In questa casualissima rubrica-non rubrica che mi inventai due annetti fa portavo qua nel blog delle recensioni che leggevo in giro e che mi colpivano molto.
La prima fu quella, indimenticabile, di un certo Mr 619, ovvero la Più grande Scrittura di Sempre (la trovate qua)
Poi vi feci conoscere il mitico Orsetto Bundi, le sue k, il suo connubio cinema-cibo e la sua pazzia (qua)
E poi arrivò Chiara, a cui dedicai anche la prima puntata dei "blog da seguire".
Per chi non conoscesse come scrive Chiara questa è la prima volta che ne parlai, qui.
Oggi è successa una cosa strana che ho già spiegato su facebook, quindi non c'ho voglia de riscrivela.
Però, in effetti, posso copia-incollalla
"Quanto è piccolo il mondo...
Oggi mi faceva i complimenti per il raccontino del bar e la fabbrica Franco Battaglia.
Poi ha voluto saperne di più, l'ho indirizzato alla sezioni racconti del blog e lui ne ha letti e commentati alcuni.
E mi ha detto che lui scriveva per FilmTv come Lampur.
E, insomma, anche io scrivevo per filmtv e grazie alla mia eccezionale memoria per queste cose non solo mi sono ricordato di lui ma anche di una sua recensione che io all'epoca ritenni magnifica, una di quelle che piacciono a me e che anche a me piacerebbe scrivere.
La recensione è una stroncatura, a Sacro Gra, film che anche io, ahimè, ho quasi detestato.
In ogni caso auguro tutto il meglio a Rosi e al suo Fuocammare.
Leggete che bella, specie i romani
insomma, tutto st'ambaradan per favve legge sta recensione de Sacro Gra
mi tolgo di mezzo, dopo la foto c'è Franco
E’ una recensione anomala la mia.
Nella fattispecie: molto di parte.
Sono romano de Roma. Nasco praticamente col GRA.
“Faccio il raccordo” è una frase idiomatica d'uso universalmente riconosciuto, nella galassia capitolina.
Lo pratico in entrambi sensi: interno, esterno, orario ed anti.
Lungo i suoi 68 chilometri ho battezzato il mio primo, emozionante, “anello” in bicicletta.
Il GRA mi ha visto passeggiare e giocare a pallone nelle domeniche dell'austerity con le auto costrette in garage.
Ci ho anche fuso un motore, per correre da un vecchio amore.
L'ho percorso con la neve, la grandine, la pioggia torrenziale, il vento a raffica ed il sole che squagliava il catrame.
Ho incidentato anche, sul GRA, e ci sono rimasto senza benzina.
L'ho transitato col carro attrezzi, ed attraversato stupidamente a piedi, al tempo delle sfide di adolescenza sbruffona.
L’ho visto crescere, da due timide corsie a tre, spesso insufficienti.
Sono uscito ed entrato da tutte le sue uscite e tutte le sue entrate (che non sono poche), ho testato tutte le sue “inversioni di marcia”, dato appuntamenti e preso buche (in tutti i sensi).
Il mio scooter, re della corsia d'emergenza, ne conosce infossamenti e cicatrici, ne ho utilizzato tutte le aree di servizio, fatto la spesa di notte e di giorno.
Certo non tutti i giorni, ma ieri c’ero e lo prenderò anche domani.
La sua forza centrifuga mi ha proiettato, alternativamente, verso il mare, la neve, i castelli romani, la Tuscia.
O anche solo da nord a sud e viceversa, che a Roma è già “viaggio”.
Quella centripeta verso i palazzoni che si divorano gli ultimi appezzamenti di verde asfittico, e vorrebbero uscirne e scavalcarlo con un salto, scrollandosi da quell’amorevole abbraccio.
Faccio ogni volta l'amore con l'Ikea che spunta dalle sue sponde di guardrail consunto, sogno di puntare Fiumicino ed un aereo tutto per me, scorgo la neve appenninica e slalomeggio con l'auto, come su un mio personale circuito.
Ma ne sono rimasto anche ostaggio, nel traffico ossidato, e spesso per ore, a sognare un'uscita da (in)gorghi indicibili, a scrivere mille sms, a leggere il giornale o interi capitoli di libri, fermo o ad indolente passo d’uomo, sbirciando le altre auto, colme anch’esse di speranze e rabbie, a sbirciare fuori dal guscio, a loro volta.
E di nuovo, mi sono ritrovato ostaggio, ieri al cinema.
Dove Rosi ha preso spunto dal nostro raccordo - intrigato dal calembour dell’acronimo GRA che giocava con un calice decisamente più famoso -, trasformandolo in pretestuoso perimetro di vita da consolari, di viottoli bui, lucciole da bar, chioschi balordi, stradine abbandonate, ricovero di reietti ed emarginati, figuri e figuranti, case popolari e decadute ville kitsch, ma tutto assimilabile alle periferie dismesse di mezza Italia e senza alcun “raccordo” tra loro: pescatori di anguille, prostitute fuori tempo massimo, cacciatori di “punteruoli”: tutti costretti a recitare malissimo, spesso ridicole macchiette, qualche rarissimo flash di fotografia sognante col GRA di sguincio, contro mille inquadrature da incubo pseudocinematografico, scorci di vita fradicia e personaggi a margine che il GRA non sanno neanche dove si prende, più altre, inconciliabili, parentesi (come le salme riesumate, i russi cerimonieri, le chat solitarie ), spesso con nulla di, neanche apparentemente, relazionabile tra loro.
Ma cosa pensavano di cogliere dal mio GRA?!
E scorgere in questi giorni, sui display elettronici del mio raccordo, la scritta: “Il vostro GRA vince il Leone d’Oro”, suscita tenerezza mista a risentimento.. chissà se quell’asfalto potesse andare al cinema... urlerebbe SOS, come le colonnine che ad intervalli regolari vengono in aiuto all’automobilista in panne...
Due anni di riprese di grande raccordo anulare più otto mesi di montaggio - mi dicono - e non percepirne uno straccio di spirito di connivenza coi romani, ma solo quello pruriginoso di un regista da filmetto amatoriale, che coi fotoromanzi, immagino, se la cava probabilmente meglio...
In uno dei siparietti più deprimenti, un padre “ottocentesco” si affaccia alla finestra ed indicando lontano esclama alla figlia inchiodata al computer...: “il cupolone si vede anche da qua, incredibile” (si vede che non s'era mai affacciato prima...).
Avrebbe anche potuto dire: “il raccordo si vede anche da qua, incredibile”.
Cosi come l'ha visto Rosi, perché è proprio cosi che l'ha visto 'sto regista.
Da lontanissimo. Sbiadito e nebuloso come l'autentico anello di Saturno chiamato in causa ad inizio docufilm.
Altro che Leone d'Oro.
Io neanche un Gatto Randagio di Plastica gli avrei dato...
Nella fattispecie: molto di parte.
Sono romano de Roma. Nasco praticamente col GRA.
“Faccio il raccordo” è una frase idiomatica d'uso universalmente riconosciuto, nella galassia capitolina.
Lo pratico in entrambi sensi: interno, esterno, orario ed anti.
Lungo i suoi 68 chilometri ho battezzato il mio primo, emozionante, “anello” in bicicletta.
Il GRA mi ha visto passeggiare e giocare a pallone nelle domeniche dell'austerity con le auto costrette in garage.
Ci ho anche fuso un motore, per correre da un vecchio amore.
L'ho percorso con la neve, la grandine, la pioggia torrenziale, il vento a raffica ed il sole che squagliava il catrame.
Ho incidentato anche, sul GRA, e ci sono rimasto senza benzina.
L'ho transitato col carro attrezzi, ed attraversato stupidamente a piedi, al tempo delle sfide di adolescenza sbruffona.
L’ho visto crescere, da due timide corsie a tre, spesso insufficienti.
Sono uscito ed entrato da tutte le sue uscite e tutte le sue entrate (che non sono poche), ho testato tutte le sue “inversioni di marcia”, dato appuntamenti e preso buche (in tutti i sensi).
Il mio scooter, re della corsia d'emergenza, ne conosce infossamenti e cicatrici, ne ho utilizzato tutte le aree di servizio, fatto la spesa di notte e di giorno.
Certo non tutti i giorni, ma ieri c’ero e lo prenderò anche domani.
La sua forza centrifuga mi ha proiettato, alternativamente, verso il mare, la neve, i castelli romani, la Tuscia.
O anche solo da nord a sud e viceversa, che a Roma è già “viaggio”.
Quella centripeta verso i palazzoni che si divorano gli ultimi appezzamenti di verde asfittico, e vorrebbero uscirne e scavalcarlo con un salto, scrollandosi da quell’amorevole abbraccio.
Faccio ogni volta l'amore con l'Ikea che spunta dalle sue sponde di guardrail consunto, sogno di puntare Fiumicino ed un aereo tutto per me, scorgo la neve appenninica e slalomeggio con l'auto, come su un mio personale circuito.
Ma ne sono rimasto anche ostaggio, nel traffico ossidato, e spesso per ore, a sognare un'uscita da (in)gorghi indicibili, a scrivere mille sms, a leggere il giornale o interi capitoli di libri, fermo o ad indolente passo d’uomo, sbirciando le altre auto, colme anch’esse di speranze e rabbie, a sbirciare fuori dal guscio, a loro volta.
E di nuovo, mi sono ritrovato ostaggio, ieri al cinema.
Dove Rosi ha preso spunto dal nostro raccordo - intrigato dal calembour dell’acronimo GRA che giocava con un calice decisamente più famoso -, trasformandolo in pretestuoso perimetro di vita da consolari, di viottoli bui, lucciole da bar, chioschi balordi, stradine abbandonate, ricovero di reietti ed emarginati, figuri e figuranti, case popolari e decadute ville kitsch, ma tutto assimilabile alle periferie dismesse di mezza Italia e senza alcun “raccordo” tra loro: pescatori di anguille, prostitute fuori tempo massimo, cacciatori di “punteruoli”: tutti costretti a recitare malissimo, spesso ridicole macchiette, qualche rarissimo flash di fotografia sognante col GRA di sguincio, contro mille inquadrature da incubo pseudocinematografico, scorci di vita fradicia e personaggi a margine che il GRA non sanno neanche dove si prende, più altre, inconciliabili, parentesi (come le salme riesumate, i russi cerimonieri, le chat solitarie ), spesso con nulla di, neanche apparentemente, relazionabile tra loro.
Ma cosa pensavano di cogliere dal mio GRA?!
E scorgere in questi giorni, sui display elettronici del mio raccordo, la scritta: “Il vostro GRA vince il Leone d’Oro”, suscita tenerezza mista a risentimento.. chissà se quell’asfalto potesse andare al cinema... urlerebbe SOS, come le colonnine che ad intervalli regolari vengono in aiuto all’automobilista in panne...
Due anni di riprese di grande raccordo anulare più otto mesi di montaggio - mi dicono - e non percepirne uno straccio di spirito di connivenza coi romani, ma solo quello pruriginoso di un regista da filmetto amatoriale, che coi fotoromanzi, immagino, se la cava probabilmente meglio...
In uno dei siparietti più deprimenti, un padre “ottocentesco” si affaccia alla finestra ed indicando lontano esclama alla figlia inchiodata al computer...: “il cupolone si vede anche da qua, incredibile” (si vede che non s'era mai affacciato prima...).
Avrebbe anche potuto dire: “il raccordo si vede anche da qua, incredibile”.
Cosi come l'ha visto Rosi, perché è proprio cosi che l'ha visto 'sto regista.
Da lontanissimo. Sbiadito e nebuloso come l'autentico anello di Saturno chiamato in causa ad inizio docufilm.
Altro che Leone d'Oro.
Io neanche un Gatto Randagio di Plastica gli avrei dato...
Confuso al limite della commozione.. ti leggo quasi imbarazzato... in effetti questa rece è uscita dal cuore, da vita vissuta, da un film scandalosamente brutto... e non posso che ringraziarti pubblicamente per la citazione...ma tornandoa noi, pure con Fuocammare, non è che ci sia andato giù leggero!! ;))
RispondiEliminaOh cazzo, questo non lo sapevo
Eliminaahaha
ma non l'ho visto, quindi, per mia regola, non posso leggere
e non l'ho visto proprio perchè c'ho il terrore di Sacro Gra 2
e a me non piace parlar male dei film, non ci riesco, specie italiani
io amo solo le recensioni personali. E questa è oltre il personale, il personale quasi obnubila il film
ahah.. diciamo che il film si obnubila da solo!...
EliminaSacro Gra fa caca, Fuocammare invece m'è piaciuto e l'ho trovato molto utile.
RispondiEliminaDi Fuocammare salvo l'intermezzo/intervista al medico dell'isola. Poteva finire là il film. Tutto il resto è veramente didascalia insistita quando non nulla cosmico.
EliminaConcordo col fatto che Sacro GRA sia sopravvalutato, non piacque nemmeno a me e lonstroncai sonoramente, detto questo la tua recensione Franco è bellissima perché verace, scritta da una persona che si sente che ha vissuto il GRA e che ci ha messo il cuore. Ce ne avesse messo un pochino forse anche Rosi sarebbe venuto fuori altra roba, invece a mio avviso gira continuamente su se stesso, senza coinvolgimento, senza passione ma compiaciuto è ridondante, in poche parole: vuoto.
RispondiEliminaFuocoammare invece mi era piaciuto, li c'è altro, altra prospettiva, altro respiro e quindi altro prodotto, anche se confesso che Rosi non è autore immediato, quindi non per tutti.
In Fuocammare ho avvertito un fastidioso senso di cavalcamento dell'onda, l'approfittare della tragedia per acchiappare una statuetta. Due anni a Lampedusa come due anni sul raccordo e non cogliere nulla di memorabile, di sensibile, che ti faccia sentire come respira quell'isola, quanto sia distante Bruxelles. Forse un film giusto per quelli che neanche sanno che esiste Lampedusa. Ma questa tipologia è gente che al cinema vede solo Natale alle Bahamas.
EliminaA noi altri non ci puoi prendere in giro, Rosi caro.
Secondo me rischi di pisciare fuori dalla tazza. A differenza di GRA che effettivamente è frammentato, insidpido, caricaturale, le linee narrative di Fuocammare funzionano, lo stesso dicasi dei personaggi. Non ho trovato nulla di particolarmente didascalico. Tutt'altro. Non capisco in cosa dovrebbe riuscire dal film "così poco distante da Bruxelles" se poi nel film c'è un bambino che gioca con le fionde, pescatori, e migranti alla deriva, alla faccia se è lontana da Bruxelles..perlomeno dallo stereotipo che qualcuno ha. a me che non piaciono le generalizzazioni, vien da dire che forse -forse eh- per TE Bruxelles è una città di vetro, di palazzi e poteri decisionali, mentre anche quella città è molto, molto altro.
EliminaTornando a Rosi, Fuocoammare è un film che riesce a parlare di una condizione pesante, per noi qui al caldo sulla sedia al limite del comprensibile, di migliaia di persone e delle loro famiglie e dei loro popoli, inserendola in un contesto socio geografico particolare, con punti di incontro fra le storie e i personaggi che fanno emergere, alla fine, un quadro efficace, certamente da uno specifico punto di vista. Tutto ciò per dirti che non ho trovato ostentazione o sciacallaggio, e mi piacerebbe sapere dove e perchè tu lo hai percepito o letto.
A me per certi versi ha ricordato, anche se in modo più "commerciale e digeribile" il racconto di genova che viene fuori da La bocca del lupo. Marcello è due gradini sopra, ma restiamo nel campo delle buone e utili narrazioni.
Comunque, supponendo che io non avessi capito un cazzo e mi fossi lasciato trascinare da sentimentalismi (!) o stucchevolezze, magari perchè lontano dall'isola ecc ecc, ho chiesto a un'amica ostetrica che è andata sulle navi della Marina della zona a prestare assistenza.
Il suo parere sul film, su questo aspetto da te sollevato, è di segno opposto al tuo; secondo lei riporta esattamente quello che ha vissuto su nave Vega, persino negli odori.
Carissimo, io parlo serenamente delle mie impressioni tentando di non urinare fuori dai vasetti troppo suscettibili. In tanti hanno detto, lo stesso Rosi, di voler sensibilizzare anche Bruxelles, che io ho definito invece distantissima (chissà cosa hai capito tu, invece..). E massimo rispetto per chi opera nel Mediterraneo per salvare vite, come la tua amica, che comunque si è vista omaggiata dal film. E ha vissuto quello che filma Rosi, anche cadaveri reali sul fondo di una chiglia. Cosa non si fa per una statuetta...
Elimina"E se con l’ipocrita Orso d’Oro berlinese hanno fatto finta di prendere coscienza sul fatto che esista un problema Lampedusa, sono ancor più con la coscienza sporca.
E di più Rosi, che approfitta delle tragedie per fare fama e soldi"
sì ma le cose che si dicono vanno anche motivate altrimenti il rischio di sembrare di parlare solo per fare effetto è grande. Io ho cercato di argomentare, tu mica tanto. parli di un'impressione forse dovuta alle tue sensibilità personali, ma intanto butti fango.
EliminaDa come citavi Bruxelles poi si poteva capire di tutto, non scaricare l'incomprensione su chi ti legge
la citazione alla fine del tuo commento di chi è?
Eliminahttp://www.filmtv.it/film/77224/fuocoammare/recensioni/856544/#rfr:film-77224 la citazione è mia ovviamente..
Elimina"Due anni a Lampedusa come due anni sul raccordo e non cogliere nulla di memorabile, di sensibile, che ti faccia sentire come respira quell'isola, quanto sia distante Bruxelles" E anche questo periodo riporto nuovamente, visto che secondo te, da come citavo Bruxelles "si poteva capire di tutto. Di tutto cosa? Forse hai letto distrattamente. Volevo rimarcare che Bruxelles è purtroppo lontanissima da Lampedusa ed i suoi problemi, e un'ora di motorini che scorazzano, saracinesche che scendono e letti rifatti al ralenty, a Bruxelles, non fanno capire proprio un bel nulla della drammaticità di questi diseredati, che in realtà, a Lampedusa, come a Bruxelles, vorrebbero vedere solo in cartolina.
ovviamente...
Eliminacome ovvio lasciare intendere che la mia amica abbia apprezzato e trovato calzante il modo in cui si è descritto quel che succede ai migranti sulle navi perchè si sia sentita omaggiata, non perchè abbia una testa pensante, oltre che un'esperienza diretta.
perlomeno questo è quel che si può leggere dalle tue parole, che a me sembrano sempre poco interessate a chi ti legge e ti scrive
e comunque, nel merito, continui a citare su e giù di saracinesche e rombi di motorini senza approfondire, senza poi dire cosa avrebbe potuto/dovuto (secondo te) illustrare per far emergere i problemi di Lampedusa.
Sempre che questo fosse il fine ultimo del film. Magari lo era, poi il film è venuto fuori diverso. Crocifiggiamo Rosi per tradimento e insulsaggine o valutiamo come sono queste immagini e che cosa ci suscitano in sè e per sè?
Nel merito di quel che abbozzi vagamente come critica: ci sono tanti film o in generale oggetti narrativi che nel trattare un argomento (fra gli altri, perchè solitamente i narratori capaci si "perdono" nei luoghi, nei personaggi, nei suoni...) anche socialmente e politicamente importante, scottante, utilizzano solo pochi dettagli, riferimenti, anche molto vaghi; eppure sono efficaci, anche perchè lasciano spazio allo spettatore di...metterci del suo.
lasciamo stare le dichiarazioni, le aspettative e i chiacchericci e forse in Fuocoammare potrà emergere qualcosa che somiglia a una discreta narrazione, senza troppi pregiudizi (o post-giudizi) in testa.
Dato che è un po' che non commento approfitto di questa stupenda occasione per entrare in totale fuori luogo dato che non ho visto il film ne ho mai preso il GRA.
RispondiEliminaMi piacciono queste recensioni, prima un'esperienza di vita personale, poi il cinema, la prima non può prescindere dal secondo, che credo ne sia un'estensione, insieme possono raggiungere una stupenda sintesi che arricchisce entrambi i due aspetti, (però solo quando il film davvero merita).
Vorrei però fare una critica alla critica, vorrei chiedere se Franco ha la soluzione per avvicinarsi di più a questo mondo, che è anche il suo, per vivere meglio il GRA al cinema.
Che cosa o chi avrebbe dovuto esserci per uno sguardo più fedele?
Liberissimo di non rispondere, un po' per la difficoltà un po' perché parleresti ad uno che il film non l'ha visto e che farebbe meglio a scrivere meno e vedere di più
Non mi arrogo questa capacità, ma ho criticato come mi sentivo per quello che ho visto. Un film come l'ingorgo sarebbe stato magari più ad hoc. Ma i siparietti di vita e mezza vita elencati da Rosi appartengono solo alla povertà e alla bruttezza umana con la quale si fa bello.
EliminaNon prendono mai il raccordo ma solo consolari contorte e sperdute.
Insomma, v'ho portato dentro un cacacazzi mica da poco ;)
RispondiEliminamitico franco!
Però sono "contento" che Sacro Gra sembra non sia piaciuto a tanti
RispondiEliminaa me (la cui recensione a sto punto, vista quella de Franco, è positiva), a Franco, a Revu, a Mauro
sarebbe interessante la visione di Filippo, anche perchè è un tipo di operazione che gli si addice
Lo guarderò a breve allora, lo prendo come dovere
EliminaBravissimo!!!
RispondiEliminaGrazie per le post!!!
baccio molto grande! :)
Ora sono geloso, mandi bacci anche a franco, li volevo solo per me
EliminaI bacci me li prendo io intanto... poi vediamo... ;)
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