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6.10.22

Recensione "Censor" - Su Prime

 

Sulla carta un mezzo capolavoro.
Soggetto devastante, sottotesti straordinari, una grande attrice, messinscena (almeno nelle scene del presente) notevole.
Ma anche la sensazione, davvero forte, che tutte le potenzialità autoriali del film siano finite in mano ad un...autore ancora non pronto a trasfigurarle per immagini.
Anni 80, una ragazza lavora nella commissione censura dovendo quindi visionare centinaia di horror violentissimi che deve tagliare, accettare o rifiutare (è il periodo del boom delle vhs).
Nel suo passato - 20 anni prima - la scomparsa dell'amata sorellina.
Passato che ripiomba nel suo presente proprio attraverso una vhs...
Uno dei classici film polanskiani sull'identità, sul doppio, sul senso di colpa.
Tanta tanta roba in potenza, tanta ne rimane, tanta si disperde.

presenti spoiler, più che altre mie interpretazioni da leggere solo dopo aver visto il film

Mamma mia che peccato.
Censor aveva tutte le carte in regola per diventare un "mio" film.
Soggetto straordinario, sottotesti interessantissimi, messa in scena a tratti di altissimo livello.
E angosciante, e "malato", e in qualche modo nuovo.
Eppure no, eppure quello che resta un bel film rimane spanne e spanne sotto quello che avrebbe potuto essere.
Con la sensazione fortissima (e rara) di essermi ritrovato davanti un autore che sulla carta ha davvero tutto per esser definito tale ma che poi, in questo film, quando ha dovuto tradurre le cose che aveva nella testa per immagini, non ha avuto (ancora) la competenza, la mano e la grazia per farlo.
Dico la verità, ho sperato di trovarmi davanti un altro Possessor ma, ahimè, la speranza è durata al massimo mezz'ora.

Siamo a metà anni 80, in Inghilterra.
C'è stato ormai il boom delle vhs e specialmente quelle di film iper-violenti, cinici, amorali e visivamente al limite dell'accettabile.
Enid (una splendida attrice a me fino ad oggi sconosciuta, davvero una delle meglio cose che ti lascia il film) lavora ad una specie di commissione censura (credo statale) che taglia e tagliuzza i film horror, assegna i vari visti censura (la fascie d'età) e, in ultima istanza, può rifiutare del tutto un'opera.
Ma c'è qualcosa nel passato di Enid di terribile, ovvero la scomparsa (20 anni prima, in un bosco insieme a lei) della sua sorellina.
Questo suo passato si mischia in maniera sempre più morbosa ed inquietante al suo lavoro, ai film che vede...


Le cose belle di Censor son tante ed è per questo che penso a come, come la giri la giri, ci troviamo comunque davanti ad un bel film.
Intanto, ad esempio, il raccontare un mondo così vicino eppure così lontano ai giorni nostri come quello dell'home video.
Sono stato videotecaro, anche se ho cominciato che già il consumo delle vhs era finito da tempo.
Ma è impossibile per me non ricordare, grazie al film, i meravigliosi tempi in cui entravamo nel negozio di elettronica del paese (sì, una videoteca vera e propria non c'era) e stavamo lì, emozionati, nello scegliere il film horror di turno (sì, quasi sempre solo horror, per questo il film mi ha ricordato tanto quel periodo).
La scena in cui Enid entra in videoteca, quindi, è stato per me un tuffo al cuore, pur non essendo niente di che (anzi, sequenza debolina).
E' vero, c'era un cinema molto violento e sporco, cosa quasi impossibile adesso. E qui il film è sicuramente vincente, ovvero nel mostrare molti spezzoni (veri o finti che siano, credo per la maggior parte del primo tipo) di film horror estremi dell'epoca.
I cari e vecchi effetti speciali artigianali, la violenza senza controllo, la "malattia", l'amoralità. Tutte cose perse adesso in nome di un'etica e di un politically correct che, se è vero che ha portato molti benefici, è anche vero che ha livellato veramente tutto, senza saper distinguere quando quell'andare oltre i limiti sia etico o no.
E proprio qui interviene Enid, in un discorso non solo visivo, ma anche "morale", ovvero il saper scegliere quali sono le scene che possono o far male allo spettatore oppure dargli insegnamenti sbagliati. Un lavoro difficilissimo che la ragazza fa con attenzione e rigidità (non è assolutamente di manica larga, anzi...) anche se con la mente più aperta possibile.
Ecco, un altro grande merito del film è aver portato alla luce questo mondo del controllo, della censura, un mondo dove si mischiano mille cose come le sensibilità personali, le indicazioni dall'alto, le fobie sociali, l'attualità, la politica, e dove è sempre difficile scegliere cosa sì e cosa no.
Nella prima mezz'ora del film si parla di questo, di anni 80, di censura, di violenza visiva che può istigare altra violenza visiva, di limite dell'etico e della morale e di come il mondo "finto" dei film possa essere o specchietto di quello che è il mondo reale o, al contrario, di qualcosa che il mondo reale lo modifica.
E il film funziona alla grande.


Anche grazie ad una notevole messinscena, di gran classe, con un uso perfetto delle luci, dei colori, dei chiaroscuri e della macchina da presa.
Il paradosso è che quando il film diventa però più bello e interessante (con la storia della sorella, del passato che ritorna, della personalità doppia e tutto il resto) perde tantissima di quella classe, diventando insomma più bello si imbruttisce.
I flash back ad esempio sono davvero mal fatti (anche fotograficamente), la gestione psicologica pure, e poi un paio di scene son veramente terribili.
Ma andiamo con ordine.
Enid crede di aver notato in uno dei film visionati (anzi, un film che le è stato caldamente consigliato dal produttore, cosa non casuale, ci torneremo) sua sorella, con vent'anni di più addosso.
Quella sorella ormai creduta morta.
Ecco, un espediente abbastanza simile ad Enemy di Villeneuve (ovviamente preso in origine da "L'uomo duplicato" da Saramago, anche se preferisco citare il regista canadese perchè è stato lui - molto più del mostruoso scrittore portoghese - a dare il significato di seconda personalità all'attore che il protagonista vede nel film visto nel libro di Saramago, secondo me, siamo davanti ad una cosa diversa), assolutamente vincente.
Non solo quell'attrice è identica a sua sorella "proiettata" 20 anni dopo, ma anche i soggetti dei film che interpreta richiamano la vita della stessa sorella, in primis il giorno in cui sparì insieme a lei nel bosco.
Enid è sempre più sicura che Nina sia quindi viva e, magari manipolata dal regista, stia mettendo in scena il proprio passato.
Ecco, andiamo ora ad analizzare il significato di Censor.
Enid probabilmente in quel bosco aveva compiuto un atto terribile, aveva ucciso la sorella.
Questo lo capiamo da tante cose, come alcuni sogni/flash back, alcune frasi sibilline che le vengono dette ("Guarda dentro di te", ad esempio, o "L'orrore è nel mondo reale") e nel finale in cui vediamo che tutto quello che lei stava immaginando era quasi sicuramente falso.
Non è un caso che le venga anche detto "Il cervello crea cose quando non riusciamo a gestire le verità". 
Ecco, l'intero Censor è un film sul senso di colpa, sul disperato tentativo di negazione della verità e sulla creazione di strade alternative (la sorella ancora viva che fa l'attrice, il regista mostro etc..) che possano sostituire quello che in realtà è successo.
Ed è qui che Censor, almeno come sottotesto, diventa straordinario, ovvero in questa specie di metafora di ragazza addetta alla censura di film horror che, in realtà, nella propria vita, da 20 anni, sta censurando la scena più terribile della sua esistenza, l'omicidio della sorella.
Non è un caso che anche il killer che, dicono, si sia ispirato per un suo omicidio ad una scena di un film non tagliato da Enid sia soprannominato "Il killer dell'amnesia", nome che, se ci pensate, sarebbe perfetto per lei.
Un film quindi sulla censura e sull'autocensura, sulla rimozione conscia (i tagli dei film) e inconscia (il "taglio" al suo passato), davvero stupendo in questo.
Ed Enid che dice agli altri "Io proteggo le persone" in riferimento ai tagli che fa nei film (che preservano quindi gli spettatori da scene troppo violente o diseducative) non è altro che una trasposizione de "Io sto proteggendo me stessa, non voglio vedere l'orrore che ho compiuto".
Molto bello in questo senso il vedere l'attrice molte volte perdersi in luoghi bui, completamente neri, metafora di questo suo continuo ritorno in delle tenebre della mente che cerca di tener lontane.



