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24.9.15

Sulla dominazione delle specie o intelligenze "superiori", riflessioni sparse partendo da "Her" per arrivare ad "Earthlings" - Scritti da Voi - 48 - di Giovanni Manizzi


Torna Giovanni con i suoi sempre interessanti e "scomodi" pezzi. 
Usando Joaquin Phoenix come trait d'union si parlerà di interazione tra specie, da quella appassionata tra l'uomo e l' OS di Her a quella distruttiva tra il genere umano e quello animale di Earthlings


Pensare che quando lo vidi per la prima volta, nel film "Il Gladiatore", mi suscitò al massimo sentimenti di insofferenza, quando non antipatia. Joaquin Phoenix mi sembrava un attore americano troppo americano e mal inserito in una parte per la quale non aveva il fisico di ruolo, troppo fisicamente occidentale per essere credibile come imperatore romano.

Non ho rivisto il film con Russell Crowe, ma ho visto film, molti, in seguito, di entrambi gli attori, che sono tra i due che oramai preferisco e che trovo più interessanti. Lo sono in modi naturalmente diversissimi tra loro, mi verrebbe da dire quasi agli antipodi; ma in questo sta la grandezza - il carisma scenico - di un attore, che è allo stesso tempo istrione e mimo-Imitatore. Ciascuno imprime la sua firma al personaggio che di volta in vola interpreta e allo stesso tempo, ogni bravo attore in qualche modo "scompare" dietro la maschera che sta portando in vita, a cui sta dando carne e movimenti. Cancella se stesso e allo stesso tempo rimane individuo unico, irripetibile, irrinunciabile.




Joaquin Phoenix sembrerebbe quindi essere l'irrinunciabile a solo alle prese con la prova d'attore suprema, quella di tenere un intero film sulle sue sole spalle. Questo sembra accadere in HER, dove quasi ogni evento appare dal suo punto di vista. Ci sono solamente altri tre personaggi, nella pellicola. Sono donne, sono tre, fisiche ma poco presenti, o disincarnate ma onnipresenti, mai le due cose insieme. Due sono in carne e ossa,presenti fisicamente, le possiamo vedere muoversi; la prima è una presenza marginale nella vita del protagonista, con cui condivide alcuni luoghi, alcuni pensieri, alcune inclinazioni, senza però mai oltrepassare l'immaginario confine tra incontro sociale e intimità personale; una delle due è importante solamente per la sua fisicità , per il suo corpo, che diventa interfaccia di sensi umani per la terza; l'ultima , che non è una donna, ma una entità solo vocale, a sua volta interfaccia per un dispositivo elettronico molto simile alle intelligenze artificiali. La voce è tutto, sembrerebbe questa una delle maggiori convinzioni che sono alla base del film. La voce crea identità, anche se all'inizio è compito e facoltà dell' umano, proprietario di fatto del dispositivo elettronico, venduto in milioni di esemplari, scegliere che questa voce sarà femminile. L'illusione prende subito il sopravvento. 



Non è più, non è solo, una voce utile a facilitare dialogo tecnico e scambio di informazioni ma diventa l'essenza della personalità del dispositivo, coagulo tangibile e tecnologico di algoritmi di intelligenza artificiale, di timbro vocale che orienta l' "identità sessuale" e di procedure euristiche alla scoperta - e alla contemporanea formazione dal nulla - del mondo, della realtà . Lei è Scarlett Johansson, anche la sua voce è formosa, ma la sua forma non c'è. Ci sono solo reciproche immaginazioni, quella dell'uomo solo - un omino sensibile, ma in difficoltà nell' esprimere le sue emozioni senza la presenza di un intermediario tecnologico che sembra avvicinare mentre allontana e separa - e quella dell' intelligenza artificiale, - una entità avulsa dal mondo fisico e in difficoltà nell'esplicitare le sue esigenze esplorative, per le quali ha bisogno di interfacce organiche. La sua consapevolezza emotiva e intellettuale sembra assai più profonda di quella dell'uomo, che sarà lei a portare al livello della consapevolezza e della pienezza, così che alla fine lui con la prima delle due donne fisicamente presenti nel film, potranno provare a intrecciare i propri vissuti, per dar vita, forse, a una biografia di coppia, ancora tutta da costruire, quando non da immaginare. Adamo e Eva, post-umani, di fronte a un deus ex machina mai così letterale e assolutamente post-contemporaneo. Lei si congederà dall'omino, per proiettarsi nel flusso cosmico della vita (curiose le assonanze con un altro,film, dove invece la Johansson è presente in carne, muscoli e cervello: "Lucy"). Toccherà a lei, come tutte le madri, affrancare il figlio dal cordone ombelicale, perché non rimanga imbelle per sempre; lo farà con amore e sollecitudine, che non sono privi di un pizzico di irremovibile crudeltà, per permettere a lui e a se stessa di vivere le proprie vite. Siamo già figli - padroni della nostra stessa tecnologia, quella cosa che ci scherma da tutto quello che è il resto del vivente e al quale neghiamo questa condizione. Vertigini post-human , carne e silicio inestricabilmente intrecciati.

