Un horror tremendamente derivativo all'apparenza.
E sì, Hereditary ha tanto di già visto, quasi tutto.
Ma la classe di regia, la sua anima drammatica, una complessità di scrittura notevole e il volto di una bimba che non si dimentica ne fanno un horror che si discosta dal solito horror da sala, qualcosa di più.
E poi è opera prima, non scordiamolo
presenti spoiler dopo prima foto, interpretazioni del film nel finale di recensione
A me sembra che l'horror sia molto vivo.
E sì, Hereditary ha tanto di già visto, quasi tutto.
Ma la classe di regia, la sua anima drammatica, una complessità di scrittura notevole e il volto di una bimba che non si dimentica ne fanno un horror che si discosta dal solito horror da sala, qualcosa di più.
E poi è opera prima, non scordiamolo
presenti spoiler dopo prima foto, interpretazioni del film nel finale di recensione
A me sembra che l'horror sia molto vivo.
Non quello da sala magari ma in generale sì.
Più che altro è bello constatare come si continui ancora, nonostante tutto, a fare piccole sperimentazioni.
E si passa da grandi horror metaforici - come Babadook o It Follows o Under the Shadow - ad altri completamente essiccati, di sottrazione -come It comes at night o A Dark Song o Anguish -.
Mi sembra che si stia sempre di più andando via dal genere per cercare di creare degli ibridi.
Attenzione, non che i film di genere tout court siano, in quanto tali, inferiori. Ma ho la sensazione che ormai i "puri" horror siano tutti uguali uno all'altro e che le cose più belle si vedano negli ibridi. Anche perchè è molto più facile essere "autori" (e qui intendo scrittori) in queste mezze "creature" che non nel puro film de paura dove ormai le regole del mercato sembrano ferree e l'unico elemento che può far la differenza resta la regia.
La nota più lieta è che anche nei cinema, però, stanno sempre di più arrivando horror leggermente diversi, magari non originalissimi, ma che non hanno lo stampino preconfezionato.
Hereditary è uno di questi.
Un caso strano però.
Nel senso che pur essendo un qualcosa di visto, stravisto e strastravisto, resta comunque un'opera diversa dal new horror dei jumpscares.
E lo è, essenzialmente, per tre motivi.
Il primo motivo è una regia di grandissima classe e misura.
Il secondo è un materiale "umano" interessantissimo e anche un filo coraggioso.
Il terzo elemento è una complessità di scrittura notevole.
Questo terzo elemento, vedremo, sarà anche un problema.
L'incipit del film è grande.
L'inquadratura parte dalla casetta sugli alberi (vera a propria protagonista del film), carrella indietro in una vera casa, fa la panoramica tra alcune casette di bambola -delle specie di plastici, riproduzioni - si infila in una di esse e questa diventa magicamente vera, reale, una nuova casa.
Al tempo stesso questa casa è la stessa casa dove stavano le casette di bambola...
O.k, un casino spiegarlo.
Ma questo corto circuito tra ambienti reali e miniature ricostruite sarà poi presente per tutto il film. La madre, Toni Collette, è infatti un'artista che riproduce interni di edifici, scene famigliari, stanze, in scala piccolissima, da stop motion per intendersi.
Tutte le miniature che riproduce, o quasi tutte, raccontano scene della sua vita reale, presente e passata.
Ma al tempo stesso molte volte abbiamo la sensazione opposta, ovvero che alcune inquadrature "reali", come ad esempio quella, esterna, della casa della famiglia protagonista, siano una miniatura.
Non è un caso che il film si apra e chiuda, in struttura circolare, con lo stesso artificio, anche se con processo inverso, dalla miniatura al reale, dal reale alla miniatura.
Il perchè di tutto questo sarà uno dei tanti perchè con cui avrà a che fare lo spettatore.
Magari la cosa è solo un -bellissimo- esercizio di stile ma comunque ci dà la sensazione di qualcosa di "superiore", già prestabilito, quelle sensazioni per cui gli esseri umani sembrano solo delle marionette, delle miniature appunto, nelle mani di un artigiano più grande o di un destino prestabilito.
O.k, sull'argomento sono andato lungo direi, in realtà volevo solo parlar del prologo.