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27.11.19

Recensione: "Hunt for the wilderpeople"


Waititi (regista di What we do in the shadow) con il suo ultimo film ha appena inaugurato il Torino Film Festival.
Io per caso mi ritrovo a vedere proprio il suo film precedente, Hunt for the wilderpeople.
E che dire, divertentissimo, pieno di personaggi memorabili e sequenze esilaranti.
Un pò Swiss Army Man, un pò (più di un pò...) il cartone Up in carne ed ossa.
Peccato che ad una grandiosa costruzione di personaggi e scene non corrisponda un adeguato plot.
Film adatto a tutta la famiglia, capace anche di portare a non banali riflessioni.

Il regista Waititi, manco a fallo apposta, ha appena inaugurato il Torino Film Festival 2019 con il suo ultimo film, se non sbaglio una specie di parodia del nazismo (mi interessa zero).
E prima, invece, aveva girato una specie di mockumentary (che non ho visto) apprezzato quasi ovunque, What we do in ths shadow.
Ecco, in mezzo c'è questo suo film, di sicuro il meno conosciuto dei tre ma non farei fatica a pensarlo come il migliore (vado a sensazioni).
Hunt for the wilderpeople è una storia strampalata, molto divertente, sottilmente impegnata e, al netto di piccole discese nel "nero", adatta addirittura alle famiglie.
Quando ho cominciato a vederlo credevo di avere davanti una specie di Sightseers (killer in viaggio) e invece mi ritrovo davanti qualcosa di molto più leggero.
Credo che un punto di riferimento di questo film possa essere Swiss Army Man (di due spanne superiore però) vista l'assurdità della sceneggiatura, la brillantezza dei personaggi e, soprattutto, la storia e la location, ovvero una coppia che in qualche modo sopravvive dentro a un bosco.
Poi, però, se uno ci pensa meglio, si accorge che Hunt for the wilderpeople è praticamente la copia spudorata di un cartone animato, di un grandissimo cartone animato, Up.
L'amicizia tra un giovanissimo obeso e un vecchio, la morte della moglie dell'anziano, il luogo "mitico" da dover raggiungere che era sogno della defunta (uno era la casa in cima alle cascate, qui un lago in altura), l'ambientazione nel bosco/giungla, addirittura la particolarità dell'uccello rarissimo che la coppia trova.
Alla fine cambia solo il villain, lì era il vecchio esploratore qua i servizi sociali...


Proprio la tematica delle assistenze sociali è quella più importante del film.
Ci vengono mostrati in maniera davvero terribile, personificati dalla tremenda figura della responsabile, un donnone maori incapace di avere pietà ed empatia per i bambini che le vengono affidati. Il suo personaggio è proprio "istituzionale", reificazione di un concetto per cui i bambini difficili o orfani non devono essere abbandonati ma del tutto incapace di capirli.

Proprio una persona superficiale, inetta.
Non per questo, però, non risulta molto spesso divertente tanto è caricaturizzata.
Del resto sono proprio i personaggi (insieme alle infartuanti location, roba di una bellezza sconfinata) l'aspetto migliore di questo film.
Funzionano tutti, il bambino obeso teppistello (ma innocuo) che non ha mai conosciuto l'amore, il vecchio cacciatore (un grande Sam Neill che è praticamente identico al Hohn Jarratt di Wolf Creek), analfabeta e finto burbero, sua moglie, probabilmente unico personaggio veramente illuminato e intelligente del film, la sopracitata assistente sociale, il suo incompetente aiutante e tanti altri personaggi minori, come ad esempio il fantastico e immaturo padre di famiglia, quello dei selfie (una delle scene più irresistibili).
Anche se il personaggio che più rimane a cuore è quello di Psycho Sam, straordinario, esilarante ma anche con una grande velo di malinconia.
E non solo funzionano i personaggi ma anche tantissime scene, come la fuga durata 200 metri, l'omelia del prete, il finto suicidio col fantoccio, il ritrovamento dello stesso fantoccio ("questo non è un orfano, ti sembra una testa questa??"), l'intervista televisiva alla responsabile (stuff, stuff, stuff, stuff...), lo spettacolare inseguimento in auto che finisce in quel fantastico sfasciacarrozze.
E anche la scena più cruenta e triste, l'attacco del mega cinghiale al povero cane, è davvero costruita e girata alla grande.
Però, se personaggi e scene funzionano, c'è invece la sensazione che a livello "orizzontale", quello di saper mandare avanti una storia, Hunt for the wilderpeople abbia notevoli problemi.
Il plot è esile, troppo esile, giusto un pretesto.


Sti due che vanno nel bosco, che sopravvivono, l'arrivo di esercito e polizia. Per un'ora è come se il film non avesse quasi uno svolgimento o, se lo ha, è abbastanza infantile.
Peccato perchè magari si poteva prendere più tempo in scrittura e legare meglio tutto il fantastico materiale che si era creato.
Le location sono da brividi, la Nuova Zelanda sembra davvero uno dei posti più belli che uomo possa visitare.
Di sicuro un film molto divertente, con personaggi spassosi e anche dolci, sottilmente impegnato e capace, se lo spettatore vuole, di portare anche a molte riflessioni, specie quelle sull'amore e il rispetto che ogni bimbo dovrebbe meritare.
Si è stati anche molto bravi ad evitare troppa retorica e creare un personaggio principale, quello di Ricky, che non fa mai il piagnone, anzi, sembra quasi vedere il suo tremendo passato con apparente superficialità.
Semmai è il finale ad esser troppo buonista quando bastava si limitasse ad esser positivo.
In ogni caso film molto consigliato

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