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25.3.11

Recensione: "A cena con un cretino"


Prima o poi doveva accadere... Dopo più di 100 recensioni mi ritrovo per la prima volta a commentare una commedia, genere che negli ultimi 2 anni (la vita del blog insomma) ho totalmente abbandonato. Posso dire una sciocchezza, ma a mio parere la commedia non può raggiungere mai le vette himalayane del Cinema a meno che non scomodiamo il Chaplin di turno (commedie Chaplin? ci sarebbe da discutere). E' vero, c'è il precedente dell'ottimo Be kind rewind, ma quello andava visto per una sorta di deformazione professionale. L'altro ieri mi è uscito in noleggio questo film, e appena ho scoperto che si trattava del remake de La cena dei cretini di Veber (che mi ha divertito moltissimo) ho deciso che era giusto interrompere questa sciocca astinenza. In più il regista è quello del mitico Austin Powers, punto talmente basso nella storia del cinema comico e demenziale da risultare incredibilmente (nel senso etimologico del termine) divertente. Per prima cosa c'è subito da mettere in chiaro come la commedia di Veber sia, neanche di poco, superiore. Il film francese infatti giocava molto per sottrazione, aveva una struttura molto coesa e un tipo di comicità che oltreoceano se la sognano. Qui invece, come prassi di certo cinema americano, si accumula tanto, si aggiungono personaggi, luoghi, trame e sottotrame, presunte finalità morali. 

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La semplicità de La Cena dei cretini (quella cena che poi mai si vedrà) va a farsi completamente friggere. Ogni tanto mi viene da pensare che Usa più che riferirsi allo Stato sia un'esortazione tanto è grande l'incapacità degli americani di far bene con poco. Così tutto il buono della pellicola è affidato alle singole gag, tra tutte l'incontro in ufficio col personaggio di Galfianakis e il pranzo con lo svizzero. A volte si ride di gusto, inutile negarlo. Si cerca di dare profondità alla pellicola con l'interessante dilemma su quale sia il confine tra cretino e genio e su come, spesso, le persone più strambe e "stupide" abbiano un'umanità fuori dal comune, sulla cattiveria degli altri verso di essi. E' vero, il tutto è creato ad arte, ma non so perchè, nella splendida interpretazione di Carell, nei suoi occhi, ho visto tutto quello che furbescamente la sceneggiatura voleva suscitare. Non mi stupirei se, dopo aver praticamente esordito con lui in Una settimana da Dio (con una sequenza strepitosa), Carell diventasse un nuovo Carrey, un attore capace di commuovere e divertire con la stessa disarmante semplicità. Meravigliosa (e anche brava) la Szostak. E poi i topini, dite quel che vi pare, toccavano veramente il cuore.
( voto 6,5 )

3 commenti:

  1. pur essendo un abituale fruitore di commedie americane, questo a partire dalla locandina non mi ispira proprio per niente

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  2. Non mi è dispiaciuto, ma se un giorno tu lo vedessi avrei un buon punto di riferimento per il mio futuro (sigh) nella commedia. Ciao!

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  3. L'ho visto, parte cosi cosi, ma poi è simpatico e strappa più di una risata...
    A quando la recensione di Avatar? :)

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