Recensione "Utopia - Stagione 1"- Le Serie Tv de Il Buio in Sala

Dopo un anno e mezzo torno a vedere una serie.

Non potevo scegliere meglio.

Brevissima, visionaria, importante.

Una serie che racconta di un mondo completamente corrotto, un mondo in cui siamo tutti soltanto manichini nelle mani di poteri fortissimi.

Cosa nasconde quel manoscritto? Chi è Mr Rabbit?

E, soprattutto, where is Jessica Hyde?

"Where is Jessica Hyde?" è il mantra assassino che ripete ossessivamente il killer Arby, un killer come raramente ne abbiamo visti in questi ultimi anni di cinema.

Grasso, giacca di pelle, unto di sudore, camminata a papera con piedi a x, respiro perennemente affannato, sguardo calmo, voce ancora di più.

"Where is Jessica Hyde?" chiede alle sue vittime prima di farle fuori senza nemmeno pensarci un attimo. E che siano donne o bambini, cambia nulla.

"Where is Jessica Hyde?" è la domanda che pone a tutti. E noi capiamo che questa domanda è importante, importantissima. E sì, lo è, Jessica Hyde è effettivamente il personaggio cardine della serie.

Ma solo alla fine, solo all'ultima scena dell'ultima puntata, con un colpo di genio spiazzante, ecco, solo alla fine capiamo quanto quella domanda fosse realmente La Domanda, la base di tutto.

Utopia è una miniserie inglese di sole 6 puntate (la prima stagione) che gioca almeno per un pò con la perfezione.

Cattiva, originale, ironica, brillante, complessa, impegnata, visionaria, complottista, Utopia è una serie che mi ha ricordato Watchmen (senza alcun superpotere) per quella capacità di parlare di noi e della nostra società, del visibile e dell'invisibile, dei grandi poteri e delle piccole debolezze.

Ma di cosa parla?

Difficile spiegarlo in due parole.

C'è un manoscritto, The Utopia Experiments, scritto da uno scienziato.

In realtà per un lettore qualsiasi si presenta come una "semplice" graphic novel molto gotica, sanguinaria, pazza.

Nasconde invece qualcosa di più, nasconde informazioni importantissime per l'intera umanità. E molto pericolose.

Lo vogliono tutti.

Lo vuole specialmente The Network, un'organizzazione segreta con a capo un misterioso Mr Rabbit.

Ma, per vie traverse, questo manoscritto se lo trovano tra le mani un gruppetto stranissimo di persone conosciutesi quasi per caso. A loro si unisce la sopracitata Jessica Hyde.

Sarà un massacro, molte persone moriranno per questo.

Utopia è una specie di thriller che nasconde sotto le pieghe della fiction argomenti delicatissimi.

Quasi tutta la serie è incentrata sul dimostrare quanto la sanità mondiale, le malattie, le infezioni, i vaccini siano solo e soltanto gestite da personaggi senza scrupoli. Le malattie, persino le pandemie, vengono create a tavolino, o per fini "distruttivi", o monetari, far comprare le medicine.

Ma questo suo lato cospirativo non si limita a questo. In Utopia è presentato un mondo dove tutti sono controllati, dove tutti sono potenziali spie, dove la vita privata non esiste più. Un mondo marcio in cui lo stesso Ministro britannico è praticamente un assassino. Siamo tutti marionette manovrate da chissachi. Non solo ci conoscono e ci spiano, ma possono farci morire a loro piacimento quando vogliono. Siamo solo "danni collaterali" da mettere in conto per fini più grandi (non a caso appare più volte Delitto e Castigo con il concetto di uccisione giusta se per finalità importanti)

Sì, è vero, tutto è esagerato, elevato all'ennesima potenza. Eppure la sensazione che Utopia sia una serie "importante", coraggiosa e affatto delirante c'è.

Nelle prime puntate la mia solita espressione "non ci sto letteralmente capendo una sega" fa capolino più volte. Il governo, The Network, dei personaggi "sciolti", la febbre russa, il manoscritto, quei loschi figuri in quella tetra stanza, quell'armata Brancaleone che sono i nostri personaggi, Mr Rabbit, tutto si confonde. Quasi impossibile tirare le fila, c'è solo da aspettare per capire qualcosa in più.

Le morti continuano a susseguirsi, decine e decine. E non capiamo perchè visto che tante, quasi tutte, sono vittime innocenti e "innocue".

Ma, come dicevo sopra, Utopia racconta di un sistema che persegue obiettivi sopra la pelle delle persone, Che siano omicidi o l'innesco volontario di una nuova malattia (la SARS, ad esempio) poco cambia.

E anche queste stragi alla fine vengono sempre fatte passare per altro, mascherate. La parte cospirativa della serie diventa talmente densa da creare un mondo in cui non si può più veramente credere a niente.

Si ha la sensazione che la scrittura che c'è sotto la serie sia una scrittura importante. Come se la serie possa nascondere dentro sè stessa gli stessi segreti che, nella diegesi, nasconde il manoscritto.

Grandissima fotografia, belle location, attori notevoli.

Su tutti spicca, e come poteva essere altrimenti, Neil Maskell, l'indimenticabile killer di Kill List.

Il suo personaggio è pazzesco. Potremmo assimilarlo al Chighur di Bardem ma, secondo me, c'è una grossa differenza. Entrambi pazzi, entrambi insensibili, entrambi freddissimi, entrambi inumani.

Ma se la freddezza di Chighur sembrava del tutto connaturata al personaggio, genetica, quella di Arby, al contrario, sembra provenire da un fuoco, da un caos, da un milione di cose dentro, da fortissimi traumi, da atroci sofferenze. Arby è un mostro creato a tavolino, il ragazzo dell'uvetta, un bambino mai stato bambino, un adolescente mai stato adolescente. Il suo respiro affannato sembra il respiro di qualcuno cui ribolle dentro qualcosa, di uno che soffre come un cane, che mette un coperchio di gelo sopra una pentola di fuoco.

Le scene tra lui e Jessica Hyde, personaggi così diversi e al tempo stesso così simili, sono probabilmente le più belle, interessanti ed intense della serie.

E notevole sono anche i personaggi di Grant, teppistello 11enne con un bisogno d'amore infinito che gli si legge negli occhi, e Wilson Wilson, strampalato hacker immigrato, reso ancora più improbabile dopo la tortura, terribile, avuta agli occhi.

Utopia non spinge mai in nessuna sua componente. Sa essere ironica senza mai esser leggera, sa essere drammatica senza mai esser tragica, sa essere profondamente umana senza mai essere retorica.

La sottotrama di Becky e della malattia ereditata dal padre, ad esempio, non può non colpire.

E si va avanti, tra personaggi collusi con altri, tra porte che si scoperchiano ed altre che si chiudono. Vediamo le stanze del Potere, ne percepiamo la potenza, eppure ogni volta non riusciamo a capire dove sia la punta dell'iceberg.

Dove sia, del resto, questo fantomatico Mr Rabbit.

Omicidi efferati, trame famigliari complicatissime (molto interessante la vicenda di Michael, sua moglie e la prostituta russa, anche questa concluso in maniera sorprendente e assolutamente in linea con il clima cospirativo della serie), rivelazioni sorprendenti.

E un notevole problema etico messo davanti alla nostra attenzione.

Quello che Carvel aveva in mente è un atto d'"amore" verso l'umanità o un aberrante e "nazista" soluzione?

Buffo come proprio il complottista per antonomasia, Wilson Wilson, sia alla fine l'unico che propenda per la prima opzione.

E Carvel amava sua figlia o era soltanto un pazzo ed inumano scienziato che voleva solo usarla?

In un finale notevole, un finale dove scopriremo finalmente chi è Mr Rabbit, un finale in cui scopriremo che lo sprezzo delle vite umane è così alto da derubricare a "prova" la morte di decine di persone e l'acquisto di milioni e milioni di vaccini, in un finale così abbiamo l'ultimo colpo di scena, geniale.

Brucia tutto.

Brucia il manoscritto.

Bruciano milioni di vaccini.

Effetti collaterali, niente conta.

Quello che conta è quello che quel dito prende in quella gamba ferita.

E tutto il sangue versato fino a questo momento, tutti quei morti, a questo dovevano portare.

Ad altro sangue.