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8.5.15

Black Mirror - White Christmas - Le serie tv de Il Buio in Sala


Spoiler pesanti solo dopo la linea divisoria

E' davvero imperdonabile che una perla come questa, almeno da noi, rimanga così invisibile.
Sì perchè poche opere di fantascienza hanno saputo raccontare i nostri anni, quello che stiamo vivendo adesso, come questa.
White Christmas è quasi un instant movie, ossia un film che con ferocia, intelligenza, originalità ma anche assoluta padronanza del mezzo e conoscenza del mondo, sa raccontare come pochi altri quello che la tecnologia in questo momento sta operando nelle nostre vite.
Vite virtuali, private di personalità (vedi lui che si fa guidare), sempre più vicine a un'identità, una fusione, tra coscienza (che di per sè è cosa astratta) e possibilità di rendere "digitale" la stessa, anime paradossalmente "deanimate" ma sempre anime in fondo.
La magnifica serie Black Mirror ci aveva già fatto riflettere tanto, e in modo talmente originale e ben fatto che tali riflessioni erano affiancate da un godimento visivo davvero notevole.
Ma nessun episodio delle serie precedenti (questo qua è un episodio un pò a sè, speciale, e ancora più "staccato" dagli altri) riusciva a metter dentro così tante cose, e forse nemmeno così ferocemente (anche se feroci, anche parecchio, lo erano tutti).
Questo anche perchè con White Christmas ci troviamo davanti a un vero e proprio film, un'ora e un quarto, un tempo bastevole per metter dentro tante cose.
Forse persino troppe.
Ed è questo il difetto principale del film. O meglio, è questo quello che pensavo durante la visione, visto che nel finale la sceneggiatura mette un collante così perfetto che tutto quello che ci appariva un pò spaiato si appaia senza una minima sbavatura.
White Christmas all'apparenza sembra quasi un episodio canonico di Black Mirror che al suo interno racchiude però altri tre episodi.


In quella cornice così strana infatti, una specie di baita in mezzo alla neve nella quale sono rinchiusi, vai a sapere perchè, due uomini, un'atmosfera che mi ha richiamato in parte quella magnifica di Una pura formalità, in questa cornice dicevo, attraverso i racconti che si fanno i due uomini, è come se assistessimo a 3 diversi segmenti dello stesso film, quasi uno staccato dall'altro.

La vicenda del ragazzo guidato dalla voce di Matt.
Quello dell'"asportazione" della coscienza della ragazza,
Quello, terribile, del passato di Joe.
In tutte e 3 la tecnologia la fa da padrona.



Nel primo è metafora dell'inadeguatezza, del bisogno continuo che qualcuno scelga per noi o ci aiuti a farcela in determinate circostanze. Ma al tempo stesso è metafora anche del morboso vouyerismo ormai imperversante nella nostra società, Portato a un livello poi ancora più alto, perchè non ci basta più spiare, vedere, entrare nella vita delle altre persone, ma vogliamo in qualche modo anche esserne protagonisti, modificargliele. Senza nemmeno conoscerli. Davvero molto interessante poi il parallelo tra le voci reali che sente il ragazzo e quelle finte e paranoiche di lei. Perfetto. E quel "changing state", cambiamento di stato, credo riporti molto intensamente ai social network. Ma del resto poi i riferimenti saranno lampanti.




Anche la seconda deriva da qualcosa di forse già visto ma qui portato alle estreme conseguenze.

Anche qui, se vogliamo, la base è quella che abbiamo bisogno di qualcosa di virtuale che ci aiuti, Ma in questo caso, e sta qua la genialità. quel qualcosa di esterno siamo noi stessi. Come se potessimo imprigionare la nostra coscienza in un oggetto, renderla unìintelligenza artificiale identica alla nostra mente, e demandare a lei tutti i bisogni base della nostra vita. Creare insomma dei comfort, dei "servizi", degli automatismi fatti su misura. Mentre la mente imprigionata nel nostro corpo pensa alle cose più importanti quella che abbiamo messo nel dispositivo si occupa dei basici bisogni materiali. Una vera e propria schiava. Costretta poi a farlo perchè altrimenti ha una "vita" che non serve a nulla. Geniale, terribile.
Il terzo segmento è per me strepitoso, umanamente il più intenso.
E qui arriva prepotentemente il tema del "blocco", già intravisto in precedenza e che vedremo pure poi. Una lite furibonda e lei blocca lui. Come un account di facebook. Lui non può più parlarle (o meglio, lei non lo sente), non le può scrivere, non può interagire con lei. Chi è bloccato viene "visto" come una specie di ectoplasma bianco, una presenza quasi informe che al tempo stesso sai che esiste ma non ha niente a più vedere con te. All'inizio mi aveva riportato alla mente Se mi lasci ti cancello ma poi ho pensato che c'erano profonde differenze. Intanto perchè mentre nel meraviglioso film con


Carrey il blocco (o cancellazione) era del ricordo, qui è proprio della possibilità di interagire nel mondo reale. Quindi, semmai, la cosa è ancora più struggente perchè il ricordo c'è ancora, ed è proprio quella la dannazione. E qui sta la seconda differenza perchè mentre in uno l'operazione, la rimozione, portava alla tabula rasa, e quindi "in teoria" ad un miglioramento della vita (se non sai, se non ricordi, stai meglio) qua invece l'inferno è proprio sapere, provare emozioni ma esser stato del tutto cancellato. E il capolavoro è rendere il blocco legale, così che si estende anche ai figli.

