La mia ultima giornata al ToHorror 2022 (terza per me delle 6 totali, di cui solo 4 con film in concorso) è buona, come media direi ai livelli della prima.
Un buonissimo film, Mandrake, ambientato in Irlanda del Nord, che racconta di streghe, bambini, omicidi, mamme incapaci di esser tali, amore e disamore.
Un buonissimo film, Mandrake, ambientato in Irlanda del Nord, che racconta di streghe, bambini, omicidi, mamme incapaci di esser tali, amore e disamore.
Un buon film, Polaris, ambientato nel 2144 in una Terra, come in Snowpiercer, ormai rimasta solo neve e ghiaccio. La storia di una bambina e di qualcosa che deve raggiungere, probabilmente molto simbolico.
Poi un film bruttino, una specie di revenge movie in cui la prima parte, quella del serial killer che deve uccidere la ragazza, è completamente realista, mentre la seconda, tutta metaforica, simbolica e giocata su effetti visivi, è davvero debole e retorica.
Ma il mio ToHorror si conclude ottimamente con Il Cameraman e l'Assassino, film che volevo vedere da 20 anni e che sì, merita la fama che si porta dietro.
Divertente, assurdo, anarchico, a suo modo inquietante.
Una troupe segue un serial killer nelle sue gesta.
Da recuperare subito
L'Irlanda - e gli irlandesi con essa - è uno di quei luoghi che, come la giri la giri, sono già cinema.
In realtà, nel caso di Mandrake, ci troviamo in Irlanda del Nord, terra che, a differenza della sorella a sud, viene vista sempre in modo diverso da noi europei.
In realtà, nel caso di Mandrake, ci troviamo in Irlanda del Nord, terra che, a differenza della sorella a sud, viene vista sempre in modo diverso da noi europei.
Come l'Eire è sinonimo di terre verdi sconfinate, paesaggi mozzafiato e piccole città caratteristiche quella del Nord, invece, forse per una personificazione con la sua capitale Belfast, ci sembra una terra grigia e operaia piena di uomini grigi e operai.
Chissà dove sta la verità.
Chissà dove sta la verità.
In ogni caso quando sento parlare di "horror irlandese" vado sempre in fibrillazione (al volo ripenso a The Canal e A Dark Song ma ce ne sono sicuramente tanti altri).
E Mandrake mantiene sicuramente alto il livello.
Siamo all'ennesimo film sulle streghe (evidenti, anche poi confermati dalla stessa regista, i rimandi a The Witch, Hereditary e altri film sul filone) ma per ambientazione e svolgimento del plot Mandrake ha una sua assoluta originalità.
E' la storia di Bloody Mary (così viene chiamata), una donna che nel passato uccise in maniera brutale il marito e adesso è appena tornata - in libertà vigilata - dalla prigione. Vive in una casa fatiscente in cima al bosco e vuoi per questo, vuoi per l'omicidio del passato, vuoi per le leggende del luogo, Mary è considerata una strega.
E' la storia di Bloody Mary (così viene chiamata), una donna che nel passato uccise in maniera brutale il marito e adesso è appena tornata - in libertà vigilata - dalla prigione. Vive in una casa fatiscente in cima al bosco e vuoi per questo, vuoi per l'omicidio del passato, vuoi per le leggende del luogo, Mary è considerata una strega.
Un giorno, lo stesso giorno che la donna è uscita di prigione e tornata a casa, spariscono nel bosco due bambini. Fare 2 + 2 per gli abitanti del luogo è immediato...
Film benissimo girato, ancora meglio interpretato e che ha la sua forza nell'ambientazione (la piccolissima comunità, il bosco, la casa della "strega") e nel saper sapientemente fondere insieme l'elemento horror (con nemmeno troppe derive paranormali) e una componente molto più intima e delicata, ovvero la maternità (che possiamo tranquillamente individuare come tematica principale del film).
Film benissimo girato, ancora meglio interpretato e che ha la sua forza nell'ambientazione (la piccolissima comunità, il bosco, la casa della "strega") e nel saper sapientemente fondere insieme l'elemento horror (con nemmeno troppe derive paranormali) e una componente molto più intima e delicata, ovvero la maternità (che possiamo tranquillamente individuare come tematica principale del film).
In questa storia di donne e streghe si parla quindi di amore verso i propri figli, di disamore verso gli stessi, di disagio nell'esser madri, di voglia di esserlo di nuovo, di invidie e gelosie femminili. Quasi tutto è poggiato sulle spalle delle due protagoniste, la strega Mary e l'assistente sociale Cathy, donna probabilmente incapace di amare il proprio figlio ma, forse, altrettanto desiderosa di averne un altro (e qui gioca l'ambiguo, splendido e tronco finale).
Il film è molto particolare anche nel NON sorprendere. Tutti pensano che le tragedie che stanno accadendo siano colpa di Mary e, incredibile, proprio di Mary sono colpa. Di solito in sceneggiature del genere la figura della strega (falsa o vera che sia) viene sempre inquadrata come quella della donna innocente accusata di cose terribili. Qui no, qui Mary è veramente il mostro, la colpevole, anche se resta un personaggio complesso con il quale è possibile provare pure una certa empatia.
Bello il costume da Diavolo del figlio, belle molte sequenze nei boschi o nella casa, affascinante la sequenza della mandragora (che dà titolo al film). Curiosamente questo che è sulla carta uno dei film più "sovrannaturali" del festival ha in questa scena l'unico elemento trascendentale (mentre quasi tutti gli altri film paiono realistici per poi virare nel soprannaturale).
Un gran bel film, forse sul mio podio del festival (tra quelli in concorso)
Il film è molto particolare anche nel NON sorprendere. Tutti pensano che le tragedie che stanno accadendo siano colpa di Mary e, incredibile, proprio di Mary sono colpa. Di solito in sceneggiature del genere la figura della strega (falsa o vera che sia) viene sempre inquadrata come quella della donna innocente accusata di cose terribili. Qui no, qui Mary è veramente il mostro, la colpevole, anche se resta un personaggio complesso con il quale è possibile provare pure una certa empatia.
Bello il costume da Diavolo del figlio, belle molte sequenze nei boschi o nella casa, affascinante la sequenza della mandragora (che dà titolo al film). Curiosamente questo che è sulla carta uno dei film più "sovrannaturali" del festival ha in questa scena l'unico elemento trascendentale (mentre quasi tutti gli altri film paiono realistici per poi virare nel soprannaturale).
Un gran bel film, forse sul mio podio del festival (tra quelli in concorso)
7
30 anni fa uscì un minuscolo film, realizzato con pochissimo, che in qualche modo entrerà poi nella piccola storia del genere.
Curioso caso vuole che il titolo originale francese, quello internazionale e quello italiano non c'entrino niente l'uno con l'altro (caso più unico che raro credo).
Quel film è - almeno qui da noi - Il Cameraman e l'Assassino e io finalmente sono riuscito a vederlo.
Dico subito che il suo "mito" e il fatto che 30 anni ancora se ne parli a mio parere ha assolutamente senso.
Ci troviamo infatti davanti ad un film che, visto adesso, ci appare straordinario per l'epoca. Geniale, originale, pazzo, anticipatore dei tempi.
La trama si può riassumere in una riga.
Una troupe decide di seguire un serial killer.
Punto.
Il film è ironico, a tratti comicissimo, altri violento, altri surreale. Per almeno mezz'ora si fa fatica a respirare tanto alto il ritmo e tante le trovate.
Un Benoit Poelvoorde al debutto, nemmeno professionista al tempo (se ho capito bene tutta la troupe e gli attori erano amici reali di vita) ci regala un'interpretazione straordinaria, prendendo il film tutto su di sè (e da lì partirà una lunghissima ed esaltante carriera per lui).
Il suo Benoit (il personaggio si chiama come lui) è irresistibile, istrionico, folle.
Un uomo razzista, misantropo, anarchico, a cui ogni tanto parte la capoccia e ammazza gente senza quasi un perchè (all'inizio erano i soldi il motivo ma poi la sua pazzia lo porta ad omicidi del tutto gratuiti).
La troupe lo segue e lui spiega loro i trucchi del mestiere (ad esempio nel folgorante incipit sulla zavorra da mettere in un corpo morto per farlo affondare nell'acqua), si lascia seguire negli omicidi e, nel frattempo, disserta di tutto, dall'immigrazione all'accoppiamento degli uccelli, dalle case popolari agli omosessuali.
Un uomo razzista, misantropo, anarchico, a cui ogni tanto parte la capoccia e ammazza gente senza quasi un perchè (all'inizio erano i soldi il motivo ma poi la sua pazzia lo porta ad omicidi del tutto gratuiti).
La troupe lo segue e lui spiega loro i trucchi del mestiere (ad esempio nel folgorante incipit sulla zavorra da mettere in un corpo morto per farlo affondare nell'acqua), si lascia seguire negli omicidi e, nel frattempo, disserta di tutto, dall'immigrazione all'accoppiamento degli uccelli, dalle case popolari agli omosessuali.
Non sappiamo perchè quella troupe lo segua, non c'è un prima.
E il montaggio, specie nel primo tempo, è straordinario nell'alternare momenti di vita normale di Benoit con velocissimi estratti dei suoi omicidi.
Tante le scene da ricordare, come la vecchia fatta morire per infarto, come la splendida e lunga sequenza della fabbrica (la regia, tutta camera a mano, è di altissimo livello), come l'omicidio del "nero che non si vede di notte" o il massacro famigliare con quel bambino prima perso e poi riacciuffato (e l'anarchia e follia di questo film e del suo personaggio principale la vedi specie qua, con questa scena di omicidio di un bambino che viene mostrata e raccontata come niente fosse, con serenità e divertimento).