Per il quattordicesimo appuntamento della sua rubrica Edoardo ha deciso di fare un lavorone, ovvero analizzare la figura del Joker in ogni sua forma, dal fumetto passando per le serie animate fino a tutti i film che lo hanno visto protagonista, arrivando, ovviamente, al capolavoro con Joaquin Phoenix.
Un articolo completo che cerca di dare un quadro agile e definitivo su questa affascinatissima figura.
Quest’articolo è volto a far luce sull’evoluzione del personaggio di Joker nel corso degli anni, dalla sua prima apparizione nel fumetto fino all’ultimo film dedicato a lui. Col termine evoluzione non intendo che una versione sia migliore o peggiore dell’altra, ma solo diversa, a seconda dell’esigenza che di volta in volta è stata richiesta (non terrò conto delle versioni mal riuscite, come ad esempio quella di Jared Leto).
Le origini
Siamo nel 1940 quando per la prima volta Bill Finger introduce il personaggio di Joker come antagonista di un numero del fumetto Batman.
Inizialmente la DC si guardò bene nel dichiarare al pubblico la storia di questo personaggio, celando sempre nel mistero la sua identità. Per avere notizie riguardo le sue origini bisognerà aspettare quasi cinquant’anni, quando finalmente vengono svelate nella saga The Killing Joke.
Jack Napier era un chimico con aspirazioni da cabarettista, che un giorno si trova a fare i conti con gravi difficoltà economiche.
Ha una moglie incinta, alla quale non dice mai nulla dei loro problemi. Nasce suo figlio, e i problemi di conseguenza aumentano, costringendolo a rivolgersi a due criminali per sbarcare il lunario, i quali gli propongono di prendere parte a una rapina a una fabbrica di carte da gioco, dove in passato egli stesso ha lavorato.
Il giorno del colpo però riceve una telefonata dalla polizia, che lo informa di una tragedia: sua moglie e suo figlio appena nato sono deceduti, a causa dell’esplosione di uno scalda-biberon.
La notizia lo distrugge nello spirito, ma i due malviventi lo costringono ugualmente a prendere parte al colpo, facendogli indossare un cappuccio rosso.
La rapina però viene sventata da Batman, che per errore fa cadere Jack dentro una vasca di prodotti chimici mentre è intento a inseguirlo. L’uomo riesce comunque a uscirne vivo, ma a caro prezzo: la sua pelle è diventata celeste, i suoi capelli verdi, e i muscoli della mascella si sono atrofizzati, lasciandogli un sorriso perenne stampato in faccia. Le nuove sembianze causeranno il crollo definitivo della sua psiche già compromessa, trasformandolo nel criminale che oggi tutti conosciamo come Joker.
Il fumetto
Nella sua prima apparizione e per tutti gli anni a venire, Joker appare come un criminale atipico, un burlone completamente folle e costantemente permeato da pessime battute e un grosso sense of humor. Tutto ciò ha contribuito notevolmente ad accrescere il suo consenso tra il pubblico, tramutandolo presto nel principale antagonista di Batman e in uno dei personaggi più amati nella storia dei fumetti.
La struttura di Batman, così come quella di Superman e di tutti gli altri fumetti Dc, Marvel o dei classici manga, è sempre la stessa: uno o più protagonisti, a simboleggiare il bene, e uno o più antagonisti, a simboleggiare il male. E io personalmente ho sempre tifato per gli antagonisti, fin da piccolo. Non so ancora spiegarmi il perché, forse perché l’antagonista di turno combatte sempre da solo contro tutti, o forse per il fatto che mi ero stancato di quegli epiloghi tutti uguali e prevedibili: alla fine il protagonista, l’eroe, vince. Sempre. Il finale è già scritto dall’inizio.
È la stessa battaglia, con lo stesso esito, ripetuta all’infinito, in un Universo dove non c’è realmente posto per il Male, dove protagonisti e antagonisti combattono continuamente, con gli stessi vincitori e vinti, eppure continua, in un mondo perfetto dove nessuno muore mai per davvero.
Ciò rimarrà tale fino al 1986, quando Watchmen riscriverà tutte le parti.
Batman: The Animated Serie
Veniamo al 1990, quando venne prodotta la serie animata, un’opera dall’eccezionale valore artistico che ricalca le orme dei primi fumetti, migliorandole sia riguardo lo spessore dei personaggi, sia riguardo le atmosfere noir e la fotografia. Un’opera che gioca molto sui chiaroscuri, Gotham City non è mai stata così dark. In fondo la città trae ispirazione da New York, si può considerare una New York più oscura e nella quale abitano dei pittoreschi personaggi. C’è perfino la Statua della Giustizia, che è la versione DC della Statua della Libertà.
Qui Joker ricalca l’onda del fumetto, ma in una versione ancora più esaltata e caricata, con una risata irresistibile e delle trovate sempre geniali. E come per il fumetto, vale sempre lo stesso discorso: vincitori e vinti combattono continuamente tra loro senza mai farsi male davvero. Un grandissimo contributo è stato dato dall’attore Mark Hamill (il grande Luke Skywalker, doppiatore della versione originale) e dall’altrettanto bravo Riccardo Peroni.
Batman: Serie Tv
Dopo questo salto temporale di cinquant’anni (che ho dovuto fare per confrontare fumetto e cartone), torniamo indietro agli anni ‘60, con la serie Batman, nella quale l’uomo pipistrello è interpretato da Adam West e Joker da Cesar Romero. Qui vengono del tutto abbandonate le atmosfere cupe e noir tipiche del fumetto, per dare alla serie un’impronta volutamente comica e musicale: no effetti speciali, trucco discutibile e quelle tipiche scazzottate collegate a scritte fumettistiche come “BUM”, “SBAM”, “ARGH”, “PUFF”, e così via. È il concetto della violenza privata del suo potere, non una sola goccia di sangue. Concetto espresso successivamente anche dagli indimenticabili Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti). Qui Joker riprende appieno lo spirito della produzione semi/demenziale, e per la prima volta assistiamo a quella risata che tanto è rimasta cara ai fan quando si parla di questo personaggio.
Batman (Tim Burton)
È il turno di Tim Burton, quando nel 1989 decise di realizzare un film strettamente fedele all’opera fumettistica, anche in virtù delle notizie riguardo le origini di Joker. Il regista ha comunque modificato la storia, descrivendo il personaggio come un delinquente da sempre associato alla malavita e mostrando che fu lui anni prima ad aver ucciso i genitori di Bruce Wayne (cosa non vera).
Fotografia, colori e atmosfera sono identici a quelli del fumetto, l’unica cosa che stona è Michael Keaton nella parte di Batman.
Per quanto riguarda Jack Nicholson, l’interpretazione è magistrale, nelle battute continue, in quel ghigno stampato in faccia, in quella risata eccezionale. Joker, il vero Joker, quello descritto nel fumetto e successivamente nel cartone animato, è questo.
Si può preferire l’uno o l’altro Joker, perché magari si rimane più o meno colpiti da un’interpretazione feroce o disagiata a seconda della richiesta dei vari registi, ma il vero personaggio, l’originale, rimane questo.
È un personaggio che, nonostante l’impronta fumettistica, suscita forte astio nello spettatore: qui non viene mostrato un percorso di tragedie o vicissitudini che ha portato Jack Napier a diventare un criminale. Fin dalle prime scene è già “cattivo”, e anche quando l’azione viene riportata indietro negli anni, è sempre cattivo. E se non viene mostrato il motivo che lo ha portato a essere così, agli occhi dello spettatore non c’è spazio per la pietà nei suoi confronti, pur essendo un’interpretazione lontana dal mondo reale. È “cattivo” perché vuole il potere, e il potere trasforma gli uomini in demoni.
Memorabili le sue frasi a effetto.
Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?
Batman – Il Cavaliere Oscuro
La follia è come la gravità. Basta solo una piccola spinta.
Ed ecco che arriviamo al film di Christopher Nolan, il secondo capitolo della trilogia del cavaliere oscuro, un capolavoro apprezzato da critica e pubblico. Qui lo stile è del tutto diverso dall’opera di Tim Burton. In questo caso si punta a una trasposizione quanto più fedele possibile alla realtà; l’azione c’è sempre, come c’è sempre Batman, la Bat-Caverna, la Bat-Mobile, Gotham City e così via, ma tutto viene rappresentato in modo tale da rendere la pellicola “più realistica”. Un esempio è proprio il personaggio di Joker: non è mai caduto in una vasca piane di prodotti chimici, la sua pelle non è celeste, è solo un uomo che si trucca la faccia, e quel sorriso perenne non sono altro che due cicatrici derivanti da due tagli ai lati della bocca (non è dato sapere se se li è fatti da solo).
Il pubblico è letteralmente impazzito davanti alla performance di Heath Ledger, che dà vita a un Joker completamente psicopatico, in cui la pazzia raggiunge l’eccesso. E sono proprio le sue stranezze a piacere così tanto, perché alla fine nessuno vuole vedere la mediocrità, intesa come conformismo; a nessuno piacciono i personaggi tutti uguali, con gli stessi comportamenti, dalle sembianze simili, e mossi dagli stessi ideali.
In questo caso non ci sono risatine e battute continue come per i suoi predecessori, il grande attore riscrive tutto, dando un’anima propria a questa memorabile interpretazione. Stavolta non viene mostrato nulla riguardo le sue origini; o meglio, il personaggio offre due o tre versioni nel corso del film, tutte diverse tra loro, sta allo spettatore scegliere a quale credere, o se non credere e nessuna di esse.
Il consenso, come detto, è unanime, la gente lo ama, come in genere accade per tutti gli antagonisti se ben caratterizzati. Tanto più l’antagonista è caricato ed esagerato, tanto più il pubblico è portato ad amarlo. Ovviamente deve sempre avere delle sembianze che ricordino quelle umanoidi o animali che siano, senza essere troppo distanti da tali strutture. Un esempio è quello di Galactus, della Marvel, la cui vera natura ricorda quella di una nebulosa, ma viene sempre mostrato al lettore con delle sembianze umane per creare empatia, o simpatia.
Consenso a parte, alla fine lo spettatore è comunque portato a tifare per Batman. Joker è il caos, non viene mai spiegato il perché agisca così, ma se vince il caos è finita per tutti. Questo Joker è forte, è strano ed è pazzo, e nonostante il pubblico voglia vederlo in azione, alla fine Joker non può vincere.
Nel film gli argomenti e i simbolismi sono tantissimi, dalla critica alla società, a quanto sia sottile la linea tra la sanità mentale e la pazzia, al concetto di “normalità”. Straordinaria l’azione, le riprese, i dialoghi e le interpretazioni.
“Scommetto che Joker ti ha detto
di uccidermi una volta presa la grana...”
“No, io uccido l’autista dell’autobus”
Joker
Pensavo che la mia vita fosse una tragedia.
Invece ho scoperto che è una cazzo di commedia.
Ed ecco a voi l’ultimo capolavoro, diretto da Todd Phillips e uscito da poco al cinema. Un film stratosferico sia nelle riprese che nella sceneggiatura, con un eccezionale Joaquin Phoenix nella parte di Joker, che firma una ennesima prova da fuoriclasse.
Si tratta in questo caso di uno spin-off, ovvero un prodotto il cui protagonista è un personaggio secondario derivante da un altro prodotto (film, fumetto, serie Tv o cartone animato). Negli ultimi anni questo tipo di escamotage ha fatto storcere il naso a gran parte della critica, in particolar modo quella che sostiene una carenza di idee nell’industria cinematografica. In realtà però non c’è motivo, perché il cinema ha sempre vissuto di questo fin dagli albori, da quando Walt Disney creò quel capolavoro di Mickey Mouse, dal quale hanno visto la luce una miriade di personaggi, come Paperino, Zio Paperone, Pippo, e così via, ognuno a brillare di luce propria. E questo è accaduto negli anni immediatamente successivi: Topolino fu inventato nel 1928, e le Silly Simphonies (così si chiamavano i cortometraggi animati) presero vita già l’anno successivo.
Dopo Walt Disney, anche la Looney Tunes fece la stessa cosa. Da Bugs Bunny derivarono Gatto Silvestro, Duffy Duck, Willy il Coyote e così via.
Tornando al film, la storia di Joker viene completamente riscritta, e incentrata sulla vita travagliata di questa persona, attraverso il presente, per poi scavare nel passato. Il fumetto è un lontano ricordo, presente a sprazzi in quest’opera, che cambia perfino il nome di Joker: ora si chiama Arthur Fleck, e sinceramente questa scelta non l’ho capita. Joker è Jack Napier, non vedo il motivo di chiamarlo in un altro modo (anche perché tutti gli altri rimangono tali, Bruce Wayne rimane Bruce Wayne).
Piccola parentesi: ultimamente ha preso piega la teoria in base alla quale quanto mostrato sia tutto un sogno del protagonista, ricoverato all’ospedale psichiatrico. Premetto che la teoria del sogno nel cinema risale ai tempi di Alice nel paese delle meraviglie, e ultimamente ha preso molto piega nella cinematografia attuale. Eppure è completamente sballata in questo caso. Primo, perché ciò che viene mostrato nel presunto sogno in realtà accade davvero, compreso l’omicidio dei genitori di Bruce Wayne; secondo, perché non bastano un paio di inquadrature di un orologio in secondo piano per confermare tale supposizione. Avete mai visto un film di David Lynch? Gli elementi chiarificatori devono esserci, e devono essere molti, altrimenti si parla di mancanza di espressività. Che poi magari possa essere tutto un suo ricordo fino al momento dell’evasione finale è un altro discorso, ma sarebbe equivalente al vivere tutto in diretta, perché gli eventi sono realmente accaduti.
L’elemento realtà/fantasia è comunque molto presente, in lui che si immagina avere una storia con la vicina, o nei suoi sogni a occhi aperti in cui partecipa al talk show (dove il conduttore è interpretato da Robert de Niro).
La cosa buffa della malattia mentale è che tutti
si aspettano che ti comporti come se non ce l’avessi.
Nonostante in questo film Joker diventi il protagonista, in tutte le favole ci deve sempre essere un antagonista. Ora bisogna individuare chi è l’antagonista, che in questo caso non esiste nel senso fisico del termine, ma esiste nelle nostre menti: il Sistema. Un sistema che necessita di una ricchezza e di una povertà per esistere, un sistema in cui chi occupa l’altro lato del mondo non ha speranza.
Ma non dimenticate ciò che ho appena detto: materialmente il Sistema non esiste, il Sistema siamo noi, noi individui. L’antagonista sono i ricchi bulli in metropolitana, l’antagonista è il magnate Thomas Wayne, l’antagonista è la sanità che ha abbandonato Arthur perché non aveva più denaro, l’antagonista è la gente che non accetta il diverso. Per questi motivi il pubblico, più delle volte passate, è portato a empatizzare con Joker, anche grazie all’eccezionale prova attoriale. L’essere umano è portato a stare dalla parte degli oppressi, degli ultimi, di quelli che subiscono un’ingiustizia.
È un concetto già espresso molte volte nella settima arte, anche perché lampanti sono ad esempio i riferimenti a Taxi Driver (curioso che Robert De Niro stavolta interpreti l’altra faccia della medaglia).
“Un uomo va dal dottore. Gli dice che è depresso. Che la vita gli sembra dura, e crudele. Gli dice che si sente solo, in un mondo minaccioso. Il dottore dice: «La cura è semplice. Il grande clown Pagliacci è in città. Lo vada a vedere. La dovrebbe tirar su». L’uomo scoppia in lacrime. «Ma dottore...Pagliacci sono io».” Watchmen
Lo spettatore diventa Joker quando nella metropolitana i tre bulli molestano la ragazza e poi pestano lui; invoca la loro morte, ed esulta quando li uccide. E alla fine esplode con lui, divenendo egli stesso parte della mascherata nella metropolitana, quando la polizia, intenta a fermarlo, spara per errore a un povero sfortunato vestito da clown, in mezzo a tanti altri clown. Uccide con lui gli show televisivi, quando spara a Murray Franklin in diretta. E infine lo porta in trionfo insieme alla rivolta cittadina nel finale.
Non c’è spazio per l’etica di Batman, è l’antieroe che diventa eroe, non importano le sue azioni perché è giustificato. È stato abbandonato, bullizzato, schernito, ridicolizzato, picchiato, ha vissuto l’orrore fin da piccolo, dalla madre pazza ai maltrattamenti del patrigno, e da adulto lasciato a se stesso dall’assistenza sanitaria, perché non può più permettersela. Non ha soldi, e in questo Sistema la povertà e la ricchezza hanno un ruolo determinante per il futuro dell’individuo, insieme alla famiglia; anche Bruce Wayne ha vissuto un trauma tremendo, assistendo all’omicidio di entrambi i genitori, ma è diventato la nemesi di Joker, è diventato Batman, l’incorruttibile, il giusto, perché è stato circondato da persone che gli sono state vicine e ha potuto godere della sua fortuna, che gli ha concesso una vita agiata.
Ma forse è proprio Batman il folle, un folle che crede che il Sistema Capitalistico sia equo; un folle che ogni volta sbatte in cella i criminali rischiando la vita, senza mai provare a eliminarli; un folle che aiuta una legge che neanche lo vede di buon occhio, perché agisce al di sopra di essa.
È tutto relativo, è tutto una questione di parti.
Fortissima è anche la critica ai mass media e alla Tv, chiaramente collegati al Sistema: proprio come tutti i “normali cittadini”, Arthur Fleck desidera andare in Tv, e proprio come tutti gli altri è stato plagiato dallo show business, che alla fine rivelerà il suo vero volto. È un gioco spietato al quale importano solo gli ascolti, il business, che non esita a calpestare la dignità altrui.
Ma non credete che questo film sia la rivalsa, perché comunque ha bisogno del Sistema per essere diffuso, e quindi per essere visto. Ergo, parlarne male significa comunque farne parte.
Anche se l’arte, in qualsiasi forma, dipende sempre dal singolo individuo, e il denaro o le regole non hanno aiutato Maradona a trattare il pallone, o Stanley Kubrick a realizzare un film, o i Pink Floyd a comporre musica, per giocare nei massimi campionati Maradona deve sottostare a determinate regole, per realizzare un film Stanley Kubrick deve pagare apparecchiature e addetti ai lavori, e per diffondere la propria musica i Pink Floyd devono rivolgersi all’industria musicale. O per ricollegarci a un artista attuale che ha fatto della critica l’essenza della sua arte, Banksy, che con le sue opere sparse per il mondo mette in luce il lato oscuro del Sistema Capitalistico, ha bisogno di quello stesso Sistema affinché esse vengano diffuse e conservate. È questa la più grande contraddizione. E anche se al momento non c’è una soluzione alle ingiustizie che esso comporta, ciò non toglie che se ne possa parlare.
Joker è la critica al lato oscuro del Sistema, è il grido di rabbia degli anticonformisti, degli ultimi, di chi sta dall’altra parte, è la storia di Cappuccetto Rosso raccontata dal punto di vista del lupo, è la rimessa in discussione dei buoni e dei cattivi, è l’insegnamento di Watchmen a tutti gli altri fumetti.
È l’ennesimo esempio di controcultura che diventa mainstream, entrata a far parte della settima arte in quel lontano 1964, quando un regista italiano realizzò un remake di un film giapponese, che oggi tutti conosciamo come Per un pugno di dollari.
Che bello questo articolo così POP all’interno di un blog come il buio in Sala.
RispondiEliminaUna piacevole sorpresa.
Complimenti per la tua analisi di un personaggio così complesso partendo dalle sue origini nel fumetto di Batman.
Passando pure per la “mitica” serie tv degli anni 60 ..bravo.
Mi piace da appassionato che sono di fumetti Marvel ( li preferisco alla DC)che tiri pure in ballo Galactus parlando di antagonisti dei buoni dalla forma umanoide.
Ti ricordo pure le altre entità cosmiche della Marvel dalla forma umana , Infinito ed Eternità.
Tornando al Joker ..son affezionato a quello di Burton appunto perché mi ricorda di più il personaggio dei fumetti.
Da Ledger ( salto Leto) soprattutto fino al Joker di Phoenix il fumetto è stato relegato ai margini nella storia che viene raccontata al cinema.
Anzi mi vien da dire che il Joker di Phillips sia quasi una operazione furbetta di sfruttare un personaggio di Batman per richiamare più pubblico , che si aspettava un film con Batman.
Questo non va a togliere valore al film che a detta di tutti è un capolavoro.
Phoenix l’ho visto in Her e mi è piaciuto e son sicuro che la sua recitazione sia stata superba in Joker.
Però visto che neanche il personaggio si chiama come il Joker dei comics perché sfruttarne il “marchio”?
Penso che la cosa triste per uno che ama i fumetti di supereroi ( come me) ..sopporta così così i cinecomics è sentirsi dire da uno che ha visto il Joker al cinema : Si bello veramente...ma non c’entra niente con il cartone animato o il fumetto...è un ‘altra cosa.
E lo dicono tutti.
Questo a Phillips non gliela perdono -:)
Ciao
Ciao Max, grazie dei complimenti. Guarda, in letteratura e cinema tutto ciò che è venuto dopo gli anni 30 è considerato cultura pop, da dividersi in mainstream (volgarmente detta popolare) e controcultura (ciò che di solito tratta il blog). E' vero che hanno usato l'escamotage del fumetto per il film, cambiandolo poi totalmente, ma il cinema vive anche di questo. Io ti consiglio di guardarlo, si focalizza sulle motivazioni che spingono qualcuno a compiere determinate azioni. Vale molto.
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