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3.11.16

Recensione: "Un mostro dalle mille teste"


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AL CINEMA (33)

Per motivi particolari sono legato a questo regista.
Ma quello che più conta è l'essermi trovato davanti un altro suo film straordinario.
Una specie di thriller etico e sociale.
Quando il dolore, la disperazione e il desiderio di lottare contro quel mostro che è il Sistema possono davvero portarti a fare qualsiasi cosa.

spoiler grandi dopo ultima immagine

Estate 2009.
Mi vedo un film abbastanza sconosciuto di un regista praticamente sconosciuto, tal Rodrigo Plà, uruguayano.
Il film è La Zona.
Sta di fatto che quella stessa sera, dopo aver visto quel film, comincia la vita de Il Buio in Sala.
Voi capite quindi che particolare emozione per me ritrovare quel regista nella mia città col suo nuovo film, quel regista che in qualche modo "causò" la nascita del blog.
Sono ovviamente andato a vederlo, c'ho scambiato due opinioni alla fine del film e niente più.
Volevo dirgli di questa faccenda qua sopra ma, alla fine, ho preferito non farlo.
Quello che più conta è che dopo La Zona mi sono ritrovato un altro film magnifico.

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Come ho detto a fine proiezione al regista in questo Mostro dalla mille teste c'ho visto elementi degli altri due suoi film precedenti.
Da un lato, specie nella prima parte, ho riconosciuto gli ambienti, la mestizia, il minimalismo e un assoluto rigore formale (specie nelle inquadrature) de La Demora, dall'altro lato l'assoluto coinvolgimento, il pathos, la tensione e il lato "crime" de La Zona.
In realtà sono ancora di più i punti in contatto con quest'ultimo film ma semmai ne parleremo dopo.
Siamo in Messico.
C'è una donna disperata perchè suo marito, malato di cancro, sta davvero malissimo.
Lei vorrebbe che gli fosse cambiato il trattamento.
Contatta quindi il suo medico "di famiglia" ma questo non si fa trovare.
Comincerà un'odissea burocratica ed umana impressionante.
La disperazione può portare a qualsiasi gesto.
A me è parso evidente un certo richiamo kafkiano.
La donna che chiama il servizio clienti, lei che va direttamente in clinica, poi altrove ed altrove.
Ma non riesce mai a risolvere. Tra chi delega e chi non si fa trovare Sonia, la donna, vive un'esperienza puramente kafkiana, appunto, ovvero quella di cercar di "sapere" senza poi riuscire mai a farlo, persa nei dedali della burocrazia e delle deleghe.
Un infinito limbo dell'essere in cerca.
Ma chi c'è in cima a quel Castello?
Non si sa.
E qui viene fuori lo splendido titolo.
L'Apparato, in questo caso quello medico, è un mostro dalla mille teste. Ogni decisione viene presa unendo tante di quelle teste. E tu ti ritrovi a non sapere quale sia quella più grande, quella principale, quella che può aiutarti a risolvere il tuo problema.
Una specie di Idra con il paradosso che non bisogna combatterla e sconfiggerla (tagliandogli tutte le teste) ma, all'opposto, chiederle aiuto, interrogarla.
Ma quando Sonia capisce che ciò è impossibile allora sì, allora decide di combatterla e, se proprio ce ne fosse bisogno, provare a distruggerla.
A me questo film ha ricordato per alcuni versi il bellissimo Leviathan.
Anche qua il singolo individuo contro il sistema.
Anche qui, sin dal titolo, un riferimento mostruoso per descrivere tale sistema.
Eppure, se da un lato il film russo aveva una potenza maggiore e una maggiore capacità di elevarsi a "mito" e metafora, ritengo che l'opera di Plà sia ancora più convincente, pressochè perfetta.

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Si fa fatica infatti a trovare difetti in un film girato così bene, raccontato ancor meglio, interpretato, come spesso nel cinema sudamericano, in maniera così credibile.
E' proprio il come viene raccontato ad avermi rapito.
Questo sapere quasi sin da subito che la vicenda è finita, che la donna è stata in qualche modo fermata, che il caso è in mano al tribunale, l'ho trovato bellissimo.
Questi personaggi che si incontrano durante il film e che senti in voice over raccontare (nel "futuro") quello che stiamo vedendo in quel momento.
Il regista, sempre che nella traduzione abbia capito bene, ha parlato più volte di diversi punti di vista nel film.
Io sinceramente non li ho notati, io ho notato solo un racconto a più voci. Ma non voci discordanti tra loro, non punti di vista, soltanto un collage da rimettere a posto in maniera oggettiva.
Sta di fatto che il film va avanti che è una meraviglia, quasi in tempo reale, tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo in voice over.
Ci sono un paio di sequenze notevolissime, come quella ripresa da dentro l'automobile nel garage e quella di raccordo, veramente straordinaria, quando le due ragazze scendono in ascensore nella hall e trovano quello che trovano.
A proposito della hall ho trovato davvero incredibile il sonoro. Ovattato e dispersivo come solo i grandi spazi, quasi vuoti, generano. Ma del resto l'assenza di colonna sonora e l'uso di musiche e rumori soltanto diegetici a me fa sempre impazzire.
Tornando a quanto detto sopra, ad eventuali altri punti di contatto tra questo film e La Zona, a me piace definirli entrambi thriller etici.
E pure sociali.
Perchè in entrambi c'è una fortissima tensione unita sia a profonde riflessioni sulla disparità di classe ( debordanti ne La Zona, più soffuse qua ma comunque presenti -la scena della villa del medico con lui che sta per andare a giocare a tennis è magnifica in tal senso-) sia a complicati dilemmi etici, per l'appunto.
I borghesi attaccati dai ladri nel primo film (fino a che punto è giusto si difendano?) e la donna di questo (fino a che punto è giusto si ribelli?). Presupposti forse giusti ma che in entrambi i casi (e nella Zona senza alcun dubbio) portano a reazioni troppo spropositate.
Plà (che ha tratto il film dal romanzo della moglie) tratteggia un sistema sanitario aberrante in cui i medici vengono premiati in base a quanti casi rifiutano (nel senso che più rifiuti meglio è).
E Sonia diventa quindi l'eroina di noaltri, la donna che rischia la propria vita non solo per l'amore assoluto verso il marito, ma anche per cercare di scovare e far venire fuori tutto il marcio del sistema.
Una donna pronta a tutto, ormai quasi incapace di intendere e volere. Una donna in un giorno di ordinaria follia scaturito soltanto dal non esser stata ascoltata.
Certo, sembra tutto dannatamente eccessivo ma se poi pensiamo allo stato in cui versa il marito, alla morte imminente, capiamo che il tentare di tutto fa veramente parte del gioco, specie per una donna legata agli affetti famigliari in modo impressionante.
A tal punto davvero magnifici tali rapporti, quello del figlio col padre (tratteggiato in due semplici battute) e quello tra madre e figlio, fortissimo, indissolubile e quasi straziante in un paio di scene di abbraccio.

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Il film, purtroppo, ci lascia però una sensazione amarissima in bocca.
Proprio mentre la moglie sta mettendo in pericolo la propria vita e quella di suo figlio per salvare il marito, proprio quando ormai quella moglie si è condannata ad un futuro per lei difficilissimo (il carcere) il marito muore.
Tutto è stato tremendamente inutile.
Però, forse, si può ancora combattere il Mostro dalla mille teste.
Si può denunciare tutto, si può raccontare la verità a tutti.
Ma anche i documenti le sono stati portati via.
Una notte di dolore e disperazione che portano ad una mattina senza più nulla, senza più marito, senza armi con cui lottare.
Resta un abbraccio.
E un'ironia che ci salvi da questa vita.

13 commenti:

  1. Sono contentissima tu l'abbia visto. Volevo segnalartelo perché avevo letto che Rodrigo Pla' sarebbe stato anche a Perugia e poi me ne sono dimenticata :(
    L'abbiamo visto anche noi, io, Roberto e Patrizia.
    Recensione perfetta. Una tra le tue migliori (e non solo perché mi trovi d'accordo).
    Sui diversi punti di vista noi abbiamo scomodato pure Rashomon... !
    È diverso ovviamente, ma noi l'abbiamo interpretato come una stessa azione venga vissuta dalle due parti (chi la compie e chi, in questo caso, la subisce) un esempio per tutti: la telefonata della boss all'assistente factotum e il risveglio di lei in ospedale e l'accorgersi che le cartelle cliniche sono sparite.
    Tra l'altro questa sua ricerca che la farà girare a vuoto ha un preludio efficacissimo quando lei sembra già faticare a trovare quello di cui ha bisogno fra i tanti documenti, nella scena abbastanza lunga, sul letto, dopo la doccia.
    Grande film.

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    1. E pensa che sono talmente talebano nelle mie regole (vedere senza sapere nulla, scrivere senza leggere nulla) che non ho praticamente scritto nulla di quello che ha detto il regista nel lungo dopo film.
      Solo le cose che ho pensato io, aahah.
      Anzi, l'unica volta che l'ho citato in rece è per "contestarlo".

      Ecco, te me lo hai già spiegato meglio il concetto.
      E hai fatto l'esempio perfetto, quello dell'assistente che, giocoforza, deve aver preso i documenti senza che ce ne siamo accorti.
      Ma, appunto, a me quello pare L'UNICO caso in cui quello che viene raccontato è divrso da quello che vediamo, un diverso punto di vista o, come in questo caso, un'evidente bugia.

      grande anche l'altra osservazione che fai

      e grazie!

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    2. anche a Borsellino avevo fatto sparire dei documenti :(

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    3. avevano, naturalmente...

      due lettere erano rimaste nella tastiera :(

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    4. E anche lì c'è stata un ellissi in cui non ce l'hanno fatto vedere...

      57, avoja a film e vita ;)

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  2. ce l'ho lì, ma la vita sta finendo, i film crescono, mi impegnerò :)

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    1. Ismaele, perchè sta frase? mi preoccupi!

      vedo che hai rimediato presto però ;)

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    2. avendo 57 sono nella seconda parte della vita, per quanto ottimista, ma cerco di resistere :)

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  3. bellissimo il film e bellissima la tua recensione E bellissimo il fatto che esista un suo altro film che non ho visto. Vado a cercare "la demora", subito!

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    1. Ho paura che farai fatica a trovarlo...

      io lo vidi su MyMovieslive e all'epoca oltre là davvero non esisteva

      grazie mille anche a te ;)

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  4. ciò che più di tutto mi è rimasto impresso è questa assenza di mediazioni tra l'individuo e il sistema contro cui lotta. L'assenza di corpi intermedi attraverso cui canalizzare la protesta, sovrastrutture entro le quali far sentire la propria voce. Manca anche la mediazione dello sviluppo della rabbia del personaggio. C'è un io e c'è un loro come c'è un prima e c'è un dopo. La situazione non è mai ricomponibile e non fa che precipitare in una specie di gorgo che trascina dentro ogni innocenza.

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    1. Sì, è vero, ci siamo noi e c'è il Sistema, nessuno in mezzo.
      Oppure se c'è qualcuno in mezzo (vedi le centraliniste) queste fanno parte del Sistema, sono istruite per essere anch'esse una delle mille teste (se non nelle decisioni lo sono nella dispersione che il mostro crea)

      la seconda cosa me la spieghi meglio?

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due cose

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3 ciao