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30.6.15

Recensione "Maggie" (Contagious - Epidemia mortale)


Proprio quando mi stavo gonfiando le palle come dei sommergibili (di solito si dice come delle mongolfiere, ma in quel caso volerebbero, le mie invece stavano andando a fondo) per un primo quarto d'ora così colmo di già visto che il mio unico obbiettivo stava diventando quello di contare le espressioni di Sfarznegher (ero arrivato a 1) ecco che Maggie non solo si mostra per quello che è, ovvero un film quasi esistenziale, ma riesce addirittura a farmi arrivare alla fine con la sensazione che questo sia un'opera "importante", una di quelle che andrebbero viste per riempirci cuore ed anima.
Più andava avanti più si toglieva di dosso le croste del solito film apocalittico per mostrarci la sua vera pelle, ovvero la storia di un meraviglioso rapporto padre-figlia che cercava di andare al di là dell'ineluttabile.
A mio parere capire veramente Maggie (a proposito, da esecuzione Isisiana i titolisti italiani, non solo per la banalità del titolo, Contagious, e dell'aberrante sotto titolo, Epidemia Mortale, solito specchietto delle allodole per spettatori bifolchi, non tanto per tutto quello che di penoso hanno "inventato", ma proprio per quello che hanno tolto, "Maggie", ossia il nome di lei, ossia tutto quello che il film è in realtà, ossia l'anima di tutto), dicevamo che per capirlo veramente dovremmo uscire completamente dal genere.
Ma completamente proprio eh.
Maggie non è un post apocalittico, non è un horror, non c'entrano niente gli zombie, le epidemie, gli spari in testa o i morsi contagiosi.
Maggie è un film prettamente umano, molto molto delicato, che ha indossato le lacere e sporche vesti del post apocalisse per mostrarsi.

Che poi il vestito è anche buono eh, con ambientazioni magari non eccezionali ma ben realizzate, make up di altissimo livello (ottima la scelta della necrosi, abbastanza originale) e soprattutto con una stranissima fotografia che sembra cambiare decine di volte, regalandoci inquadrature e colori davvero splendidi. Per il resto c'è una ossessione per i primissimi piani, come a voler dare ancora più intimità al film.


Tralasciando la prima parte, ricca di spiegoni e, come detto sopra, di cose viste e straviste, il difetto principale di Maggie sta in una sceneggiatura prevedibilissima e abbastanza statica, un lento e costante avvicinarsi a qualcosa di inevitabile. Intendiamoci, il film è questo e difficilmente poteva gestirsi diversamente, ma certo la sensazione di trovarsi davanti ad un possibile corto allungato all'inverosimile è forte. E, anche questo impossibile da negare, il film ricerca più di una volta un eccessivo coinvolgimento ed empatia, la classica lacrima, specie con l'aiuto di una colonna sonora onnipresente e "tattica" in questo senso.
Quando ci troviamo davanti ad opere di questo tipo allora l'unica discriminante che possiamo usare è semplicemente una: il cuore.
E sto film ne ha da vendere e pure il magazzino pieno dietro.
I personaggi sono delicati, umani, verosimili, pieni di dubbi e difetti. Non ci sono scene madri irreali, tutto è raccontato con notevole tatto e misura. Fa quasi tenerezza vedere la scena in cui Schwarzenegger si chiede cosa abbia trovato la moglie (morta) in lui, uomo così semplice e rozzo (insomma, non SchwarznHegel).
Ma non è quella l'unica scena in cui il regista dimostra una rarissima sensibilità.
Ad esempio la sequenza della notte tra amici è splendida e l'abbraccio la mattina successiva tra Maggie e la sua migliore amica quasi da pelle d'oca, Si erano appena salutate, poi l'altra si rende conto che forse questo non era il solito saluto, ma l'ultimo, torna indietro e le dice quanto le vuole bene. Probabilmente il rapporto tra Maggie e il padre è più intenso di questo ma vedere il saluto finale tra due coetanee, una nel fiore della vita e l'altra ormai prossima alla morte, fa un effetto come nessun'altro.


