Pagine

7.12.20

Recensione: "Dov'è il mio corpo" - Su Netflix

 



Ancora su Netflix un'altra opera d'arte di animazione.
La storia di una mano che scappa dal laboratorio dove l'hanno rinchiusa e cerca disperatamente a Parigi il corpo cui apparteneva.
Il corpo di un ragazzo dolcissimo e impacciato, triste ma adesso innamorato.
Disegni magnifici, una colonna sonora fantastica, per un film che è pura emozione, dall'inizio alla fine.
Un film sul ricordo e sulla riappropriazione di sè stessi.
Sapendo amare, sapendo lottare, sapendo rinunciare, avendo il coraggio di abbandonare i ricordi più brutti.
Stupendo.

Ho sempre fatto una distinzione tra la categoria dei film bellissimi.
Perchè ci sono quelli "solo" bellissimi e quelli che considero un regalo allo spettatore.
Magari alcuni della prima categoria sono ancora più belli di alcuni della seconda, ma sono solo quelli della seconda che ti accrescono, che ti rendono migliori.
Li considero un regalo perchè arrivano a me dalle mani di qualcuno che ha messo testa, anima e cuore per realizzarli. Qualcuno che con la sua arte può regalarmi emozioni senza chiedere niente in cambio.
Questa dovrebbe essere la magia dell'arte in generale, sentirsi arricchiti grazie all'opera di qualcuno.

"Dov'è il mio corpo" è un capolavoro di animazione di questa tipologia, una di quelle opere d'arte che mentre la vedi senti che il tuo cuore e la tua testa si elevano verso l'alto, senti che qualcuno sta raccontando in un modo straordinario cose che vorresti sempre esser raccontate.

Siamo a Parigi.
Una mano (sì, una mano, staccata dal corpo) fugge dal laboratorio dove era conservata.
Va alla disperata ricerca di qualcosa.
Quel qualcosa è il corpo a cui apparteneva.
Quel corpo è di un ragazzino marocchino finito in Francia in adozione dopo la morte dei genitori.
Si chiama Naoufel ed è un mucchio d'ossa di rara imbranataggine e dolcezza, uno di quelli che se dice una cosa è sbagliata, se compie un gesto è un errore, se tocca qualcosa la rompe.
Da piccolo sognava di fare il pianista e l'astronauta, non il pianista o l'astronauta, il pianista E l'astronauta.
Ma il destino sarà molto diverso.
A Parigi finirà per fare, in modo disastroso, il fattorino per una pizzeria.
Un giorno, durante un'ennesima consegna disastrosa, si innamora della voce di una ragazza sentita al citofono (in una sequenza di quasi 10 minuti che è meravigliosa dall'inizio alla fine, e ci ricorda tanto Her).



Scoprirà a chi appartiene quella voce (in un film che è quindi doppia sineddoche, una mano per un corpo, una voce per una persona), la conoscerà, andrà a lavorare per suo zio in una falegnameria.

Ci sarebbe da scriverne un saggio su questa perla.
Per prima cosa bisogna dire che questo non è solo un grandissimo film d'animazione ma è cinema allo stato puro.
Perchè nell'animazione puoi anche avere una bellissima storia da raccontare e disegnare da Dio (come da Dio è disegnato "Dovè il mio corpo") ma qui si va oltre.
Perchè ogni singola inquadratura è un'emozione per gli occhi, ogni singola inquadratura dimostra come dietro ci sia un progetto che non si è limitato a mostrare in bei disegni una storia incredibile, ma che in ogni secondo realizzato ha provato a regalarci un'emozione. Mi ricorda quasi l'amore che ci sta dietro la stop motion, ovvero quell'immaginarsi che ogni secondo è frutto di immenso lavoro e grandissima sensibilità.
Ho contato almeno 50 inquadrature incredibili, di livello cinematografico pazzesco. Ma, come dicevo, anche inquadrature "emotive", come se il significante dovesse ogni volta, anche preso come frame, raccontare un significato.
C'è una cura del dettaglio maniacale, ma del resto un film che comincia con una mosca già ti fa capire quanto il piccolo, quanto il particolare, sia più importante del tutto, dell'insieme.
La soggettiva della "mano", la "precisione" con la quale è disegnato ogni oggetto o movimento (penso all'uomo che sale dentro al furgone e mentre sta dentro la visione oscilla leggermente come quando si sale sui cassoni), movimenti di macchina pazzeschi, inquadrature impossibili (penso alla mano che scende le scale mobili), un lirismo che ci accompagna per tutta la durata, come se stessimo vedendo una poesia.
Un'opera d'arte.
Tutto accompagnato poi da una colonna sonora che mi ha fatto stare con gli occhi lucidi per un'ora e venti (il pezzo principale ricorda molto Interstellar mi pare).
E non parliamo dei contenuti...
Intanto c'è il coraggio di mostrare una storia d'amore non corrisposta (tanto che lei ci appare quasi come un personaggio anaffettivo, incapace anche di, appunto, provare affetto, figuriamoci amore, forse a causa di una "depressione cosmica" che la fa sognare di vivere in un mondo desolato come il Polo Nord).
Ma del resto l'amore non è una coercizione e Gabrielle ha tutto il diritto di non essere innamorata di quel ragazzo dolcissimo e impacciato.
Paradossalmente la loro "scena" più empatica rimane il loro primo incontro, quell'incontro di sole voci al citofono, davvero stupendo.
E' innegabile però che non è l'amore il tema principale del cartone ma qualcos'altro.
E questo qualcos'altro è il ricordo, ma non il ricordo statico, fotografico, ma quello che serve per riconnetterti a te stesso, quello che serve a ritrovarti.
Ed ecco che questa mano deve così ritrovare quel corpo a cui apparteneva (un pò l'opposto del grandioso racconto di Gogol "Il naso" dove era invece il corpo, l'insieme, a ricercare il particolare, il Naso).



