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28.11.18

Recensioni "Ghostland" - "L'amour Debout" - "Papi Chulo" - Torino Film Festival 2018

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PAPI CHULO

Se non fosse stato per il The Guilty visto ieri questo sarebbe, ad oggi, il mio film del festival.
Divertente, delicato, profondo, un film che è una vera gioia per il cuore.
Il ricchissimo anchor-man Sean ha un periodo difficilissimo.
Così difficile da fare una figuraccia tremenda in diretta nazionale durante le sue previsioni del tempo.
Gli viene dato un periodo di riposo.
Decide di verniciare una macchia in un patio, una macchia che gli ricorda il suo ultimo fidanzato, Carlos.
Copre la macchia (metafora) ma poi si rende conto che adesso deve verniciare tutto il patio per uniformare il colore.
Si affida allora a un messicano, Ernesto, che non sa una parola di inglese.
Ne nascerà un rapporto basato sul non potersi capire.
Un rapporto che per Sean va molto oltre quello che sembra.
Film dall'umanità disarmante sul bisogno di sfogarsi, sulla capacità di saper ascoltare gli altri anche senza capirli, sulla tremenda necessità dei rapporti umani.
Ernesto rappresenta per Sean tutto questo.
Ma anche qualcos'altro.
Ernesto, uomo molto più vecchio e brutto del bel e atletico Sean, assomiglia infatti tantissimo a Carlos, l'ex fidanzato di Sean.
E allora avviene così un cortocircuito per il quale la stessa persona che Sean ha ingaggiato per "coprire le tracce" di Carlos è al tempo stesso qualcuno che gli somiglia, cosicché Sean, in realtà, dimostra l'incapacità di liberarsi di quel fantasma.
Film di pochissima regia ma tanta, tanta sostanza, Papi Chulo è una riflessione sul dolore, sull'incapacità di dimenticare, sull'elaborazione del lutto.
Tutto giocato su questa stranissima e improbabile coppia e sulla loro impossibilità di capirsi.
Ci sono tante scene divertenti, tanti equivoci, un'atmosfera sempre leggera ma più si va avanti più Papi Chulo mette cose dentro.
Splendida ad esempio la scena di loro due in auto che cantano Madonna, a dimostrare come la musica e i testi musicali possano essere un punto di unione tra lingue diverse.
Poi avverrà un delicatissimo colpo di scena, colpo di scena che ci farà vedere tutto da una prospettiva diversa e renderà il "dramma" di Sean, tutto quello che faceva, ancora più complesso.
E, in ultima analisi, Papi Chulo è anche un film sulla solitudine, su quella solitudine esistenziale che ti può colpire anche quando sei famoso e sempre in mezzo a mille persone.
"Li senti ancora i coyote?" chiede Ernesto a Sean.
Magnifico

8

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L'AMOUR DEBOUT

Mmm, niente di che.
Già film dal soggetto simile (amori adolescenziali finiti) non mi fanno impazzire, poi se come ne L'Amour Debout tutto è un pò annacquato diventa un problema
Lea fa la guida turistica di Parigi.
Martin, il suo vecchio fidanzato, è un aspirante regista.
Lui è ancora molto innamorato di lei, lei forse lo stesso ma lo caca poco.
Martin, però, ha anche forti latenze omosessuali (anzi, più che latenze diciamo che è proprio bisessuale) mentre la dolce Lea inizierà a flirtare con un quasi 60enne.
Il problema del film sta proprio qua, in un soggetto che apparentemente è coraggioso (amori omosessuali e altri quasi pedofili) ma che invece non ha alcuna incisività, risulta innocuo e, specie nella storia di Lea e del "vecchio" musicista, tutto appare tremendamente inverosimile (che lei si sia innamorata di lui per una foto è abbastanza assurdo, se poi aggiungiamo che questo è un pesce lesso senza alcun carisma non ne parliamo).
Siamo dalle parti di Truffaut (anche se il regista francese che viene esplicitamente citato è Eustache), del racconto di questi amori, di queste pulsioni, tutto in una cornice di imbarazzata leggerezza.
Buffo come nel film ci sia quasi un'ossessione per le "lezioni", visto che tutti i personaggi principali (Lea come guida turistica, Martin come cineforum e l'amico biondo de Martin per il magnetismo - che è metafora? boh -) abbiano a che fare con un pubblico di ascoltatori.
Questo è uno di quei film che può piacere specialmente al genere femminile, o almeno ad un parte di esso, quella che ogni tanto vuole staccare la testa e veder raccontati teneri amori e disamori.
Un discreto tentativo di cominciar a far cinema

6 - -

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GHOSTLAND

Laugier è un gran bel regista.
La sua sfortuna è forse quella di aver realizzato il capolavoro subito, quel Martyrs che è senza ombra di dubbio una delle meglio cose visti nell'horror negli anni 2000.
Anche Saint Ange aveva cose buone dentro (e tante altre meno buone) mentre I bambini di Cold Rock mi piacque davvero.
E sì, anche Ghostland è un buon film horror, non c'è dubbio.
Laugier sa girare, sa esser cattivo, è fantastico nel descrivere atmosfere e nello scegliere gli attori.
Il problema di Ghostland, però, è nel suo essere troppo derivativo.
E lo so, è molto bello quando un regista prende tanti clichè horror e riesce poi comunque ad esser personale (e Laugier, in qualche modo, ci riesce) ma è anche vero che alla fine nel 2018 di case maledette, bambole e quant'altro ne abbiamo piene le scatole.
E Ghostland nella prima parte non ha mezzo elemento per farci uscire dal "giàvisto1000volte" e io da un regista così importante e di questo talento non me l'aspettavo.
Per fortuna nel secondo tempo Ghostland si fa più interessante, complesso e molto meno banale. Certo non c'è un'idea nuova dentro ma la principale (quella di lei che per sfuggire agli orrori che sta vivendo immagina una realtà parallela futura felice) è davvero ben gestita e in un paio di passaggi pure emozionante.
Intendiamoci, in Ghostland funziona tutto, dalle due sorelle principali ai due maniaci (uno sembra Renato Zero l'altro Sloth dei Goonies grasso), dalle ambientazioni alle violenze (quando lui la alza per le gambe come fosse davvero una bambola è impressionante).
Gli appunti da fare prossimi allo zero ma, lo ripeto, la sensazione di vedere l'ennesimo film horror in catena di montaggio è stata forte.
In ogni caso davvero emozionante la parte finale, con questa bambina ormai devastata che continuamente si rifugia nel mondo parallelo (e futuro) che si è creata per non concentrarsi sulle torture che sta vivendo.
E l'immagine di lei che esce in barella è davvero potente.
Un bel film horror che non dice niente di nuovo ma è l'ennesima conferma che Laugier, il suo, lo fa sempre.
Ma Martyrs resta ancora lassù, molto più in alto

6.5 / 7

12 commenti:

  1. Unica pecca di Papi Chulo è l'assenza nella colonna sonora dell'omonimo: https://www.youtube.com/watch?v=kVsYckNXYqM

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  2. Spero che gli amici gay non me ne vogliano .
    Ma una storia omo che si chiama Papi Chulo!
    Ma che vuol dire?
    Comunque anche a me era venuta in mente la canzone che ti ha segnalato Orione :)

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    1. sai che non mi sono informato per niente sul possibile significato del titolo?

      magari è come dite voi ;)

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  3. visto ieri sera ...
    commento con molte affinità al tuo, anche nel riferimento ai "Cattivi"


    l'incipit è deboluccio (poco credibile, molto forzato), ma è tutta la prima parte del film a risultare così "tirata per i capelli" (con solo metaforicamente) che il fastidio è tale, da innervosire lo spettatore. E' anche evidente che il regista di "Martyrs" (uno dei miglior horror degli anni 2000) non può realizzare una simile boiata e quindi ci si mette comodi ad aspettare la soluzione; che arriva a metà film o poco prima. Da lì in avanti il tutto diventa classico di genere, ma Laugier riesce a mantenere alta l'adrenalina, la tensione e il generico fastidio di fondo. La coppia di "cattivi" è ben assortita, "Sloth" (I Goonies) e un femmineo Marylin Manson sono malsani il giusto e la cattiveria di alcune sequenze funziona. Laugier non delude, anche se qui è lontano dai fasti di "Martyrs". Sorpresa piacevole

    VOTO ***+

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    1. sai che me ricordo pochissimo Stefano?
      se non qualche scena fortissima, parte della storia e il finale

      ad esempio l'incipit al momento non mi sovviene

      però a occhio mi sento d'accordo con tutto quello che scrivi, sicuramente un buon film horror ma lontano da Martyrs e dai migliori di genere

      e sì, i cattivi davvero notevoli...

      ah, poi scoprii che una delle attrici si sfregiò veramente durante le riprese, e anche pesantemente...

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  4. Concordo la sfiga di Laugier è stato di fare Martyrs come secondo film, dopo è molto molto difficile anche solo avvicinarsi.
    Comunque bello, l'orco è veramente da antologia, mi ricordo personaggi simili in fumetti ciberpunk anni 80-90 (tipo Metal Hurlant o Ranxerox).
    Una cosa che mi colpisce del cinema di Laugier è che è molto declinato al femminile, praticamente tutte le protagoniste sono donne, anche molti "cattivi" sono donne e riesce ad ottenere delle interpretazioni fantastiche da tutte le attrici con cui lavora.
    Mi manca solo Saint ange e poi li ho visti tutti.
    Ma gli altri non so se mi verrà voglia di rivederli, Martyrs sono sicuro che lo rivedrò un tot di volte.

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    1. l'ho rivisto e la seconda volta mi è piaciuto più che al festival della notte horror

      completamente d'accordo sulla minianalisi che fai

      guarda, Saint Ange per me è il più debole senza dubbi anche se la mia visione è lontanissima nel tempo (al cinema quando uscì)

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  5. Papi Chulo,un film che narra appunto di una solitudine non invidiabile,quella dell'amore tagliato con l'accetta,parla della tristezza ma anche del rinsavire....e poi parla dell'amicizia,un messaggio di positività che tutti noi abitanti del mondo dovremmo iniettati, perché l'amicizia deve essere come quella tra Sean ed Ernesto:esistente,divertente,senza pregiudizi,senza confini nonostante la totale differenza di ceto,di lingua parlata,di orientamento sessuale.....e alla fine si ride e si lucida insieme il legno del terrazzo, perché l'amicizia non deve conoscere nessun muro che la fermi.... è commovente la lettera scritta da Sean,e ho trovato molto toccante anche il motivo musicale composto al piano per le scene più toccanti. Ho saputo che il regista John Butler ha diretto prima di questo un altro film presente su Netflix (che probabilmente guarderò).
    Bello,davvero bello.

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    1. Vedi, ieri ho visto Licorice Pizza, ora leggo sto tuo commento su Papi Chulo.
      Ecco, sono pochi (oddio, magari no, ma pochi quelli che vedo io) i film che ti fanno star bene, che anche parlando magari di traumi o dolori (papi chulo, quello di Anderson molto meno) ti lasciano il cuore leggero così

      grande film, mi ritrovo molto nelle tue parole

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    2. Fermo restando che ho Licorice Pizza tra i titoli più attesi e spero entri nelle mie emozioni,ti ringrazio per le parole.....non posso che ribadire su questo titolo inserendolo nei LGBT più profondi (che poi di LGBT non ha che l'anima tra il protagonista e le sue emozioni personali)....

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    3. Massì, io poi so uno che manco se accorge quando nei film ci sono storie omosessuali, davvero, per me è talmente normale come cosa che manco riesco a vederlo come possibile echitettatura

      me sa che nella recensione de La vita di Adele, lunghissima, non scrissi mai una sola parola o un solo accenno al loro essere omosessuali

      diventa per me una tematica solo se lo è, e tanto, per il film (tipo film violenti contro i gay e cose così) ma se parla di storie d'amore o cose così manco me ne accorgo, ahah

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due cose

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3 ciao