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8.3.14

Recensione: "Un sapore di ruggine ed ossa"

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Sur mes lèvres
De battre mon coeur s'est arretè
Un Prophète
De rouille et d'os

Che vuoi dire a un regista che intitola così i suoi ultimi 4 film?
Posso considerarmi fortunato di aver visto (quasi) l'opera omnia di questo grande regista francese, Jacques Audiard, venuto prepotentemente fuori nel 2009 con quel formidabile film che è stato Il Profeta.
La più grande capacità di questo autore è quella di saper raccontare storie (non a caso prima di diventare regista è stato sceneggiatore per anni), magari anche semplici nel loro dipanarsi ma assolutamente prive di fronzoli e difetti evidenti, molto secche, centrate.
Altra nota di merito è la rara capacità di Audiard di fare un film completamente diverso dall'altro nel plot ma mantenere al contempo un suo personale stile e riconoscibilità. Anche in questo potenzialmente splendido Un sapore di ruggine ed ossa ( in Italia abbiamo aggiunto il sapore, te pareva) Audiard parla di uomini, relazioni, difficoltà, sempre con quella base di crime e degrado sotto. 
Stavolta si affida ad un'attrice di fama e capacità consolidata, quella Marion Cotillard che a soli 38 anni ha alle spalle una carriera di un eclettismo incredibile, infarcita di ruoli uno completamente diverso dall'altro, eccellente in tutto, dal bio-pic alla fantascienza, dal drammone alla commedia.
Vicino a lei il sorprendente Schoenaerts, in un ruolo difficilissimo peraltro.

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Ed è proprio il personaggio dell'attore belga ad essere l'ago della bilancia nella valutazione del film.
Il fatto è che il suo Alain è tutt'altro che un personaggio positivo.
Assolutamente indifferente a qualsiasi cosa, padre terribile, cultore della donna-oggetto a livelli quasi fastidiosi, lottatore di strada, ladro d'occasione e di base persona che non sembra avere un minimo concetto di cosa sia l'affetto, l'amore, la considerazione del prossimo.
La bella Stephanie si innamora comunque di lui.
Ma un incidente con un'orca nel suo spettacolo acquatico la priva delle gambe.
Siamo molto molto vicini a quel capolavoro che è Quasi Amici ma in chiave completamente drammatica (se poi pensiamo anche a Lo Scafandro e la Farfalla possiamo notare come il tema dell'handicap in Francia tiri molto e porti a risultati di assoluto livello).
E Alain somiglia molto al personaggio di colore di Quasi Amici, uno che rende tutto facile e banale, sdrammatizza sempre, fa vivere all'altro l'handicap in maniera quasi inesistente. Ma mentre Driss sembra farlo per un suo fantastico lato caratteriale in qualche modo consapevole, Alain sembra proprio non arrivarci, mancare di sensibilità.
O questo è sembrato a me.

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Ed è qui che nutro qualche riserva sul film perchè è indubbio che la sceneggiatura in qualche modo "premi" Alain quando questo, a mio modo di vedere, è quasi indifendibile.
La penultima sequenza, l'incidente col figlio è un momento di drammaticità incredibile che ho faticato a sopportare.
Ma il finale, assolutamente legittimo e verosimile (sono situazioni come quelle a poter cambiare per sempre un uomo) l'ho trovato forse troppo "ribaltato" rispetto a quello che abbiamo visto fino a quel momento.
Non lo so, sono combattuto perchè tutti i meriti e i demeriti del film sono nel personaggio di Alain. Ho parlato anche di meriti perchè la tratteggiatura di quel personaggio rende la pellicola affatto ammiccante, molto dura, vera, originale nelle sue dinamiche.
Ma c'è un'atmosfera assolutoria verso di lui, o almeno così a me è parso, che mi disturba un pò.
Resta un'opera da vedere subito.
Come tutti gli Audiard.

( voto 7,5 )


17 commenti:

  1. Per me un film stupendo, a tratti perfino più passionale e coinvolgente de Il profeta.
    Una visione di pancia e senza freni, di quelle che piacciono a me.

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    1. Non mi ha coinvolto come speravo, oscillavo tra il trovare il personaggio di Alain magnifico e insopportabile.
      Eppure sia per la materia trattata, sia per come veniva trattata, questo era un film molto nelle mie corde.

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  2. la penso come Ford,film bellissimo e coinvolgente in maniera selvaggia...

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    1. M'è mancato questo coinvolgimento, forse pensavo troppo e non mi lasciavo trasportare.
      Che poi in effetti anche il mio compagno di visione era totalmente preso e "scosso" dalle vicende.

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  3. Mi era piaciuto molto. Splendida la Cotillard, bravissimo Schoenaerts.
    Toccante senza essere tragicamente melodrammatico.

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    1. Gli attori strepitosi.
      E grande film.
      Ma come dicevo non mi ha preso come altri.
      Anche se la scena sul lago ghiacciato era da pelle d'oca.

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  4. di questo regista ho visto solo il profeta e mi è piaciuto molto, prima o poi tocca che recupero pure questo

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    1. Dei 4 hai visto quello più Myersiano.
      Gli altri ti piaceranno meno, sono sicuro.
      Anche io comunque considero Il Profeta il suo capolavoro.
      O almeno credo.

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  5. Sai che ieri al cinema mi è successa una cosa strana? Mentre guardavo "Allacciate le cinture" mi ritornavano in mente delle parole che ero sicuro di aver letto qui, ma non riuscivo a ricordare a proposito di quale film; appena tornato a casa ho controllato ed era questo; in realtà non so se davvero il rapporto tra i protagonisti del film di Ozpetek sia assimilabile a quello dei protagonisti del film di Audiard (che non ho visto), ma è stato davvero strano come le tue parole echeggiassero durante la visione.
    A proposito di "Allacciate le cinture": ammetto di essere andato a vederlo con un po' di pregiudizi (non si può ignorare da dove provenga Francesco Arpa), ma confesso di essere rimasto piacevolmente stupito (dal film, non da Francesco Arpa). Quello che però mi ha sorpreso più di tutto è stata la sufficienza con cui alcuni ne hanno parlato: tendo a dare molta fiducia agli sceneggiatori e registi dei film e tendo a cercare di estrapolare, da questi ultimi, sempre qualcosa di positivo, di bello, al punto che raramente riesco a dire, di uno, che sia davvero brutto; ora, non so se questo sia un atteggiamento 'giusto', ma sinceramente approcci come quelli riscontrati verso questo film mi sembrano leggermente arroganti.

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    1. * confesso di esserNE rimasto piacevolmente stupito.

      In generale, chiedo scusa per la sintassi un pò spartana, ma sono stato 'costretto' a scrivere il commento in fretta e senza possibilità di rileggerlo.

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    2. Però non hai scritto a quale parole ti riferisci, ero curioso.
      Oltre che onorato.

      Ma che fai, ti metti a correggere le mezze lettere?

      Qui non si corregge niente, anche io non lo faccio mai, via tutto come viene!

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    3. Mi riferisco, in particolare, all'attenzione che il marito inizia a rivolgere, e anche qui sembra quasi inconsapevolmente, alla moglie quando questa scopre di avere un tumore al seno; la scena in cui lui la 'costringe' ad avere un rapporto sessuale in ospedale (con lei che cerca di opporsi, mostrandosi senza bandana, e dicendogli: "Ma sono tutta sporca...") è al limite della crudeltà.
      Ripeto: forse non c'entra niente, ma mi sono scervellato per buona parte del film :)

      Purtroppo sono maniacale nella scrittura.

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    4. Qualcosa c'è, senza dubbio.
      Pià che altro nel personaggio di lui forse, non in quello di
      lei, che alla fine qua non è mai "usata" completamente, anzi, è ben contenta che nella sua condizione possa far sesso con qualcuno. Però per lei è qualcosa di più, per lui no, quindi quel senso alla fine ci può essere lo stesso.

      Non so nulla del film di Ozpetek ma coincidenza vuole che abbia sentito alla radio un intervento del regista proprio riguardo quella scena (almeno credo).

      Nel senso che ha raccontato di un episodio realmente accadutogli in cui una sua amica gli aveva confidato che pur se in fin di vita e rovinata completamente dalla malattia non c'erano problemi a letto. Ozpetek ha detto che quel dialogo gli ha fatto capire per la prima volta cosa sia il vero amore e ha voluto riportare la scena nel film.
      Credo possa esser quella a sto punto.
      Curioso che di questo film conoscevo solo la storia dietro questa scena...

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  6. Riassumerei: il ritratto impietoso e crudo di due persone fondamentalmente stupide, superficiali, nichiliste e ignoranti che si trovano e si uniscono, senza sapere bene perché e come. Azzeccata la fotografia e la regia.
    Il primo approccio è quello che cambia la vita di lei, quando il rozzo buttafuori la definisce put**na, lei ha trovato finalmente il suo uomo, così diverso dal remissivo e imbelle fidanzato che non osa dirle nulla quando lei va a fare la "troietta" (appellativo che ella attaccherà ad un'altra ragazza nella medesima discoteca più in avanti nel film), e che abbassa lo sguardo di fronte all'orco, versione umana dell'orca azzannatrice, che lei cercherà di addomesticare.

    Il personaggio maschile, un violento buzzurro, reso stupido dalle troppe botte ricevute nei combattimenti, che vive nell'illegalità a scapito degli altri, è il rappresentante umano dell'istinto beluino che tanto attrae la disperata protagonista.
    Fra di loro nasce una complicità fatta di miseria, perfettamente ritratta. Azzeccata la colonna sonora, fatta di musichette raccapriccianti, come la loro unione. Il finale, criticato da alcuni perché a prima vista troppo ridicolo, rispecchia invece l'insita dabbenaggine dei protagonisti.
    [SEGUE SPOILER]
    Infatti non può esserci lieto fine, tutti devono sopravvivere. La vita reale può essere misera e raccapricciante e il film non fa sconti.
    Per salvare il bimbo (di cui con tutta evidenza non è il padre, data la netta diversità etnica) si spacca le mani, quando avrebbe tranquillamente potuto usare lo slittino o il peso del proprio corpo sfruttando l'impatto di un salto atterrato sui talloni. Il fatto poi che riesca a portare in pochi minuti il bimbo in ospedale e questo si salvi sconfina nel comico, ma rovina il lieto fine.

    Scontato il sequel splatter in cui i due si uniranno e produrranno figli senza gambe e senza cervello. Figli comunque velocissimi grazie a gambe bioniche e che cercheranno di ovviare alla propria carenza ereditaria di materia grigia cibandosi di cervelli umani, entrando così in conflitto con zombie americani obesi e lenti nei movimenti ma abili nell'uso di pistole semiautomatiche e mitra d'assalto.

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    1. Alla faccia del riassunto...
      Beh, commento crudele e diretto come il film direi. molto interessamte.
      E in larghissima parte mi trovi molto d'accordo.
      Non si capisce però se il film ti sia piaciuto. Io quel finale non l'ho trovato comico e non ho proprio pensato a tutte le cose che hai scritto te. Ci stanno, certo.
      L'unica cosa che non approvo del tuo bel commento è il sarcasmo finale, l'idea di quel sequel. Ma non nel merito eh, è dovertente, ma perchè non mi è sembrato un film cos' psicologicamente debole, approssimativo o di massa da poter portare a questo commento.

      A presto!

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  7. Piaciuti molto, anche se ho dovuto metabolizzarlo un poco.
    E smetterla di pensare alla Cotillard nuda...

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    1. Dici che dopo un anno, 7 mesi e 20 giorni ancora ci penso?

      pò esse ;)

      mi devo ricordare di venire anche da te mannaggia. sono già 3,4 rece che mi ero appuntato di leggere

      cazzo

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