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30.1.18

Recensione: "Canzoni dal secondo piano"



Anche se l'ho visto per ultimo questo è il primo film della Trilogia sull' "Essere un essere umano" di Andersson.
E che dire, ho avuto la conferma che ci troviamo davanti ad un Film Unico, un'opera dalla coerenza tematica, narrativa e della messinscena pazzesca.
L'essere umano anderssoniano è un essere umano senza speranza, fermo su sè stesso, grottesco, esangue.
Probabilmente quella che viene raccontata è quasi un'Apocalisse.
Si ride, si riflette, in un'opera (intesa come trilogia) che, per quanto mi riguarda, è una delle cose più grandi di questi nostri anni 2000

"In Canzoni dal secondo piano abbiamo i soliti figuri di Andersson, un'umanità dai colori esangui che quasi si mimetizza con dei luoghi, delle stanze, dai colori smorti.
Tutte le location di Andersson sembrano delle camere mortuarie in cui i morti ancora non si rendono conto d'esser tali."



La sala riunioni di una grande azienda.
Un grandissimo tavolo ai cui lati siedono importanti dirigenti, tutti praticamente vestiti uguali.
Stanno tutti zitti.
Uno di loro sta cercando un foglio importante in mezzo a tutto l'incartamento che ha.
Tutti lo guardano.
Venti teste tutte girate verso quell'uomo che cerca il foglio.
Foglio, ovviamente, che non viene trovato.
Ecco, questa è una scena ancora più scollegata dalle altre in questo film che, comunque, è fatto di scene che, se son collegate, lo sono davvero con lo sputo.
Eppure in questa scena ho trovato tanto di Canzoni dal secondo piano, tanto della Trilogia di Andersson, tanto della sua poetica.
Intanto la messinscena.
Quasi sempre le scenette di Andersson hanno come epicentro un piccolo fatto, una piccola azione, quasi insignificante, e un "pubblico" che la osserva.
Voi fateci caso ma a volte la cosa più esilarante di Andersson sta proprio in chi osserva. 

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Tante volte è sullo sfondo, o di lato, o comunque da andare a ricercare con gli occhi.
Andate per esempio anche alla scena del pestaggio (senza motivo) dell'uomo che cerca col fogliettino un altro uomo.
Guardate in fondo a destra, li vedete quegli osservatori dall'altra parte della strada?
Ecco, questo con Andersson accade quasi sempre, che siano due, tre, 20 o 50 osservatori c'è sempre qualcuno che guarda, fermo, inerme, un palo.
E cosa guardano?
Guardano quasi sempre la disgrazia di un loro simile.
Nei film di Andersson di uomini vincenti non ce ne sono, di sogni realizzati nemmeno, di gesti virtuosi neanche, di cose riuscite manco per sogno.
I protagonisti di Andersson sono manichini a cui succede sempre una disgrazia, oppure uomini che vivono il nulla, oppure esseri grotteschi che stanno facendo cose senza senso.
Il fallimento è la base.
Ma torniamo a sopra.

L'uomo alla tavola rotonda ovviamente non trova il suo foglio.
Abbiamo quindi due degli elementi sopra elencati, gli osservatori e il fallimento.
Poi verremo anche a scoprire che quel foglio che l'uomo non trova era una specie di analisi che avrebbe dato la risposta sul problema lavoro in Svezia.
Ecco un terzo elemento.
Nei film di Andersson l'umanità e la società sono destinate a non andare avanti, a star ferme, a restare imbottigliate come imbottigliate sono quelle migliaia di persone ferme nel traffico della città.
L'umanità di Andersson o non ha più un futuro, o non sa dove andare o se sa dove andare è destinata a non riuscirci.
Forse però siamo ancora un passo oltre. Forse Andersson racconta addirittura L'Apocalisse umana, forse la fine c'è già stata e i suoi esangui e impotenti fantocci sono solo creature rimaste in un mondo già esploso.
Vivono per inerzia, girano in tondo, non hanno mete nè aspirazioni.


