Se serviva una conferma sulla mia assoluta inattendibilità cinematografica credo che possa essere questa.
Se mi trovo ad emozionarmi ed esaltare anche il film sui Lego dimostro che tutto sono fuorchè una voce critica e oggettiva della settima Arte.
Che poi sono andato a vederlo proprio sperando di vedere una cazzata, ci sta ogni tanto, specie in periodi non entusiasmanti.
E invece mi sono trovato un film sorprendente, l'ennesima dimostrazione dopo gli eccezionali Toy Story 3 e Ralph Spaccatutto che nei cartoni che parlano di giocattoli (o di giochi tout court) c'è una magia particolare, una specie di alchimia che non solo ha la capacità di riportarti indietro nel tempo ma ti fa toccare corde talmente delicate e importanti che sono capaci di riempirti il cuore.
In The Lego Movie poi a livello di tematiche si raggiunge forse un livello ancora superiore degli altri due.
E in un modo assolutamente sorprendente.
Perchè proprio quando il film sembrava una riuscitissima metafora sulla società spersonalizzante, la società in cui tutti la pensano allo stesso modo, la società in cui per colpa della politica e dei media l'umanità sembra ridotta a un unico prototipo prodotto in serie, avviene qualcosa di magico, di incredibile.
L'ultimo quarto d'ora tutta quella metafora "sociale" si trasforma in un'altra, molto più intima, umana.
E sarà che sono "parte in causa" di quel discorso finale ma ho vissuto quei momenti affascinato, commosso, sorpreso.
Ma c'è dell'altro prima.
L'idea è tanto semplice quanto geniale.
I Lego si costruiscono con le istruzioni si sa, e allora cosa c'è di meglio che immaginare la città dei Lego come una metropoli in cui tutti seguono istruzioni prestabilite, in cui tutti hanno un ruolo preciso, in cui tutti non possono far altro che "uniformarsi" a quelli che sono i dettami. Si devono svegliare in un certo modo, lavorare in un certo modo, vedere quel programma televisivo, cantare la stessa canzone. Metafora riuscitissima di un sistema totalitario in cui gli uomini sono spersonalizzati dal potere.
Emmet, il protagonista, poi è il non plus ultra di tutto questo, uno che anche in una vita preordinata non sa mai andare fuori da uno schema, dire un no, pensare con la sua testa. E' il classico uomo medio invisibile in mezzo agli altri (formidabile la battuta della polizia riguardo il suo identikit "Capo, impossibile trovarlo, ha la faccia uguale a tutti gli altri che abbiamo nel database!").
Però Emmet è destinato ad essere l'Eroe, quello che salverà il mondo dei Lego dal terribile destino scelto dal dittatore Business, ossia essere colpiti dalla super Arma Kragle, che in realtà non è altro che un tubetto di Attack con il quale il monarca vorrebbe "bloccare" tutti gli uomini e le cose in una posizione definitiva, eterna.
Funziona praticamente tutto.
La comicità è a tratti sopraffina, surreale, molto fine. La prima volta che a stento ho trattenuto risate da lacrime è il "denunciartiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii", fantastico. Alcuni personaggi, come il poliziotto Buono/Cattivo, Batman o quasi tutti quelli "reietti" nel mondo di fuori (addirittura Milhouse...) funzionano alla grande.
Strepitosa la sequenza del cervello di Emmet immaginato come una piatta distesa di ghiaccio.
Citazioni su citazioni, da Il Signore degli Anelli a Guerre Stellari, da I Pirati dei Caraibi a 2001 Odissea nello Spazio.
Se c'è un difetto (come accadde ad Up) è il troppo spazio alla parte avventurosa fatta di inseguimenti, scoppi, battaglie e ritmo altissimo.
Ma poi avviene la magia.
SPOILER!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non solo quella di scoprire che l'intero film era solo il gioco immaginato di un bambino ( ovvi i rimandi ai prologhi in Toy Story).
No, ma che quella storia inventata nascondeva dietro un grosso disagio, una grande barriera tra quel bambino e suo padre. La metafora sociale del film diventa un dolcissimo e delicato rapporto tra padre e figlio. E una affatto banale denuncia di quanto la creatività, l'uscire fuori dalle regole, il pasticciare sia spesso frenato, castrato da regole ferree che ci vengono imposte dall'alto, da convenzioni, da ruoli troppo rigidi.
Il padre con l'Attack voleva fissare per sempre le sue creazioni in modo tale che nessuno potesse toccarle o modificarle.
Quei mattoncini possono esser visti come mezzo per creare qualcosa di solido e di indistruttibile.
Oppure possono essere visti come pezzi da modificare ogni volta, da crearci sempre qualcosa di diverso, da usare nei modi più impropri, non per forza quelli scritti nelle istruzioni.
La filosofia dietro questo duplice ruolo del mattoncino è di straordinario impatto.
E' dolcissimo, lo ripeto, come il bambino abbia, attraverso l'arte e l'immaginazione, cercato di sublimare questo blocco, o forse meglio definirla questa mancanza di condivisione col padre. E il montaggio alternato tra Emmet e il Presidente e il padre e il figlio (sarà che in quel padre magari mi sono riconosciuto) è davvero notevole, perfetto.
E' il Martedì del Taco il giorno in cui il Presidente ha deciso di bloccare per sempre il suo mondo, cristallizzare la creatività.
"E' il Martedì del Taco" dice la mamma nell'altra stanza.
Son magie che i cartoni ci regalano spesso.
E quel Presidente le cui gambe perdono sempre più mattoncini man mano che si avvicina ad Emmet mentre nella realtà il Padre si inginocchia al Figlio è lirismo puro.
Ecco, meglio che smetto di commentare film.
( voto 8 )
Le tue non sono recensioni, bensì scopate col Cinema....con tanto di preliminari e sigaretta dopo.
RispondiEliminaEmozionante il film ed emozionante, seppur meno (non volermene), la recensione
Come faccio a "volertene" se mi dai quella definizione sulle recensioni...
EliminaAlcune volte lo stupro però.
Emozionante quel finale è dir poco
Bellissima la definizione sulle tue recensioni ;)
EliminaNon so perchè, ma ad intuito sentivo che questo film sarebbe potuto essere, per intensità e profondità, il nuovo "Toy story": ora ne ho la conferma. Non vedo l'ora di guardarlo :)
Credo di essere abbastanza certo di trovarci davanti a roba dello spessore di Toy Story. Parlo dell'episodio 3 eh, quello che oltre al grandissimo divertimento sapeva arrivare al cuore come pochi (penso alla scena della discarica o alla "passerella" finale dei personaggi)
EliminaSta definizione rimarrà storica, mi dà fastidio solo che riguardi me, altrimenti la esalterei.
Anche per me un'ottima sorpresa.
RispondiEliminaUn prodotto confezionato molto bene, divertito e divertente ed impreziosito da un sottotesto notevole.
Ma il capolavoro sta nel fatto che il sottotesto che già era notevole (con l'originalità della critica sociale) poi diventa tutto un altro sottotesto.
EliminaUn cambio di prospettiva formidabile.
Piaciuto molto anche dalle nostre parti. Ha il pregio di uscire dagli schemi, e l'ultima parte è davvero poetica se ti va http://cinquecentofilmisieme.blogspot.it/2014/03/the-lego-movie.html
RispondiEliminadue minuti e sono da lei
EliminaNe parlano tutti benissimo, ed è un film sul quale non avrei scommesso un soldo bucato... va a vedere che me lo devo proprio visionare!
RispondiEliminaLo devi visionare.
EliminaTra l'altro ho glissato sulla bellezza grafica, straoridinaria, una cura dei dettagli impressionante
Visto ieri e... oddio...
EliminaVeramente, sarà che ero partito prevenuto, ma non immaginavo fosse così bello!
Nemmeno io... :)
EliminaLa recensione è meravigliosaaaaaa,
RispondiEliminaè meravigliosooooooo vedere il film,
è meravigliosooooo
Grazieee
EliminaSe ero là con te si cantava insieme, senza se e senza ma
Dai, sei un papà:) su 3500 cose che ho letto non era mai saltato fuori.
RispondiEliminaIl film è stato cosi fantasticoso, batmanoso, scoppiettoso, fluffoso, legoso, politeneroso, superoso e bellissimoso.
È meravigliosooo, è meraviglioso far parte di un team
È meravigliosooo se tu sogni con noiiii
Cazzo, cazzo, cazzooo questa canzone non me la tolgo più daaalla testaaaaa
( leggi cantando)
Non hai scritto petaloso
Eliminabellissimo, tra l'altro rivisto una seconda volta con gli stessi effetti della prima