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1.5.19

Recensione: "Au Poste!"

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Il solito divertente e (a tratti) geniale Dupieux.
Se ancora non lo conoscete questo è un ottimo modo per farlo.
Se invece, come me, avete già visto tutto di suo probabilmente Au Poste! vi sembrerà un piccolo passo indietro rispetto ai suoi mezzi capolavori precedenti.
Una stazione di polizia, un commissario imbecille, un sospettato, altri personaggi divertenti per un film da camera, praticamente tutto in una stanza, che ricorda nella struttura Una Pura Formalità di Tornatore.
Come al solito Dupieux si diverte col cinema e con la destrutturazione.
Sicuramente meno ambizioso e complesso di Wrong e Realitè e meno trascinante di Wrong Cops. 
Ma sempre un signor film


Se qualcuno si avvicinerà per la prima volta a quel genio di Dupieux con "Au Poste!" molto probabilmente (sempre se il tipo di comicità del regista francese gli piaccia) troverà questo film davvero notevole e - sempre probabilmente - cercherà di recuperare gli altri film del regista.
Per chi invece, come me, ha visto praticamente tutti i suoi film e considera Wrong, Wrong Cops e Realitè delle vere e proprie perle (con Rubber invece un pò sotto) impossibile non ammettere che quest'ultima opera sia un passo leggermente indietro.
Intendiamoci, un altro film spassosissimo, a tratti formidabile, con i soliti dialoghi surreali di Dupieux, le sue situazioni grottesche e qualche pennellata geniale, ma la sensazione che Au Poste! sia inferiore ai film menzionati è forte.
Del resto rispetto a Wrong e Realitè anche le intenzioni di partenza sono notevolmente inferiori visto che mentre quei due grandissimi film - seppur in una cornice comica - avevano dentro strutture e concetti veramente alti e complessi, qui siamo dalle parti del divertissement, del film con pochi mezzi, da camera, senza tante ambizioni se non quella di divertire e divertirsi.
Certo, Dupieux non è mai stato (nè sarà mai) banale quindi anche in questo film meno complesso degli altri farà di tutto per giocare con lo spettatore e con il (meta)cinema.

Siamo in una stazione di polizia.

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Il commissario Buron (un sempre straordinario Poelvoorde...) sta interrogando un uomo.
L'uomo è il primo ad aver visto un cadavere e, per questo, è in qualche modo sospettato di omicidio.
Tutto il film consisterà in questo interrogatorio che il disastroso e mezzo minorato mentale ispettore farà all'intelligente e sbalordito uomo davanti a lui.
Il primo film che mi ha fatto venire in mente è il fantastico Una Pura Formalità, a cui per struttura Au Poste! deve un sacco.
Ma tranquilli, nessuno spoiler, la caratteristica (colpo di scena) che fece più grande il film di Tornatore qui non c'è.
Io adoro quando il comico si mischia al noir, non è un caso che uno dei miei 5 scrittori preferiti sia probabilmente Pennac. Un pochino c'ho rivisto qualcosa dell'immenso scrittore francese ma giusto un paio di personaggi e, appunto, questo mix di cui parlavo.
Per il resto lo svolgersi della vicenda in un'unica stanza allontana moltissimo il film di Dupieux dai vorticosi scenari e vicende di Pennac.

Parte con una scena assurda Au Poste!, con un concerto all'aperto in cui il direttore di orchestra, nudo, viene poi arrestato dalla polizia.
Un incipit autonomo e divertente che serve a portarci dentro al commissariato.
Da lì, flash back a parte, il film non si muoverà più diventando un'opera che basa quasi tutto soltanto su parole e presenza attoriale, con una fortissima matrice teatrale (coff coff).
Gli attori sono bravissimi, Poelvoorde poi ha una presenza scenica formidabile.
Tutti i personaggi funzionano, specie i due poliziotti, veramente deficienti.
Buron si crede un ispettore straordinario ma dovrà continuamente rendere conto alla sua imbecillità.
Il suo assistente non è da meno e la scena dove ci viene presentato, quella in cui deve controllare col suo mono-occhio (il titolo inglese è "Keep an eye out") che il sospettato non fugga, è davvero divertente.
Tutto il film si basa su dei dialoghi surreali, scritti benissimo, incalzanti.
Funziona la contrapposizione tra i due poliziotti e il sospettato, uomo intelligente continuamente sbalordito dall'imbecillità dei due (credo che possiamo identificarlo con noi spettatori).
Le perle di comicità sono tante ma il problema sta in un ritmo monocorde per cui sembra che il film non parta mai o non abbia mai un punto di svolta.
Si ride, poi si ascolta, poi si ride ancora, poi si ascolta, ma non c'è mai la sensazione, come avveniva per esempio in Wrong Cops, di stare assistendo a un gioiello comico delirante e trascinante.

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Il film si basa moltissimo sul linguaggio (complimenti al mio amico giovanni che l'ha sottotitolato), arrivando spesso a situazioni che, appunto, hanno il loro lato comico solo sulla parola (penso al tormentone di "e perciò", i giochi di parole su "cambiare aria", o altre battute).
Ma Dupieux (altrimenti non sarebbe Dupieux) si diverte anche a giocare col cinema, sia graficamente (penso all'occhio cancellato in post produzione) che mischiando i piani temporali (i personaggi del presente che irrompono nei ricordi di Fugain, come fantasmi del senso di colpa ).
In questo senso il dialogo tra il sospettato e la moglie del poliziotto morto è geniale, e una presa per il culo a tutti i film che giocano coi paradossi temporali.
Ho riso più volte, e anche tanto, ad esempio quando a Buron esce il fumo dal corpo, alla fotografia del muro e del dito, a quando nel ricordo Fugain chiede a Buron se riesce a vederlo e per chiederglielo lo manda affanculo con le dita (sono morto), all'altra scena in cui Fugain fa finta di fumare, alla vicina che si affaccia di continuo.
E, vi giuro, ne ho segnate almeno altre 6,7 sul taccuino.
Eppure è incredibile come in un film con così tanti momenti riusciti alla fine te ne rimani lì, non del tutto conquistato e con la sensazione che il film giri un pò su sè stesso.
Poi il colpo di scena ci sarà e sarà sempre alla Dupieux, regista che usa il concetto di "meta-" come pochi altri.
E funziona, madonna se funziona, anche se pure in questo caso lo stesso colpo di scena comincia ad andare troppo per le lunghe e quasi autodisinnescarsi.
Non ho amato poi l'ultimo minuto, con l'ennesimo capovolgimento di Dupieux, secondo me esagerato.
Per farla breve l'ennesimo film divertente e geniale di un regista unico al mondo.
Non parlerei nemmeno di film meno riuscito, semplicemente di film più piccolo, meno complesso e ambizioso.
Ma vi divertirete, questo è garantito.

7 / 7.5

5 commenti:

  1. Concordo su tutta la linea della recensione, tuttavia non considero questo film di Dupieux inferiore ai precedenti; in " Au poste" ho trovato tutti i giochi temporali e di senso a cui ci aveva abituato in tutti gli altri lavori riuscendo comunque ancora una volta a rinnovarsi e a mantenere quell'originalità che è un marchio di fabbrica, mai banale con il valore aggiunto in questa occasione di potersi permettere il confronto col "cinema da camera" (di cui la Francia è valida rappresentante) con padronanza di stile. Quello di Dupieux è il cinema dell'infondatezza ( come ci racconta l'incipit di Rubber ), l'effetto di "sospensione" è totale e la sensazione è costantemente quella di affrontare una partita a scacchi dove ogni aspettativa viene puntualmente disattesa da una mossa a sorpresa e alla fine vince sempre Lui...per il resto hai detto tutto tu. Voto 8

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    1. il fatto è che wrong e realitè erano film che andavano ben oltre il divertimento filmico

      questo au poste!, un pò come wrong cops, non ha tante ambizioni se non quelle di divertire e giocare un pochino con tempo e senso

      e sul puro divertimento trovo superiore wrong cops, che adoro

      però, come dici, oltre ad essere un gran bel film, è anche un modo per Dupieux per mettere la casellina anche sul cinema da camera

      sì sì, vince sempre lui

      e in più, come dici, non ci dà mai un terreno solido dove poggiare i nostri piedi visto che i suoi film sono oggetti strani dove può accadere di tutto anche senza alcun nesso causale e di senso ;)

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  2. opera, "quasi" teatrale (!!!) c'è la voglia di tornare ad una produzione più intima (dopo le escursioni quasi hollywoodiane), un film "minore" quasi, ma solo perchè più intimo. Il divertimento è comunque garantito e le situazioni surreali non mancano. Per chi lo apprezza un grande spasso.

    VOTO 7+

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    1. non trovo la recensione a "Le Daim" - Doppia pelle

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    2. le tue 4 righe sono la stessa identica cosa che penso io di Au Poste

      eh, non l'hai trovata perchè non l'ho visto :(

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