgIF8Vm4yH5fOzuU0Mw2U1bNyTSZt7HuKUwKVIb7cct1Osz01Xk0VXKUClyqDSYphfDtg4-_5yaKqTG_Ur3W_CEvoT_pxGiTxBDeH/s800/GFRRGf2aEAAivWl.jpg" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="437" data-original-width="800" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsyU_zV8liUb7zYkOixJbRONAh0Lm729gETHz_cVOmfuXgMcTMzphcu0-di4zwNSMrMK2RYXu5IlFXLWd7oxMmOPlIgIF8Vm4yH5fOzuU0Mw2U1bNyTSZt7HuKUwKVIb7cct1Osz01Xk0VXKUClyqDSYphfDtg4-_5yaKqTG_Ur3W_CEvoT_pxGiTxBDeH/w400-h219/GFRRGf2aEAAivWl.jpg" width="400" /></a></div><br /></div></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-76376665284863561782024-02-12T17:18:00.002+01:002024-02-12T17:18:57.830+01:00Recensione: "The Holdovers - Lezioni di vita" - Cinema 2024<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl0UsHUwNj1-K8GOss8pVg9zvLJltBGpv6WZErS66wMEQM9D4XCnH8qooyDFzK1ccYDNlSN7DIgm5OkmvCh4NRBsWdiAH60Eg90XuNga1fhoDlUj3ODpKcRJu4qZkxlBEdFQbLuC3JGgtup350eONLMlDWBd-fR7lsxh6f7FL8yxCYvwynzyEqyOFMqPOL/s1634/The-Holdovers-Banner-Movie-poster--e1697460914323.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="918" data-original-width="1634" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl0UsHUwNj1-K8GOss8pVg9zvLJltBGpv6WZErS66wMEQM9D4XCnH8qooyDFzK1ccYDNlSN7DIgm5OkmvCh4NRBsWdiAH60Eg90XuNga1fhoDlUj3ODpKcRJu4qZkxlBEdFQbLuC3JGgtup350eONLMlDWBd-fR7lsxh6f7FL8yxCYvwynzyEqyOFMqPOL/w449-h253/The-Holdovers-Banner-Movie-poster--e1697460914323.jpg" width="449" /></a></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>L'ultimo film di Payne è, come spesso accade, una coccola.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Lui è uno di quei registi, come ad esempio Dolan e P.T.Anderson, che ci dà sempre l'idea di amare i suoi personaggi e, di conseguenza, farli amare a noi, anche quando sono spigolosi e con molti lati fastidiosi.<br />Un burbero professore, un giovane allievo triste e ribelle e una cuoca che ha da poco perso il figlio in guerra sono costretti a passare due settimane da soli (le vacanze di Natale) nell'enorme istituto dove insegnano, studiano e cucinano (a seconda dei ruoli).<br />Tre diverse solitudini, tre diversi dolori che, piano piano, si avvicineranno e colmeranno a vicenda.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Un film divertente, dolce, anche amaro a volte e che restituisce un Giamatti incredibile, da pelle d'oca.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Siccome sono uno stronzo mi ritrovo a scrivere questo film a quasi 10 giorni dalla visione.<br />So che questa "scusa" la scrivo sempre più spesso ma penso sia importante dirlo.<br />Anche perchè scrivere così tardi ha anche i suoi lati "interessanti" (magari non per il lettore, ma per me), ovvero vedere i film con più distacco e capire cosa ti è restato.<br />Credo che una recensione scritta il giorno dopo o una dieci giorni dopo, in alcuni film e in alcuni casi, possano essere molto differenti tra loro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />E' buffo, in questo senso, che io parli di cosa mi è restato di The Holdovers in un film che nel titolo proprio questo significa, ovvero qualcosa che resta, qualcuno che resta, un retaggio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Insomma, questa mia recensione è, in qualche modo, l'holdover di The Holdovers.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Mi sono quasi impaurito nel rendermi conto che ho dimenticato già tanto, cosa che mi infastidisce perchè mi dà la brutta sensazione che il film magari non fosse così bello.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In realtà credo ci sia una spiegazione molto più oggettiva e tecnica.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ovvero che ci sono alcuni film talmente tanto parlati, talmente tanto basati nella sceneggiatura nei dialoghi che poi li perdi presto e facile.<br />Troppe parole, troppi scambi tra i protagonisti, troppe cose.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' molto più facile, secondo me, che nel tempo rimangano nella testa quei film con pochi elementi, specialmente quelli con pochi dialoghi, come se la nostra mente non dovesse fare il doppio lavoro di ricordare sia immagini che testi.<br />E The Holdovers è l'opposto, è un film di parole, tantissime parole, che riserva le sue più grandi emozioni nei dialoghi e nelle interazioni dei personaggi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè racconta di 3 persone rimaste sole in un college durante le vacanze natalizie, persone che appunto attraverso il parlarsi e il confidarsi si avvicineranno, si capiranno e cominceranno a volersi bene.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcyItH1-N_SVH-NgtcFzTz_4XQqzU_KQ7igvFM6RUJmmxkIPxMxiSM38EGcKJ4BeQkAy20XEArFaVvY5Fd_bXwwT91850dNsj09F97W77nt_LxwTUOqa4X9_MQV9g6yJFJs4jydjyBF33ROgnb6UdtBnHMhEc3jqK6sX6PSG8sjVPlbrJjjrr2PPKZoXJi/s2824/TheHoldovers.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1444" data-original-width="2824" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcyItH1-N_SVH-NgtcFzTz_4XQqzU_KQ7igvFM6RUJmmxkIPxMxiSM38EGcKJ4BeQkAy20XEArFaVvY5Fd_bXwwT91850dNsj09F97W77nt_LxwTUOqa4X9_MQV9g6yJFJs4jydjyBF33ROgnb6UdtBnHMhEc3jqK6sX6PSG8sjVPlbrJjjrr2PPKZoXJi/w400-h205/TheHoldovers.png" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">I film di Payne sono sempre delle coccole, anche quando - e lo fanno quasi sempre - raccontano di vite piene di cicatrici e dolore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Payne è uno di quei registi (penso anche a Dolan e P.T.Anderson) che mi danno la stupenda sensazione di amare i propri personaggi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Anche quando sono personaggi spigolosi, ambigui, non amabili, Payne li dirige amandoli e, di conseguenza, li fa amare a noi.<br />E' uno di quei registi "retorici" ma di una retorica sana, sotto le righe, non ricattatoria.<br />Semplicemente uno di quelli che vuole dirci che ogni persona al mondo, e di conseguenza ogni personaggio, ha delle cose belle dentro da scoprire, ha un punto di vista con cui lo possiamo vedere per emozionarci.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Inutile non ammettere che The Holdovers si regge quasi del tutto sul personaggio di Giamatti e - le due cose non sempre combaciano sul cinema - su Giamatti stesso, autore di una prova mostruosa che riconcilia con l'arte attoriale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il suo è un professore vecchio stile, pochissimo incline alla leggerezza e completamente assorbito, quasi disumanizzato, per l'amore della Storia, Storia che fa capolino - sotto forma di citazioni - in quasi tutte le sue frasi e che lui sembra prendere ad esempio per ogni aspetto della sua vita.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questa sua prigione di cultura, come detto, lo "disumanizza", nel senso che lo anestetizza dalle emozioni, lo rende distaccato, formale, accademico, in ogni cosa che fa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eppure, e lo capiremo durante l'arco delle due ore e passa del film, nel suo passato c'è anche "vita" vera, furore, gioie, amori, sogni e disillusioni.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il ragazzo che fu, forse perchè sconfitto dalla vita e ormai disilluso, ha preferito trasformarsi in un "ruolo", quello del professore integerrimo completamente dedicato alla sua materia e con rapporti umani ormai limitati a quelli con uomini defunti da secoli, greci e latini soprattutto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il suo legame per gli altri è quindi una specie di paradosso temporale in cui lui dialoga solo e soltanto con esseri umani di civiltà antiche.<br />Eppure ora, restando da solo con il giovane Angus e la madre piena di dolore Mary, il professor Paul Hunham è "costretto" a interfacciarsi di nuovo con la vita reale, con persone reali, con cui deve convivere, a cui deve insegnare cose, dalle quali impara cose e grazie alle quali "ritorna" sempre di più a quello che era, un uomo ancora capace di emozionarsi, velatamente innamorarsi, arrabbiarsi, fare cose che riguardano la vita e non la sua materia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E scopre così anche di essere uomo che può diventare guida, specie per quel giovane apparentemente così stronzo e ribelle che è Angus.<br />Angus che, invece, è adolescente con alle spalle e intorno a sè una tragedia continua, con quel padre buono che un certo giorno ha cominciato ad andarsene di testa e con quella madre incapace di capire il dramma e la solitudine del figlio, persa più che altro nel vivere la sua nuova relazione.<br />Un ragazzo senza più alcun amore e affetto intorno, con un viso al tempo stesso dolcissimo e "cattivo", perchè la dolcezza e la cattiveria, la rabbia, sono le due cose che adesso convivono in lui.<br />C'è poi Mary, madre che da pochissimo ha perso il suo unico figlio, anch'esso ex studente di quel college, morto militare in Vietnam.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' molto bello come si ritrovino quindi da soli tre personaggi con 3 diversi dolori addosso, uno quello del fallimento e di una vita non vissuta, uno quello rabbioso del disamore e della paura del futuro e una quello della perdita della cosa più importante della sua vita, il figlio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Giocando con le parole sono tre solitudini rimaste sole nella solitudine di un edificio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eppure non c'è scambio più grande e più vero di quello che avviene, appunto, tra solitudini diverse, perchè c'è quella sensazione di "parità" e di reciproco aiuto, come se ogni solitudine riesca a mettere dei mattoncini nel muro di dolore dell'altra solitudine e, al tempo stesso, ricevere mattoncini diversi da lei.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcdX5htpavJxg6JYuPU6EnlQgATBoirCq3WmFz_9vOmfIFxDCSzpamFWldo1mExfPMniQJ9x8uyZXzhv3cRyBzijwo0RjOnTqPL8Sk5yL8AY7aupN2pRvZ9TVyl_kqAW11rkD8aqeAdMNUSBxBFAQTLgxdQ9hXN3JFLEba8hgS7igOcfQViyw3gAgpsoeY/s640/image.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcdX5htpavJxg6JYuPU6EnlQgATBoirCq3WmFz_9vOmfIFxDCSzpamFWldo1mExfPMniQJ9x8uyZXzhv3cRyBzijwo0RjOnTqPL8Sk5yL8AY7aupN2pRvZ9TVyl_kqAW11rkD8aqeAdMNUSBxBFAQTLgxdQ9hXN3JFLEba8hgS7igOcfQViyw3gAgpsoeY/w400-h266/image.png" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E così queste tre persone, tra momenti difficili, altri divertentissimi ed altri emozionanti, passano del tempo insieme, senza mai gesti eclatanti (è bellissimo che dopo tutto quel tempo insieme Paul e Angus mantengano comunque un certo "distacco" e reciproco rispetto dei propri ruoli, vedi anche il bellissimo e commovente saluto finale) ma semplicemente vivendo cose piccole uno insieme all'altro e dovendo giocoforza contare ognuno sugli altri due.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ne nasce così un film molto sotto le righe, in cui niente viene mai urlato, un film dolce e malinconico che mischia continuamente l'idea di crepuscoli e albe esistenziali (ogni personaggio al tempo stesso sembra scivolare sempre più in basso ma per ognuno c'è la sensazione di una nuova vita davanti che sarà migliore di questa di adesso).<br />Forse non ho percepito quell'aura di cult che, ad esempio, avevo avuto con Sideways e Nebraska, ma è ancora presto per dirlo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Credo sia uno di quei film (come quello che ho visto l'altro ieri al cinema, spero di parlarne) che fanno davvero bene, che vanno visti, che non hanno niente di indimenticabile ma ti lasciano sensazioni addosso bellissime.<br />La regia di Payne è quasi invisibile, dopo una settimana non ricordo quasi nemmeno una grande immagine, un grande movimento di macchina, una scena montata in modo formidabile, niente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quello che contano sono i personaggi e quello che vivono.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E ti resta dentro quel ragazzo morto in Vietnam che fa "Lamb" di cognome (credo assolutamente voluto), gli aneddoti storici di Paul, a volte super interessanti a livello culturale ed altre volte, vista la situazione in cui li declama, spassosissimi (tipo quello del Rubicone), e resta Angus che rimane da solo, unico giovane, e vaga di notte tra le stanze e il suo dolore, o quando se ne scappa a suonare il pianoforte, o quando, finalmente, riesce a passare del tempo con una sua coetanea, scambiandosi quel bacio forse senza senso, quasi sicuramente senza un domani, ma al momento così necessario e bello, e resta quella scena minima in cui Paul si accorge di prendere le stesse pillole di Angus, due persone così diverse ma che in quel momento capiscono di avere dolori e demoni simili, o la bellissima scena del dolce flambè che loro, in modo ribelle, riescono ugualmente a creare ma che, da perfetti e dolcissimi losers, fanno cadere a terra.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E resta il viaggio in auto, perchè Payne non è Payne se i suoi personaggi non si mettono in macchina e fanno un lungo viaggio, forse il suo marchio di fabbrica.<br />E il momento di orgoglio personale di Paul, coadiuvato da Angus, con quelle bugie all'ex collega, scena minima ma emblematica di qualcosa che, grazie anche ad Angus, sta tornando "dentro" Paul, come una specie di fuoco per cui si è rotto le palle di essere il professorino brutto, scontroso e con l'occhio sbilenco cui tutti odiano o perculano.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E questo si vedrà specie nel saluto finale al Preside, così liberatorio e scurrile da alzarsi in piedi ed andare ad abbracciarlo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E resta Mary che piange di dolore in una cucina altrui, e resta un alberello di natale orribile ma più bello del più bello degli alberi di Natale, e resta un regalo multiplo uguale per tutti e un petardo che scoppia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">O lei che prende dolcemente la mano di Angus mentre aspettano di sapere il destino del ragazzo.<br />Ragazzo che non vuole finire in Accademia Militare, lì dove ha perso la vita lo stesso figlio di Mary.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E, soprattutto, resta lo straziante incontro tra un ragazzo e un padre che, ormai, c'è e non c'è.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un incontro rubato, reso possibile soltanto da una situazione ancora più brutta di quella consueta, l'essere ancora più soli.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">"E' questo l'occhio buono Angus"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">dice il professor Paul</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">forse il regalo più bello che quel professore possa fare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè per tutto il resto del mondo esistono entrambi gli occhi di Paul, uno dritto e uno sbilenco.<br />Anzi, sono proprio quegli occhi a renderlo ridicolo e forse a farlo odiare ancora di più.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma Angus è diverso, Angus merita di sapere quale sia l'occhio da guardare, Angus merita di guardarmi dritto negli occhi, in fondo all'anima.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè è forse l'unico che quell'anima l'ha conosciuta davvero.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg17Jdm-A1eK9x8QtAafL_yeS-dUvbsRZQzqhMxFeS_jsm6Q3hERgBE9mJ5JFqF0V9OuZlI8_sUI_7z3EujMedQ332ZXdfO8iQNCDot79EOllbgRVrwgfkgpBSKGgTCwEfk4dJEgoi-_HKvA2g7MrztRBSPxpbP9IALwq39bQsKPhENNj6RB2Dc2jtRPstn/s1833/The-Holdovers-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1031" data-original-width="1833" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg17Jdm-A1eK9x8QtAafL_yeS-dUvbsRZQzqhMxFeS_jsm6Q3hERgBE9mJ5JFqF0V9OuZlI8_sUI_7z3EujMedQ332ZXdfO8iQNCDot79EOllbgRVrwgfkgpBSKGgTCwEfk4dJEgoi-_HKvA2g7MrztRBSPxpbP9IALwq39bQsKPhENNj6RB2Dc2jtRPstn/w400-h225/The-Holdovers-1.jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-2201823962212851622024-02-05T15:09:00.023+01:002024-02-07T16:10:25.546+01:00"C'è ancora domani"/"Licorice Pizza" - A luci accese (divagazioni illuminate) - 5 - di Nicola C.<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc2OSXoYDeR-nT3l-2RlGS7xs36YWyQ1FOjtJ41bdh41uOC5ptVHrRbHbz65tZN3H8bfamiR9suAgP5wGDWXLWuw6hLi7DTYA1rKfSf2ZTkZ8pkU_FzbohVGpyBiAJNg39wMGel-_JqT9zvWce5BdL_I-VwtSfmep-Z7PU5aDNn8Iy0TVFmVB8oAYK_nF5/s1200/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="986" data-original-width="1200" height="329" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc2OSXoYDeR-nT3l-2RlGS7xs36YWyQ1FOjtJ41bdh41uOC5ptVHrRbHbz65tZN3H8bfamiR9suAgP5wGDWXLWuw6hLi7DTYA1rKfSf2ZTkZ8pkU_FzbohVGpyBiAJNg39wMGel-_JqT9zvWce5BdL_I-VwtSfmep-Z7PU5aDNn8Iy0TVFmVB8oAYK_nF5/w400-h329/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Dopo tantissimo tempo (al solito per colpa mia) torna anche la rubrica dell'amico Nicola, arrivata al quinto appuntamento.<br />Nicola, con la sua solita acutezza e capacità di analisi dei dettagli, ci parla stavolta di due film.<br />Il primo è il caso dell'anno, "C'è ancora domani" (che, se non sbaglio, diventa il primo film in 15 anni di blog di cui non ho parlato io ma ben DUE persone "esterne" - l'altra è stata Angela pochi mesi fa- ).<br />Vi invito a leggere perchè le considerazioni di Nicola, conoscendolo, saranno sicuramente molto personali e "forti".<br /> Il secondo Licorice Pizza, tornato abbastanza in auge per le due prime serate che i canali Rai gli hanno dedicato questi giorni.<br />Vi lascio a Nicola, certissimo di quanto i pezzi siano interessanti</b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div style="font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><b style="outline: none;"><span style="background-color: #fff2cc; color: red; font-size: large;">N° 10 C’ E’ ANCORA DOMANI – …PER LE LOTTE DI IERI.</span></b></div><div><b style="outline: none;"><br /></b></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> <span face="Helvetica, Arial, sans-serif" style="color: #1d2228;">Mi sono già imbattuto nella questione femminile parlando di Men,</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">pur mantenendo allora toni leggeri e rimanendo piuttosto sobrio sul senso del film.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Ma qui non posso evitare di entrare nel merito di alcuni aspetti su cui è sollecitata la riflessione, </span><span style="background-color: #fff2cc;">perché questo è un ottimo film e avrei voluto davvero apprezzarlo fino in fondo, </span><span style="background-color: #fff2cc;">fino a farne quasi un manifesto nel suo magnifico pontificare tra passato e attualità, </span><span style="background-color: #fff2cc;">tra origine della questione (relativamente alla storia repubblicana) ed epilogo ai nostri giorni.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Per tutto il tempo mi ha sorpreso un entusiasmo quasi gioioso </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">per trovarmi di fronte a un piccolo gioiello che istintivamente ho accostato </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">a Una giornata particolare di Scola; </span><span style="background-color: #fff2cc;">d’accordo, il film di Scola è un capolavoro che viaggia ad altre latitudini, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ma il fatto che questo me lo abbia portato alla mente per me è indicativo.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">L’evocazione del presente viaggiando ad arte nel passato è un’operazione riuscita alla perfezione, </span><span style="background-color: #fff2cc;">con tutti gli strumenti che il Cinema mette a disposizione, </span><span style="background-color: #fff2cc;">maneggiati con consapevole cura e profondità. </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Vero è che poi la scrittura vacilla in qualche occasione, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">una su tutte il soldato americano che fa saltare un Bar (in stile Pizza Connection) </span><span style="background-color: #fff2cc;">solo perché una donna incrociata per strada</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">(per cui nutre una pur affettuosa compassione per intuirne il vissuto) glie lo chiede; </span><span style="background-color: #fff2cc;">ecco, penso che una cosa del genere vada ben oltre l’inverosimile, </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">ed è "grave" perché nella narrazione </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">rappresenta uno degli snodi cruciali che portano all’epilogo.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ma vabbè, di fronte alla bellezza dell’opera nel suo complesso </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">sarei disposto a passare anche sopra a questo, </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che al massimo gli conferisce un tocco un po' surreale. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E proprio quando ero così soddisfatto per aver assistito a queste due ore </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">di cinema bello, potente nei contenuti senza mai perdere la leggerezza </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">con cui ci accompagna in ogni singola piega, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">ecco che mi imbatto incredulo nel finale. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Un finale che a mio avviso disinnesca tutto o gran parte quanto di buono </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">costruito fino a un momento prima. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Non ci voglio credere fino ai titoli di coda, ma devo proprio farmene una ragione.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Si è passati dalla rabbia che brucia sotto la pelle di quei segni </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">che invocano un riscatto necessario e definitivo, </span><span style="background-color: #fff2cc;">alla lezione di Educazione civica,</span><span style="background-color: #fff2cc;">così… senza che neanche la campanella ce lo annunci.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Di punto in bianco siamo semplicemente ridotti agli edificanti gesti </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">con cui la società del diritto ci promuove a cittadini, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">più di ciò che percepiamo di noi stessi, di chi ci è accanto,</span><span style="background-color: #fff2cc;">dell’odio e amore che respiriamo ogni giorno.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Insomma, i diritti della cittadinanza ci realizzano come esseri umani </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">anche quando non ce ne viene riconosciuta la dignità </span><span style="background-color: #fff2cc;">nel profondo della cultura dominante e delle relazioni che ci tengono al mondo. <br /><br /></span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">“Voto quindi esisto”<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">è il corollario rassicurante della dignità femminile celebrato nell’ atto conclusivo del film.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ebbè, uno ci rimane male.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Ma per la banale ed evidente constatazione </span><span style="background-color: #fff2cc;">che quel diritto poco o niente ha cambiato nella parabola </span><span style="background-color: #fff2cc;">dell’emancipazione femminile in sé </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(che è il tema) </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">se le cose oggi stanno come stanno e cioè male</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(che è pure il messaggio del film).</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br style="outline: none;" /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6CilAmcDrHP9njKjifRQ49uO9AS3nGKXzKa_FkkYj0NEMgrKUi-Uw9_VBC8e-j3UkwXYEWEXu2MPNiPEZtdzOlkoTCIC0E2ZWo4N5mFIuNEf3kvDedzNxi6PwuwPfCGC_v2qfu9c-iCZEQt7QpOnDejT_PJfSq8W2ro2o_9pHW6zpswd3IQFbT_pxxaM6/s400/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="400" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6CilAmcDrHP9njKjifRQ49uO9AS3nGKXzKa_FkkYj0NEMgrKUi-Uw9_VBC8e-j3UkwXYEWEXu2MPNiPEZtdzOlkoTCIC0E2ZWo4N5mFIuNEf3kvDedzNxi6PwuwPfCGC_v2qfu9c-iCZEQt7QpOnDejT_PJfSq8W2ro2o_9pHW6zpswd3IQFbT_pxxaM6/w400-h225/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" width="400" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Il voto femminile fu ovviamente un traguardo doveroso e tardivo già allora,</span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">che tutti abbiamo <span style="outline: none;"><span style="color: black; outline: none;">felicemente </span></span>salutato e che sarebbe inevitabilmente arrivato </span><span style="background-color: #fff2cc;">in un’Italia comunque democratica, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ma il problema è farne una bandiera di svolta femminista</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(per chi ha nostalgia di quest’espressione).</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ebbe sì un valore epocale, ma è pur evidente che non vi fu dato seguito </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(il che getta qualche ombra pure sulla genuinità di quel gesto </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">da parte di molti che finirono per concederlo).<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Il parlamento che riconobbe il voto alle donne è lo stesso che da allora </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">ha continuato a essere composto prevalentemente da uomini, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che ha perpetrato la stessa pigrizia sul diritto all’eguaglianza </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">e ha promulgato solo alcuni anni fa la Legge 40, </span><span style="background-color: #fff2cc;">violando deliberatamente salute e corpo della donna nella procreazione assistita </span><span style="background-color: #fff2cc;">(il tema più propriamente e profondamente femminile di tutti) </span><span style="background-color: #fff2cc;">sotto dettatura dei vescovi italiani </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">(l’ala più oscurantista e reazionaria della Chiesa che fece il bello e cattivo tempo </span><span style="background-color: #fff2cc;">in combutta con il parlamento approfittando della malattia di Giovanni Paolo II); </span><span style="background-color: #fff2cc;">peraltro le donne (o meglio la maggioranza di esse) stettero in silenzio e a casa </span><span style="background-color: #fff2cc;">nell’appuntamento storico con il referendum abrogativo, </span><span style="background-color: #fff2cc;">pur potendosi avvalere del famigerato diritto di voto, rimanendo al tema.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Se vogliamo, anche quell’astensione fu espressione di cittadinanza,<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">il diritto a una democratica abdicazione civile.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ci pensò infine la magistratura a smontare quel mostro legislativo per la sua evidente incostituzionalità.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Sì, perché il fatto che evidentemente sfugge è che i diritti negati </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">si conquistano sempre con la lotta (anche civile, non violenta) </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">dimostrando di essere più forti di chi quel diritto nega,<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">traendo forza delle proprie ragioni e dalla loro condivisione </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">al punto da farle valere su tutto e tutti </span><span style="background-color: #fff2cc;">da una posizione di sostanziale sottomissione o emarginazione.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Si tratta di istanze che appartengono ai singoli individui </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che uno ad uno finiscono per essere moltitudine, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">rivendicando la propria esistenza quando è negata. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E la Storia sa essere crudele nell’imporne il prezzo, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">è fatta da esseri umani e riflette sempre ciò che essi sono.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Va subito detto che il diritto di voto non fu conquistato dalle donne ma concesso (dagli uomini); </span><span style="background-color: #fff2cc;">e fu concesso nell’ambito più ampio della necessità di traghettare il paese </span><span style="background-color: #fff2cc;">con sufficiente credibilità dal passato fascista all’alveo delle democrazie in orbita atlantica, </span><span style="background-color: #fff2cc;">in un paese che non poteva essere governato da altri </span><span style="background-color: #fff2cc;">che coloro che lo governarono per i successivi quarant’anni</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(fino alla caduta del muro).<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"> Certo, furono concessi certi margini di manovra al livello del suffragio locale o referendario, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ma il voto politico in sé (degli uomini quanto delle donne) </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">non era previsto ne cambiasse la storia, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che rimaneva quella decisa nelle stanze della diplomazia post bellica </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">con le buone o con le cattive</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(chiedere alla Grecia dei Colonnelli, mentre qui organizzazioni </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">come Gladio vigilavano sullo status quo).<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">La stessa democrazia non fu dunque una conquista per il Paese </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(anche se spesso la si celebra come tale), </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">ma una condizione imposta agli sconfitti dai vincitori.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Prima di allora gli italiani avevano scelto il fascismo ed ebbero le idee molto chiare su questo.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E la società di cui ci parla il film è ancora quella, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">la sua anima profonda non cambiò in una notte per la firma di qualche trattato. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">C’è tutta la differenza possibile tra un diritto calato dall’alto </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">e uno che incarna la memoria del doloroso prezzo di una conquista, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">sarà per questo che la democrazia italiana non si è mai davvero compiuta </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">e l’uomo forte e carismatico rimane suggestione sempre appetita dalle masse, </span><span style="background-color: #fff2cc;">è storia persino recente.</span></span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Se dobbiamo evocare l'Educazione civica o la Storia allora usiamo i riferimenti giusti, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">almeno per aprire gli occhi su chi siamo davvero, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">se proprio si pensa di voler cambiare qualcosa.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Invece ho visto assurgere senza alcun indugio il voto politico a chiave di volta del riscatto femminile,</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">quel punto a partire dal quale la Storia volta pagina </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">e apre tutte quelle possibilità precluse fino a un istante prima </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">perché le cose vadano finalmente a posto.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E tiriamo tutti un sospiro di sollievo.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Peccato che le cose a posto poi non ci siano mai andate.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ecco, confondere la retorica delle narrazioni con la memoria storica </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">spiega ad esempio perché, da quel momento,</span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">proprio le donne siano ancora tanto discriminate, </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">quando non abbandonate a se stesse persino dinnanzi alla violenza </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">pur essendo cittadine con tutti i crismi in una società – quella italiana – </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che dietro un dedalo di mantra politicamente corretti </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">perpetua ostinatamente - al modo dei nostri tempi - il passato denunciato dalla Cortellesi.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Non saper leggere la Storia è cosa assolutamente perdonabile, ognuno ha le proprie attitudini, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ma non farlo col “senno del poi” per ciò che ci riguarda in prima persona è grave, </span><span style="background-color: #fff2cc;">denota un’infatuazione ideologica che altera proprio la percezione della realtà </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">e quindi preclude al suo cambiamento.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">E la realtà oggi non ci piace, segno che i presupposti su cui è costruita non sono quelli che vorremmo </span><span style="background-color: #fff2cc;">o comunque sono ampiamente insufficienti a renderla migliore.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Comunque, per chiarezza, non disconosco il valore della “cittadinanza”, </span><span style="background-color: #fff2cc;">che è anzi la cifra antropologica occidentale che custodisce il valore soggettivo della nostra esistenza</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">entro la consapevolezza dell’oggettività di un diritto comune.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ma poi bisogna vedere quale ruolo è chiamata a interpretare questa cittadinanza </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">se costruita su un rito politico collettivo che ci rassicura negandoci.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Per cambiare la storia (o almeno provarci) è sempre necessario uno sguardo </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che colga coraggiosamente la cruda umanità delle cose </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">su cui restare “vedenti” prima che sognanti,<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">tanto sul piano collettivo quanto su quello della storia di ognuno.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br style="outline: none;" /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi34dQ5CbWaRQh1fBdURHcHnw7UqiWMcdaQV-P4O5OUxZXDNTIBlqjXbbE6l5dI6hy7NQwHRIrXTky920YLclsHORMdacDKDAV-WMkujWTSs83pUY2txqUV81ZHPmMlHK9w7JX7NNDRr0xx0khwJARBmQboG3Jh9AKFKe-07mWe53cgVEdLKc6dajuYkvh-/s1300/marcella-ce-ancora-domani-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="730" data-original-width="1300" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi34dQ5CbWaRQh1fBdURHcHnw7UqiWMcdaQV-P4O5OUxZXDNTIBlqjXbbE6l5dI6hy7NQwHRIrXTky920YLclsHORMdacDKDAV-WMkujWTSs83pUY2txqUV81ZHPmMlHK9w7JX7NNDRr0xx0khwJARBmQboG3Jh9AKFKe-07mWe53cgVEdLKc6dajuYkvh-/w400-h225/marcella-ce-ancora-domani-1.jpg" width="400" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> Nel mondo attorno a Delia l’amore e il rispetto sono in coloro </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che vivono oltre il senso comune che tutto appiattisce </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">rendendo orrendamente normali piccole e grandi brutalità;</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">e ci sono sempre i segni con cui capire se lo sguardo e i gesti di chi abbiamo di fronte </span><span style="background-color: #fff2cc;">siano amorevoli o cerchino la nostra umiliazione.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E non è certo il ruolo di cittadini a venirci incontro se vogliamo ignorare questa differenza.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Delia ha imparato a sue spese a riconoscerla.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Sequenza magistrale di Cinema quella in cui al suo sguardo si svela il ragazzo già </span><span style="background-color: #fff2cc;">non più scanzonato, con l’onore di uomo che ne solletica l’orgoglio e le mani </span><span style="background-color: #fff2cc;">nei gesti divenuti ormai latenti minacce sul volto di sua figlia.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Destini già segnati, altrettante declinazioni della cittadinanza </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">già scritte e approvate dalla Storia.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">L’eroismo di Delia è non abdicare all’inconfessabile rassegnazione </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">insegnata e pretesa dal Passato:<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">per la figlia di Delia c’è ancora domani<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">solo se ne capirà l’unica lezione possibile.</span><br style="outline: none;" /></span></div><p class="yiv0140605803ydpa0d63e2yiv6929339215ydpc2603fd7yiv9716576101ydp17e87036MsoNormal" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; outline: none;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></b></p><div style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; outline: none;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: medium;">N° 11 LICORICE PIZZA – LA LUCE PROPRIA DEI SOGNI</span></b></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; outline: none;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpueJmBUOBA-l0mi5K5uF7HA1V7z5IkBHEPYFaD2GUKmYtocv-tSY4CHU2g5lbaYNMvpWeE-LVKqM_beZcfVsdUzXUjkhOpGpsQkcU-aRg_2AW0vfnqMLqOAEeQ7hH9cl3Wyrk7EGcmFQE7WhTUH-6SUSzaalxwoHt5gGq6CKfyO595nPRO112sTm_PYrl/s1737/yannick1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="1737" data-original-width="1080" height="445" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpueJmBUOBA-l0mi5K5uF7HA1V7z5IkBHEPYFaD2GUKmYtocv-tSY4CHU2g5lbaYNMvpWeE-LVKqM_beZcfVsdUzXUjkhOpGpsQkcU-aRg_2AW0vfnqMLqOAEeQ7hH9cl3Wyrk7EGcmFQE7WhTUH-6SUSzaalxwoHt5gGq6CKfyO595nPRO112sTm_PYrl/w277-h445/yannick1.webp" width="277" /></span></a></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div dir="" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span face="Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-attachment: initial; background-image: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; outline: none;"> </span><span style="font-family: inherit;">Per me è impossibile non voler bene a questo film, </span></span><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit;">anche per la curiosa circostanza di essermi casualmente capitato di vederlo cominciando dalla metà, </span></span><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">per poi (successivamente) riprenderlo dall’inizio (e non era possibile resistere!). </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ho rivissuto quando da ragazzino - in un curioso déjà vu con i miei personali anni ’70 - </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">capitava che mi portassero al cinema all’intervallo, vedendo così i due tempi in ordine inverso. Impossibile (e inconcepibile) oggi: siamo dominati dalla linearità delle cose sin da piccoli </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(al punto da farne un’aspettativa, ma il mondo delle emozioni che restano non conosce linearità). </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Questa circostanza mi ha restituito la sensazione infantile di un’epoca mirabilmente evocata </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">per tutto il film, seppure a diverse latitudini, ma a quei tempi anche qui era un po’ tutto America. </span></div><div dir="ltr" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Quindi non è solo con spirito – diciamo così – analitico, ma anche con certa languida emozione dico che LP è già in se stesso ciò che vuole raccontare: un bellissimo inno alla purezza </span><span style="background-color: #fff2cc;">(Ah!… Lei recita talmente bene che sembra non farlo mai).</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">LP è implacabile nel ridimensionare il mondo autoreferenziale di tutto ciò che si presenta </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">come un punto d’arrivo: la vanagloria confezionata per relegare all’anonimato tutto all’infuori di sé. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Una sfilata di icone la cui infallibilità brilla soltanto negli ingenui occhi di chi le guarda.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Ma qui Anderson mostra che quella presunta grandezza, </span><span style="background-color: #fff2cc;">quella rassicurante spregiudicatezza di cui luccica il “mondo dei Grandi” non è mai esistita davvero </span><span style="background-color: #fff2cc;">e l’unico atto amabilmente spregiudicato è l’incanto di chi, di fronte a quel mondo, sogna. </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">E sogna perché non sa; </span><span style="background-color: #fff2cc;">sogna perché i sogni di cui traboccano i propri desideri potrebbero inondare qualunque cosa: </span><span style="background-color: #fff2cc;">salva quindi è l’innocenza (e noi nel poterla ammirare).</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Ai margini di quel "mondo giocattolo" Alana e Gary sono le uniche presenze reali che possono ammirare mondi dorati come scintillanti promesse solo grazie al fatto di non appartenervi, </span><span style="background-color: #fff2cc;">se non altro per “privilegio d’anagrafe”: </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;"><a name='more'></a></span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">quell’incanto inviolato della Storia come della vita, che si celebra quando </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">“si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre brillano di speranza </span><span style="background-color: #fff2cc;">e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione” </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(citando Conrad). </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Gary e Alana arrivano solo a sfiorare qualcosa che appare sempre fuori misura per loro </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">(lui una ragazza troppo grande, lei le icone di un immaginario sempre irraggiungibile) </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">e per questo non c’è mai una distanza che sia calcolabile per i propri slanci.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Sì, li vedremo sempre correre intenti a inseguire un altrove.</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br style="outline: none;" /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz59KoSy1qBKnUKAv94r0TdCWN-7XP-LKrTHsJ8WXNUwNE1zPPieb6Kz8jDl0B-4J16xkUQhsNu2pGU-Gu4kme9m35P44-52mgkDswPH3y8gzmliDMPaLyWTEactGa_ZgNhyZZ_ckS02wcD7PKX4gXdDIl6nHki7kpt02UH38KFbq6QLmUezWTs26hH9S4/s1024/092DB906-3F00-4B0E-8A2A-D9956D2FED93.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz59KoSy1qBKnUKAv94r0TdCWN-7XP-LKrTHsJ8WXNUwNE1zPPieb6Kz8jDl0B-4J16xkUQhsNu2pGU-Gu4kme9m35P44-52mgkDswPH3y8gzmliDMPaLyWTEactGa_ZgNhyZZ_ckS02wcD7PKX4gXdDIl6nHki7kpt02UH38KFbq6QLmUezWTs26hH9S4/w400-h266/092DB906-3F00-4B0E-8A2A-D9956D2FED93.jpeg" width="400" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div dir="" style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> Lei è una “ragazza bloccata e piena di valori invalidanti" </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">(citando il "Giuseppe pensiero") </span><span style="background-color: #fff2cc;">e la conseguenza non può che essere quella di erotizzare il loro opposto per antonomasia, </span><span style="background-color: #fff2cc;">gettandosi in esperienze di liberatoria emancipazione nella fretta di “crescere”: </span><span style="background-color: #fff2cc;">una stasi in apparente movimento da cui si esce solo cominciando a guardare </span><span style="background-color: #fff2cc;">il mondo con i propri occhi e Gary è la prima cosa gli si mostra ogni volta che lei lo fa: </span><span style="background-color: #fff2cc;">perché il suo sguardo </span><span style="outline: none;"><span style="color: black; outline: none;">di bambino</span></span><span style="background-color: #fff2cc;"> già adulto </span><span style="background-color: #fff2cc;">è stato definitivamente trafitto da quella smaliziata e letale purezza.</span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Gary per Alana è invece un’iperbole sempre a portata di mano, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ma appunto per questo troppo prossima per uno sguardo perso nell’ “altrove” distante delle ambizioni. La lascerà a un mondo di promesse immancabilmente tradite </span><span style="background-color: #fff2cc;">perché non hanno nulla da mantenere, </span><span style="background-color: #fff2cc;">mentre con rocambolesca genuinità fa dei suoi sogni la materia prima della vita: </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che lezione e con quanta adorabile generosità è impartita! </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">Come quando incapperà in Bradley, </span><span style="background-color: #fff2cc;">icona della tracotanza che alberga in ogni pretesa sontuosità, </span><span style="background-color: #fff2cc;">ostinandosi finalmente a sfatare il sogno americano per cavalcare i propri. <br /><br /></span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E poi la retromarcia (azione come significante puro!) </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">con cui Alana compie il suo (rav)vedersi per poi finalmente fermarsi </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">seduta a uno scalino per la prima volta dopo tanto “lanciarsi in avanti”. </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Una lezione di cinema anche questa, soprattutto per il contesto: </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;">perché non siamo in un film d’azione eppure rimane una pennellata violenta di colore </span><span style="background-color: #fff2cc;">che dà senso all’opera, o comunque senza quella il film non sarebbe lo stesso. </span></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">In LP nulla è eclatante ma ogni dettaglio costruisce un insieme </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che ha una potenza emotiva dirompente eppure sempre delicata. <br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Un film grande in cui tutto è piccolo </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">e la grandezza è solo il dettaglio che ogni volta sovrasta l’insieme, </span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">in quell’attimo che si chiama felicità e può essere solo offerto in dono,</span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">che altrimenti i desideri sono inutili.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E tutto è troppo ricolmo perché vi sia spazio per altre illusioni non altrettanto sublimi.<br style="outline: none;" /></span></div><div style="color: #1d2228; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0DG0e2Ercvr54QhFYrFEuCeBWU0ziItfVasbUqmPpYVMBP-lo9jlsPdhQTT1VRhmHXPaHVgdBTLUS2k1aZVG7iSjrUbECMbWRC38OCw-tEChYxRy9c7FtyhNVsSygvSPCe1HLAfOxwTx1APfyGl_HSxrwUCZ4FtZ0BGRqg8gmtFhTUUsqMADBNpW9TMxN/s768/yannick1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="431" data-original-width="768" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0DG0e2Ercvr54QhFYrFEuCeBWU0ziItfVasbUqmPpYVMBP-lo9jlsPdhQTT1VRhmHXPaHVgdBTLUS2k1aZVG7iSjrUbECMbWRC38OCw-tEChYxRy9c7FtyhNVsSygvSPCe1HLAfOxwTx1APfyGl_HSxrwUCZ4FtZ0BGRqg8gmtFhTUUsqMADBNpW9TMxN/w400-h225/yannick1.webp" width="400" /></span></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span><div style="color: #1d2228; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; outline: none; text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-65467783511217378762024-02-02T15:41:00.000+01:002024-02-02T15:41:04.665+01:00Recensione: "Yannick - La rivincita dello spettatore" - Cinema 2024<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpF_xkeatIzC9EH7_kG5_0rzTmxpZjsgeMVvakemig5iCDp_Aasg4WOujX1RvNJibIignLlqi_f5Pdi33IR7cF-kdWRH3EDgiPigK2PR96PxOdFjN0SYMh2tvpKhzRhzbeO1I-j8g3NlyxZt9oMBy7kvqhZwaFRZqhyphenhyphennPcKsfGkz24ca5D6Rvg4_XIy7cs/s1280/MV5BOWVmMzc0MTctMTYxOC00MTgxLWJmOGUtNDljYmIxM2E4NTdkXkEyXkFqcGdeQXVyMTY4MzYzNTg4._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="943" height="449" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpF_xkeatIzC9EH7_kG5_0rzTmxpZjsgeMVvakemig5iCDp_Aasg4WOujX1RvNJibIignLlqi_f5Pdi33IR7cF-kdWRH3EDgiPigK2PR96PxOdFjN0SYMh2tvpKhzRhzbeO1I-j8g3NlyxZt9oMBy7kvqhZwaFRZqhyphenhyphennPcKsfGkz24ca5D6Rvg4_XIy7cs/w331-h449/MV5BOWVmMzc0MTctMTYxOC00MTgxLWJmOGUtNDljYmIxM2E4NTdkXkEyXkFqcGdeQXVyMTY4MzYzNTg4._V1_.jpg" width="331" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Siamo a teatro.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Uno spettatore interrompe la commedia che si sta svolgendo sul palco perchè noiosissima, deprimente, e lui che si è ritagliato per una volta due ore di relax in una vita solitaria e triste questo non può accettarlo.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">Yannick - questo il nome dello spettatore - fa sul serio e tira fuori anche una pistola, costringendo tutti gli spettatori e gli attori ad aspettarlo mentre lui, sul palco, con un pc, scrive una nuova sceneggiatura.<br />Il geniale Dupieux tira fuori un altro film assurdo (anche se, paradossalmente, il meno assurdo suo), divertentissimo, satirico, caustico.<br />Si ride tanto in questo film cortissimo (un'ora!) con un personaggio principale che forse inizialmente risulta odioso ma poi, piano piano, svela la sua vera anima.<br />Forse Yannick è il contraltare leggero di Interruption, il film greco capolavoro che aveva un soggetto iniziale praticamente identico.<br />Eppure questo è anche il film di Dupieux più umano, quello dove il regista francese, in modo quasi nascosto ma potente, sa regalarci anche emozioni.<br />Il coma è una malattia.<br />E quella malattia è l'amore.<br />O, la mancanza di esso.</span></b><br /><br />Siamo a teatro.<br />Sul palco una commedia che vede protagonista una coppia con lui che ha scoperto il tradimento di lei e lei che non solo non può più nasconderlo ma, anzi, gioca talmente a carte scoperte che l'amante, un triste signore dell'aspetto impiegatizio, è lì in casa della coppia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il marito cornuto lo invita a mangiare con loro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La gente sulla platea, poca e generalmente annoiaticcia, ridacchia ogni tanto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ad un certo punto, però, si alza uno spettatore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Si chiama Yannick, dice, e protesta platealmente (beh, dalla platea solo platealmente si può protestare) perchè quella commedia non fa ridere per niente, perchè lui lavora come un mulo tutti i giorni, perchè per una volta si è ritagliato un piccolo spazio per divertirsi, si è fatto anche un'ora di strada per esser là, e quello spettacolo invece di divertirlo lo deprime.<br />La protesta è lunga e seria ma, alla fine, Yannick accetta d'andar via, costretto dai commedianti sul palco.<br />Alla biglietteria, però, sente soffusamente la gente ridere e, tornando dentro, si accorge che le risate erano dovute agli attori che appena lui se ne era andato lo stavano deridendo.<br />Yannick tira fuori una pistola e decide che no, non va via, resta lì e, anzi, ora scrive lui la commedia da recitare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-RCoqPJt1NKdXT-Cy_gehR-c3PVUIeBkK_0uRPDfIz2DuPtkMWmUmPDHDlYgunbJxCF83csZkyXsk8-asDV96IBM3I-Kkj1rCpPEV2vcaCb-cA3RbOUlb0L_gvO774aXjVHigk38aO3dHgYZSMy4nXRMnzM2wT4G1VKgP1xUI4KJukU_Kyny4KH1_FgMk/s1200/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-RCoqPJt1NKdXT-Cy_gehR-c3PVUIeBkK_0uRPDfIz2DuPtkMWmUmPDHDlYgunbJxCF83csZkyXsk8-asDV96IBM3I-Kkj1rCpPEV2vcaCb-cA3RbOUlb0L_gvO774aXjVHigk38aO3dHgYZSMy4nXRMnzM2wT4G1VKgP1xUI4KJukU_Kyny4KH1_FgMk/w400-h225/OFF_Yannik_01_%C2%A9ATELIER-DE-PRODUCTION-CHI-FOU-MI-PRODUCTIONS-QUENTIN-DUPIEUX-2023.jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il genio Dupieux (che oramai è una vera e propria macchina da due film l'anno, della qual cosa tutto sommato siamo contenti, anche se presenta dei contro, come quello di ritrovarci davanti dei piccoli divertissement e non opere più complesse) realizza con Yannick il suo film più "umano", quello più empatico, quello meno assurdo (pur restando assurdo!) e quello dove, oltre alla sua solita satira e attacco al mondo artistico (nella sua carriera troviamo film che perculano l'industria discografica, quella cinematografica e tanti altri ambiti dove si contrappongono produttore, artista e pubblico, cosa che non manca, anzi, esplode letteralmente anche qui in Yannick), dicevo, oltre a mandare le solite stilettate al mondo artistico per una volta, in una maniera nascosta, piccola ed esplicita solo nel finale, rende protagonista del suo film le emozioni, l'amore, la solitudine, il disperato bisogno d'affetto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' un film di quelli che piacciono a me, ovvero quelli che negli ultimi minuti ti fanno rileggere, o comunque ti danno una chiave di lettura, a tutto quello che hai visto prima.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Yannick ha scritto la sua commedia, in un modo lentissimo, con sintassi sbagliate, ripetizioni continue ed errori grammaticali.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' un testo brutto, noioso, infantile.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure in quel suo essere sbagliato quel testo non solo sa far ridere gli spettatori (molto di più che con la commedia originale) ma arriva anche al loro cuore.<br />E anche al mio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E in soli due minuti emoziona di più di film che per tutta la loro durata trattano certi argomenti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Quel corpo in coma può essere risvegliato con un bacio, un semplice bacio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè la malattia di cui soffre è l'amore e quel coma è semplicemente la mancanza d'amore, d'affetto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E così quel piccolo bacio che risveglia il morente è, come una sineddoche, l'intera commedia che Yannick ha scritto, gli applausi del pubblico, la rappresentazione sul palco, che risvegliano la sua anima in coma.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè Yannick, ce l'aveva detto, è orfano di genitori, perchè Yannick è solo, cosmicamente solo.<br />Perchè Yannick è un ragazzo che ha solo un desiderio, piccolissimo ma, almeno per qualche momento, salvifico, ricevere attenzione, ricevere affetto, sentirsi vivo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Esattamente come quel corpo là sul palco, il suo corpo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Intendiamoci, questa emozionante e profondissima epifania che arriva alla fine del film non è il film.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">O meglio, volendo possiamo rileggerlo tutto in questa chiave, ma l'atmosfera è un'altra.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è a metà tra il divertentissimo (ho riso da morire) e il satirico.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Quante letture, ad esempio, possiamo dare a quello che accade nel film?</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Tantissime.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Dalla critica al mondo del teatro che porta in scena sempre le stesse cose a quella agli spettatori passivi che accettano (pagando) qualsiasi cosa - anche cose che non amano -.<br />Da - al contrario - il "potere" che possono avere gli spettatori, se si fanno sentire, di condizionare l'arte a loro piacimento (il gusto della distribuzione fa il pubblico o il pubblico fa il gusto della distribuzione?) agli attori diventati ormai "impiegati dell'arte" che fanno cose in cui non credono nemmeno loro.<br />Dall'invidia degli stessi attori per il successo altrui alla critica ai testi teatrali (e, mutati mutandis, alla sceneggiature) che mettono dentro tante cose senza arrivare alla gente quando basterebbero cose scritte anche peggio ma capaci di colpire lo spettatore.<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sono veramente tante le suggestioni che regala Yannick sul ruolo dell'artista, del pubblico, di chi vende un prodotto e di chi lo compra.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Con quella pistola che passa di mano che diventa simbolo di "comando" e, all'opposto, di "ostaggi" dall'altra parte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Attori ostaggi del pubblico, pubblico ostaggio degli attori (e dell'Arte), è un continuo cambiare prospettiva con la sensazione, quasi miracolosa, che siano veri entrambi gli assunti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio7Vwpo-giGKBD3Aa-QmWH08jUk-5lpah3CAhnRYLNxIgPnpFrxOCceEZ_kuFQK-5uEfDSkxsxwRX1SDZqtJiE9lOxxIYpjj3H-ujPFvKlC4XmjHVYoaxLo0HEOhVhyphenhyphenNLgPg2W8KFwjOf9ng0SBc1OTybA7cJrlJPrjJtrt8YXe-5jRrxPi20LvkURG2j-/s1242/yannick1.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="685" data-original-width="1242" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio7Vwpo-giGKBD3Aa-QmWH08jUk-5lpah3CAhnRYLNxIgPnpFrxOCceEZ_kuFQK-5uEfDSkxsxwRX1SDZqtJiE9lOxxIYpjj3H-ujPFvKlC4XmjHVYoaxLo0HEOhVhyphenhyphenNLgPg2W8KFwjOf9ng0SBc1OTybA7cJrlJPrjJtrt8YXe-5jRrxPi20LvkURG2j-/w400-h220/yannick1.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Impossibile non farmi tornare alla memoria l'immenso Interruption (il film più bello che vidi l'anno in cui lo vidi) dove, anche là, uno spettacolo teatrale veniva interrotto da qualcuno armato che, in qualche modo, cambiava le regole.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sono due film completamente diversi ma sovrapponibili, ed entrambi, nel loro mondo, capaci di stimolarci.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Yannick è, ovviamente, un Interruption "dupieuxiano", ovvero divertente, innocuo, surreale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure non banale, per niente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Quanto ho riso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Quanto ho riso alla password "vaginale" e a lui che deve farne anche lo spelling, quanto al "Signor Soggettivo", quanto a lui che scrive al PC una lettera per volta, fregandosene di tutti e tutto (con una colonna sonora tipo lento thriller sotto, fantastica), quanto alla battuta su Macron (le differenze d'età delle coppie), quanto a quello che fa pipì sul corridoio, al dialogo sul kebab, a quello tra le due amiche che cercano di mandarlo ognuna a casa dell'altra, o alla bigliettaia che invece di chiamare la polizia va davvero a prendere l'immensa stampante, o all'inizio della commedia finale scritta da Yannick, con quella ripetizione della parola test...ripetuta 7-8 volte.<br />E questa sensazione, fortissima, che quel rompicoglioni di Yannick in realtà aveva dentro un'anima grande e che quello che stava facendo, come abbiamo detto sopra, era solo una disperata ricerca d'affetto, due ore "belle" nella su vita solitaria e triste.<br />Yannick che è perfettamente conscio della sua condizione ("lo so" risponde all'attore quando questo, con la pistola, gli dice che adesso nessuno lo considera più) e che ha solo il desiderio di far conoscere agli altri il suo grido d'aiuto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è qui che, paradossalmente, Yannick si dimostra un Artista eccelso perchè affida questo grido all'Arte, ad un testo teatrale, lui che mai durante i suoi innumerevoli monologhi aveva elemosinato niente, se non divertirsi una serata, adesso attraverso la sublimazione dell'arte fa conoscere quello che prova.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E vederlo lì con gli occhi lucidi che vede la gente ridere, che percepisce la gente emozionarsi per quel testo, per "lui", è un finale di film eccezionale, è Dupieux che per soli due minuti sembra essersi detto "ok, mostriamo quello che ho dentro anche io, senza veli".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma arriva la polizia antisommossa (impossibile che il film non richiami anche il Bataclan) e non sappiamo cosa succederà a Yannick.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' solo uno stupidissimo film, è solo uno stupidissimo personaggio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure viene quasi il magone a pensare a cosa ci sarà stato dopo i titoli di coda.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E se ti è andata male amico Yannick avrai una consolazione.<br />Esserti sentito veramente amato un attimo prima della fine</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">8</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-4208701495921743872024-01-26T20:38:00.005+01:002024-01-27T10:57:15.533+01:00Sondaggio Miglior Film Distribuito in Italia nel 2023 - RISULTATI FINALI !!!!<div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgps2WMs06PJ0vf8bnt_WmMq1knDGjKRMDsVuRMbT8EKOIp0FclQ2N-wClhH572Rj2JSKSY8sHkCEXiXGByXl7FM3GArmfeox5XTg0EJcrzGkuEI5JrS1pG4JHByp7PJ_IRBG-xXB7303RYZCoctOTGBRE_GsdXxCgGi10jEDcBQDDFmic15sHgZkBTFEvT/s574/coverlg_home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="574" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgps2WMs06PJ0vf8bnt_WmMq1knDGjKRMDsVuRMbT8EKOIp0FclQ2N-wClhH572Rj2JSKSY8sHkCEXiXGByXl7FM3GArmfeox5XTg0EJcrzGkuEI5JrS1pG4JHByp7PJ_IRBG-xXB7303RYZCoctOTGBRE_GsdXxCgGi10jEDcBQDDFmic15sHgZkBTFEvT/w472-h296/coverlg_home.jpg" width="472" /></a></div><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b>Abbiamo battuto ogni sorta di record.<br />142 votanti, stracciato veramente ogni record.<br />I film votati sono stati 176<br />Dico la verità, il risultato finale un pò me l'aspettavo perchè, per quanto mi riguarda, non poteva che vincere quel film.<br />Al tempo stesso mi sembrava incredibile che la cosa potesse accadere.<br />Ma è stato invece un dominio come non si è mai visto prima, 250 punti di vantaggio sul secondo classificato, quasi una squadra che fa un campionato a parte.<br />E in quel secondo posto ha rischiato di finirci un film microscopico praticamente nemmeno uscito nelle sale (il 95% l'ha visto in piattaforma).<br />Era secondo fino a mezz'ora dalla fine ma il suo risultato è comunque incredibile.<br />Vi lascio a questo lavorone e, in fondo, a qualche statistica, come mio solito.<br />Non so davvero come ringraziarvi, è veramente emozionante la partecipazione avuta.<br />E state pronti perchè tra non moltissimo recuperiamo il 2020, il sondaggio che saltò.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br />Buona lettura!</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><br /></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red; font-size: 16.94px;">167° 2 punti</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>John Wick 4<br />Silent Night - Il Silenzio della vendetta<br />Tic Toc<br />I peggiori giorni<br />Klondike<br />The Nun 2<br />Air - La storia del grande salto<br />Plan 75</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red;"><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red; font-size: 16.94px;">165° 3 punti</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Silent Land<br />Medusa Deluxe</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red;"><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;">157° 4 punti</span><br />L'Amore Dimenticato<br />Rodeo<br />Bottoms (2)<br />Coma<br />Barkings dogs never bite<br />Actual People<br />The Equalizer 3 - Senza Tregua<br />La Maledizione della Queen Mary</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red;"><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="color: red;">145° 5 punti</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Laggiù qualcuno mi ama<br />Hanno clonato Tyrone<br />Non credo in niente<br />Il Grande Carro<br />Fidanzata in affitto<br />One Life<br />Pamfir<br />Felicità (2)<br />Enzo Jannacci - Vengo Anch'io<br />Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse<br />Non così vicini<br />Club Zero</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b style="font-size: 16.94px;"><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;"><b>136° 6 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Joy Ride<br />Dark Harvest<br />Tetris<br />Renfield<br />Nezouh, Il Buco nel Cielo<br />Kissing Gorbaciof<br />Terrifier 2<br />L'amore secondo Dalva<br />The Son<br /><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;"><b>129° 7 punti </b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Fallimento<br />Kursk<br />Scream VI<br />The first slam dunk<br />Terra e Polvere<br />Indiana Jones e il quadrante del destino (2)<br />Lynch/Oz</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><br /></div><div><b style="color: red; font-size: 16.94px;">127° 8 punti</b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><div><b>Mon Crime - La colpevole sono io (2)<br />Prigione 77 (2)</b></div><div><b style="font-size: 16.94px;"><br /></b><b style="color: red; font-size: 16.94px;">117° 9 punti</b></div><div><b>Mur<br />Malquerida<br />I limoni d'inverno<br />Rebel Moon</b></div><div><b>L'esorcista del Papa<br />Repiro Profondo - The Deepest Breath<br />Galline in fuga - L'Alba dei nuggets<br />Misericordia<br />Mission Impossible : Dark Reckoning<br />Dungeons & Dragons, L'onore dei ladri</b></div><div><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div><b style="color: red;">113° 10 punti</b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Il Migliore dei mondi (2)<br />Super Mario Bros il film (2)<br />Suzume (2)<br />Il morso del coniglio (2)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>103° 11 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Una Sterminata Domenica<br />Mad Heidi<br />Passages<br />Napoleon (2)<br />The Palace (2)<br />La primavera della mia vita<br />Falcon Lake (2)<br />Denti da squalo (2)<br />Piggy<br />DallAmerica Caruso - Il concerto perduto</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>99° 12 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>La Cospirazione del Cairo (2)<br />La moglie di Tchaichovsky (2)<br />Cocainoro (2)<br />Le Vele Scarlatte (3)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b style="color: red; font-size: 16.94px;">94° 13 punti</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>M3gan<br />Women Talking - Il Diritto di scegliere<br />Stars at noon - Stelle a mezzogiorno<br />Mi fanno male i capelli<br />Un anno difficile (2)<br /><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>91° 14 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Talk to me (4)<br />L'ammutinamento del Caine: corte marziale (2)<br />Inu-Oh (3)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">84° 15 punti<br /></span>Come pecore in mezzo ai lupi (3)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b>Cento Domeniche (2)<br />L'innocente (3)<br />Nimona (2)<br />A passo d'uomo (2)<br />The Covenant (2)<br />Il Convegno</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;">82° 16 punti</span><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Stranizza d'amuri (3)<br />Adagio (3)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">79° 17 punti<br /></span>Il Cielo Brucia (4)<br />Skinamarink (3)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b>Tengo Suenos Electricos (3)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">78° 18 punti<br /></span>Un colpo di Fortuna - Coup de chance (4)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="color: red; font-size: 16.94px;">74° 19 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Rotting in the sun (3)<br />Empire of light (4)<br />Ferrari (3)<br />Godzilla Minus One (2)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;">68° 20 punti</span><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: #111111;">Il frutto della tarda estate (2)<br />Tutta la bellezza e il dolore (2)<br />Gigi la legge (3)<br />Delta (4)<br />The Creator (4)<br />Sisu - L'immortale (3)</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: #111111;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;">66° 22 punti</span><br />Totally Killer (3)<br />Elemental (3)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">65° 23 punti <br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>L'ultima luna di settembre (3)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b style="color: red;">62° 24 punti</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><a href="https://www.blogger.com/null" name="more" style="color: #111111; text-decoration-line: none;"></a></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Un bel mattino (5)<br />Il Caftano Blu (3)<br />Benedetta (6)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>61° 25 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Maestro (4)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b style="color: red; font-size: 16.94px;">60° 26 punti</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Gli ultimi giorni dell'umanità (2)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>58° 28 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Trenque Lauquen (2)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Mia (3)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>57° 29 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Dream Scenario (5)<br /><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>56° 30 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Il Maestro Giardiniere (6)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>55° 31 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><div><b>Assassinio a Venezia (3)</b></div><div><b><br /></b></div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;"><b>54° 33 punti</b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Il Primo giorno della mia vita (4)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">53° 34 punti</span><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b>Mixed by Erry (6)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><div style="font-size: 15.4px;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: large;">TOP 50</span></b></div><div><br /></div></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><span style="color: red;">50° 40 punti<br /></span>The Quiet Girl (8)<br />Manodopera (6)<br />Nessuno ti salverà (6)<br /><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>49° 42 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Sick of myself (10)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>48° 44 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Passeggeri della notte (7)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>47° 46 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Palazzina LAF (8)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>46° 47 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Kafka a Teheran (8)</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b>43° 48 punti</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b>Leila e i suoi fratelli (7)<br />Suntan (6)<br />El Conde (6)<br /><br /></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><div><span style="color: red;"><b>42° 49 punti</b></span></div><div><b>Dogman (7)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b><span style="color: red;">41° 50 punti</span></b></div><div><b>Pearl (7)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b><span style="color: red;">39° 51 punti</span></b></div><div><b>Infinity Pool (10)<br />Disco Boy (6)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b><span style="color: red;">37° 52 punti</span></b></div><div><b>Pacifiction (6)<br />Marcel the shell (9)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;">36° 55 punti</span></span></b></div><div><b>I guardiani della galassia 3 (7)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;">35° 57 punti<br /></span></b></div><div><b>Mad God (5)</b></div><div><b><br /></b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><div style="font-size: 16.94px;"><span style="color: red;"><b>34° 58 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Bussano alla porta (12)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>32° 66 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>The Killer (11)<br />Asteroid City (11)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><span style="color: red;">31° 68 punti</span></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Holy Spider (12)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><br /></div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: large;">TOP 30</span></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b></span></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><b style="color: red;">30° 69 punti</b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><div style="font-size: 16.94px;"><b>Argentina, 1985 (10)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>29° 74 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Barbie (11)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">28° 75 punti</span></b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Ritorno a Seoul (10)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b>27° 83 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Il Sol dell'Avvenire (15)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="color: red;"><b>26° 84 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>TAR (13)<br /><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b>25° 85 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b>Saltburn (13)</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><br /></b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b>24° 88 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Rapito (15)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b>22° 90 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b>Under the silver lake (11)<br />Il mondo dietro di te (10)</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><span face="trebuchet ms, sans-serif"><b><br /></b><b style="color: red; font-size: 16.94px;">21° 115 punti</b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"><b>Godland (16)</b></div><div style="font-size: 16.94px;"><b><br /></b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><div style="margin: 0px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: x-large;">TOP 20</span></b></span></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="font-size: small;"><br /></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: large;">20° 125 punti</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;">Spiderman - Across the spiderverse (19)</span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;"><span style="font-size: large;">19° 133 punti</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>The Old Oak (21)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;"><span style="font-size: large;">18° 138 punti</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;">Il male non esiste (22)</span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;"><span style="font-size: large;">17° 181 punti</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>C'è ancora domani (23)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><div style="font-size: 15.4px;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: large;">16° 183 punti</span></span></b></div><div><span style="font-size: large;"><b>Animali Selvatici (25)</b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: large;">15° 188 punti</span></b></span></div><div><b><span style="font-size: large;">Babylon (22)</span></b></div><div><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;"><span style="font-size: large;">14° 191 punti</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>Close (23)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><span style="color: red;"><span style="font-size: large;">13° 213 punti</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>L'ultima notte di Amore (36)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">12° 238 punti<br /></span><span style="color: #111111;">Foglie al vento (28)</span><br /><br /><span style="color: red;">11° 245 punti<br /></span><span style="color: #111111;">Io Capitano (36)</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="font-size: x-small;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: x-large;">LA TOP TEN</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><div style="font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;">10° 262 punti</span></b></span></div><div style="font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b>THE WHALE (37)</b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6LbepcfSI43hH7oDff8NkBYCt52-WQpYMwD4NyiixUJXMhvWrpx2Rj-b2dSXckVyflG85JzJALFhM81MLrZigLrenjX5X0qKxmGpTiQsed1ZJpR4BB4OWrEFqi4mMFxA1ezD5XGWVhS6oiX2F5iyuMjenjgHxbmoxxbyky5kMqh38dssAcqOd4HXuLgT4/s1200/the-whale-portrays-fatness-as-a-monstrosity-3-499-1670979571-2_dblbig.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="797" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6LbepcfSI43hH7oDff8NkBYCt52-WQpYMwD4NyiixUJXMhvWrpx2Rj-b2dSXckVyflG85JzJALFhM81MLrZigLrenjX5X0qKxmGpTiQsed1ZJpR4BB4OWrEFqi4mMFxA1ezD5XGWVhS6oiX2F5iyuMjenjgHxbmoxxbyky5kMqh38dssAcqOd4HXuLgT4/s320/the-whale-portrays-fatness-as-a-monstrosity-3-499-1670979571-2_dblbig.jpg" width="320" /></a></div><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; font-size: 15.4px;"><b style="color: red; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: x-large;">9° 266 punti</span></b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>BEAU HA PAURA (33)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7rTGo8eJPlhklaIIkuozXSDivQKrVytrKaZZVXOaKyKmHjq_O3zC5R5Nuz0_rwObR3_bXnAggldXlo2Onm7oETQ8GCkK9NIv8J3uRbqL67CqXVsD0FjvIud8sAdqjwMsDGNC8iSQXw5CwGmLnahiaH5Iw25nBevYxwXFYryOyfMtR4qowYUs7lKn6NBVW/s696/beau8.0-696x464.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="464" data-original-width="696" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7rTGo8eJPlhklaIIkuozXSDivQKrVytrKaZZVXOaKyKmHjq_O3zC5R5Nuz0_rwObR3_bXnAggldXlo2Onm7oETQ8GCkK9NIv8J3uRbqL67CqXVsD0FjvIud8sAdqjwMsDGNC8iSQXw5CwGmLnahiaH5Iw25nBevYxwXFYryOyfMtR4qowYUs7lKn6NBVW/s320/beau8.0-696x464.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="color: red; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: x-large;">8° 290 punti</span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><div style="font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b>KILLERS OF THE FLOWERS MOON (38)</b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="font-size: 16.94px;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGIbYBlQefsGIAmVbPR2IagCl-Bwbc31sazUu_8tBukQEervdUbbXTvOkVHQhB1rIsyYzwQCXl3NugFPbtjMNFfpqBgN7i_ss2Gp_5UByFGA73tBiAxnqBRdkuZ-4hPX6a4JTYXDjGs05M0umVrdnZSWpCNBK-dKeFs6Ysc1_C4oqDM8LY39-pvaIA6KuT/s1280/coverlg_home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGIbYBlQefsGIAmVbPR2IagCl-Bwbc31sazUu_8tBukQEervdUbbXTvOkVHQhB1rIsyYzwQCXl3NugFPbtjMNFfpqBgN7i_ss2Gp_5UByFGA73tBiAxnqBRdkuZ-4hPX6a4JTYXDjGs05M0umVrdnZSWpCNBK-dKeFs6Ysc1_C4oqDM8LY39-pvaIA6KuT/s320/coverlg_home.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; font-size: 15.4px;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; font-size: 15.4px;"><b style="color: red; font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: x-large;">7° 349 punti</span></b></div></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>LA CHIMERA (44)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw8jVlgRSPZihjx66klMJgsiAxlsIeWRJxGW_jvJwJcxd_XddsLlJ9vxq5eueTaVNEJ0zGJDNsgQKZm4MWfkXzGI2wjGsv5gPi50QgHVg16pdfhXCAyNiwomzejbTVTwth-vs-6w12a3NYqskES6G96No5jcG08e0lqdQcWtWKPcdiQYcHMO8f8lI1S1Ph/s1600/LA-CHIMERA.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw8jVlgRSPZihjx66klMJgsiAxlsIeWRJxGW_jvJwJcxd_XddsLlJ9vxq5eueTaVNEJ0zGJDNsgQKZm4MWfkXzGI2wjGsv5gPi50QgHVg16pdfhXCAyNiwomzejbTVTwth-vs-6w12a3NYqskES6G96No5jcG08e0lqdQcWtWKPcdiQYcHMO8f8lI1S1Ph/s320/LA-CHIMERA.jpeg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">6° 478 punti</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>DECISION TO LEAVE (50)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimW3xsxa-qRKoGYegB8K786AMhHiYWWoRy9Mw1dEd-QQ9rVoGj7ZpBWOrp3lrFeTvNHo4F6hfStIy2_nFFgT3eL18QMlgGVh0mkSMZYkBJgLjqoar8HijcR3c3ioW6n0NMGqeNe4MNAc5cr1oqZwPrR1XcfSmJgbZ738yN9EY-OXl6cR6DY9ZDkARTPbxU/s1600/beau8.0-696x464.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimW3xsxa-qRKoGYegB8K786AMhHiYWWoRy9Mw1dEd-QQ9rVoGj7ZpBWOrp3lrFeTvNHo4F6hfStIy2_nFFgT3eL18QMlgGVh0mkSMZYkBJgLjqoar8HijcR3c3ioW6n0NMGqeNe4MNAc5cr1oqZwPrR1XcfSmJgbZ738yN9EY-OXl6cR6DY9ZDkARTPbxU/s320/beau8.0-696x464.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: blue;"><span style="font-size: x-large;">LA TOP 5</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">5° 510 PUNTI</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>ANATOMIA DI UNA CADUTA (58)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnnIQ_6fyRx5eHH9hHeEkwhNPNIZED12k0cLOrAgE3dLzSTE08qiALTfZ6QKgD9bEH9NrdHxZUDP7LYOmBfHqonN3iZM9cMhzLh9dIVxaS3xt_FzF180hwutBF9A4NQpFjPOU8l790i_-KMQfbCTVQ49iKIDzDgXlCU-CsYMMUIqgpgM7cnsANoiYN6aFU/s1280/Anatomiadiunacaduta2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnnIQ_6fyRx5eHH9hHeEkwhNPNIZED12k0cLOrAgE3dLzSTE08qiALTfZ6QKgD9bEH9NrdHxZUDP7LYOmBfHqonN3iZM9cMhzLh9dIVxaS3xt_FzF180hwutBF9A4NQpFjPOU8l790i_-KMQfbCTVQ49iKIDzDgXlCU-CsYMMUIqgpgM7cnsANoiYN6aFU/w400-h225/Anatomiadiunacaduta2.webp" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><br style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;" /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">4° 528 PUNTI</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b>GLI SPIRITI DELL'ISOLA (62)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5z3sv4o_oCrvbWyM6iQDcKPj0a-PrKhn3p2i74xueU2Eio6p7br4u6s0XCcum3e3UDMkRZwAk_R4Jgu11ALyEl6uExJkofC-9qWQ4UAKqaXbmZUAL4yqB1IAOZh4aPG3WAgxxw7t4qntbb89MVtcJ0uoES26VZAtjsvu__33GZzKzi0p6wkWYm-DtVRqY/s1267/beau8.0-696x464.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="713" data-original-width="1267" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5z3sv4o_oCrvbWyM6iQDcKPj0a-PrKhn3p2i74xueU2Eio6p7br4u6s0XCcum3e3UDMkRZwAk_R4Jgu11ALyEl6uExJkofC-9qWQ4UAKqaXbmZUAL4yqB1IAOZh4aPG3WAgxxw7t4qntbb89MVtcJ0uoES26VZAtjsvu__33GZzKzi0p6wkWYm-DtVRqY/w400-h225/beau8.0-696x464.jpg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><b><span style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">3° POSTO 594 PUNTI</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>AFTERSUN (56)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqFrsyp8iDc_OCvTtTLinSu2B54WIpRA4VJReEUnE85FBb3CgSjJVtUO5DyFpOZvvwIyoJA8ttiQJDVO21fTJuj7STvxDk1Op9KDLfdhPdEKSpd7eRILWKreGqksxqBgy06sSVIPjvkRJTtEBXpNgaW56UszAY5ViUP5BuxaE056jfBocg6w3_W6LLL8My/s760/coverlg_home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="460" data-original-width="760" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqFrsyp8iDc_OCvTtTLinSu2B54WIpRA4VJReEUnE85FBb3CgSjJVtUO5DyFpOZvvwIyoJA8ttiQJDVO21fTJuj7STvxDk1Op9KDLfdhPdEKSpd7eRILWKreGqksxqBgy06sSVIPjvkRJTtEBXpNgaW56UszAY5ViUP5BuxaE056jfBocg6w3_W6LLL8My/w471-h287/coverlg_home.jpg" width="471" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">2° 600 punti</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>OPPENHEIMER (68)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr3HlOQQNs39EXrB5EAdaUgtCnpe7bFq4ReCaAGyT5zopJgfjQ2gyCC4tC7G-V0Ict6966JpPXpxk4C1Hmilxw0klLus7agMpQ6jB3Cq91mp3jbDz-3eCI6EdzksezatJ42UclEuF-_nh3-N0ffiVhwcP_SVTDE_f86w3-Dsw6XG73cL2_UP9p23-BNm41/s1280/Anatomiadiunacaduta2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr3HlOQQNs39EXrB5EAdaUgtCnpe7bFq4ReCaAGyT5zopJgfjQ2gyCC4tC7G-V0Ict6966JpPXpxk4C1Hmilxw0klLus7agMpQ6jB3Cq91mp3jbDz-3eCI6EdzksezatJ42UclEuF-_nh3-N0ffiVhwcP_SVTDE_f86w3-Dsw6XG73cL2_UP9p23-BNm41/w490-h275/Anatomiadiunacaduta2.webp" width="490" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;">1° 849 punti</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "trebuchet ms", trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b>AS BESTAS (84)</b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUnbkn2y-kyzqSJgNCJnN47rhinITrCW7nWI_F-_0IEmtTNSgUSZhJ33MPGPxQoUmOtHtKBqjI3MpMRpBUtacBauoFsI6u7rUd8zUpVkqo-a2vlPaJcj1POfVR8Tms5tROInH2Dd0Lc6dfqwI4kWjNFk6BNZKuke2kDNCd7ZzihKuOqDxXgW1t6AekqLxo/s656/the-whale-portrays-fatness-as-a-monstrosity-3-499-1670979571-2_dblbig.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="656" height="343" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUnbkn2y-kyzqSJgNCJnN47rhinITrCW7nWI_F-_0IEmtTNSgUSZhJ33MPGPxQoUmOtHtKBqjI3MpMRpBUtacBauoFsI6u7rUd8zUpVkqo-a2vlPaJcj1POfVR8Tms5tROInH2Dd0Lc6dfqwI4kWjNFk6BNZKuke2kDNCd7ZzihKuOqDxXgW1t6AekqLxo/w457-h343/the-whale-portrays-fatness-as-a-monstrosity-3-499-1670979571-2_dblbig.jpg" width="457" /></a></div><br /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><br style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;" /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><br style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;" /><div class="separator" style="background-color: #fff2cc; clear: both; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 16.94px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;">Film più menzionato</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">84 </span><span style="color: #111111;">AS BESTAS</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">68 </span><span style="color: #111111;">OPPENHEIMER</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">62 </span><span style="color: #111111;">GLI SPIRITI DELL'ISOLA</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">58 </span><span style="color: #111111;">ANATOMIA DI UNA CADUTA</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">56 </span><span style="color: #111111;">AFTERSUN</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;">Miglior Film Italiano (regia)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">1 </span><span style="color: #111111;">LA CHIMERA</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">2 </span><span style="color: #111111;">IO CAPITANO</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">3 </span><span style="color: #111111;">L'ULTIMA NOTTE DI AMORE</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">4 </span><span style="color: #111111;">C'E' ANCORA DOMANI</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">5 </span><span style="color: #111111;">RAPITO</span></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;">Miglior Cartone Animato o Stop Motion</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face="trebuchet ms, sans-serif" style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">1°</span><span style="color: #111111;"> SPIDERMAN - ACROSS THE SPIDERVERSE</span><br /><span style="color: red;">2°</span><span style="color: #111111;"> MAD GOD</span><br /><span style="color: red;">3°</span><span style="color: #111111;"> MARCEL THE SHELL</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;">Media Punti (almeno 5 menzioni)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">11.40 </span><span style="color: #111111;">MAD GOD</span><br /><span style="color: red;">10.60</span><span style="color: #111111;"> AFTERSUN</span><br /><span style="color: red;">10.10 </span><span style="color: #111111;">AS BESTAS</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">9.56 </span><span style="color: #111111;">DECISION TO LEAVE</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">9.00 </span><span style="color: #111111;">IL MONDO DIETRO DI TE</span><br /><span style="color: red;">8.82 </span><span style="color: #111111;">OPPENHEIMER</span><br /><span style="color: red;">8.79 </span><span style="color: #111111;">ANATOMIA DI UNA CADUTA</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="color: red;"><b><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;">Maggior numero di primi posti</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-size: large;"><div style="font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; font-weight: 400;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">1 </span><span style="color: #111111;">AS BESTAS 20</span></span></b></span></div><div style="font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; font-weight: 400;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">2 </span><span style="color: #111111;">AFTERSUN 14</span></span></b></span></div><div style="font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; font-weight: 400;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">3 </span><span style="color: #111111;">DECISION TO LEAVE 12</span></span></b></span></div><div style="font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; font-weight: 400;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">4 </span><span style="color: #111111;">OPPENHEIMER 10</span></span></b></span></div><div style="font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; font-weight: 400;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">5 </span><span style="color: #111111;">ANATOMIA DI UNA CADUTA 6</span></span></b></span></div><div style="color: #111111;"><br /></div></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: red;"><b><span style="font-size: large;">Film più in alto in classifica senza alcun primo posto</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">1 </span><span style="color: #111111;">L'ULTIMA NOTTE DI AMORE (13imo)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><b style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">2 </span><span style="color: #111111;">IL SOL DELL'AVVENIRE (27imo)</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">3 </span><span style="color: #111111;">HOLY SPIDER (31imo)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">4 </span><span style="color: #111111;">ASTEROID CITY (32imo)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: large;"><span style="color: red;">5 </span><span style="color: #111111;">BUSSANO ALLA PORTA (34imo)</span></span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b>L'albo d'oro si arricchisce di un altro grande film e un altro grande autore.</b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2016 </span><span style="color: #111111;">Il Figlio di Saul</span></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2017 </span><span style="color: #111111;">Arrival</span></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2018 </span><span style="color: #111111;">Il Sacrificio del Cervo Sacro</span></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2019 </span><span style="color: #111111;">Parasite</span><br /><span style="color: red;">2020 </span><span style="color: #111111;">(lo faremo tra pochissimo tempo)</span><br /><span style="color: red;">2021 </span><span style="color: #111111;">E' stata la mano di Dio</span></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2022 </span><span style="color: #111111;">Spencer</span></b></span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: red;">2023 </span><span style="color: #111111;">As Bestas</span></b></span></span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-79529317405452806142024-01-23T21:10:00.004+01:002024-01-23T22:42:57.419+01:00Il meglio dell'Invisibile, edizione 2023 - 13 film bellissimi non ancora distribuiti in Italia<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRh63J1jnlUYjdugRnyG_8m089KuRJpymehSHuakNHkyQ8IsYSuqjm8gjo_Q99ESPt8USBcQGTULxIZ7p0rhRMTJw2s1mnu5yaKu3_5lwUHNgyAg03vcn-qHI773JpynZBZ4Zjz1vN8DvrMg-gY_sV1IpCWQH5DmXZ5xgBieI1EPFEpPXQ-GFeLFJA6A/s1030/Invisibleman-1030x579.jpg" style="font-size: large; font-weight: bold; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="579" data-original-width="1030" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRh63J1jnlUYjdugRnyG_8m089KuRJpymehSHuakNHkyQ8IsYSuqjm8gjo_Q99ESPt8USBcQGTULxIZ7p0rhRMTJw2s1mnu5yaKu3_5lwUHNgyAg03vcn-qHI773JpynZBZ4Zjz1vN8DvrMg-gY_sV1IpCWQH5DmXZ5xgBieI1EPFEpPXQ-GFeLFJA6A/w452-h255/Invisibleman-1030x579.jpg" width="452" /></a></p><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>In attesa dei risultati del sondaggione sul miglior film distribuito in Italia nel 2023 (ci sto lavorando...) riproponiamo come l'anno scorso un bellissimo post che vi presenta, invece, i film più belli NON (ancora) DISTRIBUITI dalle nostre parti.<br />Tendenzialmente sono comunque film usciti nel 2023, ma ho lasciato carta bianca agli amici che hanno scritto i pezzi quindi, probabilmente, troverete anche cose meno recenti.<br />6 diversi recensori - tutti bravissimi - per 13 film segnalati.<br />Ovviamente sono tutti reperibili in qualche modo in rete, ma la speranza è di ritrovarceli in sala o in piattaforma il prima possibile.<br />Buona lettura!!</b></span></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">FRANCESCA MUNARIN</b></div><div><br /></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">LES SURVIVANTS di Guillaume Renusson</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnaFx82ukSfIy2pWVV8lQZowrzAtl0XV5RfSDbZuZOPGnWyUyTixxftEmt1qTtDpdMpZnvHBty4IRj5Ohs9Tj1dzsRxsgcpic74fZ9bQHLjCDowFMPp2T2msJjG7W3OE_mge-sY0T91z6MKZyoZzv9XYZte9EVKDkb_xFZhcrRw5gJh2nSDxggsPy3K_s/s1280/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="537" data-original-width="1280" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnaFx82ukSfIy2pWVV8lQZowrzAtl0XV5RfSDbZuZOPGnWyUyTixxftEmt1qTtDpdMpZnvHBty4IRj5Ohs9Tj1dzsRxsgcpic74fZ9bQHLjCDowFMPp2T2msJjG7W3OE_mge-sY0T91z6MKZyoZzv9XYZte9EVKDkb_xFZhcrRw5gJh2nSDxggsPy3K_s/w400-h168/unnamed.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Il Miglior Lungometraggio Internazionale al RIFF (Rome Indipendent Film Festival), in uscita nelle sale italiane a marzo 2024, è una delle pellicole più interessanti viste lo scorso anno. L’ancora una volta lodevole interpretazione di Denis Ménochet (Samuel), vedovo e algido come le alpi su cui si ritira, trascina (letteralmente) al di là della narrazione. Pochi dialoghi, una violenza inaudita e la lotta sociale su tutti i fronti rendono meno di due ore nella neve un denso e intimo esempio di come la cosa più gelosamente nostra possa diventare dell’altro.<br />Regia meravigliosa, in particolare nell’ultima delle intrusioni rappresentate, perché di intrusioni ce ne sono parecchie, alcune dolci altre amare. Praticamente il sesto o settimo film che vedo quest’anno in cui uomo e natura si affiancano, e per quanto la prima sia imprevedibile, la gomitata nello stomaco arriva sempre da un braccio fatto di carne e pochissimo cervello, e la corsa si arresta, piegata. Spietate e inesorabili le alpi, spietate e inesorabili le persone, ma lo spunto di riflessione migliore lo da il titolo, che in francese (non nell’internazionale “White Paradise”), allude alla pluralità. Attori bravissimi, tematiche sociali urgenti, sceneggiatura delicata, fatevi sto regalo e andate a vederlo.</div></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">STEFANO DE ROSA</b></div><div><br /></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">LES CHAMBRES ROUGES di Pascal Plante</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4m87iIBa-75kEOHJdkhoo0QQiQQWtSge4VIcvNG6rfgGLen3LcNtHBzi1X0F0v-3p4idQuoAZvNvTfHEgHn6PqfEbJVX27OFXQc29-bnmxReCnfULhyQKAHgpUf0VTydmgLzWl65KjJUFqOWyDNo1-aR2vAbjsnCQ7UuXArW268MsLKhzxGFKBumPlI/s1616/Foto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1616" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs4m87iIBa-75kEOHJdkhoo0QQiQQWtSge4VIcvNG6rfgGLen3LcNtHBzi1X0F0v-3p4idQuoAZvNvTfHEgHn6PqfEbJVX27OFXQc29-bnmxReCnfULhyQKAHgpUf0VTydmgLzWl65KjJUFqOWyDNo1-aR2vAbjsnCQ7UuXArW268MsLKhzxGFKBumPlI/w400-h268/Foto.jpg" width="400" /></a></div></b></div><div><br /></div><div>Un piano sequenza lento, estenuante, ci porta in un aula di tribunale…c’è un silenzio assordante…vengono inquadrati i giurati… poi entra il giudice…avverte subito i presenti che le prove del processo sono eccezionali a causa della loro natura estremamente esplicita e violenta…“se qualcuno non è in grado di tollerarlo è meglio che si ritiri subito…”. Chiede all’imputato di alzarsi e di rispondere se si dichiara colpevole o innocente…interviene l’avvocato difensore: “il mio cliente si dichiara non colpevole”. La telecamera stacca su una giovane donna, che scopriremo poi essere la protagonista, seduta tra il pubblico. Riprende il piano sequenza mentre la parola passa alla PM che ci illustra il caso: tre ragazze tra i 13 e i 16 anni sono state brutalmente torturate e uccise in un garage…il tutto è stato filmato per essere venduto a un pubblico privato disposto a pagare enormi cifre per assistere allo “spettacolo” in diretta nelle cosiddette “Stanze rosse” del dark web. È poi il turno dell’avvocato difensore…mentre parla torniamo con un lento zoom in avanti sul bellissimo volto della protagonista…si intravede una lacrima scendere sulla sua guancia…</div><div><br />“uh che incipit!”</div><div><br /></div><div>“degno di un gran film, tra le mie migliori visioni del 2023! Pellicola straordinaria del regista canadese Pascal Plante…di quelle che non si dimenticano!”</div><div><br /></div><div>“bene! E di che parla? mi immagino scene a la “Martyrs”…dimmi che si vede cosa è successo nelle camere rosse!”</div><div><br /></div><div>“no…ne vediamo solo il riflesso sul volto di lei (con la tonalità di rosso che diventa sempre più accesa…in una scena memorabile, che vale il film…) e soprattutto le sentiamo…forti, fortissime…”</div><div><br /></div><div>“ah…ma almeno lei si vede nuda?”</div><div><br /></div><div>“ehm…no…mi dispiace”</div><div><br /></div><div>“peccato…ah ho capito è un legal thriller, pieno di colpi di scena”</div><div><br /></div><div>“ehm…no…anche se la scena più potente…devastante…si svolge in aula”</div><div><br /></div><div>“ma senti un po’ Stefano…ma allora di cosa parla questo film?”</div><div><br /></div><div>“è la storia di Lady of Shalott che si convince di essere vittima di una maledizione, di essere destinata a morire non appena avrà guardato verso Camelot…”</div><div><br /></div><div>“…”</div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span><div style="font-family: inherit;"><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">ROBERTO FLAUTO</b></div><div style="font-family: inherit;"><br /></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">LES ANIMAUX ANONYMES di Baptiste Rouveure</span></b></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwBvzuHrefowy6Yn8_Z6DpnINgEqGtKNwv3FmFaYJqGPWhglSoiRplgc7bspC6i7-LB-t1o0LZUM90xN0jt6vMaZy0K4mvDQrt2KOWFoMsrDS0KyfLRRQGOxZlJRT4uUW7o58Csy4w9MUafq9SqBWOwKZYq8fePd70zmnPhVk9HFpJJDxAgaGYKuD8KM8/s2560/unnamed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2560" data-original-width="1920" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwBvzuHrefowy6Yn8_Z6DpnINgEqGtKNwv3FmFaYJqGPWhglSoiRplgc7bspC6i7-LB-t1o0LZUM90xN0jt6vMaZy0K4mvDQrt2KOWFoMsrDS0KyfLRRQGOxZlJRT4uUW7o58Csy4w9MUafq9SqBWOwKZYq8fePd70zmnPhVk9HFpJJDxAgaGYKuD8KM8/w300-h400/unnamed.jpg" width="300" /></a></div></b></div><div style="font-family: inherit;"><br /></div><div>Ti uccido come un cane.(R. Guiducci)</div><div><br /></div><div>L'amore disinteressato per tutte le creature viventi è il più bell’attributo dell’uomo.(C. Darwin)</div><div><br /></div><div>L’ordine è sovvertito. Il cervo impugna il fucile. L’uomo non ha nome, non ha verbo. La parola è assente, l’identità pertanto è estinta. Non esiste io se non nella possibilità della narrazione. Ciò che non può essere raccontato non esiste. Ma il fucile è carico, non solo di proiettili. Così come l’ascia, la cui lama stride sul pavimento, mentre il cane la trascina. Non ci sono parole, in Les Animaux Anonymes di Baptiste Rouveure, ma soltanto suoni, rumori, grida, lamenti, urla soffocate, cumuli di angoscia e sangue. L’ordine è sovvertito perché sono gli animali a fare l’uomo e l’uomo è animale. Il regista vuole raccontarci quanto siamo cattivi e spietati nei confronti degli animali, attraverso questo ribaltamento di ruoli. Allora c’è la mucca che spara alla nuca la donna che tenta di scappare dal mattatoio. Ci sono i cani che assistono al combattimento tra umani incitando i due a uccidersi. C’è l’orso che va a caccia. E c’è tanto grigio, sembra essere immersi in un autunno fuori dal tempo. Sembra esserci soltanto violenza. Pare l’unico filo della trama esistenziali di questa relazioni. Sarà che manca la parola, che è matrice di identità (e viceversa), perché è così: soltanto nella dimensione umana esiste la bellezza. Solo con sapiens è possibile la poesia, il meraviglioso, l’infinito. Solo questo strano animale che parla è capace di ogni cosa: di orrori indicibili e di splendori sconvolgenti. E le radici della nefandezza più atroce e della meraviglia più sublime risiedono nello stesso luogo: il cuore dell’uomo. Che è parola, che è un “io esisto” affermato senza sosta. Ma gli animali anonimi di Rouveure sono muti, o meglio: sono privi del verbo, che è e resto la genesi del mondo, di ogni mondo. E allora sì, è tutto vero: siamo colpevoli di omicidio. Siamo esseri brutali, e uccidiamo gli animali. Eppure, è altrettanto vero: siamo esseri meravigliosi. Siamo entrambe le cose, perché siamo umani. Se dunque l’intento del film è urlare forte la brutalità di cui l’uomo è capace nei confronti degli animali, ci riesce bene. Ma è una verità parziale. Perché il cervo spara senza esitazione – senza piacere e senza sensi di colpa. Noi, talvolta, esitiamo. Noi, sempre, facciamo i conti con il sangue che versiamo. Siamo gli unici animali che si pongono il problema di evitare la sofferenza agli animali (e, come ogni altro animale, siamo davvero bravi a procrearlo). E popoliamo di animali i nostri cieli: il teriomorfismo ha accompagnato ogni bacino dell’immaginario magico religioso (dalle grotte di Lascaux alla valle dell’Indo, da Horus a Atena, dall’alba dei tempi ai giorni mostri – spaventosi, perché il tempo passa e il fucile è carico). Sappiamo di essere colpevoli (proprio perché abbiamo il dono-condanna della parola), sappiamo di essere portatori di morte (eppure siamo indefessi dispensatori di vita). Tutto questo, tutto insieme, sempre. E allora va bene, certo, va bene sbattere in faccia all’uomo la sua brutalità (si pensi solo alle performance di Hermann Nitsch), è addirittura necessario. Ma si dica, al contempo, che il gioco è molto più complesso. Che non esistono pasti gratis (anche letteralmente). Non siamo cervi, non siamo cani, non siamo orsi: abbiamo un cuore gravido di mostri e poesia. Siamo eros e thanatos. Siamo portatori di vita, siamo dispensatori di morte. Abbiamo in noi la scintilla creatrice, che fa fiorire ogni cosa. Abbiamo in noi il germe della distruzione, che estingue ogni cosa. E il fatto che queste due dimensioni siano intimamente intrecciate, significandosi mutualmente, è forse la sintesi più corretta della condizione umana – qualunque cosa essa sia. Perché gli animali non sono anonimi, nemmeno per noi che li uccidiamo (non è vero: non siamo i soli a uccidere, è la strategia esistenziale di ogni essere vivente). Tutti hanno un nome. Tutti sono narrazione. Tutto esiste, incluso l’inesistente. Allora che fare? Sì, certo, il male è inestirpabile. E pensare di estinguerlo non solo è impossibile, ma nemmeno auspicabile. Tuttavia può e deve essere contenuto, ridotto al minimo. Questo è possibile, questo è auspicabile. Vale per il nostro modo di produrre cibo di derivazione animale e vale per qualunque aspetto della nostra vita. Il fucile, quindi, resta carico, e non è il cervo che lo impugna, perché l’ordine non è sovvertito. Perché gli animali non sono anonimi, perché tutto ha un nome, perché ogni cosa è viva e parla e canta e pulsa e dice sempre – con amore, poesia e guerra – “io esisto”.</div></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">RICCARDO SIMONCINI</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></b></div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">ANHELL69 di Theo Montoya</span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJcIQgzTR44dcbBC0e0ttfbDXeC4QIFZCOW8bCKovxbx_0vaZC0seei7fTZ6FLeULyMH6JIEUdSE1A72_3YtnxibujNkqZPgTRCtecFMnN73a-Z7QzbGsa8dyqxPNTicl-NTLtI-PmRedpDf22jB4MAOElwaH2815eo7Wl7A383g90OvuEq2jcCnz-w4s/s1920/1.%20Anhell69.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJcIQgzTR44dcbBC0e0ttfbDXeC4QIFZCOW8bCKovxbx_0vaZC0seei7fTZ6FLeULyMH6JIEUdSE1A72_3YtnxibujNkqZPgTRCtecFMnN73a-Z7QzbGsa8dyqxPNTicl-NTLtI-PmRedpDf22jB4MAOElwaH2815eo7Wl7A383g90OvuEq2jcCnz-w4s/w400-h225/1.%20Anhell69.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></span></div><div>Una storia di giovani ragazzi che cercano un futuro, o che forse si sono rassegnati a non cercarlo più, in un Paese come la Colombia che vive ancora aspettandolo disperatamente, perché lì il futuro non esiste, non è mai morto e non è mai nato, tra le promesse politiche di una pace che tarda ad arrivare e il quotidiano manifestarsi di una violenza scellerata. Una storia di fantasmi, insomma. Di giovani angeli che vivono in un inferno di desideri, con il sogno rassegnato di cambiare ancora il mondo, perché da sé quel mondo proprio non vuole cambiare. Spettri di una gioventù bruciata dalla violenza e dalla morte. Una generazione cresciuta dalle madri, perché i padri, in un modo nell’altro, si sono uniti all’altro Padre: Pablo Escobar. Perché Medellín, come viene detto, è “<i>la Mecca degli omosessuali, ma anche la Mecca di Pablo Escobar</i>”, metropoli senza orizzonte, dove le luci stroboscopiche delle discoteche illuminano ad intermittenza anche i sogni occasionali come i rapporti sessuali, l’utopia di poter diventare adulti in un paese che invece sembra non essere mai cresciuto.<br />Come in Bella e Perduta di Pietro Marcello, la finzione contamina la realtà, la morte condiziona la vita. In Marcello era la morte del custode della Reggia ad innescare la ricerca di Pulcinella per decidere il destino del bufalotto Sarchiapone, in questo caso è la morte (forse neanche così inaspettata) del ventenne attore protagonista del nuovo film del regista, a una settimana dal casting in cui era stato scelto (ma morto così precocemente da non averlo neanche saputo). Diventato fantasma più nella realtà che nella finzione, la sua anima libera gravita tra le strade sanguinose della notte abissale di Medellín, un cimitero all’aria aperta, di spigolosi angoli desolati di giovani dispersi o più spesso ritrovati ammazzati. Perché la morte non è nell’aria, è l’aria stessa. La polvere dei cadaveri, il rantolo che contiene tutti i respiri mancati.<br />“<i>La morte è il più grande premio di questa vita</i>” dice uno dei ragazzi.<br />“<i>Sono morto. Sono morto molte volte e in molti modi in questa città</i>” dice il regista.<br />Un film senza confini, senza generi, un film “<i>trans</i>”. Un documentario che è una testimonianza, un atto di protesta, di ribellione, di libertà. Un canto funebre, fluido come l’essenza queer, libero in un Paese senza libertà. La rivoluzione spettrofilica. Perché in quel mondo di occhi infuocati come nel miglior Apichatpong Weerasethakul persino sognare è illusione, perché l’incubo della violenza esiste e persiste anche senza dormire, coincide con il presente quotidiano in cui i giovani partecipano più ai funerali dei loro amici che alle loro feste di compleanno.<br />Ma ancora si spera un giorno di possedere una casa, senza pareti, senza finestre, senza mobili.<br />Con esseri viventi, animali, insetti, amici.<br />Senza violenza, con la libertà.<br />Senza vita, con la morte.<br />Fantasmi.<br />“<i>Mi innamorai del cinema perché era l’unico luogo dove potevo piangere</i>”.</div><div><br /></div><div><br /><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">MARCO BAGARELLA</b></div><div><br /></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">A SIBILA di Eduardo Brito</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA2HuXszeki29FjP_PIVA2gMOP9UL8wCeU3IToLZrF_MKrsZBVDGBUuuseRrqezL0THgbhlmL7GYu-4sAtn7toRN9IDdTS004_1wT8hXa__KctEtT1ozWMeEcjX4tzUET4LVLVdEVMT8F8NkoMC2ly7gbhb9zalds3KrdQOLjp4weQ3BXxCFgFlvEwv3c/s1364/asibila.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="736" data-original-width="1364" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA2HuXszeki29FjP_PIVA2gMOP9UL8wCeU3IToLZrF_MKrsZBVDGBUuuseRrqezL0THgbhlmL7GYu-4sAtn7toRN9IDdTS004_1wT8hXa__KctEtT1ozWMeEcjX4tzUET4LVLVdEVMT8F8NkoMC2ly7gbhb9zalds3KrdQOLjp4weQ3BXxCFgFlvEwv3c/w400-h216/asibila.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Piccolo clamoroso film portoghese, algido come un racconto (im)morale e fastidioso quanto il ritratto esasperato dell'avidità umana. Soprattutto, in questi tempi grami, bella scoppola a chi insegue la guerra al patriarcato dopo essere uscito da una sala cinematografica ed aver abboccato all'ultima moda.<br /><br />Se siete per un 'cinema pop corn', questa mini-recensione non fa per voi. Non per nulla a scrivere la sceneggiatura di "A sibila" c'è Augustina Bessa-Luìs, magica penna del cinema del maestro De Oliveira e fautrice di quel bellissimo approccio autoriale della giovane regista Rita Azavedo Gomes.</div><div><br /></div><div>Una storia in cui gli uomini affondano nella maternità dell'epoca, in cui la guerra declina nella volontà tutta e solo femminile di augurare riparo all'orrore, o come in quest'opera di Brito, essi risultano essere figure secondarie, viscide, inutili e poco scaltre dinnanzi alla forza cosmica della donna. Una sanità muliebre che prende in mano la materia della vita, la esalta e porta la stessa cupidigia a cifra che legge l'intero mistero dell'essere umano. Un matriarcato 'di forma e di sostanza' che governa, da sempre forse, il mondo. Ma una femminilità diversificata, ricca di pieni e di vuoti, di luci e di ombre, di perdizione e di riscatto. Mai futilmente scellerata come lo è il presunto dominio del maschio...</div><div><br /></div><div>"Il genio di Quina non si era ancora spento. Continuava ad amare i soldi e la terra con ardente bramosìa e immutabile astuzia. Ma Germa capì rapidamente che aveva perso terreno su quell'anima e che, tra lei e Quina, esisteva oramai una barriera che doveva oltrepassare.</div><div><br /></div><div>"Un film da vedere assolutamente!</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">FRANCO CAPPUCCIO<br /><br /></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">GUSH di Fox Maxy</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6i37M-_oHZAAe5FMFXqCPZJxMVozFrlWJmzFDlS7c2wfXpNFGyQa_5Tz_9GtqQvupH3aKtJTSLtXqz84ndi9Ef4L9lZgNcnluDUkpQm3X1CQXb4b6WWwjbj0tq745IHw5h953XmD8ejX4kJs4KzrhuqJiqI6aBWrVYmCjt0znQzXc-15tSWxWjL7zeAg/s970/photo1706023760.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="546" data-original-width="970" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6i37M-_oHZAAe5FMFXqCPZJxMVozFrlWJmzFDlS7c2wfXpNFGyQa_5Tz_9GtqQvupH3aKtJTSLtXqz84ndi9Ef4L9lZgNcnluDUkpQm3X1CQXb4b6WWwjbj0tq745IHw5h953XmD8ejX4kJs4KzrhuqJiqI6aBWrVYmCjt0znQzXc-15tSWxWjL7zeAg/w400-h225/photo1706023760.jpeg" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Video diario furiosamente montato, tagliato e avvitato che abbraccia un decennio, <i>Gush </i>è uno spruzzo arterioso di clip sulla ricerca di compagnia, sul mantenimento di canali secondari di pettegolezzo e sull'impegno in cerimonie e celebrazioni come strategie per sopravvivere alla violenza delle relazioni e dell'industria cinematografica. Una logica da videogioco permea il suo montaggio, esternando gli stati fisici ed emotivi interiori attraverso GIF stock e animazioni di scheletri, pezzi di viscere, scie di sangue e spirali che lampeggiano sullo schermo come effetti che mostrano personaggi di videogioco che guariscono o subiscono danni. Il nome di ogni canzone e remix presente nel film è incluso nelle didascalie, insieme a testi e descrizioni del suono. Le didascalie contengono anche tocchi poco ortodossi come abbreviazioni, termini gergali o simboli al posto delle parole, che completano la sperimentazione visiva dell’opera.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">ROBERTO FLAUTO</b></div><div style="font-family: inherit;"><br /></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">ALL YOU CAN EAT BOUDDHA di Ian Lagarde</span></b></div></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="font-family: inherit;"><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQpa4LYcJ8coFFLZ_dcUXLkyKMzkIdcLqzkXNpzhGoM2fzyMnoMYuKzC9Iwn5fwzmiiVw7YIr-fH9vNy3pU33oZApmE1Xr49-U2oPsl-rsIh4JuG7bAwMilz0jE_wPixcoIaRejzpaiQBTShnW-Zyxa_CA5ORYO7wlok2QCFxax8PBcnxpH1WQZ4S2F5o/s2880/unnamed%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2880" data-original-width="2160" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQpa4LYcJ8coFFLZ_dcUXLkyKMzkIdcLqzkXNpzhGoM2fzyMnoMYuKzC9Iwn5fwzmiiVw7YIr-fH9vNy3pU33oZApmE1Xr49-U2oPsl-rsIh4JuG7bAwMilz0jE_wPixcoIaRejzpaiQBTShnW-Zyxa_CA5ORYO7wlok2QCFxax8PBcnxpH1WQZ4S2F5o/w300-h400/unnamed%20(1).jpg" width="300" /></a></div><br /></b></div><div>Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.(Gv 6:53)</div><div><br /></div><div>L’oceano accarezza la terra. Si frange lentamente sulla riva. Il rumore cadenzato delle onde culla il mondo. Un sonoro inquietante accompagna alcune figure che si stagliano sullo schermo. L’oceano è sempre lì a comporre le sue liriche. Siamo su un’isola. C’è un resort di lusso. Arrivano i turisti. Tra loro c’è un uomo sovrappeso, trasandato, di cui non sappiamo nulla. Si chiama Mike. Non lo lasceremo mai. Fin da subito, esercita una magnetica e inspiegabile attrazione sul personale della struttura e sugli ospiti. Più che i divertimenti offerti dal resort, sembra essere cercare altro. Forse un limbo, un vuoto, una sospensione. Osserva il mare che è già oceano. Parla poco. Mangia in eccesso, non sembra mai sazio. Tutti lo osservano con ammirazione. Una mattina, passeggiando sulla riva, incontra un polpo gigante arenato sulla battigia. Il polpo gli parla – con una voce suadente e calda – e gli sussurra delle misteriose profezie, rivelazioni che l’uomo accoglie con il suo solito indecifrabile silenzio. Poi il polpo affonda e sparisce nelle profondità oceaniche. “Che la tua voce risuoni. Che il tuo sguardo attragga. Che il tuo cuore illumini. Che la tua mente si emozioni. Che il tuo sesso si erga”. Mike sviluppa poteri taumaturgici. Sussurra inudibili parole di vita, affiora in lui la scintilla creatrice. Gli ospiti e il personale tutto vedono in lui una presenza divina, una manifestazione dell’infinito. E mentre tutti lo idolatrano, lui comincia ad autodistruggersi: abbandona le medicine per curare il diabete e mangia in continuazione, in maniera compulsiva. E più il suo corpo si deteriora, più il villaggio e l’isola sprofondano in un caotico degrado. Il suo corpo va in cancrena, e una tempesta attiva sull’isola, ormai abitata soltanto da pochi membri del personale. Il mondo intero sembra essere in attesa del verbo di Mike, e lui una notte, nella sua ultima notte, cammina nudo, trascinando un corpo ormai morto e giunto a riva, come il polpo, anche lui entra in acqua e si inabissa nell’oceano. Da questo sacrificio, tutto torna in fiore.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">RICCARDO SIMONCINI</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></b></div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">ÁRNI di Dorka Vermes</span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5ok-XWuM6gX_qK5QuR8aHcRyXXb4r-Rbg_jBjTotm52zbEkoVcMUX7ZV8Tx9-p6bJ3qoEOwFT6K3w0mi2-PT7TRGO_Q9LnmGD17ObsvcsCYggzMESdNOaFAkfloJfG-nQUq2_tSMrnsc1HQ4zINx9HSI3HHCVEOZqe60Z7SrZBPaTzG_HOEk579j6Gg8/s1200/2.%20Arni.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5ok-XWuM6gX_qK5QuR8aHcRyXXb4r-Rbg_jBjTotm52zbEkoVcMUX7ZV8Tx9-p6bJ3qoEOwFT6K3w0mi2-PT7TRGO_Q9LnmGD17ObsvcsCYggzMESdNOaFAkfloJfG-nQUq2_tSMrnsc1HQ4zINx9HSI3HHCVEOZqe60Z7SrZBPaTzG_HOEk579j6Gg8/w400-h225/2.%20Arni.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></span></div></div><div>L'oscurità investe la notte. Lentamente si fa largo qualche piccola luce in lontananza, prima una, poi decine. Nel vuoto desolante della periferia è arrivato il circo. Così inizia <i>Árni</i>, esordio ungherese prodotto nell’ambito di Biennale College Cinema, con una comparsa silenziosa nel cuore del buio e del nulla, quando tutti dormono e nessuno se ne rende conto, in un rito di passaggio invisibile quanto pregnante, tra roulotte di lamiere e catini d'acqua in cui lavarsi. Un mondo fantasmagorico in rovina, che non ha pubblico, non vende snack, né foto e souvenir, i cui padri fondatori si aggirano come anziani fantasmi malati e malandati tra pastiglie e infusi, in mezzo ai tendoni che sembrano più le lapidi colorate del tempo acrobatico che fu. Persino il cibo diventa concessione e non diritto, ricompensa o sua più probabile punizione. Non c’è più nulla dell’artificio illusionistico di <i>Nightmare Alley – La fiera delle illusioni</i>, sono rimasti solo le bestie e i mostri di Freaks Out, in declino polipatologico e policronico, randagi che si aggirano nella notte cercando disperatamente rifiuti con cui scaldarsi.<br />Ma tutto cambia quando un giorno arriva un pitone, troppo grande per essere addestrato, troppo diverso da tutti quegli altri animali ammaestrati ingabbiati e sofferenti. Per il giovane Árni, gracile, dai capelli lunghi e il naso aquilino, che nel circo famigliare è un silenzioso e passivo tuttofare, quel rettile si trasforma nell’opportunità di sognare ancora di addomesticare qualcosa, creare un legame autentico e irripetibile con la vita pulsante, quell’<i>apprivoisé</i> del <i>Piccolo Principe</i> di Antoine de Saint-Exupéry per cui “<i>io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.</i>” Un serpente che tutti temono per le sue dimensioni impressionanti ma che fornisce ad Árni una via di fuga dalla ripetitiva vita itinerante, dal tracollo inesorabile della solitudine senza futuro, appiglio forse per trovare un contatto fisico stretto, stringente, un abbraccio caldo impossibile, affiatato per un tempo altrimenti asfissiato. Árni ci si fascia le gambe, le braccia, lo accarezza e nudo dorme vicino a lui. Una connessione spirituale, viscerale, primordiale (e non arcaica - a differenza della famiglia circense di cui fa parte) simile per certi versi a quella stabilita con il mostro carnale di Amat Escalante de <i>La región salvaje</i>, che, nascosto anche in quel caso in un luogo inaccessibile, permetteva di salvarsi e di ritrovare l’ultimo frammento più remoto e vulnerabile di se stessi.<br />Con uno stile percettivo che ha tanto del cinema esperienziale di Carlos Reygadas, quest'opera prima prende lo spettatore con i suoi tocchi carezzevoli persino quando martella un piccone o issa il tendone per lo spettacolo. Sopravvive empatica tra i rifiuti di umanità, proprio a fianco alla discarica in cui il circo realizza le sue fallimentari rappresentazioni. E così uscire dal tendone, uscire nella foresta, selvaggia tra i selvaggi, umana tra i non-umani.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">MARCO BAGARELLA</b></div><div><br /></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">CERRAR LOS OYOS di Victor Erice</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK17Zle_R8aOu2giop-pXg-4YjBgHABI2aBdXITk4813aKl6MMeQ5hC7aPSNHAw_vvRndESMRGiCIYuvOLPnfvkB16sFmrj67OmyIYVyVdggyoeXrKiwFyajXPIeDNJ1x7_11v7GAKUyxZY7XzWFF7mFloXyzw0XfkG_Fuq0D_AOkTE8XpN6WZC6xL7KE/s1046/CERRAR%20LOS%20OYOS%20immagine.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="1046" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK17Zle_R8aOu2giop-pXg-4YjBgHABI2aBdXITk4813aKl6MMeQ5hC7aPSNHAw_vvRndESMRGiCIYuvOLPnfvkB16sFmrj67OmyIYVyVdggyoeXrKiwFyajXPIeDNJ1x7_11v7GAKUyxZY7XzWFF7mFloXyzw0XfkG_Fuq0D_AOkTE8XpN6WZC6xL7KE/w400-h229/CERRAR%20LOS%20OYOS%20immagine.png" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Carramba che sorpresa! L’autore spagnolo sicuramente più parsimonioso di tutti i tempi e, forse, il più coerente per poetica e tecnica narrativa (il suo ultimo ‘vero’ film è del 1992), torna a noi con una sorta di lineare groviglio di rimandi e transfert. La storia è un piccolo gioiello. L’ex-regista Miguel Garay, che ha dovuto abbandonare il set nel bel mezzo della sua opera più attesa (“La mirada del adios”, di cui, all’inizio ed alla fine del film, vediamo le scene più toccanti), viene di nuovo a dover fare i conti con la causa della sua defezione artistica; l’attore Julio Arenas, amico suo di sempre e suo alter-ego, misteriosamente scomparso dalle riprese de “La mirada” e di cui più nulla si sa, viene ricercato da una trasmissione televisiva che si occupa di casi irrisolti. E’ fuggito volontariamente dalla vita sociale e dai suoi affetti? Si è suicidato? O è stato assassinato da un marito geloso?</div><div><br /></div><div>Tutte le ipotesi sembrano affastellarsi nella mente del disincantato Garay, certo che nulla potrà riportarlo al centro dell’enigma che ha stravolto la sua vita professionale (ora vive facendo il traduttore di testi di narrativa, sta dentro ad una roulotte e arrotonda il mensile aiutando un pescatore). Ma deve ricredersi quando l’amico viene ritrovato all’interno di una casa di riposo. Smemorato. Paradossalmente, portando con sé il ricordo di tutto e di tutti i personaggi della loro esistenza. “Non conoscevamo le sue radici, ma ora sì. Sappiamo il suo vero nome.”, dice un neurologo a Garay, che replica con arguzia e dolore: “E cos’è un nome?”</div><div><br /></div><div>.Film lungo, avvolgente e limpido come un fiume che va a morire tra le acque di un mare profondo e tempestoso, “Cerrar los oyos” è un mirabile canto che oscilla tra memoria e coscienza, e ci mette di fronte ad una verità che nessuno di noi vuole più vedere, ‘chiudendo gli occhi’ appunto. Un corpo senescente ha ancora l’anima vitale. Il mondo, ci chiediamo? Sì, certo, Erice parte dal mondo, ma è il cinema che indica. Basta aprire lo sguardo su di esso e riconoscere ogni cosa…</div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div></div><div><br /></div><div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">FRANCO CAPPUCCIO</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">THE HUMAN SURGE 3 di Eduardo Williams</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdSmf4q-AQfNJw8w_VMa1YnYJtVG-Wmagr1W4Gde4wGU2rruJxR9DhN7HbqIXtPVpDfjUswHsB0E1ETb4Qs8BU-ZaRrWFIYkwASAhgjtS_4r7THnkYvt3w-kDJvy_gtQyFNsb0NMe1i1q9AOszPUKwNPJ74tt5sCiRKENlV8VH0sV5aW0335RLiw9jCRQ/s620/photo1706023760%20(1).jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="413" data-original-width="620" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdSmf4q-AQfNJw8w_VMa1YnYJtVG-Wmagr1W4Gde4wGU2rruJxR9DhN7HbqIXtPVpDfjUswHsB0E1ETb4Qs8BU-ZaRrWFIYkwASAhgjtS_4r7THnkYvt3w-kDJvy_gtQyFNsb0NMe1i1q9AOszPUKwNPJ74tt5sCiRKENlV8VH0sV5aW0335RLiw9jCRQ/w400-h266/photo1706023760%20(1).jpeg" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Un senso di libertà guida le bizzarrie in giro per il mondo di <i>The Human Surge 3</i>, l'atteso seguito di Eduardo Williams al suo documentario sperimentale del 2016, <i>The Human Surge</i> (che salta la seconda parte per satireggiare la cinematografia commerciale che fa da sequel). Nel primo capitolo, l'inquieta macchina da presa di Williams seguiva giovani fannulloni in Argentina, Mozambico e Filippine, cambiando formato video man mano che i personaggi e i luoghi cambiavano senza la consueta segnaletica. Questa fluidità è aumentata di parecchie tacche in <i>The Human Surge 3</i>, che si sposta in modo disorientante tra le tre location - Perù, Sri Lanka e Taiwan - riunendo i ventenni di tutti e tre i luoghi in un mega gruppo di amici itinerante e multilingue. Se le tecnologie di proiezione dei blockbuster cinematografici - 3D, IMAX, ecc. - promettono un'esperienza più realistica, l'uso di una telecamera a 360 gradi da parte di Williams in <i>The Human Surge 3</i> fa l'opposto: la prospettiva convessa si avvicina alle visioni di Google Earth, con i personaggi visibili solo in modo distante e sfocato nell'ambiente circostante. Ma piuttosto che funzionare come una forza di sorveglianza repressiva, questo sguardo artificiale è uno strumento di liberazione, che crea un regno senza confini e ricco di potenziale eccitante.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">RICCARDO SIMONCINI</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></b></div><div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">NOTRE CORPS di Claire Simon</span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirOyWZb22GG08S7A_tiGOz1vOrUf0XnKsoCsOjX3Tuf3o4j45RB-cao49noWXyNK4knvTtMornS1Fph7vEIKZ3UXmwMYmpcmi7ylo7GPKgcCPPwuBMivGmqWVqXF8AE-KIv0ljYlevi2fPLVPEiH9L6UIFn3-TGYO7wN3wYn9Rhydq1GNAzI6Hzg1cUpg/s3840/3.%20Notre%20Corps.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirOyWZb22GG08S7A_tiGOz1vOrUf0XnKsoCsOjX3Tuf3o4j45RB-cao49noWXyNK4knvTtMornS1Fph7vEIKZ3UXmwMYmpcmi7ylo7GPKgcCPPwuBMivGmqWVqXF8AE-KIv0ljYlevi2fPLVPEiH9L6UIFn3-TGYO7wN3wYn9Rhydq1GNAzI6Hzg1cUpg/w400-h225/3.%20Notre%20Corps.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></span></div><div>Un’immersione a pieni polmoni in un ospedale pubblico ginecologico di Parigi, in cui ogni paziente, o meglio ogni donna, o meglio ogni corpo di donna da titolo arriva in clinica con la sua storia, in quell’enorme “<i>valzer folle dei destini</i>”, sospeso tra nuove diagnosi, nuove vite e altre che arrivano alla loro fine. Ma è anche un enorme valzer di esseri umani, di tutte le origini e i ceti sociali, di volti che si vuole ancora vedere sotto le anonime mascherine, di mani dolcissime di dottoresse che accarezzano quelle fragili delle loro pazienti. Perché come già diceva Ippocrate, padre greco antico della medicina come la conosciamo oggi, “<i>è più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia che sapere che tipo di malattia abbia una persona</i>”. Un ciclo che dalla giovinezza arriva all’anzianità, dall’inizio alla fine, tutte le tappe di un’esistenza, tra nascite, aborti, tumori, fecondazioni assistite e transizioni di genere. Il tempo scorre come nel miglior Wiseman, non lento, ma immersivo, osservazionale. La vita si compie tra i luoghi della società, della comunità, in senso lato dell’uomo, fatta dagli uomini (o meglio in questo caso dalle donne), e per questo tremendamente meravigliosa persino nei suoi aspetti più tragici. Ma dove Wiseman è interessato alle istituzioni, Claire Simon indaga l'architettura delle emozioni e del sentire empatico, tra le pareti spoglie tra cui però ci si sente ancora al caldo. La fredda anamnesi diventa infatti dialogo e conversazione, più spesso intima confidenza, dove “<i>la priorità qui è lei</i>”, la paziente, la donna.</div><div>In quel corpo, seppur malato, il desiderio delle donne di riavere la propria femminilità supera la malattia che la vorrebbe negata, mutata, trasformata, e supera le percentuali e le statistiche che vorrebbero imprigionarla a semplici fasce d’età (perché spesso per una gravidanza intrapresa dopo i 40 anni c’è solo un amore trovato tardi). E così allo stesso modo l’empatia delicata come una carezza supera le barriere linguistiche e sociali, diviene in sé lingua universale degli uomini.</div><div>Partendo da un incipit in prima persona in cui la stessa regista ne racconta la genesi, Claire Simon compie con questo meraviglioso documentario di 3 ore una scelta più umana che registica, avvicinarsi a quelle donne con il suo vissuto prima che con la macchina di presa, senza retorica e senza pietistici manierismi che ne forzino l’emozione. Un approccio alla medicina come scienza umana, in cui il corpo non è solo carne, e la sua alterazione non è solo malattia, non è solo un processo patologico che lo cambia, ma anche un ostacolo alla propria mente, ai propri rapporti, al proprio lavoro, alla propria femminilità in toto.</div><div>Il nostro corpo. Perché nostra è innanzitutto la storia che ci portiamo dentro. Nostre sono le paure, di tutte le donne che temono un giorno di essere lì, che tocchi loro, che tocchi noi, osservatrici divenute pazienti svuotate nel corpo della propria femminilità. Nostro perché richiede il nostro consenso e la nostra approvazione, per qualsiasi visita o trattamento. Nostro, cioè, non come aggettivo possessivo universale, perché non ci appartiene il corpo degli altri. E mai come in questo momento storico dovremmo capire appunto che quel nostro si riferisce a chi il corpo lo fa pulsare e respirare, chi ne subisce i dolori e i traumi, il peso di uno sguardo maschile che lo vorrebbe sottrarre alla sua leggerezza, non a chi crede di poterlo fermare come si arresta una macchina a fine lavoro. Perché la responsabilità quella invece si è nostra, di tutti.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">MARCO BAGARELLA</b></div><div><br /></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">INSIDE THE YELLOW COCOON SHELL di Thien An Pham</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZjFyKtOpl8Q4MKobX6GDGhZR438c7KEG1wCA7kpWpvix5nMEdC5PNlXXf32o3y5UjjkvK5_1UIlM_1EOyif_yJhaRaH7X51b_nYgFFv3tlk9rmZIqGzM7S7IiQVMZNBFt_CsGBK2XbOaG0ifpjHPYfwplOCTE7PPczEI5l4wjrhsJXwuV1G40ft2fWU8/s1170/inside%203.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="614" data-original-width="1170" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZjFyKtOpl8Q4MKobX6GDGhZR438c7KEG1wCA7kpWpvix5nMEdC5PNlXXf32o3y5UjjkvK5_1UIlM_1EOyif_yJhaRaH7X51b_nYgFFv3tlk9rmZIqGzM7S7IiQVMZNBFt_CsGBK2XbOaG0ifpjHPYfwplOCTE7PPczEI5l4wjrhsJXwuV1G40ft2fWU8/w400-h210/inside%203.png" width="400" /></a></div><br /></b></div><div>Un nome nuovo si iscrive nel ristretto e poco ambito club dei ‘cineasti dello sguardo’. Il giovane vietnamita Thien An Pham esordisce con uno stordente poema contemplativo che, con tutte le eccezioni del caso, lo avvicina allo sfortunato Hu Bo ed al più aggressivo Bi Gan. Se “An elephant sitting still” e “Kaili blues” erano comunque opere prime rette da una forte tensione visiva, da una volontà di viaggio ribelle che fluiva verso un punto di ricomposizione, qui siamo in presenza di un silenzio dell’anima che invece dubita di perdersi e non ci solleva dal restare attoniti spettatori.</div><div><br /></div><div>Spettatori, peraltro, estenuati da tre ore di piani-sequenza (alcuni magistrali, altri un po’ meno), di lente panoramiche che scoprono ed interrogano oggetti e scenografie (umane e naturali) apparentemente immobili, di dialoghi che danno a volte l’idea di avere a che fare con chimere e macchie indefinibili.</div><div><br /></div><div>Thien (come in Bo e Gan, ci sarà forse collimare autobiografico tra autore e personaggio principale?) è un giovane urbano che vive l’apatica esistenza della sua generazione, ed a cui tutto l’ordine del suo quotidiano cambia di colpo con un incidente che gli porta via la cognata e gli lascia in consegna le sorti del piccolo nipote, Dao. Difronte alla mancanza (del padre di Dao, Tam, misteriosamente irreperibile in una remota regione agricola e che nel finale del film viene disperatamente ricercato), al lutto (della madre del piccolo, Hanh, perita nella disgrazia), crescono le mille domande dell’uomo sulla terra. Fede, eredità, futuro, amore, saggezza, magia della vita. Un tragitto che costringe lo stesso Thien a riconoscersi orfano di molte più cose di quanto sia orfano di madre e padre, suo nipote Dao. Una esplorazione in una terra di nessuno che non può lasciare indifferente lo spettatore certo che verrà alla fine ricambiato di tanta pazienza.</div><div><br /></div><div>“Cos’è la fede, zio?”, “La fede la cerco anch’io”, “Qual’è la sua forma?”, “Non ha forma, la fede è come quando presti una cosa ad un amico e sei sicuro che ti verrà restituita.”. Ecco, appunto...</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">FRANCO CAPPUCCIO</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;">ABOUT THIRTY di Martín Shanly</span></b></div><div><b style="color: red;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div><b style="color: red;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIQ9DWNROJjhU1L0ULIUjzEWuDUixV7VQQj2zD-wld2JPPkmvkkCdtDRTP8R72esmHpo4Vurn1Bvo08xENJRR0ymUUbEm5JyZJV3q9HefSC8r65pLlLO8oLbHknMrqELGWk5HDWx1lTIkGLAOPmJDLyEnSqrH8stBu6nIcuGSGrBE2H-8T3Sa0Xgz4RfM/s1280/photo1706023760%20(2).jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="687" data-original-width="1280" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIQ9DWNROJjhU1L0ULIUjzEWuDUixV7VQQj2zD-wld2JPPkmvkkCdtDRTP8R72esmHpo4Vurn1Bvo08xENJRR0ymUUbEm5JyZJV3q9HefSC8r65pLlLO8oLbHknMrqELGWk5HDWx1lTIkGLAOPmJDLyEnSqrH8stBu6nIcuGSGrBE2H-8T3Sa0Xgz4RfM/w400-h215/photo1706023760%20(2).jpeg" width="400" /></a></div><br /></b></div><div><i>Je t'aime, je t’aime - Anatomia di un suicidio</i> (1968) di Alain Resnais è stato spostato in chiave di una commedia fannullona: questo è l'improbabile risultato di <i>About Thirty</i>, la superba opera seconda del regista argentino Martín Shanly. Ancorato al marzo 2020, poco prima della prima ondata di COVID-19, il film segue inizialmente il suo protagonista, il trentenne Arturo, mentre naviga tra le imbarazzanti esigenze sociali del matrimonio di un amico, per poi lasciarci cadere in episodi frammentari dell'ultimo decennio della sua vita. Il grande piacere del film risiede nell'uso che Shanly fa dell'indirezione strutturale per trasformare un materiale altrimenti familiare, che permette all'umorismo piacevole per il pubblico di coesistere con un audace gioco formale. Dato che la produzione del film è stata fortemente rallentata dalla pandemia e che Shanly stesso interpreta il protagonista, si è tentati di leggere la sua cronologia confusa come un tentativo autofinzionale di catturare l'incertezza e il caos del periodo. D'altra parte, la sua coda suggerisce in ultima analisi che, di fronte alle molteplici pressioni della realtà, la struttura serve a far fronte, non a copiare.</div></div></div></div></div><div><br /></div><div><br /></div></div>TheCafahttp://www.blogger.com/profile/12147448764955827297noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-62503532042154062652024-01-22T14:55:00.003+01:002024-01-22T20:56:41.243+01:00Recensione: "Il Ragazzo e l'Airone" - "AnimE e Core, la grande passione per l'animazione giapponese - 18 - di Enrico G.<div style="text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; color: #2b00fe; font-size: large;">Altra rubrica esterna che torna sì dopo tantissimo tempo, ma anche con parecchia urgenza visto che l'ultimo film di Miyazaki, Il Ragazzo e l'Airone, è ancora in tantissime sale (350 al 22 gennaio) e potete gustarvelo al cinema.<br />Poi tornate qua a leggere questo bellissimo pezzo del nostro grande esperto d'anime (oddio, detto così sembra un prete o un medium) Enrico, pezzo che magari vi aiuterà a "capire" o interpretare meglio un film che, mi dicono, è molto stratificato e tutt'altro che semplice.<br />In ogni caso voi, i vostri figli, i vostri amici, chiunque possieda due gambe e non sia una gru recuperi i film di Miyazaki, perché aiutano a vivere meglio.<br />Vi lascio alla mini presentazione di Enrico e poi alla recensione che, mi dice, avrà spoiler dopo la prima immagine (quella della bimba che imburra)</b></div><div style="text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; color: #2b00fe; font-size: large;"><br /></b></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; color: #1d2228; font-size: large;">---------------------------------------------------------------------------</span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; color: #1d2228; font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-size: large;"><span style="color: red;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglN4OqJLvHjAKDTQYiL4k44uwZ2OxJjY0Eb1JLRagVe5Xm5WgTefCrkSNvQgASRZXx_sfxEjD7yiWxLjBQ3jkHx9WZcOcGCiY_rKiRsyYaIjVgou3oIgeV30ryUBo5P1qUYe08UzHwPbB3VuPXw98S6pWXCDxFkQx0oJyk-ND46dDgEv_E_Chz-h8B0QdH/s1523/37JxTP6lK4X39GFJlVCYBgMp6Wz.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1523" data-original-width="1080" height="472" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglN4OqJLvHjAKDTQYiL4k44uwZ2OxJjY0Eb1JLRagVe5Xm5WgTefCrkSNvQgASRZXx_sfxEjD7yiWxLjBQ3jkHx9WZcOcGCiY_rKiRsyYaIjVgou3oIgeV30ryUBo5P1qUYe08UzHwPbB3VuPXw98S6pWXCDxFkQx0oJyk-ND46dDgEv_E_Chz-h8B0QdH/w335-h472/37JxTP6lK4X39GFJlVCYBgMp6Wz.jpg" width="335" /></a></span></b></div><div style="text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; color: #2b00fe; font-size: large;"><br /></b></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="color: red; font-size: medium;"><b>Un film che non ha bisogno di presentazioni: “Il Ragazzo e l’Airone”, l’ultimo sforzo immane di quella che forse è la più grande personalità della storia dell’animazione, Hayao Miyazaki.<br />Come una seconda storia del ritiro, il sensei ha voluto nuovamente ribadire ciò che lascerà al mondo, la fantasia sconfinata, la natura sempre fonte di pace e ispirazione, ricordi d’infanzia, saggezza dell’età e vitalità della gioventù, l’amicizia, l’amore e tutto ciò che rende la realtà degna di essere vissuta.</b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="color: red; font-size: medium;"><b><br /></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="color: red; font-size: medium;"><b><br /></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;">Ci mancava, Hayao Miyazaki. Vorrei esordire così, pensando a quanto si può dare per scontato uscire di casa, sedersi su una poltroncina del cinema e vedere l’ultimo film del gran decano dell’animazione giapponese. Oggi il disegno non generato al computer è una vera rarità, e persino il concetto stesso di sala potrebbe avviarsi a diventare di nicchia. Quindi Il Ragazzo e l’Airone s’annuncia come la fine di un’epoca, sebbene già il saluto del regista ci fu nel 2014, con “Si alza il vento” – film che credo pochi non vedano come perfetto in tal senso.<br />Questa nuova opera, coerentemente, ha l’incedere pacato e a tratti veramente crudo, proprio di una storia della maturità e vecchiaia. Persino l’epoca storica è la stessa in cui Jiro Horikoshi sognava i suoi aerei con la linea a spina di pesce, accanto al suo idolo Giovanni Caproni. La guerra mondiale, sfondo non inusuale per lo Studio Ghibli, condiviso anche con lo straziante capo d’opera dell’amico mancato, Isao Takahata. Ma se la Tomba delle Lucciole portava i suoi due orfani di Kobe nel pieno dell’orrore, qui Miyazaki concentra tutto nei primi due minuti. La sirena, i tetti confusi nella notte, l’ospedale in fiamme, dove muore la madre del protagonista Mahito. Una sequenza mozzafiato, con le figure nere e indistinte della folla e le case, a contrasto col fragore e dolore del rosso fuoco, mentre la città brucia. E quella corsa, col mondo che si deforma, come nel corto di Animatrix “Storia di un ragazzo”.<br />Anche questa è la storia di un ragazzo, poiché il regista non rinuncia a una delle sue specialità, i protagonisti giovanissimi e vera fonte del cambiamento: Mahito, ancora tormentato dalla perdita, viene portato in campagna, lontano dalla guerra – i cui effetti però si sentono, con piccoli tocchi neorealisti, la invariabilità del (poco) cibo, le scarse sigarette, i domestici anziani, gli sparuti soldati in partenza. La tenuta è di sua zia, nuova compagna del padre con in grembo un bambino. Intorno, una torre dimenticata da tutti e un misterioso airone cenerino…</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRC_O1peR1iYJ78FaCHpHky0IUnt4Rhk_MgzkdGlDT_U99NSA-OlO1si4dGoKHwoybuWCqvC7KREft19Tr-2F2KEomFhqrW2YHHQb4aspcEvvs8kCo2-ymKiOaDomRqwyo7vb76D-0CI8clnkB7hZ4aRHEGCJr0irKV-63dZxit6fuMwHQezx92iOJJl17/s1600/kimitachi011.webp" style="background-color: #fff2cc; font-size: large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="865" data-original-width="1600" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRC_O1peR1iYJ78FaCHpHky0IUnt4Rhk_MgzkdGlDT_U99NSA-OlO1si4dGoKHwoybuWCqvC7KREft19Tr-2F2KEomFhqrW2YHHQb4aspcEvvs8kCo2-ymKiOaDomRqwyo7vb76D-0CI8clnkB7hZ4aRHEGCJr0irKV-63dZxit6fuMwHQezx92iOJJl17/w400-h216/kimitachi011.webp" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;">A un livello d’interpretazione più superficiale, oltre al suo tragico retroscena, ci troviamo davanti a quel classico personaggio osservatore. Tipologia che amo particolarmente, propria di quelle storie dove un umano, molto spesso un bambino, viaggia in un mondo fantastico e sperimenta gli accadimenti più surreali: Mahito è Alice, è Coraline, e sì, è anche Chihiro de “La Città Incantata”. E pure un po’ la piccola Mary, mascotte nonché protagonista assoluta del film d’esordio dello Studio Ponoc, quel “Mary e il fiore della strega” di cui ho volentieri parlato in questo spazio. Paragone non a caso, visto che per sostenere l’immenso sforzo di questo ultimo lavoro, che non ha avuto limiti di tempo né budget, il Ponoc ha dato il suo contributo artistico, assieme a qualche altra compagnia (Production I. G. e Studio 4°C per esempio), in quello che se non sbaglio è l’unico caso finora di outsourcing per un’opera del Ghibli. Insomma, un vero “ritorno a casa” per quegli animatori che se n’erano andati con Hiromasa Yonebayashi, quasi un decennio prima, e il risultato si vede tutto. Spenderò molti pochi elogi, a proposito, sull’estetica del film, per la semplice ragione che sarebbero lapalissiani: le parole semplicemente impallidiscono davanti a colori che paiono la tavolozza dei macchiaioli, sfumature che paiono slanci impressionisti, la riproduzione arcaica o raffinata, immediata o sofisticata, di edifici, interni, giardini, mari. Biblioteche che paiono rivaleggiare con quella mitica di Alessandria d’Egitto; scorci di coste che sembrano dell’Isola dei Morti di Böcklin, ma col sereno; la grande sala della torre, con le sue raffigurazioni elusive, degna delle fantasie più folli sui convegni massonici.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP2NXF-Ei56A0P11u6W0M91t_m0-qaCg7WDrXc7YoypCX5odIsyneOyOBmggvh5T2FgAQXevESoLFDSfn8xmEcXXqvpA1IAT1osXLmnumc2qzMBSrZf_xvmEexDWEMlQhmgU74dkLcjjXxwc9WkhEpshyY9OywSwx8Lwd8LUpuYfrJOhX0EEyXQE9ZnAA3/s1920/kimitachi011.webp" style="background-color: #fff2cc; font-size: large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP2NXF-Ei56A0P11u6W0M91t_m0-qaCg7WDrXc7YoypCX5odIsyneOyOBmggvh5T2FgAQXevESoLFDSfn8xmEcXXqvpA1IAT1osXLmnumc2qzMBSrZf_xvmEexDWEMlQhmgU74dkLcjjXxwc9WkhEpshyY9OywSwx8Lwd8LUpuYfrJOhX0EEyXQE9ZnAA3/w400-h225/kimitachi011.webp" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;">Tutto ci parla della immensa cultura di Miyazaki. E qui vorrei ritornare al protagonista e ai personaggi che lo circondano. Credo che Mahito rappresenti una delle due anime del suo creatore. Un giovane, certo silenzioso, e a suo modo adulto (la guerra indurisce presto i bambini), per come interiorizza le proprie ansie invece di esprimerle o chiedere aiuto. Emblematica in questo senso la terribile scena della pietra, dopo la zuffa coi compagni di scuola, quell’atto di automutilazione che lascerà il segno, “simbolo del male che c’è in me”. Eppure, come debbono essere i bambini, libero, curioso, coraggioso, permaloso, altruista, nido di quella insopprimibile vitalità di chi è giovane e deve imparare a incanalarla in qualcosa di positivo per volare in alto. Credo che nel corpo di quel vecchietto in Giappone quel bambino sia ancora più vivo che mai, anche se produce solo un minuto di animazione al mese e non più dieci come quando era un giovanottone rampante. E probabilmente ricorda ancora la sua vera infanzia, quella sua mamma spesso malata – ve lo ricordate? Uno spunto che aveva dato origine anche a “Il mio vicino Totoro” – perché il conflitto del nostro protagonista è tutto qui, in quella zia che ha preso il posto della sorella defunta, che le assomiglia persino come una goccia d’acqua. E che un giorno scompare, in quella misteriosa torre del suo prozio.<br />Prozio che, infine, si rivelerà come il demiurgo di quel mondo laggiù. E qui, a mio parere, c’è la seconda anima di Miyazaki: un uomo dai lunghi capelli e baffi bianchi, anziano, venerabile, benevolo ma occasionalmente spaventoso. Soprattutto, un uomo dalla conoscenza immensa, che viveva di fantasia, forse la più bella di tutte, cioè quella che scaturisce dalle pagine stampate dei libri. Che pure, in quei tomi si era perduto, inseguendo un mondo utopico. Potentissima la sua apparizione in scena, dopo che l’avevamo visto nell’ombra del “planetario”: il corridoio, la luce divina del porticato, e infine lui, seduto a un tavolino, che regge un intero mondo con delle piccole forme in equilibrio. Eppure il suo mondo ideale questo rimane, un ideale, che non ha la complessità del vero, perché quest’ultima comporterebbe guerre e altre brutture della nostra realtà. Brutture da cui, estrema ironia, nemmeno il “sotto” è esente: si intuisce dalla triste scena col pellicano morente, una fauna intrappolata nel suo ruolo predatrice in un mondo morto e di morti, dove ormai “i nuovi nati cominciano a dimenticare come si vola”, in contrasto con la specie parassitaria dei parrocchetti, che invece si sono duplicati a dismisura diventando quella dominante. Un paradiso in origine, di cui si scorge ancora la pace e bellezza volute, trasformato in inferno – per togliere ogni dubbio a riguardo, l’entrata della torre recita persino “fecemi la divina potestate”, citando il terzo canto della Divina Commedia di Dante (e dimostrando un fortunato miglioramento nell’italiano, rispetto ai tempi di “Porco Rosso”).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHC0ftXnCNHHN4Qew4Kf6KcrgVgB-LbXVHYiYE2EIOwUx_-F67_ssOIuTpHTxAM7jMfoAFKQRI3GysaMOPsJI2FrW6qZFr2ttZ7F_J6Riu2dceOv2vjiZlV1Ew7RVtmZuc_j9LtkCIJeBsqHsO2oF6p9_NPWuK6PJzOrM3YNDh08Ijaqv8fUsS-IwNPkAv/s750/kimitachi011.webp" style="background-color: #fff2cc; font-size: large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="750" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHC0ftXnCNHHN4Qew4Kf6KcrgVgB-LbXVHYiYE2EIOwUx_-F67_ssOIuTpHTxAM7jMfoAFKQRI3GysaMOPsJI2FrW6qZFr2ttZ7F_J6Riu2dceOv2vjiZlV1Ew7RVtmZuc_j9LtkCIJeBsqHsO2oF6p9_NPWuK6PJzOrM3YNDh08Ijaqv8fUsS-IwNPkAv/w400-h225/kimitachi011.webp" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;">Alla luce del finale, credo sia chiaro quale di queste due anime il regista voglia dedicare a chi guarda. È un messaggio al futuro, anzi una domanda, cioè “E voi come vivrete?”, come recita il libro, e titolo originale del film, che la madre lasciò a Mahito (che ho scoperto essere reale, nonché storicamente accurato, poiché pubblicato nel 1937). Mi chiedo se sia lo stesso testo che Miyazaki cita come ispiratore in “Never Ending Man”, un bel documentario di qualche anno fa (attualmente lo trovate su Prime) che copre il periodo dopo l’annuncio del ritiro, un fallito tentativo con un corto in CGI e, appunto, la decisione per un nuovo lungometraggio.<br />Così tanti livelli di comprensione, così tante cose da dire che mi sembra di aver a malapena parlato del film. Spero faccia fede per quanto “piena” sia questa pellicola, ricolma di meraviglie nascoste come la bottega de “I Sospiri del mio Cuore”, che quegli interni tanto curati della tenuta mi hanno spesso ricordato. D’altronde è il lavoro di una vita, che esonda ovunque, lasciando qualche piccola crepa: dopo quella prima ora, semplicemente una delle migliori cose si siano mai viste al Ghibli, il film mostra qualche tratto di stanca, si autolimita nel dover comunque fare del worldbuilding nella stringata metà rimanente. Ma sono piccole cose, specie considerata la natura largamente interpretativa delle vicende. Il viaggio di Mahito può venir preso come tante cose, un’escursione fantastica in piena regola, una realtà universale che ha preso vita grazie alla pietra meteorica – dando varietà di retroscena sulla nascita della torre, aggiungendo un sano tocco da storia di fantasmi – o pura allegoria che come tale va presa. Ognuna di queste visioni può convivere con altre, senza intaccare minimamente la godibilità della storia.<br />Ogni momento è raccontato coi giusti tempi, lasciando parlare l’atmosfera e un montaggio veramente di classe, corredato da alcune transizioni magnifiche (l’acqua che diventa letto). Al resto ci pensa il talento imbattibile di Miyazaki per i personaggi, e la magia è fatta. Come al solito sono tutti caratterizzati splendidamente, non solo il protagonista, ma anche le figure più trattenute, il padre, Natsuko, la somma Himi, che con quel vestito, quella personalità e quell’origine urla “miyazakiana” da ogni tratto di matita; assolutamente da antologia il gruppetto di vecchie domestiche, dai tratti esagerati e le personalità così distinte (di cui una vedremo prendere vita persino in un doppio ruolo). Diamo atto in questo, pure ad un adattamento nostrano degno di questo nome, una schiera di doppiatori veramente azzeccata, e, già che ci siamo, pure a quel santo alla Lucky Red che ha detto “magari questo film testamento stavolta non facciamolo fare a Cannarsi”. Tuttavia il palcoscenico, a mio modesto parere, è completamente rubato da lui, l’airone cenerino. E visto che il film si chiama “Il Ragazzo e l’Airone”, parliamo un attimo di questa creatura.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlz6pX1jPQhTg9mufyozMLM3mbhXnrbQrhmaVA7O4JB6-Woq3QauEky7vmZ_XJ0g0vAGBJEYUt5Umbu7ODdhcRZEUYjMY1_I_SArS5kVXzlE2qvlFjqpd3v8skJ7xiUADqFYX6fmcKBH7RCE4DoWFnSbiNwI1e2PkR7xFNcm_CX8RbEIVSUZcTeCfb59Hq/s2880/RagazzoAirone.png" style="background-color: #fff2cc; font-size: large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1544" data-original-width="2880" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlz6pX1jPQhTg9mufyozMLM3mbhXnrbQrhmaVA7O4JB6-Woq3QauEky7vmZ_XJ0g0vAGBJEYUt5Umbu7ODdhcRZEUYjMY1_I_SArS5kVXzlE2qvlFjqpd3v8skJ7xiUADqFYX6fmcKBH7RCE4DoWFnSbiNwI1e2PkR7xFNcm_CX8RbEIVSUZcTeCfb59Hq/w400-h215/RagazzoAirone.png" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-size: medium;">Innanzitutto, un sovvertimento dei ruoli completamente inaspettato. Tutti conosceranno la filosofia ambientalista dello Studio, il ruolo salvifico e delicato della Natura nei suoi racconti. (Onestamente, “Il Ragazzo e l’Airone” è una delle pellicole dove si nota di meno.) Dunque che colpo dare un ruolo così ambiguo all’animale, la percezione che ci sia qualcosa di “sbagliato” in quella creatura, la conferma in quel brevissimo momento alla finestra, quando Mahito non sta guardando, e in un istante di orrore scorgiamo i denti uscire dal becco. Per la prima ora è sfida aperta tra i due, con momenti anche di tensione (il picchiettare delle zampe sul tetto, la “sfida” al laghetto, la prima volta in cui udiamo la voce). Poi, l’altrettanto inaspettata contro svolta, la scoperta del “nasone” dentro quella pelle (adoro il fatto che non ci verrà mai spiegato nulla a riguardo), la personalità caciaresca, l’inizio di un atipico film di coppia, carburato dalla splendida quanto improbabile amicizia tra i due. Insomma, si rivela pure un lato divertente della vicenda, in cima a cui siede l’irresistibile scena del tappo per il becco. Vogliamo poi parlare degli scontri imbottiti di umorismo nero coi parrocchetti… che, non so se l’ho detto, non sono affatto piccoli e simpatici, bensì bestioni infestanti e carnivori.<br />E potrei andare avanti ancora per ore a parlare di tutto il bello che ho trovato in questo stupendo cartone. Tuttavia, le cose belle durano poco, come ci ricorda quel finale troncato – che non sarà la conclusione che ci aspettavamo, ma almeno nel mio caso, forse solo perché avrei voluto stare nel film ancora per un poco – e, dicevo, sono i nostri ricordi a tenere vivo il bene che ci hanno dato. Quindi, tocca anche a me dare il mio saluto a Miyazaki, rincuorato, sapendo che il nostro vuole spingerci a scegliere un mondo migliore. Sì, Miyazaki ancora una volta ha scelto un mondo con le piramidi.</span></span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-3758659946564673532024-01-16T16:08:00.000+01:002024-01-16T16:08:07.448+01:00Recensione: "Foglie al vento" - Passeggiate, il cinema della poesia - 24 - di Roberto Flauto<p style="text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho5jOCKYAdCAc-cjDJyCZl1DOpMPciQ4R51GXkXW6hEL3yODSKDnnx2JDPePGysncys0GRToWMWQ8nwTXy-M8fq3XQyaEBmuZWldfM35uojs4B0q1SztQaQQ-MecfzbjHrMPpV2oWdb3ryQVCu7Q6NPNI3a1cc1PFvDhtjEdx5Z31k3gBvmDj9aIbGFAgp/s2250/mail.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2250" data-original-width="1500" height="449" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho5jOCKYAdCAc-cjDJyCZl1DOpMPciQ4R51GXkXW6hEL3yODSKDnnx2JDPePGysncys0GRToWMWQ8nwTXy-M8fq3XQyaEBmuZWldfM35uojs4B0q1SztQaQQ-MecfzbjHrMPpV2oWdb3ryQVCu7Q6NPNI3a1cc1PFvDhtjEdx5Z31k3gBvmDj9aIbGFAgp/w298-h449/mail.jpg" width="298" /></a></span></p><div style="text-align: center;"><div style="outline: none !important; text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b style="background-color: #fff2cc;">Credo che Fallen Leaves (Foglie al vento) sia un film molto nelle mie corde.<br />Il fatto è che mi sono ritrovato in mail (mandata 13 giorni fa, vista solo adesso!!) la recensione del mio amico Roberto, di cui, tra l'altro, sono secoli non metto nulla (per la sua bellissima rubrica "Passeggiate", trovate tutte le altre recensioni nell'etichetta omonima).<br />E allora mi son detto che un film così dolce e poetico (presumo, si nota facilmente) nessuno l'avrebbe potuto raccontare meglio di lui.<br />Quindi sticazzi se lo vedrò e non "potrò" scriverne (che poi, alla fine, posso uguale), per adesso beccatevi la recensione del grande Roberto</b></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-size: medium;">-------------------------------------------------------------------------</span></div><div style="outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; text-align: left;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>L'incontro di due solitudini, la ricerca continua di un riflesso in cui finalmente riconoscersi, un film delizioso, delicato, col cuore di tenebra, che ci ricorda che la vita a volte è sopportabile.</b></span></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyMqnjcES5jbRP1gZMYdNkNLhOLoE2a3rkajKuVfpp09b5au2HtRZ7jW-SPN-Em4hC3YI71Cs-zaszGcqCRfh7e5tjrKILX3VsRpbt78eOGqW1Nip92qmPxu9OROBjgc6OK-z0mkKqj1ArjLM90PWo2auPtEysdWFe7GhPrSVbJmToUkMWf9IXmPyR6YYf/s1417/mail%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="946" data-original-width="1417" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyMqnjcES5jbRP1gZMYdNkNLhOLoE2a3rkajKuVfpp09b5au2HtRZ7jW-SPN-Em4hC3YI71Cs-zaszGcqCRfh7e5tjrKILX3VsRpbt78eOGqW1Nip92qmPxu9OROBjgc6OK-z0mkKqj1ArjLM90PWo2auPtEysdWFe7GhPrSVbJmToUkMWf9IXmPyR6YYf/w400-h268/mail%20(1).jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il mio arrivo nella città di N.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">È avvenuto puntualmente.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Il riverbero tipico da castello abbandonato ha preso il controllo dei nostri cuori, affetti da desideri, malinconia e blu. Ogni stagione è una sfumatura diversa dell’autunno. La speranza è stanca, la ripetizione è cornice temporale e io non sono qui. C’è l’efferata dolcezza del sogno – che ancora culla. E c’è la dolce efferatezza del mondo – che àncora tutto. Tra questi due terminali, si tessono le trame di esistenze come le nostre (così uniche, così anonime, così ultime, così cosmiche). Mentre il castello si riempie di fantasmi, non facciamo che corteggiare l’istante, nel perpetuo tentativo di tenere a bada l’abisso, di accarezzare il mostro, di respirare gli amori esplosivi che abbiamo racchiuso in lettere mai scritte per destinatari anonimi. </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eri stato avvertito</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">con una lettera non spedita.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ho niente di niente e me lo tengo largo, perché mi va stretto e forse me lo merito. Il fantasma del castello sono io (siamo noi, ma ancora non lo so). E sono il castello, e sono in rovina. Intorno mi cade la neve (e io sono la neve). La ripetizione, l’ho già detto, la ripetizione. E tanta delicatezza, la stessa discrezione di un sogno che muore senza disturbare. Le deliziose trame mortali di cuori bambini affamati di storie – sempre sull’orlo dell’avventura, sempre impauriti, sempre impavidi (e allora aspetto giorni interi all’uscita di un cinema). Perché anche io ho niente di niente e ve lo tengo lontano, perché amo il mondo e tutto ciò che contiene, malgrado i graffi che mi ha lasciato sul cuore (sepolto nella neve che sono, che sei, che sì amo ancora noi ma non lo so).</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Hai fatto in tempo a non venire</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">all'ora prevista.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Accade che una musica. (È sempre colpa della musica). Accade che il mio amico, accade che la tua amica. Insomma, non accade niente che non sia <em style="outline: none !important;">veramente tutto</em>. E non si può più tornare indietro: è già tardi (?), è troppo presto per sposarci al chiaro di quell'altrove che è vita (?), quanti giorni: quanto niente: quanti sbagli. E tutto quello che vorrei è. Tutto quello che vorresti è. Ancora musica – inaspettata, desiderata, complice di tutti assassinii di cuori come i nostri (come i mostri).</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il treno è arrivato sul terzo binario.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">È scesa molta gente.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Tenera è la notte di chi ha incrociato gli occhi dell’amore – e allora tenebra è la notte, perché l’amore ha i tuoi occhi di cervo, di bambina, di candela flebile immersa nel vento (come le foglie che siamo) che resiste a tutto (temporali, guerre, anni, mesi, giorni, ore, minuti, istanti). Perché poi in quegli occhi io ci sono morto, il mio cadavere galleggia in oceani sconfinati, così come il tuo, che nella tempesta dei miei occhi ha trovato quella morte che solo la tenerezza della notte è capace di sbocciare (<span class="yiv0817490253text-small" style="outline: none !important;">dolce efferatezza, efferata dolcezza:</span> <span class="yiv0817490253text-small" style="outline: none !important;">I said before, don't be distracted</span>). È accaduto in quella notte, in quella musica, in quella disperazione così soffice da essere al tempo stesso il tempo stesso, eppure qualcosa: il silenzio della tua voce che canta la tua voglia, la mia stessa voglia, di essere riconosciuto. Nel traffico della vita, qualcuno mi ha preso per mano.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'assenza della mia persona</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">si avviava verso l'uscita tra la folla.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Intrusioni di mondo (la realtà che infuria, si infiltra dalle onde radio, frequenze di brutale realtà). Ma la guerra noi l’abbiamo già vinta – allora perché mi sento prigioniero? Erigo muri di alcol, fiumi di insistente difesa, tuttavia incapaci di resistere alla straripante, indomita, irrefrenabile tenerezza della notte dei tuoi occhi (di tenebra, di neve, di cane che sta per essere ucciso ma viene salvato da una carezza che fa fiorire i giorni). E quindi siamo io e te, il mondo non ci appartiene, eppure lo conteniamo, siamo il cosmo, siamo lo spaziotempo, siamo musica, passeggiate, cinema, cena a lume di candela. E ancora non ci siamo presentati, non conosco il tuo nome, tu non conosci il mio. Ci rivedremo ancora? Davvero vuoi conoscermi, sapere chi sono? Su questo foglio di carta ho scritto il mio numero. Chiamami, scrivimi, cercami, salvami. Lo farò, amore mio. Ma è un attimo. Prima che possa leggerlo, quel foglio di carta se lo porta via il vento.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Alcune donne mi hanno sostituito</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">frettolosamente</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">in quella fretta.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">La vita, come possibile. Il lavoro precario, gli alimenti scaduti, il reparto dei surgelati, il cantiere, una stanza che casa intera, l’alcolismo, la depressione, un libro di storie per bambini, un film sugli zombi che è una metafora sbagliata ma a noi non importa, il karaoke, la musica, l’ironia, il tempo sospeso, ritrovarti svenuto di notte su una panchina, assicurarmi che il gelo non ti graffi il cuore, il mio amico cantante, la tua amica che parla sempre mentre tu non parli mai, ma quante cose dicono i tuoi silenzi carichi di galassie, perdere il lavoro, l’instabilità di foglie al vento, lavare bicchieri vecchi di giorni, perdere il lavoro ancora una volta, innalzare muri di protezione contro di te che mi chiedi di essere vero, e io non ti perdono di amarmi così immensamente, perché ho paura, perché hai paura, perché malgrado la povertà, l’incertezza, la precarietà assoluta, nonostante tutto posso ingiallire di colpo, benché non ci siano che neve e vento e musica e fantasmi: lui e lei credono di non meritare la felicità, eppure si guardano negli occhi. Soli, come solo certe stelle.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">A una è corso incontro</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">qualcuno che non conoscevo,</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">ma lei lo ha riconosciuto</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">immediatamente.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">No, non mi ha detto come si chiama. E ho perso il foglio di carta su cui aveva scritto il suo numero. È la donna della mia vita. Lo so, lo so, lo so. No, non mi ha più richiamato. E non so neanche il suo nome. È l’uomo della mia vita. Ma io non gli piaccio, altrimenti mi avrebbe chiamato. Che cosa mi ero messa in testa? Lo so, lo so, lo so. Il tempo passa – nevoso e beffardo, come sempre – e pesa di ogni singolo istante (efferata dolcezza) poiché la cosa peggiore che possa capitare a un condannato a morte è la speranza di farcela (dolce efferatezza).</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Si sono scambiati</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">un bacio non nostro,</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">intanto si è perduta</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">una valigia non mia.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Aspettare, aspettarti, senza aspettarsi niente. Perché, sai, quel giorno, o meglio, quella sera, era notte, quel vento, il biglietto, il numero, scusami, non so parlare, vuoi sposarmi? (delicatezza, ironia, pensosa leggerezza, l’abisso a portata di mano, quotidianità stordente, l’irriverenza dell’amore che se ne fotte di vestirsi di ridicolo, lo straripare della vita che – chissà dopo quanto, forse per la prima vera volta – <em style="outline: none !important;">nasce</em>).</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La stazione della città di N.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ha superato bene la prova</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">di esistenza oggettiva.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Si tratta di un modo per dare un nome alla solitudine. Un senso al divenire, una direzione al caos, una forma all’impalpabile sostanza dei sogni lasciati ad asciugare al sole. E allora neve, e allora autunno, e allora musica. Il castello, la stazione, la città di N. e il mio arrivo puntuale a un’ora imprecisata e chiedo scusa se sono caduto preda di una poesia che non so gestire. Si tratta della dialettica tra pieno e vuoto, tra la tentazione di fermarsi e la necessità di proseguire, tra l’esplosione della nascita e l’implosione della morte, tra l’ascia che rompe i mari ghiacciati dei nostri cuori e lascia che tombe siano i mari ghiacciati dei nostri cuori. Si tratta di me che non so stare al mondo e si tratta di te che non sai stare al mondo, perché non abbiamo capito che si nasce senza esperienza, si muore senza assuefazione. Si tratta di noi, solo di questo, di nient’altro. E quindi ogni cosa. E quindi tu sei casa.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'insieme restava al suo posto.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">I particolari si muovevano</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">sui binari designati.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">La radio non fa che ricordarci che siamo fortunati a essere qui, in quella parte di mondo in cui anche la disperazione ha il diritto di esistere, in cui anche chi si è arreso può non arrendersi fino a rendersi conto che – in fondo, dopotutto, malgrado e grazie a ogni bacio – la vita a volte è sopportabile.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">È avvenuto perfino</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">l'incontro fissato.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Come foglie al vento, ci lasciamo trasportare in ogni direzione senza chiedere spiegazioni. Vorrei che tu fossi qui, amore, insieme a me, acconto a me. Chiamami, scrivimi, cercami, salvami. Anche io vorrei che tu fossi qui, con me, a casa mia, che potrebbe essere nostra, che potrebbe essere castello, fantasma, neve, notte tenera, notte tenebrosa, musica da danzare senza fine, senza inizio, sempre nel mentre, sempre di nuovo perché ora che sono nato non voglio smettere. Come foglie al vento: voci indistinte di un canto ben riconoscibile: voci nitide di un canto indistinguibile dal vento (che trasporta foglie che chiudono gli occhi fortissimo).</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Fuori dalla portata</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">della nostra presenza.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Poi capisco che posso fare a meno di un milione di cose, forse di tutte le cose, ma non di te. E io capisco che posso abbandonare un milione di cose, forse tutte, ma non te. E allora ti chiamo. E allora io rispondo. E allora posso venire da te? E allora vieni immediatamente. Ma stavolta non è il vento a frenarmi, è un autobus che mi travolge e mi manda in coma. Io non lo so, ti aspetto ancora. Fuori è notte e buio e piove e piovo anche io.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel paradiso perduto</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">della probabilità.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Noi non siamo soltanto due solitudini che si aggrappano all’idea di un amore idealizzato. Sì, è vero, siamo come foglie al vento, ma non perché non sappiamo prendere una direzione, auto-condannati alla non scelta. Siamo foglie al vento perché sfuggiamo a ogni schema, non inseguiamo alcun feticcio, il nostro non è l’amore romantico, l’ideale amoroso codificato dalla letteratura, dal cinema, dall’arte, il nostro è l’amore deschematizzante, quello che sovverte i dettami del codice genetico, che curva lo spaziotempo, che fa tenera la notte, che fa piovere le cose e allora forse abbiamo scritto un libro del tutto inedito, che non troverà mai le stampe, per un pubblico inconsapevole, illetterato. Abbiamo girato un film invisibile, abbiamo composto una musica di frequenze inudibili, abbiamo dipinto la luminosa oscurità dei fantasmi che siamo. Io non lo so, io non lo so che cosa è accaduto. Voglio dire, ero andato col mio amico a ubriacarmi al karaoke. Capisci, cosa intendo? Io avevo solo detto di sì alla mia amica, perché dopo una giornata al supermercato avevo bisogno di un po’ di musica e di silenzio. E quindi – inaspettati, letali, bellissimi – i tuoi occhi. Perché io ti sono vicino, anche ora che sei in coma. E allora ti amo e allora mi sveglio e allora non lo so. Non ho più niente, neanche i miei vestiti. Ho smesso di bere, perché voglio ubriacarmi soltanto di te (e di musica e di neve e di possibilità inaudite). Mi prendi per mano. Ti prendo per mano. Anche se zoppico. Hai preso un cane. Abbiamo un cane. Cominciamo a camminare insieme. L’apertura alare del tramonto abbraccia il nostro cammino e io – e anche io – sento il calore di casa che mi scalda il cuore.</span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Altrove.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Altrove.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span class="yiv0817490253text-tiny" style="background-color: #fff2cc; outline: none !important;"><em style="outline: none !important;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come risuonano queste piccole parole.</span></em></span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div><div style="color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"> </span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpwLmHf2LNpYgeKJM2h3SE7vyDTly0Lw3PBqmqT9ihKrCLhvcy0o-YbnPNQkAPeheF4EqBV0atAr5AM4ii8ccF0bVR_dgNqzAykb0ux8eBwArhfHmjiWDlFGJZhp7-IfWQHY5ZGOnrAV7e32xbJ4EPgnN1Tpb-7i4Pgds96UTu8mI42TWFTHkKGOfvbmAf/s1200/fogliealvento-cover-1-65801bb2b081c.jpg" imageanchor="1" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpwLmHf2LNpYgeKJM2h3SE7vyDTly0Lw3PBqmqT9ihKrCLhvcy0o-YbnPNQkAPeheF4EqBV0atAr5AM4ii8ccF0bVR_dgNqzAykb0ux8eBwArhfHmjiWDlFGJZhp7-IfWQHY5ZGOnrAV7e32xbJ4EPgnN1Tpb-7i4Pgds96UTu8mI42TWFTHkKGOfvbmAf/w400-h225/fogliealvento-cover-1-65801bb2b081c.jpg" width="400" /></a></div><br /></span></div><div style="background-color: white; color: #1d2228; outline: none !important; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> </span></div></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-16729286354701575062024-01-07T23:55:00.002+01:002024-01-22T12:21:07.722+01:00Mega Sondaggio Miglior film distribuito in Italia nel 2023, si cominciaaaaaaaaaaaaaaaaa! REGOLAMENTO COMPLETO (e lista indicativa con circa 200 titoli dei distribuiti)<div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; font-size: large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZq4ArXbjzK1vBqbcRyO4toRgvDfFH3-HjQ5WMywxLCxSbFNEK6Pgfzx8P30ABob3XNVH9wVuuMqHUQ_Y3roLoQ5AH1OkbyaP5anmENpLkzorntQUkA9lUptxo1y-CWosDYrsvAulsr8hmGAf50jCAVr56M-dWdWeDybrUvRjGcH0S2cBu-0FELjDZGj26/s1920/film-2023.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZq4ArXbjzK1vBqbcRyO4toRgvDfFH3-HjQ5WMywxLCxSbFNEK6Pgfzx8P30ABob3XNVH9wVuuMqHUQ_Y3roLoQ5AH1OkbyaP5anmENpLkzorntQUkA9lUptxo1y-CWosDYrsvAulsr8hmGAf50jCAVr56M-dWdWeDybrUvRjGcH0S2cBu-0FELjDZGj26/w453-h255/film-2023.webp" width="453" /></a></div><div style="font-size: large; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>IMMAGINE PRESA DA GQ ITALIA<br /></b></span><span style="font-size: medium;"> </span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc; color: #111111;"><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc; color: #111111;">Torniamo finalmente all'appuntamento più amato da tutti, quello del Mega Sondaggio sul miglior film uscito quest'anno in Italia.</span></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Per una incredibile coincidenza negli ultimi 4 anni per 3 anni ha votato sempre lo stesso numero di persone, 113, 113 e 113.<br />Anno scorso record, 119.<br />Ce la facciamo a ritornare a quelle cifre?<br />Forza!</span></div><div style="background-color: #fff2cc; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: #111111; font-family: inherit;">A seguire c'è tutto l'elaborato regolamento, per favore leggetelo perfettamente, è veramente inutile votare senza averlo letto!</span><br /><span style="color: #111111; font-family: inherit;">In più a questo link trovate una lunghissima lista di film validi, che abbiamo già controllato.</span><br /><span style="color: #111111; font-family: inherit;">NON dovete votare per forza film di questa lista, magari ne avete altri saltati a noi.</span><br /><span style="color: #111111; font-family: inherit;">Però è un grosso aiuto</span><br /><br /><a href="https://1drv.ms/x/s!ArBljoG4vKmMgiqsTzOxFrQqaPtZ" target="_blank"><span style="color: #111111; font-family: inherit;">ECCO IL LINK</span><br /></a><br /><br /><span style="color: #111111; font-family: inherit;">ricordo i vincitori delle passate edizioni</span></span><br /><br /><b style="color: #111111;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: red;">2016 </span><span style="color: #2b00fe;">Il Figlio di Saul</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; text-align: center;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: red;">2017 </span><span style="color: #2b00fe;">Arrival</span><br /><span style="color: red;">2018 </span><span style="color: #2b00fe;">Il Sacrificio del Cervo Sacro</span><br /><span style="color: red;">2019 </span><span style="color: #2b00fe;">Parasite</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; text-align: center;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: red;">2020 </span><span style="color: #2b00fe;">(sondaggio non fatto, ma lo faremo)</span><br /><span style="color: red;">2021 </span><span style="color: #2b00fe;">E' stata la mano di Dio</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; text-align: center;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: red;">2022 </span><span style="color: #2b00fe;">Spencer</span></span></b></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px; text-align: center;"><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">1 </span><span style="color: blue;">POTETE VOTARE FINO A 10 FILM, DARO' COME PUNTEGGI 15, 13, 11, 9, 7, 6, 5, 4, 3, 2</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">2 </span><span style="color: blue;">NUMERO MINIMO DI FILM VOTATI: 5</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">3 </span><span style="color: blue;">POTETE VOTARE ANCHE SENZA GERARCHIA, IN QUEL CASO TUTTI I FILM PRENDONO 6 PUNTI</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">4 </span><span style="color: blue;">VALGONO SOLO I FILM USCITI IN SALA IN ITALIA NEL 2023, CONTROLLATE CON GOOGLE O, MEGLIO ANCORA, COL NOSTRO LINK</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">5 </span><span style="color: blue;">QUESTO VUOL DIRE CHE ANCHE TITOLI USCITI ALTROVE ANNI PRIMA MA DA NOI IN ITALIA SOLO NEL 2023 SONO ASSOLUTAMENTE IN GARA</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif" style="color: blue;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">6 </span><span style="color: blue;">SE AVETE VISTO IL FILM IN STREAMING ILLEGALE - A PARTE UNA TIRATA D'ORECCHIE - STICAZZI, SE IL FILM HA AVUTO DISTRIBUZIONE IN SALA O PIATTAFORMA NEL 2023 LO VOTATE LO STESSO.<br /> QUINDI CONTROLLATE CHE TUTTE LE VOSTRE MIGLIORI VISIONI 2023, ANCHE QUELLE FATTE IN RETE, SIANO POI STATE ANCHE DISTRIBUITE</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">7 </span><span style="color: blue;">VALGONO ANCHE GLI ORIGINALI DELLE VARIE PIATTAFORME (NETFLIX, PRIME ETC...) USCITI NEL 2023. ANCHE MUBI ITALIA!