E se è vero che nei film di "mostri", da quelli più grandi come King Kong ai più piccoli, il cinema ha sempre cercato di indagare anche il lato umano degli stessi (nessun mostro è solo mostro), è anche vero che sequenze come quelle di quel bacio dato nel vortice finale della malattia, quando ormai di umano non restava più nulla, è qualcosa di potente.
Ma sapete quale è la scena che dimostra la vera anima del film, il suo sì esser retorico ma assolutamente genuino?
Il finale.
Un regista che avesse voluto premere sulla tecnica lacrimandi facilotta ci avrebbe regalato flash back della madre continui. E invece solo là, per la prima volta, la vediamo, questa presenza costante che nel film mai avevamo visto. Nel momento più intenso c'è quella luce, quel prato, quelle margherite. Questo è raccontare sensibilità, questo è il saper aspettare il momento giusto, l'unico momento, per mostrare qualcosa che sottotraccia c'era sempre stato.
Ma al di là di tutto, che il film possa piacere o non piacere, essere retorico o no, c'è un aspetto di importanza estrema impossibile da non riconoscere.
Maggie è un film sulle malattie degenerative, su quelle lente e inesorabili patologie che piano piano, spesso tra sofferenze atroci, ti portano via da questo mondo.
E' un film su queste malattie e sull'amore che fino all'ultimo momento provano a darti le persone che ti stanno vicine.
Un amore sofferto, che urla disperazione, un amore che ti distrugge e che più è forte e più paradossalmente dimostra quanto sia inutile.
Ma è anche un amore unico, esclusivo e, per quanto possa sembrare il contrario, vitale e necessario.

41 commenti:

  1. Mi piacciono gli horror, soprattutto gli horror con gli zombie, però ultimamente non ti dico quanto mi scoccino. Soprattutto quelli che arrivano in estate, senza infamia e senza lode. Perciò anch'io ho trovato Maggie - nonostante i difetti - del tutto inaspettato e, insieme a te, c'ho visto una metafora sulla malattia degenerativa - la Quarantena potrebbe essere, non so, simbolo dell'accanimento terapeutico e simili? Detto questo, la vista dell'Arnold sedentario - espressivo no, ma intenso molto - mi ha impressionato più di ettolitri di sangue mancanti e una delle scene finali, la Breslin che anziché magnarselo gli dà un bacio in fronte, mi ha ridotto a una discreta fontanella zampillante. Ha tanto cuore, e spesso non sa neppure come usarlo, però ci ho lasciato anche un pezzetto del mio.

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    1. Grande intuizione quella della Quarantena mio caro intelligentissimo amico.
      Anche io amo gli horror ma ne sopporto uno ogni 10, lo ammetto. Ormai cerco solo o orginalità, o atmosfera o cuore. Che siano ben fatti, che facciano paura, che abbiano buoni mostri o storie raccontate bene mi interessa poco, voglio solo "viverli" (e solo le 3 caratteristiche di sopra me lo permettono).

      La scena che citi l'ho citata anche io, puoi dire quanto vuoi che sia "costruita" ma è da brividi. E forse non si è capito nella rece ma Mister Universo m'è piaciuto, proprio per questa sua semplicità, questo suo basso profilo perfettamente in simbiosi con la recitazione).

      Il cuore sarà anche una fregatura ma alla fine ci salva sempre Mr Ink.
      E sto film, come dici, ne ha talmente tanto che a volta lo mostra maldestramente

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    1. Sì, ultimamente li stanno facendo uscire tutti.
      C'erano parecchi film cult di blogger, questo, babadook, predestination, ex machina e altri che io non ho voluto veder subito e adesso escono tutti al cinema, qualcosa si sta muovendo forse.

      Anche se Schwarzy con la voce de l'Enigmista un pò ci devi prendere l'abitudine...

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    2. Nooooooooooo *0* lo devo vedere ad ogni costo!

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    3. Ma per quale stramaledetto motivo gli hanno cambiato il titolo?!!!!!! Madò quanto mi urta sta cosa!

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    4. Il titolo oltre che molto bello (a me i titoli con solo un nome proprio affascinano) era veramente perfetto.
      Questo NON è un film sul contagio.
      Questo è il film su una ragazzina che se ne sta andando.
      E non solo lo hanno cambiato in Contagious (addirittura ora camnbiamo titoli nella stessa lingua, ma sempre pateticamente) ma gli hanno anche dato il sottotitolo ridicolo per acchiappare boccaloni.
      infatti nella sala c'era un gruppetto di 16/17 anni che alla fine è andato via dicendo "che schifo!"

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    5. Il solito marketing da quattro soldi è___é già fal trailer è lampante che il film approccia il genere zombie da un punto di vista finalmente nuovo ed originale, e i dementi nostrani gli affibiano sto titolo del tutto fuorviante.
      Ma andatevene a fanculo...

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  3. Io questo film nn so se lo vedrò. Credo di si, ma per la mia compulsione e indifferente interesse verso ogni film vagamente horror esistente. Leggendo la magnifica e sempre personalizzatissima recensione del nostro boss, capisco però che alcuno di voi siano rimasti colpiti dall'aspetto diciamo drammatico umano del tema. A tal proposito vi devo allora consigliare un paio di titoli interessanti, ma ce ne sarebbero altri, The Returned film e In the flesh serial. Non vi dico altro. Evviva lo zombismo.

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    1. Un alleluja per la preghiera finale fratello.
      Grazie per le dritte, ho preso appunti ;)

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    2. Che piacere vederti qui Harry.
      Ma non è che se hai commentato poi ti trovo un ostello migliore eh?

      ahah, scherzo, già è un miracolo se trovo notizie (mi stanno dicendo che per quelle date sono quasi tutti pieni)

      comunque sì. io sempre, in ogni genere, sono ricercatore di unamità. Odio o comunque non amo, gli effetti speciali, infatti anche nei generi più "estremi", vedi fantascienza e horror ricerco quelli più esistenziali.

      E questo con tutti i suoi difetti lo è.
      Riguardo In the flesh mi stupisco che uno che segue serie e ama il genere come Malawi non lo conoscesse. Io ce l'ho scaricato in pc da 1 anno e mezzo, lo conosco bene, aspetto solo il momento.

      The Returned è il reamke americano di Les Revenants? fosse quello ho visto e recensito la serie orginale, quindi mi basta e avanza (in senso buono).
      Però parli di film, in tal caso non lo conosco e mi informo ;)

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  4. Più del rapporto padre e figlia, importantissimo ma quasi "scontato", mi è piaciuto molto l'incontro con gli amici e il saluto finale alla compagna di sempre. Lì mi è venuto un magone davvero difficile da mandare giù. Al di là degli zombie, qui si parla di una malattia terminale e dei diversi modi di affrontarla, con tutta la dignità possibile da parte di una "malata" che giustamente non vuole morire come un cane e dei pochi rimasti sani che vedono il loro mondo andare in frantumi. Bello, particolare e ahimé già troppo sottovalutato.

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    1. Ma infatti Erika la penso come te e l'ho pure scritto. Quel rapporto e quell'abbraccio saranno anche meno intensi e importanti di tutte le vicende con il padre, ma sono il momento più da pelle d'oca per me. Sequenza piccola, brevissima, ma perfetta.

      Concordo con tutto quello che dici e aspetto la rece.
      Poi quell'ahimè lascialo perdere, l'importante è che piaccia a "noi" (nel senso individuale), se non avrà successo lo ameremo ancora più ;)

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    2. Non sei sola Erika! Questo gioiellino di film ha conquistato anche me ;) Il suo unico "problema" è avere una malattia inesistente che per questa su stessa natura va a minare la credibilità della storia raccontata. Fa un po' strano vedere tanto sentimento applicato ad un dramma di pura fantasia, ma la storia resta indubbiamente ben raccontata, mostrata e interpretata. Nonno Schwarzy for president! *_*

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  5. https://en.m.wikipedia.org/wiki/The_Returned_(2013_film)

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  6. C'è anche Exit Humanity molto intenso.

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    1. No no, allora The Returned mai sentito, lo ammetto.
      E nemmeno Exit Humanity.

      Per adesso fermati qua per favore, più sono più vado in tilt e poi non ne vedo uno...

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  7. Capo io la rece ovviamente non l'ho letta: ma t'è piaciuto molto, tanto o è na ciofeca?

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    1. Per me è un 7.

      Ci sono parti che fanno storcere la bocca, altre magari troppo cariche.
      Ma a livello umano è un film intensissimo e che focalizza tutto su qualcosa che gli altri zombie movie di solito sfiorano appena.
      E' più un drammatico anche se 2,3 scene horror ci sono. Un pò mi ha ricordato Carriers ma oltre ad essergli superiore è del tutto diverso nel soggetto. Solo che, ecco. è un post apocalittico completamente umano

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    2. Ricevuto. Quindi tenendo conto della mia manica larga credo che mi farà sbrodolare tra le giuggiole X)

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  8. Bella recensione, come al solito, quasi più del film stesso.
    Che comunque mi è piaciuto e non poco.

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    1. E grazie come al solito Jacques. Vengo subito a vedere se l'hai recensito allora

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  9. Un film assolutamente imperfetto, ma traboccante cuore.
    Direi che siamo sulla stessa linea.

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  10. La mia opinione a caldo è che potevo usare diversamente la mia serata, non è stato brutto, ma dato che avevo davvero voglia di un bel film mi dispiace di aver scelto questo ;-)
    Come te all'inizio stavo per non proseguire nella visione perchè era veramente palloso, poi comincia a tentare (perchè per me è rimasto un tentativo) di essere quello che descrivi tu, solo per questo gli ho concesso una visione completa.
    Non mi ha trasmesso l'idea che ci fosse tutta quella sensibilità dietro, sai? Però è un'opinione a caldo, dovrei lasciar sedimentare il tutto forse.
    Le scene in cui ho trovato un po' di cuore sono poche e comunque qualcosa di già visto anche lì. Un cuore un po' superficiale dunque, ma non è necessariamente un difetto.
    Poi davvero non riesco a trovare l'analogia con la malattia terminale. O meglio c'è, ma solo in parte, ma il film va visto nel suo complesso! Mi spiego: c'è nel loro rapporto familiare, nel suo rapporto con gli amici, nella sua paura mentre si vede trasformare... ma poi se pensiamo al contesto l'analogia non regge più. Il contesto è comunque un'epidemia di zombietudine (non so se sta parola può esistere). Ecco forse è proprio il contesto con l'epidemia a stonare e a far stonare tutto. Forse doveva essere una malattia un pò più circoscritta, ma non so.
    Per me è un 6 o massimo un 6+
    Se riuscirò ha mettermici ne scriverò, ma in questo momento chi passa nel mio blog sente l'eco! :-)

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    1. Capisco perfettamente quello che dici, sia per quanto riguarda i difetti che per la mancata empatia (che c'è o non c'è e di certo questo non è uno di quei film dove c'è quasi per forza).
      Però mentre capisco del tutto la tua valutazione globale non sono d'accordo sul fatto del circoscritto.
      Per due motivi.
      Uno perchè comunque la circoscrizione c'è, alla fine il contesto è solo cornice, noi restiamo sempre e solo con loro.
      La seconda che, anche se vediamo solo il contesto, è proprio lì che il film offre qualcosa di diverso. Se non fosse un'epidemia sarebbe veramente "solo" un film sulla malattia degenerativa, non un apocalittico/horror che prova un pò a mascherarla.
      Insomma, è proprio nell'errore che citi per me la forza del film, l'aver messo una cosa intima e terribile come quella in qualcosa di grande e diffuso.

      Ahah, l'eco comunque richiama gente, le costruirai montagne intorno con calma ;)

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    2. Non so, l'analogia non mi sembra così sicura e ferma. Ne ho scritto due paroline anch'io.
      La cosa più evidente è la riflessione sull'identità. Quando ti trasformi non sei più tu o lo sei finchè non muori?
      No?
      Ma il finale, cerca sì di concludere questa riflessione, ma non è abbastanza incisivo. almeno secondo me

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    3. Per me, ma ormai ci siamo capiti ;) l'analogia non solo è fortissima, ma anche perfettamente riuscita. Non tanto quella, come leggo altrove, all'eutanasia, ma alla malattia degenerativa sì.
      Però capisco perfettamente i tuoi dubbi e vengo a leggerti di sicuro

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    4. eutanasia men che meno, son d'accordo. Se davvero voleva parlare di eutanasia questo film, quello che sceglie non è il soggetto giusto e poi si concentra su altro per tutta la sua lunghezza

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  11. Appena recensito son corso a leggere qui. Ho con piacere trovato molti punti in comune ;) A differenza tua però non ho trovato palloso e "già visto" l'inizio del film. Ho trovato molto essenziale e ben fatta la (piccolissima) parte dedicata al racconto degli eventi. Dove ormai tutti abusano delle immagini iniziali piene di agenti in sommossa e città messe a ferro e fuoco, il regista sceglie di dare le poche info necessarie ad avere un minimo quadro della situazione che ha portato allo stato attuale attraverso una stazione radio, e qualche scena della cattura della ragazza.
    Questo film fa tutto il contrario di tutti, e lo fa dannatamente bene. Schwarzy poi è adorabile *__* avrei voluto un nonno come lui!
    Peccato che come spesso accade quando scrivo di mio mi lascio sfuggire molti piani di lettura, uffa.

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    1. Io invece non sopporto gli spiegoni, sarà per quello che il mio post apocalittico preferito è The Road :)

      Il film sta dividendo molto ma secondo me, riuscito o no, gli va riconosciuta una sobrietà e una genuinità molto grande, in un'epoca ormai sempre più spettacolarizzata.

      Poi verrò a leggere al 100%, ciao!

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    2. È quello che esalto io da me, la capacità di aver parlato di qualcosa ormai stra abusato da un punto di vista nuovo. Oltre all'idea poi per me è riuscito molto bene anche tutto il resto. Non ci sono fronzoli, non c'è spettacolarizzazione, la componente horror è dosata col contagocce (da pelle d'oca la scena dell'odore di cibo). Tutto è molto intimo, essenziale a tal punto che oltre c'è solo l'ermetismo. Non ho particolarmente apprezzato la scommessa finale del padre che resta lì fermo, lì ho avuto la netta sensazione che il regista abbia voluto tirare un po' troppo la corda, ma l'epilogo riesce a fartelo accettare, tutto sommato.
      Come ho scritto io devi amare il genere zombie e conoscerne le dinamiche per poter apprezzare veramente questo esperimento, altrimenti è come assistere ad una partita di calcio senza conoscerne il regolamento ;)

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    3. Quoto ogni tua singola parola di questo commento, veramente.
      Poi magari non ho avuto lo stesso entusiasmo (per me è un 7 il film, massimo 7.5) ma le sensazioni sono le stesse. Entro domani vengo a leggere

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  12. Non voglio riprendere col pessimismo cosmico ;-)
    Solo dire passa di qua: http://comeneifilm.blogspot.it/2015/07/boomstick-award.html

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    1. Vengo subito!

      anche se dall'url credo di aver già capito cosa sia...

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  13. Devo essere sincera sia nel bene che nel male.
    Fino a 12 righe dalla fine, la recensione non mi è piaciuta.
    Manca la tua parte migliore: il cuore.
    È quello che ho provato leggendo.
    Forse mi sbaglierò e sembrerò esagerata, ma Maggie(inteso sia come film che come protagonista) mi ha toccato l'anima e, mi aspettavo una recensione delicata, toccante, di quelle che ti fanno continuare a piangere dopo il film (all'alabama monroe per intenderci) , visto il tema così importante: la vita di una ragazza spezzata nel fiore dei suoi anni e di un padre che deve assistere impotente al declino della figlia.
    A mezzora dalla fine avevo completamente rimosso l'epidemia zombie.
    Si trattava della storia di una ragazza malata, la cui malattia la divorava letteralmente dall'esterno, con la consapevolezza che, presto sarebbe cambiato anche ciò che da fuori non si può vedere, ed è questa la cosa peggiore: quando la malattia non solo ti consuma il corpo, ma anche quello che sei, i tuoi ricordi, la tua personalità, le tue idee.
    Maggie è la storia di una ragazza che ha appena dato il suo ultimo bacio, che ha messo lo smalto per l'ultima volta, che ha abbracciato la sua migliore amica e non potrà più farlo, che ha ascoltato la voce dei fratellini al telefono e non saprà mai come diventeranno da adulti.
    Maggie è la storia di una ragazza e di suo padre, che non può e non deve accettare la perdita di una figlia, un padre che sa cosa sarebbe giusto fare, ma è impossibile dare la vita e poi toglierla a chi è parte di te.
    E Maggie, nei suoi ultimi istanti di lucidità, prima che l'inevitabile si porti via quello che è, compie l'ultima scelta "umana", per evitare al padre lo strazio di dover porre fine alla sua vita con un colpo di fucile, gettandosi dal tetto.
    Ho amato la fotografia, specialmente la scena, all'alba, con l'amica. Il sole appena sorto che iniziava a scaldare con i suoi raggi la giornata.
    Quell'ultimo delicato bacio dato al padre, quando qualche scena prima, quelle stesse labbra toccavano l'amore adolescenziale. Quasi a voler dire che il primo e più importante amore di una figlia è e resterà sempre suo padre.

    Non sono una persona che ricorda o segna le frasi sentite nei film, ma tanti anni fa, ne sentii una che mi colpì molto.
    La frase era questa:
    "Un padre non dovrebbe sopravvire alla morte di un figlio"
    Credo non ci sia nient'altro da aggiungere.

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    1. sono troppo contento di non aver scritto una rece troppo bella e sentita

      almeno hai potuto farlo te al posto mio, e meglio de me

      e non scherzo eh

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    2. Eeeeh, che modo gentile per liquidarmi in 5 righe ;)

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    3. in realtà, e lo ripeto, ero serio

      hai scritto una recensione completa, perfetta e molto simile a quella che avrei potuto scrivere io un pelo più coinvolto

      vedi da sola che non c'è nulla da commentare

      prenditi i complimenti e non cercare gli inghippi

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao