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15.2.21

Recensione: "The Stepfather - Il Patrigno" - Boarding House - 16 - di Giorgio Neri

 

A FINE RECENSIONE C'E' IL LINK DEL FILM

Io non so quanti di voi conoscono l'incredibile vicenda che mi portò a diventare amico, seppur solo virtuale, di Giorgio Neri.
Per chi volesse leggere quello che successe e magari farsi anche due risate vi metto il link:

LINK

Sta di fatto che dopo quell'assurdo avvenimento Giorgio cominciò a curare una rubrica qua dentro e, ridendo e scherzando, con il 16imo appuntamento di oggi posso dire che è al momento, in quasi 12 anni,  la rubrica esterna più longeva di tutte.
La cosa buffa è che sta recensione Giorgio me l'ha mandata 6 mesi fa ma la pubblico solo adesso (sei mesi fa ero in un momento che non mi sarei accorto manco del famoso elefante nella stanza).
Tutto questo però fa pendant con la storia con la quale ci siamo conosciuti, il nostro rapporto evidentemente si basa su tempistiche lunghe ;)
Per il resto lo dico da sempre, per questo tipo di cinema sconosciuto, sporco, cattivo, politicamente scorretto, cult e a volte perverso, Giorgio è forse un luminare in Italia.
E leggerlo, anche quando magari i film di cui parla non si possono vedere, è sempre un piacere.
Vi lascio a lui

1987

Regia: Joseph Ruben

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto,
e ciò che è in alto è come ciò che è in basso,
per compiere i miracoli della Cosa-Una.
(Ermete Trismegisto)

The Stepfather - Il Patrigno uscì nel 1987, nel pieno boom di quei film che
mescolavano l’horror al thriller, immergendo l’amalgama in una quantità di
sangue non indifferente. I serial-killer erano i personaggi più gettonati perché
personalità complesse e sfaccettate che potevano essere analizzate infinite e
infinite volte, tante sono le psicopatologie che li caratterizzano e che possono
dare adito a sceneggiature stratificate da significati metaforici complessi, alle
volte espliciti altre volte impliciti. Il sesso, il rapporto burrascoso o
anaffettivo con i genitori, il bullismo e centinaia e centinaia di altri motivi
legati alla psiche umana - cristallo fragilissimo - sono le cause di atti
criminali, dai più efferati a quelli che non si estinguono nel sangue ma in una
forma di tortura ben più subdola e cattiva come il ricatto o l’astio reiterato quanto un dispetto infantile.
Così nel 1987 entra in scena il patrigno.
Jerry Blake è interpretato da Terry O’Quinn - attore che, tanto quanto un
pater familias, si carica sulle spalle tutto il peso del film con una straordinaria
interpretazione - e il film è stato oggetto di due sequel: Stepfather II di Jeff
Burr (1989) e il film televisivo In Casa Con Il Nemico di Guy Magar (1992);
ha avuto un remake nel 2009 dal titolo Il Segreto di David - The Stepfather di
Nelson McCormick. In piena regola con la serialità che impazzava in quegli
anni - da Halloween a Venerdì 13 - anche il patrigno diventa un’icona, minore
rispetto agli dei di sangue del botteghino ma pur sempre un’icona.
E tale icona si trova a proprio agio nella casa di una normale famiglia: la
“Casa Dolce Casa” del sogno americano. A tal proposito, la genialità della
sceneggiatura di Donald E. Westlake, noto scrittore di romanzi gialli, è quella
di aver mosso le azioni dei personaggi all’interno di ogni locale; così il film
si può suddividere nelle stanze della casa e con un movimento che va dal
basso verso l’alto e viceversa, in una decostruzione della tranquillità degli
ambienti che trova in Joseph Ruben un perfetto regista della messa in scena,
senza tanti fronzoli, decisa, mai compiaciuta, anzi fredda e distaccata.
E perciò ancora più crudele




