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10.10.24

Recensione: "Il Buco - Capitolo 2" - Con molte letture personali per ogni vostro dubbio, probabilmente sbagliate

 

Dopo non so quanti mesi (sì, lo so, 3) torno a scrivere un film.
Ci tenevo a parlare di questo secondo capitolo de Il Buco, film che amai moltissimo avendo avuto la fortuna di vederlo in anteprima a Torino.
Era quasi impossibile restare al livello del primo, non foss'altro perchè non c'è più l'effetto meraviglia-sorpresa della location e delle dinamiche della Fossa (due degli elementi che rendevano "grande" il capostipite).
Quindi il senso di deja vu era abbastanza scontato ma forse si è andati anche troppo oltre in quanto a ripetitività :)
E, altro difetto, Il Buco 2 è troppo caotico, confuso, di quella confusione che più che stimolare fa innervosire.
Eppure, in qualche modo, resta un esperimento riuscito, un bel film - spietato, cinico, violento e con una grande protagonista - che spiega alcuni passaggi del primo ma crea, paradossalmente, ancora più domande.
In questa recensione provo a darvi qualche risposta, le mie risposte.
Risposte, citando Guzzanti, probabilmente sbagliate.

Non so che futuro avrà questo blog visto che ormai da mesi, mesi e mesi l'ho quasi abbandonato.
In realtà non c'è nessuna motivazione in particolare di questa pausa nè alcuna voglia di chiuderlo.
Probabilmente è solo "stanchezza" mentale, e dopo 15 anni ci sta :)
Comunque sono ottimista e ogni volta mi dico "dai che riprendo", per poi non farlo.
Quindi boh, i problemi della vita sono altri, vediamo che succede e intanto dopo 3 mesi scriviamo un nuovo film (nel frattempo ne ho accumulati tipo 25 visti e non recensiti, mannaggia).

E' che io a Il Buco son legato.
Visto in anteprima al TFF di Torino, folgorò quasi tutti.
Ma nessuno di noi si sarebbe aspettato che quel piccolo film - visto di straforo - poco più di un anno dopo potesse finire su Netflix e divenire - con merito - un successo planetario.
Successo planetario talmente grande che - credo - sia alla base della scelta di voler fare questo sequel (coff coff coff).
Era necessario?
Boh, non credo, pochissimi sequel sono necessari (a meno che ovviamente non ci troviamo davanti ad una saga concepita come tale o a film tratti da una serie di libri).
Però, ecco, secondo me come idea ci stava anche se ora andiamo a vedere, però, cosa ne è venuto fuori :)



Cominciamo col dire che era quasi impossibile che il secondo capitolo stesse ai livelli del primo.
E questo non tanto per la bellezza del primo (opinabile, ovviamente) ma perchè un merito quasi "oggettivo" di quel film era il catapultarci in un immaginario originalissimo, nuovo, strano, affascinante e perturbante.
Ecco, anche i detrattori del Buco 1 sicuramente non potranno non riconoscerne il fascino dell'ambientazione e del concept.
Ci troviamo quindi in una location identica (e quando dico identica intendo identica), con dinamiche già viste, con passaggi narrativi già visti.
Insomma, potevano anche fare i salti mortali nella sceneggiatura del 2 ma comunque avrebbero perso in partenza, qualsiasi cosa avessero scritto avrebbe avuto il sapore del già visto.
Ecco, fossi stato in loro io avrei inserito cose fuori dalla Fossa, tipo qualche flash back dei protagonisti, del perchè arrivano al colloquio per entrare, o magari la storia di un cuoco del mega ristorante in cui si cucina tutto, o quella di uno dei Creatori, o qualsiasi cosa avesse potuto farci uscire di lì.
Se ci pensate in due film così completamente dentro La Fossa sarebbe stato paradossalmente il mondo di "fuori" a creare shock e destabilizzare.
Insomma, per me ambientarlo tutto dentro al Buco mi ha dato una sensazione non solo di già visto (riferendomi al primo) ma anche di ripetitivo (riferendomi alle dinamiche, alle azioni).
Quindi, la domanda da porci è una, "hanno fatto qualcosa gli sceneggiatori per darci qualcosa di diverso"?
Mmm, sì, ma troppo poco.
Due secondo me le cose più interessanti.
La prima è regalarci un film che per 45 minuti ci dà la sicurezza di essere un sequel (chi di voi non ne era sicuro? chi di voi quando parlano del Messia non ha pensato che si riferissero al personaggio principale del primo? ) per poi, con l'apparizione "sorprendente" di Trimagasi (il "vecchio" del primo) farci capire che tutto quello che stavamo vedendo era un "prima".
Un prequel insomma.
Ecco, sta cosa mi è piaciuta moltissimo.
E, se ci pensate, cambia anche la lettura del film.
Perchè questo nuovo elemento della Legge secondo la quale ognuno doveva mangiare solo il proprio piatto fino a quel punto eravamo sicuri fosse stata maturata dai carcerati (aka, l'Umanità in senso lato) dopo mesi e mesi (anni?) di creazione della Fossa (o comunque dopo le vicende del primo), e invece no, e invece questo tentativo di creare un metodo che potesse salvare tutti era un qualcosa di tentato all'inizio e che poi fallirà miseramente (già in questo Capitolo 2 e, ovviamente, nell'intero primo capitolo).
Non abbiamo assistito quindi ad un'Umanità che ha provato a migliorarsi e salvarsi (fosse stato un sequel sì) ma, al contrario, al manifestarsi di una barbarie sempre più selvaggia.
Ovviamente anche questo nuovo film ha molte letture sociali o sociopolitiche.
E' interessante soprattutto il concetto per cui non per forza il creare e far seguire una Legge equa (e sì, quella di "ognuno il proprio piatto" lo è al massimo) corrisponda al mettere dalla parte dei buoni chi la segue, dei cattivi chi non la segue.
Anzi, nel film alla fine saranno proprio gli Unti (ovvero i carcerati che hanno avuto la fortuna di "vivere" il Messia) e i Lealisti (quelli che li seguono ed applicano la Legge) a rivelarsi come i mostri (o i villain) di questo microcosmo.
E' interessante, dicevo, perchè dimostra come le leggi vanno applicate sì, ma se non si ha l'elasticità di capire le trasgressioni nei momenti del bisogno (mi vengono in mente quei poveretti che rubano il pane nei supermercati) o comunque tali leggi le si fanno rispettare attraverso il Terrore, le punizioni e le torture, nessuna Legge, de facto, è più importante, visto che viene surclassata dalla disumanità.
E vedere quei lealisti che amputano teste e braccia, che mutilano, che uccidono, che seviziano, è senz'altro uno degli elementi più forti del film ma anche uno dei più interessanti perchè, appunto, generano discorsi etici non banali.
Del resto viene proprio detto "il Terrore è il Messaggio", citando, mutatis mutandis, "La Panna Cotta è il Messaggio" del capostipite.
Ora, prima di andare a dare qualche interpretazione ai punti più oscuri del film due cose al volo.
Il Buco 2 è un passo (e mezzo) indietro al capostipite.
Intendiamoci, non aveva chances (vedi discorso introduttivo) ma ha anche difetti congeniti.
E' un film molto confuso, di quella confusione che non ha il fascino della complessità (cosa che adoro) ma la frustrazione e incazzatura di quando vedi cose spiegate male, narrate male, non chiare.
Una nottata a pensarci mi ha portato, credo, a capirlo tutto ma la sensazione che il film fosse caotico rimane, e quello che si vive durante il film è sempre la cosa più importante.
Anche tutte queste persone che si dividono tra Unti, Lealisti e Barbari (cambiando anche spesso le parti manco fossero politici italiani) è sicuramente un metodo in sceneggiatura di creare un gioco delle parti che, però, mica riesce tanto.
Chè a volte lo spettatore manco capisce il dato personaggio da che parte sta, quelli che arrivano da sopra da che parte stanno, quelli che si troveranno sotto lo stesso.


Mi è piaciuta moltissimo lei, la protagonista, bellissima, espressiva, perfettamente capace di restituire la complessità del personaggio.
Mi è piaciuto, come detto, questo split del passaggio da sequel a prequel.
Mi sono piaciuti altri attori e/o personaggi.
Mi è piaciuta la violenza.
Mi è piaciuta, ovviamente, la location, specie questa ormai iconica tavola imbandita, metafora di tutte le risorse che l'umanità ha per sopravvivere, troppo spesso mal distribuite, distrutte o non rispettate.
Se devo cercare una scena completamente sbagliata è quella del suicidio del piromane con quel micro accendino che in un secondo lo fa diventare una torcia umana.
Purtroppo a volte sono abbastanza maniaco di alcuni dettagli e quindi mi girava sempre il cazzo vedere che  - quando faceva comodo per la sceneggiatura - la piattaforma stava ferma 5 minuti (per fare dialoghi, lotte etc..) mentre a volte scendeva ogni 20 secondi.
Ora, però, andiamo alle parti in cui si deve provare a dare qualche interpretazione.
Mi conoscete, tutto quello che dirò viene da me e dalla visione del film, non leggo manco mezza cosa sui film da scrivere (e spesso si capisce dalle cantonate che prendo).

LA FACCENDA DEL "CANE"

Ad un certo punto la donna amputata dice alla nostra protagonista che l'unico modo per salvarsi è "mangiare il cane" durante la fase dell'addormentamento.
Ecco, la ragazza troverà poi un quadro (che grazie all'amico Federico ho scoperto essere di Goya e intitolatosi, credo, "Cane interrato nella rena") e ritaglierà il piccolo riquadro in cui viene raffigurato proprio il cane.


Ecco, quella piccola parte credo fosse imbevuta di qualche acido e, mangiandola, si va in una specie di morte apparente.
Tra l'altro quando lei trova il quadro ha un'espressione talmente meravigliata che forse non sottintende soltanto che ha capito di aver trovato quello che intendeva la sua amica ("mangia il cane") ma che abbia anche riconosciuto (del resto siamo in Spagna e lei è un'artista) proprio il capolavoro di Goya.
Altra implicazione che potrebbe derivare da tutto questo è quella di dimostrarci come Il Buco sia un distopico abbastanza avanti rispetto ai nostri anni, così avanti che un'opera di una galleria nazionale è finita nascosta là dentro.
Mi è venuto in mente (vado a memoria) che "mangia il cane" sia un riferimento anche al primo film dove, ahimè, il cane che veniva mangiato era però reale (e alla fine sempre una salvezza era, cibo).
Ovviamente il riferimento al cane è anche quello della scultura che la stessa ragazza aveva creato, scultura sulla quale morirà tragicamente il figlio del suo compagno (motivo che la porterà a voler provare La Fossa, come un'espiazione).
Il Cane può essere anche altre metafore, ma vado avanti.

LA QUESTIONE DEL "GROUND ZERO"

In entrambi i film arriviamo in fondo alla Fossa, oltre il piano 333 (ovviamente inutile ricordare quanto tutto, dal numero 33, alla forma della Fossa, ai penitenti etc... ricordi l'Inferno dantesco).
Ecco, io credo che il piano finale, il Ground Zero, quello sotto la stanza 333, sia in realtà un piano metafisico.
Chi arriva lì conclude la propria vita.
Lo vorrei chiamare un Limbo (del resto è successivo all'Inferno) ma non so, e non credo, che sia una terra di mezzo che possa portare anche a un Paradiso, quanto piuttosto un punto di arrivo dal quale mai più si va via.
Del resto anche nel film viene detto "Da qui non se ne va nessuno", come se tutta la Fossa sia un gigantesco marchingegno dove poeter espiare le proprie colpe o sconfiggere i propri demoni che, però, può darti solo una salvezza nell'anima, non nel corpo.
In questo senso tutte le persone che vediamo nel fondo secondo me son fantasmi (alcuni lo sono in maniera esplicita, ovvero personaggi che sappiamo morti, quindi perchè non anche gli altri?), gente che ha "accettato" la propria morte fisica e vive lì, alcuni pacificati ed altri no, sapendo di non poter tornare in vita.
Non a caso nessuno prova a salire sulla piattaforma (sarebbe semplicissimo no?) ma sanno che quella piattaforma può essere usata solo dai bambini ("solo loro possono salire") ovvero da esseri viventi che possono avere ancora un futuro, che sono innocenti e che, in qualche modo, possono "salvare" il mondo che verrà.

LA QUESTIONE DEI BAMBINI

Eccoci al punto focale, quello dove credo di aver trovato un'interpretazione che, almeno a me, soddisfa.
I titoli finali sono importantissimi perchè ci mostrano tantissime persone che, nel tempo, sono riusciti a portare i bambini in "salvo".
Eppure c'è un rovescio della medaglia, perchè se i bambini vengono salvati questo inferno non ha ancora fine?
Perchè tutto continua a ripetersi all'infinito?
Che cazzo vogliono questi "creatori" che hanno costruito La Fossa e messo alla prova l'intera Umanità? Come uscire da questo loop?
Ecco, qui ci viene in soccorso il primo film.
Ma andiamo per gradi.
Intanto sembra che i bambini vengano scelti in base a un gioco che fanno, un gioco della "piramide" in cui chi arriva più in alto vince e, suo malgrado, viene scelto per essere portato giù.
Direttamente al piano 333.
Ecco, questa è un'informazione in più e importante rispetto al primo film.
I bambini vengono messi direttamente lì, all'ultimo piano, non sono carcerati normali.
Ricordo che nel Buco 1 mi chiedevo come la bimba fosse sopravvissuta, perchè fosse proprio nell'ultimo piano, etc.. .
Ora lo sappiamo, vengo posti direttamente lì.
E capite che a quel punto salvarli è "facile", basta che un adulto arrivi là (anzi, ci saranno sempre due persone al piano 333), lo porti al ground zero per poi rimandarlo su (l'adulto non può salire perchè le altre anime gli diranno ogni volta che il suo cammino finisce lì, un pò quelle frasi emblematiche che ti fanno capire d'esser morto).
Decine, centinaia di bambini saranno stati rispediti su e poi sostituiti, ad libitum, da un altro bambino riposto al piano 333.
Ma allora cosa vogliono i Creatori?
Ecco, non vogliono che i bambini vengano semplicemente rispediti su ma vogliono che il cibo arrivi fino a là.
Per salvare il nostro futuro (o almeno il loro, dei bimbi) l'Umanità deve riuscire ad essere talmente coesa, altruista, organizzata, illuminata, coraggiosa e umana da riuscire a dare cibo a tutti e farlo arrivare al fatidico piano 333, l'ultimo, quello dove ci sarà sempre un bambino ad aspettarli.
E nel primo film la Panna Cotta arriva, la bambina la mangia e poi viene rispedita su.
Ecco, secondo me quello è veramente la fine dell'Esperimento, la fine della metafora, la vittoria dell'Uomo.
Mentre il finale di questo secondo capitolo non è che l'ennesimo e infinito finale che nella Fossa avviene sempre, ovvero quello di gente che muore, bambini che vengono salvati ma sempre con l'Umanità che ha fallito la sua missione, portar loro il cibo.
Per capirsi se ci sarà un terzo capitolo mi stupirebbe molto se mostrasse la stessa Fossa dopo il salvataggio della bimba orientale alla fine del primo.
No, lì la missione è stata completata, lì gli esseri umani hanno saputo "vincere il gioco", dimostrare di poter regalare ancora un futuro alla loro specie.
In realtà, se ci pensate, è più facile che un terzo capitolo (che comunque non auspico) sia un ennesimo prequel, quello che ci parla del Messia.

Ah, ovviamente ho tralasciato la tematica del senso di colpa della protagonista, del suo venire nella Fossa per espiarlo e, probabilmente, salvando quel bimbo salvare in qualche modo anche la proprio coscienza, per contrappasso.
Evito di scrivere sul colpo di scena di lui-lei, forse evitabile ma comunque emozionante.
Dai, questi sono i miei due centesimi sul film e il mio ritorno alla scrittura dopo mesi.
Buon segno?
Boh, alla fine l'importante è star bene, scrivere - se verrà - verrà.

16 commenti:

  1. Ho visto il film l'altra sera e l'ho apprezzato, senza tuttavia innamorarmene. Credo non fosse necessario, ma credo che optare per un prequel, perché è effettivamente questo, sia stata l'unica mossa possibile. Così come tu immagini che un eventuale terzo film non possa che essere ancora un ennesimo prequel, o addirittura una storia collaterale (un cuoco, un ispettore che fa i colloqui, ecc). Ma "Il buco" ha detto tutto. E la cosa più bella è che tu sia tornato a scrivere. Ti abbraccio

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    1. Direi che siamo assolutamente in linea :)

      grazie!

      buffo che ho tamponato questo buco nello scrivere con...il buco

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  2. Ciao Giuseppe, è un piacere tornare a leggere i tuoi post qui sul Buio, tanto bello che mi mi vien voglia di commentare, cosa che non faccio ormai da tempo.
    Però… e però non ho visto il film ché ho disattivato Netflix e quindi, niente.
    Potrei parlare del Buco 1, di quanto mi sia piaciuto o di quanto mi abbia ricordato lo short di Villeneuve, Next Floor (su YT), così simile nell'impianto ma, questo non sarebbe il post giusto.
    Eppure… eppure c'è un commento che ho voluto condividere, parte di quelle decine di commenti scritti e mai condivisi; in se niente di speciale ma lo è così tanto per me da non aver mai dubitato che prima o poi qua dentro ci sarebbe finito; oggi è il giorno giusto ma non perché tu lo legga (anzi ti avviso, è un po' triste) ma per lasciarlo qui dove tante storie sono cominciate.
    Ti abbraccio.

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    1. Grazie Angela!

      ora mi hai incuriosito moltissimo su questo corto di Villeneuve che o non conosco per niente o al momento non ne ricordavo l'esistenza

      hai fatto benissimo a mettere il commento, credo ti riferisci a Mrs Fang

      ancora non l'ho letto (domani) ma già vedere in che film è mi sembra un mezzo possibile spoiler :)

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  3. Ho appena visto il film. Ho apprezzato molto il film per le tue stesse ragioni e ho molto atteso questo capitolo. Mi sto interrogando anche io sui significati che lo riguardano, e mi sorge una domanda. Appurato che si tratti di un prequel, come può la protagonista abbracciare il personaggio del primo film che si svolgerebbe dopo dove lui non è ancora morto/giunto al ground zero? Strana questa cosa… o magari è solo uno spazio della sua mente e lo immagina, ma non sarebbe un “reale” fantasma… o mi sono persa qualcosa e non sto vedendo l’ovvio

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    1. No, spetta, torna facilmente.
      Appunto perchè il ground zero è un luogo di "spettri", visioni etc.. quando arriva lui vede finalmente lei che, in qualche modo, è sempre stata lì ad aspettarlo

      insomma, torna tranquillamente, si ritrovano appunto in questo aldilà

      si vede che lui arriva e lei gli va incontro, cosa non torna?

      sempre se ho capito la tua domanda Nikki eh!

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    2. Grazie mille per la risposta! Si si torna, mi ero persa qualcosa io come sospettavo!

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  4. Che film.

    Potrei stare ore a discuterne su come il regista ha saputo parafrasare perfettamente su schermo la diversa contrapposizione tra ideologie storicamente agli antipodi ma che si rivelano essere entrambe parimenti fallimentari e dittatoriali esplicitati solo su diverse premesse.

    Cosa non è il dover legittimamente mangiare univocamente il proprio piatto precedentemente scelto se non un termine di uguaglianza per tutti?

    E quindi esemplificazione di un termine sociale esistenzialista di tipo comunista per eccellenza da contraltare a quello capitalistico nel soddisfare invece la propria ingordigia?

    Morale:

    Se si è ingordi più gente ai piani inferiori rimane senza cibo e rischia potenzialmente se ha una casistica di spartizione del livello sfavorevole per più volte la morte.

    se si rimane ligi invece sì deve rinunciare al proprio stesso viscerale sentimento di individuale percezione ed emancipazione sociale e quindi rinunciare a desiderare, a migliorare, a sopravvivere al meglio possibile da e con ciò che il contesto attuale di volta in volta offre o permette; e naturalmente dove questo non dovesse essere fatto non vengono permessi o tollerati episodi di individuale emancipazione favorevoli a nessuna individualità, pena fisica e psicologica, mutilamenti, e morte.

    E dove, esattamente come nella realtà, il proprio termine di individuale importanza viene pertanto a emergere su quello di rigore, e quindi di denuncia su, e a discapito del proprio stesso vicino, innalzando così la propria stima e percezione individuale dove tutto risulta invece equamente diviso, e piatto.

    Noi siamo animali sociali, ma prima di tutto siamo evento di individualità percipienti solo di sé stessi, in ultima analisi viene tutto filtrato attraverso la propria univoca percezione e quindi comprensione.

    Due modelli, due fallimenti, ultimo livello, e tutto ricomincia di nuovo, un differente contesto, la medesima umana espressione.

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    1. Aggiungo qualche altra nota a seguire.

      Questo dovrebbe farci comprendere meglio la nostra natura. Qualsiasi tipo di azione intrapresa a prescindere da come conseguentemente si riveli poi essere favorevole neutra o lesiva per altri sarà sempre essenzialmente risposta e corrisposta innanzi tutto alla nostra stessa univoca individualità di percezione di e su sé stessi. Ciò significa essenzialmente che ogni termine quale 'giusto' e ' sbagliato', o 'bene, e 'male' riferito a qualsivoglia nostro potenziale termine di azione sarà sempre relativo alla stessa percezione di sé stessi in interazione su un determinato contesto ambientale, o campo di interazione socioculturale espresso tra diverse a loro volta individualità differentemente dalla propria percipienti però sé stesse. Dove pertanto questi termini a prerogativa qualificativa di azione risultano nient'altro solo che convenzioni di attributiva sociale.


      Non esistono sui termini assoluti riferibili ad una azione perché il termine assoluto è solo il nostro stesso diverso per ognuno percepire sé stesso.

      Non vi è pertanto azione decretabile come assolutamente sbagliata, o assolutamente giusta, assolutamente buona, o assolutamente malvagia.

      Motivo per il quale si necessitano appunto leggi civili e soprattutto penali in un qualsiasi termine di contesto di aggregazione sociale.

      Ciò che esiste, come e dove anche il film dimostra, è solo una valutazione emotiva (in base al termine o grado di piacere o dolore percepito sulla e dalla stessa nostra valutativa di azione o potenziale azione) sul portare o meno un termine di scelta attuativa espressa univocamente, emozionalmente e comprensivamente, su probabilità ed occasione che si concretizzi o meno, se valutata favorevole (percezione di piacere), o meno (dolore, e quindi o rifiuto, o nuovo termine di valutazione più specifico) in e sulla possibilità concreta di attuazione della stessa.

      Questo credo sia sufficentemente idoneo a delineare che un reale termine di equità sociale da ambire o preservare per tutti risulti quindi al fine tanto utopistico nei termini presupposti e cioè di poter realmente essere un valido assoluto termine di piacere equamente da tutti percepito come tale e quindi totalitario, tanto quanto quindi espressamente proprio per questo ai fatti risultare solo di stampo al fine dittatoriale, anche dove a motivazione di tale applicazione vi fosse solo una qualsiasi ideologia totalitarista sulla comunitaria, ma sempre INDIVIDUALISTICA espressione.

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    2. vedo che il commento è molto lungo quindi leggo e rispondo a pezzettini (insomma, senza avere da subito il quadro completo del commento)

      1 ecco, ho iniziato a leggere il primo commento pensando di fermarmi e commentare ogni 5 righe e invece l'ho letto tutto d'un fiato, non solo perchè, alla fine, è in effetti un compartimento stagno (parli di una sola cosa) ma anche perchè è proprio ben scritto, convincente, esauriente e molto interessante. Io purtroppo sono sempre deficitario quando un film ha letture "politiche" (che qui poi siamo al confine, come spieghi benissimo tu, tra il politico e il "naturale", l'esitenziale) e quindi questo commento copre perfettamente un "buco" (non voleva essere una battuta) molto grande della mia recensione, grazie

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    3. 2 Anche il secondo commento veramente bello anche se un pò difficilotto per una mente semplice come la mia.
      L'ho riletto due volte e sì, mi sembra ineccepibile.
      E, buco a parte, è una riflessione molto interessante in maniera generale. Alla fine è una specie di paradosso, anche quando pensiamo al bene comune, in qualche modo, lediamo le individualità, i bisogni, le contingenze personali.
      E fare il "bene di tutti" ha un rovescio della medaglia, ovvero neutralizzare o uniformare i bisogni di ciascuno

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    4. Esattamente.

      Quindi quando poi si sente per esempio la solita classica espressione del tipo: "basterebbe accontentarsi ognuno di ciò che si ha" e ciò presuppone pertanto, o già un previo termine di "equa" ridistribuzione dei beni o delle risorse disponibili, oppure un subire e accettare a proprio discapito le "discriminazioni" e gli impedimenti fattuali sul proprio stesso termine di benessere percepito, o auspicabile di miglioramento, ecco che arriva poi l'esempio calzante proprio dato da questo film; a monte di tutto ciò che si possa pensare o dedurre in termini di proprio percepito termine sulla equità sociale rimane di fondo una semplice frase fatta...una utopia che, come diretta/indiretta conseguenza se veramente applicata, irrimediabilmente porterà sempre qualcuno e quindi poi conseguentemente più di uno a sovvertire questo stesso termine (im)-posto. Questo è un film che tra tutte le qualità e/o difetti sottointende a un grado molto alto di comprensione della individuale e individualistica natura umana e al contempo della sociale organizzativa necessità che la stessa comunque bisogna per aumentare il proprio livello e grado di sopravvivenza. Quando impareremo o meglio accetteremo che non si può sovvertire il nostro bisogno individualistico termine di piacere in termini di univoco bene comunitario equamente tra tutti distribuito o meglio stabilito, se non come imposizione forzata, e allo stesso comprendere e accettare che il nostro termine individuale o comunitario (già inesorabilmente disparitario quindi nella e sulla stessa propria comune) di piacere seppur di stampo individualistico, andrà sempre direttamente o indirettamente a ledere altro termine individuale, e/o comunitario, di e su altrettante individualità di altro diverso, o in loro prospettiva di miglioramento quantomeno conseguente paritario termine di piacere dal nostro esprimere o espresso stato, continueremo sempre e solo a essere tanto utopisti, quanto semplicemente al contempo ipocriti.

      Perdona la lunga arringa finale.

      Quindi per concludere, grandissimo film, grandissima metafora.

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    5. L'unico problema di questa arringa è che sembra un gigantesco cul de sac, ovunque provi a uscire non ci riesci

      ma del resto credo proprio sia così, come in tutte le cose il massimo che possiamo auspicare è il tendere al meglio, alla migliore soluzione, al male minore, al massimo che possiamo ottenere/dare

      ma la coperta sarà sempre corta, o polverosa, o troppo leggera

      comunque dio bono avete una perversione strana, scrivete mega papiri interessantissimi che vi portano via tempo e sforzo mentale ma poi non perdete 2,6 secondi a mettere un nome

      ma mica l'account eh, un nome, scritto

      mannaggia a voi oh

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  5. Hai ragione, sono Gabriele e ti seguo ormai da parecchi anni. Ultimamente ho commentato anche qualche recensione da te fatta come anonimo.

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao