Non sono mai stata una collezionista né un’accumulatrice, schivo in genere il tracciamento del vissuto. Eppure da qualche anno sfido la reticenza alla catalogazione e alla conservazione prendendomi cura di due diari. In uno appiccico i biglietti del cinema, nell’altro trascrivo i titoli dei film che vedo. Quest’ultimo contiene anche pigri appunti, scarabocchi, infantili simboli di gradimento. Quando Giuseppe mi ha chiesto di buttar giù un articoletto sui miei film del millennio, ho cercato di ripercorrere parte del mio trascorso di spettatrice grazie a tale quadernino. Le remote visioni pre-diario hanno avuto meno possibilità di recupero, ma qualcuna ha bussato insistentemente alla memoria. Ricordare è sempre filtrare, filtrare è sempre buttar via qualcosa. Un po’ come quando si prepara il tè, cosa che tra l’altro non mi riesce granché bene. Il mio infuso, lo noterete, ha generato strane agglomerazioni. Quale che sia il sapore, ecco il mio tè, la lista delle sostanze scelte e perché:
I’m a Cyborg but That’s Ok (2006) di Chan-Wook Park
Perché azzardano figurazioni surreali, quando non grottesche, per disegnare anime ipersensibili, emotività disarmate come scriccioli, irrinunciabili gemme fragili.
Peppermint Candy (2000) di Lee Chang-Dong
Le armonie di Werkmeister (2001) di Béla Tarr
Nobody Knows (2004) di Hirokazu Kore'eda
Perché calati in contesti diversi, in cosmi sociali difformemente oppressi, rivelano l’assassinio dell’innocenza, la sepoltura del senso, l’avvelenamento degli affetti. Perché condividono una presenza autoriale profondamente commossa, uno sguardo che non si sottrae al pianto dell’umanità che rappresenta.
Acqua tiepida sotto un ponte rosso (2001) di Shoei Imamura
Tokyo Sonata (2008) di Kiyoshi Kurosawa
Perché pur con linguaggi quasi incomparabili, tonalità tra loro inconciliabili, raccontano la frustrazione imbarazzata degli uomini ordinari, le falle dell’armonia nipponica, la friabilità della superficie che ammanta una realtà magmatica.
Ritorno a casa (2001) di Manoel de Oliveira
Il figlio (2002) di Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne
Perché percorrendo il filo nero della morte, dunque della distanza e della perdita, si interrogano sull’inarginabile frammentarietà della vita. Sull’assurdità assordante del dolore, sullo scandalo dell’assenza.
A Girl Walks Home Alone at Night (2014) di Ana Lily Amirpour
Perché c'è una ragazza che cammina verso casa da sola di notte, e non ha paura, ma fa paura.
L’isola (2000) di Kim Ki-Duk
Perché c’erano una volta, prima dello splendido “Ferro3”, due amanti altrettanto afasici. Ma fustigati senza tregua da sentimenti ai limiti, violenti, quasi letali. Personaggi feroci, nella loro emarginazione, blasfemi, nella loro espressività, e tuttavia teneri, nella loro sete di amore.
L’uomo senza passato (2002) di Aki Kaurismaki
Perché è difficile resistere a quello humour finlandese, a quei dialoghi un po’ pazzeschi coniugati ad una recitazione irresistibilmente compassata. Perché Kaurismaki percorre la tristezza e la oltrepassa, senza deriderla, osserva la solitudine e la accarezza, senza compatirla, contempla la fallibilità e la accetta, senza condannarla.
Hai preso tutto dal tuo eccezionale fratello chiara .
RispondiElimina" una ragazza torna a casa di notte e non ha paura " per me e' il titolo ormai
E' per quello che poi hanno fatto me, troppa prodigiosità tutta nella tua persona.
EliminaGrazie d'aver letto Frè
Quante chicche da recuperare. Grazie per questa stilosa mini carrellata.
RispondiEliminaUna cerimonia del tè senza il cerimoniale. La cura, l'attenzione senza la pretenziosita' e l'artificiosità.
RispondiEliminaAdoro soprattutto quel kaurismaki. Perché non solo non deride la tristezza ma non ne fa oggetto di compiacimento né qualcosa in cui crogiolarsi.
Kaurismaki è un figo. Come lui solo gatlif.
EliminaIl mio Kaurismaki preferito fra quelli visti è forse Nuvole in viaggio. Ma questo occupa comunque un posto di rilievo nel mio cor.
EliminaGrazie Elena :)
Gatlif... prossimamente fra i miei torrent.
Bellissimo. Per un po di tempo ne avevo la locandina appesa in casa. Io amo Tatjana http://mulosetaccioepiccone.blogspot.it/2011/12/io-amo-tatjana.html?m=1
EliminaNella lista ci sono film straordinari, capolavori, altri buoni e altri che non ho mai visto, ecco la mia graduatoria:
RispondiEliminaCapolavori i vari L'Isola di Ki-Duk, Peppermint Candy di Chang-Dong e Le Armonie Di Werkmeister di Tarr, tre gemme purissime.
Grandi film L'Uomo Senza Passato di Kaurismaki e Il Figlio dei fratelli Dardenne.
Buoni Frank e Vital, tutti gli altri mai visti.
Complimenti per le scelte.
Se ho stimolato la tua curiosità riguardo qualche film sconosciuto posso ritenermi soddisfatta.
EliminaCosì a occhio, direi che Tokyo Sonata potrebbe essere per te un'altra gemma purissima, per rubarti l'espressione.
Grazie del tuo tempo.
Alla prossima
qualcuno mi manca, ma so che meritano :)
RispondiEliminaBeh i gusti son gusti, ma quasi tutto va assaggiato no?
EliminaGrazie anche a te per esserti fermato qui :)
Ho dato una scorsa a tutti ma non ho ancora letto per intero gli altri.
RispondiEliminaMi decido a commentarne uno a sera, altrimenti non inizio mai.
Comincio da te, perché sei la prima.
E perché ho adorato la tua scelta dei film giapponesi. Avrei voluto parlare anch'io di molti di quelli che hai citato tu: tu l'hai fatto meglio, con il tuo stile essenziale, penetrante, delicato.
Vital, in particolare, è nella mia top20 dei film "del millennio". Il capolavoro di Tsukamoto. Il percorso che hai creato (Il figlio, come vedi è uno dei miei preferiti; e hai menzionato un favoloso film di Oliveira, grandissima) è una delizia.
Tokyo Sonata è un film enorme; e Acqua tiepida sotto un ponte rosso è una menzione per la quale come si fa a non amarti? L'ultimo Imamura!...
Purtroppo conosco pochissimo il film coreano, a parte L'isola gli altri non li ho visti. Ma mi segno anzitutto la tua menzione di Peppermint Candy, che hai preferito a Oasis e a Poetry...
Di Frank sono incerto, ho letto cose contrastanti. Ma il tuo è un invito che gli conferisce peso.
Tutti i film che hai menzionato e che ho visto li amo, invariabilmente.
Incluso A girl walks alone home at night. Di cui scriverò a breve: lo sai che esce al cinema tra 2 settimane!?
Un abbraccio
Ho letto dell'uscita di A girl! Incredibile, come quella di Lawrence Anyways.
EliminaPeppermint Candy ha il potenziale per piacerti, Frank frankamente non saprei :D
Grazie Stefano, troppo buono !
A girl walks home alone at night lo sto per andare a vedere. Mezzanotte di paura. :)
EliminaUna di tutte le più belle visioni del 2015 per me ;)
EliminaPer adesso posso dire solo una cosa: folgorante!!!
EliminaOttime scelte e bellissimo post. Finalmente fa capolino il faccione da "vicino di casa che saluta sempre" di Tsukamoto :) Lì non ho buchi, attendo solo con ansia il suo ultimo Fires on the plain, che, visto il trattamento ridicolo della distribuzione italiana riservato a Kotoko, non credo si potrà vedere attraverso canali tradizionali.
RispondiEliminaHo cominciato il recupero di Imamura, con L' anguilla e Dr. Akagi, e posso già azzardare che qualsiasi suo film promette bene, quindi non mancherà anche quello che hai menzionato.
Per Le armonie direi che non ci sono parole per descriverlo, uno dei capolavori assoluti del cinema, sempre troppo poco conosciuto, ma forse non è proprio un male: in questo modo il suo pubblico è costituito da chi riesce ad apprezzarlo.
Gli altri ne ho sentito parlare e mi ronzano intorno da un po', soprattutto quello di Park e del finlandese.
Grazie Claudio :)
RispondiEliminaDi Tsukamoto qualcosa ancora mi manca. Ho visto Kotoko in effetti tramite le solite vie non convenzionali. Effetto mal di mare a parte, lo trovai un film interessante.
Hai visto di Imamura due dei miei preferiti. Tutta la sua più recente produzione è contraddistinta da un piglio ironico raddolcito dal l'avanzata degli anni. Diverso da quello più spietato della sua gioventù.
Concordo su Le armonie, è un film immenso, da stranguglioni.
Il film di Park può risultare strabordamte, ma io semplicemente lo adoro.
Kaurismaki...il regista con cui prenderei un espresso.
Ciao!