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5.1.23

Recensione: "Sette minuti dopo la mezzanotte"

 

Probabilmente per una volta sarebbe stato meglio che avessi letto la trama del film.
Che avessi saputo.
Perchè questa bellissima fiaba nera, così coraggiosa e scomoda, lascia un insegnamento devastante col quale io, pochi mesi fa, ho dovuto combattere.
Dire e dirsi la verità, ammettere una cosa che sembra innaturale, immorale, senza senso, contro la vita.
Eppure molti di noi quella cosa così indicibile l'hanno pensata, eppure molti di noi non hanno avuto il coraggio di dirla, quando era il momento, quella verità.
E così un fantasy dark di un bambino, di un mostro-tasso buono, di una mamma morente e di uno strano percorso di consapevolezza, mi ha schiantato lì, vicino al letto di mio padre morente.
E quell'insegnamento del film, quell'atto di coraggio nel saper dire quella cosa, mi è arrivato addosso.
Questa, babbo, è la mia verità

PRESENTI SPOILER

"Dì la verità!
Dì la verità!!!
Dì la verità!!!!"

Urla il mostro-Tasso a Conor, nella scena più forte ed importante del film.
Quella verità inconfessabile che quel bambino non riesce a dire, non non può riuscire a dire.
Quella verità che sembra così innaturale, quasi immorale, sbagliata.
Quella verità che anche io, 7 mesi fa, sapevo essere dentro di me ma non riuscivo del tutto a tirar fuori.
E quella verità è desiderare che una delle persone più importanti della tua vita - la madre nel caso di Conor, mio padre nel mio - se ne vada.
Muoia.
Desiderarlo ogni notte nell'ultimo devastante periodo.
Perchè troppo grande il dolore, perchè troppo evidente che non c'è più speranza, perchè troppo massacrante quell'ultimo tempo speso insieme.
Ecco, questa favola nera così bella, coraggiosa e scomoda ti lascia questo insegnamento.
Dire la verità.
Dirti la verità.
Inutile ammettere come la visione di Sette minuti dopo la mezzanotte sia stata, per me,  massacrante.
Quando alla fine del film viene sappiamo finalmente cosa era "la quarta storia", cosa era "la verità", quando scopriamo il fine del percorso di consapevolezza che il Tasso stava facendo conoscere a Conor, io sono crollato.
E sì, anche io urlavo negli ultimi tempi "fa che muoia, fa che finisca tutto".
Fa che quegli occhi piccoli e ormai senza vita del babbo si spengano del tutto.
Fa che quella bocca che prova a parlarmi ma da cui non esce nulla smetta di muoversi.
Fa che io domani notte non debba tornare all'ospedale a guardarlo 5 ore così.
Basta, fai smettere tutto.
E dire tutto questo è una catarsi.
E le catarsi più belle sono sempre dolorose.
E che il desiderio di morte sia un atto d'amore è qualcosa che è sempre difficile da accettare.