Joseph Ruben era al secondo film dopo Dreamscape - Fuga Dall’Incubo del
1984; però soltanto dopo The Stepfather - Il Patrigno avrebbe trovato la sua
strada e proseguito nella critica alla società americana con molto più cinismo,
e sfornando uno dei cult più chiacchierati e discussi del 1993: L’Innocenza
Del Diavolo, interpretato dai giovanissimi Elijah Wood e Macaulay Culkin e
che ancora oggi stupisce per il cattivo, crudele e assolutamente imprevedibile
finale, mettendo una pietra tombale sopra il perfetto nucleo familiare
strombazzato dal glorioso sogno americano. Non a caso, Terry O’Quinn dirà
alla festa con i suoi vicini: “Io vendo il grande sogno americano!”; non a caso
egli è un venditore di case - vuole dare una casa alla famiglia perfetta; sempre
non a caso, quando ormai tutto starà per andare a rotoli e dovrà mettere fine
alla sua esperienza con la famiglia in cui si è installato, egli troverà un nuovo
lavoro nel campo delle polizze assicurative, specificando che è interessato al
ramo famiglia - “il più duro perché bisogna ricordare alla gente che dovrà
morire” come dice il direttore dell’agenzia.

La casa degli uccellini costruita da Jerry Blake nella cantina (replica della
casa in cui si è installato), le case da vendere, le case del quartiere, la stessa
casa dei Blake, primo e secondo piano, ingresso elegante, luminosa, con il
giardino davanti, il garage, la cucina, la sala da pranzo, il bagno, le camere da
letto e la soffitta. Tutto grande e tutto spazioso, quindi tutto accogliente, dove mettersi a proprio agio e vivere con moglie, figlia e un cane e un lavoro
apprezzato dalla società, un classico hobby da padre tuttofare/risolviproblemi-
casalinghi (il bricolage) e tanto amore da offrire, così tanto da
trasformarsi in controllo, caro Jerry Blake: se la tua figliastra va male a
scuola, ci penserai tu a farla riammettere - se vuole andare al collegio e uscire
da quella casa, ci penserai tu a convincerla a non farlo; il controllo diventa
paura, quando un giornale tira fuori la vecchia notizia di una famiglia
massacrata un anno prima; e poi astio, se la tua figliastra decide di farsi
mandare la foto dal giornale perché ti ha visto sbraitare e sclerare nella
cantina subito dopo, il tuo luogo ameno dove coltivare il sano e maschio
lavoro del bricolage, con i tuoi attrezzi in perfetto ordine e la mola e il legno
per costruire la casetta degli uccelli, mentre stavi urlando che “bisogna
mettere le cose nel loro ordine!” perché hai paura di essere ricercato e
scoperto e incarcerato e perdere tutto; e poi paranoia, quando massacri di
botte lo psicologo della tua figliastra, credendolo un uomo che sta indagando
su di te, e proprio dentro una casa in vendita, una casa perfetta per una
famiglia, perché la famiglia perfetta è l’obiettivo del duro lavoro di un
maschio bianco americano; e poi ecco la consapevolezza, quando becchi la
tua figliastra a pomiciare con un suo compagno di scuola e lei ti offende come
un “uomo sessualmente represso” e sua madre la schiaffeggia, per poi
pentirsene e convincersi che tutti i progressi fatti per avvicinare il patrigno e
la ragazza sono ormai sfumati; e poi c’è l’ira, quando ormai tutto sta andando
per il verso sbagliato e allora bisogna piantare in qualche altro campo il
proprio seme, si lascia il lavoro all’agenzia immobiliare senza dir nulla, si
prende il traghetto per raggiungere un’altra città, cambiandosi i connotati -
togliersi le lenti a contatto e anche la parrucca, mostrando la vera calvizie;
indossare baffetti finti e grandi occhiali da impiegato - e subito prendi una
casa in affitto, conosci la vicina, che è vedova e tu lo sai e le sorridi come
l’uomo più innocente del mondo, è arrivato il momento Jerry Blake? È ora di
mettere fine alla vecchia famiglia che non rispetta propriamente i tuoi ideali di unione e di rispetto e di ordine; il tempo con loro e per loro è scaduto.
La tensione non cala mai nel film grazie a questa progressiva e ben
congegnata caduta del protagonista nella più cupa crisi da sindrome
dell’abbandono. In fin dei conti, è tale sindrome a muovere uno strano serial killer dall’aria pulita e dai modi gentili.


Nell’età adulta la psicopatologia dell’abbandono si verifica, ad esempio, a
fronte della scomparsa di persone amate; una condizione che, in alcuni casi,
può portare a vissuti depressivi come alla non rassegnazione della fine del
rapporto, con il desiderio, più o meno celato, di voler cercare ancora un
contatto con il defunto - questa è la spiegazione enciclopedica. Ma Jerry
Blake i defunti li lascia alle proprie spalle, con calma e serenità, senza strafare - un fantasma del buon senso civile. Così nessuno conosce il vero nome di questo assassino e la polizia non sa dove indagare perché è un uomo ben integrato nella società. È questa la caratteristica particolare di questo nuovo serial-killer. Soltanto un ragazzo, la cui sorella è stata uccisa dallo stesso uomo (insieme al figlioletto, nella sequenza di apertura), si metterà sulle tracce dell’assassino, intuendo il suo metodo e deciso a farsi giustizia da sé.
Ma morirà, ucciso da Jerry Blake nella casa che ora sta trasformando in un
mattatoio. Una casa che assomiglia tanto a quella che aveva lasciato un anno
prima per un particolare importante: c’è la stessa cantina con gli attrezzi e la
fotografia della famiglia. - un rituale a cui non può fare a meno. Ogni uomo
costruisce la casa a propria immagine e somiglianza ma, soprattutto, a
immagine e somiglianza del suo desiderio di creazione e di controllo. Una
coazione a ripetere per inseguire il sogno nello stesso identico modo, sebbene
Jerry Blake cambi nome e fisionomia. E gli altri devono essere controllabili e
uguali a come lui ha immaginato che sia una famiglia perfetta: la figlia è una
figlia e la moglie è una moglie, il marito lavora, risolve i problemi nella
maniera che egli desidera, non ci sono altre opinioni. E quando qualcosa non
è come dovrebbe essere l’atto omicida si insinua e non lascia più spazio a
risoluzioni diplomatiche. La psiche di Jerry Blake non si contraddistingue per
una reazione selvaggia, incontrollabile e autolesionista tale e quale a quella di
un maniaco sessuale o di un misantropo, ma è la raffinata e lucida
consapevolezza che il sogno americano può essere realizzato ed è cosa giusta
e buona, e che sono gli altri a non capire nulla e a non avere nessun rispetto
per l’unico vero fondamento dell’Umanità: la famiglia. Lui può cambiare e
adattarsi, ma gli altri devono fare ciò che lui dice, essere ciò che lui definisce
buono e giusto, perché lui sa cosa bisogna fare per avere un’America
migliore. I suoi atti omicidi sono indirizzati a persone specifiche e non prese a
caso (come molti serial-killer del cinema), con cui ha avuto un contatto e che
lo hanno deluso; Jerry Blake non è un baubau o un essere malefico o un’icona
che rappresenti visivamente il “mostro”, è peggio: è un uomo con la
consapevolezza di essere un buon americano.
Quando una coltellata, nel finale, lo trafigge al cuore, potrà soltanto dire: “Io
vi amo” - ed è vero. Certamente è una battuta ironica, dopo che ha tentato in
tutti i modi di uccidere madre e figlia, ma Jerry Blake ama davvero quella
famiglia, non può non farlo se vuole costruire il grande sogno americano;
cerca persino un lavoro per dare sicurezza alla donna e lo svolge
egregiamente e con criterio (nel film ha venduto le case a tutti i vicini); sta
creando un paese migliore, donandosi all'assoluto momento.
Il momento - l’hic et nunc.
È proprio qui che si rivela l’auto-inganno, sottilissimo e impercettibile:
quando Jerry Blake afferma che il passato non conta ma solo il momento,
prima di avere un rapporto sessuale con la moglie, si comprende appieno
quanto il sogno americano che sta costruendo non ha, per lui, un futuro
duraturo e quanto grande sia la sua incapacità di risoluzione dei problemi
nella maniera più intelligente e diplomatica possibile.
In breve, è consapevole che gestire una famiglia vada incontro a rotture,
disaccordi, cattiverie, litigi e soprattutto di come l’unico metodo utile per
risolvere tutte queste beghe inutili sia il controllo. Ma il controllo non può durare troppo a lungo.
Una figlia cresce, non credi Jerry Blake? E prima o poi andrà via.
Cosa resta da fare per mantenere eterno quel momento? L’omicidio: fare
piazza pulita dei miscredenti che non comprendono il sogno americano e che
non vogliono edificarlo ma, soprattutto, abbandonare lui, il pater familias, che
è perfetto soltanto se ha una figlia, una moglie, un cane e una casa. È questa la vita: un eterno presente, dove il futuro non deve affacciarsi e dove il passato non deve essere rivelato mai, pena: la fine di tutto.
Il personaggio di Jerry Blake, infatti, non rivelerà mai qualcosa del suo
passato - l’unico sprazzo di un reale ma vago passato è nella sequenza
dell’omicidio dello psicologo quando questi afferma che Jerry Blake deve
aver avuto un’educazione rigida e lui risponde di sì. È la Casa - la “Casa
Dolce Casa” - che parla per lui.

Planimetria di una mente che è una Casa
che è un andare verso l’alto e un andare verso il basso.

Zone interne
Nella sequenza di apertura, il fantomatico Henry Morrison (il futuro Jerry
Blake) è nel bagno, si fa una doccia, si taglia la barba, si mette lenti a
contatto, camicia, giacca, cravatta e un’altra identità da offrire. Scende le
scale e la m.d.p lo segue senza stacchi, inquadrando quadri scomposti,
l’impronta di una mano insanguinata, chiazze di sangue e quando giunge nel
salone, una donna fatta a pezzi e un bambino piccolo, morto.
(Dal piano superiore al piano inferiore, con il sorriso compiaciuto tra i denti).
Un anno dopo: una nuova casa.


Cantina.
Nella cantina si svolge la sequenza dello sfogo di Jerry Blake, dopo aver letto
sul giornale un articolo sul massacro da lui compiuto un anno prima. La
figliastra lo ascolta, involontariamente, e ha il sospetto che il calmo Jerry
Blake non sia poi così calmo e forse possa essere implicato nel massacro della
famiglia suddetta.

Sala da pranzo. 
Nella sala da pranzo si prega per il giorno del Ringraziamento.
/
Nella sala da pranzo Jerry Blake è deciso ad uccidere la ragazza e la moglie.

Camera da letto.
Jerry Blake fa sesso con la moglie, facendole capire che il suo passato non ha
nessuna importanza e che ciò che conta è il qui e l’adesso.

Cucina.
In cucina, Jerry Blake colpisce la moglie con la cornetta del telefono e la butta
giù in cantina, per ammazzarla in un secondo momento.
(L'azione di Jerry Blake è compiuta dall’alto verso il basso - quella della
moglie, se vuole vivere, deve essere dal basso verso l'alto).

Bagno.
La ragazza si sta facendo una doccia e viene imprigionata nel bagno del piano
superiore.

Soffitta.
La ragazza fugge in soffitta. Jerry Blake la insegue; il pavimento crolla e lui
cade sul corridoio del primo piano, semi-svenuto.
(Dall’alto verso il basso: inizia la caduta inesorabile del protagonista, nella
stessa identica direzione in cui vorrebbe dirigere e annichilire le sue vittime).

Atrio.
Jerry Blake, colpito a morte, muore in fondo alla scalinata, nell’atrio dove si
trova anche il cadavere del ragazzo che ha tentato di smascherarlo.
(La sequenza finale si svolge dal basso verso l’alto - la solida volontà del
protagonista di risalire e uccidere - e poi dall’alto verso il basso: la fine del
sogno americano).

Zone esterne

Garage.
Qui Jerry Blake comunica la morte dello psicologo alla ragazza. Si
abbracciano.

Giardino.
Qui Jerry Blake regala un cucciolo alla ragazza, per renderla felice; prende la
busta che il giornale ha spedito alla ragazza (insospettita dalla vicenda della
famiglia massacrata un anno prima) e sostituisce la sua foto con un’altra che
non lo faccia identificare; pianta la casetta per gli uccellini che ha costruito in
cantina e che suggella il rapporto amichevole tra la ragazza e lui medesimo,
con l’accordo di seppellire l’ascia di guerra.

/
Ultima inquadratura del film: la casetta degli uccelli è abbattuta, a
simboleggiare la fine di qualsiasi elemento che possa loro ricordare l’atroce
vicenda.

Nel film, tutto cade verso il basso e muore.
La Cosa-Una, di cui parlava Trismegisto, non potrà mai più essere realizzata.




2 commenti:

  1. Che film adorabile, un pezzo di cuore tra i thriller anni '80.
    Comunque Terry O' Quinn, che ho imparato ad amare per Lost, all'epoca era una faccia perfetta per il genere, visto anche l'interessantissimo Pin (Chi c'è in fondo a quella scala?) che lo vede presente nel cast.

    RispondiElimina
  2. Grazie per il commento. Hai ragione su Terry O' Quinn, ha faccia giusta come, nello stesso genere, Michael Ironside. E queste sono le facce che ospitiamo volentieri nella nostra Boarding House.

    RispondiElimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao