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25.8.11

Recensione: "A l'Interieur"



presenti spoiler


Sono davvero in difficoltà. Se c'è una piccola qualità che mi riconosco è quella mantenere sempre una certa obiettività tanto nei commenti quanto nei voti. Ovviamente, malgrado sfiori l'ossimoro, parlo sempre di un'obiettività soggettiva nel senso che tento sempre un'analisi personale di pregi e difetti, analisi che peraltro può risultare completamente sbagliata. Per questo con A l'interieur non voglio nè gridare al capolavoro facendo prevalere il mio lato "malato", di genere, perverso, nè massacrarlo mettendone in luce il fine e i mezzi che utilizza per ottenerlo, tirando fuori il mio lato fortemente etico e misurato. Meno male che c'è un terzo lato, quello più "tecnico" di ragazzo amante della scrittura del film che mi permette comunque di ridimensionarlo.

Premessa lunga e noiosa, ma doverosa.

A l'interieur è un film estremo, probabilmente il più violento e malato che io abbia mai visto tra la filmografia "ufficiale", ossia quella distribuita senza (quasi) alcun problema. Il "quasi" ha motivazioni a forma di stivale ovviamente.

Sarah ha perso il marito in un incidente stradale nel quale lei stessa è rimasta coinvolta. Era incinta del 5° mese. Ora, 4 mesi dopo, è pronta comunque a dar la luce il bambino ma l'ultima notte prima del parto riceve la visita din una donna. Quella donna vuole qualcosa. Quella donna è pazza.

Risultati immagini per a l'interieur movie

Diciamolo subito, la sceneggiatura del film lascia alquanto a desiderare, e non solo per i numerosi errori che vi si possono trovare ma anche per l'esilità, la sottigliezza della stessa. Sembra quasi che i due registi non abbiano nemmeno voluto sviluppare il soggetto ma solo pensato a rendere la propria pellicola un vero e proprio mattatoio inserendo una scena dopo l'altra di sconcertante brutalità. E' vero che spesso nel cinema la semplicità paga, ma il sospetto che la fragile impalcatura sulla quale il film è sorretto sia servita solo a un pantagruelico gran guignol è forte. Il fatto però, è che A l'Interieur sconvolge, stordisce, shocka, e a noi deviati, malati, patologici fruitori (anche) di un certo tipo di cinema è questo che interessa. Sinceramente dopo aver letto la trama mi si erano subito rizzate le antenne, ero pronto a demolirlo perchè convinto che il film fosse eticamente inaccettabile (torture a feti o altro). Anche se in modo malato e assolutamente contestabile, è vero semmai il contrario, il film giustifica tutta la propria violenza proprio per amore della vita futura .

L'atmosfera è eccezionale, a volte inquietante (come ad esempio nel dialogo con il portone di mezzo) altre visivamente incredibile (come in tutta la mattanza). Chiari rimandi ad Argento -il guanto nero, gli omicidi di "taglio", con armi bianche- ma addirittura al Blow Up di Antonioni ( in una sola scena ma in un modo veramente palese -foto in un parco, persona dietro i cespugli, ingrandimento-). Le attrici sono strepitose, ulteriore conferma che il cinema horror francese è al femminile ( A l'interieur, Frontiers, Martyrs, Them) e sa scegliere le proprie interpreti in modo favoloso.

Sui truculenti effetti speciali -e visivi talvolta- delle uccisioni mi tolgo il cappellaccio, sono uno più incisivo dell'altro, penso ad esempio alla morte della madre, al buco alla gola per respirare o al cesareo finale ad esempio.



Però non si possono disconoscere la gratuità di alcune scene, gli errori di altre o alcune scelte veramente inconcepibili. Tra tutte impossibile non citare quelle che riguardano il 3° poliziotto che prima piomba in un appartamento che pare una macelleria ma non si preoccupa minimamente di cercare il colpevole o mettere in sicurezza se stesso e gli altri, poi "resuscita" per regalarci una scena talmente assurda e incomprensibile da rischiar di rovinare un'intero film. Almeno è un personaggio che ha una propria coerenza non solo perchè era uno zombie sia prima (per la sua stupidità) che dopo, ma anche perchè voleva aggiustare quei cazzo di fusibili e imperterrito ritorna quindi a trafficarci anche dopo la "rinascita". Quando si dice senso del dovere...

Orribili e inutili le scene computerizzate del feto, tese forse a creare una specie di empatia con lo spettatore.

A l'Interieur, infatti, tenta timidamente di raggiungere anche una certa profondità raccontando a suo modo le due diverse sfaccettature della maternità ovvero il bisogno di essa (nella pazza) e il senso protettivo che ne consegue (in Sarah) ma fallisce il tentativo perchè è talmente premuto l'acceleratore dello splatter e della violenza che le motivazioni che vi sono alle spalle vengono presto dimenticate dallo spettatore o messe in secondo piano. Anche se una certa componente drammatica -individuabile soprattutto nel martirio della protagonista- è avvertibile più di una volta, specie quando le due ragazze sono ancora sole e non sono subentrati ancora gli altri personaggi.

Immagine correlata

In definitiva un capolavoro del sottogenere più violento dell'horror ma anche un film tutt'altro che perfetto, forse anche furbetto, senz'altro troppo improntato allo shock visivo e al gusto del macabro.

Comunque non si dimentica presto, questo è certo.

 ( voto 7 )



32 commenti:

  1. Per me questo è uno dei capolavori del cinema horror francese degli ultimi 10 anni. E' vero che esagera e schiaccia a manetta sull'acceleratore dello shock... ma ancora oggi faccio fatica a rivederlo soprattutto per le scene all'interno dell'utero. Mostruoso.

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  2. capolavoro assoluto.
    potenza visiva incredibile e un discorso metaforico da far rizzare i capelli per quanto è conciso, diretto e efficace.
    ovviamente, tra i miei preferiti :)

    dae-soo, se vuoi, ne ho scritto qualcosa anche io:
    http://einzige-lunico.blogspot.com/2011/01/linterieur.html

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  3. In entrambi i vostri messaggi leggo la parola capolavoro.
    Beh, l'ho usata anch'io...

    Solo che non lo considero un capolavoro assoluto, ma soltanto di genere.

    Anche se, a leggere la recensione di Einzige, forse qualcosa di importante mi era davvero sfuggito...

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  4. Facciamo tre: capolavoro. Anche per me uno dei film più belli degli ultimi anni. Il sangue dipinge in tre dimensioni. Per me, la sceneggiatura sottile non è un limite o un fastidio, ma un tratto distintivo che permette al film di funzionare nella sua essenzialità, che reputo principalmente di tipo pittorico. Un racconto quasi archetipico, in cui il tema centrale è l'incomprensibile e la follia che è nel (DENTRO) nascere e nel morire, e nel loro incontrarsi nella faida che così scandalosamente bene sa esprimere nella modernità questo film. Io ne avevo scritto qualcosa qui http://mulosetaccioepiccone.blogspot.com/2011/02/del-sangue-ecco-una-selezione-di-ottimi.html

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  5. Sì, probabilmente ho fatto pesare troppo le "stupidità" di sceneggiatura, ma sono ancora convinto che non sia voluto. Però sia nelle tue parole, sia nell'ottima rece che fece Einzige ho trovato un valore metaforico che mi era quasi completamente sfuggito.
    Rimane un capolavoro del genere, assoluto non so. :)

    Grazie dei commenti.

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  6. Sai che ti odio? Era da "A Serbian film" che non vedevo una cosa in grado di shockarmi in questa maniera. E l'ho voluto vedere dopo aver visto che l'avevi recensito tu...
    Sappi che ti odio molto. Sei una persona cattiva e ti auguro molto cagotto U.U

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    1. Ah ah

      a serbian film non l'ho visto, ho paura di odiarlo...

      questo almeno è uno splatterone eticamente nei limiti dai...

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  7. sei ntesta de cazzo c hai sempre da ridire magari te more qua zoccola de tu madre fio de troia,non vali un cazzo omo de merda, pensi de esse un esperto dei film ma sei solo nfrocio fio de troia,e il poliziotto non e resuscitato ma gli aveva cavato gli occhi la pazza e non ci vedeva

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    1. La piazza gli ha sparato due colpi di pistola a quello che èresuscitato... intanto

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    2. con questo commento mi hai fatto riscoprire quello più insultante nella storia del blog, bellissimo

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    3. ricordo che lo postai anche su facebook e mia madre mise un cuore, mitica

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  8. " E' vero che spesso nel cinema la semplicità paga, ma il sospetto che la fragile impalcatura sulla quale il film è sorretto sia servita solo a un pantagruelico gran guignol è forte."

    Un po' si forse. Io durante la visione mi son concentrato principalmente per cercare di coglierne l'aspetto metaforico, e capire esattamente a cosa potessero riferirsi i vari "eventi", specie quelli inspiegabili, della trama.
    Sinceramente m'è parso un finale pasticciato e non molto meditato, un po' a casaccio.
    Molto Argentiano come film. In Argento in fondo l'aspetto estetico della regia, fotografia e scenografie varie, e l'aspetto "infiocchettante" del colpo di scena, sono elementi primari rispetto al sottotesto, o no?
    Direi che qui è uguale.
    Sempre che non mi sia sfuggito qualcosa.

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    1. Ecco, a me l'aspetto metaforico era completamente passato inosservato. Ricordo che poi o in qualche lettore qua sopra o in qualche rece che avevo letto avevo riconosciuto che la metafora era evidente.
      Ricordo anche io una certa "raffazzonatura" del tutto, una debordanza visiva che copriva una sceneggiatura abbastanza basica ed incerta. Sì sì, Argento è (era) un mago, non un fine dicitore. E il cinema magia, per tornare a polemiche recenti, è sempre grande cinema. Ma mi sta difficile paragonarlo del tutto a quello che va oltre la magia, quello che smuove, quello del poi e non solo del durante

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    2. Ovvio che sì. Ma quando il Cinema "magia" dei grandi produttori Hollywoodiani e dei loro corrispettivi europei fagocita tutto, e lascia sempre meno spazio ai film impegnati, ai film "d'autore" (intendendo, qualunque opera di alto livello),
      relegandoli sempre più nei festival (in cui va sempre meno gente, anche per motivi economici), e imponendo ai loro esponenti di lavorare con budget sempre più ridicoli (il che non è una cosa malvagia di per sé... ma il Cinema è difficile farlo con due lire, pure una pellicola neo-realista qualcosina costava, non la facevano solo con la passione),
      è lì che c'è un problema.

      Tornando a "A l'interieur", lo dovrei rivedere, ma penso proprio che sia così come dici. Che a livello di scrittura manchi parecchio.

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    3. Assolutamente.
      Ma sai che, agendo per paradosso, più il cinema spettacolo è diventato mostro divoratore più cinema del sottosuolo (e di più alto valore) è venuto fuori forse?

      Cioè. di necessità virtù. Meno soldi, meno distribuzioni, meno sceneggiature precompilate in franchising per far soldi, meno possibilità di fare del cinema il proprio lavoro hanno portato, a chi comunque ne aveva il fuoco, a far comunque film. E se il manico è buono il cinema fatto col niente diventa cinema di altissimo livello. Poi non lo vede nessuno, poi il regista ci fa la fame, ma a me pare che mai come questi anni il cinema del sottosuolo, o quello appena sopra l'epidermide, sia diffuso e vivo.
      O mangi la minestra o salti la finestra.
      Se vuoi fare cinema lo fai così. E, caspita, che bella roba che (non) è uscita

      anche io dovrei rivederlo ma facciamo che in potenza siam d'accordo...

      oh, arrivata la mail eh, domani leggo tutto!

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    4. Se posso aggiungere, una grossa spinta al cinema "con pochi soldi" credo sia stata data anche dal digitale. La pellicola costa: ricordo un' intervista a Tsukamoto, riguardo Tetsuo,dove, avendo comunque speso 0 per attori, effetti speciali, e tutta la roba che si è fatto da solo, comunque gli sono serviti circa 40000 dollari. Per l' attrezzatura e (spesa maggiore a sua detta) la pellicola, e, considerando che molte scene sono a passo uno, il suo utilizzo è stato minore che in un normale film.

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    5. @ Giuseppe

      fondamentalmente penso che tu abbia ragione. Però penso che ci siano dei rischi enormi, legati all'omologazione dei gusti del pubblico e del monopolio del mainstream (adesso è l'estetica ed il "know how" hollywoodiano che la fa da padrone, tra 50 anni sarà l'industria cinematografica cinese a dettare i nostri gusti).

      C'era un altro utente (G. Roi, forse?) che diceva come anche film molto belli "risentono" dell'estetica hollywoodiana. Ora, io non ho ancora visto i film che citavate, ma penso che sia vero, se penso a film, bellissimi, come "Fight Club", "Donnie Darko", e tanti altri.
      E' chiaro che siano film che seguono tantissimo il linguaggio del cinema commerciale ("sfuttandolo", se vogliamo, per fare un capolavoro).

      Mentre, solitamente, chi non segue tale linguaggio è relegato in piccoli festival, anche perché la maggior parte del pubblico manco è interessato a vedere film "diversi".

      Al festival di Pesaro c'era una rassegna di film sperimentali (non ero lì purtroppo, però ho visto i vari filmati delle discussioni post-proiezione), fatti con 4 lire, o addirittura senza budget, spesso si trattava di opere non narrative,
      e a momenti c'erano più autori che spettatori.

      Ora, le piccole realtà sono meravigliose, e non dico che debbano per forza esser conosciute da tutti, ma quando sono COSI' piccole, rischiano di scomparire. Un po' come i negozietti e le piccole ditte scompaiono quando arrivano i mall e le multinazionali.

      Non so bene in che direzione stiano andando le cose. E' difficile capirlo.
      Forse questo è un periodo di transizione. Ma, la mia sensazione, è che rispetto a 40-50 anni fa ci sia molta meno varietà, e molta più omologazione, a livello di estetica e di linguaggi.
      Poi, ovviamente, nell'underground (letteratura, fumetti, cinema, musica)si trovano tante cose diverse (Evvivaiddio), perché siamo leggermente più ricchi (sembra un controsenso dirlo, di questi tempi), abbiamo internet ed abbiamo, teoricamente, più mezzi per diffondere i nostri lavori.

      Ma a che serve avere tutto questo se s'appiattisce la coscienza collettiva?

      Non è che tra qualche decennio i più grandi Artisti e intellettuali del mondo si ritroveranno in qualche piccola realtà, a parlarsi addosso, a darsi pacche sulle spalle, mentre il resto del mondo - che di Artisti, filosofi ed intellettuali ha bisogno ora più che mai - va in fiamme?

      Avrò letto troppi romanzi distopici? Chi lo sa...

      PS - per l'email, fa con calma. Poi dimmi qualcosa. Per il titolo poi ti faccio sapere.


      @ Claudio. Poco ma sicuro. Buffo che citi Tsukamoto, regista che adoro. Devo dire che ho visto due suoi film girati in digitale e non mi son piaciuti gran che... mentre film meravigliosi come "Tokyo Fist" o "Bullet Ballet" erano in pellicola.
      Avrà perso un po' l'ispirazione, invecchiando?
      Però di sicuro il digitale aiuta tantissimo.

      Per ricollegarmi a quello che dicevo a Giuseppe, se si entra in una qualsiasi scuola di cinema, si hanno a disposizione strumentazioni che permettono di girare a costo quasi zero robe che decenni fa sarebbero state impossibili, eppure il 90% degli studenti e degli insegnanti sono ammaliati da un'estetica omologante e restrittiva, e molti loro discorsi son finalizzati, tra l'altro, non a fare un'opera d'Arte, ma a
      1) farsi produrre (abbastanza comprensibile)
      2) fare profitto col proprio lavoro (meno comprensibile)
      2b) intercettare i gusti del pubblico e dare al pubblico quello che vuole (completa follia)

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    6. Beh ho citato il buon vecchio Shinya perché (non sapendo questa cosa delle scuole di cinema) era l' esempio più calzante di quelli che conosco. Il fatto che si occupi lui stesso del montaggio, suono, ecc. e che gli attori avessero recitato gratis facendosi attaccare spazzatura sulla pelle, taglia un sacco di spese collaterali, e conoscendo il budget preciso di Tetsuo permetteva di farsi un' idea dei costi della pellicola (e mi pare che Tetsuo sia in 18 mm , quindi la canonica 35mm costa ancor di più). Se vuoi una curiosità: in Bullet Ballet il tipo che gli vende la pistola e proiettili, glieli fa pagare in tutto 2.5 milioni di yen: ecco, quello è il budget di Tetsuo :) (in realtà adesso valgono circa 21000 dollari, ma ho dato un' occhiata e lo yen ha subito una svalutazione del 35% nel 2012, poi considerando 30 anni fa credo che siamo intorno alla cifra che ho detto).
      Quelli che non ti son piaciuti quali sono? Sicuramente Tetsuo 3 , quello nemmeno a me, credo sia il "contentino" per quelli che han bisogno di spiegoni :)

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    7. E poi l' ho citato per un po' di sano terrorismo psicologico, visto che Giuseppe dovrebbe essere ancora all' asciutto con Tsukamoto :D

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    8. Beh, naturalmente specifico, che non è che quello che ho detto abbia pretesa di oggettività (sia mai che passi qualche ragazzo affetto da analfabetismo funzionale e mi faccia votare che sono un arrogante che crede di sapere tutto... eh, no, visti alcuni recenti scambi), è un po' come...
      Beh, proprio in questo momento sto leggendo "Una cosa divertente che non farò mai più" di D.F. Wallace, ecco, quello che lui coglie del fenomeno delle crociere extralusso non implica che uno possa fare una crociera e stare da dio...
      Allo stesso modo, nelle scuole di Cinema ci saranno anche tanti insegnanti validissimi e studenti che magari potrebbero arrivare a fare cose innovative e non sono valorizzati (in Italia è cosa piuttosto comune), è più una forte impressione che ho avuto io per esperienza diretta, ascoltando i discorsi della gente.
      Poi sai, quando ti guardi decine di corti amatoriali e praticamente tutti vanno ad "imitare" un certo cinema commerciale, per quanto la cosa sia comprensibile, è sconfortante.
      L'omologazione è una brutta bestia.

      Per Tsukamoto, specifico: TUTTI i suoi film mi sono piaciuti. I due che ho citato sono i miei preferiti, poi vengono i due Tetsuo naturalmente e Snake of June (era in pellicola quello? è passato molto tempo, ma ricordo che le immagini e la fotografie m'erano piaciute molto).

      Ecco, se paragono quelli a film come "Nightmare detective", quest'ultimo ci perde. (Tetsuo III non l'ho ancora visto).

      Comunque Tsukamoto, insieme a tanti registi giapponesi e la scena giapponese in genere, dovrebbe solo servirci d'ispirazione.
      Lì iniziano a far film a 19 anni, e con 4 lire riescono a fare dei gioielli... Se il Cinema tagliasse fuori le grandi major, ci guadagnerebbe soltanto, per me.

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    9. PS - rileggendo il commento precedente sembro uno schizofrenico. Prima scrivo che non m'è piaciuto granché, poi scrivo che mi son piaciuti tutti.
      Il concetto che volevo esprimere è che: nessun film si Shinya m'ha fatto schifo, ma vedendo un paio di titoli recenti m'hanno deluso, se paragonati ai film che ho citato.

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    10. Sì Nightmare Detective è a un livello più basso. Snake of June dovrebbe essere in pellicola, mi concedo il beneficio del dubbio però, non è che ho l' occhio per coglierlo :)
      In Giappone hanno un festival per esordienti che è molto seguito, praticamente tutti son passati da lì, e hanno meno la "puzza sotto il naso", anzichè aspettare che qualcuno sganci i big money (come dicevi tu nel punto 1) se vogliono fare un film si arrangiano.
      Se vedi qui in Italia, il discorso su Jeeg Robot e la difficoltà di reperire i finanziamenti lo hanno spiattellato in ogni dove, ma se vedi alla fine han tirato su 1 milione e mezzo. Ma magari tutti gli esordienti in lungometraggio avessero quel budget.
      Ho scoperto solo recentemente che noi abbiamo un festival simile a Pesaro (credo sia proprio in questi giorni), ma non penso che abbia molta risonanza.

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    11. Ah no no, certo, sul mio discorso aggiungere la questione del digitale è importantissimo.
      Succede un pò quello che avviene in Ratatouille. Come nel cartone c'è l'adagio "tutti può cucinare" nei nostri tempi, grazie soprattutto al digitale, "tutti possono fare cinema".
      Va da sè che in questo modo da un lato avremo un impoverimento generale della qualità, dall'altro la possibilità che sbuchi fuori un gioiellino anche da chi di money non ha manco la versione small.
      Io credo che 40 anni fa il cinema era molto più legato agli studi cinematografici, c'era molto meno gente che faceva film "da sè". Ora non so poi se però c'era una maggiore varietà e minor appiattimento come dice Marco. Certo, i generi, specie in Italia dominavano l'80% della produzione, adesso son morti tutti, magari vengono fuori più piccolo film d'autore ma la punta del nostro iceberg non è più visibile come allora.
      Io ho recensito questi anni almeno una ventina di film indipendenti. Molte volte ho "conosciuto" anche i registi. Beh, le idee e la passione ci sono ma, come dice Marco, quando poi non hai alcun profitto e, e sta cosa è veramente tristissima, nessun riscontro, allora scompari. Anzi, nemmeno appari.
      Mi rendo conto che sembra che io abbia scritto anche cose tra loro incoerenti ma, ecco, sono fermamente convinto che st'impossibilità di far cinema, la mancanza di soldi e di produzioni, abbia avuto, solo a livello artistico, anche i suoi lati positivi.
      Io credo che l'appiattmento ci sia più nelle major che nel sottobosco. E poi, inoltre, quanto è difficile fare cose nuove? quasi impossibile.

      è stato, al solito, interessantissimo leggervi. Peccato non poter dir nulla su tutto il discorso Tsukamoto ;)

      ah, non rileggo eh, sti cazzi degli errori

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    12. @ Claudio: Di sicuro non si può essere tutti Tsukamoto, che fa un film da solo senza soldi o quasi :) Tuttavia invece che cercare il budget alto, i ragazzi di talento andrebbero aiutati formando loro supporto professionale gratis ed un budget minimo. Sai quanti gran film verrebbero fuori?
      Inoltre, una mia convinzione, è che il problema di oggi, soprattutto un ITalia, è la mancanza di una vera e propria corrente.
      Ogni tanto esce un Garrone, ma il Cinema, il grosso del Cinema di qualità, o rimane in fase embrionale e neanche viene realizzato, oppure gravità in oscuri mini-festival e non viene notato praticamente da nessuno.
      Sì, a Pesaro ci sono iniziative molto belle (d'altronde Pesaro è un festival importantissimo, culturalmente e storicamente), anche per gli esordienti.
      Ma non hanno alcun impatto fuori dal festival. (almeno a livello di pubblico, forse la cosa positiva è che mettono in contatto tra di loro vari Artisti).
      Quando ci sono andato, la cosa che m'ha fatto orrore è che trasmettevano la partita di calcio subito dopo i film, in piazza! (e la piazza semi-vuota si riempiva).

      @ Giuseppe : la situazione generale è triste. Ma teoricamente (e spero anche praticamente) ci son tante possibilità.

      Si formasse un movimento povero, ma pieno di talenti, come dicevo prima, l'ITalia tornerebbe a sfornare 10-20 capolavori all'anno... Non ci servirebbero neanche 1/100 dei mezzi che usa Hollywood per sfornare la sua robaccia.
      Certo che, anche se si lavora col nulla i produttori servono (perché servono le maestranze, non si può improvvisare tutto se si vuol fare un buon film), e serve una sinergia tra creativi, che porti tutti a darsi da fare per un "bene superiore" se vogliamo. Fare film. Fare film rivoluzionari e potenti, dovrebbe esser l'obiettivo di chiunque voglia entrare in quel mondo. Ma con umiltà, senza deliri di protagonismo.

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    13. Non sono d'accordo sulla necessità (che ripeti spesso) che il cinema debba per forza essere rivoluzionario, potente, non allineato.
      Se tutti i film fossero così sarebbe una tragedia, credo.
      Tra l'altro, per paradosso, poi si formerebbero solo altre omologazioni.
      No, nel cinema ci deve esser tutto, i generi, il divertimento, le boiate, i film non narrativi e tutto il resto.
      Ma, ecco, io ho visto quest'anno una ventina di piccolissimi film che di rivoluzionario e potente avevano poco. Ma che nella loro semplicità mi son sembrate opere bellissime.

      Poi sì, sono d'accordo che l'unica speranza per venir fuori sia un circolo virtuoso, una sinergia di talenti e un pizzico di soldi.
      E che per far crescere una filmografia ci sia bisogno di film rivoluzionari e coraggiosi.
      Però, ecco, che questo debba essere l'unico obbiettivo di chi fa cinema non son d'accordo ;)

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    14. Beh, mi sono espresso in maniera un po' "stilizzata". Diciamo che è ovvio che uno non pensi: "adesso scrivo una roba rivoluzionaria" (credo non l'abbia pensato nessuno di quelli che hanno fatto robe rivoluzionarie.)

      Dovrebbe esserci una tendenza diffusa all'originalità ed al non allineamento al sistema. Questo intendevo.
      Il film può parlare di qualunque cosa, tanto un'impronta politica ce l'ha pure se parla del dolce preferito degli ultra-sessantenni della tua città.

      "Rivoluzione" la intendo un molti modi : il primo è rifuggire il conformismo, cercare di esprimersi liberamente senza (troppe) costrizioni.

      Le boiate, ci saranno sempre! Non temere.
      Ma in realtà una boiata può possedere tranquillamente una forza rivoluzionaria notevole (è già la terza volta che cito "Essi vivono" in questo blog, ti pare che sia un film raffinato d'autore? ), a patto che non rispecchi le generali tendenze all'ipocrisia, all'omologazione, all'auto-censura, ecc. ecc.

      "Se tutti i film fossero così sarebbe una tragedia, credo.
      Tra l'altro, per paradosso, poi si formerebbero solo altre omologazioni."

      No ma io non parlo di fare "film autoriali" per forza, o flm raffinati, o film impegnati. Parlo d'esprimersi liberamente.
      Oggi siam così convinti d'esser liberi da glorificare ogni cosa ci renda schiavi.

      In una corrente artistica, ci sono alcuni più dotati, altri meno, alcuni più famosi, altri meno, e ci sono differenze enormi, tra i singoli Artisti, a volte, ti chiedi è possibile che siano associati con la stessa corrente, per quanto son diversi.

      Ecco. Tante correnti. Tante onde. E meno industria (direi "zero" industria, ma parrebbe un'utopia). Questo sarebbe intrinsecamente ed automaticamente rivoluzionario, e produrrebbe opere rivoluzionarie.

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    15. no no, allora così ovviamente ti quoto tutto

      certo, rimane sempre una versione utopica come poche perchè su 100 che fanno cinema massimo una ventina la vedranno come una forma d'arte con cui esprimersi, per tutto il restante numero il cinema rimane un lavoro, una vetrina, un modo di far soldi o provare a farli. La genuinità è a monte, se non c'è a monte avremo sempre una valle di lacrime

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  9. L'idea è sicuramente disturbante, lo sviluppo non mi è piaciuto per nulla.
    Troppo sangue, troppo buio, troppe citazioni mal fatte (Arancia Meccanica con il dialogo attraverso la porta di ingresso, Shining attraverso la porta del bagno, l'uso delle forbici molto Psycho e altre che sicuramente mi sono perso).
    Peccato perché la Dalle è brava e l'idea poteva essere sviluppata meglio,mi immagino cosa avrebbe tirato fuori un Cronenberg da un idea del genere, meno sangue ma molta più tensione psicologica e paura.
    Peccato

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    1. un pò a malincuore ma devo dire che, a memoria, concordo quasi del tutto con te...

      malincuore per il film intendo, non per te :)

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  10. È l'aspettativa che mi frega, da Zombie Ass mi aspettavo poco e invece mi sono divertito, da questo mi aspettavo molto e mi ha deluso.
    Magari lo rivedo fra un po' e correggo il tiro

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao