E così, dopo l'ottimo Sulle mie
labbra e il portentoso Il Profeta,
mi ritrovo a completare la filmografia di Jacques Audiard, o quantomeno quella
edita qui da noi (mancano i primi 2 film entrambi interpretati da Trintignant e
Kassovitz, interessante).
E ancora una volta il regista francese
dimostra di saperci fare, eccome se ci sa fare. E' interessante avere un quadro
(quasi) completo di un regista perchè risulta più facile individuarne le
tematiche ricorrenti e cercar di capire se tra un'opera e l'altra sia avvenuta
una maturazione.
Thomas (un grande Romain Duris, mix tra
Rupert Everett e il nostro Argentero) è un giovane impegnato in giri un pò
troppo loschi nel settore immobiliare. E' violento, cinico e
"potente". Nasconde però un altro lato, molto più dolce e delicato,
ama suonare il pianoforte.
Ritengo ormai assodato come tra i temi
principali di Audiard ci sia l'incomunicabilità e l'incapacità di capire. Se in
Sulle mie labbra tale incomunicabilità era dovuta al mutismo della
protagonista (una splendida Devos, presente anche qua in una piccola parte) e
ne Il Profeta all'analfabetismo di Malik, qua ne abbiamo almeno due versioni:
il primo concerne la musica, tanto amata da Thomas ma incomprensibile agli
altri personaggi -il padre, i colleghi- legati al mondo "duro" delle
cose; il secondo è l'incomunicabilità per eccellenza, quella dovuta a lingue
non conosciute, nella fattispecie mi riferisco al rapporto con
l'insegnante di piano cinese che però, e qui torniamo alla musica come
linguaggio, è l'unica che attraverso il pianoforte riesce a capire e
comunicare con Thomas.
L'altra tematica, evidentissima, è il
mondo del crimine, micro o macro che sia. Audiard ancora una volta ci racconta
di personaggi al limite o parecchio al di fuori della legalità, un mondo di
homo homini lupus senza possibilità di redenzione.
La storia è abbastanza semplice, certo non
raggiunge il livello della straordinaria impalcatura "profetiana", ma
riesce comunque a muoversi in più livelli: quello del "lavoro" di
Thomas, quello del suo rapporto conflittuale ma profondamente affettivo col
padre, quello della relazione con la moglie del collega e quello della
musica e del desiderio attraverso di essa di cambiare radicalmente
la propria vita.
Sogno e dura realtà, il conflitto dentro
Thomas è raccontato perfettamente. Quante persone portano avanti stancamente la
propria vita, il proprio lavoro avendo la testa completamente da un'altra
parte, in un sogno affatto peregrino, ma semplice realizzazione di un proprio
talento? Thomas riscoprirà quasi per caso la musica ( tra l'altro il più forte
legame con la madre defunta) e da quel momento non riuscirà a staccarsi da
essa. Quelle mani che in mille situazioni diverse, anche di pericolo,
continuano a battere tasti invisibili rappresentano l'istinto, il desiderio che
cerca disperatamente di uscire dalla ragione o più semplicemente dall bolla di
vita che ci siamo costruiti intorno a noi.
E nel finale (dopo un'ellissi un pò
esagerata che lascia troppe storie e domande in sospeso), proprio nell'ultima
inquadratura ci sono quelle stesse mani sporche di sangue, quelle dita che
potevano volare leggiadre sopra i magici tasti di un pianoforte, ancora una
volta, purtroppo, hanno dovuto fare i conti con la vita, con l'odio, con la
vendetta.
( voto 7,5)
devo guardarlo da mo'. ma ora c'ho in previsione "nobody knows".
RispondiEliminaUn buon prodotto, pur se certo non ai livelli de Il profeta.
RispondiEliminaAlmeno un paio di sequenze meritano da sole la visione.
Mi raccomando, vai su Wiki a vedere come finisce, disgraziata!
RispondiEliminaJames, l'hai commentato?
Sì, non mi ricordo esattamente quando, ma ne ho parlato anche io.
RispondiEliminaun film che ho letteralmente adorato!
RispondiEliminapoi venne Il Profeta e mi sbilancia un pochetto di più verso quest'ultimo.
tra l'altro si tratta di un remake di un film americano con Harvey Keitel, che si chiama Rapsodia per un killer... ma non sono mai riuscito a vederlo!
Sei un grande Frank! Hai ragione, leggendo la trama sembra proprio il remake, non lo conoscevo affatto.
RispondiEliminaGran film però, una tacca sotto al profeta ma gran film.
L'hai commentato?
il Profeta mi è piaciuto parecchio.
RispondiEliminaPrendo sempre in simpatia i film che hanno come tema l'incomunicabilita' dei sentimenti nell'uomo
mi sono accorto ora della tua risposta! purtroppo quando mi dimentico la notifica via mail mi perdo i post che commento!
RispondiEliminacomunque no, non l'ho commentato. la visione è precedente al blog... ma avendolo lì sulla mensola prima o poi rientrerà nel lettore :D