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19.11.21

Recensione: "Freaks Out"

 

Freaks Out è il film che aspettavamo da decenni, quello che "tanto in Italia non lo faranno mai".
E invece l'hanno fatto.
E l'hanno fatto troppo bene.
E allora la critica di un intero ventennio si è trasformata, adesso il problema è che Freaks Out è veramente uscito, a che ce attaccamo ora?
Ah, sì, ha avuto troppo successo di critica.
Non ci sta mai bene niente, questo è un mondo dove l'unica cosa che si fa è criticare, prendere in giro, sentirsi migliori degli altri, invidiare il successo altrui, dileggiare le passioni degli altri, specie quando vengono espresse senza freni (sta cosa è deprimente, solo internet poteva portare a questa cattiveria).
Chi si diverte ad irridere un prodotto grandioso e coraggioso come questo non è credibile.
Meno credibile di questo tipo di persone c'è solo un altro tipo di persone probabilmente.
Quelle che considerano Freaks Out un film perfetto, un mezzo capolavoro nel suo genere.
Come me.
Quindi leggete solo se anche voi volete essere non credibili come me.
Ma meglio essere non credibili amando le cose che odiandole.
Sarebbe un mondo migliore


Anni e anni a sperare che in Italia si riuscisse a fare un film così.
Son 18 anni che so su sto mondo del cinema online. Ricordo tutto e tutti. Ricordo quanto un progetto del genere fatto da noi ci sembrasse una cosa impossibile.
E quanto ci speravamo però.
Poi è successo, quella cosa impossibile è successa.
E il fatto che sia successa è il suo unico grande torto.
Perchè da noi si critica quello che non riusciamo a fare.
Se poi però lo facciamo, e lo facciamo anche meglio di qualsiasi speranza possibile, e lo facciamo anche meglio di come lo fanno gli altri, allora si cambia bersaglio, quello che tutti auspicavamo diventa quello a cui ora bisogna gettar merda sopra.
Perchè ne parlano bene tutti, perchè ha fatto successo, perchè ovunque, dove ti giri, c'è Freaks Out.
E allora chi l'altro ieri moriva dalla voglia di avere un Freaks Out ora rode dall'invidia che alla fine l'han fatto davvero.
E l'han fatto troppo bene.
L'effetto Maneskin lo chiameremo, quello per cui speriamo di avere qualcosa di italiano che funzioni nel mondo e che tutti amano (come loro nella musica) poi quando questo accade non sopportiamo la cosa, ci mangiamo il fegato, odiamo quel successo, odiamo che tutto ciò sia avvenuto.

Poi oh, è sbagliato anche il contrario eh, è sbagliato anche chi, come me, grida al capolavoro, chi non nasconde di avere provato emozioni indescrivibili in sala, chi pensa che sto film sia praticamente perfetto.
Perchè sì, io penso sia perfetto.
Sia perfetto per quello che doveva essere, non perfetto tout court.
E rido ad alcune critiche.
Ma non badate a quello che scriverò, perchè quello che scriverò è un'esaltazione senza mezze misure di un film.
Ma, per favore, magari criticatelo, magari elogiatelo con la giusta misura. 
Fate tutto quello che volete ma no, offendere e non rispettare un prodotto del genere, quello che noi tutti sognavamo, è un atto indegno, non onesto, cattivo, arrogante.

Freaks Out, lo ripeto, è un film per me perfetto.
Per quello che è, un film di genere.
E' perfetto nella parte visiva, meravigliosa (e non parlo solo di effetti ma anche di fotografia).
E' perfetto nelle emozioni che dà.
E' perfetto nella sceneggiatura, in ogni suo aspetto, dalla caratterizzazione dei personaggi (due poi immensi), alla parte dialogica, alla trama, all'inserimento nel contesto storico.
Ho letto critiche che "mancano i fascisti"
Rido.
Ci si appiglia veramente a tutto, si voleva magari che Freaks Out fosse un revival del cinema neorealista italiano.
E' vero, c'è una scena bellissima con Matilde che corre e cade per strada, ma questo non è Roma Città Aperta.
Questo è cinema di genere che prova, con rispetto, a calarsi in un contesto storico.
E già ci sono troppe cose dentro, già la cura storica è stata anche sin troppo esagerata per situazioni e personaggi, i detrattori volevano anche i fascisti.
Ok.
Il fatto è che sto film "di supereroi" è 10 volte più curato di quelli americani, più complesso, più completo, più umano.
Ed è questo il suo problema, che l'essere così complesso porta a giudicarlo come un film non di genere.
Deve esse più accurato storicamente dei film storici, deve esse più emozionante dei drammatici, deve esse, deve esse...
No, Freaks Out non è un film a cui manca qualcosa, è un film che ha troppo dentro.
In ogni suo aspetto (di scrittura, visivo, di ricostruzione, di emozione) va oltre a quello che gli veniva richiesto. Per questo dico che è perfetto, perchè bastava molto meno, perchè per quello che è il suo ambito e il suo target bastava immensamente di meno.
Io lo trovo un miracolo.
Punto.


Ci tengo subito a dire che non vedo film Marvel o di super eroi in generale. Ma son sicuro che, per me, non c'è paragone tra Freaks Out e quel genere di cinema (ho visto un solo film di quel tipo, gli Avengers, e volevo uscire dal cinema).
Forse non è nemmeno giusto paragonare opere così diverse chè, alla fine, Freaks Out non basa la sua bellezza (e nemmeno la sua trama a ben vedere) sull'esaltazione di qualche super uomo. Anzi, i poteri dei quattro del film di Mainetti sono finti poteri, quasi inutili, più scherzi della natura (del resto quello sono, freaks, che altro). Forse sta proprio qui l'unico errore di una sceneggiatura per me grandiosa, quello di farci credere, e far credere al personaggio di Franz, che quei freaks potessero in qualche modo cambiare le sorti di una guerra.
No, non è credibile, a malapena hanno capacità per far fuori 5 nazisti in una bettola.
Vero, poi il finale, riguardo Matilde, ci mostrerà altro, ma per tutto il film ci viene raccontato come questi quattro possano esser decisivi per la guerra mondiale.
E no.
Ma, restando in questo ambito dei super poteri, è proprio qui la differenza abissale tra Freaks Out ed i suoi cugini americani.
Ovvero che quello che accade alla fine con Matilde, quel momento UNICO in cui quella magnifica ragazza libera tutti i suoi poteri, è quello che accade nei film USA ogni 5 minuti.
Ed è per questo che in Freaks Out l'unica scena di veri super poteri acquista così una valenza straordinaria, diventa metaforica, diventa il punto culminante di un intero film, diventa "umana". Quello che per gli altri è la normalità e la base di tutto (provate a togliere ai film Marvel tutte le scene di super poteri, non avremmo quasi il film) qui diventa il punto di arrivo, diventa qualcosa di importantissimo e unico, diventa l'anima di un film.

Non so dove cominciare.
Il prologo, super burtoniano, è splendido.
Magico, tenero.
Il Circo Mezza Piotta è composto da 4 esseri umani scartati dalla società ma capaci, ognuno a suo modo, di regalare piccole magie. In realtà non c'è mai pietismo in questo, i 4 sanno di essere dei reietti ma, al tempo stesso, amano farsi vedere e prendono la vita con tutto il disincanto possibile, come se la fase di accettazione di quel che sono appartenesse a un prequel di Freaks Out che mai sarà.
Questo prologo, con quei rumori fatti "live" da Israel, sarà anche il primo omaggio al cinema e a come farlo il cinema, in un film che dall'inizio alla fine odora d'atto d'amore verso tante cose.
Poi arriva la bomba e con lei i primi grandi effetti visivi del film (giustificati dal budget per una vota in Italia veramente alto).
Sì, sono passati 10 minuti e lo spettatore ha capito che sia a livello visivo, che di effetti che di materiale umano il film è credibile, il film viaggia alto, il film è, se mi consentite il termine, internazionale.


Poco dopo facciamo la conoscenza di Franz e, lo dico da subito, ci troveremo davanti uno dei villain più belli che io ricordi in questi ultimi anni in tutto il cinema di genere (che sia il genere di Freaks Out, il Thriller, l'Horror o qualsiasi altro).
Inutile dire che lui e Matilda sono l'assoluta architrave del film.
Quello che è incredibile di Franz (e questo può accadere solo quando un personaggio lo scrive uno sceneggiatore di grande sensibilità e quando viene interpretato da un attore che ce la restituisce tutta), quello che è incredibile di Franz è che più ci viene mostrato come cinico, inumano, mostruoso e abominevole nei comportamenti più, e davvero qui siamo a livelli da miracolo di scrittura, ne percepiamo la possibile - ormai perduta - umanità, il dolore, lo strazio, la disperazione.
Più ero disgustato da quello che vedevo più m'arrivava l'emozione di un uomo escluso dal mondo, privato dei suoi sogni (per quanto terribili), deriso ed umiliato.
Anche lui, a suo modo, un freak, anche se un freak che poi ha saputo diventare potente.
Ma che cerca altro, che cerca di essere ricordato come l'uomo capace di far vincere la guerra alla Germania, lui scartato dall'esercito per le sue 12 dita.
Il suo tormento, la sua angoscia, la sua rabbia non possono non rimandare (anche perchè l'ho rivisto l'altro ieri) al personaggio del Joker di Phoenix.
Con la differenza che Franz è cresciuto in un contesto dall'ideologia terribile e quindi, imbevuto da quella, ambisce ad essere un mostro (inutile ricordare, anche se la cosa magari farà sussultare qualcuno nel proprio circolo del thè, che fascisti e nazisti son diventati tali perchè figli di quel periodo e di quella ideologia, non perchè son nati in quegli anni 200 milioni di mostri. Tanti di noi, tanti di quelli che stanno leggendo queste righe, sarebbero stati fascisti e nazisti all'epoca. La cosa ci fa paura, a me poi fa una paura tremenda, ma considerarsi sempre migliori di tutti solo perchè abbiamo avuto la fortuna di nascere adesso è una favola per bimbi).
Franz - grandissima scelta di Guaglianone/Mainetti - vede il futuro.
Vedere disegnati il joypad o lo smartphone a me ha dato un piccolo brivido.
Come ha dato un grande brivido la sequenza della cover di Creep, scena che mi ha ricordato, mutatis mutandis, quella magnifica della cover di Dreams nel bel "Sound of my voice".
Franz pensa di poterlo quindi cambiare il futuro. Ma è un errore concettuale perchè se ha visto il futuro quello è il futuro.
(per fortuna, aggiungo io)
Non so se la cosa sia voluta ma appena dopo la cover di Creep vediamo un esperimento di Franz che è, in tutto e per tutto, un altro pezzo dei Radiohead, No Surprises


Inutile ricordare come Franz ricalchi i mad doctor nazisti, secondo me in modo originalissimo e convincente (lo ripeto per la quinta volta, siamo in un film di genere, che va anche oltre quello che doveva essere l'operazione).
Il suo legame con Matilda diventa qualcosa di molto profondo, non solo perchè vede in quella ragazza il suo riscatto ma anche perchè diventa simbolo di una disperata ricerca, diventa simbolo e reificazione di tutti i suoi sogni, incubi ed ossessioni, quasi un Dio per uno che ha una profonda Fede.
Del resto anche Franz, come tutti i freaks del film, è un "senza famiglia", un orfano d'amore.
Ma mentre per gli altri 5 la famiglia s'è poi formata, appunto, tra tutti senza famiglia, Franz ha come unica compagna di vita la sua ossessione.
E' un personaggio tragico come pochi, terribile, sanguinario, odioso, pazzo, ma tragico come pochi.
Il suo contraltare è Matilda.


Avete presente quando un personaggio e un'interpretazione vi entrano sottopelle?
Ecco, io con lei (ma anche con Franz).
Per me quasi ogni sequenza con Matilde (e la sua splendida interprete Aurora Giovinazzo) era una grande emozione.
Matilde è un personaggio grandioso.
E' simbolo della purezza, dell'umanità, del candore.
E proprio perchè anche il suo personaggio sarà costretto non solo a uccidere ma a diventare una "bomba atomica" (ovviamente la metafora non è casuale) capiamo quanto il mio discorso fatto sopra sia perfetto in questo film.
Qualsiasi anima, anche la più pura, fu costretta a sporcarsi, a diventare nera, anche solo per sopravvivere.
Matilde che già in passato, seppur involontariamente, aveva ucciso (struggente la scena quando lo rivela), Matilde che sa che ogni suo piccolo gesto può portare dolore e distruzione. Matilde che però poi scoprirà (nella bellissima scena con la tigre) che anche quel potere distruttivo può essere domato (verbo non casuale), e per domarlo c'è bisogno della pietà, dell'affetto, dell'amore (altra grande scena il bacio in volo con Cencio, adesso possibile perchè Matilde sa conciliare il suo fuoco esteriore con quello interiore).
Del resto che accada in quella scena è emblematico, se c'è una canzone che parla di amori impossibili e tra persone che per la società non dovrebbero provarli ecco, quella è proprio la La Donna Cannone 


Sembra quasi si ritrovarci nello splendido Thelma di Joachim Trier (a proposito, è adesso nei cinema il suo ultimo, dice sia bellissimo), due ragazze che devono controllare le proprie emozioni perchè sono emozioni capaci di portare dolore e morte.
Solo crescendo, solo maturando, solo scoprendo i sentimenti, capiranno quanto quei poteri siano controllabili.
La scena marveliana (l'unica in un film in teoria di super poteri) è straordinaria (anche se viene dopo una sparatoria lunga, troppo lunga).
E Aurora Giovinazzo infuocata non mi ha potuto non ricordare un'altra grandissima attrice in un altro grandissimo film, la Lawrence di madre!


Tra l'altro le due scene, le due esplosioni, hanno una matrice praticamente identica.
Due ragazze pure (ok, una è metafora di altro ma non parliamone) che alla fine sono costrette a tirar fuori tutto il loro potere distruttivo, per uccidere tutta la cattiveria, le vessazioni, l'inumanità e la barbarie che stanno vedendo.
E che bella poi Matilde nuda, nuda perchè ormai libera di anni di auto-repressione, nuda perchè ormai svelatasi, nuda perchè ormai non più costretta a coprirsi.
Ma nuda anche perchè per lei quella è una nuova nascita, da quella che era a quella che è adesso.
Ho scritto tanto, troppo, e adesso andare a parlare di Cencio (ho amato anche lui), Fulvio (Santamaria che recita solo con gli occhi, un un ruolo simile a quello del bellissimo Lo chiamavano Jeeg Robot, alla fine sempre la storia di un loser dalla forza immensa), di quell'altro grandissimo personaggio che è Roma (madonna santa quando Roma è fotografata e raccontata così è già mezzo film), di Tirabassi, adesso è tardi.
Mi piace anche però citare Il Gobbo dei partigiani, un attore che non conoscevo e che mi ha profondamente colpito ed emozionato, Max Mazzotta (ho letto critiche per i partigiani un pò macchiette, cristo santo, ma non si capisce che è un film di genere che, anzi, ha avuto il coraggio e la forza di essere fin troppo realistico?).
Qualcosa non l'ho amata, non ho amato il personaggio del nano (non mi è dispiaciuto ma non mi è arrivato), la sparatoria finale troppo lunga, la scena delle tre torture dei "nostri" (non solo non eccezionale ma anche poco sensata per me), il down che fugge dal rastrellamento e viene ucciso (per me una furbata).


Ma per me questo resta un film quasi perfetto per quello che doveva e voleva essere.
Ed in questo grandissimo omaggio al cinema (lo stesso finale è così chapliniano, un finale di spalle e tramonti) la scena che ricorderò per sempre è proprio quella che il cinema, più di tutte, lo omaggia.
Franz ha preso l'etere.
Nel suo incubo sente un cellulare suonare.
Lo raggiunge in una stanza.
E quella stanza diventa un vero e proprio incubo di immagini dal futuro.
Distruzione, sconfitta, disastro.
Franz è sopraffatto, impazzisce.
Una sequenza da brividi, meravigliosa, un capolavoro.
E cos'è quella scena se non il cinema?
Cos'è se non una serie di schermi che provocano emozioni con le loro immagini?
Il cinema dei Lumiere, quello dove la gente scappava quando vedeva arrivare il treno (come Franz si vede fucilato dalle immagini), il cinema nel suo più alto significato.
Quello dell'emozione, quello che ci stordisce, quello che ci meraviglia.
Può essere cinema del reale o del non reale, non importa.
Perchè reale è quello che, in entrambi i casi, succede dentro di noi.
Reale è quel brivido

9

22 commenti:

  1. A tutti quelli che criticano Mainetti mi viene da rispondere come ne Le Iene di Tarantino: «E che volevi di più? Che ti facesse un p*****o sotto il tavolo?»

    Film bellissimo. Una volta uscito dalla sala avrei potuto incontrare la persona che più detesto e l'avrei abbracciata. Sul serio.
    Ho una tale emozione al solo pensiero che non ti bacchetto neppure sui film Marvel ❤

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    1. Ahah, grande

      Ma no! se ho detto na stronzata sui Marvel bacchettami e fammi crescere

      non basano molto molto molto di più la loro forza sugli effetti visivi rispetto ai film di Maninetti?

      non è vero che la scena finale di Freaks nei Marvel è la normalità? (e quindi hanno valenza completamente diversa?)

      fammi crescere, sono qui per questo

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    2. Più che altro è un discorso molto più articolato. Sono personaggi che esistono da 50 anni, se resistono ancora è perché hanno un background molto solido di scrittura - gli X-Men introdussero il razzismo come tema, per dire, e su larga scala.

      Il problema degli attuali Marvel è che l'aspetto autoriale viene meno perché deve esserci un collante stilistico. Basta pensare agli Spider-man di Raimi, che erano pregni della poetica visiva del regista - e i primi due affrontano il tema della crescita in maniera molto matura, per essere film per ragazzi.
      Adesso... Film fatti in serie, sono serie-tv su grande schermo, e a una certa mi hanno stufato per quello. Ma ci sono eccezioni come i Guardiani della Galassia, per esempio.
      Insomma, gli aspetti sono molteplici...

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    3. aspetta, credo che mi sono espresso male

      non sto dicendo che i film Marvel npn hanno tematiche, ho solo scritto che basano molto delle loro sceneggiatura su grandi scene di grandi effetti speciali (a prescindere dalla profondità)

      in Freaks Out ho adorato che ce ne sia stata solo una, che così acquista un senso pazzesco ed è la fine di un percorso

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  2. quando non troveremo negli anni a venire un film così capiremo che cut gem è Freaks out.

    a chi è piaciuto la metà che a te sarà piaciuto moltissimo, lo so.

    (https://markx7.blogspot.com/2021/11/freaks-out-gabriele-mainetti.html)

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  3. Che bel film!
    Pensa in grande, guarda in alto senza soffrire di vertigini, convince senza rischiare di scadere, ci offre un spettacolo cinematografico a tutto tondo.
    Mainetti, a mio parere, non del tutto convincente con "Lo chiamavano Jeeg Robot", fa il passo apparentemente più lungo delle gambe, ma sa usare i "trampoli" con maestria.
    Non ricordo, recentemente, una produzione italiana così internazionale e così comunque legata alla nostra terra. Eccellente oltre ogni aspettativa, soddisfa gli occhi con una capacità di fotografare ambienti chiusi, azioni in campo aperto, guerra e intimità senza mai scadere nell'autocompiacimento.
    Se robusta è la messa in scena, altrettanto ottimi sono gli interpreti, dove si fa apprezzare il vero villain (un Franz Rogowski destinato a ruoli hollywoodiani) e l'intera corte dei miracoli a metà tra freaks circensi e New Mutants alla X-Men. Personaggi ben caratterizzati, anche se abbondanti, aiutano lo spettatore ad affezionarsi a loro. E' una gran favola, con-dita (6 per mano) da una giusta dose di violenza cruda e qualche guizzo di cattiveria grottesca. Nulla è lasciato al caso, costumi, trucchi, colonna sonora (questa imprezziosita da brani acustici al piano), scenografie e ..... effetti speciali efficaci e curati, come non capita mai in Italia. In quasi 2 ore e mezza, non c'è mai un passaggio a vuoto, il ritmo scorre e se ci si lascia andare (senza investigare sulla credibilità di quanto si vede) ci si può anche emozionare.
    Spero sia un successo al botteghino, il coraggio della produzione lo meriterebbe e Mainetti, se mantiene i piedi per terra, è destinato ad un futuro importante anche oltreoceano. Mi aspetto anche un roseo futuro per Aurora Giovinazzo (una Zendaya nostrana e molto più bassa), mentre se già ero "simpatizzante" del giovane Castellito, ora sono dell'idea che possa essere il nostro "Ryan Goslin" (incredibile come con poco sia capace di risolvere le sue scene).
    In conclusione, correte a vederlo al cinema è un film che in sala ha un potenziale davvero raro per un prodotto made in italy.

    (e adesso leggo con curiosità il tuo)

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    1. eccomi finalmente!

      io ho amato tantissimo Jeeg Robot, forse lo porterò nel cuore più di Freaks Out ma resta il fatto che sì, sto film è ancora più grande e incredibile

      è vero, eccelle ovunque e pur essendo magniloquente non è mai troppo esagerato, si vede che resta quasi un film intimo

      gli attori eccellenti e fai bene a citare lui, personaggio e attore tra quelli che mi ricorderò più di quest'anno,sicuro

      non cala mai di ritmo, anche se forse ha un paio di scene evitabili e quella finale troppo lunga

      e certo che ci si emoziona ;)

      io era la primavolta che vedevo il giovane Castellitto

      su di lei non aggiungo parole

      ho tanta paura però riguardo il possibile flop finanziario (o comunque il mancato guadagno)

      lo scopriremo tra mesi, magari con i dati all'estero

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    2. dici che il botteghino non lo premierà? non ho guardato i dati, ma sono in tanti a commentarlo (presumo che il dibattito accesso sia significativo di un discreto "successo")

      il giovane Castellito, già anche valido regista del solido "I predatori", a me piace sempre più. Con quella faccia si sta dimostrando particolarmente versatile

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    3. se ho visto bene ha incassato due milioni e mezzo ed è, credo, costato 13...

      fai te...

      ahimè

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  4. L'ho adorato. A prescindere da mancanze ed eccessi. Mi ha emozionato e l'ho vissuto fino in fondo, soprattutto: mi è cresciuto dentro. Come solo le grandi opere sanno fare. Entrano in circolo nel sangue e diventano altro. Diventano te, le fai tue, si trasformano, ti trasformano. Sottoscrivo ogni tua parola. Mille volte. Voglio solo aggiungere una cosa. Quanto ho amato Franz. Meraviglioso. Un personaggio di una complessità unica. Stupendo fino alla fine, fino al game over, e anche oltre, in quel futuro che ha conosciuto ma non consocerà mai. Perché poi è vero: non si può cambiare il futuro. Solo il passato. Vale per Franz, e per ognuno di noi. E non parlo di destino, parlo di scelte. E Franz a un certo punto compie un gesto tra i più micidiali, teneri, violenti e disperati che abbia mai visto. Si amputa quelle dita ulteriori che la natura gli ha donato. "Ora sono come voi". Che sciocco, povero, dolce illuso. Anche se lo hai già visto, non si può cambiare il corso della storia. E la storia è, prima di ogni altra cosa, prima di ogni altra "storia", il tuo corpo, la tua identità. "Questo sono io". Franz forse non ha mai pronunciato davvero questa frase (la prima parola pronunciata dall'uomo). Come invece forse hanno fatto Matilde, Cencio, Fulvio e Mario. Non lo so. Ma mi ricorderò sempre di tutti loro. Soprattutto di Franz. Del suo delirio allucinato, delle sue dita "mostruose", della sua anima tormentata, della follia del dolore. E mi ricorderò sempre di un film che mi ha fatto emozionare e che ancora non ha smesso. Volevo dire tutt'altro, ma mi è uscito questo commento. Un abbraccio Giuse :)

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    1. Ma che personaggio è Franz?? Io sono sconvolto, non avrei mai detto di poter empatizzare non solo con un nazista, ma con un nazista che ci viene comunque mostrato come... mostro

      è un personaggio complessissimo, doloroso, stupendo

      per il resto le tue parole sono, come sempre, la carezza migliore che un film si può augurare

      ahah, l'ho visto che sei partito per la tangente (Franz), io ne so qualcosa, lo faccio sempre

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  5. Ti leggerò dopo averlo visto.. ma il film che tutti aspettavano Mainetti, a mio avviso, lo aveva già fatto, con Jeeg Robot, qui non posso aspettarmi di meno.. ;)

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  6. Ciao Giuse'
    Ogni tanto torno, faccio qualche capatina ahah.
    Purtroppo commento per dirti che fai bene ad omaggiare quest'opera, perchè è ciò di cui il cinema in Italia ha bisogno, ma che mi trovo in disaccordo con tanto di quello che hai scritto, perché ho trovato pochissimo approfondimento, tanta fretta e una scrittura poco accorta, che non esprime 1/100 di quello che le premesse iniziali promettevano. Scene come quella della tigre e della rivelazione del trauma della ragazza le ho trovate arraffazzonate e ridicole. Però se è riuscito a emozionare qualcuno come ha emozionato te, allora non posso essere totalmente arrabbiato. Ti lascio una piccola stronzata che ho scritto su letterbox.

    Questo film è un'astice blu.
    È un fottuto miracolo nel panorama produttivo italiano, e va visto per supportare questo tipo di operazioni, perché il mercato capisca e si adatti, perché si possano portare al cinema in Italia storie di questo genere e di questa qualità visiva.
    È un essere raro e prezioso.
    Però gli astici vanno all'indietro. E così fa Freaks out, perché nonostante il suo budget e le sue ottime premesse, racconta una storia scialba e francamente scritta abbastanza male. I pregi non mancano, si ride molto, ci sono scene molto belle e personaggi fantastici, su tutti il gruppo di partigiani disastrati, ma la sceneggiatura ha incoerenze, sviluppi improponibili o inefficaci e momenti al limite del cringe.
    Rispetto a Lo chiamavano Jeeg Robot è un grande passo all'indietro a livello narrativo. Il mio timore è che l'urgenza di fare Hollywood in Italia faccia dimenticare tutto il resto. Quelle immagini pazzesche e quegli effetti speciali da urlo devono raccontare qualcosa di altrettanto forte.

    Edit: ho scoperto che gli astici vanno all'indietro solo ogni tanto, quando hanno paura. Questo mi dà speranza, soprattutto perché Freaks out, nonostante tutto, il coraggio lo ha avuto. La strada è quella giusta.

    Come sempre, un abbraccio!

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    1. M.Borgo sei Mattia Borgonovo vero?

      in quel caso ciao Mattia!

      Mattia, quante volte ci siamo trovati d'accordo e provato le stesse emozioni? quindi ben vengano queste così opposte (per esempio le due scene che dici io le ho trovate bellissime, ovviamente sempre in questa cornice di genere che è il film)

      riguardo il tuo commento su Letterbox lo trovo ottimo, pur condividendolo poco

      come avrai letto io ho trovato la scrittura del film ottima, ma non ottima tout court, ottima per quello che il film è e doveva essere, per capirsi una scrittura "molto più di quantgo mi aspettavo"

      secondo me in molti siete rimasti fregati proprio dal fatto che essendo così buona la scrittura siete andati in una dimensione di analisi più alta e quindi ne avete viste tutte le magagne, paradossalmente se fosse stata meno buona e complessa l'avreste apprezzata di più perchè tanto contava poco e niente nel film

      comunque il tuo edit è fantastico, metaforicamente per la lettura che gli hai dato

      un abbraccio a te!

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  7. arrivo entro domani con gli altri!

    (stefano anche su la terra dei figli)

    grazie dei bellissimi commenti

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    1. no problem, so che arrivi
      con i tuoi tempi, ma poi arrivi :-D

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  8. Recensione che come sempre concede visioni altrimenti precluse, grazie ancora una volta; ma su una cosa vorrei offrirti un punto di vista “altro”, comprendendo benissimo lo spirito con cui osservi il personaggio di Franz, evocando Joker. Questi in effetti non sono solo due personaggi ma due “topos”, almeno nell’elaborazione contemporanea del dramma. Su Joker e Franz quindi ti dico la mia.
    Il sorriso di Joker restituisce il ghigno di certa benevolenza ipocrita o melliflua, ma anche e soprattutto dell’irridente ferocia con cui è inflitta tanto l'esclusione quanto la smorfia di dolore che infine è impossibile trattenere; sono le espressioni più genuine del disumano, le contraddizioni dell’arroganza a modo: la violenza brutale invocata in nome dell'ordine costituito; i gesti politicamente corretti che covano sprezzante indifferenza. La crudeltà di Joker ci sbatte dall'altra parte di quel sorriso, portandolo alle conseguenze estreme che l'uomo medio affida alla società nelle crescenti sfumature dell'isolamento: la civiltà non votata alla violenza sfrenata soltanto perché troppo pavidi gli elementi che la compongono, impegnati a fabbricare giustificazioni morali; la maschera di Joker quindi mostra chi e' quell'uomo se solo perseguisse fino in fondo la propria mostruosità, infliggendola come uno specchio crudele, perché crudele e' la "storia". E Joker e Franz pur non essendo davvero la maschera, ma quello che
    c’è dietro, rappresentano cose molto diverse. Franz non e' niente di quanto detto fin qui: incarna l'impotenza patologica dell'uomo forte, l'anima infantile che sempre e' all'origine del potere e della sua capricciosa ostinazione (lo sappiamo bene). I suoi caratteri sono sempre marcati dall'isteria: quando fracassa la testa dell'uomo con le branchie (per il fallito esperimento) e' il bambino deluso e infuriato col suo giocattolo difettoso. Franz amputa di sé l'unica parte che ne sospendeva la disumanità, perché nel suo mondo (il nazionalsocialismo) ha solo quella per essere accettato, per redimere il proprio fallimento. E Matilde è quel mondo affettivo che gli è precluso nella sua purezza perché amputata è quella sua parte dell’anima, proprio come le dita che ne erano la residua appendice. In questo sì, è una vittima essendo quella mutilazione inferta dall’odio con cui è stato nutrito, ma la colpa di Franz è l’efferato rifiuto di ogni umanità che avrebbe dato un senso a una fine che egli “vedeva” inevitabile. E non è un caso che la sua “comprensione” di Matilde coincida con la fine del “mostro”, ma un’altra creatura non sarà mai esistita in lui e invece avrebbe potuto. Egli non ha ma voluto essere speciale ma proprio come tutti gli altri (perché il conformismo è l’unico carattere che rende “normale” qualunque abominio) e pateticamente non ci riesce, deludendo le aspettative che sente su di sé. Franz incarna la psicosi collettiva del nazismo, che interpreta magistralmente. Hai ragione quando dici che nessuno dei freaks avrebbe cambiato la storia, ma è tutt’altro che una debolezza di sceneggiatura (questo capolavoro infatti non ne ha): egli vuole solo stupire come il bambino che si sogna prodigio, vuole essere credibile una volta per tutte; prevede il futuro sapendo bene che in quanto tale non può essere cambiato: ma egli non vuole cambiarlo, vuole solo entrare a far parte del presente prima che il suo mondo finisca, e il tempo stringe impietosamente e lo sa.
    Joker, a suo modo, si oppone al mondo che con la forza dell’ipocrisia lo ha escluso, proiettandone gli interpreti aldilà della loro stessa maschera che egli ha ridisegnato con il gusto del paradosso; Franz non si oppone affatto al suo mondo ma anzi cerca con ogni mezzo di farne parte, affidandosi persino all’illusione di un puerile colpo ad effetto: un freak; perché – a differenza del Joker - non ha nessuna coscienza critica ma solo l’incosciente obbedienza infantile che non sa e non può giudicare il mondo adulto, ma solo disperatamente assecondarlo per esserne accolto.

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    1. Proprio adesso in un altor post ti avevo citato come esempio di quei commenti che li puoi solo leggere e ringraziare il cielo che siano stati scritti

      Ti sei superato qui se possibile, o forse l'ho trovato ancora più bello perchè riguarda cose più vicine a me come interesse (personaggi come quelli di Joker e Franz mi fanno letteralmente impazzire).

      Prenderei ogni tuo commento e ci farei un post, ma magari ovviamo con una tua rubrica e facciamo prima ;)

      "egli vuole solo stupire come il bambino che si sogna prodigio, vuole essere credibile una volta per tutte; prevede il futuro sapendo bene che in quanto tale non può essere cambiato: ma egli non vuole cambiarlo, vuole solo entrare a far parte del presente prima che il suo mondo finisca, e il tempo stringe impietosamente e lo sa."

      brividi

      "Joker, a suo modo, si oppone al mondo che con la forza dell’ipocrisia lo ha escluso, proiettandone gli interpreti aldilà della loro stessa maschera che egli ha ridisegnato con il gusto del paradosso; Franz non si oppone affatto al suo mondo ma anzi cerca con ogni mezzo di farne parte, affidandosi persino all’illusione di un puerile colpo ad effetto: un freak; perché – a differenza del Joker - non ha nessuna coscienza critica ma solo l’incosciente obbedienza infantile che non sa e non può giudicare il mondo adulto, ma solo disperatamente assecondarlo per esserne accolto."

      aribrividi

      grazie

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  9. ah!ah!ah! ok!...Allora lo prendo come un "sono d'accordo" :)
    in effetti approfondire singoli aspetti di un film (di solito per comparazione, quando si evocano rimandi che ne approfondiscono la comprensione) è un esercizio fecondo che valorizza lettura dei diversi piani del "testo" della recensione; e le tue recensioni sono spesso "stratosferiche": tra le migliori che abbia mai letto e mi hai inchiodato al blog, costringendomi letteralmente a esprimermi su certe cose; i miei post sono sempre (o quasi) in risposta a temi sollecitati dai tuoi commenti, di spessore tale da suscitare un'urgenza di risposta; perché questo spazio con il suo valore esige attenzione e ignorarlo sarebbe un'omissione imperdonabile, colpevole. la tua qualità ha proprio un valore intrinseco e matura un debito "debito intellettuale" (ma anche, diciamo così, emotivo come conseguenza dell'iniezione di sana fiducia) con il suo interlocutore anche se occasionale (anzi, ancor più se occasionale). Circa il privilegio di una mia collaborazione nel tuo spazio (diciamo più sistematica o definita) diversa da quella che pratico da qualche tempo non sono affatto reticente... è che sto pensando in concreto dove si può andare a parare, perché ogni mia interlocuzione (del cui gradimento ti ringrazio) è figlia delle tue imbeccate, dei tuoi post, delle tue analisi... e solo di quelle. quindi pensare a "una mia rubrica" (la generosità non ti fa difetto!) è cosa che su due piedi devo mettere fuoco. magari su questo ti scrivo in privato... ma per il momento ho troppo poco per farlo che mi frulli per la testa, dato il presupposto dei miei "interventi" fin'ora.

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    1. Sapere che una persona della tua intelligenza e cultura trova interessante e stimolante questo spazio è davvero qualcosa che gratifica un sacco, forse pure troppo, ahah

      Però alla fine è la cosa che più mi piace questa, sperare che in quello che scrivo qualcuno trovi cose per...dire cose, aver voglia di commentare, obiettare, approfondire

      Stimolare è bellissimo

      Calcola che questa risposta l'ho scritta dopo le prime 10 righe, leggendo le successive anche più "esagerate" che devo dire? grazie, davvero...

      Comunque hai centrato un altro punto, ovvero quanto sia bello quando arrivano commenti di lettori occasionali, che magari poi nemmeno tornano più. Perchè se non sono abituati a scrivere qua, se nemmeno mi conoscono, se sono capitati per caso, che abbiano avuto voglia di commentare lo stesso, anche fosse una tantum, è vermanete bello

      Ahah, non fare lo scemo, sono io che devo imparare da te, non hai bisogno di nessuna imbeccata

      E poi, per me, 3-4 tue risposte erano già, a modo loro, recensioni, non dovresti nememno fare tanto di più :)

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due cose

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3 ciao