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16.12.14

Caden in Wildwood (N°2) : This is the End, il nuovo cinema e l'Apocalisse

Secodo contributo al sito di amici Wildwood.
A proposito, se siete appassionati di musica troverete molte classifiche questo periodo.


Ci sono epoche nella nostra storia in cui la Fine la si è sentita più vicina, non dico prossima, ma possibile, probabile.
Ora, senza scomodare la paura dell’anno 1000 o altri periodi lontanissimi nel tempo, qui di cinema si parla e il cinema esiste da poco più di un secolo.
Se devo pensare quindi a un periodo di estremo terrore che l’umanità ha avuto per la propria fine penso a quello successivo alla Seconda Grande Guerra, con quel mondo uscito malconcio da una santabarbara terribile e piombato in anni di solo apparente tranquillità e forzata ricostruzione.
Guerra Fredda la chiamavano, ma gli animi delle persone erano invece caldi come non mai, e impauriti, forse, come non mai.
E anche il cinema iniziò così a raccontare l’Apocalisse depurandola, nella maggior parte dei casi, dal suo significato originale religioso per renderla molto più umana, molto meno trascendentale. Sì, è vero, magari si nascondeva la paura della bomba atomica travestendola da attacco alieno o da qualcos’altro, ma l’uomo non aveva tanto paura di perdere la propria anima ma un’altra cosa, magari meno profonda e importante per qualcuno ma certamente più concreta, la propria vita.
E adesso ci troviamo in un’altra epoca in cui il cinema sembra avere nuovamente la necessità di raccontare la Fine (o la paura di essa) e stare qui a dire il perchè mi sembra davvero superfluo visto che mai come in questi anni si ha paura della fine di qualsiasi cosa, che sia quella del mese, quella dei valori, quella della propria vita o quella dello stesso Pianeta.
E, come una sineddoche, si sta avvicinando la fine dell’anno, piccola matrioska di una serie infinita, tante piccole fini di una grande Fine che speriamo non avvenga mai, per questo ho deciso di fare questa puntata.
Come già fatto nel primo appuntamento di questa specie di “rubrica” (e come sarà quasi sempre poi), cercherò di stare il più lontanto possibile dal cinema straconosciuto da multiplex per proporre piccoli titoli o film che avrebbero meritato maggiore visibilità
(molti titoli sono linkabili e rimandano alla recensione estesa)

Credo che siano tre le discrimanti più grandi in questa categoria di film, e sono il “come”, il “quando” e lo stile.
Con il primo mi riferisco alla scelta del regista di come (appunto…) far arrivare l’Apocalisse.
Un attacco nucleare? Un virus zombesco? una catastrofe naturale? un attacco alieno? l’impatto di un asteroide? o magari l’arrivo di qualche mostro distruttore?
Insomma, se vogliamo fare qualche esempio blockbusteriano recente per ogni sottocategoria parleremmo di World War Z per gli zombie, 2012 per i disastri naturali, deii terribili Skyline o World Invasion per l’attacco alieno, del leggermente più datato Armageddon per il disastro “spaziale” e di Godzilla per i monster movie.
Non è che ci si possa muovere molto dalle “modalità” descritte qua sopra, anche se in questi ultimi anni abbiamo comunque avuto film che hanno provato a raccontare la nostra fine in maniera diversa e un pò più originale.
Penso ad esempio all’ottimo I Figli degli Uomini di Cuaron dove l’umanità è condannata a scomparire a causa dell’infertilità globale (film che galleggia quindi tra l’apocalittico e il distopico) o al discreto Doomsday (gran primo tempo, pessimo secondo), in cui abbiamo sì un virus ma che, con buona pace degli zombie, molto più realisticamente si limita ad uccidere gli uomini.
Le maglie sono ancora più strette nella seconda sottocategoria, ossia il “quando”.
Qua c’è poco da fare, esiste solo il Prima, il Durante e il Dopo.
Per “Prima” intendiamo giocoforza l’ “appena prima”, ovvero quel lasso di tempo più o meno lungo che precede l’arrivo dell’Apocalisse, in qualsiasi forma essa si presenti poi.
Il Durante è l’Apocalisse stessa ovviamente. Qua troviamo praticamente tutti i film considerati “catastrofici”, ossia quelle pellicole che per prima istanza hanno la volontà di mostrare la distruzione del pianeta o, ad esempio nei film zombeschi o pandemici, la distruzione degli uomini. Se vogliamo essere cattivelli in questa sottocategoria troviamo quasi tutto il cinema apocalittico hollywoodiano, recente e non, che ha sempre (avuto) bisogno di mostrare più che può, fare spettacolo.
A partire dai cult di genere Independence Day, The Day after tomorrow e del sopracitato Armageddon il cinema mainstream americano ha quasi sempre preferito raccontare la catastrofe usando più effetti speciali (ora visivi) possibli anzichè soffermarsi sull’Uomo e sulle dinamiche che lo muovono in condizioni così critiche.
Per questo il momento che trovo più interessante è quello del Dopo, architrave del famoso filone post-apocalittico, quando ormai il disastro è già avvenuto. e, in maniera più o meno spettacolare, si racconta di come l’uomo sopravviva nelle macerie, reali e metaforiche che siano.
In questa categoria ho amato follemente The Road, film (quasi) senza speranza in cui l’umanità prova ad andare avanti solo per amore della vita, senza quasi avere prospettive. Film malinconico, terribile, secondo me sottovalutato. Trovo molto più devastante un’umanità che ha perso tutto e non ha più speranze rispetto a quella che sta per affrontare una catastrofe che l’annienterà. A volte sopravvivere è peggio di morire.
Ovviamente l’appena prima, il durante e il dopo molte volte sono presenti nello stesso film, magari non tutti e 3 insieme, ma a coppie (l’appena prima-durante e il durante-dopo).
Curioso il caso del recentissimo These Final Hours, piccolo film australiano in cui l’appena prima e il durante (scusate per la ripetitività di questa terminologia ma lo faccio per capirsi) sussistono contemporaneamente visto che la Terra sta per essere spazzata via continente dopo continente, e l’Australia sarà l’ultima della lista. La fine è quindi già in corso ma per gli australiani ci sono ancora 12 ore di vita senza alcuna possibilità di salvezza, il resto del Mondo è già scomparso nel fuoco. Qualcuno decide di fare una mega festa finale dove bere, sballarsi, far sesso e divertirsi brindando alla Morte. Ma c’è ancora qualcuno che in queste 12 ore scoprirà sentimenti mai provati prima.
A volte poi il Dopo è lontanissimo nel tempo, decenni o centinaia di anni dopo, come nel terribile After Earth (marchetta per Will Smith e figlio) o nell’ottimo e originalissimo Snowpiercer, in cui l’umanità sopravvissuta ad una glaciazione vive tutta in un unico treno che fa il giro del mondo, un treno diviso in classi, il Creatore nella locomotiva, la feccia nell’ultimo vagone.
Prima di affrontare l’ultima macrodistinzione, quella riguardo lo stile, volevo ricordare tre piccolissimi film italiani che in qualche modo, senza praticamente avere una lira, raccontano più o meno direttamente la fine del mondo.
Sono L’Arrivo di Wang dei Fratelli Manetti, L’ultimo Terrestre, opera prima del fumettista Gipi, e La notte eterna del coniglio, un piccolo film tutto ambientato in un bunker anti-atomico.
Mentre il secondo, quello di Gipi, è un’opera profondamente umana, tenerissima (ma che sa anche raccontare la crudeltà degli uomini) e che parla della fine più in maniera umana e metaforica che altro, gli altri due sono soggetti che, a mio parere, gli Americani dovrebbero fare a botte per accaparrarseli. Unità di luogo, unità di tempo, unità d’azione, ovvero come la mancanza di mezzi costringe i registi ad affidarsi ad Aristotele.
Ma ce ne fossero di idee così.
Voglio anche citare il sottovalutatissimo Facciamola Finita, una commedia passata come grezza, pecoreccia e banalotta ma che io ho trovato al contrario geniale, intelligentissima, pungente e addirittura più profonda di quello che si possa pensare.
Ed eccoci così allo stile, categoria che in realtà si muove trasversalmente alle due già affrontate visto che qualsiasi scelta fai di soggetto e sceneggiatura, poi sempre uno stile dovrai dare.Sì, perchè una volta scelto il come far finire il mondo, una volta scelto che momento mostrare, c’è anche da scegliere come mostrarlo.
Ed è qui che si inserisce, accanto al catastrofico et similia, il filone dell’apocalittico esistenziale, umano, ovvero quello che cerca di staccarsi dal metodo fracassone e spettacolare.
E così a fianco di Godzilla ci può essere anche un Monsters, ossia un film di mostri giganti che tiene questi ultimi sullo sfondo, preferendo dare spazio a una coppia di uomini, lui e lei, che lottano per la loro sopravvivenza. Quasi incredibile il fatto che questi due film abbiano lo stesso regista…
E così accanto ad Io sono Leggenda, 28 giorni dopo o qualsiasi altro film con virus o pandemie, c’è anche il piccolo Carriers, pellicola quasi essenziale, scarna, profondamente umana, che si limita a seguire on the road un piccolo gruppetto di amici non ancora contagiati che va alla ricerca della cura e della speranza.
E così accanto ad Armageddon c’è il superbo Melancholia, un trattato trierano sul mal di vivere che ha in quel pianeta che si avvicina al nostro per distruggerlo la metafora della morte individuale e collettiva, il reificarsi della depressione cosmica dalla sua protagonista, Justine.
E Melancholia riesce anche in un paradosso. E’ il film che mostra meno dell’Apocalisse ma è quello che subirà quella più devastante, quella definitiva.
Quella che dietro di lei lascia solo uno schermo nero.

12 commenti:

  1. Melancholia penso sia il miglior film sulla fine del mondo che io abbia mai visto. Bellissimo, poetico, una di quelle opere che ti fanno venire voglia di correre ad abbracciare Lars von Trier (salvo che poi e` LvT e, quindi, forse e` meglio abbracciare un cespo di rovi), come Le onde del destino. Poesia pura.
    Bel post (angosciantissimo, vado a prendere le lattine di zuppa per il bunker). Hai visto Take Shelter? credo sia un approccio dubitativo e per nulla banale al tema, pure passando per tutt'altra strada

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    1. Melancholia è Melancholia...
      Non so se ci eravamo letti a vicenda ma credo che l'amore per questo film sia lo stesso.
      Splendido Take Shelter ma anche volendo non potevo metterlo nella categoria perchè lì l'Apocalisse (vera o metaforica che sia) comunque lo sarebbe solo per loro.
      Ho voluto parlare di film che raccontano della fine in maniera più o meno globale, e più o meno definitiva...

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    2. Melancholia va oltre il cinema secondo me!
      Take Shelter e` un'apocalisse personale, ma quel finale e` agghiacciante!

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    3. Sì, Melancholia va oltre il cinema, credo che pochi abbiano raccontato quello stato d'animo meglio di lui.


      Su Take Shelter (e rispondo anche a Jacopo) non posso che concordare... L'ho proposto in un cineforum ed è andato maluccio, almeno noi 3 siamo d'accordo :)

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  2. Bel post, hai fatto un elenco di film tutti molto belli. Mi hai dato lo spunto per vedere Melancholia, che non ho mai visto. Ma anche These Final Hours. Poi a me il genere catastrofico / fine del mondo piace molto, quando poi è abbinato all'horror è il massimo (28 giorni dopo è uno dei miei preferiti), in particolare The Road, che, pur non essendo un horror, per certi versi ci va vicino.

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    1. Marco, These final hours ti piacerà, lo so.
      Melancholia invece di fine del mondo e di fantascientifico non ha nulla, tutto ma nulla.
      Non so, prova, ma è un film ostico (non a comprensione, immediata, a tematiche e stile).

      Perfettamente d'accordo per 28 giorni dopo (che volevo citare) e The Road :)

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    2. sono sicuro che mi piacerà anche Melancholia :-) Molti lo hanno accostato ad Another Earth (o meglio, hanno accostato Another Earth a Melancholia) comunque a me Another Earth come stile di film mi era piaciuto molto. Dolce, profondo ed evocativo. Avevo scritto pure un commento su word per fs, poi l'ho perso...chissà se lo ritroverò. Anzi mi hai dato lo spunto per cercarlo, l'avevo pure ultimato...ma come molti altri miei commenti potenziali poi è finito nell'oblio. Ma mi ricordo il voto che volevo dargli, mi era piaciuto molto.

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    3. ah dimenticavo, lo stesso vale per Snowpiercer, l'avevo visto al cinema, davvero bello. Lo stesso intendo sia per il giudizio positivo sul film...sia per il fatto che ho perso il commento che avevo scritto :-( Ma ricordo che ci eravamo scambiati le nostre opinioni - che erano entrambe molto buone anche se con qualche interpretazione differente ;-)

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    4. Ma Melancholia è diverso da Another Earth ma tanto finchè non lo vedi è difficile spiegarsi.
      Però sì, entrambi usano la fantascienza solo come sfondo per parlare di uomini ed emozioni.

      Ritrova i commenti!

      Poi mi vado a vedere cosa si era detto su Snowpiercer semmai :)

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  3. Bella carrellata di film catastrofici, alcuni li ho visti altri no, alcuni molto buoni (Melancholia, The Road) altri no (After Earth, World War Z, L’Arrivo di Wang - e sul valore di quest'ultimo siamo in disaccordo).
    Mi hai dato lo spunto per recuperare diverse pellicole!

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    1. No, aspetta, due precisazioni.
      La prima è che i film "catastrofici" non li amo, ho spiegato nel pezzo quali sono per me, non riesco proprio a vederne.
      Tutti quelli che ho citato "da vedere" non sono catastrofici.
      E, seconda cosa, allacciandomi a questo, ho citato anche film che non ho visto (tipo World War Z) ma si capisce quali sono le citazioni da "esempio" di genere e quali i consigli.

      Non mi ricordo se ci eravamo confrontati su Melancholia, The Road, i Manetti ed After Earth ma comunque abbiamo capito che in 3 casi su 4 siamo d'accordo :)

      Ciao!

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