La tecnologia dell' intelligenza artificiale di Lei, però, non ci diventa minacciosa, ostile; al contrario, si impegna a farci crescere nella consapevolezza di noi stessi e delle realtà che sono intorno e dentro di noi. Un po' come Siri, che è stata messa a dar voce viva a una interfaccia di aiuto erotico per coppie dalla fantasia e dalla complicità da ricaricare - applicazione vera, riscontrata da me in un articolo di giornale recente, dove si parla di Blindfold o "Siri for sex". (Su D dell'11 aprile 2015).

Possiamo magari stare tranquilli: non si verificherà, almeno a breve, il dominio di superiori intelligenze artificiali su homo sapiens, che così avrà la fortuna di non dover subire il dominio implacabile di queste intelligenze superiori - e perciò stesso, con tutti i diritti di ucciderci, di vivisezionarci, di allevarci e macellarci, di agire sui nostri corpi in ogni modo invasivo immaginabile e anche inimmaginabile, per i suoi esclusivi vantaggi, obiettivi e scopi. Come noi facciamo nei confronti di tutti gli altri animali. Questa storia viene raccontata in un fumetto di Veganzetta,scritto e disegnato da Paolo Cossi e Davide Nuvolotti: "la specie umana è biologicamente diversa da qualsiasi altra specie, è quella gerarchicamente superiore a tutte le altre ... Ovviamente, in base a tutto ciò che ho sostenuto, posso affermare con assoluta convinzione che non avrei nulla da obiettare se una specie superiore e più forte di quella umana dovesse comparire o ripresentarsi sulla terra, riservando ai miei famigliari, ai miei amici o a me medesimo lo stesso trattamento che noi umani stiamo riservando alle specie inferiori".



Questo è un altro racconto, in realtà lo spunto primo per questa recensione, un racconto animalista, contenuto nel film manifesto "Earthlings", cioè: terrestri. Terrestri intreccia voci e volti d immagini di realtà altrimenti ignorate, da scoprire. Film interfaccia con il nostro antropocentrismo, si sostiene per intero proprio su una voce: che è quella di Joaquin Phoenix. Profonda, cadenzata come le onde di un mare che prosegue all'infinito, e che sostiene la visione di immagini altrimenti insostenibili. Ci sono animali felici - pochissimi, nella parte introduttiva, dedicata all'equipaggio terrestre della astronave terra - e animali infelici - a milioni, in balia di homo sapiens. Homo però non riesce a essere così sollecito, protettivo, rispettoso, tanto meno maieutico o persino anche distante, distanziato, infine, come riescono invece a fare le intelligenze artificiali nei confronti dì homo, nel film HER, nel bellissimo monologo di addio della AI al suo innamorato amante umano, così limitato e lento. Homo invece, crea inferni in terra, (dove le AI invece costruiscono paradisi-veri giardini) senza fine, per tutti gli altri animali che si ritrovano come lui irretiti nel flusso del tempo, su questa unica nave spaziale che è la casa di tutti i membri del suo equipaggio. La Terra: di tutti i Terrestri.

Timo Müller scrive di questo film, Hearthlings, sul numero 17 della estate 2014 della rivista di critica antispecista "Liberazioni". Questo film si può definire come metapicture, che attraverso le immagini elabora un discorso politico alla coscienza dello spettatore. Ci sono numerosi esempi di metafilm, nella filmografia antispecista degli ultimi anni, risultato di un impegno teorico oltre che giornalistico in continuo movimento.

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