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11.9.19

Festival del cinema di Venezia 2019 - Resoconto finale


Riccardo Simoncini

Venezia, come già spesso si è detto, è un festival (o meglio una mostra) che guarda alla novità, al futuro e all’innovazione, intesa non solo nel modo di fare cinema, ma anche di concepirlo ed intenderlo. Così non deve stupire che esista una sezione intera dedicata alla VR (Virtual Reality), il vero e proprio futuro dell’audiovisivo, o che, come fuori concorso, siano state presentate delle serie tv (tra l’altro quest’anno hanno davvero stupito le due serie tv, The New Pope e ZeroZeroZero). Perché la mostra di Venezia travalica, a tutti gli effetti, i limiti, i criteri e le etichette che sono correlate spesso ad un’idea antica e stereotipata di dinamica festivaliera. Per questo non deve neanche stupire che a vincere il Leone d’Oro quest’anno sia stato Joker, di Todd Philips che, come è stato approfondito nella recensione, costituisce un film che va oltre le etichette del semplice cinecomic. Che Venezia sia stata una piattaforma di lancio per gli Oscar si è già notato nelle precedenti edizioni (The Shape of Water, Roma ecc), ma quest’anno, con la vittoria di Joker, si riconferma, con ancor più forza, un’idea di Cinema nuova, lontana da idee chiuse e conservatrici di un cinema sostanzialmente elitario. E Joker non ha paura di urlarlo al mondo, senza messe misure. E questo premio, così importante, entrerà di sicuro nella storia del cinema. Felice poi per la presenza tra i vincitori del concorso di “J’accuse”, il film di Roman Polanski che ha probabilmente messo d’accordo un po’ tutti e che per fortuna ha vinto, nonostante le tristi dichiarazioni della presidente di giuria all’apertura del festival (“Non applaudirò al suo film. Non posso separare la persona dall’opera”). Buona e meritata poi la presenza italiana con l’interessante film di Maresco (Premio speciale) che offre una visione nuova, satirica e cinica sul mondo della Mafia d’oggi e Martin Eden, con il suo Luca Marinelli incredibile e sopra le righe, tanto da vincere la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. Dispiace per l’assenza tra i vincitori di Ema di Pablo Larrain, la cui giovane protagonista Mariana Di Girolamo era probabilmente la più adatta per il premio Marcello Mastroianni all’attrice emergente. Il regista Pablo Larrain rimane nuovamente senza premi, nonostante i tanto amati (e numerosi) film presentati al Lido veneziano. Speriamo che Ema riesca comunque ad avere vita felice nella distribuzione, perché merita davvero di essere visto (e rivisto, per comprenderlo ancora di più nella sua profondità). E dispiace anche per l’assenza di The Painted Bird, che sarebbe stato un buon candidato per la migliore regia, invece vinta (e comunque sempre altrettanto meritata) da Roy Andersson che, dopo “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza”, riesce comunque di nuovo ad entrare nella palmares. Un’edizione comunque molto ricca, nonostante un leggero calo generale della qualità negli ultimi giorni di festival (a parte qualche indimenticabile eccezione, primo fra tutti “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco). Un’edizione altamente variegata, capace di includere registi ed operazioni cinematografiche profondamente eterogenee, con in ogni caso un grande numero di perle inaspettate e da scoprire, quest’anno ritrovate soprattutto nelle sezioni parallele della Mostra (Settimana della Critica e Giornate degli Autori), che si confermano dunque sezioni non minoritarie rispetto alle classiche del concorso. Se volessimo provare a ricercare un fil rouge, un tema predominante che lega in qualche modo tutta la selezione, così come l’anno scorso si poteva parlare del colorato e variegato mondo della femminilità, sicuramente quest’anno ci ritroveremmo invece a confrontarci con la familiarità. Da Marriage Story di Noah Baumbach a Sole di Carlo Sironi. Da Pelican Blood di Katrin Gebbe a Ema di Pablo Larrain. Famiglie che si creano e che si distruggono. Famiglie di segreti o di condivisioni. Famiglie di giovani che guardano al futuro e di anziani che ricordano il passato. Famiglie improvvisate e famiglie già affermate. Ma sopratutto l’idea di famiglia strettamente connessa alla genitorialità, a quel rapporto genitori-figli tanto importante al giorno d’oggi. Chissà cosa ci aspetterà il prossimo anno, Ci vediamo a Venezia77!

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