Sarà un viaggio pericolosissimo, con tante sequenze "d'azione" degne di un thriller (la fuga dal laboratorio, il piccione, il camion della spazzatura, i topi, il volo con l'ombrello che si trasforma in un viaggio nello spazio, come sognava Naoufel da piccolo, brividi).
Ma in mezzo a questa adrenalina la mano rivivrà tutte le sensazioni del suo passato, tutti gli oggetti che ha toccato (la sabbia che scivola tra le mani, che bellezza), ricomincerà ad acquisire una coscienza di sè che renderà ancora più importante e disperata la ricerca del suo corpo.
Il film avrà forse un quarto d'ora centrale più stanco ma per il resto è un'emozione continua.
Quello schermo che diventa nero quando lui racconta di occhi chiusi, l'igloo nel tetto (per una storia che a tratti ricordava Castaway on the moon), la mano che stringe quella del bimbo, lui che riascolta i nastri del passato.
Sì, perchè c'è anche questa di memoria nel film (come non ripensare a un altro grandissimo film d'animazione sulla memoria, Persepolis?), quella audio.
Naoufel bambino registrava tutto (un pò come il protagonista del meraviglioso Rosso come il cielo), fino alla tragedia che lo lascerà solo.
E per un'ultima volta ascolterà quei nastri, alcuni così belli, altri, l'ultimo, così terribili.
Gabrielle che ascolta i nastri del "suicidio" sono l'ultima perla di un film che non dimenticherò.
Ma, a sorpresa, Naoufel compierà un gesto "impossibile" (quel salto non è umano) che lo porterà alla vita invece che alla morte, a scoprire l'ebrezza di esserci ancora e respirare a pieni polmoni l'aria lassù, in quella torre che sostituisce lo Spazio che tanto avrebbe voluto visitare.
Un giorno parlò a Gabrielle del Destino e di come l'unico modo per fregarlo sia compiere un atto irrazionale, fregarlo, fare un gesto improvviso che lo stesso Destino non si aspetta.
Quel salto lo è stato, la morte a cui era destinato non sarà più.
Intanto la mano aveva provato inutilmente a ricongiungersi, a unire tutti quei ricordi ad un corpo.
Non ci riuscirà.
Perchè a volte i ricordi possono far male, e fa ancora più male fossilizzarsi a cercare di afferrarli per forza.
Sempre meglio andare avanti, non basare le proprie esistenze su quello che è già stato.
Tanto quello che è già stato è sempre lì, con noi, e a volte torna, anche quando non ce l'aspettiamo.
Molte volte siamo noi che ci costringiamo a tutti i costi ad aggrapparci, nel bene o nel male, a dei ricordi che sarebbe meglio tenere lì, dentro di noi, senza però che ci condizionino nelle nostre scelte e in quello che adesso ci dicono testa e cuore.
Alcune volte afferrare un ricordo è come afferrare una mosca.
Ci sembra impossibile da prendere, ci scappa sempre.
Allora dobbiamo metterci di lato e aspettare che sia lui a muoversi e finirci in mano, dobbiamo anticiparlo.
Ma quel ricordo afferrato, quella mosca finalmente tra le mani, può farci un male terribile.
Naoufel lascia la sua mano e il suo registratore nel tetto.
E salta.

18 commenti:

  1. Un film breve e molto, molto intenso. Anch'io l'ho amato moltissimo, una delle cose più belle del catalogo Netflix. Mi ritrovo totalmente nella tua recensione ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. breve, vero, ma forse anche un pelo troppo lungo per quello che doveva raccontare (l'avrei scorciato di 10 minuti)

      grazie Guido

      Elimina
  2. Altro film bellissimo, carico di significati e possibilità. Come le tue riflessioni al riguardo.
    Dunque, l'ho visto diverso tempo fa, quindi magari non ricordo alcuni particolari, e probabilmente nel frattempo l'ho trasformato in qualcos'altro, in un film tutto mio. Ma ricordo bene la sensazione di meraviglia che ho provato mentre lo guardavo, un costante senso di attesa, quella che io chiamo "sospensione" (un elemento secondo me comune a tutte le opere "bellissime che sono un regalo allo spettatore"), malgrado i momenti di stanca e di apparente impasse (ritengo che se avesse avuto una durata da corto/mediometraggio sarebbe stato ancora più potente).
    Adoro l'idea, che condivido pienamente, di mettere in relazione identità e corpo, in una sorta di ribaltamento della massima cartesiana per cui l'essere non si sostanzia nel cogito ma nel corpo (e quindi la voce non basta, come non bastava neanche a Samantha in Her). La ricerca (ridefinizione) della mano è quindi quella della sua identità. Ed è una ricerca/costruzione che avviene tanto sul piano "organico", materiale (Naoufel) quanto su quello immateriale del racconto, della narrazione, del sogno, dell'immaginazione (le registrazioni, i desideri, le speranze). Perché oltre alla sineddoche c'è anche tanta metafora (altro elemento peculiare delle opere bellissime che sono un regalo), il luogo principale in cui andiamo a cercare le variabili che ci aiutano a risolvere l'enigma "chi sono?". Un dilemma che ha una risposta precisa "questo sono io" - come disse il nostro antenato che imparò a riconoscere la sua immagine riflessa - risposta che, però, per essere compresa e "comunicata" ha bisogna che il soggetto abbia un corpo. Dal quale poi nasceranno tutti i fantasmi possibili, grazie ai quali suoneremo il pianoforte tra le stelle.
    :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. in un post su un film che definisco regalo agli spettatori un commento che è un regalo ai lettori

      grazie roberto, questi ultimi mesi hai veramente arricchito questo luogo


      (defendor lo metto entro un paio di giorni)

      Elimina
    2. Giuseppe. Ti ringrazio, ma la verità è che è stato questo luogo ad arricchire me, emozionandomi, divertendomi e facendomi scoprire un'infinità di cose. Per me è piacere e un privilegio farne parte :)

      Elimina
  3. visto a febbraio 2020 mi limitai ad un ..
    "Poetica in una storia che può intrigare, riuscendo a mescolare più generi. Buon film di animazione"

    forse potevo approfondire. Letta la tua rece, hai detto tutto tu. grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. per me, hai visto, è molto di più

      è uno dei cartoni più belli ed emozionanti visti in vita mia

      semplicemente

      Elimina
  4. Ciao , probabilmente non ci avrò capito niente ..ma ti scrivo solo le sensazioni che mi ha lasciato sto cartone, e sono molto belle.
    Chissà se anche per te è la stessa cosa?
    Non ho letto la tua rece dopo aver visto il film anche se ero molto curioso...ma sai com’è...ti fai un idea poi leggi qualcosa che scrive un altro e pensi se alla fine ci hai veramente capito qualcosa o se sei stato solo abbagliato da qualcosa più grande di te.
    Quindi per un po’ la tua rece la tengo in stand by.
    Mi aspettavo un altro film , di quel poco che ho letto quando hai pubblicato: una mano scappa e cerca il suo corpo che aveva perso..incipit veramente curioso e originale ( credo) pensavo ad una favoletta mah..?
    Invece ho trovato altro, che mi ha lasciato addosso una strana sensazione.
    Non so che metafora trovare per dare un senso a quello che ho visto.
    1) il punto di vista della mano.
    Detta così fa ridere ma ho sempre sentito nella vita che gli amputati continuano a sentire l’arto o gli arti che hanno perso.
    È come se il corpo accettasse ma l’anima no.
    La scena molto bella della mano che si allinea al braccio che aveva perso mentre il ragazzo sta dormendo mi ha messo tristezza , perché poi non si aggancia, non succede il miracolo .
    Quasi un rifiuto .
    Forse è la metafora di certi amori che restano “agganciati” a te anche quando ormai son storie finite.
    È come se il ricordo bussasse ( indipendentemente da te) e tu non gli volessi aprire .
    Il corpo che rifiuta la mano.
    Un po’ come la canzone di Max Pezzali😃 sai quella che dice ..solo poco prima di dormire mi sembra di sentire il tuo ricordo che mi bussa , ma io non aprirò.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. qui è un pò l'opposto, è l'arto che sente il corpo mancante, non la persona che sente l'arto

      anzi, credo che sia proprio questa piccola grande differenza alla "leggenda" (ma credo sia vera) che citi te il vero colpo di genio del film (del libro insomma, essendo derivato)

      sì, io credo che questo sia un film che racconta di come bisogna andare avanti lasciando i brutti ricordi o le cose che non vanno alle spalle. Quella mano che ricorda è importantissima, è parte di noi, ma è giusto che ci segua da un metro di distanza, che noi riusciamo ad andare avanti anche senza di essa

      io per esempio funziono così, posso star malissimo ma delle mie storie d'amore tendo a ricordare solo i momenti bellissimi, anche perchè tanto quelli brutti se ne stanno sempre con noi, nascosti, portarli in superficie continuamente è solo dannoso

      quindi è importante imparare ad amare sè stessi, a poter fare quel salto alla fine che fa il ragazzo

      e portare con sè solo le cose belle, perchè amare vuol dire anche questo, mettere il bello, l'emozione posivitva, sempre avanti a tutto

      Elimina
  5. 2) il ragazzo e la ragazza ( non ricordo più neanche i nomi) .
    La scena nell’antro del palazzo con lui che deve consegnarle la pizza e fuori diluvia.
    Si conoscono solo per voce : non t’e’ venuto in mente HER?
    Lui si innamora di una voce ..poi il film segue tutta un altra strada .
    L’amore si razionalizza diventa concreto attraverso il lavoro nella falegnameria del padre (?) di lei.
    Attraverso la biblioteca, l’iglu’ di legno che lui costruisce sopra il tetto di un palazzo.
    Il loro rifugio dal mondo.
    Diventa solido di fronte al rifiuto di lei ( non è però un abbandono) quando il ragazzo le confessa di aver fatto tutto questo per conoscerla.
    Stranamente se non ricordo male questa scena coincide pure con quella della mano “ rifiutata” dal corpo.
    Ma in entrambi i casi come scrivo sopra non è qualcosa di definitivo.
    Poi c’è Parigi , con il suo fascino a fare da sfondo .
    I cieli di parigi ..la vertigine .
    Certo non è come la Parigi de L’illusionista ma per me resta comunque una città magica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. certo che mi è venuto in mente Her, lo vedrai nella recensione ;)

      per me quei 10 minuti sono FANTASTICI

      secondo me il film non racconto un amore corrisposto, mai. Lei è quasi anaffettiva o comunque oltre il volergli bene non va. Non è un caso che sulla magnifica scena dell'igloo, quella che in una storia d'amore sarebbe stata la scena madre, lei invece freddamente se ne vada. Voglio dire, non era tenuta ad amarlo, e infatti lui lo capisce e va via, cercando quell'aria nei polmoni che significa vita


      Parigi è Parigi, non vedo l'ora di tornarci

      Elimina
  6. 3) la musica , i flashback, la perdita dei genitori.
    La scena dell’incidente in macchina da bambino è quella dove perde la mano.
    Non si capisce se sono ricordi “ solo” della mano o pure suoi.
    La mano rappresenta il passato quando capirà di non potergli più appartenere si ritirerà mogia in disparte.
    La vita continua.
    Deve continuare lo stesso.
    Poi ci son due scene che le ho sentite veramente dentro , una è l’abbandono della mano stremata dentro la vasca da bagno dove prima c’era un bambino.
    L’altra è la parte finale del film , dove lui sale sopra la gru e si abbandona alla neve che scende.
    Sai quella sensazione che hai di rilassamento dopo una fatica che comunque ti ha appagato o che ne so quando hai superato un esame a scuola.
    Magari hai finito tutto il tuo percorso , potresti permetterti per dirti di bruciare tutti i libri ...ecco adesso pensi che può succederti di tutto che non sposteresti un dito.
    Un dolce abbandono che ti da poi la carica per un nuovo inizio.
    Ecco per me sto film mi ha lasciato queste sensazioni.
    Bello , veramente bello.
    Buon Natale a te e famiglia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Max, ma hai bevuto?

      ahaha, ma lui perde la mano in falegnameria, se la taglia la mattina che torna ubriaco (come te) dopo la festa

      anche perchè sennò altrimenti avremmo dovuto vederlo amputato per tutto il film

      praticamente la scena che la mano esce dal laboratorio è un giorno dopo o comunque pochissimi giorni dopo all'incidente in falegnameria

      le due scene che citi sono bellissime

      il finale è molto coraggioso, è accettare che lei non ti ama, accettare di essere senza una mano persino, eppure fare quel salto che sembra un salto di morte e invece è di vita

      nel finale de Le ali della libertà Andy Dufresne diceva "o fai di tutto per vivere o fai di tutto per morire"

      ecco, quel salto è entrambe le cose, quasi un affidarsi al destino, ma andare in una direzione, morte finale o rinascita

      e lui ce la fa, malgrado quel salto sia "impossibile" umanamente

      tra l'altro quella torre è anche metafora del suo sogno, fare l'astronauta. Per tutto il film la vediamo lassù, irraggiungibile

      e invece lui ci arriva

      la tua lettura è comunque molto pertinente

      Elimina
  7. ah, auguri anche a te! e pure per il compleanno, se non sbaglio era sti giorni, era apparso su fb (ma io non li faccio mai su fb)

    RispondiElimina
  8. A te basta un accento per non capire più un cazzo.
    Ahahah!!!
    Non “è quella ..ma “ e quella dove perde la mano , non “ è “ voce del verbo essere ma quell’altra cosa 😀!!!
    Comunque colpa della tastiera del telefonino , ma mi ero accorto dell’errore , solo non avevo voglia di correggerlo!
    Pensavo capissi lo stesso-:)

    Ah per te non staranno assieme..beh , peccato !
    Comunque sì dai son contento di aver fatto goal con HER ...ahaha.
    Per il resto dalle tue risposte un po’ ci ho capito di più anche se aspetterò ancora un po’ a leggere la tua recensione.
    Voleva fare l’astronauta..(?) ma sai che non ricordo mica.
    Vabbè mi ero ripromesso di vederlo un altra volta , adesso me tocca per forza ahaha!!!
    Ma t’avevo avvertito che c’avevo capito veramente quasi niente!
    Però anche se non capivo continuavo a vederlo per capire ...per avere delle risposte.
    Un po’ complicato ..vabbè m’ha preso lo stesso!
    Ma sai che aldilà del lieto fine tra loro ci sta pure la mia interpretazione...te lo vedi come un salto impossibile, verso un nuovo inizio ( come ho scritto io).
    Okay la scena della neve e di lui che si lascia “ andare” è troppo bella!

    Poi non l’avevo scritto sopra ma le scene “ quasi horror” della mano sono veramente toste: quando ammazza il piccione ( porello) e quando viene attaccata dai topi in stazione...mi han fatto venire qualche brividello !
    E poi ...son ignorante ma prima di scrivere Igloo l’ho cercato su google e mi ha detto di scrivere “ iglu’”.
    Penso sia la prima volta che lo scrivo in vita mia 😜.

    Sì grazie..era ieri!
    Io invece il tuo quest’anno l’ho saltato ..mi spiace .
    Auguri in ritardo .
    Buon Natale


    RispondiElimina
    Risposte
    1. il problema è che quella frase veniva di un senso compiuto perfetto "la scena dell'incidente è quella dove perde la mano", perfetta

      sì sì, il finale infatti lo vediamo allo stesso modo ma sono sicuro che tra loro non ci sarà niente, l'ultima scena secondo me lo spiega bene. Lei non è nemmeno disperata della sua eventuale morte, poi fa un sorrisino perchè sa che ce l'ha fatta

      ma lui è andato oltre

      dio bono, dell'astronauta ne parla da piccolo e poi ci sono addirittura 3 scene dove viene mostrato

      le scene d'azione son bellissime e tese, vero

      mai sentito "iglu"..., controllo

      auguri anche a te :)

      Elimina
  9. Finalmente trovo su questo blog una recensione di un film interessante.. Non un capolavoro ma bello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. pò esse che tra 1500 film 2/3 ne trovi interessanti, ma non di più

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao