Sto blog una volta era roccaforte dell'horror. Per più di una motivazione piano piano i film del terrore sono diminuiti moltissimo.
Mi mancano tanto, devo assolutamente riprendere.
Meno male che intanto c'è Jolly (e Miriam) a compensare la mancanza. Puntata interessantissima, malata, da intenditori ;)
E fatevi il test che sembra una cazzata ma vi assicuro che invece ha basi molto solide dietro...
Dunque, volevo proseguire con un’altra
puntata dedicata ai simpatici Rednecks, ma dopo averne fatte
già tre
consecutive, pausa!
Ultimamente ho visto un po’ di
horror abbastanza simili per la tematica trattata: mockumentaries su serial
killers…
Ma, prima di parlarne, un piccolo
TEST:
La mamma di Giulia purtroppo è
morta.
Giulia, insieme alla sorella, va
al suo funerale.
In Chiesa, le due sorelle vedono
molte persone che conoscono: parenti, amici di famiglia, conoscenti.
C’è però una persona che Giulia
non aveva mai visto prima. E’ un uomo molto distinto, elegante ed educato.
L’uomo si avvicina, le prende la mano e le porge le proprie condoglianze: “so
che non ci siamo mai visti, ma io conosco la vostra famiglia, sono molto
dispiaciuto, vi sono vicino” eccetera eccetera.
Malgrado la situazione triste,
Giulia rimane molto colpita dai modi e dall’aspetto di quell’uomo così
“charmant”. Passano i giorni e Giulia, pur non conoscendo niente di quell’uomo
e nemmeno il suo nome, pensa spesso a lui: ne è rimasta molto affascinata quasi
al punto di innamorarsi.
Un mese dopo, Giulia uccide la
propria sorella.
DOMANDA: perché?
Vi lascio ai film. Chissà che non
siano fonte d’ispirazione ;-)
Troverete comunque la risposte in fondo al post.
The Poughkeepsie Tapes
Non ci sto molto sopra, perché è stato
già recensito da Giuseppe qui
Il film parla di un serial killer
che riprende i propri crimini con una videocamera. La polizia scopre la sua
casa, trovandovi un gigantesco archivio di filmini amatoriali spaventosi. Il film
è un susseguirsi di servizi di telegiornali relativi al serial killer “The
Butcher”, interviste ai detectives, ai consulenti psicologici / profilers, alle
gente comune e ai parenti delle vittime, il tutto inframezzato da questi atroci
video amatoriali filmati personalmente dal killer. La pellicola sporca e
rovinata dei filmini conferisce alle immagini un effetto-verità agghiacciante.
Non sono tanto la violenza fisica o il sangue (che effettivamente non sono presenti
in grande quantità), ma sono più che altro le situazioni che fanno contorcere lo
stomaco: vedere il killer che si riprende mentre adesca una bambina che gioca
in un prato, poi la afferra e corre a metterla nel baule della propria auto, è
una situazione che trasuda un’orribilità davvero difficile da digerire. Tutto è
giocato su questo: il disgusto che si prova nel vedere il killer mentre
circuisce le proprie vittime, le cattura, le tortura e le sottopone ad
un’umiliante condizione di schiavitù.
Il film, comunque, contiene anche
vari aspetti di critica sociale e tratta, di striscio, la Sindrome di
Stoccolma, con un finale truce.
Da molti considerato un gioiellino
horror (montaggio perfetto, anche se la storia presenta difetti dal punto di
vista della credibilità), è un film davvero disturbante.
Film belga (titolo originale: C'est
arrivé près de chez vous) abbastanza dimenticato, ma considerato
un piccolo
cult.
Il film è girato da tre amici per
la loro tesi in cinematografia. L’intento è quello di mostrare quanto i media
possano spingersi oltre il limite dell’etica. E’ un film che anticipa i tempi,
essendo girato con la tecnica del mockumentary (siamo nel 1992, questa tecnica
era stato utilizzato solo da Deodato in Cannibal Holocaust). In sostanza, una
troupe riesce a mettersi in contatto con Benoit (un serial killer) e, da quel
momento in poi, riprenderà ogni aspetto della sua vita, col fine di realizzare un
documentario.
Benoit è incredibile. È prolisso
ai limiti della sopportazione, narcisista e commediante, di fronte alla
telecamera è uno show-man capace di intrattenere scherzando, suonando il piano
e recitando poesie con la stessa naturalezza con la quale spiega, alla troupe,
i trucchi per zavorrare i sacchi dei cadaveri, in modo tale che non vengano più
a galla.
“Anziani e bambini, il doppio del
peso. Perché hanno le ossa porose”.
Vediamo Benoit che presenta i
suoi nonni e sua madre, Benoit che si ubriaca al bar con gli amici, Benoit che
ci fa conoscere le sue donne, Benoit che suona, Benoit che gioca e scherza con i
bambini al parco – ma, un momento dopo, vediamo Benoit che uccide, e lo fa con
una freddezza spietata. Uccide per soldi, ma anche per gioco; perché è il suo
desiderio, la sua natura. Il tutto, mentre la troupe, indegnamente, riprende i
crimini senza intervenire.
La schizofrenia di questo
delirante personaggio è tutta nella gelida indifferenza con la quale, dopo aver
ucciso un proprio amico per un colpo di pistola partito accidentalmente,
continua imperterrito a mangiare, come se nulla fosse. L’ascendente che il
killer ha sulle persone che lo circondano è magnetico – persone che, come
bambole, gli dimostrano affetto e devozione, a lui che nessun sentimento,
probabilmente, nutre verso di loro. La stessa troupe lo subisce: man mano che
il film va avanti, essi – che inizialmente si limitavano a riprendere gli
omicidi (cosa peraltro già di per sé ignominiosa), cominceranno a giocare una
parte attiva, ad aiutarlo.
Ho letto un commento intelligente
su questo film: esso ci presenta, dapprima, un serial killer ripreso da una
troupe. Col passare del tempo, la troupe ed il killer diventano una cosa sola,
una squadra di morte. Alla fine, anche lo spettatore si fonde con il killer e
la troupe, diventando egli stesso un loro complice, a causa del morboso
voyerismo che lo ha portato a vedere fino in fondo questo film.
Angst
non vi
sia una trama e che abbia uno stile piatto e documentaristico, lo rende di gran
lunga il film più verosimile che sia mai stato girato sulla figura di un serial
killer.
Angst trae spunto da una storia vera,
quella di un assassino di nome Werner Kniesek, che ha massacrato un'intera
famiglia in Austria. Il film ci narra i misfatti che un serial killer
compie nell’arco di una giornata, dal momento in cui esce dal carcere al
momento in cui…ci ritorna!
Nel mezzo, il massacro di una
famiglia. Le azioni sono accompagnate dalla voce fuori campo dello stesso
killer, che narra, con voce fredda, elettronica, completamente arida, le sensazioni
che prova mentre compie tali atti, sovrapponendo al presente i ricordi della
sua fanciullezza deformati dalla sua mente.
Vedere questo film è come
guardare un documentario su un serpente velenoso che si avvicina al povero
topolino per divorarlo. E’ agghiacciante. Del resto, il serial killer è un
animale, un predatore. Tutto quello che fa è deformato dalla sua intima natura:
come ragiona, come parla, come guarda, persino come mangia avidamente una
salsiccia al bar mentre scruta nervosamente due ragazze sedute al bancone,
bramando chissà quali cose.
Dopo gli omicidi raggiunge un
livello di eccitazione tale da risultare persino ridicolo e buffo, ma anche
questa sua idiozia isterica, gli sgraziati gesti di giubilo, il suo sguardo
febbricitante ed il tremore del corpo risultano terrificantemente verosimili,
reali…tant’è che lo porteranno a tradirsi, in un modo che definire stupido è davvero
poco.
Angst, per la sua verosimiglianza
ed onestà intellettuale, è un film da vedere.
L'intento del film è quello di
girare uno slasher che faccia una disanima, in tono canzonatorio, dei
principali cliché di questo sottogenere (come ha fatto con risultati di gran
lunga migliori il più noto “Quella Casa Nel Bosco” del 2012): il gruppetto di
ragazzi che si sparpagliano anziché restare uniti, chi fa sesso è il primo a
lasciarci le penne, l’episodio passato di cui killer vuole vendicarsi, la
maschera, le armi da taglio (in particolare l'ascia ed il suo significato
freudiano…che sarebbe addirittura quello di un fallo!), l'antagonista
"buono", la final girl verginella, il killer che intercede camminando
lentamente (ma va veloce come chi corre!), eccetera…
Il pretesto è quello di una troupe
che filma tale Leslie Mancusi (espediente pescato da “Il Cameraman e
l’Assassino”), un giovane arrembante che vuole intraprendere la
"carriera" di Serial Killer famoso e diventare una nuova icona
slasher-horror.
E’ già di per sé inverosimile che
una troupe assecondi un cretino che deliberatamente ammette di voler perpetrare
un massacro di giovani (sperano forse di vincere il Premio Pulitzer, anziché
finire in galera per omissione di soccorso e concorso in omicidio?), ma qui le
sciocchezze sono ben superiori: basti pensare che Jason Voorhees, Michael Myers
e Freddy Krueger vengono descritti non come personaggi immaginari, ma come
serial killers realmente esistenti! Ma non finisce qui. L'aspirante killer, Mancusi,
è brillante ed estroverso, intelligente, addirittura simpatico…peccato che
durante un’intervista egli parli alla troupe del proprio passato, rivelando di
ESSERE MORTO all'età di 12 anni: è stato legato dai paesani del villaggio e
buttato giù da una rupe…e la troupe sentendo ciò non batte ciglio, anzi, continuano
l’intervista chiedendogli di fornire maggiori dettagli sulla sua morte…Ma com’è
possibile che una persona viva racconti di essere in realtà morto ad altre
persone, e queste gli credono e anzi si dispiacciono del fatto che lui – che,
ripeto, è lì vivo e vegeto - sia in realtà morto ben quindici anni prima?!
Sto film ti brucia i neuroni del
cervello.
Oppure, semplicemente, è troppo
avanti per me.
Ho riflettuto parecchio se inserire
questo film o no. Accanto a molti che lo considerano una schifezza,
ve ne sono
altri che lo apprezzano, così che, col passaparola, questo film è diventato un
piccolo cult “underground”.
Non vi è trama…praticamente, ci
sono due sadici che compiono ogni nefandezza immaginabile, riprendendo tutto
con la videocamera: rapiscono, uccidono, stuprano, torturano e quant’altro. Il
film è disturbante, ma nemmeno tanto come si potrebbe pensare: non vi è alcun
approfondimento della personalità delle vittime e quindi nessuna possibilità di
immedesimazione con esse, col risultato che, a conti fatti, guardare questo
film è praticamente come rovistare in un anonimo bidone della spazzatura.
Personalmente non mi piace questo
genere di esperimenti esploitativi, li trovo degradanti, sia per chi li gira
sia per chi si presta a recitare in essi (e forse un po’ anche per chi, come me,
l’ha guardato? Boh).
Comunque un’innegabile peculiarità
ce l’ha: nella storia del cinema, è il film quanto più simile ad un vero,
reale, snuff movie che sia mai stato girato.
TEST: RISPOSTA (al contrario)
!alleros alled elarenuf al omou‘l arocna eredevir
id areps èhcreP
Il test è stato fatto ad alcuni
serial killers in carcere, che hanno risposto correttamente. Non avete
indovinato? Meglio per voi!
Ho indovinato. Peggio per voi...
RispondiEliminahai indovinato?! Questo è davvero inquietante ;-) Ammetto che io ci avevo pensato per ore ma poi avevo ceduto...
EliminaIo invece volevo scrivere che è una grande puntata e che Il cameramn e l'assassino e angst li voglio vedere da anni (ce l'ho su film da vedere su filmscoop da 6 anni) ma che adesso sono staati superati da quell'insensato Leslie Vernon.
RispondiEliminaAnzi, tommaso, se poi organizza na serata con Giordano per vedello
Grazie!
EliminaLeslie Vernon è davvero insensato...o almeno io l'ho percepito così, non mi è proprio arrivato. C'è però chi lo apprezza molto e lo considera molto originale.
Sparatevelo presto, sono davvero curioso di sapere poi cosa ne pensate da entrambi.
Tra l'altro Giuseppe stavo quasi per dartelo come mia scelta per la rubrica "visti per voi", ma in realtà credo di sceglierne un altro (ci penso da un po')