(ci sono spoiler)
C'è da fare una doverosa premessa.
Quello che significa per me Cecità di Saramago è difficile da spiegare. Basti
dire che lo considero senza ombra di dubbio tra i 5 libri della mia vita; basti
dire che dopo aver letto l'opera omnia dello straordinario scrittore portoghese
(saggi esclusi) ho praticamente smesso di leggere perchè ingenuamente (e
scusate se la frase sembra uscita da un libro di Baricco) non credo che potrei
mai trovare niente di altrettanto bello; basti dire che se avessi trovato
compagnia sarei andato ai funerali del Maestro; basti dire che ho chiamato il
mio cagnolino Jose in suo onore.
Quindi per una volta mi sono
approcciato alla visione del film col bastone e non con la carota convinto che
l'avrei stroncato. Di solito tendo a scindere l'opera filmica da quella
letteraria ma esistono casi in cui questo non è possibile, e questo avviene
quando la seconda è così importante da risultar quasi "intoccabile".
Insomma, se qualcuno facesse la trasposizione della Commedia di Dante, come si
potrebbe giudicare il film senza constatare se ha rispetto per l'opera
originale?
Malgrado tutto, applaudo Meirelles.
Certo lo spaesamento, l'angoscia, l'orrore e la profondità del testo originario
sono lontanissimi ma era comunque difficile far meglio. L'incredibile stile di
Saramago, quello di una prosa che raggiunge per carica emotiva e
"altezza" quasi il lirismo, un tragico e surreale lirismo (in questo
lo vedo opposto ad esempio ad Alda Merini la cui poesia, al contrario, diventa
prosa drammaticamente "reale"), non l'ho mai considerato traferibile
in pellicola malgrado le sue trame, i suoi soggetti, sarebbero invece in potenza
tutti film meravigliosi.
Meirelles ha avuto rispetto. Nessun
nome proprio ai personaggi, stessa se non identica dinamica degli eventi,
presenza di tutte le "scene" emotivamente più importanti del libro,
anche quelle apparentemente minori, nessuna spiegazione nè delle cause
dell'epidemia nè della guarigione.
Ah, per chi non lo sapesse, Blindness
(o meglio "Ensaio sobre a cegueira") racconta la storia di un'improvvisa cecità
generale. Una cecità particolare, bianca come il latte e non classicamente
nera. I primi uomini colpiti vengono messi in quarantena in una specie di
vecchia caserma senza alcun comfort, come animali. Gli viene mandato del cibo
razionato, non possono nè uscire nè venir curati. Sono soli. E ciechi. In mezzo
a loro però c'è una donna e lei, incredibilmente, vede.
L' unico grosso errore che addosso al
regista è quello di aver voluto inserire la coppia orientale che parla nella
propria lingua. Nessuno mi leva dalla testa che l'operazione non sia stata
decisa a tavolino copiando Sun e Jin di Lost. Molto mal riuscita anche la
figura dell'uomo con la benda, veramente centrale e carismatica nel libro. Per
il resto c'è (quasi) tutto. La terribile scena degli stupri
"contrattati" (forse quella che emotivamente và più vicina al testo),
l'omicidio con le forbici, il senso di sporcizia (fisica e morale) che più vai
avanti più si fa forte, la Chiesa, il ripostiglio del supermercato, la doccia
nude sul terrazzo, il cane che asciuga la lacrima, il finale nel quale per un
momento la moglie del medico crede di esser diventata lei stessa cieca.
Solo in un fondamentale passaggio il
film si discosta dal libro: la scoperta dell'avvenuta guarigione del primo
cieco. Meirelles passa dal bianco latteo della cecità al bianco del vero latte,
poi "sporcato" dal caffè. Saramago passava dal bianco al nero degli
occhi chiusi. Chapeau per Meirelles che osa in un momento decisivo e riesce
forse persino a migliorare l'originale.
Per il resto interpretazioni buone ma
non esaltanti (il doppiaggio poi...) ma c'è una spiegazione. Ci sarà sempre
un'enorme differenza tra un attore che interpreta un cieco ed un vero cieco,
puoi esser bravo come ti pare ma non vedere è diverso da far finta di non
vedere, c'è poco da fare. L'attenzione resta sempre su buoni livelli, la
storia, per chi non la conosce, è davvero affascinante. Insomma, un buon film,
forse ottimo, arrivato in Italia con anni di ritardo per il famoso problema che
coinvolse anche The Road (troppo deprimente). Ci sarà senz'altro qualche
"pseudointellettuale librofilo" che distruggerà il film. Saramago ha pianto alla prima
e questo vale più di tutto, più di qualsiasi cosa ognuno di noi abbia l'umiltà
o la sfacciataggine di scrivere in merito.
(voto 7)
Non leggo il post perchè sto leggendo il romanzo ora. Una volta terminato toccherà al film.
RispondiEliminaAd ogni modo, è anche uno dei libri preferiti di Julez.
Buona lettura allora. Se poi ti accorgi che ho scritto qualche castroneria nel confronto tra film e libro dimmi pure. Per quanto possa amarlo l'ho comunque letto 6,7 anni fa, potrei ricordar male qualcosa.
RispondiEliminaBrava Julez!
seguo l'esempio di ford. cioè, il post l'ho letto ma il film non lo guardo ancora.
RispondiEliminaEro terrorizzata dall' eventualità di vedere questo film. Ce l'ho da un bel po' e ancora non ho avuto il coraggio. Anche io sono legatissima al romanzo e vederlo stuprato potrebbe uccidermi.
RispondiEliminaPerò se un altro adoratore di Saramago non lo stronca, allora forse posso avvicinarmici persino io.
Anche io ho amato moltissimo il romanzo ( anche se il mio preferito di Saramago, per il momento, resta "Il vangelo secondo Gesù Cristo") e quindi, come te, mi sono accostata al film con un minimo di apprensione, ma anche con lo giusto spirito sapendo che comunque letteratura e cinema usano due linguaggi diversi e che anche da un romanzo straordinario è possibile trarre un film altrettanto straordinario, seppure con una sceneggiatura che se ne discosti in parte o addirittura completamente (e qui mi viene in mente il capolavoro "Blade Runner", tratto dal noto romanzo di P.K. Dick "Ma gli androidi sognano le pecore elettriche", film che appunto si discosta moltissimo dalle intenzioni e dalla storia originali, ma che pure resta fedele a livello di nucleo profondo del significato e ne coglie lo spirito complessivo).
RispondiEliminaPremesso questo, ho trovato "Blindness" invero molto rispettoso, ma di una fedeltà talmente piatta e priva di qualsiasi guizzo da risultare nel complesso privo di uno suo specifico "quid".
Ecco, forse l'unica scena che ho apprezzato è stata proprio quella della riacquistata vista, narrata attraverso la progressiva visione del caffè versato nella tazza, scena inedita rispetto al romanzo ma comunque coerente con lo svolgersi degli eventi e fedele al senso di quello che accade.
Bello anche il modo in cui il regista è riuscito a rendere il bianco della cecità, ma l'ho avvertito come eccessivamente didascalico (un mio problema, magari).
Inoltre l'allegoria di Saramago si presta ad infiniti significati e rimandi simbolici, mentre il film secondo me non è abbastanza efficace. Risulta molto piatto, monocorde, monolitico (nel significato proprio).
"The road", invece, che citi (ed anche di questo avevo già letto il libro) l'ho trovato molto più riuscito. E mi ha emozionata di più. Almeno quanto il romanzo.
Ieri sera ho visto "Shelter", con Julianne Moore, poi controllo se c'è una tua recensione ;-)
Buona giornata.
P.S.:
non è che non mia sia piaciuto "Blindness", ma l'ho trovato inutile.
Esatto Biancaneve, è quello che volevo dire io ma ho soltanto accennato. Il film (e con questo rispondo anche a Lucia) non ha affatto stuprato il libro, anzi l'ha amato molto. Quello che ha stuprato è lo scopo ultimo, il messaggio allegorico, il sottotesto, il "potere" del libro. E' per questo che risulta un pò piatto e troppo cinematografico, non riesce ad andar al di là della pellicola come Saramago era andato al di là delle parole. Mi rendo conto proprio ora che mi sono lasciato andare dal ricordo dello scrittore e dal confronto libro-film tralasciando completamente l'analisi o almeno il tentativo di analisi che l'opera pretendeva.
RispondiEliminaCome fare un film su un kafka senza trasmettere l'atmosfera kafkiana....
RispondiEliminaCerto che l'impresa era davvero ardua, comunque rispetto per la scelta e la fedeltà al testo...
Sì, direi che hai centrato perfettamente il problema.
RispondiEliminafinalmente una recensione con cui mi trovo in disaccordo. iniziavo a stancarmi. e' uno dei miei libri preferiti, e dopo averlo finito ho fatto passare un po' di giorni e ho visto il film. niente, niente di niente. il libro e' semplicemente fantastico, dalla sinossi a come la storia si evolve, analizzando gli equilibri sociologici di una piccola comunita' di cechi rinchiusi in una caserma abbandonata. semplicemente geniale. poi la fuga, la citta', e qui' il film, che gia' mi era risultato inappetibile, cade del tutto. non c'e' niente della seconda parte. o meglio, e' trattata, ma male secondo me. non c'e' l'atmosfera giusta, non c'e' la vecchia scorbutica. e anche nella prima parte non mi sono trovato immedesimato come con il libro, non ho percepito tutto cio che ho avuto dal libro. insomma, forse ero troppo "pompato" dal capolavoro del maestro, ma il film non mi ha convinto assolutamente.
RispondiEliminaCi sta alla grande.
EliminaMi spiego un attimo però (senza rileggermi, rischio).
Anche per me Cecità è uno dei libri più importanti della mia vita. potrei addirittura arrischiare al primo.
Ho sempre pensato che fosse infilmabile, malgrado durante la lettura il senso cinematografico delle immagini fosse incredibile.
Il mio voto (ricordavo un 6,5) è troppo alto ma ti dico da che deriva (sto rischiando, non rileggo la recensione, magari dico cose diverse).
1 la sensazione che nessuno avrebbe potuto raggiungere minimamente la grandezza del libro. E la convinzione che era difficile fare tentativi migliori, a mio parere non andava proprio fatto, punto.
2 il fatto che Jose abbia pianto come un bimbo alla prima. Lo so, non dovrei tenerne conto ma qualcosa deve voler dire
Comunque la differenza più grande è quella che citi, l'immedesimazione
Nel libro è assurda, noi siamo quegli occhi
Nel film è inesistente
Ben contento di essere in disaccordo ma credo che ci siamo spiegati perchè
A proposito di Saramago, non so se hai letto l'ultimo post.
Mi sono venuti i brividi a pensare che fosse morto a 70 anni e non ci avesse lasciato quasi niente...
di certo non e' stato un ragazzo precoce.
Eliminapero' ci e' andata bene,
ot:
a volte trovo abbastanza inutile immaginarsi come sarebbero andate le cose in un altro scenario. cioe', sono andate come sono andate, non si cambia e non si torna indietro, punto. quindi inutile dire tipo "eh ma se philip fosse vissuto altri due anni..". accettare la realta' per come essa e' andata.
Accettare la realtà dici.
EliminaForse il segreto della felicità.
Senz'altro quello della serenità.
Ma quanto è difficile.
diciamo che non hai molte opzioni. accetarla per quella che e' o vivere con la vana speranza che il passato cambi.
Eliminaps.: secondo delle teorie quantistiche, il futuro determina il presente, non il passato.
Ma il passato determina anche il futuro.
EliminaLa perdita ad esempio di una persona cara determina inevitabilmente il tuo futuro ed è molto probabile in peggio.
E' tutto troppo difficile,tutto così delicato, non conta solo quello che sei tu ma anche quello che era il tuo rapporto con una data persona, la vita che fai, le scelte che hai fatto.
Purtroppo quello che dici è indiscutibilmente vero ma se l'uomo riuscisse a ragionare freddamente non sarebbe l'uomo.
Credo che un approccio oggettivo, scientifico, razionale possa permettere all'uomo di vivere la propria vita in maniera migliore, più intelligente.
Ma forse lo priva del paradiso delle più belle emozioni e dell'inferno di quelle più brutte.
E' veramente un casino Ma.
non capisco.
Elimina"Ma forse lo priva del paradiso delle più belle emozioni e dell'inferno di quelle più brutte." le emozioni belle sono quelle vissute quando quella persona era in vita. le emozioni brute sono quelle inutili sensazioni che si hanno quando si perde quella persona. sono inutili perche' essere triste non cambia il corso delle cose, quindi perche' esserlo? ci rende umani? non credo. penso invece che sia una blanda stupidita' l'essere tristi per qualcuno (vicino o lontano che sia) che se ne va. non ha senso, non cambi niente, quindi ricaordati i bei momenti passati e sii felice di essere stato felice. ora basta, e vivi la tua vita, perche' tu sei ancora qua'.
questo e' il mio pensiero.
ps: (non) tiratemi dentro questi argomenti che non la ifnisco piu', amo parlarne/scriverne.
Non stavo parlando specificatamente di belle o brutte emozioni riguardo la perdita di una persona cara ma in generale.
EliminaIl tuo pensiero è stupendo ma credo presupponga una forza mentale incredibile, forse anche un'intelligenza superiore, non tanto nel senso qualitativo del termine, quanto a quello che si fa superiore a quello che non c'è.
Mi sono spiegato sicuramente male.
Accettare la realtà rende ancora più vere le emozioni.
Ma avere un approccio diverso, più "romantico" ti fa credere migliori quelle belle e più devastanti quelle brutte.
Ma, appunto, siamo sul terreno del falso, della creazione, della suggestione.
Pagherei per essere come te, specie questi anni.
Ma interventi come i tuoi sono molto importanti, possono far bene.
grazie, ma non sopravvalutarmi troppo. l'esperienza ti fa capire e ti insegna determinate cose. ma non basta quella, e' importante l'approccio che si ha a una data esperienza. ed e' li' che si forma il tuo pensiero, la tua filosofia di vita.
Eliminaquindi mi pare normale essere diversi tra noi. nessuno e' inferiore o superiore, siamo diversi sullo stesso piano.
Esatto, credo che non c'è nulla che possa più formare carattere e pensiero dell'esperienza.
EliminaSenza quella siamo soltanto tutti uomini pensanti in potenza
Spinto dalla curiosità e dall'aneddoto sopra da te descritto con l'autore piange alla prima mi ha spinto a vederlo...niente male devo dire. il rischio di tirare fuori una boiaia era enorme, ma il regista è riuscito a riprodurre abbastanza fedelmente il tutto.. davvero uno dei pochissimi casi in cui posso dire di aver apprezzato il film dopo il libro. anche la scena a te tanto cara della lacrima col cane è resa fedelmente.
RispondiEliminatuttavia comprendo anche chi non avendo letto il libro critica il film adducendo ad esempio che non viene spiegato perchè [SPOILERONE] l'epidemia appare e riappare senza motivo. per questo come ti dicevo ritenevo Cecità di difficile rappresentazione sul grande schermo..credo di aver letto (forse su FS) che questa carenza di spiegazioni ricorre spesso in saramago..confermi??
PS perche non si possono più vedere gli ultimi commenti postati sul blog? anche questa colpa di Google o una tua scelta?
ahhahah ma cosa ho scritto?? la prima frase non ha assolutamente senso ...
EliminaAle, ti rispondo a tutto stanotte, devo fuggire.
EliminaMeno male che mi hai fatto notare la cosa dei commenti.
No, assolutamente non è una mia scelta, stanotte cerco di capire.
A mezzanotte torno,vado a vedere un film :)
buona visone :)
EliminaGrazie :)
RispondiEliminaLa cosa dei commenti non riesco a risolverla, ora sento qualcuno che ci capisce qualcosa.
Su Blindness mi pare la pensiamo alla stessa maniera.
Sì, hai ragione, il pubblico del cinema rispetto a quello letterario non sopporta non avere risposte, Cecità, il libro, è magnifico (anche) per quello.
A me piace avere poche risposte anche nel cinema e qui poi darle, ossia inventarsi cause o rimedi sarebbe stato un delitto.
Esatto, è quasi una costante in Saramago questa, nel pezzo che gli scrissi (non mi ricordo il titolo) misi anche 5,6 esempi di queste situazioni surreali senza risposta :)
Fantastico film, l'ho visto anni fa su Sky e ricordo ancora quel senso d'angoscia che mi sono ritrovata al termine della visione.
RispondiEliminaMi piacerebbe davvero leggere il libro, se mai riuscissi a trovarlo.
Beh, il libro si trova facilmente, Cecità e te lo danno :)
EliminaEssendo tra i 3,4 miei romanzi preferiti non ho gridato al capolavoro per il film ma è comunque buono.
Non ho letto il libro, purtroppo. Lo farò sicuramente.
RispondiEliminaL'ho visto una volta sola. E' uno di quei film che rende praticamente obbligatoria una seconda visione (come minimo).
C'è poco da fare, quando il romanzo è ottimo, è difficile che il film possa fare schifo. In questo caso ci troviamo di fronte ad una pellicola davvero speciale... se la sceneggiatura fosse originale, sarebbe da farci una statua all'autore.
La scelta della voce pensiero del narratore è contestabile, ci sono tante ragioni per cui si sarebbe potuto fare diversamente, ma infondo copre soltanto prologo ed epilogo, e alla fine son scelte dettate dalla sensibilità individuale, sticazzi...
Uno dei film più importanti, tra quelli visti negli ultimi due anni.
Mi verrebbe da fare un parallelo con V x Vendetta, entrambi presi da un opera pregressa,
V x Vendetta fa di tutto per essere un filmetto mediocre, ma riesce a non tradire lo spirito della storia originale, risultando perciò molto bello, Blindness si approccia con rispetto ad un'opera importante, e la traspone ottimamente.
Dove saremmo noi senza il Cinema ? Ecchilosa :)
E il Cinema dove sarebbe senza la Letteratura?
Buffo (ma normale) come ci possano essere due approcci così diversi.
EliminaCecità è uno di quei romanzi "monstre" che, se uno ha letto, ti approcciano al film in maniera totalmente diversa. Sono contento che a te sia piaciuto (io non mi rileggo ma credo che quel 7 dimostri che anche a me ha convinto) e sono contento di sentire una voce intelligente che ha visto questo film senza aver letto quel libro. E' una voce più oggettiva, non relativa.
Poi che mi scrivi che è uno dei film più importanti visti questi due anni mi piace molto. Per me non lo è, ma è come se te, dicendo questo, fai un complimento grandissimo a Saramago. E la cosa mi fa star molto bene.
Eh, nel libro noi siamo sempre gli occhi di lei, era quasi impossibile riportare nel film questa cosa.
Ora non ricordo se il narratore del film sia sempre lei, in qual cosa ha molto senso.
Non ho visto V per vendetta ;)
Sì sì, trasposizione onestissima, tanto meglio non si poteva fare.
beh, dove saremmo senza cinema è il mio sottotitolo lassù, non so ce l'hai scritto apposta
eh già, il cinema senza letteratura sarebbe depotenziato del 90%
e anche dove è originale comunque deve tutto ad una buona scrittura delle cose ;)
CECITA' è il libro più difficile che abbia mai letto.
RispondiEliminaNe abbiamo parlato.
Quella scena mi ha fatto soffrire come poche. Ho pure pensato di mollarlo, perchè non entravo in empatia con la forma. Quella mancanza di punteggiatura mi ha più volte destabilizzato e creato confusione. Chi parlava con chi? Mi sono persa tra i corridoi di quell'ex manicomio, quasi come se fossi cieca anch'io. Poi, pian piano ho riacquistato la vista. Quel fiume di parole mi ha travolto, mi ha scagliato violentemente contro le rocce e ne sono uscita segnata, ferita, ammaccata.
Il punto di svolta tra me e cecità è arrivato a metà lettura. Quando la moglie del medico percorreva quei corridoi sporchi, schifosi, nauseabondi, marci. Sfogliavo le pagine e sentivo la puzza. Mi entrava nelle narici, nella gola... e m'immaginavo al posto della donna. Costretta a vedere l'involuzione della specie umana, l'essere peggio delle bestie. Maiali che sguazzano nelle loro feci.
Vedere in un mondo di ciechi mi è sembrato peggiore dell'essere ciechi.
Saramago racconta di questo mal bianco improvviso, quando in realtà, nell'ultima pagina, nel dialogo tra moglie e medico, quest'ultimo afferma che sono sempre stati ciechi. Non con gli occhi, certo! ma con la mente e con il cuore. Ho trovato perfetto il rapporto tra la giovane con gli occhiali scuri e il vecchio. L'essere ciechi ha avvicinato due persone diverse per età, forma mentis, carattere. Ha unito due persone che se avessero avuto gli occhi, usati solo per guardare non si sarebbero mai visti.
Saramago decide di dare speranza agli uomini, lui vede del buono in quei corpi nudi che camminano e inciampano per le strade, tra spazzatura, cadaveri, cani e feci. Lui vede che l'uomo nonostante quello che è in grado di fare, che ha fatto, nonostante la sua malvagità, il desiderio di prevaricare sull'altro, approfittare del più debole, nonostante tutto questo vuole dargli un' altra chance. Forse non sono ciechi del tutto, forse il mal bianco serviva per far capire le cose importanti: la solidarietà, l'assistenza reciproca, la compassione e la fratellanza.
Li ha spogliati dei loro averi (parlo del baratto con i ciechi malvagi), di tutto ciò che è materiale, di quello che non serve per accrescere lo spirito, ha sacrificato le donne per il bene di tutti, le ha rese più forti, le ha unite su quel balcone, ha lasciato che fosse una donna a vedere, ha caricato sulle sue spalle il peso di un mondo difficile da immaginare. Mi sono sentita orgogliosa di appartenere a questo genere. Le donne: siamo sempre noi a muovere la vita, i sentimenti.
Blindness
Giusè, e che ti devo dì? Mi meraviglia questo tuo approccio positivo, da amante folle di cecità, al film. L'ho trovato piatto, recitato male, frettoloso. La seconda parte totalmente sbagliata. È normale che se guardi il video, in cui Saramago piange, ti senti uno stronzo a criticare il film, ma devo far finta di non aver visto quel vecchietto commosso, al tramonto della sua vita, seduto su quella poltrona e bocciarlo. Per forza.
Caro Josè, il film non mi è piaciuto, ma a te, ti voglio bene, perchè con cecità mi hai fatto capire che l'uomo merita un'altra occasione. Sempre.
Finalmente vedo anch'io.
"CECITA' è il libro più difficile che abbia mai letto."
Eliminae qui potremmo già fermarci, come diceva qualcuno, è già un successo
nel senso che te lo ricorderai per sempre, a prescindere dal giudizio
hai descritto perfettamente quello che accade con Saramago
all'inizio dei destabilizzato, non capisci nulla, anzi, la confusione è talmente tanta che quasi ti viene rabbia e noia nel dovere mettere tutta st'attenzione nella lettura. Poi però entri dentro il suo mondo e la sua scrittura. E tutto diventa un vortice, un fiume in piena dove resti comunque travolto, ma non più con fatica, ma con "piacere", nel senso almeno di bisogno di essere travolti
quando leggevo Cecità mi capitava, come a te, di vedere e sentire tutto. Quegli unici occhi fornivano immagini talmente nitide da far paura. Credo che con un trama diversa, ovvero una trama in cui non c'è una sola vedente come qua, sarebbe stato diverso, anche con vicende simili.
Il fatto che lei sia quegli unici occhi li rende più potenti, è come se anche noi fossimo gli unici vedenti in quello schifo, amplifica la nostra sensazione, la nostra immaginazione, la nostra immedesimazione con lei
e sì, il supplizio di quella donna, vedere, è peggiore dell'esser ciechi
lei diventa però una testimone, quasi La Testimone (oculare, scusa la battuta) per eccellenza del genere umano
Saramago adora l'uomo.
Lo descrive anche nelle azioni più basse ma ne conosce e racconta le infinite forze e possibilità
e adora ancora di più le donne, esseri per lui superiori
e adora i cani che leccano le lacrime dell'uomo
(e a tal proposito in Saggio sulla lucidità, c'è un collegamento da brividi)
quindi quello che hai letto in Cecità è quasi sempre presente in Saramago, la fiducia nell'umanità, il ruolo delle donne, lo scavare nell'animo umano per spogliarlo di tutto e trovarne l'essenziale
del film, a sto punto, inutile parlare
c'è solo da dire che mentre leggevo Cecità non credevo potesse esistere un libro tanto cinematografico.
Vedi tutto, è cinema.
Ma, al tempo stesso, mi sembrava un libro impossibile da portare al cinema
comuqnue quel vecchietto al tramonto della vita fu capace di scrivere dopo ancora altri capolavori
un tramonto lunghissimo che assomiglia, più che altro, ad un'alba