Dopo 9 mesi è finalmente tornato a trovarmi il mio grande amico Vieri.
Ed abbiamo così potuto fare la quinta edizione de La Doppietta di Vieri, ovvero il costringerci a vedere due film, uno bello (sperando più bello possibile) e uno brutto (sperando più brutto possibile).
Diciamo che ci è andata meglio (nel senso peggio) nel secondo caso.
Il primo è un thriller psicologico che per metà è quasi remake de La finestra sul cortile.
E' su Netflix, ha attori incredibili (Amy Adams, Julianne Moore, Gary Oldman), buone cose ma anche tanti difetti.
Il secondo è un horror tanto brutto, e soprattutto insopportabile.
Quello che volevamo
Com'è possibile che esce un film con Amy Adams, Julianne Moore e Gary Oldman e praticamente nessuno ne parla?
Stiamo davvero parlando di 3 tra i più grandi.
Ecco, forse il motivo è che questo La donna alla finestra non è niente di che.
Intendiamoci, è un film gradevole, uno di quelli che all'amico che te chiede de consigliaglie un thriller alla fine glielo consigli, ma resta veramente lontano dalle vette del genere.
Del regista Wright avevo già visto e apprezzato Espiazione ed Hanna, certo senza strapparmi i capelli, ma comunque superiori a quest'ultimo.
Del regista Wright avevo già visto e apprezzato Espiazione ed Hanna, certo senza strapparmi i capelli, ma comunque superiori a quest'ultimo.
Anna (la sempre grandissima Adams, qui in una parte che la imbruttisce, triste, con qualche kg di troppo, mai curata nell'aspetto) è una psicologa che vive da sola in una grandissima casa. Soffre di agorafobia, non ce la fa ad uscire. Le sue giornate passano nel chiamare l'ex marito e la figlia al telefono e guardare dalla finestra la vita dei suoi vicini. Fino a che non conosce i membri della famiglia Russell. Ecco, lì diventano cazzi amari.
Per tutta la prima parte possiamo quasi considerare questo film l'ennesimo remake de La finestra sul cortile di Hitchcock (ci fu anche il più che discreto Disturbia).
Se nell'originale il protagonista aveva la gamba rotta e in Disturbia il braccialetto elettronico qui la scusa per non poter uscire è, come detto, l'agorafobia.
In ogni caso Wright esplicita l'omaggio a Hitchcock in più sequenze che la protagonista vede nella sua tv (il film nel primo tempo è profondamente cinefilo, lei vede sempre film, io non ho riconosciuto niente ovviamente, voi sì).
Ci troviamo davanti ad un buon personaggio, quello è sicuro, profondamente "disturbato", profondamente infelice e profondamente impaurito. Uno dei meriti del film è che dopo mezz'ora non sappiamo assolutamente dove lo stesso stia andando a parare, mentre poi, almeno per quanto mi riguarda, sarà tutto abbastanza prevedibile (ad esempio avevo azzeccato il killer dopo 40 minuti, complice un sorriso sornione che, fossi stato il regista, non avrei messo).
Ci troviamo davanti ad un buon personaggio, quello è sicuro, profondamente "disturbato", profondamente infelice e profondamente impaurito. Uno dei meriti del film è che dopo mezz'ora non sappiamo assolutamente dove lo stesso stia andando a parare, mentre poi, almeno per quanto mi riguarda, sarà tutto abbastanza prevedibile (ad esempio avevo azzeccato il killer dopo 40 minuti, complice un sorriso sornione che, fossi stato il regista, non avrei messo).
Più volte però la sceneggiatura risulta didascalica (lei che trova l'orecchino e rivediamo la scena del passato, lei che ha in mano il disegno e rivediamo la scena del passato etc etc.., ma dio bono, così uno spettatore non deve esse manco attento se glie ricordi tutto...) e, oltre che didascalica, ha un intreccio veramente debole.
Scoprire alla fine le motivazioni di tutte le morti e i retroscena di tutto quello che è successo risulterà davvero non solo poco credibile ma anche segno di una scrittura tanto tanto povera.
Comunque si salvano gli attori, una buonissima atmosfera in più di una scena, una bellissima fotografia, l'uso perfetto della location (vero personaggio del film), qualche sequenza notevole (l'uscita con l'ombrello, lei sulla sedia a dondolo che vede nello spiraglio, l'annuncio del suicidio in una specie di split screen reale, il flash back dell'incidente e quella macchina in salotto, qualcosa che mi ha ricordato il bellissimo Mine).
Comunque si salvano gli attori, una buonissima atmosfera in più di una scena, una bellissima fotografia, l'uso perfetto della location (vero personaggio del film), qualche sequenza notevole (l'uscita con l'ombrello, lei sulla sedia a dondolo che vede nello spiraglio, l'annuncio del suicidio in una specie di split screen reale, il flash back dell'incidente e quella macchina in salotto, qualcosa che mi ha ricordato il bellissimo Mine).
Ma la sceneggiatura è, come detto, bruttina, i personaggi secondari raffazzonati e il plot nel secondo tempo abbastanza prevedibile e poco convincente.
Con un finale che, forse, voleva ricordare ancora una volta Hitchcock, con Vertigo.
Discreto
6.5
Ad un certo punto il nostro insopportabile protagonista dice:
"Come vedete a questo punto sembra tutto piuttosto demenziale"
ecco, la sua frase non è un onesto mea culpa, ha un altro significato, ma non volendo c'aveva preso, e alla grande.
La sedia del diavolo è un brutto horror che però se crede stocazzo sin dalla prima inquadratura, quella dove vediamo il nostro insopportabile protagonista (da ora in poi abbreviato in INIP) fumare nel buio una sigaretta e iniziare a raccontarci questa storia che, dice, ci farà accapponare la pelle (forse intendeva le palle).
Boh, alla fine c'è INIP che era andato in un vecchio manicomio con una bellissima ragazza (ecco, unica qualità del film che ci sono 3 ragazze e tutte bellissime), questa s'era seduta in una sedia (tra l'altro diversissima da quella della locandina, locandina che hanno fatto evidentemente prima del film) e sta sedia ad un certo punto le blocca polsi e testa e attraverso torture incredibili non solo la uccide ma la fa scomparire (sì, non ve la prendete con me).
INIP viene ovviamente accusato dell'omicidio (c'era solo lui con lei e il corpo non c'è), e portato in un manicomio.
Un giorno però uno scienziato lo fa uscì perchè gli crede (al racconto della sedia insomma) e lo riporta a sto cazzo de vecchio manicomio per andà a studià quella sedia. Porta con se due belle assistenti e un nano nerdone con una parrucca, personaggio talmente improbabile da chiedere l'internamento dello sceneggiatore. Nel secondo tempo poi lo vedremo con una t-shirt raffigurante un teschio umano, dei pantaloni da pigiama aderenti con pacco in vista e DEGLI STIVALI, io vi giuro è la mise più incredibile mai vista nel cinema.
Comunque andando agli orrori del film.
Comunque andando agli orrori del film.
Vedrete il montaggio più brutto e scellerato della storia, con tanto di inquadrature bloccate ogni 5 secondi, uno scempio.
Per tutto il film c'è la voce fori campo de INIP, con frasi a metà tra Kafka, Poe e Shakespeare, qualcosa di inudibile.
Nel vecchio manicomio ce sono 4 MILIARDI de foglie morte, ovunque, in ogni stanza, sopra le cose, sulle sedie, su stanze chiuse a chiave. Vi giuro è da ammazzarsi de risate, hanno messo ste foglie ovunque, anche in luoghi dove qualsiasi legge fisica non poteva pretenderle.
Ci sono tanti errori di continuità (continui scavalcamenti di campo ad esempio o lei che se toglie il piumone e l'inquadratura dopo ce l'ha).
Il discorso metafisico del film (dell'anima de li mortacci loro) è patetico.
Il colpo di scena finale, boh, una presa per il culo vista poche volte.
Nel vecchio manicomio ce sono 4 MILIARDI de foglie morte, ovunque, in ogni stanza, sopra le cose, sulle sedie, su stanze chiuse a chiave. Vi giuro è da ammazzarsi de risate, hanno messo ste foglie ovunque, anche in luoghi dove qualsiasi legge fisica non poteva pretenderle.
Ci sono tanti errori di continuità (continui scavalcamenti di campo ad esempio o lei che se toglie il piumone e l'inquadratura dopo ce l'ha).
Il discorso metafisico del film (dell'anima de li mortacci loro) è patetico.
Il colpo di scena finale, boh, una presa per il culo vista poche volte.
Ma ci sono anche cose belle!
Ad esempio che il vecchio venga chiamato Gandalf (e del resto l'assistente sembra n'hobbit).
Oppure la tortura della sedia, ottimi effetti speciali.
O il mostro dell'aldilà, davvero convincente.
O la location.
O la location.
O il finale cattivissismo e splatterissimo (ma del resto lo sapevamo sin dal prologo).
L'ultima mezz'ora è talmente tanto meglio della prima ora che quasi quasi se salvava.
Ma no, non se salva
4.5