</span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="font-size: medium;"><span style="color: red;">8 </span><span style="color: blue;">NON VALGONO I FILM VISTI IN DEI FESTIVAL MA POI NON DISTRIBUITI UFFICIALMENTE E, OVVIAMENTE, NEMMENO I FILM CHE FINO AD OGGI HANNO AVUTO VITA SOLO IN RETE </span></span></b></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></b></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">9 </span><span style="color: blue;">PREFERIREI CHE METTIATE I VOTI QUA NEL BLOG (dico agli amici di fb) PERCHE' SAREBBERO VISIBILI A TUTTI E, SOPRATTUTTO, NON AVREBBERO LA VOLATILITA' DEI SOCIAL, RESTEREBBERO QUI PER SEMPRE (ma vanno bene ovunque, Guardaroba, Pagina Fb del blog, Telegram, anche col piccione viaggiatore)</span></b></span><br /><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><br /></span></b></span><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">10 </span><span style="color: blue;">SE FARETE DEGLI ERRORI VE LO DIRO' NEI COMMENTI. SE NON CORREGGERETE SCALERO' IO ELIMINANDO I TITOLI NON VALIDI</span></b></span></span></div><div><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></b></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">11</span><span style="color: blue;"> AVETE TEMPO PER VOTARE FINO ALLA MEZZANOTTE DI DOMENICA 14 GENNAIO (per capirsi quando scatta lunedì)</span></b></span><br /><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;">FINO A QUELLA DATA POTRETE ANCHE MODIFICARE IL VOSTRO VOTO PIU' VOLTE, MAGARI RECUPERANDO QUALCHE FILM!</span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><br /></span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">12</span><span style="color: blue;"> ALCUNI FILM USCITI NEL 2022 MA SOLO NELL'ULTIMA SETTIMANA, A CAVALLO DEI DUE ANNI INSOMMA, IO LI CONSIDERO IN GARA. OGNUNO DI VOI USI IN QUESTI CASI I PARAMETRI CHE VUOLE</span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><br /></span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">13 </span><span style="color: blue;">NON VALGONO VOTI ANONIMI!!</span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><br /></span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: red;">14 </span><span style="color: blue;">SE NON VI RICORDATE I FILM CHE AVETE VISTO QUEST'ANNO O ANCHE SE NON SIETE SICURI CHE SIANO ELEGGIBILI ASPETTATE UN PO' DI GIORNI E TROVERETE QUA DENTRO TANTISSIMI TITOLI NEI COMMENTI DEGLI ALTRI, COSI CHE POTRETE POI PIU' FACILMENTE FARE LA VOSTRA CLASSIFICA</span></b></span></span></div><div><span style="font-size: medium;"><span face=""trebuchet ms", sans-serif"><b><span style="color: blue;"><br /></span></b></span></span></div><div><br /></div></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com200tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-90822552282450368702024-01-05T01:06:00.004+01:002024-01-22T12:20:29.358+01:00Sondaggione, lo storico di questi 7 anni (i primi 5 film in classifica, i primi 5 per media voto e il miglior film italiano anno per anno)<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0gnZoWvIeiCz3_ujPXXIEKs0A2Oog3HKJo5FGhqJa2z4iJNXO7NFapdZahRBidA4g-fn2_1PXjkuVQEqrteVEXv7QOPvupoQ2Q0lU9ptTJ9iA7GPo4VoJZ631Ky863moqzTkHb6SJDPat9udhq0FpbrdSheg9vuJNAjfv4AEGkaBZTru5zdzHvwECPKZj/s1050/memoria-2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1050" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0gnZoWvIeiCz3_ujPXXIEKs0A2Oog3HKJo5FGhqJa2z4iJNXO7NFapdZahRBidA4g-fn2_1PXjkuVQEqrteVEXv7QOPvupoQ2Q0lU9ptTJ9iA7GPo4VoJZ631Ky863moqzTkHb6SJDPat9udhq0FpbrdSheg9vuJNAjfv4AEGkaBZTru5zdzHvwECPKZj/w428-h285/memoria-2.webp" width="428" /></a><br /><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Oggi post doppio!<br />In attesa del sondaggione ho pensato fosse carino riattraversare tutti gli anni da quando, mortacci mia, decisi di crearlo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">Ho pensato di riproporre la top 5 di ogni anno accompagnata anche dalla top 5 per "media voto", una classifica collaterale molto importante per me perchè può premiare anche i film meno visti.</span><br /><span style="font-size: medium;">Per capirsi è la media tra il totale dei punti del film e il numero di persone che l'hanno votato.</span><br /><br /><span style="font-size: medium;">Partiamo.</span><br /><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ah, in copertina ho messo Memoria (che colpevolmente malgrado Rocco mi spinge sempre non ho ancora visto) perchè è il film con la media più alta di sempre</span><br /><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>2016</b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><span style="color: #38761d;">TOP 5<br /></span><br /><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: red;"> The Witch</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: red;"> Room</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: red;"> Animali Notturni</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: red;"> The Neon Demon</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: red;"> IL FIGLIO DI SAUL</span><br /><br /></b></span></span><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: red;"> Captain Fantastic </span><span style="color: #2b00fe;">9.90</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: red;"> La Grande Scommessa </span><span style="color: #2b00fe;">10.14</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: red;"> Il Figlio di Saul </span><span style="color: #2b00fe;">10.26</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: red;"> Laurence Anyways </span><span style="color: #2b00fe;">10.50</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: red;"> SOLE ALTO </span><span style="color: #2b00fe;">11.14</span><br /><br /><span style="color: #38761d;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span><br /><span style="color: red;">LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT </span><span style="color: #2b00fe;">(6°)</span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;">2017</span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">TOP 5<br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><span style="color: #2b00fe;">5° </span><span style="color: red;">Dunkirk</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4° </span><span style="color: red;">Madre!</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° </span><span style="color: red;">Blade Runner 2049</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2° </span><span style="color: red;">Victoria</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1° </span><span style="color: red;">ARRIVAL</span><span style="color: #38761d;"> </span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></span></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5<br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Madre!</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: #2b00fe;">10.24</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Victoria</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: #2b00fe;">10.60</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Jackie </span><span style="color: #2b00fe;">10.72</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Loveless </span><span style="color: #2b00fe;">10.75</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">ARRIVAL </span><span style="color: #2b00fe;">11.02</span><br /><br /></b><b><span style="color: #38761d;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span></b><b><span style="color: #38761d;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">GATTA CENERENTOLA </span><span style="color: #2b00fe;">(24°)</span></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">2018</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">TOP 5</span></b></div></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5° </span><span style="color: red;">Roma</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° (parimerito) </span><span style="color: red;">Il Filo Nascosto</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° </span><span style="color: red;">Dogman </span><br /><span style="color: #2b00fe;">2° </span><span style="color: red;">Tre Manifesti a Ebbing, Missouri</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1° </span><span style="color: red;">IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO</span></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5</span></b></div><span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: red;"><br /></span></b><b><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Un Affare di famiglia</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: #2b00fe;">9.20</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Il Filo Nascosto </span><span style="color: #2b00fe;">9.33</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Roma </span><span style="color: #2b00fe;">9.43</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Tre Manifesti a Ebbing, Missouri </span><span style="color: #2b00fe;">9.57</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO </span><span style="color: #2b00fe;">9.98</span></b></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">DOGMAN </span><span style="color: #2b00fe;">(3°)</span></span></b></div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">2019</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">TOP 5<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5° </span><span style="color: red;">La Favorita</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4° </span><span style="color: red;">C'era una volta a... Hollywood</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° </span><span style="color: red;">La Casa di Jack</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2° </span><span style="color: red;">Joker</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1° </span><span style="color: red;">PARASITE</span></span></b></div><div><b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5</span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Burning</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: #2b00fe;">9.42</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Joker </span><span style="color: #2b00fe;">9.51</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">The Rider </span><span style="color: #2b00fe;">10.00</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">La Casa di Jack </span><span style="color: #2b00fe;">10.21</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">PARASITE </span><span style="color: #2b00fe;">9.98</span></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">RICORDI? </span><span style="color: #2b00fe;">(12°)</span></span></b></div></div></div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><span style="font-size: x-large;"><b></b></span></div><div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">2021</span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">TOP 5<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5° </span><span style="color: red;">Dune</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4° </span><span style="color: red;">Una Donna Promettente</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° </span><span style="color: red;">The Father</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2° </span><span style="color: red;">Un altro giro</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1° </span><span style="color: red;">E' STATA LA MANO DI DIO</span></span></b></div><div><b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5</span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Titane </span><span style="color: #2b00fe;">9.74</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Una Donna Promettente </span><span style="color: #2b00fe;">9.75</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">DAU. Natasha </span><span style="color: #2b00fe;">9.83</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Bo Burnham: inside </span><span style="color: #2b00fe;">10.33</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">DRIVE MY CAR </span><span style="color: #2b00fe;">10.37</span></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">E' STATA LA MANO DI DIO </span><span style="color: #2b00fe;">(1°)</span></span></b></div></div></div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><span style="font-size: x-large;"><b></b></span></div><div><div><b><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">2022</span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">TOP 5<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5° </span><span style="color: red;">Ennio</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4° </span><span style="color: red;">Nope</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3° </span><span style="color: red;">Everything Everywhere all at once</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2° </span><span style="color: red;">Licorice Pizza</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1° </span><span style="color: red;">SPENCER</span></span></b></div><div><b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;">MEDIA VOTO TOP 5</span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: #2b00fe;">5°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Possessor </span><span style="color: #2b00fe;">9.40</span><br /><span style="color: #2b00fe;">4°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Bones and all </span><span style="color: #2b00fe;">9.64</span><br /><span style="color: #2b00fe;">3°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">You won't be alone </span><span style="color: #2b00fe;">10.15</span><br /><span style="color: #2b00fe;">2°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">Everything Everywhere all at once </span><span style="color: #2b00fe;">10.22</span><br /><span style="color: #2b00fe;">1°</span><span style="color: #38761d;"> </span><span style="color: red;">MEMORIA </span><span style="color: #2b00fe;">11.25</span></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;">MIGLIOR FILM ITALIANO<br /></span></b></div><div><b><span style="color: #38761d; font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div><div><b><span style="font-size: x-large;"><span style="color: red;">ENNIO </span><span style="color: #2b00fe;">(5°)</span></span></b></div></div></div><div><br /></div></div></div></div></div></div></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-47958495736288165872024-01-04T18:40:00.003+01:002024-01-04T19:51:48.921+01:00Classifiche Buio in Sala 2023 - I migliori 20 film che ho visto quest'anno distribuiti in Italia ed altre cazzate varie<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi59R4sfy7kN6HB64WVUxJgqaHE9Ea8jDia9DeQURSRjFiuIWdhnq_HGi0RRD7U-Wd5NIl4VGRhHAuTZa62v2kIy_IsTdlyidTFkmKkmZe1yg3eKGV9AujbarcMJQligArD-mu10xgxpmNjhMIuhHpQ14yPlggKFAgKYu8eqMAnc3sEh162JRfslaaXleew/s512/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="288" data-original-width="512" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi59R4sfy7kN6HB64WVUxJgqaHE9Ea8jDia9DeQURSRjFiuIWdhnq_HGi0RRD7U-Wd5NIl4VGRhHAuTZa62v2kIy_IsTdlyidTFkmKkmZe1yg3eKGV9AujbarcMJQligArD-mu10xgxpmNjhMIuhHpQ14yPlggKFAgKYu8eqMAnc3sEh162JRfslaaXleew/w460-h258/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="460" /></a></div><br /> <span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ed eccoci arrivati all'appuntamento con la classifica!<br />Quest'anno ho visto davvero pochissimi film (direi 45, di cui una 30ina del 2023) ma ho avuto la fortuna di beccarli quasi tutti belli, roba per cui gli "ultimi" in classifica - ovviamente a mio giudizio - si attestano tutti sul 7/7.5.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Partiamo subito.<br /><br /><b><span style="color: #38761d;">I TITOLI PORTANO ALLE RECENSIONI DEI FILM</span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: courier; font-size: x-large;"><b>POSIZIONE 16/20 TUTTI PARIMERITO</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2022/10/tohorror-2022-13-recensioni.html" target="_blank">SICK OF MYSELF</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzTn8CZDZOk2uB1e5kxSBWexJ_mf8mUI5P9bcrmyfK-yALhQZF9DYbdjJKsyPUvwg7yLJPPknvrckDd8-z6IDnRrCj9sqKkjLi9dkDvYnUoysorOlyMw2w4ZSlY_HGhZ56WVjNe3NX7GYOUofSYskexC3BrmuPGCWMVnf0HFtOrkXW8U5ksAZxkGiD3VxJ/s1298/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="702" data-original-width="1298" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzTn8CZDZOk2uB1e5kxSBWexJ_mf8mUI5P9bcrmyfK-yALhQZF9DYbdjJKsyPUvwg7yLJPPknvrckDd8-z6IDnRrCj9sqKkjLi9dkDvYnUoysorOlyMw2w4ZSlY_HGhZ56WVjNe3NX7GYOUofSYskexC3BrmuPGCWMVnf0HFtOrkXW8U5ksAZxkGiD3VxJ/w400-h216/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Visto in realtà al ToHorror 2022 è uscito solo quest'anno "ufficialmente" da noi.<br />Che dire, film cinico, a tratti malvagio ed altri esilarante, che tratta duemila temi e per la prima ora vola su livelli altissimi.<br />Se non calasse poi era un top ten senza problemi</span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/02/recensione-bussano-alla-porta-cinema.html" target="_blank">BUSSANO ALLA PORTA</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMKI5xN1llHcfXmawfNy7JxpWjAZNprRWyVl0MU88j8dgX3TWkM8VBPyQ9q8pOvUvsGnsMJxOCMwvMBEDFX0cRYpsWPGbAAm4qyUM78RpvYLd3eSxO7sR7ytHHW-bD6vJUFireLj0Uvz1x6jij7IWNsezRk56kH-GOPSJ-L5BiWGTvMbr35btSyTvMqXJC/s1200/copertina-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMKI5xN1llHcfXmawfNy7JxpWjAZNprRWyVl0MU88j8dgX3TWkM8VBPyQ9q8pOvUvsGnsMJxOCMwvMBEDFX0cRYpsWPGbAAm4qyUM78RpvYLd3eSxO7sR7ytHHW-bD6vJUFireLj0Uvz1x6jij7IWNsezRk56kH-GOPSJ-L5BiWGTvMbr35btSyTvMqXJC/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un gran bel Shyamalan che, come sempre con i film del maestro, alterna cose eccezionali ad altre evitabili e un filo pacchiane.<br />In ogni caso un ottimo film da sala che rivedrei(ò) sicuramente</span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/10/recensione-talk-to-me-cinema-2023.html" target="_blank">TALK TO ME</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkLkxorNKqDbhXgRuG43rWFAhDvXk6vDzRdDsWZVUqIWW9dNoe5zXjwFt5Oc6RTwXARHqYxSKEotG8921nU4Rnbh0ebZEX4T0uE7LiJqwlck20D3QD3h9uNNEsh1P-WnZfnpN16TCdeP4x83MpFWGU9a5XFybW3x31E6piKq_HHBf2NiyvOhBO-F90667c/s1200/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkLkxorNKqDbhXgRuG43rWFAhDvXk6vDzRdDsWZVUqIWW9dNoe5zXjwFt5Oc6RTwXARHqYxSKEotG8921nU4Rnbh0ebZEX4T0uE7LiJqwlck20D3QD3h9uNNEsh1P-WnZfnpN16TCdeP4x83MpFWGU9a5XFybW3x31E6piKq_HHBf2NiyvOhBO-F90667c/w400-h210/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Evidentemente in questo gruppo, senza farlo apposta, ci sono quei film che avrebbero potuto essere eccezionali ma che, in qualche modo, si sono boicottati da soli.<br />Un horror da sala come se ne vedono pochi questo.<br />E che peccato però, aveva così tanti sottotesti e così profondi che poi dispiace non vederne sviluppato nemmeno uno</span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/10/recensione-nessuno-ti-salvera-su-disney.html" target="_blank">NESSUNO TI SALVERA'</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8JecorvRVvgRf6bkAus9GaWLGZoW20DrBYjhfC1u-OiHsyNtENLAOFCjzRaIH7mBBTOik_mG8Z279E678fCWYfLPSrzX1RFL7cL-n4bdKaf6ycz1PcooqOIfaFfyxqMGhyphenhyphenEcbeIg8KY__-RljXfc3W5mdCt1OpPPnfamL9I4DEz6NLcP45qWBvFdLIqlR/s1280/71i6i9OSe1L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8JecorvRVvgRf6bkAus9GaWLGZoW20DrBYjhfC1u-OiHsyNtENLAOFCjzRaIH7mBBTOik_mG8Z279E678fCWYfLPSrzX1RFL7cL-n4bdKaf6ycz1PcooqOIfaFfyxqMGhyphenhyphenEcbeIg8KY__-RljXfc3W5mdCt1OpPPnfamL9I4DEz6NLcP45qWBvFdLIqlR/w400-h200/71i6i9OSe1L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Siamo in piattaforma (Disney Plus).<br />Un fantascienza intimista, terribilmente metaforico, che ha il coraggio gigantesco di evitare del tutto i dialoghi e di mostrarci gli alieni dopo nemmeno 10 minuti.<br />Un film visto e rivisto ma, per questi motivi qua sopra, abbastanza unico.<br />E più profondo di quanto si pensi.</span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/03/recensione-holy-spider-cinema-2023-6.html" target="_blank">HOLY SPIDER</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3L_lmom0ZWdmrUuJwzHqaNSfCrpBldGSZ3CA8qKUo4BeUUKl_Hz7-rT3oR_Elk_0g2OMKeKmWBLGB7kvA1xbzonS-4zrSQnMwIMe13qTFh-4iRDtZAGgHdJajM42qYZvKaac3EPEV_4cVRt8R8jupc65zwiKDm7RFe0-n8UBaOEpynmvan5VXvP2LqH_Y/s1280/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3L_lmom0ZWdmrUuJwzHqaNSfCrpBldGSZ3CA8qKUo4BeUUKl_Hz7-rT3oR_Elk_0g2OMKeKmWBLGB7kvA1xbzonS-4zrSQnMwIMe13qTFh-4iRDtZAGgHdJajM42qYZvKaac3EPEV_4cVRt8R8jupc65zwiKDm7RFe0-n8UBaOEpynmvan5VXvP2LqH_Y/w400-h225/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Regia dell'Abbasi di Border.<br />Film che racconta una storia vera ed incredibile, quella di un famosissimo serial killer iraniano che uccideva in nome di una "pulizia morale".<br /></span><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Bello da vedere, recitato benissimo, capace di restituire la condizione femminile iraniana in modo perfetto (anche nell'aspetto, poche volte battuto, della prostituzione) ma che forse pecca un pò per una sceneggiatura troppo povera, senza tanti guizzi e molto lineare.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In ogni caso un grande film che vi farà star male e arrabbiare.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E che ha dentro una figura straordinaria di donna, Rahimi, simbolo di intelligenza, ribellione, voglia di verità e giustizia.<br />E di libertà.</span></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: courier; font-size: x-large;"><b>POSIZIONI 12/15 TUTTI PARIMERITO</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/09/recensione-io-capitano-al-cinema-2023.html" target="_blank">IO CAPITANO</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX9l6C267E-dYSqz7evx3lgHpNc95VFFcPA4W_uwtxy2PcxmnGfQpFPAbtTZYPsJChaSCL7nFozNQ3OzSE18nbtS6MdPg-7dMu3hj6xUdaZ6tqZAe_YpbCxGJ-bINtxyAxbe3P5pTKguVXktGQGkKDpieum9UX2FdQXZ-AWJ0wV0ar7KTzJj5F870nSTYi/s1920/copertina-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX9l6C267E-dYSqz7evx3lgHpNc95VFFcPA4W_uwtxy2PcxmnGfQpFPAbtTZYPsJChaSCL7nFozNQ3OzSE18nbtS6MdPg-7dMu3hj6xUdaZ6tqZAe_YpbCxGJ-bINtxyAxbe3P5pTKguVXktGQGkKDpieum9UX2FdQXZ-AWJ0wV0ar7KTzJj5F870nSTYi/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Garrone è Garrone, e non sbaglia un film nemmeno...per sbaglio.<br />Di certo non a livello dei suoi più grandi capolavori ma è sempre grande cinema.<br /></span><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un road movie che attraverso bus, jeep, lunghissime camminate nel deserto e un'ultima traversata in barcone deve portare questi due ragazzi, e tutti i migranti insieme a loro, a questo sogno europeo che molte volte si rivela soltanto una chimera.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Una prima parte non del tutto convincente per fotografia, per montaggio e per racconto, fa da base ad una seconda molto più drammatica.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eppure "Io Capitano" sembra un film che rifugge il completo realismo per diventare qualcosa di più simbolico.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E Seydou, questo giovane straordinario ragazzo, diventa una specie di Cristo che, attraverso l'empatia e l'amore per gli altri, può far aggrappare l'intera umanità alla speranza</span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b>DELTA</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZaW1NFaDOyySut9koOxz5Gu4152Imi6qSegLZlFLjlVZiLtajmK_5FDjeZ21b2Cx0t6McRF6Y7nQy5pr5kmIUW7f1dJWeptMiAesar0ShcgKgQLmTenGFP5bO5-ufgH9ACCfGszZfqmox5bQy_g8D3lTzAI2dWtehAvNBiiGGEr1gHR9SjU3fAD7V5WAj/s1200/delta-alessandro-borghi.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZaW1NFaDOyySut9koOxz5Gu4152Imi6qSegLZlFLjlVZiLtajmK_5FDjeZ21b2Cx0t6McRF6Y7nQy5pr5kmIUW7f1dJWeptMiAesar0ShcgKgQLmTenGFP5bO5-ufgH9ACCfGszZfqmox5bQy_g8D3lTzAI2dWtehAvNBiiGGEr1gHR9SjU3fAD7V5WAj/w400-h266/delta-alessandro-borghi.jpeg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Dispiace molto non averlo recensito (a questo punto aspetto di rivederlo per farlo) perchè questo piccolo film italiano è passato sotto silenzio in modo criminale.<br />Eppure ha una grande regia, location favolose, attori eccezionali e una storia torbida e cattiva.<br />Per favore, recuperatelo.</span></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/09/recensione-medusa-deluxe-su-mubi.html" target="_blank">MEDUSA DELUXE</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8K-QVRLro8Vlmx-UU6tqTJrmjXu1YNqzrRoMbPqbKu222qquZ-61pIl-2V_yXaO-2OVdXONHpss7bZH2c3bfZATIv10e8RT2ybdLHLOxjxzDRHG_GW3Drw94MGqOALvpt9Ngy28DGcwJtSsQmgA_qXszUUrRrRewdZug-geWP84Z-7Ry6Wsz6Pn98oZZr/s2000/copertina-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="2000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8K-QVRLro8Vlmx-UU6tqTJrmjXu1YNqzrRoMbPqbKu222qquZ-61pIl-2V_yXaO-2OVdXONHpss7bZH2c3bfZATIv10e8RT2ybdLHLOxjxzDRHG_GW3Drw94MGqOALvpt9Ngy28DGcwJtSsQmgA_qXszUUrRrRewdZug-geWP84Z-7Ry6Wsz6Pn98oZZr/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Visto su Mubi. Rivisto pure. Folgorato.<br />Un giallo? Un thriller? Un film a suo modo anche "divertente"? </span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un pò di tutto questo, con un finale "diverso" e inaspettato, per me super.<br />Film tecnicamente mostruoso, e non solo per il quasi unico piano sequenza, ma anche per le luci, la colonna sonora e tanto altro.<br />Eppure a Medusa Deluxe - opera basata principalmente sulle ossessioni - sembra mancare qualcosa per farcelo apparire straordinario.<br />Ma questo è quello che accade sempre con questi film strani, che ti confondono, che non riesci a decifrare.<br />E' il loro destino quello di farti restare al tempo stesso affascinato e confuso.</span></div></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/12/recensione-il-male-non-esiste-cinema.html" target="_blank">IL MALE NON ESISTE</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIRrafCecN7fQvYORZhDsdngrNW8x9LofU5bhQqyUKJ_sRdVPkTOdTzujXzvKypbXrvbIsvZqezMNiERj9A8bcC2hI-v4WqApHHboT9GtNNMc6OpWSjhM5VHW7AmC8tx6Ijn633Xb-xOvUgilWm2BxqkMf8qD504AUoJ485fGrRtVGSddIgZoolKJ-MNfE/s1280/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIRrafCecN7fQvYORZhDsdngrNW8x9LofU5bhQqyUKJ_sRdVPkTOdTzujXzvKypbXrvbIsvZqezMNiERj9A8bcC2hI-v4WqApHHboT9GtNNMc6OpWSjhM5VHW7AmC8tx6Ijn633Xb-xOvUgilWm2BxqkMf8qD504AUoJ485fGrRtVGSddIgZoolKJ-MNfE/w400-h225/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Siamo in un paesino montano del Giappone, paesino popolato da persone di grande semplicità, rispetto e levatura morale.<br />Il luogo è però scelto da una grande compagnia come progetto per il Gampling (camping di lusso).<br />I due rappresentanti venuti da Tokyo ben presto, si innamorano però del luogo e delle persone lo abitano, tanto da aspirare ad "essere come loro".<br />Eppure questo film dolce e spietato sembra raccontarci che quell'integrazione, quell'armonia, sono impossibili.<br />Il Male non esiste è un film che si eleva nei suoi straordinari ultimi minuti, minuti enigmatici che, però, sembrano dare senso a tutto.</span></span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-family: courier; font-size: x-large;"><b>POSIZIONI 9/11 TUTTI PARIMERITO</b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/05/recensione-beau-ha-paura-al-cinema-2023.html" target="_blank">BEAU HA PAURA</a></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxQjCA1OCbxPN5Jw-3waZsFPo_iaZSPjSy0-3bMu7BBNKYBp6SALVAFYLzqijpZKe8fIa8nFkVybVUHUtMwG4PZOgC0qJ6qAlXq-MD3WBB6MCmshmf9tSE7GcqWQOnvnK44yjyND8he0XBGhk7GtFqk0NGsgV_chVlGz2I_9kCcGu8U1g9nKCsTaSro8Ao/s1600/delta-alessandro-borghi.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxQjCA1OCbxPN5Jw-3waZsFPo_iaZSPjSy0-3bMu7BBNKYBp6SALVAFYLzqijpZKe8fIa8nFkVybVUHUtMwG4PZOgC0qJ6qAlXq-MD3WBB6MCmshmf9tSE7GcqWQOnvnK44yjyND8he0XBGhk7GtFqk0NGsgV_chVlGz2I_9kCcGu8U1g9nKCsTaSro8Ao/w400-h225/delta-alessandro-borghi.jpeg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il terzo film di Aster rappresenta un notevole cambiamento rispetto ai primi due.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">"Beau ha paura" è un film "alla Kaufman", metaforico, grottesco, un insieme di mille cose, un viaggio delirante nella mente e nel tempo.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La storia di un uomo impaurito da tutto e che vive in un perenne senso di colpa.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutto questo a causa di una madre totalizzante, egoista, esaltatrice di un amore (il proprio) che in realtà non è mai riuscita a dare.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Beau è sempre stato il suo "paziente" preferito, il bimbo (e l'uomo) malato e impaurito che lei con il suo affetto e i suoi prodotti farmaceutici sapeva curare.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film lungo, forse troppo lungo, e che non ha la forza, per tornare a sopra, di raggiungere l'esistenzialismo di un Kaufman.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eppure un film impossibile da dimenticare e sul quale si possono scrivere interi saggi per quante cose ha dentro.</span></div></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/01/recensione-godland-cinema-2023-1.html" target="_blank">GODLAND</a></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZJQXHDc3_ACNV68wb6QnD-8Kqun8fKBVhXBpHoEtj9cA5ObuP-qdHXoS9tSSn1sJinY-XVCEzMOhEfQqKkQz2UyUNq4Bcrg1J0xErifPf_l269NzW3LaZUrhArXnAbCMDbbXUZ0CDVP7sT4Ko_3ZxEUneot0ludZv0vegEja6jKKRw5moBjqTRIMxIfxe/s1280/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZJQXHDc3_ACNV68wb6QnD-8Kqun8fKBVhXBpHoEtj9cA5ObuP-qdHXoS9tSSn1sJinY-XVCEzMOhEfQqKkQz2UyUNq4Bcrg1J0xErifPf_l269NzW3LaZUrhArXnAbCMDbbXUZ0CDVP7sT4Ko_3ZxEUneot0ludZv0vegEja6jKKRw5moBjqTRIMxIfxe/w400-h225/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film islandese che pare venire da un'altra epoca.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Fine 800, un prete deve andare ad erigere una chiesa (e portare la Chiesa) in una delle zone più remote dell'Islanda.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il viaggio sarà infinito, durissimo, quasi mortale.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Godland secondo me non è un film sulla perdita della Fede ma molto più banalmente su come una fatica inumana possa indebolire così tanto il corpo e la mente da far riscoprire come semplice uomo anche chi, in teoria, semplice uomo non dovrebbe essere.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un'opera davvero grande, epica, lenta e faticosa come lento e faticoso è il viaggio che racconta.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Imperdibile</span></div></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/07/recensione-animali-selvatici-al-cinema.html" target="_blank">ANIMALI SELVATICI</a></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOr-2cCoslw2vy5nln7qhm3e5ETpc7APWAsTlKiuZCv3lABcOdZI0IjnU4uMWkAkjpVfnkZ95NCbKN4_ISvRrNynMrAMuOsAsyoMBuy1ROaX2Ylqis9TlDZblBmog7RgnYmlHxKlgnVeO1IE7MkvD7hyphenhyphenypVF3iRAxmZX9fThrlCNJdTlhRpGIyZEuxO6hI/s1318/copertina-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="741" data-original-width="1318" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOr-2cCoslw2vy5nln7qhm3e5ETpc7APWAsTlKiuZCv3lABcOdZI0IjnU4uMWkAkjpVfnkZ95NCbKN4_ISvRrNynMrAMuOsAsyoMBuy1ROaX2Ylqis9TlDZblBmog7RgnYmlHxKlgnVeO1IE7MkvD7hyphenhyphenypVF3iRAxmZX9fThrlCNJdTlhRpGIyZEuxO6hI/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; text-align: start;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;">Film duro, "politico", un film che racconta di un paesino in Transilvania che diventa crogiolo di etnie, popoli e lingue.</div><div style="text-align: center;">Un film che parla di difesa delle identità, di paura e odio verso il diverso, di società maschiliste, di educazioni estreme, di bimbi che cessano di parlare.</div><div style="text-align: center;">E in tutta questa cornice realistica Mungiu (regista del quale dovete recuperare tutto tutto) inserisce sottilmente piccoli elementi misteriosi che rendono Animali Selvatici un film tutt'altro che immediato, un'opera da ragionarci sopra.</div><div style="text-align: center;">E poi c'è una scena, quella dell'assemblea, che è un miracolo</div></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-family: courier; font-size: x-large;"><b>POSIZIONI 6/8 TUTTI PARIMERITO</b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/01/recensione-godland-cinema-2023-1.html" target="_blank">CLOSE</a></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgw-YVS9fcm1gpCh2I_0MZ5iE-JqZoVng_9lAr3bvXyLj60a84kKGQS6HwgJPP9lfaSKMY_Ykz_k0iAzlpv6HorFs_o02Rr_UwCDB4GLkBBT9ZEGVcbjhyB9D9X12AlsgUBL4DCBWnM05GsBQKkHl72OxBSZ4FNT3Tix0op6Nus_hDfN3PWyjRP5T7DfU9/s1200/71i6i9OSe1L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="1200" height="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgw-YVS9fcm1gpCh2I_0MZ5iE-JqZoVng_9lAr3bvXyLj60a84kKGQS6HwgJPP9lfaSKMY_Ykz_k0iAzlpv6HorFs_o02Rr_UwCDB4GLkBBT9ZEGVcbjhyB9D9X12AlsgUBL4DCBWnM05GsBQKkHl72OxBSZ4FNT3Tix0op6Nus_hDfN3PWyjRP5T7DfU9/w400-h201/71i6i9OSe1L._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Leo e Remi sono due migliori amici.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Migliori amici è dir poco, sono come fratelli.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">O, forse, anche qualcosa di più.<br />Eppure il mondo guarda un pochino con sospetto due tredicenni così vicini, così "close", due tredicenni che non hanno paura di abbracciarsi, guardarsi dormire o appoggiare l'uno la testa nel braccio dell'altro.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Leo si impaurirà di questo e, anche se di pochi cm, si staccherà da Remi.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma quei pochi cm, in un animo puro e, forse, innamorato, sono come migliaia di km.<br />Un film bellissimo, con dentro tutte persone sane, belle, virtuose.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Eppure un film che fa male e che porta a profonde riflessioni.</span></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-size: large;"><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/03/recensione-whale-cinema-2023-5.html" target="_blank">THE WHALE</a></span></b></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJuQ0lGFGV2ye5eCttxx5sLaG6mvV0DBtDE_uc6Io762n3SeiDcX58kJzLapl25vMpDAn4y7Up1gAxwByS7W6_mdFuIrQNrNsS66VegWfEXTbzzD1BmXe20nMBzG9fxBEl7wYO7arpaBCOh8JpLuJmJlse4_Um5cnYfi7_SVkn1ZrS65fAdjmzufAhdE04/s1200/the-whale-darren-aronofsky-film_1Ex8wqe_jpg_1200x0_crop_q85.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="734" data-original-width="1200" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJuQ0lGFGV2ye5eCttxx5sLaG6mvV0DBtDE_uc6Io762n3SeiDcX58kJzLapl25vMpDAn4y7Up1gAxwByS7W6_mdFuIrQNrNsS66VegWfEXTbzzD1BmXe20nMBzG9fxBEl7wYO7arpaBCOh8JpLuJmJlse4_Um5cnYfi7_SVkn1ZrS65fAdjmzufAhdE04/w400-h245/the-whale-darren-aronofsky-film_1Ex8wqe_jpg_1200x0_crop_q85.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">The Whale è un film gigantesco, quasi quanto il suo protagonista.</span></div><div style="background-color: #fff2cc; text-align: start;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un'opera dolorosa e coraggiosa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film dove l'obesità non diventa mai il tema principale ma soltanto una delle tante possibili scelte che si potevano prendere per raccontare una storia, una storia di amore, di odio, di cattiveria, di condanna, di perdono, di misericordia, di sofferenza.</span></div></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Con dei personaggi molto complessi, anche "sbagliati" come esseri umani, a cui però non puoi non voler bene.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dopo Il Cigno Nero, The Wrestler (a proposito, tra i 3 film c'è un emozionante punto in comune) e Madre! l'ennesima conferma di quanto questo regista sappia emozionarmi e farmi riflettere.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E di quando sappia raccontare tutti i lati migliori, e quelli peggiori, degli esseri umani</span></div></div><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/11/recensione-anatomia-di-una-caduta-al.html" target="_blank"> ANATOMIA DI UNA CADUTA</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2kWcrL3fVOzFzOHfHvaETCYBKv4GdU6HnqMtmD4llR40lrNsc5C0quc1h-t6tCuJ7zo28IAscAR_H9ShyTkx_4Xi6ErSnSz-8c64PVlMcHDzRWxZ4V3pMegkiFBTHAY8pyFZHAMm8_ai71dQ67QmtkdKcHdaQmR3Qcg6tOXsKLFJmRqCvFPHFKbU9uvR6/s1280/copertina-1.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2kWcrL3fVOzFzOHfHvaETCYBKv4GdU6HnqMtmD4llR40lrNsc5C0quc1h-t6tCuJ7zo28IAscAR_H9ShyTkx_4Xi6ErSnSz-8c64PVlMcHDzRWxZ4V3pMegkiFBTHAY8pyFZHAMm8_ai71dQ67QmtkdKcHdaQmR3Qcg6tOXsKLFJmRqCvFPHFKbU9uvR6/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Film magnifico che, per quanto mi riguarda, ha come unico difetto l'eccessiva durata (dovuta ad una parte centrale, quella del processo, assolutamente troppo prolissa).<br />Un bambino cieco trova suo padre morto, nella neve.<br />L'uomo sembra essere caduto o essersi gettato dalla soffitta, ma in casa era presente anche la madre, che risulta quindi indagata.<br />Ne nasce così un grandissimo film che analizzando quella "caduta" analizza invece un intero rapporto di coppia, con tutte le sue crepe, i suoi problemi, i suoi segreti.<br />Dialoghi incredibili per un giallo sull'impossibilità di raggiungere una verità e su come per ogni cosa ci può essere sempre un punto di vista diverso per giudicarla.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sandra e Samuel siamo tutti noi, sono tutte le nostre storie d'amore difficili, tormentate, a volte pure "mortali".<br />E' impossibile descrivere l'anatomia di un amore o di una vita.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè l'anatomia è scienza, e tutte le nostre vite e le nostre emozioni, scienza, non potranno mai esserlo.</span></div></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2024/01/recensione-la-chimera-al-cinema-2023.html" target="_blank">5° LA CHIMERA</a></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieonlYRn1PwSuy3gaCO6dOoIdJvHthQevKFkhfaUr565cP2XKeqqPyk-Y5HaVTlr7nWPzfEF9mGmvLR_FK9RgF-VLYRMXp9xTJ2XyVLIWd8i7d-nm6M8QMrVLmhSMoZZ7NZHjKMIBWBT1SQxK9OoUxbH02G4hbiwFFPYDT7hAYERtk7Y3wSC4TJbp0n8wm/s1600/the-whale-darren-aronofsky-film_1Ex8wqe_jpg_1200x0_crop_q85.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieonlYRn1PwSuy3gaCO6dOoIdJvHthQevKFkhfaUr565cP2XKeqqPyk-Y5HaVTlr7nWPzfEF9mGmvLR_FK9RgF-VLYRMXp9xTJ2XyVLIWd8i7d-nm6M8QMrVLmhSMoZZ7NZHjKMIBWBT1SQxK9OoUxbH02G4hbiwFFPYDT7hAYERtk7Y3wSC4TJbp0n8wm/w400-h225/the-whale-darren-aronofsky-film_1Ex8wqe_jpg_1200x0_crop_q85.webp" width="400" /></a></div><br /></b><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">L'ultimo film della Rohrwacher è anche il suo primo che vedo.<br />Un film dolcissimo, tenero, che, come le cose che racconta, sembra un tesoro nascosto da scovare da noi rabdomanti amanti del cinema.<br />Perchè alla fine ognuno di noi ha un filo rosso da seguire, un destino da compiersi.</span></b></span></div><div style="background-color: #fff2cc; color: #111111; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: 15.4px;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: #2b00fe;"><b>Magnifico.</b></span></span></div></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/02/recensione-gli-spiriti-dellisola.html" target="_blank">4° GLI SPIRITI DELL'ISOLA</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: large;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWQ6Z6HzyVzQUg-lfe5Y-kade9RXFLZpi-NzzcdRtD1yq_WQdME-PzCBLjBN8_D_DdtMO3nvzJGeA23U2iNHSbOakh7CMKz7QHFjw9sXT_wo-27YkpRnhp99fCL_uqALTfL1onsmv2g6D4hGheG0cYJSiL9hjTqsLmg6VgcItpqxSyKSwvdiJqsQhFLU1m/s1440/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1440" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWQ6Z6HzyVzQUg-lfe5Y-kade9RXFLZpi-NzzcdRtD1yq_WQdME-PzCBLjBN8_D_DdtMO3nvzJGeA23U2iNHSbOakh7CMKz7QHFjw9sXT_wo-27YkpRnhp99fCL_uqALTfL1onsmv2g6D4hGheG0cYJSiL9hjTqsLmg6VgcItpqxSyKSwvdiJqsQhFLU1m/w400-h200/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><br /></b></span><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film sulle guerre civili, che siano di due popoli o solo di due persone, un film sulla noia e sull'impossibilità di evaderne, un film sull'intelligenza e sulla stupidità, sull'egoismo, sulla necessità di staccare, sul desolamento e isolamento dell'individuo in una cornice di desolazione e isolazione dei luoghi, un film sulla rassegnazione, sull'atavico analfabetismo e inconsapevolezza dell'esistenza di cose al di fuori dallo status quo che viene vissuto e, all'inverso, sulla "sensazione" che un altro mondo e un'altra vita siano possibili, un film sul senso della vita o sulle cose che almeno possano darle un senso ma, soprattutto, un film che in maniera radicale, tragica, tremenda e inarrestabile racconta di come a volte le cose debbano raggiungere le loro estreme conseguenze per poter avere termine, di come una palla di neve lanciata in cima alla montagna potrebbe facilmente essere subito fermata ma, in qualche modo, per masochismo, orgoglio, inerzia e maldestra curiosità, si ha la invece voglia e la "necessità" di vederla rotolare fino in fondo e solo poi, davanti al disastro che quella valanga ha procurato, avere la lucidità di capire quello che è successo.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quando i danni ormai sono enormi e forse non più recuperabili.</span></div><br /><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/08/recensione-oppenheimer-al-cinema-2023.html" target="_blank">3° OPPENHEIMER</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBjE5KvHkXf1AE3nm8qO_XSAXs9Dbe8TjMjyEJ7Yg6rMRu9LT03aiLXPs744x0zfYD50b54YbJqn4fAB1Ux8v74KOBwvLV4s4ua7LPwy1UkW4Cg9ktOHnQO63ulMbRmg1DKhNt3QFCEkqlf_NmvIGQMMaZ44vu3eDLZhaOTPQNqxMDMuvJ_PtU8peHFPBO/s1452/Oppenheimer-Film-Recensione.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="817" data-original-width="1452" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBjE5KvHkXf1AE3nm8qO_XSAXs9Dbe8TjMjyEJ7Yg6rMRu9LT03aiLXPs744x0zfYD50b54YbJqn4fAB1Ux8v74KOBwvLV4s4ua7LPwy1UkW4Cg9ktOHnQO63ulMbRmg1DKhNt3QFCEkqlf_NmvIGQMMaZ44vu3eDLZhaOTPQNqxMDMuvJ_PtU8peHFPBO/w400-h225/Oppenheimer-Film-Recensione.jpg" width="400" /></a></div></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come sempre mi accade con i film di Nolan so già che anche Oppenheimer - col tempo - mi resterà poco addosso e sarà "scavalcato" da film meno belli ma che amo di più.<br />Eppure non posso dimenticare la potenza di questo suo ultimo portentoso lavoro.<br />L'emozione che mi ha dato.<br />E quanto mi ha fatto riflettere.</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/01/recensione-aftersun-su-mubi-roccos-house.html" target="_blank">2° AFTERSUN</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLEnV74P1221FRO6iJQhAOK2TLKJDVAs0ADcs5iFsa_-IaeeVve3FWLqJr2czMsvXYndgbXGJM0cOVBjtTgt-cCLIlLgTZ7gEkSQitMMYBsHmyEuIQ-KJlSGgfUw1-q2NxpmtsGf40vB6axnIGH0eYjLpfHO6AtshKAW8i1lUfNQx8XQH-1DLzA1MtRDVy/s1920/copertina-1.webp" style="color: #2b00fe; font-size: xx-large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLEnV74P1221FRO6iJQhAOK2TLKJDVAs0ADcs5iFsa_-IaeeVve3FWLqJr2czMsvXYndgbXGJM0cOVBjtTgt-cCLIlLgTZ7gEkSQitMMYBsHmyEuIQ-KJlSGgfUw1-q2NxpmtsGf40vB6axnIGH0eYjLpfHO6AtshKAW8i1lUfNQx8XQH-1DLzA1MtRDVy/w400-h225/copertina-1.webp" width="400" /></a><br /><br /><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè nessuno in questi anni ha saputo raccontare "quella cosa" come fa lui.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E in maniera al tempo stessa così evidente e così nascosta che molti nemmeno l'hanno vista.<br />Uno di quei film che una volta visti non ti andranno più via.</span></div><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><a href="https://ilbuioinsala.blogspot.com/2023/04/recensione-as-bestas-cinema-2023-7.html" target="_blank">1° AS BESTAS</a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFI-wk2hVwiL7znjytNnPUI3DTE3Gzxd4bC1HIBgV-9JShuZLqdmzNZfmQsaOI0WuBusGb6pgAnIM65Uyg8co2X43Apk5IMNw03jSuNxcO_DcbfV0biDEAV7SalXMfV1jJbMjnFkQIE-oWrjP0WHlri-8pRPdtNRevzsjiGIk5CTiwSgrJ8gIesN9bUcML/s400/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="400" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFI-wk2hVwiL7znjytNnPUI3DTE3Gzxd4bC1HIBgV-9JShuZLqdmzNZfmQsaOI0WuBusGb6pgAnIM65Uyg8co2X43Apk5IMNw03jSuNxcO_DcbfV0biDEAV7SalXMfV1jJbMjnFkQIE-oWrjP0WHlri-8pRPdtNRevzsjiGIk5CTiwSgrJ8gIesN9bUcML/w400-h225/1da34a62-7271-4b33-844f-6240aeafa86a.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'ultimo film di Sorogoyen è un capolavoro.<br />Siamo in un minuscolo paesino galiziano (4/5 famiglie).</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Antoine e Olga sono due francesi che hanno deciso di trasferirsi lì, a lavorare prodotti biologici e costruire un agriturismo.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sono odiati da Xan, il "leader" del borgo, perchè a causa del loro voto contrario non verranno lì costruite pale eoliche, costruzione che darebbe un sacco di soldi ai paesani.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ne nasce un film incredibilmente teso, in climax ascendente eccezionale, con dei dialoghi impressionanti e interpretazioni dei 5 protagonisti da pelle d'oca.<br />Un film di uomini, bestie e uomini-bestie.</span></div><div style="background-color: #fff2cc;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Una delle meglio cose viste in questi anni.</span></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">al volo...</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: large;"><b>INTERPRETAZIONI DELL'ANNO (QUELLE CHE MI RESTERANNO PIU' DENTRO)</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: large;"><b>I PROTAGONISTI DI AS BESTAS / I RAGAZZINI DI CLOSE / JOSH O'CONNOR NE LA CHIMERA</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: large;"><b>MIGLIOR SCENA </b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #38761d; font-family: inherit; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">L'ASSEMBLEA IN ANIMALI SELVATICI</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br />MERDA DELL'ANNO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">CREATORS - THE PAST</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;">RECUPERI PIU' BELLI</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">SPEAK NO EVIL - AFTER LOVE - YOU WON'T BE ALONE - IL PRODIGIO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;">UNA SERIE CHE CONSIGLIO (L'UNICA CHE HO VISTO PRATICAMENTE)</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">LA CADUTA DELLA CASA DEGLI USHER</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;">HORROR CHE CONSIGLIO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">SMILE - BARBARIAN - THE FEAST</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;">FILM PIU' MATTO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #38761d; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">SLAXX</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-58009028697058819472024-01-02T17:44:00.000+01:002024-01-02T17:44:15.500+01:00Recensione: "La Chimera" - Al Cinema 2023<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKqHxwLOah373zKp-VvFlb6xbwN55X63HZ73WNixQof36Fb08oXC143Ql1ABKrWh5jOrZ2G9QktuM9LxfDMe_G45YcbJD27zTFAlBR5qL9qK2HsnKElWMBUByIab4F8C-2a3kc909p1VI2_LsM2W2FHpVEpCfoPh9R7TbiWJt_QXBc15aCxrCYwWovdwj3/s1428/707eb4ab-b02d-4427-8d25-dcceac5e5b2c.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1428" data-original-width="1000" height="431" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKqHxwLOah373zKp-VvFlb6xbwN55X63HZ73WNixQof36Fb08oXC143Ql1ABKrWh5jOrZ2G9QktuM9LxfDMe_G45YcbJD27zTFAlBR5qL9qK2HsnKElWMBUByIab4F8C-2a3kc909p1VI2_LsM2W2FHpVEpCfoPh9R7TbiWJt_QXBc15aCxrCYwWovdwj3/w302-h431/707eb4ab-b02d-4427-8d25-dcceac5e5b2c.jpg" width="302" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">L'ultimo film della Rohrwacher è anche il suo primo che vedo (per una motivazione scema che troverete in questo flusso di pensieri senza un solo punto che è questa pseudorecensione).<br />Un film dolcissimo, tenero, che, come le cose che racconta, sembra un tesoro nascosto da scovare da noi rabdomanti amanti del cinema.<br />Perchè alla fine ognuno di noi ha un filo rosso da seguire, un destino da compiersi.</span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: #2b00fe;"><b>Magnifico.<br /></b></span><br />Che poi, alla fine, sembra quasi che questo film sia la stessa cosa di quello che racconta, sia una cosa preziosa, "antica", nascosta che noi spettatori rabdomanti di bellezza andiamo a cercare, noi per strada o in rete con i nostri legnetti e le nostre diverse sensibilità e poi il legno si muove, senti che c'è qualcosa e allora scavi, e allora vai al cinema, e allo scopri questi piccoli tesori nascosti, e li tiri fuori, e li fai vedere a quanti più occhi di quanta più gente possibile, e li porti alla luce oppure li lasci lì e, semplicemente, inviti gli altri ad entrare in quel piccolo passaggio, in quella cripta dove sta nascosto il cinema bellissimo, cinema di terra e polvere che racconta terra e polvere, cinema vecchio, vecchissimo, che proprio perchè vecchio e vecchissimo sembra - in questo mondo lucente e tecnologico - nuovo, nuovissimo, un cinema povero e al tempo stesso prezioso, una specie di corredo funebre del cinema di una volta che, però, ha ancora tombaroli o esperti d'arte pronti ad amarlo, anche se in quest'avventata metafora che quasi di sua sponte si sta scrivendo da sola forse mal si concilia il nostro amore per scovare queste cose, il nostro essere rabdomanti di bellezza, nell'esser paragonati ai tombaroli e agli esperti d'arte del film che, invece, seppur deliziosi i primi, quello che fanno lo fanno per i soldi, per il denaro, denaro che è una delle tante chimere del film, uno dei tanti sogni effimeri o non realizzabili, una delle tante ossessioni come quella, la principale e la più struggente, di Arthur, nel ritrovare la sua amata Beniamina, ma non di ritrovarla al di qua, che al di qua più non è possibile, ma al di là, che poi sia al di là o Aldilà, tuttattaccato, poco cambia e poco interessa a chi il film l'ha scritto, film che è sì velatamente spirituale ma mai religioso, che è sì eternamente flirtante col mondo dei vivi e dei morti ma sempre guascone nel farlo, popolare, leggero, con questi tombaroli che sfidano le leggi di morti - togliergli le cose che devono accompagnare le loro anime - e le leggi dei vivi - personificate in improbabili e fantozziani carabinieri che corrono e inseguono tenendosi le cinture ma che lo fanno tanto per, giusto per far qualcosa in lande desolate che vivono di contrasti incredibili, con baracche costruite sotto maestose e bellissime mura di cinta, con cripte etrusche seminascoste in orribili spiagge sporche e ferrose, come paesaggi sconfinati con cantieri abbandonati, lande abitate non sappiamo nemmeno tanto bene da chi, visto che i nostri occhi, la nostra attenzione e la nostra lente d'ingrandimento sono focalizzati in poche cose e pochi uomini, diciamo due, una è la villa diroccata e sgarruppata di una ex nobildonna ma ancora donna nobile Flora, una donna che assomiglia tanto ad Isabella Rossellini e che, anzi, se possiamo solo un momento uscire da questo vortice ed andare fuori, diciamo che è proprio Isabella Rossellini, una donna che vive quasi col niente, con una specie di badante che si chiama Italia ma che italiana non è, con una sedia a rotelle e, più forte di tutto, nell'aspettare che ritorni la sua figlia prediletta, Beniamina, che poi l'abbiam già nominata sopra e la nomineremo poi, probabilmente l'unica figlia "umana" e buona della famiglia, chè le altre 5 sono un corpo unico, pettegolo, maldicente, intollerante, furbo e ladro, un corpo unico che chiacchiericcia continuamente, che parla alle spalle e davanti, che entra là dentro solo per riportare a casa qualcosa o far finta di voler bene a quella madre che, vorrebbe lì l'unica figlia delle 6 che lì non può essere, ed ecco perchè Arthur se ne era probabilmente innamorato, perchè lei era diversa da tutte e l'unica di cui un uomo della sensibilità di Arthur poteva innamorarsi, un uomo che ha "qualcosa", che sente le cose, che ha un dono, uno che cammina su erba e fango e sente sotto di sè i tesori vecchi di millenni, sente sotto di sè la presenza di cose bellissime che sono rimaste lì nascoste e sepolte per migliaia d'anni, o forse no, forse lui è un rabdomante diverso, lui col suo legnetto non sente i beni preziosi ma le anime che vicino quei beni preziosi sono sepolte, e questo non lo dico per la voglia di scrivere una frase bella, ma perchè è lo stesso film che ce lo suggerisce nel suo indimenticabile finale, finale che è un cazzotto devastante e una carezza dolcissima, finale sul quale non posso fermarmi adesso perchè ho voglia che quel finale sia anche il mio di finale, e allora, per analogia, torno su quella "carezza" e ripenso a questo film, a quante ne dà, a quanti volti di indescrivibile dolcezza sa regalare, alla sensazione leggera ed umana che ha dentro, e mentre lo vedevo mi dicevo che sembrava un film di Pietro Marcello, che del resto ha scritto e diretto Bella e Perduta, e belle e perdute sono anche le cose de La Chimera, mi sembrava tanto Marcello e poi nel finale, con gli occhi ancora umidi per colpa di Arthur e Beniamina mi accorgo che Marcello è tra coloro che questi film l'hanno scritto, e allora penso che tutto torna, che le anime uguali, se si incontrano, solo assieme possono andare, e Pietro ed Alice credo questo siano, anime uguali, Alice della quale non avevo mai visto nulla a causa di un buffo e stupidissimo problema personale (è stata la fidanzata di un mio amico che mi chiedeva di vedere i suoi film, riuscendo al contrario a bloccarmi dal farlo) e della quale ore recupererò cose perchè tutti noi ogni tanto abbiamo bisogno di carezze e dolcezza, specialmente di quelle non affettate, specialmente di quelle che, come i tesori del film, escono fuori da vite e volti disperati e tristi, escono fuori dal fango, e allora come non amare tutti i volti e le dolcezze di questo film, come non amare i 147 sorrisi che ci sono dentro, uno ad uno, tutti, quelli degli scapestrati tombaroli che si travestono anche da Drag Queen senza sapere nemmeno che, alla fine, "to drag", in inglese vuol dire anche strusciare, trascinare, dragare, fare insomma quello che fanno loro la notte, tombaroli poveri che vogliono diventar ricchi seguendo il loro Maestro Arthur, l'inglese buono e triste che riesce a mettersi sottosopra, l'uomo che riesce ad unire quello che c'è sopra e sotto la terra, l'inglese che sente le anime e che, solo come corollario, fa trovare vicino a quelle anime tante cose preziose, l'inglese anch'esso portatore sano di un sorriso che ti ammazza, un sorriso che vorresti abbracciare e dormirci vicino la notte, che è quello che alla fine vorrebbe fare anche Italia, la tenerissima e amabile donna di casa di Flora, lei simbolo della donna "reale", della felicità possibile, della gioia razionale, non come Beniamina che è ossessione, che è chimera, che è impossibile ricerca di una vita intera, che è al tempo stesso alibi per non vivere e motivazione, l'unica possibile, per continuare a farlo, maledetto Arthur che invece avresti potuto essere felice con questa donna che ti insegna un linguaggio dei segni italiano e fa tanto ridere Giuseppe al cinema, una che canta mentre stira, che ha paura di quello che fai perchè lei è una donna completamente dell'al di qua, del nostro mondo, una che tutte le storie che stanno sotto la terra o al di là di qualcosa non vuole saperle nè scomodarle, una pratica, razionale, una che prende, parte e costruisce una comunità in una ex stazione, una che cresce figli senza avere niente, una che ha le palle per star con te facendoti dimenticare tutti i tuoi demoni e le tue chimere, e te ad un certo punto sembri capirla sta cosa ma dura il tempo di una notte e di un bacio perchè il tuo fottuto senso della vita è ormai incentrato ad altro e sembra che non vuoi sfuggire al tuo destino, e chissà cosa ti è successo in testa quando hai trovato quella statua là sotto, quella statua magnifica cui stupidotti amici hanno staccato la testa, e te piangevi accarezzandola quella testa, e non era il pianto o la carezza di un amante dell'arte, ma quello di un amante, tout court, quello di colui che là sotto nelle cripte, come scavando su sè stesso, ricercava invece qualcos'altro, ricercava qualcosa che non accettava l'essere bella e perduta per sempre, perchè se possiamo ritrovare cose di millenni fa allora possiamo ritrovare anche cose perdute da pochissimo tempo, e allora alla fine la trovi, e da sempre si dice che le nostre vite abbiano un fil rouge, un percorso stabilito, un qualcosa che sempre c'accompagna, ed il tuo filo rosso è proprio un filo rosso, chè cosa più banale e meravigliosa non esiste, e quel filo è il filo che ti ricongiunge a lei, lei che quello stesso filo stava tirando per portarti a sè, e allora boh, e allora Arthur ti ho voluto troppo bene per continuare a tormentarti, per continuare a maledirti nel non aver voluto inseguire le felicità che stanno sopra il fango e la terra, perchè se quel filo rosso esiste davvero, se davvero ognuno di noi ne ha uno, allora che tu sia finalmente riuscito ad arrivare dove lui ti portava, magari, rappresenta la felicità che cercavi, tanto a uno come te, che una cosa sia al di qua o al di là, che una cosa sia sotto o sopra, credo non freghi nulla, è lo stesso, perchè tu hai il potere di essere contemporaneamente a destra e sinistra, in alto e in basso, e l'unica cosa che conta non è dove sei, ma con chi sei, e quindi chi sono io per giudicarti visto che la tua eterna chimera non è più una chimera ma una cosa bellissima che ha dei capelli rossi e un corpo da abbracciare.<br /><br />Abbraccialo allora.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-1344681656261550462023-12-12T19:25:00.003+01:002023-12-12T19:25:17.966+01:00Recensione: "Il Male non esiste" - Cinema 2023<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEmq0FjazGULoGgfpGnfIkFQRh-3jaMnYD-nOyvCdqXr-y5fyTmdSA36jS4Gn-GNd1J9bw8kfUU-Es3wjEu3X4rY3C-H_lnkUUphMdkqovE_Ra6SwaILzNDjWrn3QZ8eLPhz2IPOPylRK_re3dec5ZSAzE7RFRJAdOcJgbs7Ms3bSnhd6CRJTroamEqlcg/s579/locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="579" data-original-width="420" height="434" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEmq0FjazGULoGgfpGnfIkFQRh-3jaMnYD-nOyvCdqXr-y5fyTmdSA36jS4Gn-GNd1J9bw8kfUU-Es3wjEu3X4rY3C-H_lnkUUphMdkqovE_Ra6SwaILzNDjWrn3QZ8eLPhz2IPOPylRK_re3dec5ZSAzE7RFRJAdOcJgbs7Ms3bSnhd6CRJTroamEqlcg/w315-h434/locandina.jpg" width="315" /></a></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">Dopo As Bestas e Animali Selvatici il 2023 ci regala un altro grande film che racconta le piccole comunità, quelle piccole comunità in cui un "forestiero" può distruggere l'intero status quo.<br />Siamo in un paesino montano del Giappone, paesino popolato da persone di grande semplicità, rispetto e levatura morale.<br />Il luogo è però scelto da una grande compagnia come progetto per il Gampling (camping di lusso).<br />I due rappresentanti venuti da Tokyo ben presto, si innamorano però del luogo e delle persone lo abitano, tanto da aspirare ad "essere come loro".<br />Eppure questo film dolce e spietato sembra raccontarci che quell'integrazione, quell'armonia, sono impossibili.<br />Il Male non esiste è un film che si eleva nei suoi straordinari ultimi minuti, minuti enigmatici che, però, sembrano dare senso a tutto.<br />In questa recensione ho provato, come sempre, a dare una mia interpretazione, la più decisa possibile.<br />Invito quindi chi non ha visto il film a non leggerla (anche perchè parto subito con la mia lettura e per 3/4 della rece parlo solo di quella).</span></b><br /><br /><br />Quando Takahashi fa un passo in soccorso della bimba quello non si rivelerà soltanto un passo.<br />Quello è in assoluto il primo - minimo - gesto di un cittadino in un luogo che non gli appartiene, un luogo con un suo proprio ecosistema, con delle sue regole, con dei suoi ritmi, con dei suoi gesti.<br />Fino a quel momento Takahashi, come una marionetta, aveva seguito qualsiasi cosa gli avesse insegnato Takumi.<br />Come tagliare la legna - con quel corpo da spostare in avanti e quel peso da lasciar semplicemente cadere - come riempire i contenitori d'acqua, dove muoversi nel bosco.<br />Takahashi si è innamorato di quei luoghi e di quella vita, e l'ha fatto in modo assoluto e improvviso, come un vero colpo di fulmine.<br />Con rispetto, accortezza e voglia di imparare è pronto a lasciare tutto il suo mondo di grandi città, grandi aziende e pieno di esseri umani, gli attori, sempre pronti ad apparire diversi da quello che sono.<br />Qui, nel bosco, l'apparire non conta più, qui i gesti sono minimi ed esatti, gesti di vita e di sopravvivenza, gesti millenari che si tramandano, che magari spersonalizzano sì, ma questa è una strana spersonalizzazione, di quelle che tutti diventano uguali ma, al tempo stesso, tutti sono reali.<br />E così a tutti questi gesti guidati ed esatti che Takahashi sta seguendo impartiti da Takumi ne segue invece uno istintivo, personale, irrazionale.<br />Che è quello di correre in soccorso di una bambina in pericolo.<br />Ed ecco così che quell'unico passo in più, quell'unica uscita dall'ecosistema, dalle regole e dall'armonia di quei luoghi, produce una vera Apocalisse.<br />Il cervo, che in quel solo passo ha probabilmente sentito una minaccia (e noi avevamo già saputo che soltanto un cervo ferito e che sta proteggendo i suoi piccoli può attaccare un uomo) imbizzarrisce ed uccide Hana (ovviamente, ma ne parleremo, questa è solo una delle possibili tante letture di quegli incredibili 5 minuti finali).<br />E lo stesso Takumi, quasi per analogia, imbizzarrisce ed uccide Takahashi, reo di aver fatto solo un piccolo gesto capace però di distruggere l'armonia del Mondo (non è un caso che Hana e il cervo sembravano riconoscersi, il loro incontro non era una minaccia ma la perfetta simbiosi di uomo e natura).<br />E' bastato un passo e il meraviglioso castello che è quel luogo sia crollato su sè stesso, tutte le sue regole sono implose, tutta la placida ma sottilmente minacciosa "armonia di vita" si è trasformata in morte.<br />Un cortocircuito di un solo secondo che si è portato via due vite.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Takumi e Takahashi, poi, sono in cima alla collinetta.<br />E si era detto nell'assemblea, tutto quello che succede a monte ha ripercussioni a valle.<br />E quel passo in più di Takahashi, un passo "umano", buono, di soccorso, è diventato una valanga che ha portato a valle la morte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlnTX99dj6iHzuJkk9-s_VHrBJQNAn3IhsMyaL3Zu5bdvPbpOwPuQaJrmkXaw7RsDmN44h1u4w2DrcknW8IVXVhGc6OhejPBDuSqGpySHGb0aobPWvumbf3A_kl5tjGv51SmblRaVcl_PFM8-orRrWHlmT-aJR9kuYxjWDnvgMzXfia_7vz_b3IYuJMGbU/s1600/il-male-non-esiste-intervista-film-ryusuke-hamaguchi_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlnTX99dj6iHzuJkk9-s_VHrBJQNAn3IhsMyaL3Zu5bdvPbpOwPuQaJrmkXaw7RsDmN44h1u4w2DrcknW8IVXVhGc6OhejPBDuSqGpySHGb0aobPWvumbf3A_kl5tjGv51SmblRaVcl_PFM8-orRrWHlmT-aJR9kuYxjWDnvgMzXfia_7vz_b3IYuJMGbU/w400-h225/il-male-non-esiste-intervista-film-ryusuke-hamaguchi_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E così in un film in cui veramente abbiamo pensato per tutta la sua durata che il male non esiste, con quella straordinaria comunità di esseri umani non lo conosca, che tutti rispettano tutti, che gli stessi forestieri sono persone capace in un amen di innamorarsi di quell'armonia, di quella bontà, di quel rispetto, in questo film dove ogni essere umano sembra portatore sano di bellezza, ecco, invece in un attimo tutto crolla, e il male arriva, e il male sono due omicidi, entrambi "animali" ed istintuali, due omicidi, certo, che hanno bisogno di una "causa" (ed in entrambi i casi è la protezione dei propri piccoli) e forse anche per questo il male non esiste, o meglio, non esiste di per sè, ma va causato, va fatto uscir fuori, va provocato, anche in esseri viventi (il cervo, Takumi) che sembrano non conoscerlo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' innegabile - o almeno per me - che metà della potenza di questo film di Hamaguchi sia in questo enigmatico finale, finale che, al di là di come lo leggi, in ogni caso sembra summa di tutto quello che abbiamo visto, sineddoche di tutto quello che viene prima o semplicemente suo sfogo.<span><a name='more'></a></span><br />Un finale che flirta anche con l'onirico (quello che vediamo - o vede qualcuno di loro - è realmente successo?) e forse pure coi piani temporali (l'incontro tra Hana ed il cervo potrebbe essere accaduto tempo prima? Una fotografia leggermente diversa nella luce sembra suggerirlo) e forse ancora, anzi, quasi sicuramente, con la metafora (che in parte credo di aver spiegato nella mia versione dei fatti).<br />Un film con una colonna sonora fantastica che, anche per la leggera inquietudine che a volte trapela, mi ha ricordato sequenze indimenticabili di Von Trier (ad esempio la prima lunghissima carrellata sotto gli alberi dell'incipit), con dei movimenti di macchina superbi (su tutti la carrellata laterale della prima ricerca di Hana da parte di Takumi, con la macchina da presa che resta sempre alla stessa altezza precludendoci per alcuni secondi - causa un dosso - la visione del bosco, bosco che poi "ritorna" con Takumi che ha Hana sulle spalle, sequenza magistrale, bellissima e, in qualche modo, suggeritrice di una possibile deriva onirica che, invece, finale a parte, non trapela mai).<br />Un film di quelli che io amo, quelli con piccolissimi dettagli di sceneggiatura che probabilmente sono invece giganteschi ,come lo sparo che sente due volte Takumi - tra l'altro entrambe le volte alla stessa ora e nello stesso luogo - o come la ragazza di città che si taglia un dito, immagine che è sia metafora di questa impossibile convivenza di forestieri cittadini con quel mondo (un'integrazione che Hamaguchi ci suggerisce impossibile) sia, se vogliamo, "spoiler" di quel passo finale di Takahashi, il passo che causa la fine del mondo (entrambi i ragazzi di Tokyo, quindi, nel momento in cui si sono mossi autonomamente si sono causati danni o hanno causato danni).<br />Non sono certo un esperto di Hamaguchi (ho visto solo questo e Drive my car) ma ho senz'altro riconosciuto questo suo saper scrivere dialoghi banalissimi e bellissimi (che spesso ama inserire nei viaggi in macchina).<br />Ed è buffo che quest'anno il cinema ci abbia regalato almeno 3 film notevolissimi che scandagliano, ognuno in maniera diversa ma a tratti molto simile, il mondo delle piccole comunità, quello dove i "forestieri" possono sconvolgere lo status quo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Mi riferisco a questo film, ad As Bestas e ad Animali Selvatici (con cui curiosamente il film di Hamaguchi condivide una lunghissima scena di assemblea, davvero bella nel film del regista giapponese ma lontana da quella meraviglia - per me la scena più bella del 2023 - del film rumeno).<br />Ovvio che nel film ci sia anche un messaggio filo ambientalista, quello sul preservare delle zone quasi incontaminate dall'aggressività dell'Uomo e dalla sua voglia di profitto.<br />Eppure i due ragazzi si innamorano seduta stante di quei luoghi e di li abita.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ed ecco che un film che poteva in questo aspetto essere banalotto (i "colonizzatori" cattivi che arrivano a sfruttare e deturpare un ecosistema) diventa, nel suo dipanarsi, più interessante ma anche più "cattivo" e spietato perchè, e gli ultimi 15 minuti ce lo dicono, ci racconta che anche quando gli "aggressori" depongono le armi, anzi, anche quando provano a unirsi e armonizzarsi col luogo che volevano sfruttare, sono invece destinati a rovinarlo, a non capirlo, ad "ucciderlo" o restare uccisi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' cattivissima questa sceneggiatura, specie contro Takahashi, ragazzo col quale troviamo sempre più empatia ma che, alla fine, sembra destinato a soccombere a leggi della natura ancestrali.<br />Eppure in tutte queste cose belle e bellissime non sono stato quasi mai rapito dal film, film che sia a livello emotivo che intellettuale avrebbe dovuto darmi di più (parlo del durante, una volta finito mi ha invece stimolato moltissimo).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqCa80L7mvAeDw8lHzvJjMwFLRSzmp_BXhK2WdGUZ2uhPr4OlcOe7xQ7EP9jmZg4ciRr1qgtwVFv3RUrOGx1fEZjvr_MyfNtX6y8ENAGC1n90VbOjjXx8vFxgK3MzQ0SJ9BXTtfmm4HJ_rWtJ7z6URJJLeDTyFf0ugeE4lLOlP3pP74aNbdD1gV-FkpwGK/s1275/il-male-non-esiste-intervista-film-ryusuke-hamaguchi_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="765" data-original-width="1275" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqCa80L7mvAeDw8lHzvJjMwFLRSzmp_BXhK2WdGUZ2uhPr4OlcOe7xQ7EP9jmZg4ciRr1qgtwVFv3RUrOGx1fEZjvr_MyfNtX6y8ENAGC1n90VbOjjXx8vFxgK3MzQ0SJ9BXTtfmm4HJ_rWtJ7z6URJJLeDTyFf0ugeE4lLOlP3pP74aNbdD1gV-FkpwGK/w400-h240/il-male-non-esiste-intervista-film-ryusuke-hamaguchi_jpeg_1600x900_crop_q85.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Film che senza quel finale che a tutto dà senso (a prescindere dalla comprensione, è bellissimo e quasi paradossale che una cosa enigmatica dia senso) sarebbe scivolato via in maniera troppo lineare, senza grandi guizzi (a parte alcuni "tecnici", ma serve un occhio allenato ai movimenti di macchina per cogliere i più belli) e con un "naturalismo" che - al tempo stesso - dava sì "verità" a tutto ma avrebbe lasciato un ricordo probabilmente labile nel tempo.<br />Per fortuna, però, tutta l'ultima parte, dalla scomparsa di Hana in poi (tra l'altro affascinante che quella giornata finale sia identica alla prima che avevamo visto, con l'acqua raccolta, Takumi che la porta all'auto, lo sparo, il ricordarsi in ritardo della figlia a scuola, l'andarla a prendere e scoprire è già andata via, la ricerca nel bosco, tutto identico al primo giorno con quell'unica ma decisiva variante che adesso, però, c'è uno di "fuori" a distruggere tutto), dicevo, per fortuna tutta l'ultima parte eleva il film e, ne sono sicuro, farà sì che difficilmente lo dimenticherò<br /><br />7.5/8<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-81830586485309282522023-12-06T11:07:00.001+01:002023-12-06T11:07:06.265+01:00Torino Film Festival 2023 - SECONDA PARTE<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdZ4mYz92evcTkoVppHjS6laOJKfW4Jhq7z7a80Nobb13z_aV_OWs2OUSRUoykvLQxqvFSvI-SI9fQtJ_WBGRyEnBe3BW3hDCLNkiXz89lhT__AZN6KTuOiq01cgtC4jLMH6ilmTiKKMubHAlDJUXomWSZTBxQYRMlf5Fc1pxG_AR_dpZGVON-FXMNXmg/s1000/Logo_TFF2023.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="1000" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdZ4mYz92evcTkoVppHjS6laOJKfW4Jhq7z7a80Nobb13z_aV_OWs2OUSRUoykvLQxqvFSvI-SI9fQtJ_WBGRyEnBe3BW3hDCLNkiXz89lhT__AZN6KTuOiq01cgtC4jLMH6ilmTiKKMubHAlDJUXomWSZTBxQYRMlf5Fc1pxG_AR_dpZGVON-FXMNXmg/w449-h318/Logo_TFF2023.jpeg" width="449" /></a></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Ed ecco a voi la seconda parte!</b></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>BIRTH di Ji-young Yoo (Corea del Sud)</b></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghHtb68dKgZCrWtyaoXZo-CrZjOKkWqLXGLGhDO1RcMyBHkP1Ej00AcYEXHHnXAn11FzalVHf1hYt-FAKjDd0vpT7thwCebD95GovkFqnV1W2SSqH4p1o8BHasb_ssko4_C9YcYKXVQynd_E1b70z1uQwKfTu_diA5kAAW-bWYcOD2z_cz4cH-zTWz0d0/s1280/birth-01.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghHtb68dKgZCrWtyaoXZo-CrZjOKkWqLXGLGhDO1RcMyBHkP1Ej00AcYEXHHnXAn11FzalVHf1hYt-FAKjDd0vpT7thwCebD95GovkFqnV1W2SSqH4p1o8BHasb_ssko4_C9YcYKXVQynd_E1b70z1uQwKfTu_diA5kAAW-bWYcOD2z_cz4cH-zTWz0d0/w400-h225/birth-01.webp" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>GAIA BARUSCOTTI</b></span></span></div></div><br /><div style="text-align: center;">Se è vero che “tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia è infelice a modo suo”, lo stesso si può dire anche delle società. E sicuramente una delle cause dell’infelicità della società coreana è il tasso di natalità, che, dati del 2023 alla mano, si attesta allo 0.78, il più basso al mondo. È dello scorso settembre la dichiarazione del presidente Yoon secondo cui il governo abbia speso più di200 miliardi di dollari negli ultimi 16 anni in programmi a supporto delle nuove madri, soltanto per vedere crollare il tasso di natalità del 25%. Ma come conciliare le assillanti pressioni sociali a concepire con il diritto all’auto determinazione dei singoli?</div><div style="text-align: center;">I protagonisti del secondo film di Yoon Ji-young, vincitore del Premio Fipresci, hanno, apparentemente, tutto ciò che la società moderna reputa appetibile: Yoon Jae-yi (Han Hae-in) ha appena ricevuto un’offerta da parte della sua editor per un nuovo romanzo dopo il precedente bestseller, Kim Geon-woo (Lee Han-ju) è un insegnante di inglese in un’accademia privata, apprezzato e rispettato tanto dai colleghi quanto dal direttore, che, infatti, gli propone di dirigere la succursale della scuola. I caratteri dei due fidanzati si completano a vicenda: se lei assume dei comportamenti autodistruttivi, lui è, invece, responsabile e ordinato; se lei è ossessionata e mai completamente soddisfatta della sua scrittura, lui è concreto e preoccupato della gestione quotidiana della casa; se lei ritiene (a torto o a ragione, anche se la regia sembra propendere maggiormente per la seconda opzione) che una gravidanza possa avere un impatto distruttivo sulla sua capacità di produrre arte, lui è contento quando apprende della gravidanza inaspettata della compagna. La notizia incrina un equilibrio già precario.</div><div style="text-align: center;">Non potendo abortire, a causa di problemi di salute, Jae-yi acconsente, a malincuore, a portarla a termine, senza riuscire a mascherare la sua sofferenza, fisica e mentale, oltre che il fastidio e il disgusto nei confronti della vita che le cresce in grembo, tanto da definirla “aliena”. L’attrice riesce a rappresentare in maniera estremamente convincente una donna che non soltanto non è più a suo agio nel suo stesso corpo, ma anche nella società in cui ha sempre vissuto e nei ruoli che tradizionalmente vengono imposti alle donne: nella scena forse più significativa del film, Jae-yi scoppia in lacrime quando la editor chiede a lei come si senta, invece di preoccuparsi del bambino. Alla ricerca di una qualche continuità con la vita precedente, la donna continua a bere alcolici e a utilizzare la scrittura come valvola di sfogo: alla domanda, durante una conferenza, sul tema del prossimo libro, Jae-yi risponde che è “su una donna che non vuole diventare madre” e che è “a metà opera”, tracciando un parallelismo tra la sua vita e la sua arte (e forse, visti i nomi simili, tra finzione cinematografica ed esperienza autobiografica della regista).</div><div style="text-align: center;">L’altra faccia della medaglia è Geon-woo: se alle donne è richiesto di essere madri e desiderare e gioire della gravidanza, così agli uomini è richiesto di saper provvedere alle esigenze della famiglia, mostrandosi forti e risoluti tanto a casa quanto sul lavoro. Purtroppo, per quanto il ragazzo si sforzi di essere all’altezza della situazione, gettandosi anima e corpo nella gestione della casa, per poter dare un seppur minimo sollievo alla compagna incinta, e nella preparazione della succursale, per dimostrare il proprio valore al superiore, inevitabilmente fallisce. E questo lo porterà ad un’estrema e drammatica decisione.</div><div style="text-align: center;">Il film è uno scarno ed essenziale studio sui ruoli sociali, e quali sacrifici impongano sul singolo. È possibile essere felici senza conformarsi alle norme convenzionali? O, al contrario, trovarvi soddisfazione e realizzazione? Domande che non trovano risposta ma che interrogano l’intimo di ognuno di noi.</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>GRACE di Ilya Povolotsky (Russia)</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibwRdyABZdMZFAUFEpRQEbzyL6AM1ogwCCETbITEFe_cJ8TguYjJzbG3g95YFP7QNOxXS0hhAnzmfFLCvGKKt_sDfOA7mCcS3oAHdFxzpG1rLgrujYN2-P8No8XvhqVH-hSrm6qAKUNS4goEz6TixtIwPpYYhqT2Z6t5EcslDqnGfUn6folNIRjFr3aGc/s2500/7.%20Grace.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="2500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibwRdyABZdMZFAUFEpRQEbzyL6AM1ogwCCETbITEFe_cJ8TguYjJzbG3g95YFP7QNOxXS0hhAnzmfFLCvGKKt_sDfOA7mCcS3oAHdFxzpG1rLgrujYN2-P8No8XvhqVH-hSrm6qAKUNS4goEz6TixtIwPpYYhqT2Z6t5EcslDqnGfUn6folNIRjFr3aGc/w400-h240/7.%20Grace.jpeg" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div><div>Un road movie atipico a bordo di un furgoncino scassato su cui padre e figlia (dai nomi imprecisati) tengono tutta la loro vita, vagano nel niente, si spostano senza mai raggiungere nessuna meta, lì nelle regioni più remote della Russia meridionale dove tutto è identico a se stesso, brutale desolazione sull’orlo forse di un’apocalisse senza estate in cui i pesci muoiono uno dopo l’altro. Nelle tappe del loro inutile vagabondare allestiscono un cinema ambulante e itinerante, uno schermo all’aperto a cui i (pochi) locali disperati accorrono, di fronte all’indifferenza spietata della povertà più estrema, per sfuggire ad una noia dilagante persino negli stessi bambini, che sognano invano di andare a giocare alle giostre in città da cui tutto arriva quando ce n’è bisogno.</div><div>Per il resto non c’è nulla, tra le praterie e la steppa, anche le stelle sono semplici proiezioni sul soffitto di una sfera planetaria giocattolo, non c’è futuro (“è un paradosso, no? Conoscere il futuro lo rende inevitabile” dice il padre), solo lingue, dialetti ed espressioni vernacolari che si incrociano nel niente topografico tra le frequenze radio distorte e sovrapposte.</div><div>L’esordio di Ilya Povolotsky, già documentarista, si rivela però più una soporifera dichiarazione d’amore a Sokurov, Tarkovskij e Béla Tarr che al cinema che sta cercando di fare, vorrebbe essere esperienziale e sensoriale, ma manca completamente di un impianto narrativo, tematico e persino percettivo che possa sostenerlo. Quello che con diversi gradi di sperimentazione riuscivano a fare invece magistralmente da Reygadas (con il suo perturbante Post Tenebras Lux) al recente A Russian Youth (qui recensito dal sottoscritto, la storia di un bambino-soldato troppo candido per la Prima Guerra Mondiale) fino all’italianissimo Una sterminata domenica (anti-narrativo al suo estremo), ma anche semplicemente quel Nomadland trionfatore degli Oscar che tutto ruotava attorno al disabitato umano errare. Grace risalta sicuramente per una fotografia affascinante e ammaliante, sommersa (più che immersa) tra i campi lunghi a camera fissa e i grandangoli materici in 16mm disallineati e disorientati, con cui la protagonista subisce silenziosamente la grandezza travolgente dell’infinito nulla attorno, rotto solo dalle imponenti pale eoliche che scendono roboanti sfiorando il terreno. Ma manca il resto, manca qualcosa per cui emozionarsi, qualcosa che vada oltre alle immagini estetizzate.</div><div>Rimane un’istantanea, come le polaroid che la quindicenne scatta agli sconosciuti nel suo cammino desolato, manca il seguito, necessario.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div></div><div><br /></div><div>Lontano da dove.</div><div><br /></div><div>Estremizza la lezione di Andrei Zvjagincev e percorre una Russia innominata, desolata, abbandonata a una solitudine esistenziale che definisce ben più dell' abbattimento delle statue, il crollo di un sistema e di un' identità sovraestesa tra speranza di cambiamento e disillusione feroce. I paesaggi spogli, aridi, inospitali accompagnano un padre e sua figlia quindicenne in un esilio nomade su un furgone che è anche la loro precaria dimora itinerante lungo un viaggio che pare non portare a nulla, in un identico perpetuarsi frustrante e asfittico - sia nell'angusto vano chiuso, sia nella vastità degli spazi aperti - soprattutto per la ragazza.</div><div>Una fotografia sporca aggiunge malessere a un'ambientazione di brutalismo architettonico che accentua la decadenza dei ruderi abbandonati, enormi vestigia di monumentale incombenza nella loro progressiva devastazione strutturale. La scarnificazione eccessiva dei dialoghi, appesantisce un'idea che poteva trovare spunti più intensi se sviluppati. Il cinema - letteralmente montato e portato dai due in giro per il nulla sconfinato, e lo sfogo (o la necessità) della ragazza di scattare fotografie a sviluppo istantaneo simil polaroid, avrebbero meritato qualcosa di più di un'elegia muta e così deprivata di tutto da non essere bastevole a sé stessa.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Il mio miglior film visto al TFF 2023.</div><div><br /></div><div>Road movie dalle atmosfere dilatate come le infinite lande russe che attraversa. Un padre e sua figlia adolescente vivono su un furgone che è la loro casa, ma anche cinema ambulante con il quale racimolare qualcosa per sopravvivere.</div><div><br /></div><div>Cinema allo stato puro.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>LE RAVISSEMENT di Iris Kaltenbäck (Francia)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP_Dq5NMsygdxMapPPldXR5g0I2rulAwpYd2b8KqxZX4zFmL-WKNRiFXOHUo4b_xfLU1hiQ8Zxqjz4bKfePH2ia-iwIjpoSgqJMj7OTXKWa11G-bTCYneIMVe9YSCisU189VyBN7DgjAMxCm9z9kXK33jdfLQ6VMm9M9T8fRMF6fmq1b-uEVW2KxPmiQk/s1200/the-rature-le-ravissement-recensione-film-iris-kaltenba%CC%88ck-hafsia-herzi-alexis-manenti-.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP_Dq5NMsygdxMapPPldXR5g0I2rulAwpYd2b8KqxZX4zFmL-WKNRiFXOHUo4b_xfLU1hiQ8Zxqjz4bKfePH2ia-iwIjpoSgqJMj7OTXKWa11G-bTCYneIMVe9YSCisU189VyBN7DgjAMxCm9z9kXK33jdfLQ6VMm9M9T8fRMF6fmq1b-uEVW2KxPmiQk/w400-h225/the-rature-le-ravissement-recensione-film-iris-kaltenba%CC%88ck-hafsia-herzi-alexis-manenti-.jpeg" width="400" /></a></div><br /></span></div><div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Le vite degli altri.</div><div><br /></div><div>La regista dice di aver avuto a mente Il rapimento di Lol V. Stein di Marguerite Duras. Le Ravissement è una discesa lungo un precipizio di autoinganno che perde via via ogni appiglio con la realtà e con la possibilità di aggrapparsi a qualcosa per tornare indietro, senza danni. La menzogna che innesca il tutto si autoalimenta e, sia volontariamente, sia per forza inerziale, si ingrossa sino a imboccare una strada di quasi non ritorno. Fondato massimamente attorno al volto portentosamente cangiante nella compostezza e nella profondità di sguardo di Hafsia Herzi, che è Lydia ostetrica a Parigi, si avvale anche della invisibilità mimetica di Alexis Manenti, che è Milos conducente di autobus. Sono gli eventi apparentemente banali, minimali, quelli capaci di segnare il destino di una persona e anche di quelle attorno a lei. Così come le decisioni, basta un attimo. Irretiti da un'iniziale facilità nel perpetrare l'inganno, ci si illude di poterlo portare avanti senza troppe conseguenze. Lydia si trova ben presto in un vortice esistenziale dove le sliding doors che si aprono sono sempre tutte sbagliate e dove la solitudine urbana, affollata soltanto di "estranei familiari", è una pessima amica. La dominante fredda ben rende il senso di alienazione, di disperazione silente, di smarrimento e poi di accerchiamento, che pervadono la protagonista. Un buon esordio, nonostante la sceneggiatura un po' "telefonata" e un finale che concede uno spiraglio di luce forse di troppo; ma siamo a Parigi, la Francia è un altrove sentimentale dove l'amore, se non fa rima con cuore, è un vuoto a perdere.</div><div><br /></div><div><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div></div><div>Tra i grandi temi di quest’edizione del TFF uno dei più ricorrenti è sicuramente rappresentato dalla maternità, quel magico e simbiotico rapporto che lega indissolubilmente una donna alla piccola creatura nata dal suo corpo, donne in procinto di diventarlo, donne che diventandolo mutano completamente pensiero e forma, anche allargando vuoti di per sé incolmabili.</div><div>L’esordio di Iris Kaltenbäck ne racconta qui il desiderio morboso e quindi la sua frustata negazione.</div><div>Lydia è un’ostetrica eccellente, si occupa delle mamme più che dei loro bambini, come puntualizza a più riprese, eppure vorrebbe tanto diventare lei stessa mamma e occuparsi così di un suo bambino (amarlo ed essere amata). Nel giorno in cui Lydia scopre di essere tradita dal suo ragazzo la sua migliore amica Salomé, il suo “vaso comunicante”, con cui condivide un’unica dose di felicità, le rivela di essere incinta. Tutto cambia da quel momento. Il desiderio si fa ossessione, la maternità possesso, unica possibilità per sfuggire all’insonnia di vite senza direzione, come Milos, l’autista di bus che Lydia conosce in una notte, in una Parigi urbana irriconoscibile che come anche la metropoli antropomorfica di Robot Dreams annulla corpi e sogni nella solitudine estrema, in “estranei familiari”, tra cui vagare apolidi della felicità semplicemente da un turno all’altro.</div><div>Con uno stile delicato ed elegante accompagnato occasionalmente da un voice-over di Milos a volte fin troppo invasivo, Le Ravissement si affida tutto alla sua magnifica attrice sempre stretta nel suo caldo cappotto rosso, la magnetica Hafsia Herzi del Cous cous di Abdellatif Kechiche, al suo bisogno viscerale di ospitare e dare vita, sfiancandosi nel volto, nel corpo e nel respiro come i muscoli pelvici dell’amica, atrofici e incontinenti per essere stati portati all’estremo proprio per mano di Lydia in un parto inutilmente sofferto (“Non volevo deluderla”). Un thriller alla Dardenne per certi versi, perché dietro il voler essere madre c’è il segreto più grande di quella vita che deve ancora nascere. E mentre le menzogne si accumulano Lydia inizia così a scrivere la storia inesistente della sua maternità, ostinandosi ad ogni costo ad arredare una vita di fatto inventata, costruita sull’egoistica fiducia manipolata e manipolativa.</div><div>Lydia ha fatto venire al mondo centinaia di bambini, eppure nessuno. La colpa più grande, la follia più intima: non essere madre. E da lì ripartire.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>AUGURE di Baloji Tshiani (Belgio, Congo, Belgio, Olanda, Germania, Sud Africa)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiIjUoM5RQPvpe3O862unMvtXnNCN58mIniAijMydS3rTB4LvNds1-iXDEKbE4V-akxWFZe0ydqYpo4ts5FBApGzl5P8kT3mmrFYpHo6Kmr5t2ZJ9fLTiN4LaqHH4oeDjttP75M-VVxoVoN_KjGAIU4lUrfGqzYBOx_hIGbYvODtfV0hvEPlW9a_04Xrg/s3344/Augure.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2156" data-original-width="3344" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiIjUoM5RQPvpe3O862unMvtXnNCN58mIniAijMydS3rTB4LvNds1-iXDEKbE4V-akxWFZe0ydqYpo4ts5FBApGzl5P8kT3mmrFYpHo6Kmr5t2ZJ9fLTiN4LaqHH4oeDjttP75M-VVxoVoN_KjGAIU4lUrfGqzYBOx_hIGbYvODtfV0hvEPlW9a_04Xrg/w400-h258/Augure.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Koffi torna in Congo con la moglie bianca dal Belgio, svelando le dinamiche di una famiglia segnata da superstizioni e pregiudizi.</div><div><br /></div><div>Realismo magico, leziosità stilistica… ad un certo punto però mi sono addormentato e non saprei dire di più.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>LA PALISIADA di Philip Sotnychenko (Ucraina)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; color: red; font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq68XUThAyNSPDbXGSQlHd9YnquyiMArdW_f9VzT043-G5ofy4jvhedjQXEfUlSAVwi_on5WQEETzTZPMlSfJpm5gv6sRlmvdPvQ-f-4pDoKGYtxsaQjLJXyZtkmTxVN5PYONnsLlQjM8aZlKsi6sWyGXTl2XmFbvexjSJCq_yaramDYRu3LgNggICPNc/s1998/5.%20La%20Palisiada.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1998" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq68XUThAyNSPDbXGSQlHd9YnquyiMArdW_f9VzT043-G5ofy4jvhedjQXEfUlSAVwi_on5WQEETzTZPMlSfJpm5gv6sRlmvdPvQ-f-4pDoKGYtxsaQjLJXyZtkmTxVN5PYONnsLlQjM8aZlKsi6sWyGXTl2XmFbvexjSJCq_yaramDYRu3LgNggICPNc/w400-h216/5.%20La%20Palisiada.jpg" width="400" /></a></div><div><div><p style="color: black; font-size: medium;"><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p><div>Una verità impalpabile come nel processo soggettivato e manipolativo di Anatomia di una caduta, nascosta tra le infinite versioni inaffidabili messe in scena. La palisiada diventa però la criptica anatomia di uno sparo, ripetuto a distanza di 25 anni nella stessa dinamica senza complici e colpevoli (se non dei padri, e dei padri dei padri), in un’Ucraina che nel frattempo ha cambiato completamente volto e politica, ma non forse la corrotta violenza perpetuata e nemmeno l’asettica freddezza del grilletto premuto. Cos’è accaduto e cos’è rimasto. Dove siamo andati e dove andremo. Un’indagine anti-storica a cavallo dell’URSS, delle sue atmosfere familiari anni ‘90, del suo prima e del suo dopo, non sempre però del tutto decifrabile e comprensibile. Partendo (o meglio arrivando) da una delle ultime esecuzioni capitali del Paese. Ma il centro del “racconto” non è quella pena di morte di cui già Cesare Beccaria nel Settecento esponeva l’assurdità con lucidità anacronistica, quanto più la sua imperturbabile visione e rappresentazione, la stessa che, scevra della riflessione storica qui invece imprescindibile, aleggiava fatale nella telecamera di Michael Haneke in Benny’s Video. Una violenza inaudita, le immagini l’unica e diretta possibilità di raccontarla, anche quando nulla è effettivamente mostrato sullo schermo. Perché non basta guardarla quella rappresentazione (guardare gli oggetti imballati in una stanza, guardare dei tatuaggi sulla pelle, guardare una ripresa video) è il ricostruirla più che il verificarla il vero atto che attende lo spettatore, quell’ambiguità del guardare che permea perturbante proprio appunto tutto il cinema di Haneke. Non sappiamo nemmeno chi abbia girato e (ri)montato le immagini che vediamo in questo film, figuriamoci stabilirne l’autenticità.</div><div>La “palisiada” del titolo è infatti un modo di dire, indica una ridondanza nel parlato, un gioco linguistico di reiterazione, ma qui assistiamo più ad un gioco (furbissimo) della Storia, un gioco formale radicale della messa in scena, figura retorica e teorica di puro linguaggio cinematografico, dove tra perquisizioni, confessioni, perizie e controperizie tutto è rappresentazione, mai realtà, tantomeno verità, un gioco solitario, orrorifico, di costruzione e rimaneggiamento, nell’occhio disturbante del diavolo della Storia, non un gioco di società quindi, perché la Storia la fanno i vinti, mentre gli altri tacciono sepolti nell’oblio eterno, lasciando un’eredità senza responsabilità alcuna.</div><div>Vicino alla tradizione del cinema rumeno, Philip Sotnychenko imbastisce infiniti dialoghi e matrioske, telecamere e nastri che si sovrappongono e si parlano estenuanti in multipli livelli narrativi uno dentro l’altro, uno davanti all’altro (“Queste storie sembrano tutte diverse, ma ne ricordano un’altra”). Perché ogni ripresa audiovisiva, soprattutto se di famiglia, diventa fonte preziosa per chi verrà dopo, pronta per essere analizzata, decifrata, rievocata, rimessa in scena (e quindi in discussione) attraverso un televisore, per riempire i vuoti di un’universale amnesia storica (“Ti ricordi quando l’Ucraina è diventata indipendente?”). Di nuovo come in Retratos Fantasmas non c’è nostalgia, ma la testimonianza di uno scorrere fatale in cui della verità non c’è nemmeno l’ombra, di un “vecchio mondo” che brucia sotto i propri piedi prima che sia ancora calpestato.</div><div>Ad un certo punto c’è un personaggio che dice “per tanti anni ho suonato un telescopio chiedendomi perché non uscisse musica”, ecco a volte si ha la sensazione che anche il regista abbia usato la macchina da presa come telescopio, stiamo ancora aspettando che esca il film. “Il nastro è finito”.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>WHITE PLASTIC SKY di Tibor Bánóczki e Sarolta Szabó (Ungheria, Slovacchia)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvUsHKUpBlOz5oO3ww13cJaKIgCfhMp5-qgETX2L3EUCpE5FIbRmjgC9NFSpZH3IUPqGl-kELjUSie90OVyR_UCc5MDWlUf4lvBuqKJ1gBgnlfpM_l9BEPDHnpv4M_fGirK_JN-QjQkPHBMV9IcA4hNzVQ1sPFf3RT4sZ26ulVEyPxJ8ovlaKMcQBbiHM/s2000/WhitePlasticSky_ok.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="838" data-original-width="2000" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvUsHKUpBlOz5oO3ww13cJaKIgCfhMp5-qgETX2L3EUCpE5FIbRmjgC9NFSpZH3IUPqGl-kELjUSie90OVyR_UCc5MDWlUf4lvBuqKJ1gBgnlfpM_l9BEPDHnpv4M_fGirK_JN-QjQkPHBMV9IcA4hNzVQ1sPFf3RT4sZ26ulVEyPxJ8ovlaKMcQBbiHM/w400-h168/WhitePlasticSky_ok.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Soffrendo per il male del mondo.</div><div><br /></div><div>Una graphic novel distopica, ci trasporta fra cent'anni. Budapest è una sorta di avamposto in cui la vita è resa possibile perché si è sotto una cupola protettiva trasparente. Tutto attorno il mondo non esiste più, devastato e distrutto, probabilmente dalle scellerate scelte ambientali perpetrate nel tempo. Il patto stretto con i cittadini è che a 50 anni si concluda la vita umana e, impiantando un seme all'interno dei corpi, si continui a vivere sotto forma di albero in grado di fornire l'ossigeno necessario per le generazioni future e garantire la riproduzione della specie. Stefan e Nora sono i protagonisti, una coppia in cui lei, ancora profondamente provata dalla morte del figlio decide, a insaputa del marito, di concludere la sua vita volontariamente anzitempo, a 32 anni. Una volta scoperta, inizia l'odissea in fuga nel mondo al di fuori - la classica corsa contro il tempo - e il tentativo dell'uomo di "salvare" la moglie espiantando il seme che, già immesso nel cuore, ha iniziato il processo trasformativo. Oltre al tema ambientale e a quello di un'imposizione dall'alto di scelte draconiane non sempre condivisibili (siamo pur sempre nell'Ungheria di Orban) si snocciolano vari temi che, con la tempistica filmica, risultano dei sassi lanciati in uno stagno di propagazione sempre più estesa, che ci raggiungono a più livelli. Il rapporto di coppia, le lacerazioni, l'accorgersi dell'importanza di cose e persone nel momento in cui stiamo per perderle, cosa si è disposti a sacrificare di noi e della nostra vita per gli altri, il concetto di bene universale che spesso non collima con quello personale, il sacrificio individuale e quello collettivo, un rinnovato rapporto con la natura, la discussione sulla proprietà dei nostri corpi, l'eutanasia, la presa d'atto che certe risoluzioni siano necessarie per prevenire la catastrofe, il desiderio che le cose rimangano come sono, nonostante tutto, e l'afflato tipicamente connaturato alla natura umana di sperimentare, di varcare nuove frontiere e nuove possibilità, di contrastare, combattere o di rinunciare, lasciare andare. E l'amore, così vasto e così eterno che, forse, al pari di altro meriterebbe una rifondazione, una rinascita in un luogo che magari non è il paradiso, magari non è quel mare che abbiamo sempre desiderato vedere, ma è pur sempre un nuovo diverso eden, se solo lo vogliamo.</div><div>Realizzato attraverso l'animazione in 3D e il metodo del rotoscopio, il risultato è un alternarsi riuscito tra tagli di luce che riscaldano e cupezza densa e piatta, tra speranza e desolazione.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>Vincent doi morir di Stéphan Castang (Francia, Belgio)</b></span></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiW6vVarn0M_LRXUt5ve9u4EhyphenhyphenrsvZZ88RHHvs4fqIMd_oEWNYCRLPM6iavjWtEssj0PYDn80yKgyK7tcIxMLbNW4-BU4beT-XKZXw18n4StgBKNAFcAN6hk1W95358jFJ7fjSugzHGaEPY6gYeAks7yETOVyesJw0e5sugSP5Mh5PwyW76CQklw7XVy0/s1280/coverlg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiW6vVarn0M_LRXUt5ve9u4EhyphenhyphenrsvZZ88RHHvs4fqIMd_oEWNYCRLPM6iavjWtEssj0PYDn80yKgyK7tcIxMLbNW4-BU4beT-XKZXw18n4StgBKNAFcAN6hk1W95358jFJ7fjSugzHGaEPY6gYeAks7yETOVyesJw0e5sugSP5Mh5PwyW76CQklw7XVy0/w400-h225/coverlg.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Film che da commedia nera scivola verso un horror depressivo attraverso una spirale di violenza gratuita ai danni di Vincent, un grafico vittima di una serie di aggressioni prima da parte dei colleghi e poi di tutte le persone con le quali incrocia lo sguardo.</div><div><br /></div><div>Metafora sociale sull'aggressività contemporanea, sui rapporti malati nel mondo del lavoro, nella coppia e più in generale con l’altro.</div><div>La prima parte votata alla commedia funziona, quando si trasforma in horror “serio” il film perde ogni tipo di slancio e idea.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>LOS DELINCUENTES di Rodrigo Moreno (Argentina)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivQzx7fqo1bUJtpyHr-JYmXQFLzGYVnf0AkyCd40PWNV36_Q94TeTrtXfHwur3Oo2XXdmYM2LB-J1QtRW8klMSzWHPNbZOKC5mUPsapBLuCtVtsW8gEaI0pG7LX5oFZGU-sbleicMv4Y-s_Lz-X9QVGpN2hMPjeyO6q7MXIeNJSge59x9jzFxU9wMYjhc/s1500/6.%20Los%20Delincuentes.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="965" data-original-width="1500" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivQzx7fqo1bUJtpyHr-JYmXQFLzGYVnf0AkyCd40PWNV36_Q94TeTrtXfHwur3Oo2XXdmYM2LB-J1QtRW8klMSzWHPNbZOKC5mUPsapBLuCtVtsW8gEaI0pG7LX5oFZGU-sbleicMv4Y-s_Lz-X9QVGpN2hMPjeyO6q7MXIeNJSge59x9jzFxU9wMYjhc/w400-h258/6.%20Los%20Delincuentes.jpg" width="400" /></a></div></span><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div><div>Tra i tetti soleggiati di Buenos Aires la vita si ripete ogni giorno sempre uguale a se stessa. Alzarsi, vestirsi, salire in metro, un caffè al volo e subito ripartire in banca a contare banconote, emettere assegni, incassarli. A volte qualche contrattempo, che sembra però non sconvolgere mai quelle vite grigie come i completi indossati. “C’è gente che ha la stessa vita” – viene precisato ad inizio film. Almeno fino a quando non capita di attuare l’idea del secolo. Perché forse “è meglio passare 3 anni e mezzo in carcere che 25 in banca.” Così un modesto impiegato ruba un’ingente quantità di denaro nell’istituto di credito in cui lavora, una somma equivalente allo stipendio fino alla pensione, un compromesso ideale per sfuggire alla monotonia di un lavoro (del lavoro) alienante e mai appagante, quel disequilibrio tragico e obliante già ottimamente raccontato anche nella recente serie tv Severance (Scissione in italiano) su quella speranza mutilata di un impiegato scisso appunto nel (e dal) mondo capitalista.</div><div>Una rapina insomma che trasforma tutto in altro, sicuramente non un poliziesco e nemmeno un thriller, anzi forse più la sua lentissima negazione, un film umanissimo e umanista sulla ricerca disperata di libertà, al di fuori di ogni confine. Morán e Román: colleghi e complici inconsapevoli, delinquenti da titolo più per aver attentato la quotidianità abituale che la banca in cui lavorano, anagrammi paralleli di vite ordinarie che cambiano e sconvolgono l’ordine delle lettere di sempre, riconteggiando sarcasticamente con la calcolatrice il punto geografico della propria esistenza. Dai freddi e asfissianti caveau senza finestre ai paesaggi sconfinati dell’Argentina in cui tornare a respirare. Dalle strade affollate in cui correre (“viviamo per lavorare”) alla lenta contemplazione della natura. Guidati entrambi da una terza figura anagrammatica e paradigmatica di cui innamorarsi: Norma, che nella terra libera e agreste si dedica al cinema.</div><div>Con un’operazione che a volte risulta fin troppo esplicita e sovrabbondante nelle immagini e nei dialoghi (dilatati su 3h e 3 atti), Los Delincuentes recupera tutta la malinconia più tipica del Nuovo Cinema Argentino, immergendola con un pizzico di ironia (tra coincidenze, fraintendimenti e stessi attori che interpretano personaggi diversi) nel bucolico sognare futuro, ovviamente ora in completo di jeans e a cavallo. Ma per raggiungere davvero quella libertà tanto bramata servirà forse cambiare del tutto le lettere della propria vita, non basteranno anagrammi, non basteranno palindromi, e forse non basterà nemmeno un film. “Dove sta la libertà?”</div><div><br /></div><div>Distribuito prossimamente su MUBI.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="background-color: #fff2cc; font-family: "New serif"; text-align: justify;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>DANCE FIRST di James Marsh (USA)</b></span></span></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfCJqvZPB6UrZWZy-1MJYx6Y7Gs3JcTV5tdhq5FZV2JuUNmwtWmMoat6Mx6AkelnQYKhdEeJhVl0hOu3IO2BfcPS3NVi1kv99yQ56kcBL3x9wyqNr0L6Ef4fvUS9yx9BkTQXgDmg1NARTjCRtAEs-6_uAhnW_e6bHjj_213MLvld7tIO78oO2FD6CO4Ts/s640/dance-first.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfCJqvZPB6UrZWZy-1MJYx6Y7Gs3JcTV5tdhq5FZV2JuUNmwtWmMoat6Mx6AkelnQYKhdEeJhVl0hOu3IO2BfcPS3NVi1kv99yQ56kcBL3x9wyqNr0L6Ef4fvUS9yx9BkTQXgDmg1NARTjCRtAEs-6_uAhnW_e6bHjj_213MLvld7tIO78oO2FD6CO4Ts/w400-h266/dance-first.webp" width="400" /></a></div><br /><div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>A journey to your shame.</div><div><br /></div><div>L'accademia di Stoccolma lo ha appena proclamato vincitore. E allora si dà alla fuga Samuel Beckett, si inerpica, rischia di cadere, si incunea e raggiunge una specie di cripta. E' al sicuro, ha evitato la catastrofe. No, non è in salvo perché con lui è scappato anche il suo alter ego, la sua coscienza, cattiva o no chissà, che lo inchioda a fare i conti con il suo passato, con chi era e chi è diventato. Inizia un excursus a ritroso, interiore ed esistenziale in cui vediamo Samuel bambino vessato dalla madre, rimasto presto orfano dell'amato padre e poi Parigi, perché Parigi è il centro del mondo. Il legame con Joyce e sua figlia Lucia matta da legare che voleva solo ballare, e l'incontro con Alfred Péron compagno di ideali che morirà per essi e con Suzanne sprone e compagna di e per una vita. La guerra, la resistenza, scrivere scrivere scrivere perché hai talento, non arrenderti dice Suzanne e la spunta e all'insegna del no matter, try again, fail again, fail better, dopo i rifiuti lui ce la fa. E poi arriva Barbara un altro amore, redattrice e traduttrice prima a Londra e poi in condivisione, a Parigi. E poi c'è la vita che va avanti nonostante tutto, nonostante i demoni, i compromessi e gli affanni del vivere. E la felicità, quel momento irripetibile che giunge quando lui ancora non lo sa. Glielo dice Suzanne guarda, è qui, è ora. Non ce ne sarà mai un'altra così grande, così intensa così unica come adesso, anche se dobbiamo scavare la terra per trovare un po' di patate da mangiare. Essere insieme è tanto, ma non è tutta felicità. La resa dei conti è servita. La vecchiaia è un incedere lento e pesa quanto le borse della spesa da portare su con fatica lungo le scale e sopra ci sarà lei, Suzanne ad attenderlo che gli dirà ancora una volta che così non va, che si fa infinocchiare dai commercianti, che le pesche sono dure, perché più che un legame il loro è "una saldatura infelice". La vita come un nastro srotolato e ripreso in mano dall'inizio, venato dai ricordi, la nostalgia, i sensi di colpa e i rimorsi. Il bilancio di un uomo che si è preso il mondo a modo suo e ne ha pagato le conseguenze morali, intellettuali e sentimentali, infliggendo a chi gli stava intorno il carico ineludibile delle sue scelte.</div><div>Il pavimento di un appartamento vuoto, dismesso può contenere un abbraccio gigantesco, l'ultimo saluto, un addio imperativo e struggente e un amore che ha sconfitto il tempo e le convenzioni? Coricandosi vicini può.</div><div>Gabriel Byrne è pasta di vetro che si soffia, prende forma, si compone e si frantuma. Gli altri attori incarnano accuratamente le età che si susseguono senza soluzione di continuità. Il risultato è un commovente ma sobrio - a tratti ironico - ritratto che illumina un uomo per cui lo scrivere pericolosamente è equivalso al vivere intensamente.</div><div>Aspettando la vita, dance first, think later.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>Visitors - Complete edition di Kenichi Ugana (Giappone)</b></span></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW2z93kY5WP_QXTM4LEj3d7j-KWOPNV7L-zIHJjFn4TQViRyPBLcf9l-v1DY7Idx8HUQYtnA1wLaiZ4Z_1xk05MgDcPrrqidKuijNbJ4x94N4Ko8IXvDwE-eMtff2jNoDpK-1ulczkF1riHQLO1Czncx_tyRl2dp7Lvi4qpNvnO_Mt_lOuMWPDWljt8Yg/s1540/visitors_complete_edition_1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="862" data-original-width="1540" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW2z93kY5WP_QXTM4LEj3d7j-KWOPNV7L-zIHJjFn4TQViRyPBLcf9l-v1DY7Idx8HUQYtnA1wLaiZ4Z_1xk05MgDcPrrqidKuijNbJ4x94N4Ko8IXvDwE-eMtff2jNoDpK-1ulczkF1riHQLO1Czncx_tyRl2dp7Lvi4qpNvnO_Mt_lOuMWPDWljt8Yg/w400-h224/visitors_complete_edition_1.jpg" width="400" /></a></div><div><br /></div><div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div><div><br /></div></div><div>Possessione di demoni violenti e splatter, ma anche un’interrogazione sulla convivenza e la comprensione reciproca… probabilmente.</div><div><br /></div><div>Del film però ricordo solo un demone con due motoseghe al posto delle braccia e fiotti copiosi di vomito infetto.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>MAMÁ, MAMÁ, MAMÁ di Sol Berruezo Pichon-Rivière (Argentina)</b></span></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHwf72HcZPHuoNjM1NeQI74BaEZ5_Nx_e_06r_uzm4Da3eEbJUB0Cj6OQXO4xUH1c_nj2puS2WW8rXDnombZ47n1euAQOMkAt5VFYt7kzja3glis-9qgVKlnW30GK9L0SYahthkabdQoZ04TWlkak4kjBhAbDQCHRg25VSat_E8GRYMl9lnD46g6HpivY/s1500/9.%20Mama%CC%81,%20Mama%CC%81%20Mama%CC%81.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="791" data-original-width="1500" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHwf72HcZPHuoNjM1NeQI74BaEZ5_Nx_e_06r_uzm4Da3eEbJUB0Cj6OQXO4xUH1c_nj2puS2WW8rXDnombZ47n1euAQOMkAt5VFYt7kzja3glis-9qgVKlnW30GK9L0SYahthkabdQoZ04TWlkak4kjBhAbDQCHRg25VSat_E8GRYMl9lnD46g6HpivY/w400-h211/9.%20Mama%CC%81,%20Mama%CC%81%20Mama%CC%81.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div></div><div>Una famiglia tutta al femminile, nonna, zia, madre, figlie, sorelle e cugine, a cui un tragico incidente in piscina toglie un pezzo, una figlia, una nipote, una sorella, una cugina. Esseri multi-organici (“sei l’essere multi-organico più giovane della famiglia”) capaci di sentire multiple realtà, lacrime di mare labili nel trauma, magiche nella risposta. Mamá, Mamá Mamá ha la sincerità di un diario nelle piccole mani delicate di una bambina che sta crescendo, di primi baci dati per esercitarsi a pomodori troppo maturi, del menarca come un neonato morto a cui dare un nome e un funerale, di candeline immaginarie perché gli adulti si sono dimenticati del proprio compleanno, di cerotti da appiccicare con la colla vicino ai ritagli dei sogni più impossibili, di principesse tristi insomma, in cui di Alice nel paese delle meraviglie è rimasto solo più il coniglio, non c'è traccia di Alice, non c'è traccia delle meraviglie, un velo di malinconia che l’aria del ventilatore non porta via. Come anche nella sua opera seconda, la giovanissima regista argentina classe 1996 indaga in una prospettiva sensoriale e incantata l’inevitabile tempo della crescita: quello che in Nuestros días más felices sarà poi il rivedersi anziani con occhi bambini qui diventa il rivedersi ancora bambini anche se il corpo e la realtà ci vogliono far crescere troppo in fretta. I paradossi emotivi di Petite Maman (anche se qui forse un po’ troppo frammentari ed episodici) si accumulano in quell’ambiguità percettiva in cui il corpo cambia e i propri occhi vedono troppo, la morte, il dolore, gli occhi degli altri che desiderano il proprio. “Non sono cose per te” viene detto. Eppure quegli occhi ormai hanno visto, hanno capito, hanno accumulato, quanto può essere brutale il mondo, tra traumi, mostri e paure, come quella di essere rapiti, in mezzo al niente e senza niente. Nessun rewind è possibile. La crescita procede inarrestabile.</div><div>Un cerotto copre il vuoto di tutte le ferite invisibili.</div><div>Un cerotto tiene insieme tutti i pezzi della nostra infanzia.</div><div>Un cerotto ci tiene insieme, tutte, come sorelle.</div></div></div></div></div></div>TheCafahttp://www.blogger.com/profile/12147448764955827297noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-88946662160556625822023-12-05T00:17:00.003+01:002023-12-05T19:40:58.693+01:00Torino Film Festival 2023 - PRIMA PARTE - <p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdZ4mYz92evcTkoVppHjS6laOJKfW4Jhq7z7a80Nobb13z_aV_OWs2OUSRUoykvLQxqvFSvI-SI9fQtJ_WBGRyEnBe3BW3hDCLNkiXz89lhT__AZN6KTuOiq01cgtC4jLMH6ilmTiKKMubHAlDJUXomWSZTBxQYRMlf5Fc1pxG_AR_dpZGVON-FXMNXmg/s1000/Logo_TFF2023.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="1000" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdZ4mYz92evcTkoVppHjS6laOJKfW4Jhq7z7a80Nobb13z_aV_OWs2OUSRUoykvLQxqvFSvI-SI9fQtJ_WBGRyEnBe3BW3hDCLNkiXz89lhT__AZN6KTuOiq01cgtC4jLMH6ilmTiKKMubHAlDJUXomWSZTBxQYRMlf5Fc1pxG_AR_dpZGVON-FXMNXmg/w449-h318/Logo_TFF2023.jpeg" width="449" /></a></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Ve l'avevo promesso ed eccoci qua, uno dei recap più esaustivi che potrete trovare in rete sull'ultimo TFF.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>I miei amici hanno scritto così tante recensioni che abbiamo deciso di dividerle in due post (il prossimo arriverà entro un paio di giorni).<br />Più di 30 recensioni, più di 20 film, 5 "voci" diverse a raccontarli.<br />Ognuno col suo stile, la sua lunghezza, il suo approccio, la sua bontà o cattiveria.<br />Quindi grazie ad Alessio, Elena, Erika, Gaia e Riccardo (ordine alfabetico).<br />Per questa volta abbiamo deciso di dividere il post "a film" e non a recensore, cosicchè potete trovare comodamente pareri magari diversi sullo stesso film tutti vicini tra loro.<br />Buona lettura!<br /><br />(ah, un grazie a Gianluca che impagina post così, tra foto, ricerche, e formattazioni io non ce la farei mai)</b></span></div><br /><p></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>ROBOT DREAMS di Pablo Berger (</b></span><span style="text-align: left;"><span style="color: red;"><b>Spagna, Francia)</b></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLSP1z-0YEo-gxVaNibS5r07ft1Yersy61t_GY5cI8c0x6IY1ohdSp4wzKy5XIJ09vObv7bPrgJIlaYTaQeJJXO5OzvBlm6OXmhSukRavbqhYe800ih_aO5wSF5yCp3JaTI3T3JsdiwCgSYGx625FbMll8bu8QwJHfXNVM-0fv0CRda3UA8La-iCxWMow/s1998/3.%20Robot%20Dreams.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1998" height="173" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLSP1z-0YEo-gxVaNibS5r07ft1Yersy61t_GY5cI8c0x6IY1ohdSp4wzKy5XIJ09vObv7bPrgJIlaYTaQeJJXO5OzvBlm6OXmhSukRavbqhYe800ih_aO5wSF5yCp3JaTI3T3JsdiwCgSYGx625FbMll8bu8QwJHfXNVM-0fv0CRda3UA8La-iCxWMow/s320/3.%20Robot%20Dreams.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Ci vorrebbe un amico.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Come in Blancanieves, Pablo Berger dà voce alle sue storie zittendo i personaggi.<br />Un tenero sgargiante poetico ritratto della solitudine e delle possibilità.<br />In un mondo privo del genere umano, ma in tutto e per tutto simile - si legge persino Pet Sematary di Stephen King - gli animali abitano la Manhattan degli anni '80. In un florilegio di citazioni seguiamo la storia di Cane che vorrebbe avere un amico e non passare il tempo a mangiare schifezze sul divano facendo zapping compulsivo davanti alla tv. Ma proprio lì passa la pubblicità di un robot da costruire con tanto di istruzioni stile ikea. Robot, illuminerà la vita di Cane donandogli un'inaspettata e sorprendente felicità. Ma poi la vita, come quella degli umani, prende pieghe inaspettate, a volte indipendenti dalla nostra volontà e nonostante i nostri sforzi. In una rutilante e impegnativa sfida a trovare tutti i dettagli, i rimandi, le scritte, le insegne, le reclame, le inquadrature di riferimento che scorrono via velocissime, non perdiamo né la leggerezza né la profondità di ciò che vediamo. E la bellezza è il robot dalle sembianze umanoidi che sogna come noi. Che sente, soffre e trepida quanto noi. Finale struggente.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Do You Remember? Ba-dee-ya golden dreams were shiny days.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Film di animazione del regista di Blancanieves, tratto da un fumetto di Sara Vanon.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">DOG, un cane solitario di Manhattan, ordina un robot per farsi un amico nella New York degli anni '80.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Per una volta i robot invece di sognare pecore elettriche o distopie omicide, evocano immagini oniriche alla Mago di Oz. Forse questo dovremmo insegnare alle nostre intelligenze artificiali: sogni colorati sull’amicizia e sui sentimenti.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: center;"><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p><p style="text-align: center;">Un cane solo, senza amici, senza famiglia. Il sentimento disperato di avere qualcuno con cui condividere hot dog e videogiochi. Un robot che improvvisamente diventa l’amico più grande, il più umano in un mondo metropolitano di animali antropomorfi, tra polipi percussionisti, tori corrieri e maestre coccodrillo, dove i cani si chiamano Dog e i robot Robot appunto.<br />Con una dolcezza disarmante Pablo Berger realizza un’opera animata senza dialoghi fatta di linee spesse e pieni colorati, quello stile pulito e netto definito "linea chiara" e reso popolare da Hergé con le sue amatissime Avventure di Tintin. La linea dritta di una bocca disegnata che solo flettendosi può dare forma all’infinita variabilità delle espressioni emotive (e persino insegnare ad un uccellino a volare in una delle scene più toccanti del film).<br />Dopo un’accattivante pubblicità in televisione (“Cerchi un amico?”) Dog acquista un robot come animale metallico da compagnia, prodotto dalla Berger Corporation (riferimento ovviamente non casuale), snodato, flessibile, plastilineo, allungabile nello spazio e nelle emozioni, un Bender di Futurama al suo estremo opposto caratteriale. Quello che avveniva similmente nella finzione in live action del recente e umanissimo Brian e Charles, la storia di un’amicizia profonda quanto disperata, oltre che dispersa, tra un uomo depresso e un robot vivo, in quel caso assemblato con cianfrusaglie di casa, una lavatrice come torace e una testa di manichino come volto. Charles aveva una passione avida per il cavolo, Robot una curiosità infinita per il mondo, che riempie costantemente con il suo grande sorriso. Gelati in compagnia, pattinate nel verdissimo parco di Manhattan, il lento passeggiare romantico mano nella mano: sullo sfondo degli anni Ottanta il volto prima inespressivo di Dog si riaccende ora di felicità, in una danza sincronizzata di vitale musica (per noi) nostalgica.<br />Ma l’idillio tra Dog e Robot, la favola perfetta nell’immaginario antropomorfo del sogno americano dalle tinte canine, si confronta improvvisamente con la realtà più dura: il lento arrugginirsi del metallo splendente dopo che Robot si è buttato in un tuffo vorticoso e acrobatico nel mare dell’oceano, rimanendo così immobile con le giunture rigide e pesanti, sdraiato sulla spiaggia da quel giorno inaccessibile per la fine della stagione balneare. Inutili i criminali tentativi di Dog di violarla e liberarla, di oltrepassare i cancelli e il filo spinato che segnano l’inizio dell’inverno più rigido. Il tempo passa, a ritmo di malinconica musica jazz, e l’amicizia che sembrava indistruttibile inizia a vivere del suo sognare più che del suo essere, per la distanza, per l’inevitabile separazione. Robot impietrito sogna (ad occhi aperti) l’impossibile evadere dall’immobilità della sua ruggine, rompere con il possibile l’improbabile, in un vero e proprio compendio fantasmagorico di sogni, facendo insomma ciò che la realtà non gli consente più: danze con margherite, balzi olimpionici, assurdi incontri salvifici. Ogni sogno si conclude sempre con Robot che suona il citofono di Dog per ritrovarlo, ma poi si sveglia. “È solo un sogno” o meglio “purtroppo è solo un sogno”. Quei sogni di metallo caldo che riescono però a sopravvivere (e a far sopravvivere) anche al gelo più estremo. Ma anche le fiabe finiscono e la stagione degli incubi disillusi fa capolino sotto al cuscino. Con l’idea di diventare ancora più soli per non esserlo stati fino all’attimo prima, con lo stesso esito destabilizzante e nichilista del vuoto di Bojack Horseman, stessi animali antropomorfi che in una metropoli cinematografica perdono il senso dell’essere tali. Una metropoli, come tutte le metropoli, dove l’eccesso, la sovrappopolazione, la sovra-socializzazione arena corpi nel vuoto, senza permettere mai di conoscere davvero qualcuno. Una giungla di visioni e suoni, un arcobaleno di energia pop, dove si riesce però ancora e comunque a sentirsi soli e persi, persino quando si è insieme agli altri. Dove gli incontri svaniscono come le stagioni, gli amici si sciolgono o volano via, l’amarezza di un plurale divenuto singolare.<br />Lasciare andare, lasciarsi andare, perché la ruggine non attacchi anche il nostro cuore.<br /><br />Distribuito a febbraio 2024 da I Wonder Pictures.</p><p style="text-align: center;"><br /></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span style="color: red;"><b>LINDA E IL POLLO di </b></span><span style="text-align: left;"><span style="color: red;"><b>Chiara Malta e Sébastien Laudenbach (</b></span></span></span><b style="color: red; text-align: left;"><span style="font-size: large;">Italia, Francia)</span><br /></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB9r4cdSMCFyXNFJNXoSTLYoWoKjixmrX_Yyxc__ZNNpHHqbeTomqmDYG5m-Bsdu7grOTO0QWIga64ZNBBxGSjB5VCPj45vGV9IeG0YQYVcCi9lWLgRIGLcgcCRPJgQGu71_hH0jMQmtvfBASSSwSbDwFghfF93Nq_wyc_EeYVbV8bFQf6tY8Bf03ubew/s1200/Chicken-for-linda-publicity-def.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB9r4cdSMCFyXNFJNXoSTLYoWoKjixmrX_Yyxc__ZNNpHHqbeTomqmDYG5m-Bsdu7grOTO0QWIga64ZNBBxGSjB5VCPj45vGV9IeG0YQYVcCi9lWLgRIGLcgcCRPJgQGu71_hH0jMQmtvfBASSSwSbDwFghfF93Nq_wyc_EeYVbV8bFQf6tY8Bf03ubew/w400-h225/Chicken-for-linda-publicity-def.jpg" width="400" /></a></div><p style="text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></p><p style="text-align: center;">La forza della disubbidienza.</p><p style="text-align: center;">Dalla parte dei bambini. Uno slapstick in animazione: fughe rincorse, ritrovamenti. Un' insurrezione affettiva, durante gli scioperi a Parigi, in un presente atemporale. Un pretesto sentimentale che traccia e supera il confine di un'assenza. Il ricordo paterno è un percorso olfattivo che si farà gesto di compartecipazione comunitaria dove assaggiare il tempo e lo spazio condivisi attraverso una ricetta del cuore.<br />Un tratto scarno, una storia "disegnata male" che può inizialmente allontanare lo sguardo.<br />Poi il colore e le anime in movimento dei bambini, coriandoli monocromi colorati, hanno la meglio.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br />ALESSIO NENCIONI</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Paulette promette a sua figlia Linda di cucinare del pollo ai peperoni, come faceva suo padre che non c’è più, ma a causa di uno sciopero generale, trovare un pollo sarà un’impresa non da poco.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Animazione raffinata che ci trasporta in un mondo d’infanzia sincero e poetico.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;">KUBI di Takeshi Kitano (Giappone)</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuz-AWCwcLUnSKYtxqV_veIp9EfB3V4vhPULEgqr588hjwiW8CXdb2PP2_1Iz-ETNKocFs7ovXVwtwY_9_MR06gS1aUnofaCUW4IHkkYDf29_qDdecKsV08WTsQi8Ix5i-aNRf1N5PWdcMJSSkIiB-x_iOe8eivlrHTjJc-E9kfzbLocQFY9MoUCYALsU/s750/kubi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="750" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuz-AWCwcLUnSKYtxqV_veIp9EfB3V4vhPULEgqr588hjwiW8CXdb2PP2_1Iz-ETNKocFs7ovXVwtwY_9_MR06gS1aUnofaCUW4IHkkYDf29_qDdecKsV08WTsQi8Ix5i-aNRf1N5PWdcMJSSkIiB-x_iOe8eivlrHTjJc-E9kfzbLocQFY9MoUCYALsU/w400-h266/kubi.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ERICA BOLLA</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">In quella che, si vocifera, sarà la sua ultima regia, Takeshi Kitano mette in scena la sua versione dell'incidente di Honno-ji (tratta da un romanzo scritto da lui stesso nel 2019), un evento storico fondamentale per l'unificazione del Giappone verso la fine del secolo XVI. L'incidente vede la ribellione dei vassalli del daimyo Oda Nobunaga, in un complesso intrico di trame, alleanze, tradimenti e piani di conquista, narrati con occhio cinico e grottesco da Kitano, che si ritaglia anche il ruolo della "volpe" Toyotomi Hideyoshi; i personaggi in campo sono tantissimi e, per un occidentale non avvezzo alla storia giapponese, risulta piuttosto difficile rammentare ogni singolo nome e volto, ciò nonostante la visione di Kitano è universale e contrappone un codice d'onore tanto rigido quanto farlocco a una sorta di "praticità" contadina. Kubi (il collo o, se volete, la testa che viene spiccata dallo stesso con uno dei sanguinosissimi colpi di spada che abbondano nel film) viene identificato come il simbolo del potere, ma è qualcosa che viene ottenuto spesso con mera forza bruta o con colpi di fortuna, fragile come il corpo umano, appunto, non certo come emanazione di una natura divina o demoniaca, e Kitano sembra divertirsi un mondo a smontare le convinzioni dei suoi protagonisti e l'immagine idilliaca che lo spettatore ha di loro. Per lo stesso motivo, le battaglie girate dal regista hanno sì il respiro epico dei più famosi film di samurai, ma spesso le morti sono sporche, rozze e quasi comiche nella rapidità della loro esecuzione, e lo stesso vale per un finale (da applauso) che è l'apoteosi dell'anticlimax, troncato con un taglio netto quanto quello di una katana. Menzione speciale, ovviamente, per il cast spettacolare, che riunisce alcuni tra i migliori attori e caratteristi nipponici. Dovesse mai venire distribuito in Italia, il mio consiglio è quello di non perdere Kubi per nulla al mondo.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>In Kubi c’è tutto quello che ci si aspetta da un film di Kitano ambientato nel periodo feudale giapponese. Teste tagliate, personaggi schizzati, katane sguainate, spargimenti di sangue a profusione. Il tutto punteggiato da siparietti comici con protagonista il quasi ottantenne regista che sfoggia il suo proverbiale ghigno.</div><div><br /></div><div>Se in kubi però cercate qualcos’altro, un guizzo o un’idea che sorprenda, allora resterete come me, delusi e confusi dai mille personaggi che alla fine vogliono solo ammazzarsi male a vicenda. Per qualcuno tanto basta.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b><span style="color: red; font-size: large;">SOLEILS ATIKAMEKW di Chloé Lariche (Canada)</span></b></div><div><b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div><div><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6oI_6SnB9HZWCUs6GOMy42ddN6vN-FCJS5PzwsEzdobPm1ouZYc3FA5NcM3QP3RLProPTceWT8cPCPt87pY6hM2kg4qlAQ0vERbYaFD0Y03wLSsiLORt0pAknQ2cn3soVMX3wdUKXxyHReo5VinXM9QWCAhB2qlzqcIfJGykWsF_SDW9Z2D-vJ49VHnw/s1024/image-12-1024x614.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="614" data-original-width="1024" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6oI_6SnB9HZWCUs6GOMy42ddN6vN-FCJS5PzwsEzdobPm1ouZYc3FA5NcM3QP3RLProPTceWT8cPCPt87pY6hM2kg4qlAQ0vERbYaFD0Y03wLSsiLORt0pAknQ2cn3soVMX3wdUKXxyHReo5VinXM9QWCAhB2qlzqcIfJGykWsF_SDW9Z2D-vJ49VHnw/w400-h240/image-12-1024x614.png" width="400" /></a></div><br /></b><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>La violenza dell'indifferenza.</div><div><br /></div><div>Sogni e impressioni di una tragedia negata. E un'altrettanto negata giustizia a un popolo, ad alcune famiglie e a singole persone: madri padri fratelli sorelle mogli mariti figli amici. Un racconto potente e dolente che affossa le sue radici nel 1977 anno in cui muoiono, in un furgone inabissatosi nelle acque di un fiume in Quebec, apparentemente annegati, ma con ben altre tracce sui corpi, cinque giovani appartenenti alla comunità indigena degli Atikamekw.<br />La forza del film sta nei volti bellissimi, ora luminosi ora cupi, dei protagonisti. Nella naturalezza di movimento e di sguardo, nella profondità di un dolore vissuto prima come perdita, assenza, lutto e poi come sospetto, senso di colpa e frustrazione per ciò che viene spudoratamente omesso e volutamente tralasciato dalle autorità.<br />Se in Killers of the Flower Moon c'era un movente avidamente economico qui è più "banalmente", semplicemente razzista e prevaricatore.<br />Denso e poetico il tempo occupato da bambini e ragazzine, i loro dialoghi tra speranza, lucidità, concretezza e soltanto silenzio sono miracolosamente in equilibrio tra ragione e sentimento, accelerazioni e raccoglimento in momenti dove il nulla che accade si riappropria dello spazio dovuto grazie a una fotografia scrupolosa che evidenzia prospettive insolite senza il vizio dello stare addosso o del manierismo formale.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>1977, cinque ragazzi della comunità Atikamekw (popolo indigeno del Quebec) sono trovati morti in un camion finito in un fiume. Nel tragico episodio, tutt’ora irrisolto, sono coinvolti anche due bianchi, unici sopravvissuti… la polizia non ritiene necessaria l’apertura di una indagare.</div><div><br /></div><div>I primi quaranta minuti sono davvero efficaci, non senza un certo lirismo ci immergiamo nel lutto profondo di una comunità unita da un dolore sempre rispettato dalla regista canadese, ma anche amplificato dalla presenza insieme agli attori di alcuni parenti delle vittime. Una veglia funebre filmica, immersa in una dimensione sognante.</div><div><br /></div><div>Purtroppo, il prolungarsi dei silenzi e delle lacrime alla fine appesantisce la visione e il senso extra cinematografico dell’opera ne esce danneggiato.<span><a name='more'></a></span></div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>AFIRE – IL CIELO BRUCIA di Christian Petzold (Germania)</b></span></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKP0-GDI8TTmCVmgYTz61tiQafn-tuZI742MpldgT_ub9JoT-Kbhb0RGWlZALZjMFDWA25_L-15WzupN-0xaXRqOkX-NH2Bk_RgZEGLmPnPN-hzHvYFrvGKSLb8sXW7D9YGFZYpT4HMM6ih64LvD-n4pnAReOPuDYDssldqrDPtl9asuW4qbKp9EB8-ig/s2500/1.%20Afire.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1667" data-original-width="2500" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKP0-GDI8TTmCVmgYTz61tiQafn-tuZI742MpldgT_ub9JoT-Kbhb0RGWlZALZjMFDWA25_L-15WzupN-0xaXRqOkX-NH2Bk_RgZEGLmPnPN-hzHvYFrvGKSLb8sXW7D9YGFZYpT4HMM6ih64LvD-n4pnAReOPuDYDssldqrDPtl9asuW4qbKp9EB8-ig/w400-h266/1.%20Afire.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div><div>La sospensione del tempo, amori immanenti separati e frammentati, l'inesauribile ricerca di immagini di volti inafferrabili perché spesso trasfigurati e traslati, il cinema di Christian Petzold che sempre ha ragionato misteriosamente su questi concetti immergendoli nel passato (o reale o indefinito come il meraviglioso Transit) li immobilizza qui nella brevità di un estate, nella leggiadria di un soffio di vento, di una pagina scritta nell'infinito blocco di uno scrittore in crisi, continuando l’ideale trilogia iniziata con Undine.</div><div>Amori, desideri, desideri di amori, desideri di desideri. Nel tempo che è contemporaneamente rapido ed eterno dell'estate, dove tutto si ferma per un poco, il fuoco è l'unica essenza che dà ritmo all'esistenza. La foresta brucia, il cuore arde. Mentre la cenere volteggia attorno alla passione per decretarne il fallimento. L’odore di un’estate sospesa in cui sembra erroneamente di avere ancora tempo per tutto, in cui non pare essere mai troppo tardi per nulla, perché oggi bisogna lavorare e per innamorarsi c’è ancora domani, per un bagno al mare, per vederlo brillare di notte, per scrivere quel romanzo che svolti la carriera. La tragica attesa, non aspettando qualcosa, ma evitando che accada, o forse diventando ciechi per evitare di vederla accadere. Un film ipnotico sull’impossibilità del sentire, del giovane anestetizzarsi ai segnali premonitori del proprio destino. Di un gulasch grondante sull'erba, di una lasagna ormai fredda abbandonata sul tavolo, l'incessante ronzio di insetti svolazzanti che non danno tregua, i gemiti di cinghiali lontani o forse vicini di cui è difficile intendere l'emozione. Asciugarsi senza sudare, anche quando il fuoco avanza a circondarci, con le fiamme alte a riempire l’orizzonte, il frastuono degli elicotteri che cercano invano di domarle e l’odore di bruciato a pesarne l’atmosfera, nostalgici della leggerezza che fu.</div><div>Leon è un giovane scrittore in crisi, burbero e respingente, impaziente eppure inerte, che in quell'estate che ha il sapore del tutto e del niente si trasferisce sul Baltico nella casa isolata di un amico per trovare tranquillità e ispirazione, tra le stanze-ruoli che si impregnano degli elementi basilari della terra - mare, vento, fuoco - dinamica materia in movimento, cuore pulsante in perenne trasformazione, a cui però Leon sembra del tutto ignifugo, idrorepellente. Leon non si accorge del mondo intorno e quindi neanche di quello dentro di lui. Osserva senza vedere, ascolta senza sentire, parla senza comunicare. E intanto l’immagine empirea di Nadja (la solita onirica Paula Beer) incontrata fulminea in quella casa gli sfugge sotto gli occhi, sotto il suo incessante declinare proposte, sotto le domande che non hai mai posto (“Perché non mi hai detto cosa facevi?” “Perché non me l’hai chiesto”). Come sfuggono Felix e Devid, gli altri giovani del gruppo quaternario, tutti innervati dalle pulsioni più intellegibili e tutti sinonimi di una catastrofe shakespeariana ormai non solo annunciata.</div><div>Ma dopo essersi bruciati il cuore, forse si sentirà di nuovo qualcosa.</div><div>“Son degli Asra, quei che muoiono quando sono innamorati”.</div><div><br /></div><div>Da giovedì 30 novembre in sala con Wanted Cinema.<br /><br /></div><div><b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>SOLO di Sophie Dupuis (Canada)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3BYytk2fDrdWhhH5x_FT52Z3c1d1NzBPPJPtwL8e5XOrC9VQc0FG46QJpbG3PhgXWhbrcnJjqHQnwY6P7ZKTn9IDG9k08bInYizByoG39gl3fzA-n6sI4qWWZZlDG8KBwgBAa0EVCae1kZ36qYpPbbmEPSvDScc3MauwzCLgZW3_BNwomrV_l0iXJASM/s1280/coverlg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3BYytk2fDrdWhhH5x_FT52Z3c1d1NzBPPJPtwL8e5XOrC9VQc0FG46QJpbG3PhgXWhbrcnJjqHQnwY6P7ZKTn9IDG9k08bInYizByoG39gl3fzA-n6sI4qWWZZlDG8KBwgBAa0EVCae1kZ36qYpPbbmEPSvDScc3MauwzCLgZW3_BNwomrV_l0iXJASM/s320/coverlg.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Amore tossico.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Nel coloratissimo e fluorescente mondo Drag Queen di scena a Montreal, la luce può trasformarsi in buio. Simon è giovane e dalla sua ha Maude, un'amorevole e talentuosa sorella costumista che gli confeziona abiti da urlo. Un tarlo lo ossessiona: l'assenza della madre, famosissima cantante lirica che ha scelto la carriera alla famiglia e che non vede da quindici anni. In un momento che pare un'eccezionale congiuntura astrale, si trovano allineati nello stesso cielo, Simon, stella emergente della compagnia, Olivier, il nuovo arrivato nello spettacolo e la madre giunta da oltreoceano a Montreal per calcare un palcoscenico cittadino. Olivier, faccia fassbinderiana alla Querelle, seduce Simon. L'attrazione è forte ma ben presto la relazione si trasformerà in qualcosa di distruttivo dato il comportamento passivo aggressivo di Olivier, volto a prevaricarlo, ad allontanarlo dai familiari e dal gruppo che scatena in Simon, più fragile di quanto vorrebbe mostrare, frustrazioni, insicurezza, senso di colpa e di inadeguatezza quando, contemporaneamente, viene a conoscenza che la madre potrebbe venire assistere a un suo spettacolo. Il corto circuito è servito. Notevole impatto interpretativo dalla coppia Simon/Théodore Pellerin, Olivier/Félix Maritaud felicemente in sintonia e messinscena giustamente glitterata e super glamour, ma storia - per quanto tristemente veritiera e aderente a moltissime realtà - abbastanza vista e rivista. Il conflitto con la madre è alquanto abbozzato: Dupuis non è Dolan e si vede.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>CAMBIO CAMBIO di Lautaro García Candela (Argentina)</b></span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2QlVQTXy1e6NyCJqPhchwHjR2eV3JNvFZR2aOaXaMScdZdRUORhxSeMWRRTNSNkMdOsIvcYMl4cU4Xx8goJEgURGA9toRJ_2c3pNo5E5Rt1FfUs8dUfr0u-4EeMhAzip6ql7qDsFDexAUl9pXJOAxyCVwZsInpPkYLT4e-3wLOEyN5Abw83x1GF_FjVY/s1200/cambio_cambio-899410209-large.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="843" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2QlVQTXy1e6NyCJqPhchwHjR2eV3JNvFZR2aOaXaMScdZdRUORhxSeMWRRTNSNkMdOsIvcYMl4cU4Xx8goJEgURGA9toRJ_2c3pNo5E5Rt1FfUs8dUfr0u-4EeMhAzip6ql7qDsFDexAUl9pXJOAxyCVwZsInpPkYLT4e-3wLOEyN5Abw83x1GF_FjVY/w281-h400/cambio_cambio-899410209-large.jpg" width="281" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>GAIA BARUSCOTTI</b></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Immaginate di vivere in un Paese dove, fino a pochi anni prima, la valuta nazionale non serve a nulla, se non a essere convertita in dollari e poi inviata all’estero. Un Paese dove il Governo ha congelato i conti correnti dei cittadini che possono, quindi, prelevare pochi pesos, inutili a coprire le spese di tutti i giorni, gonfiate a dismisura dall’inflazione. Un Paese dove le manifestazioni, gli scontri con la polizia, i saccheggi e gli assalti alle banche sono all’ordine del giorno e le persone si rintano in casa per sfuggire alla violenza quotidiana, cercando di sopravvivere a un altro giorno.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Questo Paese è l’Argentina, piagata da cicliche crisi finanziarie (e dalla pandemia da COVID-19) e sfondo dell’opera seconda di Lautaro García Candela, Cambio Cambio. Un film ibrido, in parte documentario di architettura, in parte film di denuncia sociale ed economica, in parte thriller finanziario e in parte dolcissima storia d’amore tra Pablo (Ignacio Quesada), aspirante star del “punk melodico”, che nel frattempo si accontenta di distribuire volantini, e Florencia (Camila Peralta), studentessa di architettura che sogna di vincere la borsa di studio che le permetterà di andare in Francia. Il titolo rimanda al mantra che ripetono ossessivamente i cosiddetti “arbolitos”,cioè quei disperati che, mettendosi al servizio di miseri gangster, passano le giornate nel microcosmo di calle Florida, cercando di convincere i concittadini e gli sparuti turisti a cambiare il pesos argentini in dollari americani e viceversa. Proprio le aspirazioni dell’ingenuo Pablo e della sua fidanzata, naturalmente destinate al fallimento, lo spingono a entrare nella schiera degli arbolitos, tentando il colpo grosso che li dovrebbe portare lontani dalla desolazione del loro presente. È questa decisione che segna una cesura tra una prima parte, dedicata all’innamoramento e alla convivenza - anche questa dettata anche da motivi economici - dei due protagonisti, e una seconda, con un ritmo e degli stilemi tipici del thriller che vi impediranno distaccare gli occhi dallo schermo per sapere se Pablo riuscirà a uscire sano e salvo dal labirinto di ambizione e inganno che ha creato.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">In tutto questo troneggiano gli imponenti edifici della capitale Argentina, testimoni muti e sordi dei tanti drammi, piccoli e grandi, della gente comune, il cui destino è deciso altrove, in parlamenti e riunioni dove burocrati senza scrupoli condizionano, con lo spostamento di una virgola, la vita e i sogni delle persone.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Un film non certo perfetto (si pensi a certi problemi di continuità nel look del protagonista), ma capace di entrare in punta di piedi, con tatto e delicatezza, nella vita dei protagonisti, evitando pietismi e senza rinunciare a una cifra stilistica che permette non soltanto un alto grado di immedesimazione ma anche una certa tensione narrativa.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b>EL REALISMO SOCIALISTA di Raoul Ruiz e Valeria Sarmiento (Cile)</b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8oVdK_yFTULR7o-hfHIL2hwUc9mjRUhSw3cLZ-D2rV9w7P5cx_qd0bkPgdZ_NDjUTq-vvS8koIbT03qU4rShdebz0L90gWm9oLZzRASu5VI5QyLaDfSTeDrfis64y4zAxR5gAAc-cABGbdTH2oiyfWwREdSnwm42cBTj9_bM1EYm8JZxNRs10k-zImBs/s2000/RealismoSocialistaOK.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1488" data-original-width="2000" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8oVdK_yFTULR7o-hfHIL2hwUc9mjRUhSw3cLZ-D2rV9w7P5cx_qd0bkPgdZ_NDjUTq-vvS8koIbT03qU4rShdebz0L90gWm9oLZzRASu5VI5QyLaDfSTeDrfis64y4zAxR5gAAc-cABGbdTH2oiyfWwREdSnwm42cBTj9_bM1EYm8JZxNRs10k-zImBs/w400-h297/RealismoSocialistaOK.jpg" width="400" /></a></div><br /></span><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div><div><br />L’operazione di recupero di materiale girato da Ruiz negli anni settanta e riassemblato, venduta come operazione di archeologia cinematografica, e restituzione attualizzata, a conti fatti non convince.</div><div><br /></div><div>I frammenti che compongono il film documentaristico sono una sferzante satira sul processo di unità popolare cileno, e si concentrano sui movimenti operai autorganizzati e sulla classe dirigente socialista ossessionata dalla poesia.</div><div><br /></div><div>Ruiz militò in quegli anni nel Partito Comunista del Cile, fu consigliere per il cinema durante il governo di Allende, ma al pubblico quello che doveva essere il suo messaggio se arriva è confuso e slegato. Come questa pseudo recensione.</div><div><br /></div><div><br /><span style="color: red; font-size: large;"><b>LA ERMITA di Carlota Pereda (Spagna)<br /><br /></b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixj07etU9ii9OinUD98WsduoNAgeF9afEaOGDH-y_Q0229ktBZ6hF70Y6ndDywqIYxD5C3ome6eImKLSUE5Qy8WQkoXuyZMjAg3pMI36TBxtohNE7Gsr0Q-S4JKfP6JElUKMw8CyZtkNR2Egw5l1JqA5lOSdDfk_LPk1hC4I9apii3EJNOhxAXyIBTZ2Q/s1920/belen-rueda-y-maia-zaitegi-en-la-ermita.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixj07etU9ii9OinUD98WsduoNAgeF9afEaOGDH-y_Q0229ktBZ6hF70Y6ndDywqIYxD5C3ome6eImKLSUE5Qy8WQkoXuyZMjAg3pMI36TBxtohNE7Gsr0Q-S4JKfP6JElUKMw8CyZtkNR2Egw5l1JqA5lOSdDfk_LPk1hC4I9apii3EJNOhxAXyIBTZ2Q/w400-h225/belen-rueda-y-maia-zaitegi-en-la-ermita.webp" width="400" /></a></div><br /></span></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ERICA BOLLA</span></b></div><div><br />Al suo secondo lungometraggio, la regista di Piggy cambia registro e stile, pur non abbandonando l'horror.<br />In questo caso, la trama (scritta insieme agli sceneggiatori Albert Bertran Bas e Carmelo Viera) si rifà alle atmosfere gotiche e malinconiche delle prime pellicole di Guillermo Del Toro, dove il folklore diventa un aspetto fondamentale della realtà di luoghi e persone che non hanno mai dimenticato il passato oscuro e le sue leggende. In un paesino della Spagna, ogni anno e per quattro giorni viene aperta una cappella isolata, la Ermita del titolo originale, all'interno della quale si dice sia morta Uxoa, bimba separata di forza dalla madre dai medici della peste; la piccola Emma desidera a tutti i costi diventare medium e imparare a parlare con la bambina, per motivi che verranno chiariti nel corso del film, e il suo desiderio mette in moto una serie di inquietanti eventi che coinvolgeranno anche chi ha cercato di scappare dal paesino. A differenza di Piggy, "rozzo" e sanguinoso coming of age dalla risoluzione sorprendente, La Ermita batte sentieri conosciuti e abbraccia uno stile di regia più "ripulito" e classico (ma non banale: la sequenza di apertura in particolare, coadiuvata da un montaggio intelligentissimo, lascia spiazzati con un trucchetto semplice ma d'effetto), probabilmente anche per via di un nome come Netflix tra i produttori, di conseguenza ha il potenziale per raggiungere molti più spettatori, anche in virtù di due interpretazioni potenti come quella di Belén Rueda e della piccola Maia Zaitegi, deliziosa protagonista alla quale è impossibile non affezionarsi. Nonostante mi sia piaciuto moltissimo, La Ermita rientra purtroppo in quel gruppo di pellicole che non riguarderei una seconda volta: l'argomento toccato è dolorosissimo e la regista non lesina colpi bassi, il che è deleterio per gli spettatori, me compresa, particolarmente suscettibili a determinate tematiche. Sopporto lo splatter, ma non le lacrime disperate di una bimba disposta a tutto pur di esaudire il suo più grande, condivisibile desiderio.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>RETRATOS FANTASMAS di Kleber Mendonça Filho (Brasile)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2hQHWh7Fe8G7vM6Os9hjNB9sL4LYO59UaNqLKowXqawYPa1RLxr5XZeO60w0LSEqYtHFzohF0zmKhGJvEdpcTYg18b93TqhoIOAP70F7YrRJ-FOZOiodENLEpE2QMzRjf6kHRd41ZqwpbKcsR1Z6-OhjZ96eFDiP4h11RP5klWm50gVO9GjUZ6YTsHoE/s3000/2.%20Retratos%20Fantasmas.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2227" data-original-width="3000" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2hQHWh7Fe8G7vM6Os9hjNB9sL4LYO59UaNqLKowXqawYPa1RLxr5XZeO60w0LSEqYtHFzohF0zmKhGJvEdpcTYg18b93TqhoIOAP70F7YrRJ-FOZOiodENLEpE2QMzRjf6kHRd41ZqwpbKcsR1Z6-OhjZ96eFDiP4h11RP5klWm50gVO9GjUZ6YTsHoE/w400-h297/2.%20Retratos%20Fantasmas.jpeg" width="400" /></a></div><br /></span><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div></div><div>Ormai sembra quasi obbligatorio nella carriera di ogni cineasta il passaggio al suo film più intimo, autobiografico, strettamente personale: da Spielberg a Sorrentino, da Almodovar a Lars von Trier. Raccontarsi e raccontare il proprio cinema attraverso se stessi, attraverso il proprio rapporto con la settima arte. Eppure in questo appello a cui non manca proprio nessuno c’è chi riesce ancora a farlo con una forza e una vitalità davvero dirompenti. Così Kleber Mendonça Filho, il grande sguardo brasiliano dietro la magia di Neighbouring Sounds, Acquarius e Bacurau, realizza il suo testamento spirituale, una topografia sentimentale, dedicandola appunto ad una città innanzitutto, Recife, e a quei suoi luoghi di fantasmi chiamati sale cinematografiche. In un ideale parallelismo tra il cinema e la sua vita, tra la sua casa di famiglia e il suo quartiere, il regista si mette a nudo dall’interno, svelando i retroscena di un cinema, il suo innanzitutto (“Era la nostra casa, era lì”), cresciuto trasformandosi insieme alla città.</div><div>Prosegue così anche nel documentario la sua unica ricerca sugli spazi come fonte inesauribile di umano mutamento, anche in questo caso i fantasmi del titolo si aggirano infatti tra le rovine di cinema chiusi con “una chiave di lacrime” come epigrafa il gestore di una di queste al momento dell’addio. Anime erranti che cercano nuovi spettatori, o forse solo nuovi luoghi rituali, più che sacri, in cui esistere ancora. Sono i fantasmi di A Ghost Story, che non fanno paura, solo infestano per amore disperato, per un corpo cancellato, per un edificio evaporato, come le sedie del cinema Trianon che non esistono più, come i proiettori spenti, non più rimpiazzabili nemmeno dalle mani giunte con cui il piccolo Sammy Fabelman/Spielberg mostrava alla famiglia le sue stupite creazioni in pellicola. Così le insegne luminose, subliminali indicatori del tempo, si rendono anche silenziosi testimoni dell’irreversibile trasformazione. Intanto gli organi in cellulosa pulsante del cinema spirano fatalmente smaterializzandosi sotto gli occhi di chi lì ci è andato sempre, monumenti infiniti del nostro eterno sognare, lì dove ora vengono venduti frullatori all’ultimo grido.</div><div>Persino il sottoscritto, ad appena 25 anni, ha assistito a quell’infausto momento della chiusura di una piccola sala cittadina di grande affezione, nel tempo della digitalizzazione e della gentrificazione. Perché se la natura occupa gli spazi, l’uomo li invade.</div><div>Ma a Recife sembra tutto diverso, ideale equatore di tante storie di demolizioni, tra sbarre, cancelli e filo spinato. Di un centro riempito di sale cinematografiche, ma senza soldi e senza aria condizionata, con l’odore di marea, di frutta e di piscio. A Recife le repliche de Il padrino si sedimentano con una gravità quasi esotica, che ricorda un po’ quell’eroismo irriverente di Talking About Trees (altro documentario capolavoro) in cui 4 amici registi cercavano disperatamente di portare nel Sudan islamico sale e cinema a bambini che mai l’avevano visto (e quindi nemmeno sognato). Ma qui non c’è nostalgia né resistenza. Il tempo passa e sotto la verticalizzazione distopica degli spazi ridistribuiti i luoghi si trasformano, così allo stesso modo accade all’opportunità di abitarli ancora con occhi curiosi. Una Storia (di pellicole sequestrate e carnevaleschi complotti nazisti) fatta non solo dalle storie di chi ci ha vissuto, ma soprattutto dagli oggetti e dalle immagini impresse indelebilmente nella memoria collettiva, archivio indistruttibile del nostro futuro (la madre stessa del regista - a cui il film sembra parimenti dedicato - ci viene detto essere una storica esperta di tradizione orale).</div><div>C’era una chiesa, diventata cinema, ritornata chiesa o centro commerciale. Templi diversi per tempi diversi. Ma la passione quella non potranno mai demolirla per sostituirla con altro. I nostri fantasmi sono più vivi che mai, invisibili, rimangono fermi, lì dove sono sempre stati.</div><div>“Può sembrare che stia parlando di metodologia, ma in realtà sto parlando di amore”.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>KALAK di Isabella Eklöf (Svezia, Danimarca)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKY_QdoSP_hEk4aW5PvPeSvaNKA6FqRVAKQmBro4qadWqrcMevFpxKl1An8kU22zgduKWPhGhMAnZEp_T0rnHY6vpN749kM8QeIdluHa1GINmd_D_S94m_w-sMzLOMwSqz7CngI-3VVcUiHk2Pk2JaH6PWFpl9HZBKLlVz-JQX8UqWDXaRp5kcl1ujN0Y/s2000/Kalak.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="2000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKY_QdoSP_hEk4aW5PvPeSvaNKA6FqRVAKQmBro4qadWqrcMevFpxKl1An8kU22zgduKWPhGhMAnZEp_T0rnHY6vpN749kM8QeIdluHa1GINmd_D_S94m_w-sMzLOMwSqz7CngI-3VVcUiHk2Pk2JaH6PWFpl9HZBKLlVz-JQX8UqWDXaRp5kcl1ujN0Y/w400-h225/Kalak.jpg" width="400" /></a></div><br /></span><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ELENA PACCA</span></b></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div> Un trauma adolescenziale segna e frattura l'esistenza di Jan. Si allontanerà appena possibile da Copenhagen per trasferirsi - lo vediamo quindici anni dopo padre di famiglia - in Groenlandia. Tratto dal romanzo autobiografico di Kim Leine narra di un transfer - non solo emotivo ma fisico e geografico - verso un luogo talmente diverso da essere una sorta di alienità cercata per porre una congrua distanza a sancire un necessario distacco. Argomento scottante - l'abuso sessuale di un genitore sul proprio figlio - che qui fatica a trovare un focus preciso, data la molteplicità dei temi trattati e di tutte le loro implicazioni. Assistiamo lungamente - fin troppo - a una sregolatezza di vita da parte di Jan, infermiere professionista che pratica una sorta di poliamore aselettivo: "ti piacciono le ragazze groenlandesi? mi piacciono tutte le donne". La regia appare un po' incerta nella direzione e nella posizione da prendere e si concentra molto sul contorno - la dimensione del villaggio, le usanze, la vita della comunità groenlandese cui Jan ambirebbe appartenere, apprendendo la lingua ostica e apprezzando la particolare cucina. Sottotraccia si palesa anche un discorso sul concetto di madrepatria - la Danimarca - e la rivendicazione di autonomia - data la profonda diversità culturale della Groenlandia. In tutta questa, non solo metaforicamente ma anche letteralmente, carne al fuoco, la scelta degli attori protagonisti Jan e Lærche, sua moglie, di certo non aiuta, poiché suscita più di una perplessità l'interpretazione un po' straniante, goffa, oltre al tratteggio delle rispettive personalità. Il trauma iniziale trova infine una sua qual conclusione, quando, oltre a quella evidenziata, scopriamo che il padre si è macchiato di altre nefandezze, rimanendo pressoché impunito. Kalak è termine ambivalente, può avere connotazione sia positiva sia negativa: un "vero groenlandese" o uno "sporco groenlandese", a seconda dell'intenzione e del contesto; un palindromo che ben si applica a Jan, al tempo stesso, vittima e carnefice a seconda del punto da cui lo si guarda, in cerca di una sorta di redenzione pacificatoria che lo restituisca integro al mondo, quale che sia.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>HERE di Bas Devos (Belgio)</b></span></div><div><br /></div><div><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif" style="background-color: #fff2cc;"><span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJz8-scgHgr672ehgte6dAjXdODCy2TcI67GR-de5KbaQ34OQuE0kbYxcQ_LtSim8UiJ6RyAKv9uQFpu2lHWGI5IT97GzqubJ2-ZJcRrNEqdxfHIATiZbeEmlJOJ5YDkIkpEAVhyKun5FRhD9i_BWm1JcsO5MHhPG9WF8hi30J7ioMvvWaAmwHxoGpfqQ/s2000/Here.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1334" data-original-width="2000" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJz8-scgHgr672ehgte6dAjXdODCy2TcI67GR-de5KbaQ34OQuE0kbYxcQ_LtSim8UiJ6RyAKv9uQFpu2lHWGI5IT97GzqubJ2-ZJcRrNEqdxfHIATiZbeEmlJOJ5YDkIkpEAVhyKun5FRhD9i_BWm1JcsO5MHhPG9WF8hi30J7ioMvvWaAmwHxoGpfqQ/w400-h266/Here.jpg" width="400" /></a></div><br /></span></span><b style="color: #2b00fe; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: large;">GAIA BARUSCOTTI</b></div><div><b style="color: #2b00fe; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif; font-size: large;"><br /></b></div><div>In un’Europa sempre più multiculturale le differenze sembrano da un lato scomparire nel presente eterno della globalizzazione, che appiattisce ogni varietà riducendola a mero consumismo, e dall’altro esasperate in maniera strumentale dalle destre. Il registra belga Bas Devos, qui al suo quarto lungometraggio, sembra voler silenziare queste tensioni per recuperare ciò che ci accomuna più profondamente, in quanto esseri viventi. Here, con i suoi 82 minuti, è un film purtroppo troppo breve, ma non così tanto da non ammaliare, nella sua semplicità ed essenzialità, lo spettatore: anche quando le immagini avranno lasciato spazio ai titoli di coda continuerete a interrogarvi sul destino dell’operaio edile rumeno Stefan (Stefan Gota) e della briologa, cioè studiosa dei muschi, di origine cinese Shuxiu (Liyo Gong). In una Bruxelles che si sta svuotando in vista delle vacanze estive, i destini dei due protagonisti si incrociano casualmente: Stefan vuole tornare (forse per sempre) nella città natale a trovare la madre ma la necessità di far riparare l’auto, essenziale per il viaggio, lo costringe a rimanere in città dove, entrando in una gastronomia cinese per ripararsi dalla pioggia, incontra Shuxiu che aiuta la zia mentre completa il suo dottorato.</div><div>Il cibo, una delle necessità che unisce gli esseri umani in qualunque epoca e in qualunque luogo essi vivano, è uno dei fil rouge della pellicola, oltre a costituire una sorta di linguaggio amoroso, nel senso di cura e dedizione nei confronti dell’altro: il ragazzo, nel tentativo di svuotare il frigo, cucina e regala zuppe a chi incontra, mentre la dottoranda aiuta a preparare, consegnare e servire i piatti.</div><div>Proprio la condivisione degli alimenti diventa anche confessione e rinsaldamento dei vincoli affettivi.</div><div>Il secondo tema è quello dei muschi: “microcosmi” o “foreste in miniatura”, così vengono definiti nel film, onnipresenti ma allo stesso tempo invisibili ai più, un po’ come le tante minoranze che popolano le nostre città o, anche, su un piano meno sociale ma più intimamente umano, la ragnatela di relazioni interpersonali che quotidianamente intessiamo e disfiamo. Per osservarli è necessario inginocchiarsi e abbassare gli occhi, due azioni forse impossibili nel mondo contemporaneo, votato all’eccellenza e alla velocità. Lontano dalla società e dai suoi spazi urbanizzati è dove si incontrano i nostri protagonisti alla fine del film: lei per studiare i suoi amati muschi e lui nella suo continuo vagabondare, per combattere l’insonnia e la noia, alla ricerca di un luogo in cui sentirsi in pace con sé e con gli altri. Alla città, così come appare ai nostri pigri occhi, si sostituisce un ambiente naturale lussureggiante in cui l’uomo è soltanto un organismo, neppure il più importante, tra una miriade di altre creature, che, a differenza nostra, hanno scoperto il segreto della convivenza.</div><div>Le due anime solitarie condividono lo schermo soltanto due volte in tutta la durata dell’opera, scambiandosi poche e ordinarie battute, ma tutto lascia supporre che il loro legame sia ben più profondo di quanto appaia a uno sguardo distratto. Un legame in cui trova soluzione la tristezza che si intravede negli occhi di Stefan e la malinconia di Shuxiu.</div><div>Nel proverbiale “here and now”, nel qui ed ora, esiste un luogo misterioso e beato. Condividiamolo con gli altri.</div><div><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif" style="background-color: #fff2cc;"><span><span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></span></span></div><div><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif" style="background-color: #fff2cc;"><span><span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></span></span></div><div><span style="background-color: #fff2cc;"><b><span style="color: red; font-size: large;">BIRTH/REBIRTH di Laura Moss (USA)</span></b></span></div><div><span style="background-color: #fff2cc;"><b><span style="color: red; font-size: large;"><br /></span></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_RKap_zsvzNAk2IijUfm5WPFGmao-W1Xjf6cv8NN1LNltd8cGlp4qWfn-KQ3xkM8Fr3YHqwRgmWK-ViO24DR8dgoIk2z2c-i7nf1QAvAuALbGZhDfsYqvAROiiCEowT33qBdptwD5VyHr-uy_naOMJ4iPRswGxhpiBsQnk59BeNeE2JELESNHX2Jb3mw/s1200/2.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="589" data-original-width="1200" height="196" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_RKap_zsvzNAk2IijUfm5WPFGmao-W1Xjf6cv8NN1LNltd8cGlp4qWfn-KQ3xkM8Fr3YHqwRgmWK-ViO24DR8dgoIk2z2c-i7nf1QAvAuALbGZhDfsYqvAROiiCEowT33qBdptwD5VyHr-uy_naOMJ4iPRswGxhpiBsQnk59BeNeE2JELESNHX2Jb3mw/w400-h196/2.webp" width="400" /></a></div><br /><div><div><div class="separator" style="clear: both;"><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ALESSIO NENCIONI</span></b></div></div></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>Si soffre, si soffre molto. 101 minmuti di aborti, cadaveri aperti, placente in freezer, feti asportati, morti redivivi e varie ed eventuali.</div><div><br /></div><div>La figlia di una infermiera decede dopo una meningite fulminate, il corpo è geneticamente congeniale per gli esperimenti illegali di una patologa che lavora nel suo stesso ospedale e che sottrae il copro per portarselo a casa rianimandolo grazie ad un elisir estratto dal fluido degli aborti che si autoprocura</div><div><br /></div><div>.Il film indugia morbosamente sui corpi anatomicamente violentati ed esplora il degenre accanimento terapeurico a discapito della vita stessa, mettendo a dura prova lo spettatore portato inevitabilmente a chiedersi cosa abbia fatto di male per meritarsi cotanta angoscia.</div><div><br /></div><div><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif" style="background-color: #fff2cc;"><span><span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></span></span></div><div><span style="background-color: #fff2cc;"><span><span style="font-family: Times New Roman;"><b><span style="color: red; font-size: large;">THE SIN di Han Dong-seok (Corea del Sud)</span></b><br /></span><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkVo9D1oyz6O4tUPY_dLvHufNLASoMofHB8VNLeJfApMwmXULkB5qBpbbcER1KcGoUzR_CZ5IvUAwQW3d-rr2AWIKlcqZfiBIfHD1uzVolywueFOtIVQv8RaDt-zvc-8aYPTm1fqepB83z_fuk-RsCJhW5VF_j3ztBM199Sr1lCUk_4AfqsWjsQePHzbA/s800/sin.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkVo9D1oyz6O4tUPY_dLvHufNLASoMofHB8VNLeJfApMwmXULkB5qBpbbcER1KcGoUzR_CZ5IvUAwQW3d-rr2AWIKlcqZfiBIfHD1uzVolywueFOtIVQv8RaDt-zvc-8aYPTm1fqepB83z_fuk-RsCJhW5VF_j3ztBM199Sr1lCUk_4AfqsWjsQePHzbA/w400-h225/sin.jpg" width="400" /></a></div><br /></span></div><div><b style="background-color: #fff2cc; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;">ERICA BOLLA</span></b></div><div><br /></div><div>Il set di un film sperimentale dove le attrici si esprimono solo attraverso la danza finisce per diventare teatro di un'invasione di zombie. Lì per lì avrei pensato a qualcosa di simile a One Cut of the Dead, magari un po' più serioso ma meno originale, invece The Sin si aggrappa ad un'anima horror di stampo classico (e gradevolmente splatter) fino alla fine del secondo atto, dopodiché deraglia completamente e, pur senza rinnegare la sua natura di opera di finzione, inserisce un colpo di scena talmente ambizioso da lasciare a bocca aperta persino gli spettatori scafati che, tra un flashback e l'altro, qualcosina avevano intuito. La risoluzione del colpo di scena è laboriosa, occupa tutto il terzo atto e rende l'intero film un po' involuto (soprattutto se, come me, avete difficoltà a trovare le differenze tra attori/attrici asiatici che si somigliano tantissimo tra loro), ma è talmente sfacciata da avermi lasciata soddisfatta e speranzosa per un possibile sequel. Nel caso, servirebbero al regista e agli sceneggiatori un po' meno entusiasmo e la volontà di concentrarsi solo su un genere e stile di narrazione, massimo due, ché qui c'è tanta di quella carne al fuoco da richiedere mano fermissima e una sceneggiatura ad orologeria, magie che riescono solo a pochi eletti in giro per il mondo.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b>NOTRE CORPS di Claire Simon (Francia)</b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="color: red; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz-tPik-jKbcgO05HGi2eRZkB4uJwagZdbSejoqV_b3X7zbFFdc8OWt8Yl_A0Na_HDw_wjjHLwWRQb24RorH4Rkx9d4paK_JIeZbID49BXdKbAGUuCEFXQaxacZeaY409wCN3L83EoPf-qWnDHOUilFXRM2Ph0mpYSQ5Z_MiFJLxh2FI3zZA5_-3Rmrl8/s3840/4.%20Notre%20Corps.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz-tPik-jKbcgO05HGi2eRZkB4uJwagZdbSejoqV_b3X7zbFFdc8OWt8Yl_A0Na_HDw_wjjHLwWRQb24RorH4Rkx9d4paK_JIeZbID49BXdKbAGUuCEFXQaxacZeaY409wCN3L83EoPf-qWnDHOUilFXRM2Ph0mpYSQ5Z_MiFJLxh2FI3zZA5_-3Rmrl8/w400-h225/4.%20Notre%20Corps.jpg" width="400" /></a></div><br /></span><div><p><span face="Trebuchet MS, Trebuchet, sans-serif" style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><span style="background-color: #fff2cc;"><b>RICCARDO SIMONCINI</b></span></span></p></div></div><div>Un’immersione a pieni polmoni in un ospedale pubblico ginecologico di Parigi, in cui ogni paziente, o meglio ogni donna, o meglio ogni corpo di donna da titolo arriva in clinica con la sua storia, in quell’enorme “valzer folle dei destini”, sospeso tra nuove diagnosi, nuove vite e altre che arrivano alla loro fine. Ma è anche un enorme valzer di esseri umani, di tutte le origini e i ceti sociali, di volti che si vuole ancora vedere sotto le anonime mascherine, di mani dolcissime di dottoresse che accarezzano quelle fragili delle loro pazienti. Perché come già diceva Ippocrate, padre greco antico della medicina come la conosciamo oggi, “è più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia che sapere che tipo di malattia abbia una persona”. Un ciclo che dalla giovinezza arriva all’anzianità, dall’inizio alla fine, tutte le tappe di un’esistenza, tra nascite, aborti, tumori, fecondazioni assistite e transizioni di genere. Il tempo scorre come nel miglior Wiseman, non lento, ma immersivo, osservazionale. La vita si compie tra i luoghi della società, della comunità, in senso lato dell’uomo, fatta dagli uomini (o meglio in questo caso dalle donne), e per questo tremendamente meravigliosa persino nei suoi aspetti più tragici. Ma dove Wiseman è interessato alle istituzioni, Claire Simon indaga l'architettura delle emozioni e del sentire empatico, tra le pareti spoglie tra cui però ci si sente ancora al caldo. La fredda anamnesi diventa infatti dialogo e conversazione, più spesso intima confidenza, dove “la priorità qui è lei”, la paziente, la donna.</div><div>Perché se la chirurgia robotica è sempre più precisa nell’asportare lesioni invisibili e la PET sempre più sensibile nell’individuare masse estranee, il caro e buon vecchio ascolto funziona sempre, impossibile da rimpiazzare, tantomeno da emulare. In quel corpo, seppur malato, continua a risiedere sempre un desiderio - di vivere innanzitutto, di avere figli, o di non averli, di riappropriarsi della propria quotidianità - e la medicina deve assecondarlo. Così il desiderio delle donne di riavere il proprio corpo femminile (e di sentirlo tale) supera la malattia che lo vorrebbe negato, mutato, trasformato, e supera le percentuali e le statistiche che vorrebbero imprigionarlo a semplici fasce d’età (perché spesso per una gravidanza intrapresa dopo i 40 anni c’è solo un amore trovato tardi). E così allo stesso modo l’empatia delicata come una carezza supera le barriere linguistiche e sociali, diviene in sé lingua universale degli uomini.</div><div>Partendo da un incipit in prima persona in cui la stessa regista ne racconta la genesi, Claire Simon compie con questo meraviglioso documentario di 3 ore una scelta più umana che registica, avvicinarsi a quelle donne con il suo vissuto prima che con la macchina di presa, senza retorica e senza pietistici manierismi che ne forzino l’emozione.</div><div>Un approccio alla medicina come scienza umana già trovato nei meravigliosi (e sempre parigini) documentari On Call di Alice Diop e De Humani Corporis Fabrica di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor. Dove Diop raccontava dei traumi da gestire più che delle malattie da curare, De Humani Corporis Fabrica si concentrava su quell’invisibile mondo interno, la fabbrica del corpo umano e delle sue immaginifiche immagini risultanti, paesaggi quasi fantascientifici, in cui corpo e umano diventavano entità unite indissolubili. Perché il corpo non è solo carne, e la sua alterazione non è solo malattia, non è solo un processo patologico che lo cambia, ma anche un ostacolo alla propria mente, ai propri rapporti, al proprio lavoro, alla propria femminilità in toto.</div><div>Il nostro corpo. Perché nostra è innanzitutto la storia che ci portiamo dentro. Nostre sono le paure, di tutte le donne che temono un giorno di essere lì, che tocchi loro, che tocchi noi, osservatrici divenute pazienti svuotate nel corpo della propria femminilità. Nostro perché richiede il nostro consenso e la nostra approvazione, per qualsiasi visita o trattamento. Nostro, cioè, non come aggettivo possessivo universale, perché non ci appartiene il corpo degli altri. E mai come in questo momento storico dovremmo capire appunto che quel nostro si riferisce a chi il corpo lo fa pulsare e respirare, chi ne subisce i dolori e i traumi, il peso di uno sguardo maschile che lo vorrebbe sottrarre alla sua leggerezza, non a chi crede di poterlo fermare come si arresta una macchina a fine lavoro. Perché la responsabilità quella invece si è nostra, di tutti. “Questa è la vita reale”.</div></div></div>TheCafahttp://www.blogger.com/profile/12147448764955827297noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-73040842800880726132023-11-23T18:30:00.006+01:002023-11-23T18:30:53.234+01:00Buio in Sala Crime, 4 documentari di True Crime da vedere su Netflix - "Amanda Knox" - "Kai, l'autostoppista con l'accetta" - "Il caso Isabella Nardoni" - "Missing : Il caso Lucie Blackman"<p style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH-Afq2_-qnZRYhOcmxyddbf57R4h0ItoTHBwWXui_JwtDLHukYR6NXCK-aKG7zy9lGyYnDIBU5aba3iAFUSnA3elKw9SfFkB-ygmTO9evC2E0mY8O9UlohvbbDvsH867DCPdjL0IBh8Vr5OpPY8Dlqiu0K7Pe2_5dzeg9lYrmSQl6vW8kWsH5ZDjmVngQ/s1280/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH-Afq2_-qnZRYhOcmxyddbf57R4h0ItoTHBwWXui_JwtDLHukYR6NXCK-aKG7zy9lGyYnDIBU5aba3iAFUSnA3elKw9SfFkB-ygmTO9evC2E0mY8O9UlohvbbDvsH867DCPdjL0IBh8Vr5OpPY8Dlqiu0K7Pe2_5dzeg9lYrmSQl6vW8kWsH5ZDjmVngQ/w422-h237/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" width="422" /></a><br /><br /></p><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In un paio di giorni (due settimane fa...) ho visto 4 documentari di True Crime su Netflix.</span></div><div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><span>Parlo di "docufilm" (anche se bisognerebbe specificare bene cosa sia un docufilm), non di miniserie, miniserie che vorrei cominciare a vedere tra un pò di tempo.</span></div><div style="text-align: center;"><span>Come faccio con i film "normali" avrei voluto prendere qualche appunto durante la visione e recensirli nel miglior modo possibile.</span></div><div style="text-align: center;"><span>Poi, però, mi sono accorto che questi documentari sono realizzati un pò tutti alla stessa maniera (ovvero benissimo, farli meglio di così è difficile) e che provare un'analisi "cinematografica" fosse quasi inutile, o che comunque ne bastava una per tutti.</span></div><div style="text-align: center;"><span>Quindi faccio questo post semplicemente per segnalarvi questi bei doc e, in qualche modo, presentarveli.</span></div><div style="text-align: center;"><span>Quattro storie affascinanti e interessantissime.<br />Una conosciuta da tutti, quella di Meredith (io poi sono di Perugia...), quella assurda di un giovane autostoppista che armato di accetta salva una donna da un'aggressione (e in 3 mesi passerà da eroe nazionale a ricercato per un altro omicidio), quella terribile di una bimba lanciata da un palazzo in Brasile (storia da noi sconosciuta, laggiù - invece - è forse una delle più famose di sempre) e quella di una giovane ragazza inglese scomparsa a Tokyo.<br />Alla fine i bei documentari di true crime questo devono avere, ovvero una storia "bella", particolare, non banale, tragica ma affascinante, ed essere raccontati come ogni grande documentario dovrebbe essere raccontato, con più materiali d'archivio reali possibili.<br />Questi 4, chi più chi meno, hanno tutto questo</span></div><div style="text-align: center;"><span><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span>OVVIAMENTE PRESENTI SPOILER</span></div></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8DjcDVCCAWcNRVuCSXeG9yGwpjT_ut6sYb8tVT2-CmhNF68RA3LcOCXIf-KUfl0b-mATJkoTQs5XPY7kXsYLVBSyag_hFfOQSkiPnHdM5tg6avOI874wXlAJOPlI9qqpo8Qt9EGhhl1-Il4aNOK4yIdtStKrbsPLnevr47Yk4HJpCuyiwX4zcanNpE59N/s1280/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8DjcDVCCAWcNRVuCSXeG9yGwpjT_ut6sYb8tVT2-CmhNF68RA3LcOCXIf-KUfl0b-mATJkoTQs5XPY7kXsYLVBSyag_hFfOQSkiPnHdM5tg6avOI874wXlAJOPlI9qqpo8Qt9EGhhl1-Il4aNOK4yIdtStKrbsPLnevr47Yk4HJpCuyiwX4zcanNpE59N/w400-h225/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' il 2007 (tra l'altro l'anno più assurdo della mia vita) e qui a Perugia viene uccisa barbaramente una ragazza inglese di 22 anni, Meredith Kercher.<br />Fu uno shock qui in città, città da sempre conosciuta per i giovani e per le Università, soprattutto quella per gli stranieri, una delle prime 3 in Italia.<br />Mai avremmo pensato però che questo caso, per tutti i suoi sviluppi, sarebbe diventato una delle vicende di true crime più importanti, controverse e famose della storia italiana.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quando mi sono approcciato ad "Amanda Knox" avevo paura che fosse un documentario "in sua difesa" o addirittura realizzato dalle persone intorno ad essa. <br />Ricordavo un libro, ricordavo interviste, ero sicuro che si fossero autoprodotti anche un documentario ad hoc.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Fortunatamente no, "Amanda Knox" su Netflix è una ricostruzione molto bella, oggettiva, intellettualmente super partes (anche se diventa, giocoforza, leggermente di parte avendo interviste solo di Amanda e Raffaele e non di Rudy, cosa assolutamente normale visto che i primi due sono liberi e il terzo no), davvero interessante anche per chi, come me, su questa vicenda ha visto tutto e di più.<br />Questo grazie a quello che dovrebbe essere il segreto di tutti i migliori documentari crime (che siano film di un'ora e mezzo, miniserie tv o anche video di 20 minuti sul tubo), ovvero recuperare il maggior numero di materiale d'archivio possibile.<br />E' davvero difficile infatti realizzare documentari crime di alto livello con solo ricostruzioni di fiction (anche se abbiamo delle eccezioni, come l'incredibile "L'impostore") mentre, quasi sempre, se vediamo immagini reali, volti reali e reali vicende difficilmente avremo qualcosa di non qualitativo o che non ti tiene incollato.<br />"Amanda Knox" ha veramente dentro un sacco di materiale, specialmente i video dei carabinieri e dei RIS dentro l'appartamento di via Pergola (ogni volta che passo in quella via impossibile non guardare a destra la villetta), che sono riportati in maniera quasi completa, cosa rarissima (molto forti).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Inutile dire che la "star" (o antistar) del Doc è Amanda, ragazza da sempre magnetica, ambigua, sfuggente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E molto furba.<br />Il fatto che il documentario la intervisti per tutto il tempo e ripercorra tutta la sua vita pre e post Meredith per quanto mi riguarda non rende questo lavoro agiografico o assolutorio visto che non viene tralasciato nulla delle indagini, dei processi, dell'accusa e dei dubbi giganteschi che la coppia Sollecito - Knox ha sempre sollevato (alcuni loro comportamenti gridavano - e gridano - colpevolezza, da sempre).<br />Tantissimi scorci della mia meravigliosa Perugia, ricostruzioni degli avvocati di ambo le parti, immagini e interviste della famiglia di Meredith, un largo spazio ad un famoso giornalista inglese (abbastanza insopportabile e narciso), video dei sopralluoghi, il vergognoso arresto di Lumumba, spiegazioni delle prove con grafiche accattivanti e tanto altro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Forse uno spazio troppo esiguo per la questione della "messinscena" sul luogo del delitto e soprattutto su Guede, ma questa scelta combacia perfettamente con quello che è successo realmente, ovvero come la vicenda di Rudy sia sempre stata messa in secondo piano rispetto a tutte quelle della Knox, Knox che, per estetica, comportamenti e ambiguità è sempre stata colei che ha attirato tutte le attenzioni.<br />Una ragazza che qui non amiamo (siamo colpevolisti, lo ammetto), che sin dal primo giorno si comportava in un modo in cui un innocente non si sarebbe mai comportato e che, soprattutto, aveva un suo DNA nel manico del coltello probabilmente usato per l'omicidio (trovato a casa di Sollecito).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Una che dopo nemmeno una settimana che si erano conosciuti parlava di quella con Sollecito come una grande storia d'amore (forse solo perchè le serviva qualcuno per difendersi, giovane e sperduta com'era) ma che a 20 anni appena compiuti aveva invece già avuto una vita che disinibita è dir poco.<br />A sentirla nel doc sembra una donna adesso molto matura, molto forte, molto sicura della sua innocenza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Io mi auguro, e le auguro, che sia veramente come dice e, se è così, che possa essere felice.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E, lo ammetto, la telefonata che fa in italiano presumibilmente a Sollecito dopo la scoperta dell'assoluzione (altro documento questo inedito in questo documentario) mi ha inaspettatamente emozionato, forse una delle prime volte in cui ho percepito Amanda come sincera.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Momento cult (un pò divertentissimo e un pò cringe) quello in cui il "nostro" avvocato Biscotti, in risposta agli statunitensi che l'attaccavano, dice: "Qui nel 1308 abbiamo aperto la prima facoltà di Giurisprudenza d'Europa. In America nello stesso tempo forse disegnavano bisonti nelle caverne"<br />In definitiva per alcuni aspetti un documentario abbastanza definitivo (ripeto, solo per alcuni aspetti, come quello della perfetta cronologia degli eventi) e che ha il merito di darci una quantità di materiale originale eccezionale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Resterà sempre di noi l'immagine di una ragazza che gira per Perugia, i suoi capelli neri, quel suo voltarsi, quel meraviglioso viso che aveva Meredith.</span></div><span style="font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeKYfBNL140vOtC-Li4PpV8FGMUN7OCXp-kEuMHzAWqMmXfwcGjKLBFRj8EBZEhaP6M1jrEiG3ArJ0FD4KRNm5XMrOaKR3KADGMUpLg4-9JaSY1edc4KH2zyCv6TVkHV23oeyBeF7UZh8FvFKjZ1h7uSMSPCQLqmMcZjdP1B81C7nhSNL_sUg9nePZmVy7/s512/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="288" data-original-width="512" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeKYfBNL140vOtC-Li4PpV8FGMUN7OCXp-kEuMHzAWqMmXfwcGjKLBFRj8EBZEhaP6M1jrEiG3ArJ0FD4KRNm5XMrOaKR3KADGMUpLg4-9JaSY1edc4KH2zyCv6TVkHV23oeyBeF7UZh8FvFKjZ1h7uSMSPCQLqmMcZjdP1B81C7nhSNL_sUg9nePZmVy7/w400-h225/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ecco, questa probabilmente dei 4 è la vicenda più assurda, stramba e originale.<br />Seppur, ovviamente, tragica anch'essa.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">C'è un incidente per strada e l'uomo che l'ha provocato scende alla macchina impazzito.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dice di essere Gesù, vuole uccidere tutti i neri e altre farneticazioni simili.<br />Mentre sta per strozzare una donna di colore arriva un ragazzo giovanissimo (che, incredibilmente, aveva proprio fatto autostop con quell'uomo) che, a colpi di ACCETTA libera la donna e mette fuori gioco l'uomo (senza ucciderlo però).</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Arriva un giornalista del luogo che intervista il ragazzo, un'intervista che passerà alla storia degli Usa.<br />Il giovane racconta con naturalezza quello che è successo, manda messaggi di pace e amore al mondo, e mima le accettate che ha dato all'uomo.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quel gesto e quegli "smash! smash! smash!" diventeranno virali, meme su meme, parodie, di tutto.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tutti vogliono trovare Kai, l'autostoppista eroe con l'accetta, tutta l'America lo vuole, tutte le ragazze lo cercano.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Kai è un senzatetto, ha un passato tremendo e, dentro di sè, delle parti super oscure.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E presto passerà da eroe USA a ricercato, ma per altri motivi.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Documentario davvero straordinario per l'assurdità delle cose che accadono, per l'incredibile magnetismo e carisma di Kai, per la curiosità che mette allo spettatore sapere come la storia andrà avanti.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Viene raccontato un mondo senza scrupoli, pieno di avvoltoi che cercano di sfruttare la popolarità di Kai senza minimamente rendersi conto delle condizioni psicologiche del ragazzo (che sembra vivere in un mondo tutto suo, a tratti dolcissimo, a tratti che mette i brividi per come può scattare all'improvviso).<br />Un reality tutto su di lui (dai produttori di quello delle Kardashian), interviste nei più noti talk show, su Kai si avventano tutti, vista l'incredibile storia che rappresenta (l'essere homeless, il mandare messaggi d'amore mentre quasi uccide uomini, il non essere rintracciabile).<br />Poi, però, succede un gravissimo fatto di sangue e, ben presto, si scopre che l'assassino è proprio Kai.<br />Un omicidio brutale, violentissimo, che forse ha matrici ben solide (Kai è stato davvero stuprato da quell'uomo?) o forse no.<br />Ed ecco che il ragazzo eroe adesso diventa un mostro, ed ecco che tutte le sue stranezze che prima venivano viste con simpatia adesso sono lette come inquietanti.<br />Per un'ora e 20 avremo quasi soltanto filmati originali, scopriremo una storia famosissima negli USA ma quasi sconosciuta da noi, ci divertiremo, resteremo affascinati da Kai e schifati dai media, ci commuoveremo per il passato del ragazzo e, al tempo stesso, avremo in qualche modo sempre "paura" di lui.<br />Davvero notevole</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1QD0MX-bi8wxHpR4lQ4O0XVGZ7Nblw-SClFGDoaon7ULC_jQ-zI2mUcqjiFuqG3x8coPRuPtoeAyDcQUPacq1hyM5hJxWQk-nszHq7fVDMUABwRdHvr2sUcVfWWhG7yZvWlspoprhLBt1GBEieNAHS91BEM2Gyri_PaWye7dyWFQbmSwDPHFpR7sfOg8O/s300/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="169" data-original-width="300" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1QD0MX-bi8wxHpR4lQ4O0XVGZ7Nblw-SClFGDoaon7ULC_jQ-zI2mUcqjiFuqG3x8coPRuPtoeAyDcQUPacq1hyM5hJxWQk-nszHq7fVDMUABwRdHvr2sUcVfWWhG7yZvWlspoprhLBt1GBEieNAHS91BEM2Gyri_PaWye7dyWFQbmSwDPHFpR7sfOg8O/w400-h225/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Senza dubbio il documentario che fa più male.<br />Voglio dire, quando una vicenda racconta di una bambina di 5 anni buttata dal sesto piano di un palazzo ci sono davvero poche cose che possono colpire di più.<br />La vicenda di Isabella Nardoni è, ovviamente, famosissima in Brasile (forse ho detto "ovviamente" in modo troppo scontato visto che da noi un paio di storie identiche sono passate quasi del tutto inosservate), così famosa che questo documentario, più che la vicenda in sè, racconta tutto quello che è successo intorno.<br />Un popolo intero che si solleva, che va per strada, che manifesta, o le interviste televisive dei protagonisti (quelle per scagionarsi dei due assassini ma anche quelle, un pò da primadonna, del magistrato), o la lotta di "classe" che è scaturita (il padre dell'accusato è molto ricco e ha sempre fatto vivere suo figlio sotto la sua protezione), sono moltissimi gli aspetti che hanno fatto diventare il caso della povera Isabella un qualcosa di gigantesco, "nazionale" e terribilmente mediatico.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Direi che in Italia questo caso possiamo paragonarlo per alcuni aspetti a quello della Franzoni, e non solo per il circo che ne è venuto fuori, non solo perchè è morto un bambino, ma anche perchè siamo davanti ad uno di quei casi che, anche senza prove schiaccianti, qualsiasi persona di buon senso si troverà a dire "non può NON essere stata lei" (o loro, in questo caso).<br />Come i famosi 8 minuti a casa della Franzoni (chi mai in un tempo così breve avrebbe dovuto entrare in una casa, uccidere un bambino senza alcun motivo, e poi andar via?) anche qua gli assassini li abbiamo già, per pura logica.<br />Un padre che torna a casa con la nuova compagna, con la figlia - Isabella - del precedente matrimonio e i due nuovi figli acquisiti, lo stesso padre che senza alcun motivo dice di essere salito in casa con la sola Isabella per metterla a letto e poi tornare in garage (sei piani sotto) a prendere gli altri, una bambina che cade dal sesto piano (anzi, viene gettata visto che c'è una rete di protezione che è stata tagliata) proprio mentre, in due minuti, il padre sta tornando in garage.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Insomma, come nel caso della Franzoni, l'unico scenario alternativo possibile è quello di un pazzo che in 5 minuti entra in un appartamento, uccide una bambina strozzandolo e buttandolo dalla finestra e poi esce.<br />Capite da soli che, anche nella stringatezza di questo breve riassunto, si capisce quanto questo sia uno di quei casi che - se è vero che per la legge deve essere dimostrato - per la logica solo in un modo può essere andata.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Umanamente ci sono momenti molto forti, specie tutti quelli che riguardano Isabella e la giovanissima madre (lasciata sola dal presunto assassino dopo appena un anno) o i ricordi delle cugine e dei nonni.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questa ragazza-madre così buona, così ancora legata al vecchio compagno, così contenta che Isabella "vivesse" anche l'altra famiglia.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E poi, piano piano, una verità (l'unica possibile) che viene fuori.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ed è una verità sempre più terribile, con la scoperta che Isabella, prima di esser stata gettata, fu strozzata (anzi, probabilmente è stata gettata per quel motivo, per coprire quell'omicidio).<br />E se è vero che nelle ricostruzioni dell'accusa ci sono parti per niente convincenti ed "errori", se è vero che questo probabilmente è stato un processo quasi inutile, visto che un intero paese ormai gridava odio ai presunti assassini, è anche vero che lo spettatore non può NON provare disgusto ed odio ogni volta che vede quel volto da pesce lesso del padre e quello - fintamente commosso - della nuova compagna.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Forse come struttura questo documentario non riesce ad andare in climax, anzi, la seconda parte pare abbastanza prevedibile e scontata, e anche leggermente ripetitiva.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ma la vicenda raccontata è incredibile ed incredibili i comportamenti di alcuni dei protagonisti.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Proverete commozione, dolore, rabbia, curiosità, disgusto.<br />Un padre inumano e una matrigna, almeno lei, che ha sicuramente come parzialissima scusante una forte depressione, dei disturbi mentali, un buco senza fondo in testa (ragazza bellissima ma senza alcuna amicizia, una casa tenuta in modo disastroso, l'assoluta solitudine).<br />Quello che è strano, e il documentario lo ricorda, è che siamo davanti un rarissimo caso di due condannati che, negli anni, hanno continuato a professarsi innocenti (e questo è normale) senza però (questo rarissimo) accusarsi mai l'uno con l'altra.<br />Non si sa sia dovuto al fatto che siano veramente innocenti (direi impossibile, ma si sa mai), se per una specie di patto d'amore fatto o perchè qualcuno dei due è riuscito completamente a manipolare l'altro.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Intanto Ana Carolina (la madre di Isabella) è riuscita a rifarsi una vita, avere altri figli, appoggiare una coltre di felicità sull'apertura di quel pozzo di dolore senza fondo. <br /><br /></span></div><span style="font-size: medium;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9WR1MrlmoWlyGOpyV3vasR4UwkOd9mhyhcdAlFCzbIlZsVLp7wBD3e1Kzizud1XEumeeHPqR1XgmHE0TofQl40DBS04CPzQJYfCQWsAsBSSsS0zAADmHggJlTEpPCudmj1eiDh4-zxiR4_q0Y8_SCZvq-eyRQAO2ojS3TYqqRo2m-sRxVPX-EtS8SYKUP/s448/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="320" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9WR1MrlmoWlyGOpyV3vasR4UwkOd9mhyhcdAlFCzbIlZsVLp7wBD3e1Kzizud1XEumeeHPqR1XgmHE0TofQl40DBS04CPzQJYfCQWsAsBSSsS0zAADmHggJlTEpPCudmj1eiDh4-zxiR4_q0Y8_SCZvq-eyRQAO2ojS3TYqqRo2m-sRxVPX-EtS8SYKUP/w286-h400/d8da6220-91cd-491b-8d34-76ef1fecfae2.jpg" width="286" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Una giovane ragazza inglese pazza del Giappone.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il sogno realizzato di trasferircisi per lavorare, conoscere meglio quella cultura e fare un'esperienza di vita.<br />Poi, d'un tratto, quella ragazza scompare.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">In una delle città più popolose e "dense" di tutto il pianeta.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il padre arriva in Giappone e, in modo commovente, lotta con tutte le sue forze per ritrovarla.<br />Una storia tristissima e torbida che, purtroppo, ha la fine che tutti si erano ormai aspettati.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ecco, forse questo tra i 4 documentari è quello più "investigativo", nel senso quello che racconta di più le varie indagini per trovare un colpevole.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Questo è senz'altro un suo punto di forza perchè, a differenza degli altri 3 documentari, non sappiamo già chi è l'assassino (o il presunto assassino).<br />A tutto questo unite il sempre affascinante mondo giapponese ed il gioco è fatto.<br />Suo punto di forza (come nel caso della Nardoni) è quello umano, è l'empatia che lo spettatore instaura sia con Lucie (immaginarsi che fine potrebbe aver fatto una ventenne sperduta in un altro stato, in una città così gigantesca e alienante, è davvero forte) sia col suo meraviglioso padre che, non solo con commozione e dolore, ma anche con rabbia, forza, dedizione e coraggio farà di tutto per "smuovere" tutta Tokyo per ritrovare Lucie.<br />Il documentario - mi ripeto - è realizzato benissimo, con una grandissima quantità di interviste sia d'archivio, al momento dei fatti, che di adesso, a bocce ferme.<br />E' molto interessante l'unione di questi due mondi, anche investigativi, tra gli inglesi e i giapponesi.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come è interessante il contrasto tra luoghi squallidi e altri ricchissimi, in un documentario in cui c'è sempre la sensazione che il marcio sia dietro uomini con montagne di soldi.<br />E, come in un film, c'è la voglia (e la speranza) di scoprire come è andata a finire, di trovare l'assassino (perchè la speranza che Lucie sia viva è veramente nulla. In ogni caso ne approfitto per consigliare di guardare documentari di vicende che non si conoscono senza andarsi prima ad informare, li vivrete in tutt'altra maniera. Solo poi, dopo, è bello informarsi).<br />Alla fine possiamo dire che questo documentario ha le stimmate di un thriller.<br />Poi, attraverso un paio di finezze investigative, arriveremo a scoprire tutto e si aprirà a noi un mondo orribile di una persona orribile, un serial killer, un violentatore, un perverso, uno proprio di quegli uomini che incarnano completamente il Male assoluto.<br />La parte più emozionante, però, sarà quella finale, molto tragica, vero, ma umanamente la più bella.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il ritrovamento di Lucie in quella sporca e squallida caverna vicino al mare, il dolore del padre, la straordinaria empatia dei giapponesi che non solo costruiranno - in quell'impervio spazio - un altare per la ragazza, ma andranno anche a trovare la famiglia in Inghilterra.<br />Davvero bello.<br /><br /></span></div></div><p></p>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-28800333300389338822023-11-17T14:50:00.003+01:002023-11-17T14:51:15.169+01:00Recensione: "C'è ancora domani" - Scritti da voi - di Angela Sid<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCl4MslDrHwAf1OlkCDpedo5BV6706gyzomntThDUXLW3HspWjgi9SCdCpcnnTsIp6DTVkyNtXVUcMbn4XP115PxoPc_UI-eUMysrcvSWejuLevgF6rIUm3SVRzYpNICeZXZsjV7bzzS04wrnQcbbDbT85yZGGRKJx_kUQJ7TaHREC3ZsgHKwzNmvEoUyG/s1024/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="717" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCl4MslDrHwAf1OlkCDpedo5BV6706gyzomntThDUXLW3HspWjgi9SCdCpcnnTsIp6DTVkyNtXVUcMbn4XP115PxoPc_UI-eUMysrcvSWejuLevgF6rIUm3SVRzYpNICeZXZsjV7bzzS04wrnQcbbDbT85yZGGRKJx_kUQJ7TaHREC3ZsgHKwzNmvEoUyG/w318-h454/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" width="318" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b style="background-color: #fff2cc;"><br /></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">C'è un film di cui stanno parlando tutti tutti tutti, quello della Cortellesi.<br />Come già feci con Barbie - che feci recensire ad una 16enne perchè mi dispiaceva un sacco non avere "una voce" (in quel caso molto positiva) qui nel blog, dato che a me non interessava - anche stavolta ho affidato la recensione a qualcun altro.<br />Lei è Angela, amica che mi aiuta da due anni sulla pagina Instagram e qui al debutto nelle "recensioni".<br />In realtà, a differenza di Barbie, sono sicuro che un giorno questo film lo vedrò anche io.<br />Intanto vi lascio alla recensione di Angela, recensione che - come mio costume coi film non visti - non ho letto ma, conoscendo lei, sono sicuro sarà interessante e ben scritta.</span></b><br /><br /><span style="color: #1d2228;">Di questo film sta parlando (giustamente) chiunque, in Italia e all’estero. C’è chi lo ha definito un capolavoro, chi lo ha denigrato aspramente, chi lo ha trovato banale e didascalico e chi l’ha definito il “Barbie” italiano.</span></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">E allora perché leggere l’ennesima recensione del film del momento?</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Perché non è una recensione.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Perché non parlerò dei numeri, degli incassi, delle sale piene, degli applausi o degli occhi lucidi a fine proiezione.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">“C’è ancora domani” non è un film perfetto. Non è il film migliore che ho visto, non è il più bello, né il più commovente, non è il più doloroso né il più poetico. Però è il film che mi ha fatto trovare il coraggio di pubblicare per la prima volta una mia “recensione”. E se proprio dobbiamo trovare un merito a questo film (non è necessario che ogni film ne abbia uno) sicuramente questo film ha il merito o, per lo meno lo scopo, di infondere coraggio.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">“C’è ancora domani” serve a ricordarci da dove (e soprattutto da chi) veniamo e dove possiamo arrivare.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVcZCfFxbJeGbOSHGKOgKghMd5N1YwhDRYE4CG8d7cHEutdhyphenhyphenQ0pfDzvFB26Pvm63L2I8SubhwkoM2XS1ojnlobJPAsEdFeVLx8AOrDWQrVEBOfuTj8ziUYRcRWyL9auES7WabuzRE3qcpqjrMdwwr0f9Z46NbZ6Tdq52R3Y47-dp8Noeck_hbtKATdRmJ/s900/1000042215.png" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="900" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVcZCfFxbJeGbOSHGKOgKghMd5N1YwhDRYE4CG8d7cHEutdhyphenhyphenQ0pfDzvFB26Pvm63L2I8SubhwkoM2XS1ojnlobJPAsEdFeVLx8AOrDWQrVEBOfuTj8ziUYRcRWyL9auES7WabuzRE3qcpqjrMdwwr0f9Z46NbZ6Tdq52R3Y47-dp8Noeck_hbtKATdRmJ/w400-h191/1000042215.png" width="400" /></a></div><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">È un dramma ed una commedia insieme, con un bianco e nero che porta direttamente indietro nel tempo, al dopoguerra in cui è ambientato, ma con una colonna sonora che sta lì apposta per dirti che si, è storia, è il passato di (tutte) le famiglie, ma non è così passato e non è così lontano.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">La sinossi è semplice e, se vogliamo, anche scontata: famiglia alla soglia della povertà che, nella periferia romana del secondo dopoguerra, cerca di sopravvive e mandare avanti la baracca tra un marito ex tombarolo e violento, due figli maschi agitati, una figlia, Marcella, a cui è stata negata la possibilità di studiare per la sopradetta condizione economica, il nonno (padre di lui) fascista e più mascalzone del figlio e Delia, la mamma-moglie-sarta-infermiera-cuoca-aggiustaombrelli-idraulica-tuttofare protagonista della storia. Gli abusi che Delia subisce non sono solo le botte che prende in casa dal marito, narrate magistralmente e trasformate delicatamente in passi di danza che sembrano parte di una coreografia provata così tante volte da poter essere eseguita ormai a memoria, senza alcun errore, e con la musica al posto del rumore dei colpi, che forse fa più male che averle effettivamente sentite, quelle botte che fanno tremare le mura di casa. Le vessazioni che Delia (e tutte le donne di questo film) subisce vanno dalla privazione della libertà, della parola, alla differenza salariale.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Per questo è un film che a molti (maschile plurale sovraesteso non a caso) è sembrato banale, scontato, non necessario o evitabile. Perché parla, per l’ennesima volta, del femminismo più diretto e immediato che si possa immagine. Impossibile non empatizzare con quelle donne, di qualunque estrazione sociale, che si sentono dire per tutta la vita, prima dai padri, poi dai mariti: “Zitta tu”, anzi “A bocca chiusa”.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">È un dramma e una commedia insieme perché si ride, si piange, ci si commuove, si empatizza, si prendono le distanze e ci si arrabbia.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Le scene più autentiche e riuscite sono quelle di effettivo supporto e spensieratezza tra Delia e la sua amica Marisa, che sembra l’unica a non accettare le violenze che l’amica subisce ma a guardarla con tenerezza, non colpevolizzandola, prestandole sempre complicità; quelle più delicate quelle tra Delia e Nino, l’amico meccanico, primo fidanzatino, il primo amore mai consumato, la riflessione su qualcosa che poteva esserci e non c’è stato e che potrebbe essere ma non sarà mai.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">C’è poi la complicità con le altre donne che sanno tutto ma non fanno (o non possono fare) nulla; c’è la speranza del riscatto sociale di tutta la famiglia conquistato attraverso il matrimonio della figlia con il figlio del “ripulito” proprietario di un bar; c’è il soldato americano che nella più assoluta incomunicabilità cerca di aiutarla (ed effettivamente ci riesce). Non ci sono grandi rivolte o manifestazioni urlate. C’è la vicina di casa che presta la tovaglia buona per il pranzo del riscatto e c’è il gesto, che mille volte abbiamo visto fare, dello spolverare il servizio di piatti e bicchieri, quello “buono”, la sera prima del pranzo per “fare bella figura”. C’è lo scorrere della quotidianità e la totale fiducia nel futuro, nella storia, nel cambiamento che arriverà.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsLkPetmIa33mMGI3opgKEwBJm5jYA3w3MgASHkzmkqM3N09EHFFprR-u1vZ7Qi3ewuFFLfjx-dmHwD81OxALUAyXdiNtkLtiIwxxbhalBgMuAbC4WXVaWjO76OP66bWtRAKj3MSIE5e0xk-8pHDUvIaoyyFJfO3MAZp9EkR25fsq_kWyJd_yM8-CP6lBx/s980/1000042217.jpg" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="653" data-original-width="980" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsLkPetmIa33mMGI3opgKEwBJm5jYA3w3MgASHkzmkqM3N09EHFFprR-u1vZ7Qi3ewuFFLfjx-dmHwD81OxALUAyXdiNtkLtiIwxxbhalBgMuAbC4WXVaWjO76OP66bWtRAKj3MSIE5e0xk-8pHDUvIaoyyFJfO3MAZp9EkR25fsq_kWyJd_yM8-CP6lBx/w400-h266/1000042217.jpg" width="400" /></a></div><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Ma la cosa che, in assoluto, mi ha colpita e ferita di più, più delle botte, più delle umiliazioni, più di tutto quello che Delia sceglie di sacrificare, più del non vederla mai sedersi a tavola, più del vederla fare le scale a piedi con il cesto del bucato perché non era concesso loro di prendere l’ascensore insieme ai “signori”, più dello scegliere quella famiglia rispetto alla prospettiva di un’altra vita (prospettiva a cui lei non pensa neanche per un attimo) sono le parole della figlia nei suoi confronti. Più di tutto, in questo film, è estremamente dolorosa la mancanza di complicità, di empatia, di comprensione e, al contrario, la rabbia da parte di una figlia che vede (e subisce) le orinarie dinamiche dolorose e pensa che la colpa di tutto sia della madre, che lascia che accadano. La giudica, non rendendosi conto che il futuro che stava scegliendo era tale e quale alla scelta passata, e tanto criticata, della madre. Pensa che sua madre possa scegliere, non lo ha fatto e continua a non farlo, pensa che lei sia inutile perché permette al marito padre-padrone di comportarsi come fa, senza tentare nessuna reazione. E invece Delia reagisce, in silenzio, di nascosto, nel modo migliore in cui può farlo, per lei e per il futuro dei suoi due figli maschi e soprattutto di quella figlia femmina che, solo alla fine, riesce a sostenere e, in qualche modo, proteggere sua madre. Reagisce con quella totale fiducia nei confronti del futuro che ci fa quasi impallidire e sentire i morsi dei sensi di colpa per un futuro (oggi presente) che non è come quello che Delia e tutte le altre donne speravano.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Non è un film che svela, o rivela, chissà quale grande segreto o verità. Questa storia, quei passi di danza, quelle coreografie le conosciamo tutte e tutti, direttamente o indirettamente. Però è un film che, almeno a me, ha ricordato perché a bocca chiusa io non ci sono mai stata.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br clear="none" style="outline: none;" /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Andando al cast: Paola Cortellesi, all’esordio come regista e come attrice protagonista, credibile e perfetta; Romana Maggiora Vergano (la figlia Marcella) bravissima, intensissima e bellissima; Emanuela Fanelli (Marisa, la migliore amica di Delia) quota spensieratezza e simpatia, conquista subito con quel rapporto che, tra le due, sembra autentico; Valerio Mastandrea (Ivano, marito padre-padrone) riesce così bene in questo ruolo che credo lo detesterò per sempre; Francesco Centorame (Giulio, fidanzato promesso di Marcella) è semplicemente perfetto con quel sorriso che incanta il cuore e quelle mani che vorresti staccargliele; Vinicio Marchioni (Nino, il meccanico) timido ed ineccepibile nell’interpretazione di chi poteva essere felice e forse, finalmente, trova il coraggio per esserlo davvero; Giorgio Colangeli (Ottorino, il nonno dispotico) magistrale e credibilissimo.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Sulla colonna sonora, invece non mi dilungherò perché rischio di piangere al solo ricordo. Da “Aprite le finestre” di Fiorella Bini a “A bocca chiusa” di Daniele Silvestri, passando per “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla e “B.O.B. – Bombs Over Baghdad” degli Outkast, ogni suono sembra messo al posto giusto.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><br clear="none" style="outline: none;" /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-tl3CKmIS2mtvuNHHTScH8qJhsXVRxKUxS0PaeEYZt7ts8nltqtUgLpedqYg4gdRutyRwVZ0Pkgmn6VYmnoGEGLYMPY0WPaeepU0fMw2tbmMmTGSBzkW2l_Qi-K6v853hLR7cl7MM0BfgxMKRDKjK3uCmJX7LlwY7TNAW362iMrPv4KYUD0iITA6YJBxn/s5332/1000042184%20(1).jpg" style="background-color: #fff2cc; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3999" data-original-width="5332" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-tl3CKmIS2mtvuNHHTScH8qJhsXVRxKUxS0PaeEYZt7ts8nltqtUgLpedqYg4gdRutyRwVZ0Pkgmn6VYmnoGEGLYMPY0WPaeepU0fMw2tbmMmTGSBzkW2l_Qi-K6v853hLR7cl7MM0BfgxMKRDKjK3uCmJX7LlwY7TNAW362iMrPv4KYUD0iITA6YJBxn/w400-h300/1000042184%20(1).jpg" width="400" /></a></div><span style="background-color: #fff2cc;"><br /></span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">“C’è ancora domani” è un film che parla di azioni quotidiane, di dinamiche nascoste e di altre note, di rivolte silenziose, attuate a bocca chiusa, di cose che sono successe e che continuano a succedere, di libertà negate e di quelle conquistate, di passato e di futuro. È storia ed è presente.</span></div><div id="yiv8461274086mail-editor-reference-message-container" style="color: #1d2228; outline: none; text-align: center;"><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;">Didascalico probabilmente, immediato sicuramente, questo film ha fatto incazzare (quasi) solo i maschi bianchi etero cis basici. E allora forse di questo film, e di film come Barbie, e di tutti gli altri film in cui il femminismo è latente o è manifesto, è nascosto o è urlato, di film che fanno discutere di patriarcato, di disparità salariale, di diritto di voto e di parola, ce n’è ancora bisogno.</span></div><div><br /></div></div></div></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-77909540272694215522023-11-02T19:03:00.010+01:002023-11-03T08:03:59.884+01:00Recensione: "Anatomia di una caduta" - Al Cinema 2023<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGmHbiBTnPnAp5czfN2TLUFcIjnQ8vTMwo_rIeou0ESU884rUg7inJSNFtRac4Xswyp9_uiIAL0qX_z1Bp1g6iee6MDFHGGtmN4vgfbO2qh_TzfjEW-aBoRs1D6kyjkj-7r0XVUIWjjdkYDQ8Zv54RCYbZUrdbXEvHrmbhk6IOfcQ5mP57mB44MLEmiX39/s1920/https___static.nieuwsblad.be_Assets_Images_Upload_2023_09_04_86936d33-2d5b-45da-bf98-999bf3cc878c.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGmHbiBTnPnAp5czfN2TLUFcIjnQ8vTMwo_rIeou0ESU884rUg7inJSNFtRac4Xswyp9_uiIAL0qX_z1Bp1g6iee6MDFHGGtmN4vgfbO2qh_TzfjEW-aBoRs1D6kyjkj-7r0XVUIWjjdkYDQ8Zv54RCYbZUrdbXEvHrmbhk6IOfcQ5mP57mB44MLEmiX39/w448-h252/https___static.nieuwsblad.be_Assets_Images_Upload_2023_09_04_86936d33-2d5b-45da-bf98-999bf3cc878c.jpg" width="448" /></a> <br /><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>"Anatomia di una caduta" è un film magnifico che, per quanto mi riguarda, ha come unico difetto l'eccessiva durata (dovuta ad una parte centrale, quella del processo, assolutamente troppo prolissa).<br />Un bambino cieco trova suo padre morto, nella neve.<br />L'uomo sembra essere caduto o essersi gettato dalla soffitta, ma in casa era presente anche la madre, che risulta quindi indagata.<br />Ne nasce così un grandissimo film che analizzando quella "caduta" analizza invece un intero rapporto di coppia, con tutte le sue crepe, i suoi problemi, i suoi segreti.<br />Dialoghi magnifici per un giallo sull'impossibilità di raggiungere una verità e su come per ogni cosa ci può essere sempre un punto di vista diverso per giudicarla.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Sandra e Samuel siamo tutti noi, sono tutte le nostre storie d'amore difficili, tormentate, a volte pure "mortali".<br />E' impossibile descrivere l'anatomia di un amore o di una vita.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Perchè l'anatomia è scienza, e tutte le nostre vite e le nostre emozioni, scienza, non potranno mai esserlo.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">"Devi prendere una decisione"</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">dice la tutrice di Daniel al bambino.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non riguarda tanto quello che pensi, non riguarda tanto quelli che provi, ma riguarda quello che decidi sia meglio per te.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Forse, in mezzo agli innumerevoli e superbi dialoghi del film, questo potrebbe restare nascosto o dimenticato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure credo sia importantissimo, probabilmente il più importante e indicativo per dare una soluzione al giallo e alle vicende.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Daniel depone per l'ultima volta, in piedi, nel sui mondo oscuro di ombre e dolori.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sembra aver finito di parlare eppure vuole aggiungere un'ultima cosa, che sembra una piccola postilla quando, invece, è semplicemente il "nuovo" frutto nato di quel "devi prendere una decisione" del giorno prima.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Daniel ha deciso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ha deciso che anche se il suo cuore magari dice altro, anche se il suo senso logico magari dice altro, anche se le sue sensazioni sono altre, lui non vuole perdere anche sua madre, l'unica cosa che gli è rimasta (oltre al suo splendido e commovente cane).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Parte il racconto, probabilmente inventato, di quel viaggio in macchina col padre verso il veterinario.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sono 5 minuti straordinari, emotivamente giganteschi, incastonati in un'ultima mezz'ora che, emotivamente gigantesca, lo è quasi sempre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Cinque minuti sulla necessità di prepararsi alla morte di chi ami, sull'ineluttabilità della stessa morte, sul concetto per cui ogni vita è vissuta con diversa intensità e, quindi, quel "super cane" che ha dato la sua esistenza per Daniel, proteggendolo da tutto e dovendo spendere energie gigantesche per farlo, magari era destinato ad andarsene prima del previsto, troppo stanco.<br />Un pò quello che successe con John Coffey ne "Il Miglio Verde".<br />"Sono stanco capo", disse quell'uomo che, seppur ancora giovane, aveva usato tutte le sue energie per salvare ogni volta la "malattia" degli altri.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Come del resto - da qui l'analogia pensata da Daniel- Samuel, il padre, era un uomo che aveva dato tutto, aveva amato, sofferto, lottato fino a quel momento, e magari si sentiva stanco, arrivato al culmine, svuotato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Pronto ad andarsene.<br />E' straordinario come ad un certo punto le parole dette in tribunale da Daniel diventino, nel ricordo, una specie di "doppiaggio" del padre, il viso e labiale di lui, le parole del figlio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">A darmi ancora più la sensazione che quel ricordo non sia reale, ma sia stato costruito dallo stesso Daniel.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Una scena di impressionante bellezza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E, se ci pensate, esattamente "contraria" all'altra scena madre di questo magnifico film, quella dell'ascolto in tribunale del file audio della litigata.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ecco, ad un certo punto - brividi - il flash back del litigio "apparso" a noi spettatori con l'audio scompare, per lasciarci solo i rumori di una lite spaventosa, di una vera lotta a calci e pugni.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Lotta che quindi noi spettatori non vedremo, come del resto non poteva vederla nessuno dei presenti in quel tribunale, a ricordare che noi dobbiamo essere come tutti i personaggi del film, non avere alcun elemento in più per conoscere la verità.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">O interpretarla.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ecco che quindi una scena reale e drammatica successa veramente ci viene preclusa allo sguardo proprio nel momento in cui sarebbe stato più importante vederla, mentre la scena del ricordo di Daniel, probabilmente non reale, ci viene mostrata (anche se con l'artificio della voce del figlio nel labiale del padre, pensateci, non può essere un caso).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il vero nascosto e il falso manifesto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Un pochino, se volete, questo potrebbe apparire il mantra dell'intero film, una magistrale architettura che nei suoi mattoni inserisce verità e bugie come fossero una calce perfetta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Però poi, a ben pensarci, questo film di bugie al suo interno potrebbe averne pochissime, se non nessuna.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sembra più che altro un film sull'interpretazione della verità, sulle suggestioni, sulle ricostruzioni, sull'analisi delle cose.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Con quella "caduta" del titolo che diventa invece sineddoche di intere vite, probabilmente non solo quelle dei protagonisti, ma anche delle nostre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Anatomia in realtà è termine scientifico, incontestabile, quando ne viene descritta una quella è.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E attraverso disegni, computer grafica, modellini in tre dimensioni e ricostruzioni in cui vengono fatti cadere manichini dalla finestra, si prova veramente a dare un'anatomia a quella caduta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure ci sono 2,3,4 anatomie diverse di quella caduta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Un ossimoro, l'anatomia una è e deve essere.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è qui che questo magnifico titolo esplode, ovvero in questo tentativo inutile e impossibile di dare anatomia a cose che un'anatomia non ce l'hanno.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Questa caduta che non si riesce a ricostruire, così tanto complessa che due tesi completamente antitetiche sembrano entrambe assolutamente incontestabili, non è altro che la metafora di tutto quello che avviene nel film, ovvero il cercare di dare una "scientificità" ai rapporti umani, alle emozioni, ai comportamenti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In tribunale si analizza la caduta ma poi, con uno zoom all'indietro a schiaffo che finisce in un campo larghissimo, si analizza l'intera vita di Sandra e Samuel cercando delle prove "scientifiche" per corroborare la stessa scientificità dell'analisi della caduta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure, ed è questo il messaggio più grande del film, non potrai mai dare forma all'informe, non potrai mai dare scientificità al non scientifico, non potrai mai pretendere di trovare certezze, verità monolitiche e punti di vista sicuri in quella cosa così incredibilmente schizofrenica, complessa, indecifrabile, bipolare, ipocrita - e per questo vera - che è l'esistenza umana.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Andiamo alla registrazione.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Appare il flash back.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ogni frase di lui ci sembra giusta, perfetta, inoppugnabile,</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ogni frase di lei, dal suo punto di vista, lo stesso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure stanno dicendo cose una completamente opposta l'uno all'altra, per ogni aspetto analizzato viene esposto il suo contraltare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Analizzando questo straordinario dialogo sembra di vedere i due periti forensi che danno le due versioni della caduta.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Entrambe sembrano reali, vere, condivisibili.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sia nel caso della litigata che nell'analisi della caduta possiamo anche propendere più per l'una che per l'altra delle due posizioni (per esempio io ero più dalla parte di lui in quel dialogo, cosa molto strana per me che di solito sono sempre dalla parte di "lei") ma ci rendiamo benissimo conto che, alla fine, tutti hanno ragione, nessuno ha ragione, semplicemente ogni aspetto della vita ha punti di vista differenti e, addirittura, anche quando una verità sembra inoppugnabile (per restare in tribunale diremmo "la prova") anche quella può essere analizzata, capita, per poi magari mostrarsi in altra maniera.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In questo senso la gigantesca figura di Daniel, il figlio (in un paio di scene mi ha devastato) diventa emblematica.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' cieco per un terribile incidente, incidente successo "per colpa" del padre (virgolette d'obbligo, nessuno ha realmente colpa).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Incidente che diventa importantissimo nella sceneggiatura non solo in maniera "reale", ovvero perchè quel figlio così per sempre menomato diventerà un tormento incredibile per il padre, devastato dal senso di colpa e probabilmente da quel momento entrato in una spirale senza via d'uscita (molto interessante come in questo senso l'incidente abbia creato una specie di domino di disgrazie, tipo i costi delle cure troppo alti, la successiva mancanza di soldi, il dovere tornare a lavorare del padre invece di scrivere, tutta una serie di conseguenze reali che diventano anche simboliche, come se quel senso di colpa lo mangiasse così tanto da togliergli ogni bene e libertà), dicevo non importante solo per questo motivo ma anche per il suo valore metaforico.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Daniel non vede, è cieco.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Mentre noi analizziamo plastici, filmati, ricostruzioni, mentre noi vediamo i visi e i comportamenti di ogni singolo personaggio lui è lì, nel suo mondo oscuro di solo udito.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' lì con un compito preciso, un compito che esplica già dopo 10 minuti di film:</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br />"Io devo capire"<br /><br />aveva detto. </span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E così mentre il mondo fuori a colori mostra, dimostra e si mostra, mentre il mondo a colori urla e discute lui, a occhi chiusi, metafora se ce n'è una della riflessione, cerca di capire.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Su 10 personaggi del film è forse l'unico che non deve portare avanti una posizione, è l'unico che se ne sta lì, in mezzo, nè da una parte nè dall'altra, cercando di capire.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ecco quindi che la sua cecità diventa un dono o un "vantaggio", quello della possibilità di estraniarsi da tutto e capire.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E quello che capirà, come detto all'inizio, si unisce all'altra frase simbolo del film , "devi prendere una decisione", e Daniel è forse così l'unico "a capire che non c'è niente da capire", che non ci possono essere certezze, che l'unica certezza in quella terribile situazione è il dubbio, che non ci può essere nessuna anatomia di una caduta, di una vita, di due vite o delle vite di ognuno di noi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW6Aq18FBNklC9eRQM1FvQxfQYqQ3OgBAAr7cXbkMF4YiDYk-idr4GZ-O1_Ovmm907Wj4mtm9LIWYLeBo6xNOS5hKCY8F0smFoifzLY2tNDOseR1feQdZhHdaExSBPp2tVb6dfXGHmlLTHtizXCmpRczLkPdw1I-UEsMSFup2juJfXFCWKVnxNrqAHT_Ok/s556/eyJidWNrZXQiOiJmZGMtc2l0ZXB1YmxpYy1tZWRpYS1wcm9kIiwia2V5IjoidXBsb2Fkc1wvMjAyM1wvMDVcL2FuYXRvbWllX2R1bmVfY2h1dGVfanVzdGluZV90cmlldF9lMy5qcGciLCJlZGl0cyI6eyJyZXNpemUiOnsid2lkdGgiOjU1NiwiZml0IjoiY292ZXIifX19.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="556" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW6Aq18FBNklC9eRQM1FvQxfQYqQ3OgBAAr7cXbkMF4YiDYk-idr4GZ-O1_Ovmm907Wj4mtm9LIWYLeBo6xNOS5hKCY8F0smFoifzLY2tNDOseR1feQdZhHdaExSBPp2tVb6dfXGHmlLTHtizXCmpRczLkPdw1I-UEsMSFup2juJfXFCWKVnxNrqAHT_Ok/w400-h225/eyJidWNrZXQiOiJmZGMtc2l0ZXB1YmxpYy1tZWRpYS1wcm9kIiwia2V5IjoidXBsb2Fkc1wvMjAyM1wvMDVcL2FuYXRvbWllX2R1bmVfY2h1dGVfanVzdGluZV90cmlldF9lMy5qcGciLCJlZGl0cyI6eyJyZXNpemUiOnsid2lkdGgiOjU1NiwiZml0IjoiY292ZXIifX19.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E allora, conscio di questa impossibilità di capire, sceglierà la via meno dolorosa, la via in cui avrà ancora una madre a fianco, una madre che FORSE ha anche causato la morte del padre, ma meglio un rapporto da ricostruire con l'unica persona che mi è rimasta al mondo che perdere per sempre quella persona, persona che poi, altrettanto FORSE, non ha colpa di nulla.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' come se nel marasma ed incertezza della vita Daniel abbia scelto non tanto la via della verità (impossibile da imboccare) ma quella della sopravvivenza, probabilmente anche quella dell'amore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In questo dubbio amletico (e, attenzione, per Daniel il dubbio non è solo sulla dinamica della caduta ma ce ne sono di molto più importanti, ovvero quello di capire se i suoi genitori si amavano davvero e quello di capire se la stessa madre lo ami) Daniel doveva "decidere" (per tornare alla tutrice) se vivere (salvare la madre) o morire (condannarla alla prigione a vita).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed ha scelto di vivere, anche perchè solo vivendo avrà modo, stando con lei, di continuare a capire.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non è un caso che quando la madre torna a casa entrambi manifestino la "paura" di quel ritorno, perchè entrambi sanno che quel ritorno e quella nuova vita insieme non sono un punto di arrivo, una nuova gioia, ma, al contrario, un nuovo difficilissimo punto di partenza in cui, con molto dolore e diffidenza, dovranno riscoprirsi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E diventa quindi struggente vedere quel figlio che accarezza la testa della madre (ribaltando quindi i ruoli), come a ricordarci che è stato lui l'adulto della situazione, lui quello che ha deciso per l'altro, lui quello che ha protetto e si è preso cura.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKUZzApbHZUDEoRJhufatqxDT9VNWW9VhqOvgpLUBrsiDzFcwgx2ZZV-fZU8m0vFQ0mkzzhE-1vuzRN35jc96qf3Uw213O-JQIgpZbSMJy2axG39KU_wWsKUgWdzQ0PH7rwiicWFPmCiYW03bBpgYOzZ9yc2t8whRMQk52ukxY7edTAn99cyg8X53aTXhn/s1280/4978000.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="692" data-original-width="1280" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKUZzApbHZUDEoRJhufatqxDT9VNWW9VhqOvgpLUBrsiDzFcwgx2ZZV-fZU8m0vFQ0mkzzhE-1vuzRN35jc96qf3Uw213O-JQIgpZbSMJy2axG39KU_wWsKUgWdzQ0PH7rwiicWFPmCiYW03bBpgYOzZ9yc2t8whRMQk52ukxY7edTAn99cyg8X53aTXhn/w400-h216/4978000.webp" width="400" /></a></div><br /><span style="font-size: medium;"><i>E' sempre buffo quando riprendo in mano una recensione il giorno dopo (o giorni dopo) e non me ricordo una fava de quello che avevo già detto o comunque non riesco a riprendere il filo di un discorso. Questo è il caso. Quindi ora, boh, provo a riprenderlo quel filo o sparo altre cose a caso.</i></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ok, prima parlavo di Daniel e della sua decisione, credo di averlo fatto anche troppo abbondantemente (anche perchè sono convinto che questa convinzione/sensazione non sia condivisa da molti. Ma è un film che parla di punti di vista e verità relative figurati se non debba essere così anche in fase di analisi).<br />Uscendo un attimo dalle tematiche, magari poi per tornarci per una chiosa, vediamo aspetti più "tecnici".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La scrittura è straordinaria, e parlo sia di scrittura più verticale (come è costruita la singola scena e i dialoghi dentro di essa) che orizzontale (il plot o comunque come le varie sequenze si legano tra loro).<br />Per non parlare della scrittura dei personaggi, quella che quasi sempre, alla fine, rende grandi i film.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sandra, questa donna con piccole stimmate di anaffettività e freddezza (il giorno che muore il marito e i successivi ha spesso una calma inconcepibile, impossibile per chi ha appena perso la persona che ama) ma che molto spesso ci dà la sensazione d'esser vera, sincera, sbagliata in tante cose ma intellettualmente cristallina. Nella famosa discussione con litigata più volte mi sono ritrovato a pensare quanto fosse stronza ed egoista, eppure era così "pura" nello spiegare qualsiasi cosa gli imputasse il marito (il plagio, il tradimento, la colpa dell'incidente addossata a lui) che l'ho stimata tanto, perchè io amo chi sbaglia ma mi dà la sensazione di sincerità.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Poi c'è lui, Samuel, uomo che ho amato molto anche perchè, forse, mi ci sono rivisto in molte cose (da qui probabilmente quel mio dargli ragione, almeno al 51%).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Chissà se i suoi fallimenti abbiano davvero cause "esterne" (il mondo, Sandra) o siano solo sue mancanze, ma vedere un uomo che ama profondamente un figlio che ritiene esser diventato cieco per sua colpa è davvero dolorosa come cosa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Anche lui mi è sembrato sincero perchè, come dicevo, questo non è un film di bugie, ma solo di diverse percezioni della realtà.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Su Daniel ho poco da dire. Importantissimo a inizio film, poi quasi scompare per poi essere indiscutibilmente il personaggio principale dell'ultima mezz'ora, la più bella (insieme alla prima).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La scena col cane e le pasticche (di una verosimiglianza pazzesca) è devastante, secondo me di gran lunga quella emotivamente più forte. Quel bambino che, per ricerca della verità, commette la tremenda leggerezza di rischiare di far morire il suo cane (che se lo definiamo l'essere vivente più importante della sua vita non andiamo lontano a prenderci) ti ammazza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma c'è un altro momento, molto più piccolo e nascosto, che ha la stessa potenza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è quando Daniel vede al telegiornale della scarcerazione della madre.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Quel suo sorriso, quel suo "guardarsi" intorno, quella felicità mista a commozione, quel pianto-gioia sono 30 secondi che vorrei rivedere migliaia di volte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br />Ma è bello anche il personaggio della tutrice, dolce e materna, e quello del pubblico ministero.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Resta però addosso quella dell'avvocato di Sandra, uomo da sempre di lei innamorato che ha deciso di aiutarla più in nome di quell'amore che per professione.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Un uomo sempre ad un cm dal baciarla o dal chiedere di farlo ma che, invece, con una dignità e rispetto pazzesco, starà sempre al suo posto, con un'umanità e una professionalità eccezionali (e, attenzione, anche Sandra non cede mai, particolare molto importante per chi sostiene la tesi - e mi ci metto anche io - che lei alla fine Samuel l'amava davvero).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">I suoi occhi lucidi nel guardarla al ristorante giapponese restano dentro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXup9-A0Wh-WG4CJgni7J4TNENaiFs3sNUcsHaiQpRk2_0eJ1RHV4lBFEFDIjOXSnxellmjKBkwRfSBm2cvN_ersPX4Dm7mOPDJFAG3TZAAAthqBgQ6NjEIIWUbhzAgISSt4XLfT-XXhMzYFyQK-hXyJwqVDB0eBDWi1cWeTbk_sbmnDroIdPbwcMsR3m5/s1240/5052880.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="1240" height="196" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXup9-A0Wh-WG4CJgni7J4TNENaiFs3sNUcsHaiQpRk2_0eJ1RHV4lBFEFDIjOXSnxellmjKBkwRfSBm2cvN_ersPX4Dm7mOPDJFAG3TZAAAthqBgQ6NjEIIWUbhzAgISSt4XLfT-XXhMzYFyQK-hXyJwqVDB0eBDWi1cWeTbk_sbmnDroIdPbwcMsR3m5/w400-h196/5052880.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il problema di "Anatomia di una caduta" è che è troppo lungo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non troppo lungo tout court, chè un film può anche durare 4 ore se serve, ma a me ha dato la sensazione nella sua parte centrale, quella del processo, di esagerare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' anche vero che io da 30 anni guardo video, documentari e qualsiasi cosa riguardi crime e processi e quindi quell'ora tutta là dentro l'ho vissuta in maniera meno "cinematografica", meno artistica, come se fossi stato a casa mia a guardarmi le mie ore e ore di processi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sì, ho un pochino patito (dentro al processo le cose che mi sono piaciute di più sono le ricostruzioni dei periti e, ovviamente, l'ascolto del nastro).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Per fortuna l'ultima mezz'ora riporterà "Anatomia di una caduta" alle altezze della prima parte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Prima parte con un grandissimo incipit (madò, l'intervista con quella musica assordante è tanta roba, la passeggiata del figlio, il ritorno con quella scoperta, tutto perfetto) e un'altra grande sequenza che è quella della ricostruzione in loco, con quella musica altissima che ritorna e le riproposizioni del dialogo con diverse tonalità di voce.<br />A proposito di dialoghi un altro interessantissimo aspetto del film è quello riguardante le lingue.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">L'uso del francese e dell'inglese non è solo "fattuale", ovvero dovuto alle varie nazionalità dei protagonisti e alle dinamiche del film, ma anche qui può essere visto in maniera più alta e simbolica, come a stigmatizzare la difficilissima capacità di comprendersi dei vari personaggi (specie dei due coniugi) e, volendo, anche manifesto di eventuali egoismi (ad esempio lei che sceglie di parlare inglese in famiglia malgrado abitino in Francia e il figlio sia di fatto francese).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Come se non bastasse, in questa grande complessità dovuta ai punti di vista, alle esistenze e alle lingue, si inserisce anche quella dell'Arte, ovvero di quanto la Verità e la Letteratura (i libri di Sandra) possano intersecarsi tra loro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non è un caso che praticamente il primo dialogo del film riguardi questo, quanto cioè Sandra metta nelle sue opere aspetti della sua vita reale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Realtà quindi che può essere finzione e finzione che può avere enormi tracce di realtà, a rendere il mosaico dell'impossibile raggiungimento del vero ancora più grande.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">(su questo argomento di realtà e letteratura vi consiglio "Nella Casa", di Ozon).<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span>Alla fine, però, quello che più resta dentro di "Anatomia di una caduta" è proprio il paradosso di essere un film su una verità che non verrà mai a galla ma, anche, un film che ti trasmette verità dal primo all'ultimo secondo.<br />Sandra e Samuel siamo tutti noi (non è un caso che i nomi dei due personaggi siano gli stessi dei due attori che li interpretano, tutto a sottolineare la "verità" di quel rapporto, quanto possa esulare dal film e riguardare la vita reale di noi tutti.<br />I loro tradimenti, il loro amore, il loro odio, il loro rinfacciarsi le cose, il loro non capirsi, la loro freddezza, la loro condivisione </span><i>del </i><span>dolore o la loro solitudine </span><i>nel </i><span>dolore, il loro sentirsi migliore dell'altro, il loro orgoglio, il loro narcisismo, le loro grida di aiuto non sentite dall'altro, il loro affondare senza riuscire a remare insieme, i loro gesti d'affetto o di stima non capiti dall'altro, il loro amore così diverso verso un figlio così diverso, la loro differenza di carattere, la loro differenza di ambizione, ogni "loro" cosa è anche la nostra.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Però in mezzo a tutto questo casino, in mezzo a queste 7 lunghissime righe che sembrano gridare disamore in maniera incontestabile, ecco, in mezzo a tutto questo c'è esattamente l'opposto, la magia dell'amore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè Sandra e Samuel, malgrado tutto questo, forse si amavano davvero.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè tutti noi, malgrado tutto questo, a volte ci siamo amati davvero.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè sono capitati amori che a queste 7 righe qua sopra possono contrapporle altre con tutti i motivi per cui invece ne valeva la pena.<br />Con tutte le cose bellissime che avevamo.<br />Con tutte quelle uniche.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E se un amore sia vero potessimo capirlo da una stupida e fredda questione matematica magari ci accorgeremmo che, quelle righe, sono anche più di 7.<br /><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtAKrPkDafIUp72smMnjiiPHqrnOcEOrJTxVsIHj0n8fLRmqOaSHUYcclUvlieIO3M2T5LcViUripWHhyphenhyphenrXpl2UjKz6nYIqIDN5EmSNRWC-sFbxrtWO0EKwJ4BVPOccDTwKdN0gDLtGDWR9fTUhkIkDGLi8iaw9vApGUAqPnEF6VAVyDCLlHHUqshP2Ce9/s870/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="489" data-original-width="870" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtAKrPkDafIUp72smMnjiiPHqrnOcEOrJTxVsIHj0n8fLRmqOaSHUYcclUvlieIO3M2T5LcViUripWHhyphenhyphenrXpl2UjKz6nYIqIDN5EmSNRWC-sFbxrtWO0EKwJ4BVPOccDTwKdN0gDLtGDWR9fTUhkIkDGLi8iaw9vApGUAqPnEF6VAVyDCLlHHUqshP2Ce9/w400-h225/870x489_sc_anatomie-d-une-chute-2023.jpg" width="400" /></a></div><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com36tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-92012489231084816232023-10-26T15:11:00.002+02:002023-10-26T15:11:30.204+02:00Recensione: "Nessuno ti salverà" - Su Disney Plus<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBGQHZi7vokTp5RdPg3dV3NoaASMXNQ9GQS-nv7P68LkahLQyxGUI10edcD2nioUNOZlp0S8oWpGRGXTLS3amfHoA-upgSuk0xI0PQKKHTUVDuaTbM_A-7HQe0h16bpCNl8z94-8PRWHPkowgluMBnRgQ3rTRjGg_cudtAytu5ii9Es09jHrudNWZMe12z/s1500/No+One+Will+Save+You+2%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1124" data-original-width="1500" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBGQHZi7vokTp5RdPg3dV3NoaASMXNQ9GQS-nv7P68LkahLQyxGUI10edcD2nioUNOZlp0S8oWpGRGXTLS3amfHoA-upgSuk0xI0PQKKHTUVDuaTbM_A-7HQe0h16bpCNl8z94-8PRWHPkowgluMBnRgQ3rTRjGg_cudtAytu5ii9Es09jHrudNWZMe12z/w400-h300/No+One+Will+Save+You+2%20(1).jpg" width="400" /></a><br /><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Per prima cosa ci tengo a dire che, come sempre, darò al film interpretazioni completamente personali (probabilmente sbagliate) che, mai come in questo caso, potrebbero essere molto diverse da quelle dei più (non ho letto nulla ma l'istinto mi dice che generalmente il film possa essere stato letto in una certa maniera).<br />Invito quindi a leggere la recensione fino in fondo solo a chi ha visto il film.<br /> In ogni caso se tutti ne parlano e quasi tutti benissimo significa solo una cosa, ovvero che "Nessuno ti salverà" è un gran bel film.<br />A prima vista è derivativo, non originale, pieno di cose viste e riviste.<br />Eppure riesce, specie attraverso due scelte particolari - l'assenza di dialoghi e il mostrare "loro" sin dall'inizio - ad essere un film con una sua fortissima peculiarità, una cosa completamente diversa dalle cose simili a lui.<br />Ma l'aspetto più interessante di questo film è che eccelle dove, ad esempio, falliva "Talk to me", ovvero il riuscire, andando avanti nel minutaggio, a dare sempre più spazio ai sottotesti e alle tematiche che ha dentro (mentre il bellissimo horror della mano demoniaca le perdeva tutte per strada).<br />Tanto da farci arrivare alla fine con la sensazione che il vestito di genere fosse, appunto, solo un vestito.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-size: medium;"><b>Di sicuro "Nessuno ti salverà" è l'ennesimo film su uno dei "sentimenti" più affascinanti e devastanti che possa provare l'essere umano, il senso di colpa.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La cosa più bella di "Nessuno ti salverà" è il suo essere completamente derivativo, poco originale, visto e rivisto ma, al contempo, capace di darci la sensazione di unicità.<br />Come se ad una ricetta tradizionale noi cambiassimo due piccoli ingredienti che apparentemente non la modificano ma, al palato, ce la restituiscono in un modo diverso, quasi nuovo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Un film che ci mostra alieni nel modo in cui ci viene mostrato da 80 anni, che ci mostra adduzioni nel modo che ci viene mostrato da 80 anni, che non ha un solo elemento visivo nuovo ma che riesce, quasi miracolosamente, ad essere originale, peculiare e, probabilmente, restarci nel ricordo.<br />E lo fa principalmente grazie a due idee davvero minime (i micro ingredienti di cui sopra) ma che, a ben guardarle, sono grandi e coraggiose.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La prima è quella di non avere una parola al suo interno, essere completamente senza dialoghi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non parliamo solo della protagonista (che non riusciamo a capire se <br /><br />A non parli per circostanze <br />B sia veramente sordomuta <br />C sia diventata muta dopo la tragedia del passato<br /><br />ma di tutti i protagonisti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La sceneggiatura è intelligentissima perchè anche nelle interazioni di Brynn con gli altri personaggi non crea mai situazioni per cui "se deve parlà per forza", lasciando quindi questo dubbio allo spettatore (quello del mutismo della protagonista) e proseguendo questa sua radicalissima scelta dell'assenza di dialoghi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Tra l'altro, ma questa è solo una delle tante suggestioni che il film mi ha dato, nei "gorgoglii" degli alieni, in quella loro lingua gutturale, ho visto qualcosa di molto simile alla "lingua dei sordomuti", ovvero a quei penosi (detto in senso molto empatico) tentativi di parlare di chi non ha voce (ho ripensato a un vecchissimo film della mia infanzia, "Figli di un Dio minore").<br /><br />Il secondo micro ingrediente non è tanto l'aver trasformato un film di alieni in un home invasion (siamo a metà tra l'home invasion e un film apocalittico, fuori dalla casa), chè questo alla fine si è visto più volte, ma il non aver minimamente battuto la strada del mistero, del climax ascendente, e averci fatto vedere dopo appena un quarto d'ora, in maniera esplicitissima poi, che di alieni stiamo parlando.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Assenza di dialoghi, quindi, e rivelazione degli alieni sin da subito.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Unendo le due cose potete notare che, forse, abbiamo già un'indicazione molto rilevante.<br />Ed è quella per cui "Nessuno ti salverà" ha una mission molto precisa, ovvero quella di diventare, piano piano, sempre di più film esistenziale e di tematiche.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Prendiamo l'ultimo film recensito, ormai 20 giorni fa (niente, non riesco mai a riprendere un buon ritmo co sto blog), "Talk to me".</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ecco, "Nessuno ti salverà" si esalta proprio dove "Talk to me" quasi affondava.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Perchè mentre uno, il primo, più va avanti il film più si libera del vestito "esterno" di genere per diventare più profondo ed intimista l'altro, "Talk to me", fa il contrario, più passa il tempo più lascia perdere o non approfondisce tutte le bellissime cose che aveva messo nel piatto nella prima parte.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Fanno un percorso esattamente inverso ed è inutile dire quanto, almeno per me, il percorso di "Nessuno ti salverà" sia più bello.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkZSVoVU8D1FxvxgLG31zbXQmNzBsD5JR5cKjOY6OQZn1zUcuWsPLAabkhyphenhyphenAC9_gbwHmzRUHStqP82s5NJ8GsetAlMibbD5DiX9e3xzn2Y5akDlvXL7LmiMfFPZqcoch0U88gbS0aGhTkGuvy_JMRrzfC8sY0xJ-p3jKtWyKMOhyphenhyphen3FNBMWfxzOlb4fldqX/s800/no-one-will-save-you-legs-header.width-800.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="501" data-original-width="800" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkZSVoVU8D1FxvxgLG31zbXQmNzBsD5JR5cKjOY6OQZn1zUcuWsPLAabkhyphenhyphenAC9_gbwHmzRUHStqP82s5NJ8GsetAlMibbD5DiX9e3xzn2Y5akDlvXL7LmiMfFPZqcoch0U88gbS0aGhTkGuvy_JMRrzfC8sY0xJ-p3jKtWyKMOhyphenhyphen3FNBMWfxzOlb4fldqX/w400-h250/no-one-will-save-you-legs-header.width-800.png" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Andiamo più nel dettaglio del film.<br />Brynn è una ragazza che vive da sola.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La sua casa, i suoi vestiti, le sue abitudini, sembrano uscire tutte dagli anni 60.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Tanto che se non fosse per la data di morte nella lapide della madre anche lo spettatore ne sarebbe convinto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Vive in un'atmosfera apparentemente felicissima, quasi disneyana (e che il film sia su Disney Plus forse non è un caso), per cui cuce, balla, canta, ascolta musica, saltella qua e là, fa colazione in giardino, manda lettere, colleziona modellini di edifici.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Sembra letteralmente una bambina nella sua cameretta, senza un solo pensiero, felice.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Eppure Brynn ha un macigno nel cuore, una tragedia nel suo passato che non riesce a dimenticare e superare.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E, anzi, quel suo vivere apparentemente felice tra balli, canti e modellini, è forse dovuto al suo essere rimasta a 12 anni, quando la tragedia è avvenuta, come se, per sopravvivere, non sia mai più riuscita a crescere.<br />Il trait d'union tra il mondo fatato dove vive e l'orrore del passato è rappresentato dalle lettere che scrive ad una sua amica, lettere scritte "divertendosi" e in modo spensierato ma, in realtà, estratti della sua anima lacerata, del suo senso di colpa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Una notte Brynn sente dei rumori e, in una lunghissima sequenza di 15 minuti - davvero bella - scoprirà che quei rumori altro non sono che alieni che le sono entrati in casa, e che vogliono prendersela con sè.<br />Vediamo sin da subito le fattezze degli alieni (come dicevo molto classiche, il classico "grigio") e capiamo sempre da subito che il loro obiettivo (anche questo molto classico) è prendere Brynn, addurla.<br />Brynn riuscirà ad uccidere questo primo alieno e fuggire in città.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma anche gli altri abitanti della città sono strani, l'invasione ha riguardato tutto e tutti.<span><a name='more'></a></span><br /><br />Prima di addentrarmi nella mia lettura le solite note sparse qua e là.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non ho amato particolarmente la giovane attrice principale.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non che non sia brava, anzi, ma non è riuscita, almeno con me, a darmi quel "transfert emotivo" che in un soggetto del genere mi sarei aspettato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Anche perchè questo è un film che racconta di dolori fortissimi, solitudine e senso di colpa, sono convinto che con altre attrici mi sarei emozionato molto di più.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Il film è ben girato, le inquadrature dall'alto (credo con droni) sono spettacolari (specie quella dell' "avvicinamento" della navicella alla casa di Brynn, all'inizio), c'è un gran bel lavoro di luci (sia il giorno e la notte che quelle fluorescenti delle adduzioni) e, in generale, questo è un film bello da vedere.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ad esempio la scena a luce rossa nella quale lei viene intercettata dal raggio e lievita a mezz'aria è stupenda, forse la migliore del film.<br />Gli effetti visivi sono più che discreti, anche se non si grida certamente al miracolo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Credo dipenda anche dal fatto per cui "Nessuno ti salverà" non volesse puntare sulla spettacolarizzazione della parte "aliena" (navicelle e umanoidi) ma, come dicevo all'inizio, sia un film più incentrato alla tematica, al messaggio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In ogni caso "carinissimi" sia l'alieno "nano" che quello - aracniforme - gigantesco (protagonista dell'unica parte inverosimile, l'inseguimento finito con l'incastramento in macchina).<br />Ma eccoci arrivati alla fatidica domanda che da 15 anni ci poniamo sempre qui nel blog.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWNDTCpvtTACVgelDVWwfhdPREjS4rvjVN4_5BwKse_X_ANVHsv21hCk6PH9y2YTNr_EPbJNqgt9rIOiozQf7ud2apc5X966h1yB9ukdnPxOs8UnjkANedCfizLFkp0J3-sf5_yKosNHbMkEz4vaFPLRVZ-Zh-plkbPgNrLMWQghgAwpRuv10OaYV4A07K/s1080/No_One_Main.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1080" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWNDTCpvtTACVgelDVWwfhdPREjS4rvjVN4_5BwKse_X_ANVHsv21hCk6PH9y2YTNr_EPbJNqgt9rIOiozQf7ud2apc5X966h1yB9ukdnPxOs8UnjkANedCfizLFkp0J3-sf5_yKosNHbMkEz4vaFPLRVZ-Zh-plkbPgNrLMWQghgAwpRuv10OaYV4A07K/w400-h250/No_One_Main.jpg" width="400" /></a></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ok, ma de che parla sto film?</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Allora.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E' indubbio che "Nessuno ti salverà" sia dentro con tutte le scarpe a quel filone di film che tratta il sentimento più affascinante, destabilizzante, debilitante e "strano" che affligge l'essere umano, il senso di colpa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">(che bello sarebbe se come anni fa avessi voglia di fare una lista sull'argomento...)</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Brynn a soli 12 anni uccise la sua migliore amica (lo vediamo nel flash back finale, in una scena in cui non ci vengono date motivazioni sul perchè stessero litigando).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Da quel momento la sua vita è praticamente finita sia perchè ha perso la persona più importante sia perchè, ovviamente, è stata lei ad ucciderla.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Vive quindi in questo eterno presente disneyano in cui musiche, giochi e colori sublimano il suo dolore. </span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Mondo in cui Maude (l'amica) è per Brynn al tempo stesso ancora viva (le scrive e le manda lettere tutte al presente) e morta (nelle lettere infatti le manifesta il suo tormento per averla uccisa).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Insomma, una specie di limbo in cui il dolore e la spensieratezza per toglierlo quel dolore convivono insieme.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Fuori, invece, c'è la vita reale, il suo paese, paese che la odia per quello che ha fatto.<br />Arrivano gli alieni.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Inizialmente ci paiono una "semplice" minaccia per la nostra vita, tanto che Nessuno ti salverà oltre che Home Invasion somiglia quasi ad un survival.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Poi, però, più va avanti il film e più cose vediamo, notiamo che non sono lì per ucciderci ma per fare qualcos'altro.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Nella notevolissima scena in cui Brynn vede i suoi concittadini "adorare" qualcosa in cielo iniziamo a capire che c'è una sorta di manipolazione da parte degli alieni verso gli umani, come se quest'ultimi diventino loro adepti.<br />Quando "finalmente" gli alieni riescono a bloccare Brynn capiamo quello che hanno fatto con tutti gli altri abitanti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è infilare nella loro bocca un orribile insetto, un parassita.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">E cosa succede quando il parassita entra dentro di noi?<br />Ecco, lo vediamo con Brynn.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">La ragazza entra in una specie di mondo alternativo in cui la tragedia del passato non è avvenuta, Maude è lì, cresciuta, davanti a lei.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In poche parole più che qualcosa di negativo gli alieni ti offrono un mondo in cui i tuoi demoni e i tuoi sensi di colpa spariscono all'istante (non a caso tutti gli abitanti sembrano vivere in una eterna letizia).<br />Brynn, però, sembra rifiutare questa scappatoia, questo mondo ideale e, dopo uno struggente "I'm sorry Maude" (uniche parole che sentiremo durante l'intero film, trovo questa cosa straordinaria, perchè sono le uniche parole che contano) decide di togliersi il parassita e tornare "sè stessa".<br />Poi però il parassita si trasforma in un clone di Brynn, del tipo "tu non accetti questo nostro dono/maledizione e allora noi creiamo un'altra te", clone che prova ad uccidere la Brynn originale per restare poi invece ucciso lui stesso.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhytGEMXvpxrEQI_b-rZ46CLcSIlvEhN78F4_vbgkBDQc3qsVsuo6aILm9LT28IFog0VaY2vvWuWgLOuCdt3ucgRoFu9j0R6uu1FXvdEwja-X5Ohyphenhyphen6QinEE2ZCHnnDK5hThmMEGsWgvfM1o6fFPvTC7nIfuEJKAC-HKz1Kpe7kJlV9ulYxWPB8K6x9_pXVC/s2048/No+One+Will+Save+You+2%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhytGEMXvpxrEQI_b-rZ46CLcSIlvEhN78F4_vbgkBDQc3qsVsuo6aILm9LT28IFog0VaY2vvWuWgLOuCdt3ucgRoFu9j0R6uu1FXvdEwja-X5Ohyphenhyphen6QinEE2ZCHnnDK5hThmMEGsWgvfM1o6fFPvTC7nIfuEJKAC-HKz1Kpe7kJlV9ulYxWPB8K6x9_pXVC/w400-h266/No+One+Will+Save+You+2%20(1).jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ancora una volta, metaforicamente, è come se questa ragazza lotti con tutte le sue forze per restare nel mondo reale, nel suo mondo che magari è pieno di dolore e sofferenza per quello che ha fatto, sì, ma è il suo mondo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In questi 3 minuti ho rivisto tantissimo di Another Earth, anche lì si parlava di sensi di colpa e di mondi alternativi con cloni che quel senso di colpa non ce l'hanno.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br />Poi Brynn viene presa e portata sull'astronave.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Forse un ultimo tentativo degli alieni di riuscire nel loro intento.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Per farlo le fanno rivivere la tragedia del passato, come a ricordarle cosa possono regalarle, una vita senza quel dolore, anche se non autentica.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma forse anche loro capiscono che Brynn è diversa da tutti gli altri e negli occhi dell'alieno sembra quasi esserci un accenno di commozione.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Tanto che un'entità superiore, una specie di Dio, probabilmente ordina loro di lasciarla perdere.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Nel finale, però, vediamo Brynn super felice e spensierata, finalmente accettata dai cittadini, anche loro "persi" in una costante felicità.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Solo che loro, lo vediamo, hanno il parassita nella gola, Brynn no.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed è così che "Nessuno ti salverà", secondo me, lancia il suo commovente messaggio.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Non ci può essere nessun aiuto solamente esterno e "alieno" a te per farti superare un dolore, o per cancellarlo.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Per riuscirci davvero devi affrontare un percorso tuo, devi scavare dentro te stesso, devi rielaborare tutto, accettare e trovare le forze di essere nuovamente felice.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Brynn la vediamo identica agli altri ma con una grandissima differenza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Gli altri, infatti, sono esseri felici non autentici, semplicemente degli automi "programmati" a star bene da un'entità più forte di loro (interessantissimo soprattutto in questo aspetto il film, nella figura di questi alieni che ti "lobotomizzano" sì, ma per renderti felice, per farti superare sensi di colpa, dolori e tragedia, veramente ambiguisssimo come messaggio).<br />Lei, invece, ce l'ha fatta da sola, forse anche grazie agli stessi alieni, a quell'incontro immaginario con Maude e a quella frase che ha potuto finalmente dirle faccia a faccia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma non ha bisogno di nessun parassita, se vivrà una vita felice lo farà perchè ha lottato con tutte le sue forze per restare autentica.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ed ecco allora che il bellissimo titolo del film acquista diversi significati.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">"Nessuno ti salverà", dice.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">In realtà tutti nel film vengono salvati.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ognuno di noi può essere salvato.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Ma solo Brynn ha capito che quella salvazione ha senso solo se autentica.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Nessuno ti salverà.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Solo te puoi farlo</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;">7.5/8</span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-36955019036761540172023-10-05T15:35:00.003+02:002023-10-05T15:54:44.661+02:00Recensione: "Talk to me" - Cinema 2023<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHu93LDVspa9agqiNIH42B0aIl6HN-HOFcQPKm_pKC8ZnruO6iNepc1NpSedUqKqSNhDkTF4sarObUlDnwVkAnt8pFQFP-7WCUY1e6X4lKpI9iwsieQKEOpnctnrEY338EP-srGRyHo18WB933dngS9KLjZ9Lk0Ckh6_aXJYcUsthSXVCge_YvjcchPPx9/s750/Talk-To-me-Poster.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="750" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHu93LDVspa9agqiNIH42B0aIl6HN-HOFcQPKm_pKC8ZnruO6iNepc1NpSedUqKqSNhDkTF4sarObUlDnwVkAnt8pFQFP-7WCUY1e6X4lKpI9iwsieQKEOpnctnrEY338EP-srGRyHo18WB933dngS9KLjZ9Lk0Ckh6_aXJYcUsthSXVCge_YvjcchPPx9/w400-h300/Talk-To-me-Poster.webp" width="400" /></a><br /><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">Il miglior horror di sala del 2023 è, però, anche un'occasione persa.<br />"Talk to me" - film dal soggetto semplicissimo, quasi infantile, ma paradossalmente geniale e "nuovo" - è davvero uno di quegli horror da consigliare senza nemmeno pensarci, a chiunque.<br />Eppure c'è la sensazione che la scrittura si perda, che diventi confuso ed incoerente e, soprattutto - e questa è la cosa che più mi fa male - che i mille sottotesti che ha (o poteva avere) non riescano ad essere sviluppati come meritavano e che il film, più che concentrarsi su quelli (lo avrebbero elevato), punti su aspetti molto più canonici e da semplice horror "da sala".<br />Eppure resta un film che ci ricorderemo, sia per lo spunto accattivante che per le piccole riflessioni che suggerisce che per resa visiva.<br />Ma un film che sfiora e tratta tematiche come la droga, la dipendenza, la manipolazione e l'empatia doveva arrivare più in alto.<br />Perchè aveva tutto per farlo.</span></b><br /><br />E' molto infantile ma secondo me anche piuttosto pertinente classificare gli horror tra quelli "da sala" e quelli "superiori", quelli insomma che dalla stessa sala riescono ad elevarsi.<br />Questa distinzione non è dovuta a mie considerazioni ma all'analisi del mercato, di quello che esce, di quello che viene visto, di quello che funziona al cinema.<br />Ed è abbastanza evidente che gli horror da sala sono quelli più spettacolari, quelli dei jump scares, quelli che più che alla scrittura e ai sottotesti si affidano alle atmosfere, ai presunti spaventi e, spesso, alla magniloquenza visiva.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Sono abbastanza incazzato perchè questo bello(issimo) "Talk to me" aveva tutte le carte in regola per elevarsi dagli horror di sala e piombare in quel ristretto Olimpo di film del terrore "completi", quelli che sanno creare atmosfere, che sanno far riflettere e che ti emozionano anche fuori dalla paura.<br />E invece non ce la fa, magari non ce la fa ad un metro dal traguardo, ma non ce la fa.<br />Questo a causa di due problematiche abbastanza grandi.<br />La prima è il suo creare tanti presupposti per diventare un notevolissimo horror metaforico - uno di quelli da letture e letture - per poi fregarsi quasi totalmente di questo aspetto o, comunque, puntando su altro.<br />Il secondo problema è che Talk to me è un film confuso, confusissimo, incoerente.<br />Attenzione, non inverosimile, chè gli horror quasi tutti lo sono (devono esserlo) ma incoerente, ovvero un film che nella sua inverosimiglianza e trascendenza sembra perdersi, non rispettare "regole", smentirsi.<br />Tutta la faccenda dei 90 secondi, dei demoni che poi rimangono al di qua, di quelli che prendono sembianze di persone reali e ci confondono, di quelli che vogliono che l'essere umano muoia per restar qua, del limbo, del suicidio di lei, dell'incipit, di alcuni spiriti che sembrano preoccuparsi non tanto della propria vicenda (vedi quello della madre) ma di altri spiriti come loro, e tante tante tante altre cose che creano una confusione e incoerenza talmente grandi che, forse, è meglio fregarsene (ma se l'abbiamo visto in 6 e tutti e 6 avevamo letto il comportamento dei demoni in maniera diversa non è un merito del film e del suo essere interpretabile, ma solo un demerito della sua confusione).<br />E siccome sono stronzo continuo con i difetti (ma i pregi, tantissimi, arriveranno).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdpo0tyS7a7tASqklENt_TiOc3udSc5n-6z2w0cqBMLlbS64BgEU83V9wxWLeEKr1qldOR2gDLPwMiCizbYfEzYUV_YArKvdicKUZvJXc8rIvI3fdLmhyphenhyphenphk_vj6aD9T1D299Uvk79lG8EMe8MyXTvVNr2SzIePBGms_22OAPSIDWexCMoev3biAgNsaZe/s1419/Talk-To-Me-con-Miranda-Otto-scena-da-trailer.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="798" data-original-width="1419" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdpo0tyS7a7tASqklENt_TiOc3udSc5n-6z2w0cqBMLlbS64BgEU83V9wxWLeEKr1qldOR2gDLPwMiCizbYfEzYUV_YArKvdicKUZvJXc8rIvI3fdLmhyphenhyphenphk_vj6aD9T1D299Uvk79lG8EMe8MyXTvVNr2SzIePBGms_22OAPSIDWexCMoev3biAgNsaZe/w400-h225/Talk-To-Me-con-Miranda-Otto-scena-da-trailer.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il film ha un altro presupposto completamente sbagliato e, anche qui, incoerente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">L'idea, geniale, del voler "essere impossessati" è composto da due passaggi.<br />Prima c'è il "parla con me" (vedi titolo) e poi il "ti lascio entrare".<br />Eppure è pazzesco come nel film avvenga solo UNA volta e prima nessuno ne faccia menzione la parte di mezzo, ovvero quella in cui il demone risvegliato può PARLARE con il vivente.<br />E' incredibile, l'umanità scopre un modo di parlare ai defunti ma nessuno lo usa, anzi, tutti sembrano completamente dimenticarsene per preferire, dopo pochi secondi, il far entrare quel demone dentro di sè.<br />L'errore è abissale e quasi comico se si pensa che il film si chiama "Talk to me" e proprio quel momento, quello in cui si può parlare al demone, tutti lo saltano.<br />E non c'entra nemmeno la fretta (i 90 secondi partono infatti solo nella seconda fase, quella della possessione), per quanto ci viene mostrato alla fine, ovvero l'unica volta in cui la protagonista parla a un defunto prima del "ti lascio entrare" l'unico dato che abbiamo è che quella fase intermedia, di dialogo, potrebbe durare anche minuti, ore, essere infinita, tra l'altro con il vivente completamente in sè, lucido e, in qualche modo, "sereno".<br />Pazzesco che nella scrittura del film questo aspetto si sia dimenticato, ancora più pazzesco che venga inserito solo nel finale (paradossalmente se non l'avessero inserito per niente avremmo semplicemente potuto dire che la cosa, il parlare coi defunti prima del "ti lascio entrare", non era possibile, visto non avevamo alcun elemento certo per dare come sicuro l'errore).<br />Porca puttana.<br />Ma perchè quel titolo allora???<br />Ma se la cosa l'avevano pensata sin dall'inizio, tanto da intitolarci il film, come è possibile che NESSUN personaggio ne faccia menzione?<br />Ma poi, mi chiedo, come è possibile che quelle cose girassero in rete senza diventare famose?<br />O che la polizia avendo tutti i filmati non fosse intervenuta?<br />O..., no basta.<br />Mi ricompongo.<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Perchè secondo me sto film è veramente bello e sembra uno di quegli amori meravigliosi che butti via per una cazzata, e per questo fa più male.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Dove eccelle "Talk to me"?<br />In parecchie cose.<br />Innanzitutto è un film horror che, più di una volta, crea disagio, se non paura.<br />E' costruito benissimo, l'idea di base è scarna, semplice, quasi infantile, ma straordinaria per resa e, in qualche modo, "novità".<br />Sì perchè pur essendo un horror su una della piste più battute nel genere - quello delle possessioni - "Talk to me" pare comunque una cosa diversa, originale.<br />E lo è soprattutto per l'assunto per il quale la possessione non solo non impaurisce chi deve riceverla ma, addirittura, sia bramata e ricercata.<br />E non è ricercata come la ricercherebbe una medium (quindi per "lavoro", come tramite) ma per una sorta di sballo, di "esperienza", di adrenalina.<br />Ecco, solo questo basta per farci ricordare a vita di questo film.<br />E anticipa una delle possibili tematiche del film, ovvero quella della metafora Possessione = Droga.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEETFYqwz9JsuWq4QczmmNL04G5_mHiMGMXuH6Wq6y8yloanUnlgDLxEpKdrfXeXWbbMgXyLtLuyDIGc5S_GOTW3QSAqjT_XR4MTogzGfKq63ltrytJdaORF45OnSXXOGaOFcCoOH1qBxOuv5WCg4HcivS-4uIb5p92TMI8LU1Mu5uKm_8DwAEtbowkb-o/s1280/talk-to-me-sophie-wilde-copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEETFYqwz9JsuWq4QczmmNL04G5_mHiMGMXuH6Wq6y8yloanUnlgDLxEpKdrfXeXWbbMgXyLtLuyDIGc5S_GOTW3QSAqjT_XR4MTogzGfKq63ltrytJdaORF45OnSXXOGaOFcCoOH1qBxOuv5WCg4HcivS-4uIb5p92TMI8LU1Mu5uKm_8DwAEtbowkb-o/w400-h200/talk-to-me-sophie-wilde-copertina.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' abbastanza evidente, lo so, eppure così "assurda" (lo spettatore non si capacita di come quei ragazzi possano volere fare quella cosa pur avendone visti gli effetti) che quell'evidenza durante il film a volte la perdi.<br />Eppure è proprio questo, il volere provare così tanto una nuova droga, voler vivere così tanto una nuova esperienza, voler avere così tanto una nuova scarica di adrenalina, che fa fregare a tutti delle conseguenze.<br />Non è questo, alla fine, il mondo dello sballo?<br />Il fine, arrivare ad uno stato alterato e, in quel momento. "bellissimo", sovrasta qualsiasi coscienza, riflessione, capacità di discernere le conseguenze.<br />Vedere quei giovani avere davanti coetanei che quasi muoiono ma volere, in ogni caso, provare anch'essi quell'esperienza, è davvero incisiva come metafora.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ovviamente, e qui la scrittura è perfetta, questo avviene perchè il "posseduto", una volta tornato in sè, questa esperienza la racconta come incredibile, senza alcun pentimento di averla fatta, completamente euforico della cosa (questo aspetto era fondamentale per dare credibilità al tutto).<br />Stranamente, però, questa metafora dello sballo non porta del tutto a quella "logicamente" successiva, ovvero quella della dipendenza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">O meglio, se succede succede solo per la nostra protagonista, l'unica che sembra voler provare più volte la cosa (gli altri invece o la provano solo una volta o, come i due possessori della mano, sono una specie di "spacciatori" che vendono lo sballo, tra l'altro non per far soldi ma solo per divertirsi).<br />Ma dietro queste metafore più evidenti secondo me Talk to me ne nasconde una più importante e, se tratteggiata meglio, la metafora che poteva elevarlo.<br />Mi riferisco all'empatia.<br />Se ci pensate "Talk to me" mostra spessissimo scene di (non) empatia.<br />In questo senso la sequenza del canguro investito (per una volta non è un cervo...) è importantissima, come del resto lo fu in uno dei thriller più belli degli anni 2000, The Invitation.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il canguro sta morendo, Mia e il fratellino della sua migliore amica soffrono anch'essi a quella visione.<br />Eppure Mia non riesce a "finirlo", ma se ne va via.<br />Ecco, a pensarci poi in questo film vediamo continuamente scene di persone che vedono altri esseri viventi soffrire ma o si divertono (riprendendo anche tutto col cellulare) o se ne fregano o non capiscono le conseguenze o preferiscono "andarsene via"<br />La stessa Mia è un personaggio scomodissimo, "sbagliato", una che sembra addirittura sfiorare la cattiveria.<br />Più che altro un personaggio tremendamente egoista.<br />Una che usa un ragazzino e lo porta quasi alla morte per poter parlare con la madre.<br />Una che due ore dopo che quel ragazzino è in ospedale morente va a dormire e flirta con il ragazzo della sua migliore amica, nonchè sorella dell'adolescente in fin di vita.<br />Una che odia il padre senza aver avuto mai il coraggio nemmeno di parlarci per capirlo.<br />Insomma, una che non guarda in faccia a nessuno, che in nome del proprio dolore (per la perdita della madre) usa e tradisce chiunque ha davanti.<br />Ma, e in questo la sceneggiatura è ottima, tutto questo avviene senza che Mia ci sembri mai un personaggio del tutto negativo, anzi, lo si riconosce tale solo analizzandolo.<br />Ecco, questo film racconta di come, tra egoismi vari e anaffettività data dai nostri tempi (i cellulari che riprendono tragedie sono l'esempio perfetto) l'empatia sia un qualcosa ormai completamente perso.<br />E il finale, anche se molto confuso (non si capisce quello che dovrebbe succedere con il suo suicidio...) secondo me è un punto di arrivo di questo aspetto, ovvero, della sempre più crescente consapevolezza di sè stessa da parte di Mia, quella del riconoscimento del suo egoismo e dell'aver vissuto quegli ultimi anni solo dando la colpa ad altri o facendo male ad altri in nome di un egoistico "sono io che soffro, non voi".<br />E' una catarsi quella di Mia, è un martirio purificatore, come un dare la propria vita cercando di cancellare tutto il male che stava arrecando alle altre persone( non è un caso che in quel momento era lì per uccidere il ragazzino - o porre fine alle sue sofferenze come il canguro iniziale? siamo confusi - e che avesse appena ucciso - o almeno pensava di averlo fatto - suo padre).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E molto interessante era anche la faccenda del suo sogno ricorrente, quello di non vedersi riflessa nello specchio, sogno che poi porterà al finale (dove appunto, da morta, non si vede riflessa) ma che sembra solo una specie di easter egg del film non pienamente sviluppato (per capirsi più che una premonizione poteva significare il "non saper riconoscersi" da parte di Mia, sentire di stare vivendo una vita nella quale non era pienamente sè stessa, ma solo il suo fantasma).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiklAUxIa_nVFr4IPQKklcCfZAPaBrv5hkGSDPVhiu6uPuGu9Ea5oHX0P5Ki7eiMnIREXa-6JRvoMKisxloitJI9QpfDzalMcbskbUWI_j2bRUjKouzYcoPSymSK4Bvpd356mS4lXCwXICZF3k0pKQY5PAwvKMYLW09ouFaxlP3Oy7DVmjEZpjhk1AeApdy/s1280/talk-to-me-sophie-wilde-copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiklAUxIa_nVFr4IPQKklcCfZAPaBrv5hkGSDPVhiu6uPuGu9Ea5oHX0P5Ki7eiMnIREXa-6JRvoMKisxloitJI9QpfDzalMcbskbUWI_j2bRUjKouzYcoPSymSK4Bvpd356mS4lXCwXICZF3k0pKQY5PAwvKMYLW09ouFaxlP3Oy7DVmjEZpjhk1AeApdy/w400-h200/talk-to-me-sophie-wilde-copertina.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Però, vedete, tutti questi bellissimi aspetti del film sono suggeriti, nascosti, ma, nella sua confusione, il film non sembra puntarci poi molto.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Come ad esempio un altro tema (l'ennesimo), quello della manipolazione, anche questo inserito velatamente ma sulla carta potentissimo (i demoni che provano a manipolare la mente dei vivi, attraverso dialoghi o prendendo la forma di esseri umani a loro cari, per convincerli ad uccidere o uccidersi).<br />Anche queste sequenze lo spettatore le rintraccia qua e là ma nel momento che vuole ergere tutto a tematica si accorge che invece portano a poco.<br />Per capirsi non c'è un percorso alla Babadook in cui la metafora più va avanti più si svela, più va avanti più tutto quello che ci faceva paura ora ci emoziona e i sottotesti esplodono.<br />No, Talk to me, anche e specie nel finale, non sembra avere quella cifra emotiva e di scrittura che poteva farlo diventare straordinario.<br />Perchè un film con così tante cose belle quello poteva diventare, straordinario.<br />Un grandissimo e perturbante incipit, 2/3 scene davvero potentissime (il ragazzo che si prende a testate, l'immagine infernale del limbo), l'idea iniziale, quel suo cominciate subito in media res, con la faccenda della mano e delle possessioni che non vengono "scoperte" dai nostri protagonisti (come accade in tutti i film del genere) ma che erano già famose in rete (anche se misteriosamente circoscritte), le apparizioni dei demoni, il momento dell'ingresso della possessione (con quei bulbi neri sugli occhi che riescono anche a darci un senso di dolore, bellissimo), alcune sequenze apparentemente trash ma secondo me molto belle e freudiane (come il sesso col cane o la scena del "leccaggio" dei piedi, scene che manifestano degli impulsi che il posseduto usa insieme al possessore).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Il finale alla fine è "perfetto" (circolare, con la nostra protagonista che ora si ritrova dall'altra parte della mano) ma ci sembra "più perfetto" per meccanismo che per percorso (ripeto, quel suicidio poteva essere raccontato meglio, perchè pur analizzandolo sembra tanto strumentale).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E poi è un finale alla "Talk to me 2", una di quelle cose che a volte sopporto poco.<br />Mi fermo qua anche se avevo altri difetti e altri pregi di cui parlare, ma ho la tremenda sensazione di essere andato troppo lungo e di aver dato l'impressione che questo film non valga poi così tanto.<br />No, vale tanto.<br />Ma proprio perchè volevo innamorarmene poi fa male averlo, in qualche modo, perso tra le mie mani.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">7,5<br /><br /></span></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-931914307404728422023-09-27T16:57:00.001+02:002023-09-27T16:58:00.451+02:00Recensione: "Medusa Deluxe" - Su Mubi<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijzk_OppcW50Xv42Nlygkq_p5z5cOX1q1daXie46dLPUYrC-KkXLRREhi3-QlTzS3cWthIfL3eLmydjrQ4vsIQiqNfkpocF3gmA40MSNT508c6uYbZ0YPsPUWzBZNAioA0tr_DeiAZ1mYXwRzjirAAYoJHmbKc5MLsyPZ_fCG0mA0bAEq1-tClBuzP5Cyw/s817/Medusa-Deluxe-2022-Feature-Film-Poster-Uni-versal-Extras.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="817" data-original-width="567" height="438" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijzk_OppcW50Xv42Nlygkq_p5z5cOX1q1daXie46dLPUYrC-KkXLRREhi3-QlTzS3cWthIfL3eLmydjrQ4vsIQiqNfkpocF3gmA40MSNT508c6uYbZ0YPsPUWzBZNAioA0tr_DeiAZ1mYXwRzjirAAYoJHmbKc5MLsyPZ_fCG0mA0bAEq1-tClBuzP5Cyw/w305-h438/Medusa-Deluxe-2022-Feature-Film-Poster-Uni-versal-Extras.jpg" width="305" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Su Mubi.<br />Un film strano, indecifrabile, dall'atmosfera unica, come piacciono a me.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>E un'altra di quelle perle da aggiungere a quella ristrettissima cerchia (un giorno mi deciderò a farne una lista) di film in unici (o comunque pochissimi) piani sequenza.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br />Siamo in uno stabile dove sarebbe dovuta avvenire una gara di Hair Stylist.<br />Ma qualcuno è stato ammazzato.<br />Nel frattempo che la polizia (che non vedremo mai) sta facendo le sue indagini, modelle, stilisti, addetti alla sicurezza e altre persone parlano di quello che è successo o, semplicemente, se ne fregano, pensando solo ad una gara che ormai, è ovvio, non si farà più.<br />Un giallo? Un thriller? Un film a suo modo anche "divertente"? </b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;">Un pò di tutto questo, con un finale "diverso" e inaspettato, per me super.<br />Film tecnicamente mostruoso, e non solo per il piano sequenza, ma anche per le luci, la colonna sonora e tanto altro.<br />Eppure a Medusa Deluxe, opera basata principalmente sulle ossessioni, sembra mancare qualcosa per farcelo apparire straordinario.<br />Ma questo è quello che accade sempre con questi film strani, che ti confondono, che non riesci a decifrare.<br />E' il loro destino quello di farti restare al tempo stesso affascinato e confuso.</span></b><br /><br /><br />Medusa Deluxe è un film tecnicamente superbo e non solo Sia<span style="font-family: inherit;">mo dentro un camerino.<br />Due parrucchiere, una modella.<br />L'inquadratura volteggia tra di loro senza mai uno stacco e io che penso quanto sia bello questo piano sequenza non sapendo nulla del film, non sapendo che, in qualche modo, questo sarà tutto Medusa Deluxe, un film in unico piano sequenza.<br />E, se possibile, il piano sequenza lo avremo anche nei dialoghi, nelle parole, un fiume vorticoso e inarrestabile, tanto che il primo silenzio arriverà dopo addirittura un quarto d'ora.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Si candida ad essere una delle cose più strane, originali e peculiari dell'anno questo film, opera prima straordinariamente evoluta per tecnica e consapevolezza, un qualcosa che sembra scritto e girato da qualcuno che sa maledettamente quello che fa.<br />Impossibile catalogarlo, alterna momenti divertenti (mai comici però) ad altri da "reality" (c'è un grande senso di realtà dentro), ha delle leggere tinte di giallo e thriller per finire, giusto un pochino, in una leggerissima dimensione esistenziale, anche, alla fine, questo resta uno di quei film "belli e senz'anima", non nel senso brutto del termine, ma in quello di esser di livello davvero notevole riuscendo però parlare quasi di niente, a non avere profondità, a sfiorare i suoi personaggi senza penetrarli mai, come - ed è qui che il piano sequenza diventa perfetto - un vento che passa loro intorno e si sposta continuamente.<br />Forse questo suo non fermarsi mai (tra inquadrature continue, dialoghi senza sosta e decine di volti e spazi) alla fine dà l'effetto non solo di coinvolgerci ma, all'opposto, anche quello di non farci mai pensare un attimo, non darci respiro, non permetterci mai di riflettere, analizzare bene il film e le situazioni.<br />Ecco, a volte potrebbe essere quasi noioso tutto questo perchè si fatica e non si respira mai per una vicenda che sì ci interessa e stimola (capire chi è l'assassino ad esempio) ma non ci coinvolge mai in prima persona, come se noi quel vortice lo vedessimo da fuori, in tutta sicurezza, senza sentirci mai dentro l'occhio del ciclone.<br /><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdgZNrJwmScvsX57ig7bErf2WgotRx257STzE0nv1lK_IKByRS9ZMZswC8dir3R51GJJe_zqwm3HsdsGHKJbdrTRD6Uw8LUqkxnkpiK7HOlxhVlPaPZqIpuW-u8lJgQAbP_hzMdQSz_PG5as56qOBpQQJzxcggM3fAiSmOT2bOF4faUAFtAWTIUT1WTHKT/s1200/bf8d1355-4ed2-455a-843a-d68e13c673d7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdgZNrJwmScvsX57ig7bErf2WgotRx257STzE0nv1lK_IKByRS9ZMZswC8dir3R51GJJe_zqwm3HsdsGHKJbdrTRD6Uw8LUqkxnkpiK7HOlxhVlPaPZqIpuW-u8lJgQAbP_hzMdQSz_PG5as56qOBpQQJzxcggM3fAiSmOT2bOF4faUAFtAWTIUT1WTHKT/w400-h225/bf8d1355-4ed2-455a-843a-d68e13c673d7.jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: inherit;">Per prima cosa, anche se l'ho accennato, bisogna dire che questo è un film tecnicamente mostruoso.<br />E non parlo solo del piano sequenza, tra l'altro difficilissimo visto la miriade di spazi coinvolti, di alcune sequenze difficilissime (pensate all'azzuffata in camerino) e la costante presenza di specchi o pareti riflettenti (magari i riflessi sono stati tolti in post produzione ma la scena al bagno in cui l'operatore per passare da uno specchio all'altro abbassa la macchina da presa ci fa pensare che sia tutto dannatamente umano).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Insomma, chi ama questa tipologia di ripresa (come me) e - sempre come me - oltre a vedere il film si diverte a immaginare i funambolismi dell'operatore, troverà Medusa Deluxe stupendo, una delle meglio cose viste in quest'ambito.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">Ok, il tipo di ripresa, vero, ma non solo.</span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="font-family: inherit;">La fotografia è straordinaria, con un uso delle luci perfetto (ne troverete a decine diverse).<br />C'è proprio la sensazione che, un pò come la materia del film (una gara di acconciature), anche la stessa confezione voglia puntare su un senso estetico massimo, sul "bello".<br />Scene come la ragazza che cammina con la barca fosforescente in testa restano impresse.<br />O i visi in controluce che abbiamo nel camerino, da infarto.<br />O il drone che dopo un'ora spezza "finalmente" il piano sequenza per andarsene lassù, penetrare il vetro (anche in Birdman c'erano cose del genere) e far cominciare il secondo (?) piano sequenza, quello più allucinato.<span><a name='more'></a></span><br />Tra l'altro, visto che ho nominato Birdman, impossibile non cogliere altri punti in comune, come la location (un dedalo di camerini) e la colonna sonora (a metà strada tra la musica e i "rumori").<br />Per non parlare poi degli attori, uno meglio dell'altro.<br />Specie l'addetto alla sicurezza Gac (autore di un monologo di altissimo livello) lo stilista Renè e la pazza hair stylist Cleve ti restano addosso, incredibili.<br />Tra l'altro la regia usa una quantità spropositata di primissimi piani (potrebbe anche essere un trucco per "organizzare" tutto quello che è fuori inquadratura), primissimi piani che esaltano gli attori e, ad alcuni dei loro personaggi, riescono a dare anche una leggera profondità (mentre le modelle restano tutte abbastanza bidimensionali gli stilisti e gli addetti alla sicurezza riescono a rivelarci e trasmettere emozioni).<br /><br /></span></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLQA0zhlmQ74gW4nOkNJmh7o76r4FT1TtGervdO5MKnZuSy5vKewiHfhtWJWm984p1PcfY0I30LaAFtUKZf9WL8xpFtSNAFisW1fK0fhXdrB0MB8-tlySsx4U0qATpSBNXIdoCgjEmWwbkt2fRY1yCRf86URokHgGys3zS5VQEp46y4K0_35t-5Qyofu9V/s1024/MV5BZTg5YjFlNDUtYTEyYi00ZDVmLWFkNWUtZTJhZjA3MzYxZTFhXkEyXkFqcGdeQXVyMTE0MzQwMjgz._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLQA0zhlmQ74gW4nOkNJmh7o76r4FT1TtGervdO5MKnZuSy5vKewiHfhtWJWm984p1PcfY0I30LaAFtUKZf9WL8xpFtSNAFisW1fK0fhXdrB0MB8-tlySsx4U0qATpSBNXIdoCgjEmWwbkt2fRY1yCRf86URokHgGys3zS5VQEp46y4K0_35t-5Qyofu9V/w400-h300/MV5BZTg5YjFlNDUtYTEyYi00ZDVmLWFkNWUtZTJhZjA3MzYxZTFhXkEyXkFqcGdeQXVyMTE0MzQwMjgz._V1_.jpg" width="400" /></a></div><br /><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit;">Ecco, se vogliamo la parte "giallo" non funziona granchè.<br />La storia è banalotta, gli intrecci pure e forse in questo aspetto (giallo-thriller) Medusa Deluxe avrebbe potuto sia osare che dare di più.<br />Il fatto è che il film di questo se ne frega bellamente, come del resto sia del morto che delle indagini se ne fregano molti dei suoi protagonisti (alcuni, come la pazza Cleve, pensano ostinatamente ancora alla gara quando è evidente che non ci sarà più).</span></span></div><div style="text-align: center;"><span><span style="background-color: #fff2cc; font-family: inherit; font-size: medium;"><span>Fa parte del suo mood, della sua stranezza, del suo essere tante cose ma fino in fondo nessuna di esse.</span><br /><span>Sicuramente è un film sull'ossessione per i capelli, veri e propri protagonisti del film.</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span>I capelli delle modelle con le loro acconciature incredibili, le persone calve e il loro tormento, i capelli che si vogliono tagliare al bambino, le pillole per la ricrescita alla base della storia gialla (un pò alla Pennac direi, ecco sì, sto </span><span style="white-space-collapse: preserve;">film ha qualche atmosfera del ciclo Malaussene), i bianchi capelli di Renè, veramente ipnotici e, soprattutto, i capelli di Mosca, la persona ammazzata, il personaggio di cui tutti parlano ma che noi non riusciremo mai a vedere nitidamente.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;">E, naturalmente, il suo scalpo, trofeo simbolo se ce n'è uno di questa ossessione.</span></div><span><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;">E' proprio nel finale che i suoi capelli (che richiamano la Medusa del titolo) diventano centrali.
Un finale, l'ultimo quarto d'ora, che è davvero incredibile.
Prima Angel che disperato se ne vaga fuori, poi che rientra sullo stabile dove finalmente vediamo l'arena dove doveva svolgersi la gara.
Ma l'atmosfera cambia, Angel incontra persone gioiose, ridenti, salutando tutti.
Siamo sicuri di trovarci in un sogno eppure più la scena va avanti più capiamo di stare assistendo ad una meravigliosa ellisse temporale "live" (ovvero senza stacchi), dove nel tempo di una camminata è passato un anno (un'ellisse temporale così bella e "nascosta" quest'anno l'avevamo vista anche nell'immenso As Bestas).
Angel è vestito diversamente, l'atmosfera cambia, c'è un coro che canta, lo spettatore è frastornato.
E poi - dopo un forse evitabile dialogo con Cleve - comincia l'ultima parte, ipnotica, sospesa, bellissima.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsgOf2LQPsEy9A24gLvynvPGpIzPbQoXxNts9aMpIu8KWQg9-P1cc0BmFqsMAuFUGbUU0gI6itGdQ2YFa7hTN0EPsKuHVSS0-iABTYwd3xVWCDEkM_JV96H8WPiMO6q8adsAffXqEKmxFmwhqYNWQ1D9Ys8Lx8pyjeaZ-dT9yTgP8KD_C8SdC5Shn5giW9/s2000/bf8d1355-4ed2-455a-843a-d68e13c673d7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; white-space-collapse: preserve;"><img border="0" data-original-height="1083" data-original-width="2000" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsgOf2LQPsEy9A24gLvynvPGpIzPbQoXxNts9aMpIu8KWQg9-P1cc0BmFqsMAuFUGbUU0gI6itGdQ2YFa7hTN0EPsKuHVSS0-iABTYwd3xVWCDEkM_JV96H8WPiMO6q8adsAffXqEKmxFmwhqYNWQ1D9Ys8Lx8pyjeaZ-dT9yTgP8KD_C8SdC5Shn5giW9/w400-h216/bf8d1355-4ed2-455a-843a-d68e13c673d7.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;"><br />
E se in due minuti eravamo andati avanti di un anno, adesso, ancora senza soluzione di continuità, torniamo indietro, là dove eravamo all'inizio del film, anzi, alla notte precedente, quella dove è successa la tragedia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;">E in questa atmosfera sospesa si parla di amore, di ossessione, di capelli ipnotizzanti.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;">E quello scalpo che più che azione violenta e macabra diventa qualcosa di "obbligatorio", come se davanti ad una cosa così bella non si potesse resistere ad averla per sè.
Sono 3 minuti magici, forse i più profondi del film.
E poi, a suggellare un finale che meglio non poteva essere, partono dei titoli di coda assurdi e pazzi.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="white-space-collapse: preserve;">Che sembrano kitsch, che sembrano ridicoli.
Ma che, sarà che sto film così strano ci fa sembrare tutto diverso da quello che è, a me son sembrati stupendi
8 (alla seconda visione però) </span></div></span></div></span></span></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4868944372350456450.post-4726754207751232472023-09-20T17:38:00.002+02:002023-09-21T16:40:41.077+02:00Recensione" Io Capitano" - Al Cinema 2023<div style="text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCKmH2JaYVEeETYGJNnTOEnvQgsMWEcuTCXB3QRfwRPfUPvEVuD-NSd66J-eUPFTSF1xfazvXbPSPpU6PD-d1WEFReNDIO0lJuR2JHuz3O6k4ElaeYrDzSOHRwbAr_laGDh_ubCsXcdcICcDu5BK3jhANdob3Kow17lkumJsm_SXlM9LzNPYltUB8sl83E/s600/1-img395371.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="438" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCKmH2JaYVEeETYGJNnTOEnvQgsMWEcuTCXB3QRfwRPfUPvEVuD-NSd66J-eUPFTSF1xfazvXbPSPpU6PD-d1WEFReNDIO0lJuR2JHuz3O6k4ElaeYrDzSOHRwbAr_laGDh_ubCsXcdcICcDu5BK3jhANdob3Kow17lkumJsm_SXlM9LzNPYltUB8sl83E/w306-h438/1-img395371.jpg" width="306" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>L'ultimo film di Garrone (regista e autore che adoro) è forse una spanna sotto alle sue opere più grandi (L'imbalsamatore, Gomorra, Reality, Dogman) ma è comunque l'ennesimo gran film di una carriera invidiabile.</b></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>La storia di Seydou e Moussa, due giovani senegalesi col sogno di arrivare in Italia, in Europa.</b></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Ne nasce un road movie che attraverso bus, jeep, lunghissime camminate nel deserto e un'ultima traversata in barcone deve portare questi due ragazzi, e tutti i migranti insieme a loro, a questo sogno europeo che molte volte si rivela soltanto una chimera.</b></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Una prima parte non del tutto convincente per fotografia, per montaggio e per racconto, fa da base ad una seconda molto più drammatica.</b></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Eppure "Io Capitano" sembra un film che rifugge il completo realismo per diventare qualcosa di più simbolico.</b></span></div><div><span style="color: #2b00fe; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>E Seydou, questo giovane straordinario ragazzo, diventa una specie di Cristo che, attraverso l'empatia e l'amore per gli altri, può far aggrappare l'intera umanità alla speranza</b></span></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Quando ho visto Seydou urlare continuamente a pieni polmoni "Io capitano! Io capitano! Io capitano! Io capitano!" ho pensato che il film dovesse fermarsi in quel momento, perchè una stessa identica scena ha una potenza diversissima in base a dove viene inserita.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E una sequenza finale, da sempre - parlando di potenza - ne ha una tutta sua che tutte le povere sequenze inserite prima di lei possono solo sognarsi.<br />Come la fine di una canzone, come la fine di una storia, come la fine di una vita, l'ultima cosa che ci rimane resterà sempre, nel bene o nel male, indimenticabile.<br />L'urlo di Seydou è, "tardellianamente", senza freni, senza misura, l'urlo più grande che quel meraviglioso ragazzo potrà emettere in vita.<br />Eppure è un urlo afono per noi spettatori, completamente sovrastato dalle eliche degli elicotteri della guardia costiera (e, curiosità, quell'elicottero è nell'intero film l'unica "presenza" non africana).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un primissimo piano straordinario in cui l'audio che non senti (l'urlo) è mille volte più potente di quello che ti assorda (le eliche).</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6nVcjLdKnvsMk-bJgbqaFXaaPlIbQSd1vLMkqHuUt7amadvJtux1jmmiOXlI3O8s2fVWjLFpimFoasX28FFTifSh-DUbCqiymN-jum9Kh7wRxztCQNh3oVSFn_Cm3wgJzZ69FcLC0uMnyqPI7IsfmCxYxjI1hj5owyuTC9Y71FsboqlWJvq8ialThNh6Z/s1920/Cover_Garrone.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6nVcjLdKnvsMk-bJgbqaFXaaPlIbQSd1vLMkqHuUt7amadvJtux1jmmiOXlI3O8s2fVWjLFpimFoasX28FFTifSh-DUbCqiymN-jum9Kh7wRxztCQNh3oVSFn_Cm3wgJzZ69FcLC0uMnyqPI7IsfmCxYxjI1hj5owyuTC9Y71FsboqlWJvq8ialThNh6Z/w400-h225/Cover_Garrone.webp" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Seydou è vestito con la maglia del Barcellona come sono vestiti con maglie di squadre di calcio tantissimi suoi compatrioti e amici.<br />Queste shirt con tanto di sponsor miliardari indossate da poveri cristi possessori di nulla è uno di quei contrasti tristi e meravigliosi che, in qualche modo, possono rendere belli i film e le nostre vite.<br />Eppure, se ci pensate, in questo film in cui sia i nostri protagonisti sia gran parte degli immigrati sul barcone sono sempre vestiti con maglie da calcio, ecco, quel "Io Capitano" urlato nel finale si contorna anche di un significato metaforico sportivo, come se Seydouy fosse veramente il capitano di un'unica squadra, dando a quella parola un duplice ambito ma uno stesso significato, io sono colui che li guida, io sono quello che si mette davanti a tutti e parla a nome di tutti (come nel calcio fanno i capitani con gli arbitri).<br />Quando, in teoria, il suo ruolo di conduzione della barca doveva impaurirlo e tenerlo nascosto, ecco che nel finale Seydou diventa veramente capitano, ma non tanto perchè ha portato tutta quella gente fin là ma perchè li ha sostenuti moralmente, perchè li ha protetti, perchè ha lottato per loro, perchè ha dato loro speranza.<br />Seydoux è entrato in quella barca come impreparato e impaurito conducente e ne è uscito come capitano, come leader e, soprattutto, come simbolo.<br />Ecco, simbolo perchè io credo che questo gran bel film di Garrone (in ogni caso una spanna sotto ai suoi 3/4 capolavori migliori) vada letto soprattutto in maniera simbolica.<br />Vero, è raccontato in maniera ultrarealistica (anche se montaggio e fotografia remano contro al realismo, ne parleremo) ma alla fine Io Capitano - un pò come fu per quell'immenso film che è Reality o come è successo anche in Dogman (vedi finale) - è l'ennesimo Garrone in cui il racconto di una "storia vera" riesce in qualche modo ad ergersi (o abbassarsi?) a simbolica.<br />Il canaro che in un finale quasi onirico offre al popolo l'enorme corpo del pugile è in qualche modo simbolo dell'oppresso che uccide l'oppressore, del suddito che uccide il Re e vuole mostrarlo agli altri sudditi, per essere amato.<br />E pure in Reality il nostro protagonista, in modo più o meno esplicito, finiva in un mondo "tutto suo" apparentemente molto legato alla realtà ma alla fine sradicato da essa.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E come in Dogman anche lì il finale sembrava quasi una reificazione della sua pazzia con quella risata e l'inquadratura che se ne andava fuori dalla casa, fuori dalla città.<br />Lassù.<span><a name='more'></a></span><br />Non credo sia un caso che dopo Gomorra Garrone abbia iniziato una serie di film che alternano questo realismo "contaminato" (Reality, Dogman, Io Capitano) a dei veri e propri fantasy (Il racconto dei Racconti, Pinocchio), come se il regista romano abbia avuto un minuscolo "scarto" artistico dai suoi primi lavori.<br />Ed ecco che - tornando ad una ventina di righe fa - anche Io Capitano, alla fine dei conti, ci sembra di quest'ultimo filone.<br />E non tanto per le due straordinarie sequenze smaccatamente oniriche (anche di questo riparleremo, se me ricordo...) ma perchè, arrivati alla fine del film e alla fine del viaggio (con quella maestosa Sicilia che fa finalmente capolino), si ha la sensazione di aver assistito a un viaggio più metaforico che reale, un viaggio chiamato Speranza, un viaggio chiamato Empatia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Ecco, secondo me questo film, più che opera di denuncia (tra l'altro scrivo a 12 giorni dalla visione e quello che sta accadendo questi ultimi 2/3 è emblematico...), è un film su queste due belle e quasi perdute cose, la speranza e l'empatia.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Incarnate in modo sublime da Seydou.<br />Il suo personaggio è un puro, un essere umano incapace sia di vivere sentimenti "negativi" che di pensare solo a sè stesso, costantemente proteso ad aiutare e salvare gli altri.<br />L'indimenticabile sequenza del sogno in cui la donna morta nel deserto volteggia in aria senza alcuna fatica seguendo Seydou, è un'immagine non "esterna" al film ma partorita dalla testa dello stesso ragazzo, in sogno.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiumooEZQ43AK6PJWe1o7THhOLZ_o_d2hFYBJ51O6o86XMv1ZpNVLBhcBybPaZ6od2Tt_7ESh_4fNzXEFU3bXQ1xbARyI_B-b2tC0P2iWgGRMqTK1ZLW43KGF5NyQpiBPWOwOg_cKeEcd_XvYjdtfvNefPPKZpcHLCBf1o0c5wv7SEEx9sV2m-9I0adYDw9/s480/164858_hp.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiumooEZQ43AK6PJWe1o7THhOLZ_o_d2hFYBJ51O6o86XMv1ZpNVLBhcBybPaZ6od2Tt_7ESh_4fNzXEFU3bXQ1xbARyI_B-b2tC0P2iWgGRMqTK1ZLW43KGF5NyQpiBPWOwOg_cKeEcd_XvYjdtfvNefPPKZpcHLCBf1o0c5wv7SEEx9sV2m-9I0adYDw9/w400-h225/164858_hp.jpg" width="400" /></a></div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E, per tornare a sopra, quest'immagine è una impressionante istantanea manifesto dell'empatia, ossia di quella rara capacità di "pensare all'altro", comprendendone la tragedia e il dolore.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La mente di Seydou, costantemente rivolta agli altri, torna su quella tragedia per salvare quella donna, anzi, non semplicemente per salvarla ma trasformare quel dolore e quella morte in qualcosa di bellissimo e leggerissimo, ribaltando completamente la situazione.<br />E non è un'immagine generata da un senso di colpa o dalla necessità di sublimare e cancellare un ricordo troppo doloroso, no, è un'immagine generata da un cervello che vuole salvare gli altri e che che sa che salvare gli altri, in qualche modo, significa salvare il mondo.<br />E' per questo che la traversata finale, contro ogni previsione di ogni singolo spettatore (credo) si trasformerà un viaggio sì difficile, pericoloso e a tratti terribile, ma anche un viaggio in cui non un solo essere umano perderà la vita (tutti ci aspettavamo il contrario, che questo film raccontasse una tragica traversata di morte).<br />Questo perchè l'empatia, per filiazione diretta, porta quasi sempre alla speranza.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E se è stato nominato come capitano un ragazzo capace soltanto di pensare al prossimo allora questo viaggio sarà un viaggio simbolico in cui nessuno può morire.<br />"Nessuno morirà qui" urla infatti più volte Seydou.<br />Sembra una frase quasi scontata, "da sceneggiatura", figlia degli eventi, mentre invece incarna completamente l'anima del film.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Un film che racconta appunto di come la vicinanza tra gli esseri umani, l'altruismo, l'empatia, non può che salvare l'umanità.<br />Non morirà nessuno nella barca di Seydou perchè lui deve regalare all'umanità (e rappresentare) un messaggio altissimo, quello per cui non ci può essere morte quando gli esseri umani si amano e si aiutano.<br />Gli "scafisti" libici questo non lo sapevano, loro volevano solo aggirare delle leggi, ma hanno affidato il ruolo di comandante ad un predestinato, ad una specie di piccolo Gesù (anche il martirio che subisce nel carcere possiamo vederlo come un piccolo calvario).<br />E questa lettura simbolica, metaforica o favolistica (scegliete voi) smussa o rende più sopportabili degli snodi narrativi che convincono veramente poco.<br />Succedono veramente troppe cose forzate o non molto credibili, come Seydou e la sua salvezza ottenuta grazie a quel muratore, come Moussa sopravvissuto e incontrato nuovamente a Tripoli, come il sopracitato viaggio in mare duro ma senza la minima tragedia.<br />Sono tutti tasselli di un film che svia leggermente dal realistico per costruire un qualcosa di bello, di speranzoso, di simbolico.<br />Sono tutti pezzi di un puzzle che non vuole rappresentare morte e tragedia ma vita e speranza.<br />Eppure il film di difetti non emendabili dalla lettura metaforica ne ha.<br />Innanzitutto erano anni e anni che non vedevo un uso così scolastico (da un fenomeno come Garrone non me l'aspettavo, anche se sicuramente avrà un significato) della "semplice" dissolvenza incrociata, praticamente infestante nella prima mezz'ora del film.<br />Ci ritroviamo così una specie di format televisivo con questo racconto lineare inframmezzato da scenette montate in dissolvenza incrociata, tra l'altro con una fotografia bella sì ma che secondo me non restituisce la "sporcizia" e il grezzo dei villaggi africani.<br />Una prima parte leggera, costruita quasi come una commedia, che non convince a pieno (ad esempio anche la scena del rito era evitabile).<br />Più che altro mostrarci quella gioia del villaggio fa a cazzotti con la ferrea volontà dei due ragazzi di intraprendere questo viaggio pericolosissimo e molto spesso mortale.<br />Ok, c'è il sogno di diventare cantante di Seydou ma secondo me è mal raccontato questo bisogno incrollabile di andar via, lasciando famiglie, balli e una povera serenità.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">E' vero che questo racconto di bel clima iniziale poi servirà a capire alcuni pentimenti dei ragazzi (che vorrebbero tornare a casa) ma, ecco, mi è sembrato, come si suol dire, che il gioco (il viaggio mortale) non valesse la candela (la motivazione dei ragazzi).<br /><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeVxZCrNWbNXAdjnt828fVm0FfD6p8qQ6Ja5BoTbb4uCFz3BmL8VOJRyT9-U2AP3M2IO5zP5BW07exVAVeKzmgYfynN_YKG-56czPAQt3XmqmR8whMUiy4C9ujMWCPsl0qcZ3bv90O9kXP-LB0_LwTmtnyGS584BmYWNH4bP8F9KnQgiUWjuh7WluBIuF0/s800/84720-IO_CAPITANO__ME_CAPTAIN__-_Official_Still__1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="800" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeVxZCrNWbNXAdjnt828fVm0FfD6p8qQ6Ja5BoTbb4uCFz3BmL8VOJRyT9-U2AP3M2IO5zP5BW07exVAVeKzmgYfynN_YKG-56czPAQt3XmqmR8whMUiy4C9ujMWCPsl0qcZ3bv90O9kXP-LB0_LwTmtnyGS584BmYWNH4bP8F9KnQgiUWjuh7WluBIuF0/w400-h213/84720-IO_CAPITANO__ME_CAPTAIN__-_Official_Still__1_.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Certo che quando comincia il viaggio il film prende una piega drammatica che, in qualche modo, non abbandonerà più (a parte la brutta brutta scena della fontana costruita e di Seydou e del muratore che guardano l'approvazione del riccone da dietro la siepe, da commediaccia).<br />E avremo sequenze davvero belle, come l'incredibile corsa della jeep nel deserto (adrenalinica e di cui percepisci la paura e il pericolo), come la lentissima camminata nel deserto (con tutti quei morti trovati per "strada", morti di cui nessuno parla, insabbiate in tutti i sensi).<br />O i "bei" minuti dentro al carcere libico, forse i più tesi di tutti.<br />Qui assisteremo al secondo sogno, bellissimo anche questo, un sogno che può apparire come nostalgia di casa ma che, anche in questo caso, è semplicemente frutto della necessità da parte di Seydou di pensare agli altri, a come stanno, alla loro sofferenza (in questo caso la madre).<br />A ben pensarci, però, la sequenza più onirica del film è, in qualche modo, completamente realistica.<br />E' l'avvistamento della piattaforma petrolifera (tra l'altro scena visivamente maestosa), scambiata inizialmente dai profughi (anzi, solo una volta raggiunta scopriranno la verità) come la "terra", l'Italia.<br />Ecco, questo abbaglio collettivo l'ho trovato magnifico, dolcissimo e struggente allo stesso tempo.<br />Forse in questo film di denuncia non di denuncia è la scena della chiamata dei soccorsi quella più pungente e diretta (e anche la prima presenza europea del film).<br />Ma, anche stavolta, si inserisce nel quadro metaforico del film, quello in cui c'è un Messia colmo d'amore che, senza alcun aiuto, deve portare l'umanità alla salvezza.<br />Chissà se davvero la Sicilia, l'Italia, l'Europa, rappresenteranno la salvezza di quei poveri esseri umani.<br />Chissà se Seydou ritroverà a Caserta il suo amico muratore.<br />Chissà quei profughi che persone troveranno qui da noi, persone empatiche e pronte ad accoglierli o persone diverse.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Però Seydou ce l'ha fatta.<br />"Personne ne mourrà ici"<br />Aveva promesso Seydou.<br />E nessuno veramente morirà.<br />Perchè nessuno doveva morire.</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div>Caden Cotardhttp://www.blogger.com/profile/07422140243813864819noreply@blogger.com6