Solo che non c'è profondità, non c'è classe nel raccontare questa seconda parte, seconda parte, invece, piena di scene sbagliate, deboli, mal fotografate, pacchianotte e quasi ridicole.
Prendiamo l'uccisione del produttore, figura quasi mefistofelica (lui le ha consigliato il suo film perchè sa che Enid è la sorella della sua attrice, lui che la manda sul set, lui in qualche modo che le preannuncia la morte della sorella. Ovviamente tutte cose probabilmente solo presenti nella distorsione malata che Enid fa della realtà. Ah, a proposito, su questo tema del doppio, del cinema, di produttori e di anime vendute al diavolo - vedi scena nel bosco tra il regista ed Einid - guardatevi Starry Eyes, gioiello che invece funziona dall'inizio alla fine).
La morte dello stesso produttore è fantozziana, con una caduta sopra una statuetta nemmeno appuntita (ma, anche nel caso lo fosse stata non può attraversare un cranio).
Vero, potremmo dire che questa scena richiama gli stessi film anni 80, ha la stessa violenza e forzatura di quelle pellicole, forse è un omaggio.
Ma no, non funziona, è solo terribile.
Come abbastanza terribile è quasi tutto il finale, un finale sulla carta empatico e apoteosi del tema del doppio. Eppure è mal girato, ha errori dentro anche concettuali (chi sta riprendendo quelle scene nella baita???), fa diventare una tematica interessantissima e delicata di vera grana grossa.
Eppure gli elementi c'erano tutti, la sorella che in realtà è sè stessa, l'Uomo Bestia che è forse il demone che si vuole uccidere perchè - crede Einid- vero responsabile della morte della sorella (una specie di Alibi antropomorfo che ci si è creati per nascondere le nostre responsabilità). E quel regista, anch'esso mefistofelico, che in realtà fa la figura del guru coglionotto.
Ma niente, la scena è grossolana (anche la morte dell'attore con la testa nel televisore non ne parliamo) e fa scadere quasi del tutto un film con una tematica e un soggetto per svilupparla entrambe notevolissime.
Vero, c'è anche il cortocircuito tra realtà e finzione, cinema e vita reale, rappresentazione e verità. Tutto il film, in effetti, gioca su questa dualità.
Enid guarda film, Enid si è fatta un film di quello che le è successo, nel finale Enid va in un set, entra in un film, il suo film, ma era "solo" un  vero film. Tutto bello ma...meh.
Non parliamo poi del finale finale, anche questo sulla carta buonissimo (Enid che disperata dice alla sorella "Ti prego, sii lei") perchè abbiamo una ragazza che finalmente ha dovuto affrontare la verità ma, per non volerla ancora accettare, chiede disperatamente al resto del mondo di non portargliela via (quella sua verità intendo).
E in effetti, in una pazzia ormai conclamata, Enid riesce a restare ancora nel suo mondo di menzogna, dove sua sorella è viva e si ricongiunge ai genitori (in un tripudio di banalità del tipo "il mondo è bellissimo e senza violenza", tra l'altro tutto con la "grafica" - se ci avete fatto caso - della locandina della vhs che Enid prende in mano in videoteca).
No, non ci siamo, altre idee super buone buttate nel cesso in immagini.
Un potenziale gioiello buttato - a metà - nelle ortiche

7

2 commenti:

  1. Concordo in tutto - purtroppo, viste le potenzialità sopite...

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    Risposte
    1. Ultimamente ce pigliavamo poco a "concordità"

      bene!

      anzi, male purtroppo

      anzi, malino

      anzi, benino

      boh

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