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18.5.21

Recensione: "Corpus Christi"

 

Dopo 8 mesi (da Vitalina Varela) possiamo tornare finalmente al cinema.
Farlo di domenica mattina poi è stato ancora più bello.
Ed ancora più bello è se lo fai con un film così.
La storia di Daniel, un giovane che, appena uscito da un riformatorio, finge di essere un sacerdote nel paese nel quale viene chiamato a lavorare (fare il prete era sempre stato il suo sogno).
Viene creduto e di lì a poco sostituirà il sacerdote della comunità.
Un film bellissimo con un giovane interprete eccezionale.
Un'opera di grandissima umanità in cui "il peggiore dei preti" diventerà probabilmente il migliore di tutti.
Un film che racconta del più bello e alto dei sentimenti umani, il perdono.
"Perdonare è amare"

Impossibile non scrivere prima due parole su Battiato.
Io sono una capra musicale (anche sul cinema non è che sappia molto, amo analizzare i film ma non sono certo un esperto).
Ma musica molto molto peggio.
Conoscerò veramente bene giusto 10 artisti (tutti italiani + i Sigur Ros) e avrò in memoria tipo 500 brani contro le migliaia e migliaia degli appassionati.
Però, ecco, Battiato è da sempre stato uno dei miei 4-5 cantautori preferiti (e anche di lui non conoscerò più di 25 brani, per darvi un'idea).
Solo per farvi capire in questi giorni in macchina avevo lui.
Lo chiamano Maestro, ci chiamano in realtà un pò tutti, ma se uno ne esisteva era davvero lui.
Non scrivo niente di più, solo che alla notizia due lacrime mi sono scese e sono andato subito in macchina a farmi un giro con lui.
Voglio ricordarlo con le parole di un suo brano poco conosciuto, "E' stato molto bello".

"Non domandarmi dove porta la strada
seguila e cammina soltanto"

è un passo che ogni volta che lo sentivo pensavo che sarebbe diventato il "mio" passo riferito alla morte di Battiato. Una strada che non si sa dove porti, ma dobbiamo percorrerla.

E' stato bellissimo tornare al cinema.
E' stato bellissimo poi farlo in compagnia alla domenica mattina, credo non ci sia orario più bello (esci e pranzi in centro, il massimo).
E' davvero buffo che abbiamo visto un film che si chiama Corpus Christi alle 11 di mattina della domenica.
Ci mancava di vederlo ad Ostia e il quadro era completo...
Tutto diventa ancora più bello se poi, e questo è successo, il film che vedi è bellissimo.


Film polacco che ci era gravitato nel guardaroba nel periodo in cui ho poi deciso la chiusura. Ho resistito a vederlo fino ad adesso ed ecco che riesco a beccarlo in sala.
E' la storia di Daniel, un giovane ragazzo finito in riformatorio per un non meglio precisato reato (una scena suggerisce lo stupro).
Daniel è fervente cattolico tanto che il suo sogno è poter diventare sacerdote. La sua fedina penale, però, non glielo permette.
Un giorno, finita la sua pena, viene mandato a lavorare in un villaggio lontano. Lì, quasi per caso, dice di essere un sacerdote. Viene creduto. Di lì a poco inizierà a sostituire il prete della comunità.

Ci troviamo davanti ad un'opera dalla sceneggiatura tanto esile quanto perfetta.
Ogni personaggio è assolutamente strutturato (Daniel, il suo mentore prete, il sindaco, la giovane ragazza, la madre di lei, i paesani), le due storie parallele (l'inganno di Daniel e la vicenda dell'incidente stradale) incastrate perfettamente, il climax magistrale e, in generale, un grande senso di "verità" (penso ad esempio alla bellissima scena del funerale fatto contro tutti del "conducente", quando dal gruppo dei genitori "vedovi" di figlio alla fine se ne stacca solo una, altri film li avrebbero fatti andare tutti).
Gli attori sono uno più bravo dell'altro (credo che la scuola attoriale dell'Est abbia sempre qualcosa di superiore, anche somaticamente) con lui, il giovane protagonista Bartosz Bielenia, davvero impressionante. Il suo personaggio è magnifico, specialmente in questo suo incredibile equilibrio tra l'essere un normale peccatore (droga, alcool, sesso, un reato in passato) ma darci anche assolutamente la sensazione che quel percorso che si è creato da sacerdote sia non solo quello che lui vuole ma quello per cui è veramente destinato ad esistere.
Più vediamo quel ragazzo sembrarci un "non-prete" più al tempo stesso ci arriva come il prete migliore possibile.
Uno che mette l'umanità, anche nelle sue fragilità e nei suoi errori, davanti a tutto, uno che se ne frega delle formule e dei riti, uno che usa metodi poco ortodossi (vedi le urla davanti alle foto dei ragazzi morti) ma con la convinzione reale di quello che sta facendo, uno che ha intelligenza, che ha intuito (vedi come capisce delle sigarette e delle violenze al figlio nel primo confessionale, e quel suo dire al posto delle preghiere "vai in bicicletta con lui" è simbolo di tutto quello che sto dicendo), uno che sembra destinato ad essere una guida tra gli uomini proprio perchè uomo tra gli uomini, non un'autorità religiosa.
Ovviamente la sua figura non può non rimandare al Cristo, a quella enorme figura che poi, quasi sempre, viene seppellita nei dogmi e nei riti della Chiesa.
No, Daniel è un piccolo cristo, un uomo capace di abbracciare l'altro, di non punirlo per gli errori commessi, un uomo capace di capire, di sacrificarsi, di rischiare sulla propria pelle, un uomo, soprattutto, capace di perdonare.
"Perdonare è amare" dirà ad un certo punto. Magnifico.
E proprio il perdono diventerà il motore di tutta la seconda parte del film, con quella figura "fantasma" ma struggente dell'autista morto e della sua vedova, due reietti odiati dal paese per, dicono loro, aver causato la morte di 6 giovani vite.
Daniel (che nel frattempo ha preso il nome del suo mentore, padre Tomasz) lotterà contro tutto e tutti per celebrare il funerale di un uomo "appestato" e per permettere che la sua vedova venga perdonata da tutti.
Lotterà contro il paese, contro le vittime, contro l'insopportabile sindaco (ma che bello il discorso di Daniel all'inaugurazione della nuova ala della falegnameria, con tutta quella gente inginocchiata nel fango, altra metafora di come tutti dovremmo considerarci uguali agli occhi del signore).
E, in qualche modo, riuscirà in questa sua missione impossibile, in questo tsunami di umanità arrivato in un paese scopertosi disumano.
Fa da suo contraltare l'assistente del precedente sacerdote, mamma della ragazza amante di Daniel e, anch'essa, vedova di un figlio in quell'incidente.
Una donna sì sofferente ma anche incapace di uscire da certi dogmi religiosi e morali che la imprigionano in un ruolo per cui tutto quello che fa il ragazzo le sembra un sopruso verso la chiesa e l'etica. Non un mostro, certo, ma una donna ormai incatenata a delle convinzioni e convenzioni impossibili da sradicare.
E che bello invece il personaggio di sua figlia, probabilmente la persona più "illuminata" del paese (forse anche per via del sentimento che prova per Daniel) e anche quella più pronta a capire e far capire.
Lei sa anche una verità che gli altri non sanno (l'ubriachezza del gruppo dei ragazzi) anche se, con un metodo alla Fahradi, alla fine avremo il dubbio che forse la colpa fu veramente di quell'uomo, un uomo distrutto dalla fine del rapporto con la moglie.
Ci sono scene bellissime come quella della prima messa celebrata da Daniel, come quella del sesso con Marta, così al tempo stesso "assurdo" per la figura che sta rappresentando Daniel ma anche così bello e naturale, come quella di quando lei canta alla festa di paese, come la riconsegna delle lettere d'odio, come il sopracitato funerale o quell'ultima messa in cui Daniel diventa veramente un cristo, nudo, senza più abiti religiosi, uomo tra gli uomini, e può uscirsene via.


E arriveremo così ad un finale in cui tutti i pezzi si ricomporranno.
Marta se ne andrà da quel paese che disprezza e che le ha portato via il suo amore.
La vedova, come ne Il Sospetto, troverà il coraggio di tornare a messa in mezzo agli altri parrocchiani.
Daniel, scoperto, dovrà ritornare in riformatorio dove qualcuno lo sta aspettando per ucciderlo.
Un finale veloce, inaspettato, tronco, ma di grandissimo impatto.
Con un'ultima sequenza che, ce lo aspettavamo, ci mostra il ragazzo come immagine in terra del calvario cristiano.
Un film con tanto dolore e con protagonista un ragazzo che ha fatto capire quanto il vero insegnamento religioso dovrebbe essere quello dell'amore e del perdono.
Un ragazzo che ha fatto capire che, se si vuole, c'è una cura per tutto


17 commenti:

  1. Io ebbi la fortuna di vedere "Il ritorno del Re" alle 11 del mattino all'Arcadia di Melzo, il più bel cinema italiano: hai ragione, un'esperienza fantastica! Questo "Corpus Christi" secondo me è un po' sopravvalutato (la storia non è proprio originalissima) ma è comunque molto carino.
    Ad ogni modo i "matinèe" sono proprio belli: in Francia li fanno da sempre, speriamo che ora la moda prenda piede anche da noi...

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    1. no, ti giuro, sono fantastici

      ogni film che il postmodernissimo avrà anche sabato o domenica mattina vado quello (ad esempio esce dopodomani another round, speriamo vada in matinee)

      pensa che anche il gestore del post, Ivan, mi ha detto di corpus christi

      "T'è piaciuto Giusè?"
      "Tantissimo"
      "Insomma, a me non tanto..."

      e mi ha invece consigliato quel folle film di Radu Jude, credo andremo

      dice i primi 5-10 minuti son porno puro, anche anale esplicito, aiuto

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  2. (Adesso leggo)

    Bellissimo, ricordo ancora quando lo vidi a Venezia, mi folgorò. Ebbe la sfiga di doversela vedere con un certo Parasite agli Oscar per il miglior film straniero, ma meritava decisamente più attenzione.
    I personaggi di questo film poi sono magnifici, specie il protagonista. Da non credente mi sono commosso per questa rappresentazione del "vero cristiano", che ricade continuamente nel peccato, quasi come se per essere "vera" la fede debba essere anche terrena.
    Lo metterei sicuramente tra i miei film preferiti sulla religione, assieme a Ida, Oltre le colline, Fratello dove sei?, il Principe d'Egitto Dreamworks e Il Gobbo di Notre Dame Disney.

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    1. stasera se me ricordo vado a vedere se e chi ne avevate parlato nei resoconti veneziani :)

      ho visto solo Oltre le colline di quella lista, ahah (che vergogna...)

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    2. Se era stato visto e recensito a Venezia 2019 di certo non sono stato io, quell'anno ho coperto solo i corti della Virtual Reality ;) Forse Filippo o Riccardo...

      Ida non so se ti piacerebbe, è dello stesso regista (polacco pure lui) di Cold War... io li adoro entrambi ;) Fratello dove sei? in realtà parla di mille cose come ogni film dei Coen, ma ci sono certe strizzate d'occhio al trascendente veramente geniali, come solo loro sanno fare. Gli ultimi va beh, due cult assoluti d'animazione della mia infanzia, sono sorprendentemente maturi ancora oggi.

      Ps chiamami pazzo ma secondo me Oltre le colline è il miglior film di Mungiu...

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    3. sì sì, qualcuno ne aveva parlato...

      guarda, Cold War tipo lo odiai, quindi un pò i piedi di piombo con quel Pawlikoski (o come cavolo se chiama) ce l'ho...

      quello dei Coen, come tutti i Coen, lo vedrei volentieri :)

      no no, 3 film di Mungiu qualsiasi scegli ti capisco

      io resto con 4 mesi 3 settimane 2 giorni :)

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    4. Non sei il solo a non aver apprezzato Cold War :,) personalmente lo metterei tranquillamente tra i migliori film del decennio passato ;)

      Allora preparati per un bel George Clooney piacione, personaggi assurdi e musica bellissima :)

      Copio e incollo, Mungiu ne ha fatti 3 uno meglio dell'altro... Oltre le colline è solo il più vicino alla mia sensibilità, e l'ho anche visto nel periodo giusto, con un certo smarrimento :)

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  3. Bravo Giusè!

    La Cura si Franco Battiato per connubio musica-parole è a parer mio il più bel pezzo di musica leggera italiana di sempre e rendergli onore oggi da parte Tua è stato bellissimo!

    Per quanto riguarda il film non l'ho visto ma ora me lo guarderò di sicuro :)

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    1. grazie amico :)

      sì, la cura è qualcosa di incredibile...

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  4. No, non ha stuprato - era con gli amici e ha fatto lo "sborone" finendo con l'ammazzare uno. Lo dice il suo compagno di riformatorio quando lo riconosce e fingendo una confessione gli ricorda l'accaduto svelando così d'averlo riconosciuto.
    Lui, il protagonista, è come se se lo fosse scordato il fatto, trovando nella vocazione pace e slancio per improvvisare una vita nuova, forse la migliore che abbia mai avuto.
    Penso a quando, dopo che l'ex compagno di riformatorio lo riconosce, per un momento pensa di andar via col malloppo della questua ma non lo fa; rischiando sceglie di restare, di credere a quella parte di se che forse non sapeva manco di avere, rivelatasi così inaspettatamente. E le vicende e le foto trovate dal vero prete quando arriva per portarlo via, dicono questo, raccontano di una redenzione che sa poco di divino e molto di umano o se preferite di cristiano, parlano di perdono, amore e comprensione offerti a peccatori da un peccatore; raccontano di "una cura" che sa guarire "Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai", eh cazzo una volta che ci arrivi come si fa a non tenersi aggrappati a questa rivelazione con le unghie, coi denti, colle bugie?
    Ecco perché voglio così bene a sto film e provo nei confronti del personaggio tanta tenerezza: voler bene a lui è come voler bene a se stessi, accettare le proprie fallibilità, i passi falsi, pure i peggiori; non si tratta di autoassoluzione - pagheremo, ci faranno pagare - come alla fine avviene per lui - quel che c'è da pagare, si tratta di accettarsi ed essere capaci di trovare ognuno la propria cura.
    E sul finale, quando lui si scontra col peggiore dei compagni di riformatorio, quando sta quasi per ammazzarlo e l'altro, quello che quand'era prete l'ha scoperto, lo ferma dicendogli "no, non proprio tu" (o qualcosa del genere) ecco lì emerge qualcosa di profondo, vicinissimo al mistero dell'essere umani.
    Bello. Bello. Bello.

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    1. ah, è così?

      Perchè io ricordo una scena dove dopo aver fatto sesso con una ragazza lei gli chiede perchè era dentro e lui lasciando sottintendere la cosa che avevano appena fatto le risponde "per una cosa tipo questa"

      ma magari ricordo male o ho capito male...

      "E le vicende e le foto trovate dal vero prete quando arriva per portarlo via, dicono questo, raccontano di una redenzione che sa poco di divino e molto di umano o se preferite di cristiano, parlano di perdono, amore e comprensione offerti a peccatori da un peccatore; raccontano di "una cura" che sa guarire "Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai", eh cazzo una volta che ci arrivi come si fa a non tenersi aggrappati a questa rivelazione con le unghie, coi denti, colle bugie?"

      passaggio da brividi, grazie Angela...

      "Ecco perché voglio così bene a sto film e provo nei confronti del personaggio tanta tenerezza: voler bene a lui è come voler bene a se stessi, accettare le proprie fallibilità, i passi falsi, pure i peggiori; non si tratta di autoassoluzione - pagheremo, ci faranno pagare - come alla fine avviene per lui - quel che c'è da pagare, si tratta di accettarsi ed essere capaci di trovare ognuno la propria cura."

      sì, è questo il magnifico insegnamento del film, ora non ricordo la recensione ma mi ritrovo perfettamente in queste parole

      cavolo, sta chicca che mi dici nel finale devo rivederla assolutamente!

      sì, bellissimo

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  5. Continuo a non capire il finale.l incendio per coprire il sangue?muore l altro giovane? Mi è piaciuto molto ma non lho capito

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    1. L'incendio è simulato per eludere la sorveglianza, creare caos affinché il bullo del riformatorio possa regolare i conti col pratagonista, Daniel, che non vuole sottomettersi a lui. Poi l'altro ragazzo (quello che scopre la sua identità quando Daniel si finge prete) vedendo che sta per ammazzare il bullo lo esorta a smetterla e scappare. Non sappiamo se c'è la farà né se il bullo muore.

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    2. Comunque tra i due c'era già della ruggine, si vede ad inizio film, e si vede anche una situazione simile a quella dell'incendio per consentire un altro regolamento di conti

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    3. A me sembrava che l'incendio lo appiccassero dopo, quindi ho gli stessi dubbi dell'anonimo

      E ho pensato che si desse fuoco a tutto per nascondere un omicidio (se ha ammazzato quello)

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  6. Credo che la "Chiesa" abbia molto da imparare da questa pellicola. La parola di Dio cosa è se non la capacità di trasmettere conforto, buonsenso, perdono e, soprattutto, amore. Inutile rileggere pedissequamente vangelo e parabole, se poi non si crede in quello che si dice, se non si ha la capacità di comprendere oggi cosa, chi ci sta attorno. La parabola del giovane Daniel è perfetta per il messaggio che si vuole trasmettere. Nel mezzo un "percorso" di vita illuminante, ma che nulla può con la cruda realtà dei fatti, così drammaticamente esibiti nella scena finale (che impressione quel viso angelico trasfigurato dal sangue). Il finale tronco lascia basiti, ma non è importante il dopo, come lo era poco il prima (tra l'altro tanto simili); il film si concentra su altro e il focus è forse la soluzione dell'incidente che ha "sospeso" la vita di una comunità. Anche qui però, non c'è una risposta univoca, certa. Il regista usa la figura di Daniel per dare giustizia, ma poi come ci accompagna (assieme alla comunità) da una parte, subito ci insinua nuovamente il dubbio. Gran bel film, capace di far riflettere ben oltre a quello che vediamo. Eccellente il protagonista, ma buone tutte le interpretazioni.

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    1. La tua prima frase è, credo, la cosa più importante e il vero insegnamento del film

      Il cristianesimo non è dogmi ma dare amore e perdono agli uomini, essere uomini tra gli uomini, come il nostro protagonista

      molto giusta la tua riflessione su quando questo film ci privi sia del prima e del dopo ma, non solo lo rende più affascinante ma, come dici, non ci importa, le cose importanti che dovevamo capire sono tutte nel mezzo

      gran film, che hai benissimo descritto

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao