A volte crediamo che rappresenti una mancanza, un qualcosa di ibrido che non è nè carne nè pesce, due condizioni di mezzo, zoppe, mutilate, che fanno l'amore tra loro, si rincorrono e poi si lasciano definitivamente.
Io l'ho sempre visto invece come un arricchimento, un donarsi a vicenda, un completarsi, un migliorarsi.
Il dormiveglia non è un sonno che non riesce ad essere completamente sonno o una veglia che non riesce ad essere completamente veglia.
Il dormiveglia è un sonno che ha la possibilità di lambire la concretezza della veglia e una veglia che ha il privilegio di sfiorare l'etereo velluto del sogno.
E' una condizione superiore, quasi supereroistica, quasi magica.
Una condizione in cui non è vero che non siamo nè l'uno nè l'altro, e non è vero nemmeno che siamo l'uno e l'altro, no, siamo l'uno più l'altro.
Sono quelle condizioni di mezzo, come il bagnasciuga, quello strano mondo che sta per cessare di essere terra e sta cominciando ad essere mare, quella condizione in cui non è tanto vero che non siamo più nell'asciutto ma non ancora immersi nell'acqua, no, siamo bagnati dal mare senza esser nel mare. Siamo l'uno e l'altro, non nessuno dei due.
Possiamo sentire i granelli, possiamo sentire il concreto appoggio della terraferma e al tempo stesso essere già sfiorati da un lembo di quell'oceano infinito.
Se proviamo a farlo ad occhi chiusi poi la sensazione è ancora più forte e quel tempo quasi costante che intervalla un'onda dall'altra, quel momento di attesa brevissimo ma che ad occhi chiusi sembra infinito, è un tempo fermo in cui noi nella nostra testa ci sentiamo sia nella terra che nel mare.
Come il famoso gatto di Schrodinger.
Come il dormiveglia.
E bastano due passi indietro per tornare alla torrida sabbia asciutta.
E bastano tre passi in avanti, o un salto, per tuffarci nell'acqua.
Come il dormiveglia.
E chi l'ha detto poi che nel dormiveglia uno preferisca per forza voler tornare o restare nel sogno, chi l'ha detto che a volte la realtà che ci aspetta non sia migliore di quel sogno che si sta allontanando sempre di più, quel sogno che come un'elastico sembra tornare indietro da noi ma poi, come un'elastico, si allontana ancora di più e ancora più velocemente.
Io sono convinto che se un uomo potesse scrivere durante il dormiveglia l'umanità avrebbe una nuova letteratura talmente bella e potente che distruggerebbe tutta quella che la precede. Perchè è in una condizione magica, superiore.
A me succede una cosa incredibile nel dormiveglia.
Se cambio lato, se mi giro, tutto scompare. In un secondo. Completamente.
Non resta niente.
"Cosa stavo sognando un secondo fa?" si chiede la mia mente ibrida.
E' come se quel sogno che faticavo a trattenere fosse stata la zavorra di una mongolfiera.
Mi giro di là e la zavorra cade del tutto.
Solo se mi giro.
Poi magari ne carico dentro una nuova.
Mi giro di nuovo dall'altra parte e cade di nuovo.
Non è un tornare nella veglia no, sono sempre in quella terra di mezzo, ma il mondo onirico scompare e riappare ogni volta che mi giro. E sempre con facce diverse.
Ma cerco di restare là, in questo mondo magico e doppio.
Non voglio nè tornare nel sonno nè svegliarmi.
Perchè niente come il dormiveglia rappresenta la potenza della mente umana.
E la condizione ideale della nostra esistenza.
Quel riuscire a sognare mantendendo però almeno un piede per terra.
O quel vivere la vita credendo, ogni tanto, di trovarsi in un sogno.