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22.3.19

Recensione: "Journeyman" (2017)




Prendi quel capolavoro di Dead Man's Shoes, quell'incredibile film dove tu interpretavi il fratellone di uno splendido ragazzo con gravi problemi psicologici.
Poi, dopo tanti film, decidi di diventar regista e tiri fuori Tirannosauro.
Poi, dopo 6 anni, arriva finalmente il tuo secondo film e a me pare tanto che dentro, oltre alla tua sensibilità, alla tua vita e ai rapporti di lavoro stretti questi anni, ci sia tanto di quelle due esperienze là sopra.
E tiri fuori Journeyman, film che avrebbe tutte le caratteristiche per esser retoricissimo.
E invece no, e invece ci fai piangere per tutto il tempo ma con la netta sensazione di verità, di credibilità, come sempre nel cinema inglese.
La storia di Matt, campione del mondo di boxe che riesce nel suo ultimo incontro a confermare il titolo.
Ma quello che perderà sarà molto più grave di una cintura

bellissimo

In principio ci fu Dead Man's Shoes, l'immenso film di Meadows, per me il revenge movie più brutale, emozionante e poetico degli anni 2000.
In quel film Paddy Considine era il fratello più grande di Toby Kebbell che interpretava invece un giovane con gravi problemi psicologici, un minorato mentale.
Era il 2004.
Poi, dopo tanti altri film come attore, Considine decise di debuttare alla regia.
E lo fece con lo splendido Tirannosauro con protagonista quel Mullan che proprio insieme a Considine e Meadows è forse uno dei più grandi esponenti, sia in regia che come attore, di quel grandissimo cinema che è l'inglese.
Ora, sei anni dopo, Considine ci regala finalmente l'opera seconda, Journeyman.
C'è un motivo per cui ho scritto queste 10 righe di excursus della carriera di Considine e il motivo è che in questo Journeyman  - oltre a tutto quello che dovrebbe essere l'uomo-Considine e oltre a tutte le opere che avrà affrontato in carriera-  a me pare che ci siano soprattutto questi due tasselli che, uniti tra loro, formano lo splendido film di cui parlerò.
E' come se Considine abbia preso l'indimenticabile personaggio del fratellino in Dead Man's Shoes e l'abbia voluto riproporre, interpretato da sè stesso, nel suo secondo film, con l'esperienza però del suo debutto alla regia.
Vedete, a me sembra che qua dentro ci sia stato un cortocircuito di film, sensibilità, amicizie ed esperienze a che hanno portato questo regista a VOLER, e il verbo è importante, raccontare questa storia come sfogo naturale di un vissuto artistico ed umano.


Matty Burton è un pugile.
E' campione del mondo pur non essendo un fuoriclasse assoluto e pur avendo vinto il titolo in maniera non eclatante.
La sua cintura viene nuovamente messa in palio, lo sfidante è giovanissimo, arrogantissimo e cattivo.
L'incontro ci sarà, Matt riuscirà a spuntarla, ancora una volta in modo comunque opinabile, e restare campione del mondo.
Ma quell'incontro vinto porterà a qualcosa di molto più tragico di una sconfitta.

La prima cosa da dire è che Journeyman ha tutte, ma davvero tutte, le caratteristiche del Tears Drama, categoria che credo non esista ma è come chiamo io tutti quei film drammatici che portano lo spettatore forzatamente alla commozione.
C'è una splendida storia d'amore, c'è la tragedia, c'è il distacco, c'è il rischio di una tragedia ancora più grande, c'è la lotta per farcela, c'è il riavvicinamento finale.
Uno scheletro di sceneggiatura che tendenzialmente non sopporto ma che qui non mi ha nè mai dato un fastidio nè dato la sensazione di eccessiva retorica.
Il motivo è presto detto.
Ed è quello per cui io ho creduto al film.
Ho creduto ai personaggi, alla loro storia d'amore, al dramma di Matt, alle difficoltà, alle amicizie, ai distacchi, a tutto.
Questo è merito delle interpretazioni meravigliose degli attori ma anche della sensazione di verità che spesso il cinema inglese ci offre.
Vedete, io ho pianto per un'ora, praticamente sempre.
Sì, lo so, è solo un film eppure anche se il cinema non è la vita reale esistono comunque film che raccontano la vita reale.
E questo lo fa.
Se vi troverete a piangere per Matt e per la sua splendida compagna Emma starete semplicemente piangendo per un qualcosa che accade davvero e che il cinema in quel momento ci sta ricordando.
Quindi a chi vi dice "è solo un film" fate un sorriso, non litigateci ma sappiate che no, non è solo un film, ma un richiamo reale alla vostra sensibilità.

E Journeyman affronta talmente tanti rapporti umani che è difficile che ognuno di noi non si ritrovi in qualcosa.
C'è, e straordinario, il rapporto d'amore della coppia protagonista, con questa figura di donna di incredibile sentimento e forza, incrollabile, costretta a fuggir via solo quando capisce che di mezzo c'è l'incolumità di un bene ancora più prezioso dell'amore tra loro due.
C'è l'amore filiale, esemplare in entrambi i genitori e poi, dopo il trauma, c'è anche il racconto di come queste menomazioni possano portarti ad un totale reset di quello che sei, talmente totale che nemmeno sai più cosa voglia dire avere una figlia o, peggio ancora, cosa sia una bambina.
C'è il ricordo del padre morto, figura di devastante importanza nella vita di Matt e fantasma sempre presente.
E poi c'è il tassello che non manca mai nel cinema inglese, cinema che meglio di qualsiasi altro al mondo sa raccontarlo, l'amicizia.
E l'amicizia è mostrata con una tale verità che fa paura.
L'andarsene via, sia per paura che per incapacità di affrontare le cose, e poi quel ritornare indietro e non andarsene più.

Guardate la locandina che ho messo, leggete il sottotitolo

"some fight you cannot face alone"


e qui sta l'anima di un film che insegna una cosa importantissima, ovvero che ci sono battaglie che per quanto tu metta forza di volontà, impegno e sacrificio non puoi combattere da solo.
Non puoi vincere da solo.
Matt è un pugile, lo sport per eccellenza dello scontro singolo.
Eppure in questa sua nuova battaglia, in questo suo nuovo incontro che è l'incontro più difficile, quello con una grave malattia, nel ring che è il ring più difficile, quello della vita, Matt non può farcela da solo.
Da solo non arriverebbe a dopodomani o, se andasse avanti, sarebbe una non-vita.
E allora Journeyman questo racconta, ovvero del superpotere più forte, quello del calore umano.
Prima ci prova lei, in modo commovente, a stargli vicino e provare a crederci.
Tra le tante scene struggenti c'è quella di lei che gli chiede, mentre dorme, di tornare quello che era prima.
Poi, dopo la tremenda scena con la bambina, lei deve uscire di scena.
E da solo a Matt resta solo una cosa, provare ad andarsene via per sempre.
Quello che vedrà sott'acqua è simbolo di quello che molti aspiranti suicidi vedono un attimo prima di desistere dal farlo, ovvero i motivi per cui restare ancora qua.
Ed è straordinario come Matt più volte, nel corso del resto del film, dica a lei e agli altri di avere visto Emma e sua figlia "under the water".
E quel "sott'acqua" diventa per lui una nuova ossessione ma un'ossessione positiva, come lo era magari quella per un nuovo importante incontro di boxe.
Non è un caso che da quel momento in poi Matt usi più volte il verbo "train", "allenare", riferito agli sforzi fisici e mentali a cui si sottopone per poter sperare di riavere ancora la sua famiglia.
Ma, lo dicevamo, per farlo ha bisogno di qualcuno.
Ed è così che tornano gli amici, quegli amici che lo avevano abbandonato come uno straccio vecchio.
Amici, fisioterapisti, logopedisti e tutte le figure senza le quali Matt, anche volendo, non può combattere quella battaglia.
Journeyman è un film magnifico, recitato in modo struggente (Considine pelle d'oca), raccontato in maniera perfetta, girato senza alcuna sbavatura o eccesso.
E' pieno di scene che ti scorticano il cuore ma lo fanno perchè oltre al dolore e alla tragedia lo spettatore percepisce sempre anche tante cose belle dentro.
Racconta di come esistano menomazioni per le quali bisogna reimparare tutto da capo, anche il nome e il ruolo di tua moglie e tua figlia.
Racconta ci come alla fine della fiera solo i rapporti umani contino (il discorso sulla cintura persa in acqua è da brividi).
Racconta di come noi uomini non sempre siamo pronti a fare la cosa giusta, che a volte siamo codardi (e io quegli amici che non riuscivano ad andare a trovarlo li capisco, capitò anche a me tanti e tanti anni fa, avevo 18 anni e non venni mai dai te Elisabetta, non ce l'ho fatta e non me lo sono mai perdonato) ma poi, se un rapporto è forte, c'è sempre, o quasi sempre, l'occasione di poterlo dimostrare.
Film fatto di tanti flash, quelli in cui Matt rivive quello che gli accadde.
Ma più che i flash il momento più emozionante in questo senso è forse quando lui vede i veri filmati dell'incontro.


Anche se la scena veramente più struggente è quella telefonata (madonna Considine, madonna, con quelle sue dita che sfiorano continuamente il mento) in cui lui ripete costantemente "what else?", "che altro?", perchè c'era qualcosa che aveva imparato da dire ma che adesso che poteva finalmente dirla non gli viene in mente.
E quella frase, amore della mia vita, lo potrà dire alla fine, quando veramente si può cominciare a credere in una vita normale, felice.
Secondo me non arriviamo, tanto per tornare all'incipit, ai livelli di DMS, anche perchè quel film ha tante cose più dentro, direi che è quasi unico.
Questo qua è un film che non si inventa nulla, anzi, come ho scritto ricalca sentieri che io di solito evito accuratamente.
Ma il modo in cui riesce a raccontar tutto, ecco, è splendido.
E sarebbe davvero un peccato per qualsiasi spettatore non far sue le tante lezioni di vita che Journeyman nasconde al suo interno.
Matt era un campione del mondo di boxe, anche se non un fuoriclasse probabilmente.
Adesso può alzare le braccia al cielo e sentirsi campione di vita.
E stavolta sì, da fuoriclasse.
Ma da fuoriclasse che senza squadra non sarebbe nemmeno esistito.

12 commenti:

  1. un film da non perdere, riesce a coinvolgerti moltissimo,
    Paddy Considine è proprio un attore (e regista) "operaio", che sceglie storie sofferte.

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    1. quando lo hai visto Isma? già in passato o oggi dopo la segnalazione?

      insomma, anche questo eri arrivato prima?

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    2. visto il mese scorso

      https://markx7.blogspot.com/2019/02/journeyman-paddy-considine.html

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  2. Visto oggi, veramente un gran film, sti inglesi quando ci si mettono fanno davvero della bella roba.
    Lo metto un filo sotto Dead Man's shoes, ma solo perchè quello ti prende letteralmente a calci lo stomaco.

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    1. sì sì, per forza un filo sotto a quello lì, il 97% dei film degli anni 2000 sono sotto quel film lì

      ma grande grande film

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  3. Film che mi ha fatto sentire chiaro, in un'ora di lacrime come dici tu Giuseppe come siamo fragili noi uomini forti. Azzeccatissima la citazione della famosa scena de l'Atalante di Jean Vigo, in cui lui vede sott'acqua lei.

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    1. ah, caspita, hai ragione, non l'avevo colta!

      pensa che ho visto l'Atalante al cinema, una quindicina di anni fa

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  4. Non posso che darti ragione Giuseppe: altro filmone del nostro Paddy! A parte che per me un film che contiene una canzone di Nick Cave al suo interno è già bello a prescindere …la scena con in sottofondo “Into my arms” con il ritorno di lei e con quel “is my baby?” mi ha dato una gran botta emozionale che è venuta subito dopo l’abbraccio con il suo ex avversario: un uno-due che mi ha steso!
    A mio parere non ai livelli di Tirannosauro (a proposito ma l’attore che fa il suo amico Jackie è lo stesso che aveva interpretato magnificamente nel film precedente il pazzo furioso con il cane, vero?) che ho amato tantissimo (con il plus di una prova della Colman indimenticabile, addirittura superiore a quella di Mullan, a mio avviso), ma comunque film riuscito, con quel perfetto equilibrio di momenti di estrema tenerezza (“daddy…daddy..” alla fine su tutti, scena che mi sono rivisto più volte…) con altri di crudo realismo, vero marchio di fabbrica di Considine.
    Driver di tutto il film è l’amore che è sempre lì presente, di Matty per il padre, per la moglie (e di lei per lui), per la figlia, per gli amici, per la boxe (sempre nel suo cuore, nonostante tutto, con le foto di Emma e Mia, i loro nomi sulla cintura, la fede infilata nei lacci delle scarpe)….durante la visione non ho potuto non pensare a Michael Schumacher con la speranza che prima o poi anche lui possa “tornare” dai suoi cari come ha fatto Matty…

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    1. meno male, qui hai scritto paddy e non patty, ahah

      sì, bellissimi i pezzi di cave, me ne sono accorto anche io che di musica non so niente...

      eh, io ho visto tirannosauro 5,6 anni fa e ricordarmi uno in una parte non pcinicpale è impossibile...

      però alla fine sono sempre loro, sicuramente è come dici

      tu devi vedere la favorita perchè la Colman lì è ancora più impressionante

      "Driver di tutto il film è l’amore che è sempre lì presente, di Matty per il padre, per la moglie (e di lei per lui), per la figlia, per gli amici, per la boxe (sempre nel suo cuore, nonostante tutto, con le foto di Emma e Mia, i loro nomi sulla cintura, la fede infilata nei lacci delle scarpe)….durante la visione non ho potuto non pensare a Michael Schumacher con la speranza che prima o poi anche lui possa “tornare” dai suoi cari come ha fatto Matty…"

      niente da aggiungere....

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  5. Quando dopo un buon inizio ho capito dove si andava a parare era già troppo tardi, quando inizio qualcosa poi la DEVO finire. Così mi sono addentrato in questo classico drammone perfetto per far piangere. La discesa, il dramma, l'abbandono, il fondo e la lenta faticosa, struggente, riconquista fino a ... Quante volte l'abbiamo già visto? ma a molto piace e funziona; quindi perchè non riproporlo, soprattutto quando lo si fa bene? Eh si, perchè questa volta non si fanno sconti, non si sfocia nell'azione ad effetto, si rimane sempre in equilibrio al limite della retorica. Il percorso è completo, l'amore, l'amicizia (quella vera), il sacrificio per un obiettivo, l'unico per il quale vale la pena di andare avanti. Film che ho subito tantissimo, che non vedevo l'ora di portare a termine, che mi ha coinvolto zero; eppure non posso bocciarlo. Ottime interpretazioni, regia capace di non scadere, sempre centrata, coraggiosa al punto di evitare quello che speravo

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    1. Sulla prima parte perfettamente d'accordo

      pensa che quando l'ho visto mi dissi se era da guardaroba, quell'essere sempre sul filo della retorica mi bloccava molto

      poi è successo che oltre ad emozionarmi ho pensato che quel film l'ha girato ed interpretato Considine, un uomo "duro", unam persona molto intelligente, un inglese

      e allora mi sono detto che dovevo assolutamente fidarmi delle cose che mi mostrava

      ovviamente rispetto a te ho sicuramente empatizzato di più, anzi, molto di più

      ma sono contento che lo "stimi" :)

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