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29.8.13

Recensione "L'Evocazione"


Due dati di fatto. Miei.
Il primo è che ho scoperto che non c'è niente da fare, a me l'horror moderno dei buh preconfezionati non piace. Non mi piace vedere un film dove sappiamo ogni volta quando sarà il momento dello spavento. Ma ci torneremo poi.
Seconda cosa.
Anche qui niente da fare, sono uno dei pochi amanti dell'horror che non ha mai gridato al capolavoro per nessun film di Wan. Però c'è una cosa da dire, questo giovane regista, alla fine, non ha mai sbagliato completamente un film e attestarsi su livelli appena sopra la sufficienza fa di Wan, per mancanza di concorrenza, uno dei cineasti del terrore più importanti dei nostri anni.
O.k, l'evocazione adesso.
Ora, l'horror deve creare immagini e/o atmosfera. Un horror che non ti crea atmosfera o non regala sequenze spaventose ha fallito. L'evocazione alla fine non toppa in nessuna delle due componenti visto che una certa attesa (la parente povera italiana della suspense) la crea e un 3,4 scene abbastanza buone ce le regala.
Ma non ha la minima originalità. Attenzione, per originalità non parlo di plot, ben vengano i ghost movie che guardano ai classici e a stereotipati meccanismi di trama, no, parlo di tecnica dello spavento. Qualsiasi film può essere copia di altri ma dovrebbe mettere qualcosa di suo, di peculiare, un modus operandi proprio che dia alla stessa scena già vista un'anima diversa.

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Io con questo qua sono stato sempre su due binari, sempre con la sensazione di sapere dove stavamo andando e in che modo ci arrivavamo.
Non è un caso che la scena per me più forte, e l'unica probabilmente che mi ha dato una certa inquietudine, è quella della bambina che vede un uomo fissarla da dietro la porta. Solo che quell'uomo non si vede. E' qui che si fa il capolavoro, nel capire che l'orrore che prova e vede il personaggio è sempre più forte di quello che vede (o vorrebbe vedere) lo spettatore.
O tutte le scene (troppe, mi pare 3) del carillon. Cosa vi ha messo più paura ed agitazione, l'attesa di vedere qualcosa nello specchio o quando avete visto qualcosa?
Qui scatta un discorso generazionale che dovrebbe prendere un post a parte.
Il nuovo pubblico ha bisogno di evidenza, di immagini, di mostri e arti squartati.
Il pubblico di una volta no, voleva un cinema horror intenso, sporco e nascosto.
Wan fa funzionare tutto, dagli attori (con la solita splendida Farmiga, un'attrice che sembra uscita dagli anni 70/ e strepitoso il casting per le bambine) alla regia, dalla fotografia agli spaventi telefonati, dalle location da urlo a una sceneggiatura quasi totalmente priva di buchi o banalità.

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Mi dà un pò fastidio però che un regista abbastanza originale come Wan abbia fatto gli ultimi due film così simili.
Anche se qua il livello è superiore ad Insidious.
L'Evocazione tenta una cosa molto particolare, la tripla empatia.
Quella con la coppia di demonologi, con lei sempre più debole e "malata".
Quella con la famiglia che li chiama, sempre più terrorizzata e unita nella battaglia (buona nel finale la scena della madre che "rinsavisce" per amore della figlia).
Quella con le vittime del passato, il bimbo e la ragazza uccisa in primis.
Ma io in The Orphanage  sono stato gli ultimi 20 minuti a piangere. Qua mai.
E in The Orphanage ho visto nel finale 3 scene di devastante bellezza cinematografica ed emotiva, una dietro all'altra.
Qui non c'è stato coinvolgimento.
Perchè è tutto un film di buona tecnica cinematografica e ottimo mestiere.
La sua cifra, il suo marchio, la sua anima non ce l'ha.

( voto 6,5 )

27.8.13

Recensione "Monsters University"

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Dodici anni fa usciva quello che sarebbe diventato una delle vette d'animazione degli anni 2000, il formidabile Monster & Co, probabilmente uno dei cartoni più originali e con idee più folgoranti di sempre.
A tal proposito (originalità e idee) voglio qui ricordare un cartone recentissimo che purtroppo non riuscii a recensire, il meraviglioso Ralph Spaccatutto, sottovalutato come pochi ma capace letteralmente di stregarmi per genialità, potenza di sceneggiatura e profondità. Spero di recuperarlo e scriverne.
Insomma, dodici anni dopo (troppi, troppi, lo penalizzano) esce il prequel di Monster & co e sono due le sensazioni immediate di fine visione: la prima è che non si poteva far meglio, la seconda che questo meglio non poteva comunque mai raggiungere minimamente il livello dell'originale.
Quando hai un cartone, come il primo, che ha gran parte dei suoi punti di forza nella genialità di script e di idee (dai, non scherziamo, le porte che arrivano e fanno accedere nelle camerette, le urla, le bombole che si riempono, i mostri che hanno paura dei bambini, questa è STORIA dell'animazione) il capitolo due parte troppo svantaggiato, l'80% dell'originalità è precluso. Gli ideatori però hanno avuto la grande idea di non fare un seguito, con il rischio, davvero, di un copia-incolla del primo, ma di metter su un prequel che racconti la nascita dell'amicizia tra Mike e Sulley, l'inizio della rivalità con Randall (inizialmente timido studente nerd) e come Sulley sia diventato il re degli spaventi.
Ma, e qui sta il punto di forza di Monster University, il film racconta più che altro il sogno di Mike di diventare uno Spaventatore, non quello di Sulley. E avviene una cosa rarissima nel cinema americano, ci torneremo.


Il film è divertente (strepitosa la scena della centrifuga durante l'iniziazione), ricco di trovate ma sempre verticali, la sceneggiatura infatti procede orizzontalmente in maniera molto prevedibile, forse troppo, anche se l'ultimo quarto d'ora è davvero da favola.
E allora non resta che godersi le prevedibili 4 prove dell Olimpiadi dello spavento, sapere sin da subito chi le vincerà e bla bla bla. Molto carina la caratterizzazione della squadra di Mike, formidabile la prima prova delle Olimpiadi, quella dei riccioli tossici e, a mio parere, la terza, quella dei bimbi e/o teenager, a cui viene dedicato troppo poco spazio però.
Il solito, quando va male, buon Pixar che però nel finale raggiunge quasi i livelli dei suoi capolavori.
Prima la sfida finale e la sorprendente scoperta della truffa di Sulley, poi le bellissime scene nel camping, in particolare quelle nel dormitorio con le guardie, animazione magnifica e atmosfera horror migliore di alcuni film di genere, formidabile.
Poi quelle urla, lo scoppio e tutto quello che ne segue, con una scrittura per niente ammiccante o consolatoria, anzi. Stupendo il minuto finale della preside ad esempio, coerente con il proprio personaggio.

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Ma, e torniamo a quello che accennavo su, la novità di Monster University sta altrove.
Mike non ha qualità per diventare Spaventatore.
Però ce la mette tutta, insegue il suo sogno, ci crede da morire e raggiunge il massimo che può fare.
Qualsiasi film americano avrebbe raccontato il raggiungimento del sogno di un ragazzo contro tutto (i propri limiti) e tutti. Qua no. E il messaggio un pò fa paura ed è molto coraggioso. Puoi far tutto, metterci cuore e impegno, inseguire un sogno mettendo dentro tutta la tua vita. Ma puoi non farcela. Perchè non è vero che tutti possono tutto. Monster University racconta la storia di un fallimento, e in un cartone americano questo è sorprendente. E poco importa se gli sceneggiatori avevano forse le mani legate (Mike nell'originale non è uno Spaventatore), potevano trovare mille altri modi per arrivare a quel punto.
Hanno trovato il migliore.
Il più umano.

( voto 7,5 )

21.8.13

Recensione "Trauma"


ci sono molti spoiler, e anche di Profondo Rosso, tiè

Era il glorioso anno 1993 quando Argento passò da Argento vivo a bolso regista di film stanchi e, quasi sempre, inguardabili.
Trauma segna infatti lo spartiacque quasi perfetto tra un regista che fino ad allora non aveva sbagliato, almeno completamente, nessun film e che da lì in poi, tranne col piccolo risveglio di Nonhosonno (se non ha sonno per forza si risveglia no?) riuscirà nell'impresa di darci, scegliendo nel mucchio, Il fantasma dell'opera, Il Cartaio, La Terza Madre, Giallo e Dracula 3d.
E Trauma da bravo spartiacque questo è, ossia lampi del miglior Argento e prime avvisaglie, o avvisaglie definitive, che niente sarà più come prima.
Non vorrei sbagliarmi ma credo che in Trauma ci sia anche l'esordio da protagonista principale in un film di Dario di sua figlia, A(n)sia, bellissima è vero (aveva 18 anni e un pò di sostanze in meno) ma come al solito disastrosa, specie nel doppiaggio, nel ruolo di una anoressica che però si fa fuori tutto quello che c'è in cucina per poi vomitare (sceneggiatura un pò confusa forse...).
L'atmosfera c'è, la regia è ottima, non ci sono cali di ritmo o scene particolarmente inutili, c'è gran parte della magia che Argento sapeva sprigionare nelle sue pellicole.


E anche la recitazione non sarà ottima ma è ancora ben lontana dai disastri cartaiani o terzamadrani.
Curioso come la struttura alla fine ricordi molto Profondo Rosso, specialmente nella rivelazione finale, molto simile non solo di fatto ma anche a livello visivo (là il quadro con la testa tra le teste, qui, vabbeh, molto simile...).
Credo che l'ultimo quarto d'ora sia veramente magnifico, quelle tende/lenzuola (anche se, scusate, chi è che sussurra Nicholas?), la culla, il flashback del parto e quello della notte in villa (ma il secondo corpo allora di chi era, di una sosia??), il bambino là sopra, funziona tutto.
Ma, impossibile far finta di non vedere, il film ha una sequela di situazioni talmente assurde da mettersi le mani tra i capelli. Lei che è inseguita al mercato la mattina presto e chiama lui che è tarda notte, il farmacista che fa Mike Tyson, l'assassino che trova le porte chiuse a casa sua, lo psicologo (luminare poi) che sembra un paziente da quanto è pazzo e violento, la bacca, la clinica lager, il sopracitato psicologo che muore in un incidente ridicolo (e ha le teste mozzate lui, boh...), i dottori che nel fattaccio del passato sembrano tutti criminali, ma, soprattutto, soprattutto, soprattutto

le indimenticabili teste staccate che parlano

una che sussurra un nome (scena tra l'altro magnifica visivamente se non avesse parlato)
l'altra che addirittura urla nel vuoto


Grandissimo Dario, volevo dirti una cosa...

no, vabbeh, niente

( voto 6,5)

20.8.13

Recensione "Open Grave"


E' davvero strano come un film che mi ha praticamente convinto in tutte le sue componenti, vuoi per l'originale sceneggiatura su una tematica abusata in modo incredibile questi ultimi 10 anni (provo a non svelare quale...), vuoi per l'ottima recitazione, con quel Sharto Copley sempre più convincente dopo esser stato catapultato a far l'attore quasi dal nulla in quel meraviglioso film che è District 9, o per la regia,capace di regalare 4,5 scene davvero notevolissime,persino per le ambientazioni, magnifiche, quasi da videogame di sopravvivenza, tutto dicevo è convincente, tutto, eppure il film non mi ha quasi mai coinvolto, è passato via velocemente come una bella ragazza che ti passa davanti ma della quale dopo un metro già ti sei dimenticato.
Perchè c'è differenza tra l'essere interessante e coinvolgente, molta differenza.
E interessante Open Grave lo è di certo perchè se un film a fine primo tempo ti porta a discutere con i tuoi amici su quello che potrà accadere, su quello che si può nascondere sotto l'apparenza, sull'importanza e ruolo di ogni personaggio allora il film in qualche modo è senz'altro riuscito.

Ma la capacità di coinvolgere ha una magia tutta sua che tante volte se ne frega dell'eccellenza di scrittura, regia e recitazione.
Un uomo si sveglia in mezzo a dei cadaveri in una fossa comune molto profonda. Viene aiutato a risalire su da una ragazza. Arriva in una casa dove trova altre 4 persone. Nessuno, compreso lui, ricorda niente del proprio passato. Scoprono che tra 2 giorni avverrà qualcosa di grande. Cosa?
Tre i riferimenti lampanti, almeno riferiti all'incipit: The Cube, Saw e Identità (ma non per il colpo di scena, tranquilli...). In tutti questi film delle persone si ritrovano in un luogo sconosciuto senza sapere come ci sono arrivati. In alcuni casi non si ricordano nulla del loro passato che però riaffiora piano piano.E in tutti i casi (come si fa allora a non citare anche La Cosa?) iniziano a sospettare l'uno dell'altro, non fidarsi di nessuno.
Fortunatamente poi Open Grave ha un'originalità tutta sua, complimenti.
Ammetto di non averci capito nulla fino alla fine, aver sbagliato tutti i "pronostici" ma essermi molto piaciuti i twist che avranno quasi tutti i personaggi.
Ma, qualora volessimo, le domande da porsi sarebbero decine, ci sono tante cose che faticano a tornare.


Resta un film di buona atmosfera, non coinvolgente però, molto intrigante nel suo sviluppo, che ha la sua componente di forza nei "pazzi", l'uomo legato al filo spinato, i boscaioli, i due nell'ospedale, quella nel fienile. Inutile negare infatti che tutte le scene migliori sono legate al contatto dei protagonisti con questi "esseri".
Splendido il campo lungo finale, immagine di agghiacciante bellezza.
Si tenta anche, e nemmeno troppo velatamente, di dare al film una componente emotiva molto forte ma non nascondo che a me, malgrado l'ottima prova degli attori, tutto ha lasciato abbastanza indifferente.
Dopo La notte del giudizio ancora un altro film con una idea "nuova" dietro.
Ancora un altro film con tante buone cose dentro.
Ancora un altro film, ahimè, che non riesce mai a spiccare mai il volo però.

( voto 6,5 )

18.8.13

Recensione "Reality"

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presenti spoiler

La panoramica dall'alto non finisce più, un piano sequenza che parte dalla Luna e che va avanti minuti e minuti avvicinandosi sempre più alla tamarrissima carrozza dorata.
Poi gli sposi scendono e parte un altro di piano sequenza, questa volta ad altezza d'uomo, in mezzo ai vorticosi corpi, un tamarro là, una balenottera vestita a festa qua, un bambino reduce da troppi babà lì e magari un camorrista travestito da guappo qua e là.
Poi, poi c'è la festa, travolgente e ipocrita, come quelle di Jep Gambardella.
E c'è l'ex gieffino per cui ogni sposa è la più bella del mondo, non trovate gente? Yeahhhh!
E poi si torna a casa e si sfida la perfezione cinematografica in una panoramica circolare in cui tutti tolgono lustrini, trucco e parrucco e sotto ci sono solo canottiere bisunte e malinconia, case sgarruppate e desolazione, visi stanchi e paura di tornare alla vita.
E poi c'è una bimba che vuole che suo padre divenga il suo eroe, basta pesce per strada, basta truffe con robot da cucina di antropomorfa pacchianeria, basta vestirsi da strega o transessuale per divertire la gente.
Fai il provino papà?
Certo che fa o provino papà!

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C'era un uomo che, lecitamente o illecitamente, nella vita ci sapeva stare, sguazzava nel suo pesce e si muoveva tra i vicoli bui del paese ad arrotondare la paga.
Quell'uomo non c'è più.
Quell'uomo è già dentro un'altra Casa, sempre lì sullo zerbino del welcome pronto ad entrare.
Ma la porta non si apre mai.
E quella porta diventa un'ossessione.
Ma il reality in realtà è partito lo stesso. Tu sei l'unico concorrente, tutti ti guardano e ti osservano, la Casa è la tua vita, il Confessionale quello che dici per strada, il Gradimento fare tutte le cose giuste.
Prendete gente, casa mia è casa vostra, prendete tutto (ora andrò bene, non credete?)
Mangia ragazzo, tutto quello che vuoi (mi state vedendo vero?)
Poi però succede che ci si ritrova soli e che le risatine che senti di notte non sono più quelle dei tuoi tre figli ma di qualche baldracca dentro la Casa.
Poi succede che il tempo passa e le luci della ribalta iniziano a non accecarti più, forse Luciano ti eri sbagliato.

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Invece no, in modo magari non convenzionale ma tu nella Casa ci entri davvero.
Nessuno ti vede ma tu vedi tutti.
Guarda quello che fa il tuo balletto, te l'avrà mica fregato?
Guarda tutti questi ragazzi convinti di diventar persone notevoli stando sdraiati su un divano e mostrando il culo.
Guarda quanto è grande la Casa Lucià!
Ce l'hai fatta, ridi Luciano ridi e sdraiati nel tuo letto immaginario.
E non smettere mai di ridere.
Intanto noi torniamo su, sulla Luna, dove eravamo partiti.
Ti vediamo ancora, sei laggiù in fondo, in mezzo a tutte quelle luci.
In mezzo a tutte quelle ombre.

( voto 8,5 )

17.8.13

Recensione "Lars e una ragazza tutta sua"

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spoiler pesantissimi già dalla terza riga

L'errore più facile che si potrebbe commettere con questo piccolo grande film canadese è farsi irritare dal
buonismo di fondo, notare nell'architrave della sceneggiatura soltanto gli elementi standard di certo cinema nordamericano come ad esempio, in questo caso, l'eccessivo aiuto che la comunità dà a Lars, l'ambulanza che parte per la bambola (assurdo), i fiori e le foto al funerale e così via. E' vero, in questo senso c'è un eccesso molto pericoloso che rischia di portare il film talmente lontano dalla realtà da fargli perdere potenza. Ma a parer mio si dovrebbe guardare oltre quello. Perchè questo è ottimo cinema d'autore, quel cinema cioè dove le tematiche affrontate e, soprattutto, come vengono affrontate, sono mille volte più importanti e più "forti" di certi clichè e snodi narrativi zuccherosi.
Ed è un film importante anche per chi, come me, era dubbioso che Gosling fosse un attore. Beh, qui è straordinario.

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Ma quali sono queste tematiche?
La prima a mio parere è il concetto di felicità. L'argomento è spinoso e quasi tabù ma siamo sicuri che la felicità debba avere delle regole? O essere raggiungibile soltanto in determinate condizioni mentali? Lars, autistico, raggiunge la felicità con Bianca, una bellissima bambola in silicone. Lars ha una vita sociale inesistente, gli uomini gli fanno paura, tutte le loro dinamiche lo fanno sentire minacciato. Bianca invece diventa la ragazza ideale. Il problema è che per lui Bianca è totalmente reale, totalmente. Meglio allora essere felice attraverso modalità non socialmente accettate (il rapporto, non fisico attenzione, ma d'amore con una bambola) o essere infelici ma perfettamente inseriti nella società? Meglio essere felici dentro la propria malattia mentale o essere infelici da sani?
D'altro canto è indubbio come nel film, malgrado si narri con una tenerezza incredibile un rapporto "malato", venga fuori prorompente il concetto di calore umano. Calore nel vero senso della parola. Lars, infatti, quando viene toccato sente veramente quasi un bruciore, si ustiona con il calore umano altrui. E soltanto nel finale quando forse capirà che questo calore, quello lieve di un dito che si poggia nella sua mano o quello tropicale di un abbraccio, non è un calore ustionante bensì rassicurante, benefico, necessario, ecco che farà un primo passo per superare la propria malattia.

Malattia, e qui passo alla terza tematica a mio parere importante, che può essere superata in alcuni casi anche grazie al potere terapeutico della comunità. Probabilmente, anzi sicuramente, qui il film eccede un pò ma pone l'attenzione sull'importanza che può avere l'ambiente intorno a te nel vivere bene, per poi magari superarla, la propria malattia.
Strepitoso il personaggio della dottoressa in questo senso (con una grande, sempre grande, Patricia Clarkson ma tutto il cast dei 5 attori protagonisti è magnifico, io sono rimasto affascinato dal fratello, forse il personaggio più ricco di sfaccettature).
Incredibile che nessuno gli vada contro, nessuno lo umili o lo prenda in giro, una roba mai vista al cinema in questo tipo di storie. Ma non è importante. Quello che è importante non è il susseguirsi delle vicende ma le riflessioni che portano.
Bianca rimarrà sempre importante, la sua storia d'amore con Lars in ogni caso sarà quella più decisiva e indimenticabile della sua vita. Perchè non è importante il mezzo ma il fine. Se Lars supererà la propria malattia, se sopporterà la bellezza di un abbraccio, non importa il modo in cui ci sarà arrivato.
Ma esser lì.


( voto 7,5 )

16.8.13

Sono una pippa ovvero il NON HO VISTO show


Da qualche parte si è formata l'impressione, almeno di 4,5 persone, che io capisca di cinema.
In realtà questa è un'emerita cazzata.
So qualcosa di scrittura cinematografica perchè ho seguito un corso bello lungo, quasi 600 ore.
So qualcosa di storia del cinema perchè dovendo fare cineforum alle scuole in alcune era richiesto.
So leggere e capire alcuni film perchè ogni persona sa leggere e capire alcuni film, ognuno i suoi.
Ma un presunto esperto di cinema, come io non sono nemmeno lontanamente, dovrebbe conoscere la storia dello stesso non sui libri ma sui film.
Ebbene, voi non vi rendete conto i "buchi" che ho, roba da dover chiudere il blog e dedicarmi a uno, che so, sul biathlon o sull'amatriciana.
Ecco, questo è il post che mi smerda finalmente.
Ma continuate a leggermi :)

NON HO VISTO

- tutto il grande cinema hollywoodiano del passato, i grandi anni 50, 60 e 70, roba come Viale del tramonto et similia. Credo che del periodo d'oro della Collina abbia visto solo Quarto Potere e pochissimi altri.

- nessun musical, nessuno, forse solo Singing in the rain ma non ne sono sicuro

- nessun film della grande commedia italiana degli anni 60 e 70. Anche Amici Miei mezza volta credo.

- Solo un Sergio Leone ( Il Buono, il Brutto e il Cattivo)

- Solo un Fellini ( La Dolce Vita)

- ma andando più sul recente sentite un pò cosa non ho mai visto (mamma mia che rischi che mi sto prendendo...)
- Il Padrino parte seconda
- Tutti i Guerre Stellari
- C'era una volta in America
- Cazzate come Top Gun o tutti quei film diventati cult senza valere nulla
- Scarface !!!!
- Toto scatenato
- Heat la sfida
- Eyes wide shut
- Blade Runner !!
- Il Cacciatore
- Cult recenti come V per vendetta, Will Hunting, Terminator, Titanic o Jurassic Park
- Il Laureato

in compenso mi sono visto gran parte della produzione horror recente, molti dei capolavori EDITI della cinematografia orientale, tutti i Chaplin (il mio idolo) e tutti i Fantozzi.
E il film col Maestro Mazza e Antonio Zequila.
E Synecdoche New York però.
E i filmini orrendi di mia madre che tossisce mentre riprende.

( voto 0 )

che vergogna....

13.8.13

Recensione: "1921 - il mistero di Rookford"


presenti spoiler ammazzafilm
Lo dico una volta per tutte. A me i film pieni di rimandi ma che sanno sviluppare tutto in un modo abbastanza personale e hanno, di per sè, una propria struttura piacciono tanto. Nel cinema inventarsi qualcosa di nuovo è impresa quasi improba e allora ben vengano i cloni con una propria personalità.
E allora, alla luce di tutto questo, 1921 - il mistero di Rookford (ah, tanto bello quell'originale The Awakening...) è un thiller-horror davvero con i controcazzi, classicissimo sia nell'ambientazione che nelle dinamiche ma scritto e girato come dio comanda.
Già l'incipit, con quell'inquietudine che diventa ben presto mistero "struccato" lascia presagire a un film più che buono.
E si capisce subito che la protagonista è interpretata da un'attrice che sa fare il suo mestiere alla grande, la bella Rebecca Hall, al debutto con il sottoscritto ( c'era invero in The prestige ma non la ricordo).
O.k, poi si parte con i clichè, l'orfanotrofio, l'immenso maniero, il fantasma del bimbo (The Orphanage in tutte e 3 le componenti, è vero, ma il punto in cui richiamerà più il capolavoro di Bayona è quello stanzino nascosto...), la governante che sembra saper qualcosa, i rumori notturni, tutto già visto.



Il già citato The Orphanage, La spina del Diavolo di Del Toro e poi nel finale qualcosina di Amenabar e Shyamalan...
Ma il film va dritto per la propria strada, quello che Florence piano piano sta per scoprire è una cosa solo sua, intima e radicata nel suo passato, un qualcosa che quell'immenso maniero (perchè proprio quel maniero?) sembra tirarle fuori da ricordi volutamente sedimentati sotto la coltre del senso di colpa.
Non mancano i momenti di discreta tensione e le scene riuscite, su tutte quel volto sfuocato che appare nel bagno e l'immensa, immensa, scena del plastico del maniero in cui in ogni piccola stanza lei vede le sue azioni passate... e presenti, una scena che vale la visione di per sè.
Ed è interessantissimo cercar di capirci qualcosa, le frasi ambigue cominciano a venir fuori "è dai vivi che devi vederti, non dai morti" "perchè rifiuti ancora di aprire gli occhi?" "non è rimasto nessun bambino" fino allo stupendo awakening del titolo, quella sorta di risveglio unito alla consapevolezza.
A me è piaciuto da morire perchè conferisce al film una componente molto personale, emozionale ed intima non così scontata in una ghost story di stampo classico.
Ed è buffo come il disvelamento finale possa ricordare (con metodo opposto però, perchè gli elementi non portano al racconto ma l'inconscio ha portato agli elementi) il finale de I Soliti Sospetti.

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Tutto quello che le era accaduto in passato aveva "creato" il film, dagli oggetti (il vetro rotto, la palla etc..) alle situazioni, dai racconti (ad esempio quello del leone) alle sensazioni (il senso di colpa) .
Ottimo.
Ma il regista purtroppo spreca un'occasione incredibile.
Vi giuro che se il finale fosse arrivato prima sarebbe stato così bello da rendere questo film uno dei punti di riferimento dell'horror recente.
Lei sta morendo, convince Tom ad aiutarla con la promessa di non abbandonarlo comunque.
Il bambino la aiuta, forse troppo tardi però.
Le chiede: "stai morendo?"
Lei risponde: "non lo so, ora voglio solo dormire"

doveva finir qua.

sarebbe stato meraviglioso


( voto 7 )

12.8.13

Recensione "The Jacket"

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C'è un genere che piace tanto dire alla gente, thriller psicologico. Soprattutto a chi di cinema ne vede poco e magari dicendo "thriller psicologico" è convinto di dire chissache e avere buoni gusti.
Mi ricordo che in videoteca ogni 5 persone 3 mi chiedevano "voglio un thriller psicologico".
E io che mi arrabattavo per ricercar nella memoria qualche titolo all'uopo calcolando:
1 chi avevo davanti. A volte cercavano un thriller psicologico persone che mi chiedevano lumi su uno snodo narrativo di Fast & Furious.
2 la bellezza del film. Preferirà un film bello ma poco psicologico o discreto ma perfettamente nel target?
3 La produzione recente. Se va bene ne uscivano 3,4 l'anno
4 l'aveva già visto o no? Sono talmente pochi i "thriller psicologici" che in un mese li facevano fuori tutti. Vedendone uno a settimana poi.

Ecco, peccato che all'epoca non avessi visto questo ottimo The Jacket, sarebbe stato il mio salvagente in centinaia di casi sia perchè talmente dentro il target da non poter sortire lamentele, sia perchè così difficile che magari scremavo la clientela da qualche rompicoglioni che diceva "thriller psicologico" per fare il ganzo con la ragazza a fianco.
Che poi in realtà non è così tanto difficile in sè, soltanto soggetto a più interpretazioni.
Comunque...

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Ottimo film,al tempo stesso solidissimo (quale è un film solido? quello a cui è difficile rompere i coglioni più di tanto) ma così arzigogolato da lasciarti qualche dubbio sulla propria solidità :)
Il tema dei viaggi nel tempo è trattato in un modo molto affascinante, non c'è che dire.
Lui che ritrova quella bambina diventata ragazza, se ne innamora, e quando capisce che i suoi viaggi non possono salvarlo decide a quel punto di salvare lei.
Quello che è particolare è il trattamento (subito nel 92) che lo aiuta a viaggiare nel tempo, quella camicia di forza e quell'isolamento in una specie di loculo.Non sono riuscito perfettamente a capire cosa in realtà si volesse raggiungere con quella cura e se quei dottori in qualche modo sapessero o prevedessero quei viaggi temporali. Fatto sta che per Jack quella che era una tremenda tortura diventa ben presto un metodo, un modo (condanna che si trasforma in salvezza?) per arrivare ogni volta che vuole da lei, Jackie (una splendida Knightley) , vivere una breve ma intensa storia d'amore, capire meglio quello che gli accadde (o stava accadendo) nel 92 e trovare la chiave giusta per regalare un'esistenza migliore alla ragazza.
Il film mi è sembrato una specie di strana unione tra Memento (la ricerca di qualcosa attraverso il ricordo/ il montaggio parallelo/se vogliamo anche la storia del bimbo curato, simile a quella del signor Jankis) e Shutter Island, visto che entrambi narrano di una cura "particolare" per curare un disturbo psicologico portando il protagonista a una progressiva presa di coscienza.

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Ma un lostiano come me non può non richiamare alla memoria Faraday e Charlotte ad esempio.
Ottimo Brody non ancora giallizzato da Argento. Kristofferson, il dottore, è una copia spiccicata di Carlo Cracco con 10 anni in più.
Quello che lascia più di un dubbio nello spettatore è la prima sequenza, che torna poi alla fine, quella morte non morte in guerra. E' solo un espediente narrativo per non farlo condannare in tribunale, un primo assaggio di morte che ha dato a Jack qualche "potere" o una cosa ancora più importante?
Resta il fatto che gli ultimi minuti sono magnifici.
La carezza di lui a lei bambina, lui che morente decide di tornare per l'ultima volta nel loculo solo per rivedere ancora lei e soprattutto quella magnifica scena, che mi ha letteralmente tolto il fiato,della madre che va dalla figlia e l'accarezza, da pelle d'oca.
No, lui nel futuro non ci sarà, la sua proiezione, in carne ed ossa, è lì per l'ultima volta.
Lei è salva.
E allora si può morir felici.
Tanto morti lo eravamo già.

( voto 7,5 )

8.8.13

I migliori horror de Il Buio In Sala

Ieri scrivendo di Blood Story, remake di Lasciami Entrare, mi è venuto in mente di mettere nero su bianco, prima o poi bisognava farlo almeno come memoria personale, quelli che sono stati i migliori horror passati per il blog in questi appena compiuti 4 anni di vita. Magari tanti sono leggermente antecedenti ma considero le mie visioni di questi 4 anni. Proviamo a divertirsi un pò...


1 I CARI MORTI VIVENTI

Calma piatta. Il genere è in decadenza assoluta, tutto sa di già visto. Lo stesso Romero ha provato a reinventarsi il genere ma ha fallito clamorosamente. Un pò d'anni fa c'è stato forse l'ultimo grande film del filone, quel 28 giorni dopo dal primo tempo talmente bello che vederlo poi così sprecato nella seconda parte dà una rabbia incredibile. E allora non resta che affidarsi a qualche gran corto e a quella strepitosa miniserie inglese (o film lungo) che è Dead Set. Anche se, forzando leggermente la mano potremmo inserire qua quell'autentico caposaldo dell'horror moderno, sua Maestà Rec. Ma siamo prima del blog.

2 SANGUE, SANGUE E... SANGUE. E SANGUE


Il genere splatter raramente porta a film notevoli, è come se tutto il sangue che ha dentro un pò sia un'auto presa per il culo e il non prendersi troppo sul serio. Però c'è almeno un film che ha tentato di far elevare lo splatter a lidi più alti, il terribile A L'interieur, roba per stomaci forti e menti lucide. Anche se, ve l'assicuro, non ho mai visto tanto sangue, frattaglie e macello come in quel grandissimo film che è Cold Fish, capolavoro di Sion Sono che potrei mettere praticamente in quasi tutte le categorie.

3 GENTE CATTIVA


Ecco, nel genere di torturatoti, pazzi e sadici certo non manca il materiale...
Io ho 2 miei personali pallini.
Il primo è praticamente sconosciuto, il cattivissimo The Loved Ones con uno dei villain, la ragazzetta, più cattivi e fuori di testa del cinema recente. Il secondo è molto più conosciuto ma stranamente poco apprezzato (anche se presente in moltissime top 10 di autorevoli siti di genere), l'australiano Wolf Creek, un film quasi inumano nella sua cattiveria (e girato alla grande). E anche qui la figura del cattivo aspira al mito.
Ma è impossibile dimenticare quello che in assoluto è uno dei migliori horror moderni, quel Martyrs che, forse con un pò di presunzione ma sfiorando il capolavoro, ha cercato di portare il torture a livelli trascendentali.
Tutti bellissimi sì, ma il vero capolavoro di gente cattiva del nuovo millennio è un'altra opera inglese, il misconosciuto Eden Lake, l'unico film in cui l'empatia con i protagonisti è stata così forte da avermi dato dolore fisico. Formidabile.

4 PAURA CON GLI OCCHI A MANDORLA


Il cinema del'est produce una quantità di film horror assurda. Qui purtroppo se ne sono visti pochissimi, chissà quante perle sono sparse in giro.
Spostandosi tra Korea. Giappone e Thailandia mi piace almeno segnalare il patinatissimo ma potentissimo Confessions, il particolarissimo Meat Grinder e un'altra perla di Sion Sono,Strange Circus. Forzando un pò la mano potremmo metter dentro anche il film più maledetto di Miike, Visitor Q

5 COSA NOSTRA


E qui nella penisola? Poca, pochissima roba. Un tentativo di far rinascere il genere rimane senz'altro lo Shadow di Zampaglione anche se a mio parere l'Oscar al miglior film de paura italiano degli ultimi anni va al fantastico At the end of the day di Cosimo Alemà, pellicola che almeno in due sequenze riesce addirittura a raggiungere il lirismo. Tante altre buone cose in giro ma niente di importante da segnalare.

6 UN PO' DI TUTTO, MA TUTTA ROBA FORTE


Mischiando un pò di generi, dall'home invasion ai fantasmi, dal monster movie al paranormale c'è parecchia roba da segnalare. Su tutti l'immenso The Orphanage -chi mi legge sa come lo consideri il miglior horror recente-  mentre per l'home invasion nessuno raggiunge il livello del piccolo Them. Poi andando a casaccio indimenticabile La casa del diavolo di Zombie, il ritorno di Raimi con Drag me to hell e quella cosa geniale, restando nei paraggi di Raimi, che è Quella casa nel bosco (e sempre per stare da queste parti anche il remake de La Casa non è da buttar via). Per chi piace la roba psicologica tuffarsi subito su Triangle (e a quel punto anche su Timecrimes...), a chi piace l'horror claustrofobico d'atmosfera niente è meglio di The Descent.
Se vi piacciono i fantasmi allora Lake Mungo è il massimo che potete cercare (non ne ho fatto la recensione però) mentre per i monster movie superiore a Cloverfield c'è solo The Host.
E per ultimo mettiamoci anche l'appena recensito Blood Story (o Lasciami Entrare, fate voi).

7 MA L'ORRORE E' ANCHE ALTRO


Per ultimi volevo ricordare alcuni film non proprio di genere ma che raccontano, a loro modo, altri tipi di orrore. Su tutti il vincitore di Best Film del blog 2011, Dogtooth, l'impressionante e terribile Seul contre tous, il gioiello norvegese The Troll Hunter (miglior mock degli ultimi anni?), quel film assurdo che è Calvaire e il capolavoro, dopo Old Boy, sulla vendetta, l'immenso Dead Man's Shoes.

Che fatica...

7.8.13

Recensione "Blood Story"

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presenti spoiler

Strepitoso remake di quello che è uno dei capolavori del genere horror degli ultimi 5 anni, il favoloso
Lasciami Entrare.
Purtroppo da parte di molta critica Blood Story è stato vittima del solito astio verso i remake, specie se americani.
Il discorso sui remake è molto lungo, trovo incredibile però come si possa avere una legge generale sull'argomento.
Film come Lasciami Entrare erano praticamente sconosciuti al grande pubblico, ben venga un meraviglioso remake per ovviare alla mancanza. (non stiamo certo parlando del remake di OldBoy, inutile, dato che il film è praticamente conosciuto da tutti e, peraltro, credo sia sicuramente inavvicinabile da un rifacimento).
Che poi tanti non lo sanno ma sono moltissimi i film che abbiamo amato di questi ultimi 20 anni remake di pellicole di 40,50, 60 anni fa. Ma in quel caso non si dice nulla.
Vabbeh, l'ho detto, è un discorso lungo ma che deve presupporre una certa elasticità.
Qui si sfiora l'eccellenza. Si rispetta da morire l'originale ma al contempo si riescono ad aggiungere o modificare alcune scene senza sbagliare un colpo (che meraviglia ad esempio che la controversa e "scandalosa" scena del nudo di lei nel film svedese qui sia sostituita dal semplice sguardo di lui).




Reeves, regista dell'ottimo Cloverfield, sfiora il capolavoro, una copia sì, ma capolavoro, con un film che di diritto si insedia nel podio degli horror "americani" recenti.
Per farlo punta sulla qualità, innanzitutto di recitazione affidandosi alla meglio gioventù (o forse è meglio dire meglio infanzia) americana, ossia il Kodi Smith-McPhee di The Road (mi sa che è rimasto sempre nel mondo post-apocalittico del film a vedere quanto è magro) e alla strepitosa Chloe Grace Moretz dell'appena recensito Kick Ass, un vero e proprio fenomeno. E come dimenticare il grande Jenkins (qui apprezzatissimo ne L'Ospite inatteso e in Quella casa nel bosco) o il "servilliano" Koteas.
Eccellenza anche nel comparto tecnico con una fotografia da paura che usa le luci in modo strepitoso e in una regia capace di regalare, non scherzo, quasi una decina di scene da tommasiano circoletto rosso.
Mi riferisco a quella del tunnel (con, vedi sopra, una fotografia grandiosa), a quella dell'incidente con l'auto, pazzesca, alla caduta dall'ospedale, all'incendio sul letto, a tutte le aggressioni di lei, davvero efferate, e ovviamente alla piscina (girata di notte quando se non sbaglio nell'originale c'era luce e tutto il rosso del sangue, magari qualcuno mi aiuti).

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Tutte scene che testimoniano notevoli mezzi certo, mezzi che Alfredson non aveva, ma queste sequenze bisogna saperle girare comunque. Ma il film convince in pieno anche nelle scene più intime e meno spettacolari, nei numerosissimi dialoghi o momenti di condivisa solitudine dei due bambini, bambini, a loro modo, emarginati e "diversi" che hanno trovato complemento l'uno nell'altro. In particolare un loro abbraccio mi ha dato i brividi. Bravissimo Reeves ad aver avuto coraggio in alcune occasioni a deviare dalla sceneggiatura originale per cambiare leggermente narrazione, vedi il finale.
Sono questi piccoli dettagli, ad esempio la foto vecchissima di lei e di un altro bambino -molto probabilmente il vecchio che la accompagnava- a fare di Blood Story un remake quasi miracoloso per rispetto dell'originale ma capace di abbozzare una propria impronta.
Una visione doverosa che dovrebbe esaltare i fan di Lasciami Entrare, altro che infuriarli.

( voto 8 )

6.8.13

Recensione "La notte del giudizio"

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( ieri nella mia blog roll c'erano addirittura 6 blog che avevano recensito in contemporanea sto film. Dovevo mettermi in pari... Spero di potere andare a leggerli tutti)


presenti spoiler!!

Ce ne fossero di thriller così...
Credo che La notte del giudizio debba essere approcciato nel modo giusto.
Se vogliamo fargli le pulci e stigmatizzare l'assurdità di base della trama non possiamo far altro che affossarlo, non c'è che dire. Credere che una notte all'anno di violenza lecita possa far diminuire la criminalità fa davvero ridere ( ad esempio si sa che la maggior parte degli omicidi sono d'impulso o contingenti, certo se mi sto ritrovando ad uccidere qualcuno non penso "se lo faccio tra 237 giorni non sarò punito"/ o ancora sembra che la notte dello Sfogo sia un'occasione per i ricchi di eliminare la feccia quando semmai accadrebbe proprio il contrario, i poveri farebbero di tutto per uccidere i ricchi e impunemente rubargli tutto), se partiamo dal presupposto che tale idea geniale per quanto terribilmente senza senso è comunque un'idea, non possiamo far altro che ammettere di aver goduto della visione di un bel thriller, molto sopra la media di questi disastrosi, per il genere, ultimi 15 anni.
Perchè il film ha tantissimi meriti (e tanti difetti).
Per prima cosa mi è piaciuta moltissimo l'idea di un home invasion quando il soggetto molto facilmente poteva lasciar presupporre un "en plein air" in piena regola con carneficine sulle strade.


Ho letto molti riferimenti, su tutti Cane di Paglia e The Strangers.
Boh, non so,a me ha ricordato più quel discreto thrillerino che fu Panic Room come atmosfera.
Già, l'atmosfera. Io l'ho vissuta, gli spazi sono gestiti benissimo a mio parere, specie grazie alla bambola-robottino che però, se devo dir la verità, ho trovato una soluzione di sceneggiatura abbastanza assurda...
Grande montaggio, c'è una scena in particolare con un montaggio alternato triplo girata alla grande, piena di ritmo e tensione.
Le idee non mancano, prima quella del boyfriend che tenta il colpaccio facendo fuori il suocero, poi quella del nero, poi quella della banda di damerini assassini e poi quella davvero inaspettata della comunità prima salvatrice e poi minaccia. Ottimo plot, davvero, assurdo ma coraggioso.
Il fatto che la figlia sia sempre scappata dalla famiglia e restata da sola ha davvero poco senso ma più che una scelta di trama credo sia stata una scelta emotiva, la ragazza che odiava la famiglia e che poi finalmente si riunirà ad essa nel momento più tragico.
Ho trovato scritto benissimo il personaggio del padre, tutti i dilemmi morali che dovrà affrontare, tutta la maturazione che subirà in un'unica notte, tutte le scelte da fare sono dannatamente credibili e convincenti.


Ma, impossibile dimenticarlo, il punto di forza del film sta in quella banda di pazzi fuori dalla porta, quelle maschere, la loro missione, il loro capo (straordinario l'attore Rhys Wakefield), tutto funziona alla grande.
Anche se il fatto che sprechino tutte e 12 le ore dello Sfogo per un'unica persona, nemmeno fosse il Presidente degli Stati Uniti, sembra davvero strano...
E le tematiche finali sul perdono, sull'umana pietà, sul tentativo di restare uomini anche in una notte in cui era lecito non esserlo, sono svolte in maniera appropriata a mio parere, anche se una pallottola in fronte alla massaia dei biscotti io l'avrei messa volentieri.
Se affossiamo film originali con dietro un'idea e girati come si deve come questo non abbiamo davvero speranze, ci rimane pochissimo di buono.

( voto 7 )