Pagine

2.1.24

Recensione: "La Chimera" - Al Cinema 2023

 

L'ultimo film della Rohrwacher è anche il suo primo che vedo (per una motivazione scema che troverete in questo flusso di pensieri senza un solo punto che è questa pseudorecensione).
Un film dolcissimo, tenero, che, come le cose che racconta, sembra un tesoro nascosto da scovare da noi rabdomanti amanti del cinema.
Perchè alla fine ognuno di noi ha un filo rosso da seguire, un destino da compiersi.
Magnifico.

Che poi, alla fine, sembra quasi che questo film sia la stessa cosa di quello che racconta, sia una cosa preziosa, "antica", nascosta che noi spettatori rabdomanti di bellezza andiamo a cercare, noi per strada o in rete con i nostri legnetti e le nostre diverse sensibilità e poi il legno si muove, senti che c'è qualcosa e allora scavi, e allora vai al cinema, e allo scopri questi piccoli tesori nascosti, e li tiri fuori, e li fai vedere a quanti più occhi di quanta più gente possibile, e li porti alla luce oppure li lasci lì e, semplicemente, inviti gli altri ad entrare in quel piccolo passaggio, in quella cripta dove sta nascosto il cinema bellissimo, cinema di terra e polvere che racconta terra e polvere, cinema vecchio, vecchissimo, che proprio perchè vecchio e vecchissimo sembra - in questo mondo lucente e tecnologico - nuovo, nuovissimo, un cinema povero e al tempo stesso prezioso, una specie di corredo funebre del cinema di una volta che, però, ha ancora tombaroli o esperti d'arte pronti ad amarlo, anche se in quest'avventata metafora che quasi di sua sponte si sta scrivendo da sola forse mal si concilia il nostro amore per scovare queste cose, il nostro essere rabdomanti di bellezza, nell'esser paragonati ai tombaroli e agli esperti d'arte del film che, invece, seppur deliziosi i primi, quello che fanno lo fanno per i soldi, per il denaro, denaro che è una delle tante chimere del film, uno dei tanti sogni effimeri o non realizzabili, una delle tante ossessioni come quella, la principale e la più struggente, di Arthur, nel ritrovare la sua amata Beniamina, ma non di ritrovarla al di qua, che al di qua più non è possibile, ma al di là, che poi sia al di là o Aldilà, tuttattaccato, poco cambia e poco interessa a chi il film l'ha scritto, film che è sì velatamente spirituale ma mai religioso, che è sì eternamente flirtante col mondo dei vivi e dei morti ma sempre guascone nel farlo, popolare, leggero, con questi tombaroli che sfidano le leggi di morti - togliergli le cose che devono accompagnare le loro anime - e le leggi dei vivi - personificate in improbabili e fantozziani carabinieri che corrono e inseguono tenendosi le cinture ma che lo fanno tanto per, giusto per far qualcosa in lande desolate che vivono di contrasti incredibili, con baracche costruite sotto maestose e bellissime mura di cinta, con cripte etrusche seminascoste in orribili spiagge sporche e ferrose, come paesaggi sconfinati con cantieri abbandonati, lande abitate non sappiamo nemmeno tanto bene da chi, visto che i nostri occhi, la nostra attenzione e la nostra lente d'ingrandimento sono focalizzati in poche cose e pochi uomini, diciamo due, una è la villa diroccata e sgarruppata di una ex nobildonna ma ancora donna nobile Flora, una donna che assomiglia tanto ad Isabella Rossellini e che, anzi, se possiamo solo un momento uscire da questo vortice ed andare fuori, diciamo che è proprio Isabella Rossellini, una donna che vive quasi col niente, con una specie di badante che si chiama Italia ma che italiana non è, con una sedia a rotelle e, più forte di tutto, nell'aspettare che ritorni la sua figlia prediletta, Beniamina, che poi l'abbiam già nominata sopra e la nomineremo poi, probabilmente l'unica figlia "umana" e buona della famiglia, chè le altre 5 sono un corpo unico, pettegolo, maldicente, intollerante, furbo e ladro, un corpo unico che chiacchiericcia continuamente, che parla alle spalle e davanti, che entra là dentro solo per riportare a casa qualcosa o far finta di voler bene a quella madre che, vorrebbe lì l'unica figlia delle 6 che lì non può essere, ed ecco perchè Arthur se ne era probabilmente innamorato, perchè lei era diversa da tutte e l'unica di cui un uomo della sensibilità di Arthur poteva innamorarsi, un uomo che ha "qualcosa", che sente le cose, che ha un dono, uno che cammina su erba e fango e sente sotto di sè i tesori vecchi di millenni, sente sotto di sè la presenza di cose bellissime che sono rimaste lì nascoste e sepolte per migliaia d'anni, o forse no, forse lui è un rabdomante diverso, lui col suo legnetto non sente i beni preziosi ma le anime che vicino quei beni preziosi sono sepolte, e questo non lo dico per la voglia di scrivere una frase bella, ma perchè è lo stesso film che ce lo suggerisce nel suo indimenticabile finale, finale che è un cazzotto devastante e una carezza dolcissima, finale sul quale non posso fermarmi adesso perchè ho voglia che quel finale sia anche il mio di finale, e allora, per analogia, torno su quella "carezza" e ripenso a questo film, a quante ne dà, a quanti volti di indescrivibile dolcezza sa regalare, alla sensazione leggera ed umana che ha dentro, e mentre lo vedevo mi dicevo che sembrava un film di Pietro Marcello, che del resto ha scritto e diretto Bella e Perduta, e belle e perdute sono anche le cose de La Chimera, mi sembrava tanto Marcello e poi nel finale, con gli occhi ancora umidi per colpa di Arthur e Beniamina mi accorgo che Marcello è tra coloro che questi film l'hanno scritto, e allora penso che tutto torna, che le anime uguali, se si incontrano, solo assieme possono andare, e Pietro ed Alice credo questo siano, anime uguali, Alice della quale non avevo mai visto nulla a causa di un buffo e stupidissimo problema personale (è stata la fidanzata di un mio amico che mi chiedeva di vedere i suoi film, riuscendo al contrario a bloccarmi dal farlo) e della quale ore recupererò cose perchè tutti noi ogni tanto abbiamo bisogno di carezze e dolcezza, specialmente di quelle non affettate, specialmente di quelle che, come i tesori del film, escono fuori da vite e volti disperati e tristi, escono fuori dal fango, e allora come non amare tutti i volti e le dolcezze di questo film, come non amare i 147 sorrisi che ci sono dentro, uno ad uno, tutti, quelli degli scapestrati tombaroli che si travestono anche da Drag Queen senza sapere nemmeno che, alla fine, "to drag", in inglese vuol dire anche strusciare, trascinare, dragare, fare insomma quello che fanno loro la notte, tombaroli poveri che vogliono diventar ricchi seguendo il loro Maestro Arthur, l'inglese buono e triste che riesce a mettersi sottosopra, l'uomo che riesce ad unire quello che c'è sopra e sotto la terra, l'inglese che sente le anime e che, solo come corollario, fa trovare vicino a quelle anime tante cose preziose, l'inglese anch'esso portatore sano di un sorriso che ti ammazza, un sorriso che vorresti abbracciare e dormirci vicino la notte, che è quello che alla fine vorrebbe fare anche Italia, la tenerissima e amabile donna di casa di Flora, lei simbolo della donna "reale", della felicità possibile, della gioia razionale, non come Beniamina che è ossessione, che è chimera, che è impossibile ricerca di una vita intera, che è al tempo stesso alibi per non vivere e motivazione, l'unica possibile, per continuare a farlo, maledetto Arthur che invece avresti potuto essere felice con questa donna che ti insegna un linguaggio dei segni italiano e fa tanto ridere Giuseppe al cinema, una che canta mentre stira, che ha paura di quello che fai perchè lei è una donna completamente dell'al di qua, del nostro mondo, una che tutte le storie che stanno sotto la terra o al di là di qualcosa non vuole saperle nè scomodarle, una pratica, razionale, una che prende, parte e costruisce una comunità in una ex stazione, una che cresce figli senza avere niente, una che ha le palle per star con te facendoti dimenticare tutti i tuoi demoni e le tue chimere, e te ad un certo punto sembri capirla sta cosa ma dura il tempo di una notte e di un bacio perchè il tuo fottuto senso della vita è ormai incentrato ad altro e sembra che non vuoi sfuggire al tuo destino, e chissà cosa ti è successo in testa quando hai trovato quella statua là sotto, quella statua magnifica cui stupidotti amici hanno staccato la testa, e te piangevi accarezzandola quella testa, e non era il pianto o la carezza di un amante dell'arte, ma quello di un amante, tout court, quello di colui che là sotto nelle cripte, come scavando su sè stesso, ricercava invece qualcos'altro, ricercava qualcosa che non accettava l'essere bella e perduta per sempre, perchè se possiamo ritrovare cose di millenni fa allora possiamo ritrovare anche cose perdute da pochissimo tempo, e allora alla fine la trovi, e da sempre si dice che le nostre vite abbiano un fil rouge, un percorso stabilito, un qualcosa che sempre c'accompagna, ed il tuo filo rosso è proprio un filo rosso, chè cosa più banale e meravigliosa non esiste, e quel filo è il filo che ti ricongiunge a lei, lei che quello stesso filo stava tirando per portarti a sè, e allora boh, e allora Arthur ti ho voluto troppo bene per continuare a tormentarti, per continuare a maledirti nel non aver voluto inseguire le felicità che stanno sopra il fango e la terra, perchè se quel filo rosso esiste davvero, se davvero ognuno di noi ne ha uno, allora che tu sia finalmente riuscito ad arrivare dove lui ti portava, magari, rappresenta la felicità che cercavi, tanto a uno come te, che una cosa sia al di qua o al di là, che una cosa sia sotto o sopra, credo non freghi nulla, è lo stesso, perchè tu hai il potere di essere contemporaneamente a destra e sinistra, in alto e in basso, e l'unica cosa che conta non è dove sei, ma con chi sei, e quindi chi sono io per giudicarti visto che la tua eterna chimera non è più una chimera ma una cosa bellissima che ha dei capelli rossi e un corpo da abbracciare.

Abbraccialo allora.




8 commenti:

  1. allora cerca anche gli altri, li ho visti tutti, mai deluso

    RispondiElimina
  2. corpo celeste è un esordio potentissimo.

    RispondiElimina
  3. Sei riuscito a descrivere perfettamente quello che ho provato e che non sarei stata capace di tradurre in parole. Grazie Giusè, mi hai emozionato quasi come il film🫶

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie a te...

      però perchè non mettete il nome, anche scritto sotto :)

      Elimina
    2. Hai ragione, nell'emozione mi son scordata!!! Continua così
      Chiara

      Elimina
    3. ahah, grazie

      buffo che dopo 15 anni ci si sente dire "continua così", sembra quasi l'augurio ad uno che sta iniziando

      provo a continuare!

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao