Mi uccido.
Uccidimi.
Basta pochissimo, soltanto quel
piccolo saltino del "mi", per far tutta la differenza del mondo; per
passare dal coraggio alla paura, dalla disperazione più totale e istintiva a
quella più pensata e organizzata, per desistere dal provare a saltare dal 7°
piano, buttarsi sotto un treno, ingoiare un mortale mix di medicinali e
spararsi in testa o prendere invece il treno e recarsi alla clinica del dottor
Kruger. Nella clinica del dottor Kruger c'è gente che si prenderà cura di voi e
nel decoro più assoluto, con assoluta dignità, niente sangue, niente casini, vi
accompagnerà per i vostri ultimi giorni. Poi, un bicchier d'acqua, un pò di
veleno e 3 minuti per salutare, au revoir.
In un bianco e nero perfetto,
rappresentazione anche visiva delle vite senza alcun più colore degli aspiranti
suicidi, Kill me please affronta in chiave di commedia grottesca e nerissima
l'inossidabile tema del diritto o no a decider d,i morire. Ora, fermo restando
che un suicidio come si deve, insomma "gestito" da soli è tranne che
in rarissimi casi, pressochè impossibile da impedire, è giusto che possa
trasformarsi in un "suicidio con l'aiutino" o, per dare i giusti nomi
alle cose, un omicidio concordato con un' istituzione? Troppi hanno parlato di
eutanasia per Kill me please. Non sono affatto d'accordo. Il film di Barco ci
parla del mal di vivere e non di situazioni irreversibili di
"non-vita". Ci parla di gente che non riesce più a dare un senso alla
propria esistenza e non di vite che oggettivamente non hanno senso. Kill me
please è un film sulla depressione, sul disamore per la propria vita,
sull'assoluta mancanza di motivi per andare avanti. E' un film sul desiderio
della morte perchè vista come unico stimolo rimasto in vita, in una vita però
che di stimoli avrebbe da offrirne altri centomila. Non è un caso che L'UNICA
paziente che subisce una sorta di accanimento teraupetico (la ragazza delle
punture) sia anche L'UNICA che decide di andar via perchè si rende conto che
esser vivi è una fortuna da preservare. Film sull'eutanasia quindi?
All'opposto.
Ed è anche un film che, anche se pare
un ossimoro, ha una scena madre "nascosta" ma completamente decisiva.
La macchina viaggia veloce, se ne frega del funerale. Urta la bara, la bara
cade. Pochi secondi, addirittura in campo lungo, ma importantissimi. Niente
sarà più come prima. La bara urtata che cade simboleggia l'assoluta mancanza di
rispetto da parte di quelli della clinica, gli angeli del suicidio, verso le
persone che invece a vivere ci tengono, e portano i propri morti sulle loro spalle.
La vendetta sarà tremenda. Non volete vivere? Vi si aiuta noi.
E così in un'atmosfera comunque
sempre divertente e a tratti spassosissima ( i tre nel bosco e la partita a
poker, la telefonata, il tiratore scelto - risata a dir la verità amarissima -
) Kill me please riesce però a far pensare, e anche parecchio. Non sarà certo
un capolavoro o un film a tesi perfettamente riuscito, ma porta a spontanee
riflessioni, e questo non è da poco.
E la spiegazione nel finale riguardo
l' istituzione della clinica del suicidio come compensazione dei danni
economici arrecati dai suicidi "personali" andati a buon fine è
davvero drammaticamente magnifica.
E quella Marsigliese, quella
Marsigliese che come ultima volontà doveva esser cantata davanti a tutto il
paese sarà invece eseguita in un deserto di morte che ricorda tanto la Grande
Abbuffata, in quello che rappresenta senza dubbio il momento emotivamente più
alto dell'opera. Una Marsigliese che è un inno sì, ma alla Disperazione.
(voto 7,5)
Davvero un buon prodotto, con alcuni momenti da ricordare.
RispondiEliminaIo gli avrei concesso, come ho scritto nel post, qualche minuto in più, ma anche così va benissimo.
Bello. Sembra proprio il tipo di film che piace a me.
RispondiElimina*James: ti ho risposto abbondantemente nel saloon
RispondiElimina*Eddy: sì, credo che ti piacerà parecchio. Poi oggi vengo a fare un "viaggio" da te, ciao!
Giusè! l'ho visto ieri, in effetti ho riso di gusto in certe scene, altre sono certo disturbanti... cmq mi sembra interessante notare che i personaggi della clinica sono senza dubbio psicologicamente disturbati(tranne la malata) pur tuttavia profondamente consci della loro scelta. volendo morire cmq, non rinunciano alle proprie manie ai vizi e parossismi vari... per quanto riguarda la psicologia, mi sembra che freud e la sua teoria pansessuale la faccia da padrona!
RispondiEliminaLa cosa che fa paura del suicidio è che spesso non è una scelta irrazionale ma perfeddamente lucida e consapevole. Anzi, dirò di più, più una persona è luicida e consapevole più è portata al suicidio.
RispondiEliminaNon conosco la teoria di cui parli.
no no nessuna teoria... era solo per dirti che freud era fissato col sesso, che ogni disturbo lo associava al sesso,come per molti pazienti del film
RispondiEliminatutto qui!
Bello. Grazie Giuseppe. Unica pecca della tua recensione la citazione abusata della Grande Abbuffata, l'unico film che hai visto degli anni 50-80 italiani.
RispondiEliminaMica me ricordo di averla citata altre volte ;)
Eliminaperò è giunto il momento di rivederlo il film di Ferreri, almeno diventa l'unico (????) e anche visto più volte...
al volo al volo mi vengono in mente
Eliminadillinger è morto
il grande racket
l'ultimo treno della notte
i soliti ignoti
amici miei
il sorpasso
una decina di thriller tra bava, fulci e argento
e credo un'altra decina ma al volo è difficile
una trentina dai, sempre pochissimi, ma un pizzico più de uno almeno sì