E ora, boh, come parlo del film?
De sto film in cui Bayona per la seconda volta nella sua vita (la prima con The Orphanage, il mio horror del cuore degli anni 2000) è riuscito a toccarmi così tanto nel profondo da stravolgermi?
Ecco, Sette minuti dopo mezzanotte (A Monster Calls il titolo originale, davvero bello) è un fantasy a tinte drammatiche davvero notevole, uno di quei titoli che chi ha amato cose come Il Labirinto del Fauno non può perdersi.
Come dicevo prima (ma non ci fate caso, è ovvio che la mia vicenda personale mi abbia condizionato) la cosa più grande che ho trovato in questo film è il coraggio.
Raccontare di come, attraverso la fantasia, la sublimazione del dolore e il rifugio in altri mondi, un bambino possa arrivare a dire (perchè è vero che nel film è il Tasso a fargli arrivare questa consapevolezza, ma è anche vero che tutto il film, alla fine, è metafora di un percorso che stava facendo lo stesso bambino, bambino che probabilmente delega ai sogni e alla fantasia "bisogni" che non vuole accettare esser suoi), dicevo, raccontare di come un bambino possa arrivare ad urlare di desiderare la morte della madre (attenzione, nel senso più bello del termine, quella madre è tutto per lui e di figura così straordinaria che non riesce ad accettare l'inevitabile) è qualcosa davvero notevole da proporre.
E il film riesce ad arrivare a quella "rivelazione-catarsi" in modo splendido, attraverso un percorso suggestivo e super interessante a livello psicologico.
Prendiamo ad esempio la rabbia di Conor.
Quella rabbia che a lui sembra naturale risposta a tutto quello che sta vivendo.
Quel suo odiare quasi tutto e tutti.
Ecco, il film, attraverso dei personaggi magnifici, di grande sensibilità, racconta di come quella rabbia sia dovuta lasciar sfogare.
La nonna, la madre, il padre, la preside, tutti malgrado le azioni violentissime di Conor capiscono che non serve alcuna punizione, che non servono rimproveri, che scagliarsi contro il bambino possa solo peggiorare le cose.
E Conor si ritrova così spaesato, quella sua reazione al dolore, che potremmo riassumere con un "sono violento = merito una punizione" non è che la reificazione di quello che scopriremo nel finale, ovvero "desidero che mia madre muoia = merito una punizione".
Ma per sua fortuna Conor si ritroverà vicino tutti adulti notevolissimi, virtuosi, intelligenti, empatici. Il suo mondo-magico del mostro-tasso andrà di pari passo col suo mondo reale dove tutti, con calma, pazienza ed amore, cercano di accompagnarlo all'inevitabile.
Direi quasi che in questo senso A Monster's Call, film sicuramente non perfetto, magari per qualcuno retorico e apparentemente "di genere", possa essere considerato importante e, addirittura, didattico, di vero e proprio insegnamento (del resto se ha fatto breccia ed è "servito" a un 45enne come me immagino quanto, anche se con dolore e complessità, possa far bene a ragazzi più giovani).
Andando più nel particolare ho trovato leggermente "strane" e forse un pelo incoerenti le tre storie.
Le prime due a cartone animato, la terza no.
La seconda e la terza con uno sfogo pratico (casa distrutta, bullo pestato) e la prima no.
Quello che raccontano sono cose non scontate e non di facile presa ma, alla fine, sono tutte storie "violente" che insegnano come quasi mai è facile individuare chi sono i "cattivi, come a volte le punizioni spettano anche a quelli che sembravano le vittime, come le stesse vittime possano nascondere dentro di sè i carnefici.


Forse servirebbe una seconda visione del film per vedere se queste tre storie hanno un percorso coeso, individuabile, perfetto per la rivelazione finale (la verità della quarta storia).
Ecco, ho avvertito una certa confusione in questi racconti, suggestivi sì ma un pochino "casuali", messi alla rinfusa.
Che bello però rivedere Kebbel, che bello il Tasso, che bella questa storia dove tutto sembrava già scritto, anzi, disegnato (i racconti altro non erano che degli schizzi della madre bambina, come se avesse lasciato un'eredità di storie che, un giorno, avrebbero salvato il figlio, lo avrebbero aiutato ad accettare tutto).
Ci sono tante suggestioni, vedi King Kong (ancora una volta il presunto mostro da uccidere, in realtà una vittima), vedi il discorso sull' "invisibilità" (che porta anche alla consapevolezza per Conor che alla fine le sue azioni violente non suscitano rabbia, che siano solo inutili) e tante altre piccole parti di cui mi sarebbe piaciuto parlare ma che, adesso, mi sembrano troppo piccole rispetto a quello che il film mi ha raccontato.
E ho la netta sensazione che questa recensione non sia lucida, non sia obiettiva.
Ho la netta sensazione che non sia nemmeno una recensione, in verità.
Con calma, a freddo, rivedrò il film e, a chi mi chiederà, saprò raccontarlo in maniera più serena, come fosse un film.
Ma mi è servito per dire quello che ho detto.
E sono sicuro che, babbo, tu, almeno tu, in quel desiderio di non vederti più capisci l'amore che c'è dietro.
E in quella tua ultima immagine prima che la bara si chiudesse, in quegli occhi finalmente chiusi, in quella bocca finalmente serrata, c'era una serenità così meravigliosa che so che quel mio desiderio, alla fine, era anche il tuo.

18 commenti:

  1. Ci son passato anch'io con mio padre.
    Capisco perfettamente la situazione.

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  2. È finito il delirio?
    Ciao! Torno oggi perché me l’avevi chiesto te di raccontare cosa pensavo del film aldilà di quello che scrivevi te nella recensione molto personale e dettata dalla triste vicenda con tuo padre.
    Allora , andando per ordine io ho visto prima il film e poi ho letto la tua recensione.
    Quando sei arrivato a scrivere che ti sei sentito come il protagonista del film quando confessa di aver desiderato la morte del suo caro poi in pratica fino alla fine non hai aggiunto altro riguardo al film.
    Hai interiorizzato quello e basta.
    Io invece ti dico la verità non me ne ero manco accorto!
    E son tornato indietro con il film a cercarmi la scena dove il ragazzino ammetteva quella cosa e cioè di desiderare la morte della madre.
    Aspetta ..non sto a dire che proprio non l’ho vista quella scena ma dico solo che non mi è rimasta impressa ,io con il senno di poi posso dirti di averla fatta mia come conseguenza di tutto quello che è successo dopo nel film.
    Un tutt’uno con il finale..senza però darci quella importanza che ci hai dato te.
    Perché..?
    Perché credo sia naturale desiderare la morte di chi ami piuttosto di vederlo/a vivere una vita di sofferenza quando sai che non ci sono più speranze.
    Ecco perché quando te hai confessato a tuo padre di aver desiderato la sua morte piuttosto che vederlo soffrire ho pensato ..vabbè ha scoperto l’acqua calda!
    E non ci ho fatto troppo caso nemmeno nel film.
    Perché credo non ci sia niente di cui vergognarsi ad ammetterlo.
    Ti dirò di più penso di non essermi nemmeno “scandalizzato” quando fin da piccolo sentivo gli adulti attorno a me fare discorsi del tipo : mamma come sta nonna ? E lei , meglio che il Signore le apri prima possibile la porta del cielo..
    E la stessa cosa con mio zio..per dirti non ho mai sentito nessuno affermare in quelle circostanze di desiderare il contrario.
    Infatti io considero vergogno l’accanimento terapeutico soprattutto quando impartito dai familiari.
    Vabbè adesso faccio colazione e poi torno a parlarti del film

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    1. Eccoci, 26 giorni mi sembrano abbastanza, ahah

      Max, cazzo, ma stavolta hai preso un abbaglione sicuro eh!

      Cioè, TUTTO il film, ma veramente tutto, ogni dialogo, ogni scena, ogni passaggio, è strutturato per arrivare a quella confessione, al fatto che il bimbo stava così male per la madre e non aveva così più speranze (anche se nella vita emersa faceva finta di sì) da desiderare che tutto finisse. Cavolo, già dopo 10 minuti di film l'albero gli dice "dovremo arrivare alla tua verità" e lo spettatore per tutto il resto del tempo aspetta di sapere quale sia. E te ora me dici che quel passaggio che è l'intero film non te ne eri accorto o non era così importante

      dio santo, è l'intero film!

      ahah

      Tu dici che è così normale sperare che tuo padre muoia anzichè soffra?
      Beato te che la fai così scontata e facile...
      Ora, a parte la mia vicenda, nel film c'è un 12enne che deve desiderare che la madre, la cosa più importante della sua vita, muoia, se ti sembra "acqua calda" ok!
      Tu stai confondendo il "sentito dire" con il vivere le cose

      Qui stiamo parlando di un uomo (io) che teneva le mani di mio padre accarezzandolo e tifando per lui ma dentro sperando che morisse. O del bimbo del film che vive la sua mamma ogni giorno. Qui non è questione dei discorsi che sentivi te, una cosa è sentirli e farli restare "sulla carta" (e ovvio che uno dice "normale sperare che muoia"), un'altro è avere affianco quella persona che sta per morire, vedere che non vuole morire e te dentro spero di sì

      insomma, mi dispiace ma sto commento lo rispetto ma mi sembra tanto tanto "la faccio facile"

      non dico "superficiale" perchè comunque è elaborato e frutto del pensiero di una persona però, ecco, rispetto al mio pensiero sì, è molto superficiale

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  3. Mi hai cancellato il commento ( il primo ) che t’ho fatto per meritarmi questo?
    Allora il film: come scrivevo in precedenza a me sembra che ti sei fermato ad un certo punto ( ma va bene così come ti ho scritto nel commento che hai cancellato) e hai tralasciato il finale.
    Per me un finale bellissimo.
    Il fatto che il ragazzino abbia ammesso di desiderare la morte della madre all’albero ( per me personificazione della morte , come dolce accompagnatrice ) è andato in secondo piano rispetto all’ultimo abbraccio che le da sul letto di morte dove la supplica di non andarsene di non lasciarlo.
    Anche se ormai rassegnato.
    Quasi un ossimoro con il desiderio di volerla morta perché non soffra più.
    Poi quel trio ( bellissimo) che si forma sul letto dell’ospedale con lei , sua madre e suo figlio è emozionante.
    Come un cerchio che si chiude ma che poi non si potrà chiudere mai davvero.
    Un amore senza soluzione di continuità.
    Lei poi guarda l’albero e si scambiano un o sguardo di assenso.
    Come se tutto fosse stato disegnato.
    Lei quando era bambina ha conosciuto l’albero lo dimostrano i disegni che il figlio ritrova nella sua stanza.
    Lei ha già provato il dolore o l’amore dipende dai punti di vista per la perdita di qualcuno di caro .
    A sto punto spero sia il padre ..andando ad esclusione .
    Anche perché in questo film gli uomini adulti ( l’ex compagno di lei ) e i bulli adolescenti fanno veramente una brutta figura.
    Almeno un padre che si ha amato riscatta un po’ la figura maschile.
    Il cerchio della vita o della morte ma comunque un cerchio che profonde amore .
    Ciao

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    1. E' proprio quell'ossimoro che te ora hai ben detto a rendere abbastanza assurdo il tuo commento sopra.
      In questa scena che ti ha così commosso e che hai capito così importante c'è tutto il discorso che facevo sopra

      capisci lo strazio di quei momenti? capisci quanto amare così tanto una persona, dirgli che ce la farà ma sotto sperare che muoia sia devastante e "inumano", altro che acqua calda...

      cioè, prima dici una cosa e poi trovi sta scena - giustamente - bellissima e straziante...

      Molto condivisile tutto sto tuo secondo commento anche se non so se quei disegni da piccola significhino che lei aveva già conosciuto la morte, non credo, ma è una tua lettura interessante

      comunque sì, vita, morte e amore, un film bellissimo che racconta di "rapporti impossibili" tra questi 3 elementi

      e del paradosso che a volte l'amore può desiderare la morte

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    2. E allora tieniti buono questo mio ultimo commento..che devo dirti?
      Non lo so sinceramente, ma credo sia naturale desiderare la morte di qualcuno che ami piuttosto di vederlo soffrire inutilmente.
      Comunque rispetto il tuo pensiero anche se non lo condivido.
      Infatti anche per questo non volevo commentare le sensazioni che mi aveva lasciato questo film..perché troppo distanti da quelle che aveva lasciato a te.
      Ci sono troppe cose personali che influenzano il giudizio diverso che abbiamo.
      Ciao

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    3. Ma è giusto che sia così, i diversi vissuti e le diverse sensibilità portano a diversi modi di vedere, ci sta :)

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    4. Io però non dico che ti sei preso un abbaglio se la pensi in maniera diversa da me-:))
      Converrai con me che sti ultimi scambi de commenti tra noi sono un po’ na specie di palliativo per te.

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    5. Ma io mi riferisco ad una cosa cinematografica...mica alla tua vicenda personale!
      Non penso di avere preso un abbaglio.
      Per te la verità che nasconde Connor è quella di ammettere di desiderare la morte della madre per me è quella di conoscere la sofferenza (giusta o sbagliata che sia), metabolizzarla e sopravviverci.
      Ammettere di desiderare la morte della madre è solo un tassello di un puzzle più grande.
      Il tuo personale si mischia con quello che racconta il film ma non è (almeno per me) il film!
      E rispetto il tuo dolore , ci mancherebbe ma te stesso scrivi che la tua non è una recensione obbiettiva e su questo mi trovi d'accordo.
      Ma non te ne faccio una colpa.
      Non sono d'accordo quando mi scrivi che son stato superficiale perché il mio è un giudizio di una persona che non ha vissuto il tuo stesso dolore.
      Ma capisci che con una affermazione del genere non si va da nessuna parte.
      Il discorso della "scoperta dell'acqua calda " è si riferito a te ma rapportandolo al ragazzino del film.
      Per lui che c'ha dodici anni ammetterlo è una novità , dolorosa finché vuoi , per te che ne hai quaranta non dovrebbe poi essere così sconvolgente la rivelazione di ammettere di preferire/desiderare la morte di un proprio caro piuttosto che vederlo soffrire per niente , quando in cuore tuo sai che non c'è più speranza.
      Poi è quello che scrivi anche nella recensione.

      L'idea del commento palliativo mi è venuta non tanto per questo film ma anche per Aftersun.
      Cioè te arrivi ad un certo punto dove mescoli le tue vicende personali con quello che raccontano i film e Monster Call di non so chi cazzo sia il regista (quello dell'Orfanotrofio) e il film dell'altra regista diventano Sette minuti di ..Giuseppe e Aftersun di Giuseppe non più de quegli altri registi!
      E capisci che con la "scusa" della diversa sensibilità e diverse vicende personali si vanno a chiudere gli occhi su quello che obbiettivamente raccontano i film?
      Diventano palliativi i commenti che piacciono a te , ma quello che mi chiedo (leggendo quelli degli altri ) è quanto siano completamente sinceri (influenzati solo dalla tua recensione personalissima e quindi dal tuo vissuto )?
      Quanti scrivono il commento per "consolarti" e quanti hanno veramente inteso il senso dei film?

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  4. Max, io non cancellerei nemmeno un commento con scritto "brutto figlio di puttana ti uccido"

    è Blogger che ormai è un disastro, non si capisce che succede, spariscono spesso commenti

    tra l'altro avevo anche questa pagina aperta per risponderti all'ultimo

    arriverò

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  5. 👍immaginavo.
    Sto blogger ultimamente ( da un po’ in verità)rompe veramente i coglioni.
    La vedo dura per i blog.
    Sembra vi remi contro.
    Forse perché è a gratis
    Non puoi commentare come prima , spariscono i commenti , finiscono in spam o proprio non ci finiscono ( sento lamentarsi molti blogger e non)
    Ciao

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    1. La cosa peggiore è quando speariscono commenti che si erano pubblicati, come in questo caso

      ed è anche la più inconcepibile

      capisco non si pubblichino ma sparire allora davvero ti passa la voglia

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  6. Visto ieri, ne sono rimasto folgorato.
    Non ho potuto fare a meno di pensare alla tua vicenda e mi sono precipitato nel blog a vedere se c’era la recensione che – generosamente – mi si è concessa.
    Hai ragione, è un film che ci fa mettere a fuoco la differenza tra ciò che sentiamo e ciò che “mostriamo”. Tra ciò che proviamo davvero e ciò che pensiamo dovremmo provare. Ed è indubitabile che siano piani profondamente diversi dell’esistenza la cui opposizione qui è dolorosa e straniante rivelandoci cose di noi stessi che normalmente teniamo nascoste, sbagliando. Perché di ciò che sentiamo non potremmo mai sentirci in colpa. Semplicemente perché colpa non è. Banalmente perché la sfera emotiva è esente da qualunque giudizio morale. Perché è l’innocenza stessa e poco importa se ci ostiniamo a sottoporla alla lente del giudizio. Nel film di tutto questo ci parla un mondo adulto che comprende di non poter punire, essendo privo di colpa ciò che non ha volontà. Di questo ci parlano i racconti del “mostro”: suggestivi sì, ma – mi permetto – nient’affatto casuali o alla rinfusa. Anzi. La radice di “Monstrum” (dal latino, prodigio) è etimologicamente in monere (come ammonire) da cui “monstrare” (mostrare una volontà trascendente): indicare la via corretta prendendo l’aspetto di un essere sovrannaturale, divino. E qui verrà “mostrato” al bambino come uscire dal dolore; che non ci si può sentire in colpa per ciò che si prova (e tantomeno punirsi contro un modo che ci assolve). Così come non amiamo perché è giusto ma solamente perché ne abbiamo bisogno (la voglia di dare e l’istinto di avere, cantava il buon De André). Colpevoli casomai sono le scelte e le azioni che producono: quelle sì punite nei racconti; è l’unico momento in cui vediamo applicata la punizione. Ma la morale dei sentimenti è una rassicurante menzogna - con cui assecondiamo aspettative che ci schiacciano - prima illusoria e al dunque profondamente ingiusta e devastante. Vogliamo soltanto vivere e per questo è necessario l’amore, come infine anche lasciarlo andare. Amare ed essere amati fino all’ultimo istante è il massimo che può esser concesso. L’amore infine esige separazione, che è la cosa più difficile. Poi ne vivremo il ricordo a nascondere il vuoto insopportabile che rimane, ma solo allora avremo imparato ad amare davvero.
    E potremo farlo ancora.

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    1. Cavolo, me ero detto
      "lo leggo prima del raduno e ne parlo a voce con lui"

      al solito, dimenticato ;)

      "Tra ciò che proviamo davvero e ciò che pensiamo dovremmo provare."
      perfetto, la definizione giusta

      Molto bella ed esistenziale la tua frase sul "non doverci sentirci in colpa di qualsiasi cosa proviamo", non ci avevo mai riflettuto. E' vero, raguionando per paradosso è così, se la proviamo vuol dire che fa parte di noi

      E davvero bella anche la tua lettura attraverso l'etimologia (che adoro, sempre).
      Non lo so, quando lo vidi capii che quei racconti davano insegnamenti (direi anche palesi) ma mi sembravano un pò "casuali" per i motivi che (se ricordo) ho scritto in recensione, ovvero tanti problemi di coerenza, o simbolica o formale.
      Però, ecco, solo impressione personale.

      "Vogliamo soltanto vivere e per questo è necessario l’amore, come infine anche lasciarlo andare. Amare ed essere amati fino all’ultimo istante è il massimo che può esser concesso. L’amore infine esige separazione, che è la cosa più difficile. Poi ne vivremo il ricordo a nascondere il vuoto insopportabile che rimane, ma solo allora avremo imparato ad amare davvero.
      E potremo farlo ancora."

      ecco, avevo ragione a dover leggere prima, ti avrei dato un abbraccio in più al raduno. E anche più profondo

      non aggiungo niente perchè non c'è niente da aggiungere

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    2. Il raduno è stato un abbraccio impagabile!

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao