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8.5.20

Recensione: "Mrs Fang" - BuioDoc 46


Mrs Fang sta per morire.
La macchina da presa è lì, ferma sul suo viso.
Intorno a lei chiasso e parenti.
Mrs Fang non è un film ma uno specchio.
Ognuno di noi è costretto a guardarcisi e rivedere i propri lutti, analizzarli, cercare di capire se c'è un modo migliore per andarsene o no, se c'è un modo migliore per assistere chi se ne va o no.
Questo il mio specchio


Un anno fa.
Sono con mia nonna all'ospedale.
Mi chiede un bicchiere d'acqua, si scusa

"Abbi pazienza Peppino se ti rompo l'anima"

Questo solo perchè in un'ora e mezza mi aveva chiesto due volte l'acqua.
La saluto, sta bene, abbiamo chiacchierato molto tranquillamente.
La mattina dopo ricevo un sms

"La nonna se ne è andata"

Erano passate solo 8-9 ore dal momento che l'avevo lasciata, la sera prima.
Non ci credo, mi sembra impossibile, mi dispero e vado all'ospedale.
Come capitò anche con l'altra mia nonna sono stato l'ultimo a vederla viva, tra tanti figli, tra tanti nipoti.
Un privilegio, una maledizione.
Vedo Mrs Fang e mi chiedo se avrei preferito che mia nonna vivesse molto di più in quell'ospedale per poi comunque morire.
Mi chiedo se avrei preferito vederla morente, ancora viva ma vicina alla fine, invece che passare il tempo di una notte dal vederla viva a morta.
Mai morente, viva o morta.
Mi chiedo se quegli infiniti giorni che i parenti di Mrs Fang l'hanno vista prossima a lasciarli siano un bene o no.
Se metabolizzare quello che sta succedendo sia un bene o no.
Se avere la fortuna di tenere la mano a chi se ne va sia un bene o no.
Se vedere che l'altra persona c'è sì fisicamente ma ormai non c'è quasi più mentalmente sia un bene o no.
Oppure se quella terribile notizia di mia nonna, completamente inaspettata, se quel modo di andarsene, sia invece preferibile, uno shock sì, ma almeno non hai visto tanta sofferenza, almeno non hai visto una persona morire, avrai solo ricordi di vita.
Questo non è un film da giudicare bello o brutto, da discuterne il valore artistico.
Questo film è uno specchio.
Vediamo Mrs Fang e siamo "obbligati" a vedere noi stessi, a rivivere le nostre esperienze di morte, siamo costretti a pensare a chi ci ha lasciato, a come ci ha lasciato.
Non esiste il Mrs Fang di tutti, quello oggettivo, esiste quello di Giuseppe ed esiste quello di ogni altro spettatore che lo vede.
E chi sto film lo scanserà o non ce la farà a vederlo o ha paura di guardarsi allo specchio o, semplicemente, nella vita per adesso è stato tanto fortunato.

La domanda da farsi, semmai, è se quello che vediamo sia "etico", se il cinema può arrivare a questo, se è giusto che una telecamera inquadri una persona morente in una serie di attimi in cui ognuno può essere quello ultimo.

Mrs Fang 8 mesi prima era una donna in salute e in carne.
Poi la vediamo a letto, magrissima, la bocca quasi sbarrata, gli occhi vivi ma che paiono inconsapevoli, quasi immobili, vivi ma senza reazioni.
I suoi parenti la spostano sul letto, le danno da bere con cannucce, parlano di lei, le dormono vicino.
Alcuni parlano di cose futili, altri magari la vanno a trovare poco.
Lo spettatore giudicante troverà alcuni comportamenti come poco rispettosi o menefreghisti.
Io ne ho vissute di morti e anche io ogni tanto tornavo nel mio mondo, scherzavo, eliminavo la morte dalla testa e dalla vista.
Quei parenti siamo noi, tutti noi, noi che sappiamo dare molto amore e poi stacchiamo un pò, noi che al tempo stesso non vorremmo mai perdere i nostri cari ma, in queste situazioni, nella parte più nascosta del nostro cuore, speriamo non duri per sempre.
Mrs Fang è un film che ti mette de visu con la morte ma è forse il confronto coi vivi, con i suoi parenti, quello più diretto, quello che ci riguarda più di tutti.
Poi la macchina da presa torna sul volto della signora Fang e noi pensiamo se e quanto stia soffrendo, se e quanto sia consapevole, se e quanto voglia vivere o preferisca chiuderla qui.
Sono esseri superiori quelli che stanno per lasciare il mondo, specie se sono consapevoli, sono esseri vicini alla morte e quindi hanno un "potere" e una dimensione che noi non potremo mai capire.
O, almeno, non potremo capire fino a quel momento.
E io cercavo in quegli occhi una risposta.
Ma non la trovavo.
Intorno a lei c'è chiasso, qualcuno esce, altri vanno a pesca e in delle sequenze senza tempo e senza ritmo, sequenze che più divento grande più mi ammaliano, cercano di riportare a casa qualche pesce.
Quella canna che quando tocca l'acqua dà una scarica elettrica è ipnotizzante.
E' andata male oggi e i pochissimi pesci pescati sembrano piccoli signore Wang morenti sull'asfalto.
A volte, durante queste scene, ci sembra di trovarci in un altro film ma poi il viso di Mrs Fang ci torna addosso, sempre.
Alcune parti non sono nemmeno sottotitolate e ce ne freghiamo, perchè niente, nessun discorso alla fine è importante, è quel chiacchiericcio di cui parlava Jep Gambardella, sono solo quei rumori di fondo ad una scena Massima e atavica, l'unica cosa che conta.
Manca il nipote e qualcuno dice che la nonna non muore perchè senza di lui non se ne va.
C'è un comizio intorno a lei, sta meglio? sta peggio? supererà la notte?
Parlano quasi sempre gli uomini, uomini brutti con la maglietta sopra l'ombelico per il caldo.
Le donne sono sempre lì, silenziose, rispettose, loro sì vere accompagnatrici finali.
Poi si capisce che è arrivata la fine e succede un colpo di scena, se mai un documentario su una donna morente può avere un colpo di scena.
Wang Bing si allontana, va in fondo alla stanza, lascia la vicinanza a tutti i parenti.
Se qualcuno aveva dubbi di etica qui si prende un cazzotto in faccia.
E in un documentario in cui per almeno 30 minuti abbiamo visto solo il viso di Mrs Fang morente, invece, non la vedremo morire, malgrado siamo lì, nella stessa stanza.
Una donna di cui non abbiamo mai sentito la voce, nemmeno nella prima sequenza, quella dove stava bene.
La vita torna ad essere la stessa, gli uomini pescano.
Le nostre vite quasi sempre tornano ad essere le stesse quando un anziano ci lascia.
Non giudichiamo nessuno per favore, guardiamoci solo in questo specchio che Wang Bing ci mette davanti.

Ma non posso non ritornare al viso di Mrs Fang.
A ogni volta che stava per chiudere gli occhi.
Si dice che dormire sia un pò come morire.
E io, ogni volta, vedendosi chiudere quegli occhi, non capivo quale delle due stesse accadendo.
Buonanotte Mrs Fang.







5 commenti:

  1. Che oscenità!
    Ma non il documentario di per se ma decidere di guardarlo.
    Già guardare la locandina mi mette a disagio , mi pare una violenza..
    Scrivo questo dopo aver letto la tua recensione sennò il mio discorso sarebbe insensato.
    Anzi non giudico mica te ...che hai visto il documentario senza sapere di che parlasse ( scrivi sempre che vedi i film senza voler sapere niente delle trame)...anzi come ci sei arrivato a guardarlo?
    Un minimo di che parlasse , lo dovevi sapere ..mica uno ci arriva completamente a digiuno a guardare una cosa del genere..
    Però quando scrivi: e io cercavo in quegli occhi una risposta , ma non li trovavo mi sembri la vecchia laida di Martyrs che chiede ad Anna com’è l’aldilà😀
    No no , almeno che non te lo chiedano direttamente di star con loro le persone morenti meglio non vederli .
    E ricordarseli per come erano.
    Non dico di non vederli dentro la cassa eh..uno fa quello che si sente ma vederli esalare l’ultimo respiro per avere la “consolazione” di averli accompagnati fino alla fine no.
    Ripeto se non per espressa richiesta.
    Comunque alla fine il regista c’è l’ha messo in culo metaforicamente parlando ...perché non ci ha fatto vedere l’ultimo respiro della Signora Fang.
    E poi un ultima cosa il mio discorso vale per le persone anziane che comunque hanno avuto un loro vissuto , bisogna tenere conto delle diverse età che si hanno pure quando ti approcci al lutto.
    Io mia nonna l’ho persa vent’anni fa e non ha particolarmente sofferto è stata una morte veloce .
    Gli ultimi giorni non c’era con la testa ( per me è una consolazione per chi sta male non capire lo stato in cui si è ) e ho fatto la notte.
    Ha dormito tutta la notte solo una volta si è svegliata di soprassalto , le ho preso la mano e mi ha detto ah Massimo sei te..( non mi han mai chiamato nessuno della famiglia con il mio nome per intero..a volte mi chiedo perché me l’abbian dato-:) e poi si è tranquillizzata ed è tornata a dormire.
    Due giorni dopo è morta .
    Mi ha fatto il regalo di riconoscermi prima di andarsene.
    Mia madre invece l’ha vista morire .. ha fatto un sospiro forte e ha detto “ mamma” e se n’è andata.
    Mia madre ha avuto gli incubi per diverse notti dopo.




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    1. Il film lo conoscev, lo abbiamo sottotitolato noi nel guardaroba, quindi l'ho visto per il gruppo ;)

      Oddio, dico sempre che cerco di non sapere nulla di un film ma mezza riga di trama mi capita eh. E qui la mezza riga è tutta la trama

      sì sì, il paragone con Martyrs non è sbagliatissimo. In realtà non è che cercavo in quegli occhi risposte "divine" (infatti in tutta la rece non ho mai parlato di Dio o altro) ma risposte più umane, di consapevolezza, di accettazione o non accettazione, di "quel che si prova"

      il regista quando ha capito che si avvicinava alla fine ha giustamente fatto 6 passi indietro (fino in fondo alla stanza) per lasciare l'estremo saluto solo ai parenti. Non c'è morbosità, è un documentario nudo e crudo che secondo me emoziona (ha vinto tantissimi premi ed è considerato da tanti un capolavoro).

      A noi spettatore non vedere l'ultimo respiro non ha pesato, anzi, credo sia stato meglio così. Mrs Fang sarebbe morta, tutti lo sapevamo, e sarebbe morta solo spegnendosi

      assolutamente, questo documentario secondo me DOVEVA riguardare una persona anziana e il suo spegnersi, per altre morti più giovani e per altri motivi davvero avrei avuto difficoltà

      riguardo la tua esperienza personale è stato "bello" leggerla, alla fine è stata similissima a quella mia con mia nonna

      sì, st dubbio sul fatto che sia meglio o no esserci alla fine ce l'avrò sempre

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  2. Quant'è passato dalla condivisione del film? tantissimo… ma è uno di quei film a cui sono legatissima, diventato pretesto per una scrittura duratura in cui ho messo tanto di me stessa e divenuta quindi troppo personale, non adatta al blog.
    Nel tempo ho rivisto il film e anche ciò che avevo scritto, ho smussato e cancellato e poi oggi, complice il tuo nuovo commento, l'ho ripreso e m'è venuta voglia di condividerne una parte, per chiudere un cerchio, magari aprirne un altro e perché a me fa piacere sapere che sta qua.

    Appena letto del film, dopo averlo visto e di più dopo aver letto il tuo bellissimo commento, sapevo che non sarebbe stato possibile scriverne se non parlando di me - e non delle cose belle ma delle sviste, delle mancanze verso se stessi, gli altri e, peggio, verso chi non c'è più: una nonna, uno zio, un amico che ha scelto di andar via. E qui non si rimedia...
    Questa è stata una di quelle visioni che obbligano alla memoria, a domandarsi esigendo risposte - da chi? da me? - che non troverò, visioni che non lasciano scampo, neanche uno spiraglio.
    Perché la morte lascia forse spiragli? - Sai, quegli spiragli di luce che filtrano tra le ciglia socchiuse prima di addormentarsi? Riflessi vaghi e indefiniti di un mondo che ci apprestiamo a lasciar fuori per un po', solo per un po' - la morte non ne lascia e definisce inesorabilmente: ciò che è stato è stato, per chi muore e pure per chi resta.
    Eppure, malgrado in questo film io abbia trovato questa verità feroce, l'ho trovato oggettivamente di una semplicità disarmante, mai eccessivo, neppure nell'indugiare sul volto morente della signora Fang; spietato si - inteso come inflessibile non come efferato - doloroso ma senza alcun voyeurismo fine a se stesso.
    Ed è Implacabile anche nel mostrare la normalità della vita fatta di piccole cose, che prepotente e sorda continua: hai pagato le bollette, hai sentito al tg? Mangiare, fumare, grattarsi la pancia, andare a pesca...
    E mi ha stupito trovare in questi gesti, la comunanza, l'affinità che ci lega tutti, a dispetto delle culture diverse. Perché alla fine, gratta gratta, al netto di riti e usanze, si arriva all'essenziale: tolto il volto morente della signora Fang - tolto per modo dire - cosa vediamo se non la vita? quella delle cose di tutti i giorni, a volte terribile a volte stupenda. Si nasce, si vive, si muore. Per ogni singolo essere. Ovunque. Da sempre. Per sempre.

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    1. C'è poco da risponderti Angela, è un commento bellissimo e così inoppugnabile e vero che va solo letto

      E' uno di quei commenti, come del resto lo stesso film, che dipende in che mood ti trova o da che parte della medaglia lo leggi, se da quella che ti porta a pensare con angoscia a quella cosa terribile che è la morte oppure alla serenità di sapere che quella c'è, ineluttabile, e quindi concentrarsi su tutto quello che gli sta intorno

      e tutto quello che gli sta intorno, come dici, è, giocoforza, vita

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  3. grazie Giuseppe, per aver letto e per tutto il resto.

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao