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20.8.11

Recensione: "Jestem"

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Attratto dal dvd con tutte quelle corone d'alloro (spesso fuorvianti, il disastroso horror Wendigo ne aveva 6,7 ), da quell'immagine di copertina e da quel titolo così elegante ed evocativo, mi approccio a Jestem convinto di trovarmi davanti ad una piccola perla. Purtroppo, e cercherò in tutti i modi di spiegare il perchè, sono rimasto abbastanza deluso.

Come tutti i film dell'Europa dell'Est, Jestem racconta una storia di profondo degrado, non solo sociale ma soprattutto umano. Kundel è un bimbo di 11 anni abbandonato in orfanotrofio. Fugge, cerca di ricucire un rapporto con la madre ma non ci riesce, va a vivere in un battello abbandonato sulla riva di un fiume e fa amicizia con una ricca bimba che abita in una villa proprio davanti tale riva.

Ci sono molte cose che non tornano, troppe situazioni che forse prese singolarmente non apparirebbero forzate ma tutte insieme sembrano davvero eccessive. Perchè nell'orfanotrofio tutti ce l'hanno con Kundel? Perchè anche i ragazzi del villaggio sembrano avere come unica ragione di vita quella di punire quel bambino "bastardo"? Perchè il ragazzo va a vivere nel battello senza tentar con maggior forza il riavvicinamento con l'inqualificabile madre? Com'è possibile che una bimba di circa 9 anni si ubriachi continuamente senza che i genitori (in teoria genitori modello) se ne accorgano? Com'è possibile che la stessa bimba passi tutte le notti fuori di casa, anche a notte fonda, senza essere scoperta?  C'è qualcosa di artificioso in Jestem, quando il film, al contrario, dovrebbe avere quasi un taglio neorealistico.

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I passaggi narrativi appaiono troppo semplici, schematici, come se la sceneggiatura non avesse la maturità che la storia richiederebbe. Anche le musiche (di un grande compositore peraltro) contribuiscono all'atmosfera un pochino "finta" del film, troppo pesanti, opprimenti e continuamente ripetute. E così questa specie di "Bambino col pigiama a righe" polacco che aveva tutte le carte in regola per essere stupendo sembra quasi un film da domenica pomeriggio a Canale 5. Meravigliose e umanamente devastanti però alcune sequenze come quella in cui Kundel vede sua madre ballare con un altro bambino, quella in cui appoggia la testa tra le sue gambe (della madre intendo) per poi ricevere un "non voglio vederti mai più" o quella, sublime, in cui nel finale i due bambini sdraiati uno vicino l'altro decidono di fuggir via insieme, due bambini che per motivi diversi soffrono di un tremendo mal di vivere, in parte provocato soprattutto da situazioni esterne (come per Kundel) in parte causato da un fortissimo disagio interiore (la bimba e la sua difficoltà di accettare il proprio aspetto, disagio raccontato con infinita dolcezza) . Sembra però che lo scavo psicologico e la potenza emotiva di Jestem più che per merito del film e della storia che racconta, provengano dai  personaggi e da alcune piccole scene di interazione tra essi. Le scene che ho citato prima ne sono un esempio lampante, sono singole perle a mio modo di vedere non inserite perfettamente nella collana.

E' probabile che la mancata empatia col film sia un mio problema, non lo nego. Provatelo, magari lo troverete bellissimo. In qual caso sarei io stesso il primo ad esserne contento perchè Kundel, in un modo o nell'altro, ti entra nel cuore.


( voto 6,5)

6 commenti:

  1. Eh eh chissà perché le tue sottolineature negative le condivido in toto :))
    Sul voto io mi sarei tenuto ancora più basso!

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  2. Davanti quel visino non potevo infierire...

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  3. Perché si intitola Io sono (Jestem è la prima persona singolare del verbo essere in polacco).
    Dalla tua recensione mi sembra un film quasi dickensiano, e un titolo così mi pare poco centrato, allora. però è tardi e sto cominciando anche a scrivere a vanvera ...

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    1. Il bambino dice Jestem proprio nell'ultimissima inquadratura, mi sembra di ricordarlo ancora dopo quasi 3 anni.
      E' un senso di appartenenza, di riconoscimento, per un bimbo che in realtà di radici ne ha pochissime.
      Dickens centra sempre con storie di bambini e degrado ma rimane comunque uno stereotipo

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  4. quindi, una sorta di presa di coscienza. hai ragione , dickens è stato il primo nome che mi è venuto in mente, magari a sproposito, a coi bambini - è vero - è automatico. magari, se vedessi il film, forse penserei di più al film bianco di kieslowski, il più polacco della trilogia dei colori

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    1. Non lo so, anche Kieslowski può entrarci o no.
      Fai prima a vederlo anche se c'è molto ma molto di meglio da vedere prima di questo :)

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due cose

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