Tra tanti riferimenti cinematografici e letterari un gran bel racconto di Rocco che mischia richiami del passato in ambientazioni future, sentimenti umani e tecnologie, storie di regni e storie di uomini.
E anche, perchè no, la vita di chi scrive.
A me ha ricordato un paio di film, in realtà quelli di partenza erano altri.
Buona lettura e, come sempre, il blog è aperto a rubriche, racconti o articoli, siamo già a 70 pezzi (considerando Jolly)
Ricordo che I calci di rigore, il post appena sotto, è aperto ancora per molto, passateci
“Il miglior modo per dimenticare una donna è trasformarla in letteratura” - H.Miller
Chiariamolo subito, le circostanze e gli eventi che mi accingerò a raccontare hanno una base fedele solo nella labile memoria di un narratore ormai invecchiato e provato da ogni genere di sofferenze. Di ogni errore, travisamento e allontanamento dalla verità faccio ammenda fin dal principio.
Nella nostra Repubblica la passione per quello strano tipo di gioco aveva letteralmente sedotto i suoi abitanti. Perfino le più importanti scelte pubbliche e politiche erano subordinate e disciplinate dagli accadimenti che si consumavano in quel fazzoletto di terra, su cui venivano consumate le più aspre battaglie agonistiche.
Si diceva che il gioco era stato portato di qua dal continente dai colonizzatori prima della glaciazione, poco si sa in realtà sui suoi inventori, se fosse un gioco già conosciuto dai nostri precursori non possiamo dirlo con certezza. Le regole erano molto semplici. Quindici giocatori per squadra. Una palla. Un cerchio sospeso nel centro del campo di un diametro poco più grande della palla. Vince la squadra che nell'arco di 45 minuti infila più volte la palla dentro il cerchio. Con ogni mezzo.
R38R era un autentico fuoriclasse in questo gioco, estremamente duttile tatticamente, poteva giocare in attacco o in difesa, era dotato tanto di piede che di mano, la grande prestanza fisica non era di alcun impaccio ad una corsa veloce e facile, il tutto unito ad una perfetta precisione balistica che ne faceva il miglior giocatore che avesse mai calcato il campo blu dall'origine della nostra repubblica. Era in grado di segnare da ogni distanza e ogni suo tiro era in grado di lasciare col fiato sospeso tutti gli spettatori, persino gli avversari. Anni fa il contratto che l'aveva legato al club più importante della città aveva fatto di lui il giocatore più potente della repubblica. Poco dirò sul funzionamento delle istituzioni della nostra terra, ma è centrale in questa storia, comprendere che lo status di un giocatore come R38R potrebbe facilmente essere paragonato ad un'alta carica rappresentativa della civiltà dei precursori per quel poco che ci è dato sapere. E' altrettanto importante comprendere che il suo passaggio alla squadra della capitale aveva contribuito a scuotere e rovesciare i precari equilibri politici della repubblica, le autonomie dei territori erano ora messe in pericolo dalla macchina monarchica che si nutriva della popolarità del suo fuoriclasse. Quelle comunità che, nello sforzo pratico di eliminazione del pericolo delle inondazioni e nella bonifica di territori completamente paludosi, si erano costituite come una costellazione di tante piccole stelle, con loro particolari istituzioni e magistrature, erano ora minacciate dalla brillantezza di un solo astro nel cielo. Quando Sirio brilla alta nel cielo, le altre stelle al suo cospetto scompaiono, ripetevano i saggi del parlamento. Il riferimento era chiaro, la gloria del club cittadino minacciava le antiche libertà della Repubblica. Ogni mezzo dovette essere messo in campo per spegnere la stella più brillante della costellazione, ed R38R era l'astro da spegnere. Solo che R38R era maledettamente forte, e non bastavano i migliori strateghi messi in campo dalle province per arginare la sua classe cristallina, l'idolo delle folle cominciava ad essere acclamato ovunque, Sirio era all'apice del suo chiarore anche nei territori delle province.
L'idea che dovette cambiare l'esito della vicenda venne ad un allenatore di un club della terza serie, partito per vincere il campionato della sua categoria, transitante in stallo a metà classifica a metà della stagione, forse in procinto d'essere esonerato. L'uomo, convinto assertore e partigiano delle libertà e delle autonomie civiche, si ricordò di un esperimento svolto anni prima presso la facoltà di ingegneria del suo paese: degli androidi in grado di imitare e riprodurre alla perfezione i sentimenti umani, se una forza non poteva essere arginata forse poteva essere corrotta e cortocircuitata.
L'idea era di produrre un androide che fosse in grado di sedurre R38R. Mi fu detto in seguito che il piano annoverò i suoi detrattori, molte autorità provinciali non volevano barare, altre ancora volevano sconfiggere sul campo la squadra della capitale, ma tutti i dubbi e le ritrosie vennero accantonate nel momento in cui la forza della capitale era talmente sproporzionata che avrebbe potuto spazzar via tutte le antiche istituzioni delle province. Va anche necessariamente riportato, ad onor del vero, che nessuno, almeno tra le intenzioni proferite, aveva programmato scientemente ciò che poi successe.
L'androide S15581T che le province fecero scendere in campo era una buona giocatrice, non una che emozionasse certo, ma difficilmente poteva passare inosservata, manteneva una grande femminilità nelle sue giocate, persino quando assumeva gli atteggiamenti più rudi e grevi di quello sport.
R38R si innamorò del suo stile di gioco, improvvisamente anche della sua persona.
Una notte si incontrarono e lei giacque nuda, la sua pelle era una nuvola, lui la stella più brillante, il firmamento fu la cornice del loro incontro. Presto però i baci di lui non riuscivano a scaldare l'androide, questi era programmato per essere amato non per amare, e con quanta più passione ardeva la stella, tanta più distanza si frapponeva tra i due corpi. I giorni successivi si attuava con magistrale precisione il piano delle squadre di provincia. R38R si allenava male, saltuariamente, aveva cambiato regime alimentare, e ciò si accompagnava ai silenzi dell'androide che si limitava ad annuire alle sue richieste di fare l'amore o rispondeva ormai solo timidamente ai suoi baci. L'androide rispondeva alle sue carezze, ma non corrispondeva il suo amore. Stretto tra impotenza e rabbia R38R perse il posto da titolare. In poco tempo il suo rendimento calò vistosamente, la stella della canicola era in fase di spegnimento.
L'androide, invece, cominciò a riscuotere grossi successi dentro e fuori dal campo, le province riavanzarono le loro rivendicazioni nei confronti della Capitale, fino a che non arrivò il giorno dello scontro diretto. R38R non era schierato tra i 15 titolari, ma ardeva dalla voglia di confrontarsi contro quel corpo senza difetto se non quello di essere troppo grande e troppo forte per il suo sesso. L'androide S1581T spadroneggiava a tutto campo, il club della capitale si difendeva egregiamente, ma senza la sua stella a metà tempo era già sotto di cinque reti. Solo il miglior R38R poteva salvare una situazione tanto compromessa, il pubblico lo invocava. L'allenatore sembrava dubbioso, più volte lo sguardo si posò su quell'ombra del campione di prima, ma alla fine la portata degli eventi lo spinse a mandarlo in campo. R38R entrò con una grande carica, dai primi interventi si intuì che cercava di scontrarsi in tutti i modi con l'androide, bava alla bocca, la cercava senza palla, la marcava stretta, non le concedeva alcuna giocata. La sovrastava nettamente sul gioco aereo, ne sorpassava il numero di passaggi positivi, segnava infine la prima rete dopo un lungo digiuno. Ancora una rete e stavolta dopo un violento contrasto con l'androide, che lasciava l'essere a terra, confuso. Uno sguardo terreo, assente si incrociava con uno acceso di una primitiva ira. Come poteva non ricambiare il suo amore dovette pensare, ma mentre pensava l'amore lo assaliva e ogni scontro sportivo divenne più difficile, sino a che quel sentimento non gli impose di soccombere alla sua carnefice. Fu così che l'ultimo contrasto aereo fra i due fu vinto amaramente dall'androide S1581T. R38R ricadde con il volto sul pavimento e morì. Circuiti e parti meccaniche uscirono dalla sua testa e si dispersero sul suolo quasi a disegnare una galassia scintillante.
Presto si scoprì la mia truffa, avevo creato un perfetto androide in grado di riprodurre alla perfezione i sentimenti umani, tanto da credersi un uomo innamorato. R38R era la mia più perfetta creazione e si era spenta nell'intima convinzione di favorire la sua avversaria. Nello sguardo glaciale di lei aveva forse riconosciuto una sua simile? Non lo saprò mai. Nella solitudine di questo carcere ho pensato che forse non riuscendo ad appropriarsi della gioia amorosa di quel corpo sinuoso, ne fabbricò per sé la sua macchina di morte. O forse è più giusto riconoscere che R38R era solo l'ombra, la proiezione del suo inventore che così preferisce immaginarsi la fine della sua stella. Non so che accadde poi nella guerra tra i club, dal mio carcere di massimo isolamento, posso solo giovarmi di notizie di seconda mano, artefatte dalla fantasia dell'oblio e della memoria di carcerieri e sporadici compagni di cella. Alcuni raccontano che anche l'androide S1581T venne scoperta, dopo che, scossa dal dispiacere per la morte della mia macchina, andò in cortocircuito, altri dicono semplicemente che venne accantonata al raggiungimento dello scopo. Da questo isolamento non ricordo più, sinceramente, se il mio cuore abbia inventato anche quest'ultima storia.
Grande Rocco
RispondiEliminaGrande Toooom!!
Elimina"Quando Sirio brilla alta nel cielo, le altre stelle al suo cospetto scompaiono"
RispondiEliminaQuesta frase è un capolavoro all'interno di un bel racconto, sotto tutti gli aspetti.
Non ho storto la bocca neppure un momento. Bel lavoro... complimenti!
Fin troppo gentile GR, contento che ti sia piaciuto. Le tue iniziali mi suggeriscono solo GR azie mille.
EliminaRocco con il turbo inserito nel proprio mondo fantastico, forse aiutato da quella fabbrica di endorfine. Bellissimo racconto: una somma di allegorie alle quali ogni lettore può conferire valore delle proprie esperienze. Si dice che un racconto debba colpire come un pugno. Questo è l'effetto dello scritto di Rocco: si legge in un fiato, viene voglia di rileggerlo e rimane impresso regalando, al fine un po' di malinconia...
RispondiEliminaLa parola "endorfine" smaschera l'anonimo. Sono quasi certo che questi altri non sia, se non il mio sommo maestro di corsa Domenico (almeno spero, sennò avrei fatto una figuraccia). Comunque posso solo ringraziarti per il giudizio che è assolutamente immeritato, quanto all'analisi quello che scrivi mi rende molto soddisfatto. Questo pretendo ogni volta che inizio una lettura, che sia possibile intraprendere una propria via personalissima alla verità del testo, soddisfatto perciò di aver permesso questo con questo piccolo esperimento.
EliminaTi ringrazio io Rocco. La scrittura è come la corsa, muove il desiderio di imitazione. Sei un maestro, vedo!
EliminaAhah, allora c'ho l'orecchio lungo ;)
Eliminaun saluto al Maestro Domenico
Ah, almeno ha messo endorfine e non testosterone, altrimenti i campi non credo fossero quelli di atletica...
EliminaSui racconti di Rocco arriva sempre gente nuova che non ha mai commentato.
RispondiEliminaTrovo questa cosa bellissima, vuol dire che c'è qualche lettore silente che quando trova la cosa che gli piace interviene.
Anche se l'anonimo è strano, in almeno due passaggi sembra conoscere Rocco.
Possibile?