Ed arrivano 5 minuti che io porterò con me nella storia del genere per parecchio tempo, di quelli che tra 20 anni vedremo come immagine indelebile dei nostri tempi.
Lui che ogni Natale va alla casa del suocero per vedere sua figlia. Ma è solo una presenza informe che cresce. Poi, in quella sagoma intravede dei capelli lunghi, è una bimba. Poi quella morte, il blocco che si cancella, lui che finalmente può vederla e lo shock della scoperta.
Scrittura superiore.

Me, ecco, arrivi a questo punto che la carne al fuoco ti sembra troppa. Perchè metter dentro così tante tematiche e idee nello stesso film? E' disomogeneo, non armonico, quasi confusionario nel suo ammassare.
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Poi arriva la fine e ho ringraziato ancora una volta il cielo che c'è gente che ancora sa scrivere film.
Ogni segmento che pareva staccato dall'altro in realtà è poi decisivo nel finale.
La coscienza esterna del segmento 2 che è servita a confessare l'omicidio (e di conseguenza l'altra morte) del 3.
E non è solo l'unione tra le due parti ma anche spiegazione di tutta la cornice.
Con quella stanza poi piena di oggetti del ricordo, qualcosa di già visto anche nell'Orso Bianco della stessa serie e usato, in maniera opposta, attiva e non passiva, dal Kaiser Soze de I Soliti Sospetti.
E poi quando tutta sembrava finito l'ulteriore condanna, quella a Matt, per aver confessato a sua volta dei reati mente faceva confessare l'altro (e qui torna prepotentemente tutto il segmento 1, la perversione, le webcam, l'omicidio non dichiarato).
E la sua condanna è il blocco totale, altro elemento che serpeggiava in tutto il film.
Tutto si chiude perfettamente.
E un uomo esce vedendo intorno a sè tutti ectoplasmi bianchi.
Lui, diventato adesso un ectoplasma rosso.
Mi arrendo.
Splendido anche il mise en abyme finale, vera immagine se ce n'è una della dannazione e della pazzia.
Ma, forse, io avrei chiuso il film  con quell'uomo che vaga in mezzo a quei fantasmi, forzatamente solo e imprigionato in un mondo in cui in teoria è libero.
Credo che sia quella l'immagine che mi resterà dentro.
Perchè poche volte ho visto mostrato in maniera così dirompente il cancro dei nostri giorni.
La tecnologia che nasconde e cancella l'umanità.

6 commenti:

  1. Aspetto a leggere il post perchè, in realtà, questo special ancora mi manca.
    La serie, però, merita.

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    1. Fai benissimo James.
      Sia a vederlo che non leggere ancora.

      Fammi sapere

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  2. Meraviglioso. Hai reso perfettamente il senso di disperazione e angoscia scaturite da questo episodio speciale.

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    1. Speciale in tutti i sensi ;)

      per me può esser preso come uno dei film di fantascienza simbolo della nostra età, da mettere vicino a grandi titoli del passato

      grazie infinite Silvia

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  3. La cosa che davvero mi ha colpito di quest'ultimo episodio di questa grande serie, e quando dico colpito mi avvicino al senso letterale del termine perché mi ha proprio fatto male, è l'incredibile leggerezza in decisioni critiche causate da queste tecnologie inventate.

    Nella prima parte il ragazzo muore e la cosa più importante è nascondere le prove che riguardano il coinvolgimento del protagonista, che tutto sommato poteva salvargli la vita

    Nel secondo caso sempre quest'uomo con leggerezza fa un lavoro disumano e sadico, praticamente un torturatore di intelligenze artificiali

    Nella terza parte la moglie blocca il marito per che cosa? paura della sua gelosia? Lo elimina dalla sua vita senza neanche una minima possibilità di dialogo

    Una leggerezza nel compiere decisioni figlia di una tecnologia che aliena le persone dalle conseguenze delle loro azioni, le vizia, le fa sentire protette dal dolore, semplicemente oscurando il dolore che è necessario causare per ottenere questo risultato.


    Poi il finale dove al nostro torturatore viene riservato praticamente un mondo di ombre, una delle condanne più aggihaiccianti che abbia mai visto (capisco perché scrivi che avresti voluto chiuderlo qui).
    Per l'omicida invece (anzi per la sua mente-copia) viene deciso per dispetto di fargli trascorrere mille anni per ogni minuto reale, mentre gli altri se ne vanno (in pausa pranzo? sarebbero 60 minuti ad essere puntualissimi).
    Inimmaginabili le conseguenze di una simile condanna.

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    1. Grande commento, al solito.
      Hai citato in maniera perfetta tutta la disumanità presente nel film, in ogni vicenda e in ogni scelta.
      Fa davvero paura sto mediometraggio, terribile

      presenta un mondo dove con facilità possiamo compiere scelte estreme e drastiche. Con leggerezza pure.
      Che so, come il bloccare, appunto, qualcuno su fb. Un click (e per click intendo tutte quelle dinamiche immediate che citi te nel film) e tolto il pensiero.

      Sì, siamo proprio al non plus ultra della disumanizzazione. E quei due finali non ne parliamo, due condanne impressionanti.
      In ogni caso geniale, spietato e grandissimo episodio

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due cose

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