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Ma prendete la fantastica, meravigliosa, sequenza dell'aeroporto. Una sequenza che per quanto mi riguarda va nel Gotha del genere.
Centinaia di persone che spostano con fatica immensa carrelli pieni di valige. Per fare un metro ci mettono un quarto d'ora.
E come raccontar meglio questa impossibilità di fuga, questo immobilismo, questo inutile affannarsi verso nulla?
Quando recensii You, The Living, se non sbaglio, trovai come difettuccio quello di somigliare troppo al Piccione.
Non potevo scrivere cazzata più grossa.
Perchè adesso, dopo aver visto Canzoni dal secondo piano, posso dire che la Trilogia sull' "Essere un essere umano" di Andersson è in realtà un Film Unico, un film unico girato in 15 anni, ogni 7 anni un capitolo.
C'è una tale uniformità, una tale coerenza narrativa, una tale identità di tecnica cinematografica, messinscena e tematiche che è quasi inutile parlare di tre film staccati. 
E se pensiamo che questi 3 film sono praticamente le uniche cose girate da questo regista (i film precedenti, giovanili, erano di 30 anni prima...) capiamo quanto cazzo questo progetto sia grande.
In Canzoni dal secondo piano abbiamo i soliti figuri di Andersson, un'umanità dai colori esangui che quasi si mimetizza con dei luoghi, delle stanze, dai colori smorti.
Tutte le location di Andersson sembrano delle camere mortuarie in cui i morti ancora non si rendono conto d'esser tali.
Si ride, si ride alacremente o sommessamente.
Penso alla scena del mago e della sua sega (altro esempio di disgrazia osservata) penso ai fustigatori (forse, paradossalmente, i personaggi di Andersson più consapevoli), penso alla già citata scena della tavola rotonda o a quella, magnifica, di quel Cristo che bascula per colpa di un chiodo che non c'è.
Sì, ma quante riflessioni, a quanti pensieri ti porta ogni singola scena.
Andersson racconta poi di un mondo dove l'unica cosa che conta è il commercio, è saper vendere. Mondo contrapposto a quello del Poeta, relegato così tra i pazzi.
Sì, ma alla fine non c'è futuro nemmeno per i mercanti, le ditte saltano in aria, i cristi non si vendono nemmeno nell'anno in cui gesù compie 2000 anni, nessuno ha successo.
E quell'uomo che si porta la croce diventa metafora dell'uomo anderssoniano, un individuo che è stessa carne col suo calvario.




E se qualcuno prova a parlar di futuro, se qualcuno prova a parlar di speranza, se qualcuno prova a parlar di innocenza, se qualcuno, insomma, trova una bambina che può esser simbolo di tutto questo allora no, non sia mai, e in una scena terribile (come era terribile quella della fornace umana nel Piccione) Andersson fa uccidere questa bambina simbolo, e la fa uccidere da tutte le istituzioni, militari, religiose o didattiche che siano.
Non c'è alcuna speranza, è davvero l'Apocalisse.
E allora nell'ultima grande sequenza di un film difficile da dimenticare non resta che buttare tutti i crocifissi nella discarica.
E mentre succede questo in lontananza sta arrivando qualcuno.
Il ragazzo russo impiccato, l'uomo buono che doveva avere i soldi, tanti altri morti come nel finale di Still Life e poi lei, la bambina.
E raggiungono uno dei nostri protagonisti.
Persone morte innocentemente che raggiungono persone che si fingono ancora vive.
E il film finisce con il simbolo del futuro e della speranza che arriva in mezzo alla scena.
Morta.
Ovviamente

15 commenti:

  1. E vai col filmone!!!Però In ordine di sparizione non te lo vuoi vedere,mannaggia la papera!!!si vede proprio che me lo hai snobbato! :-D non hai minimamente considerato il suggerimento di una tua fan :-D (posso fare quella indignata?Tu tanto mi risponderesti forse :' Fai pure tanto che me ne frega!!! :-DDD )questo comunque è tutto un altro genere ma pur sempre splendido,un capolavoro assoluto,ahhh che filmone!!!Grande film,complimenti per la recensione! By Chiara

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    1. Chià, mi hai consigliato un solo film e tipo 4 giorni fa.
      Pensa che c'è gente che me ne ha consigliati dumila e da 10 anni (e non ne ho visto mezzo)

      quindi se già sei indignata se mette male ;)

      no, a parte gli scherzi, sono un pessimo raccoglitore di consigli, ma solo perchè tanto poi io i film li decido al momento, a caso, secondo come me pija

      grazie mille per il resto ;)

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  2. Ciao Giuseppe,io scherzavo!!!sarei davvero scema a indignarmi,proprio no...! :-) poi pure io vado a istinito quando devo vedere un film,non ho un criterio ben preciso,nn lo so nemmeno io in base a cosa li scelgo,vado a naso,comunque il tuo blog è un ottimo spunto per scegliere un film,è davvero bello,anche il mio compagno ti segue,è lui che mi ha fatto conoscere questo bellissimo sito e da allora lo consulto spesso,ma stavo scherzando prima,continua così,viva la passione vera per il cinema!Le cose che fanno indignare sono ben altre,il regista di questo film ci descrive fino in fondo l’umanità che ci circonda e tu nella recensione hai colto egregiamente nel segno,quanta indifferenza celata nel perbenismo,che amarezza che trasmette!Un saluto da Chiara

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    1. Chiara, ma figurati, anche io scherzavo, ma proprio del tutto eh...

      Scherzo con gente che mi minaccia di morte, figurati

      Contentissimo di questo seguito "di coppia", onorato

      Però chiamami blog, non sito, so che per te è quasi la stessa cosa ma ci tengo, c'è una differenza abissale per me ;)

      un giorno ho deciso che vedrò tutta la trilogia di fila!

      devo solo trovare un pazzo(a) a farmi compagnia

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  3. Caspita,mi spiace che qualcuno ti abbia minacciato...!Non dovrebbero mai capitare certe cose!!!Si noi siamo una coppia di matti che ti segue,cosa che dopo aver parlato di minacce suona inquietante :D (sto cercando di sdrammatizzare...!),Se cerchi due squilibrati che ti facciano compagnia li hai trovati,noi amiamo la trilogia!!!CiaoGiuseppe!!!

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    1. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, riceve una minaccia de morte, è tipo La Mecca pe gli arabi

      allora se siete così matti venite e famo la mattata, via luigi rizzo 79, perugia

      almeno adesso quello che me minacciava me pò trovà ;)

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  4. Sarebbe bello vedersi un giorno,magari!!!huahuahua!Ma non sono stata io che ti ho minacciato!!! :-D Chiara

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    1. Eh, lo so, ma magari legge anche lui

      e almeno vivrò un thriller

      alla prossima ;)

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    2. Hahaha Grande!!!Mi hai fatto ridere :))) Ciao Giuseppe!Chiara

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  5. Signori buongiorno, una curiosità tra le mille che questo film suscita. È indubbia l'importanza della frase: Beato colui che sta seduto, vedendo appunto molte e molte scene con soggetti seduti e altri in piedi. Come avete letto tutto ciò?

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    1. assolutamente, ma anche perchè in Andersson chi osserva e non agisce è sempre protagonista

      la vita è uno stanco teatro dove tutti noi assistiamo a piccole miserie umane

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    2. Certo, quindi il beato che siede sarebbe colui che osserva le disgrazie altrui inerme? Non ho davvero capito cosa potesse intendere con quella frase, anche vedendo poi come viene usata nel film.

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    3. quel "beato" può fuorviare e sicuramente è da interpretare ma, come detto, questa frase che mi hai riportato è di sicuro perfetta per descrivere la trilogia di Andersson

      ora non ricordo se parlavo di questo aspetto in questa recensione o in una delle altre due (piccione o you're the living)

      l'inerzia e il semplice osservare e stare seduti sono lo sguardo sul mondo

      e anche quello nostro sui suoi film visto che se ci fai caso l'occhio va più alle persone che guardano che a quelle che agiscono

      insomma, in "piano di ascolto" è basilare

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  6. Probabilmente quindi quel beato colui che siede è colui che osserva e non vive, lo spettatore seduto appunto. Ti ringrazio, in effetti pensandoci sempre chi vive le disgrazie dice beato colui che siede.

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao