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31.1.20

Recensione: "1917"


Arrivo un pochino tardi su questo film.
Non che mi freghi qualcosa (mai inseguito in 11 anni il "devo parlarne subito") ma ho come la sensazione che in questo caso, come pochi altri, arrivare dopo davvero significhi, giocoforza, scrivere cose che in tantissimi avranno già scritto.
Perchè siamo davanti ad uno di quei casi dove i pregi e i difetti di un film sono talmente evidenti che il rischio di recensioni fotocopia è molto presente.
In ogni caso, come sempre, cercherò di dire la mia nel modo più libero e personale che posso.

Il cinema è anche spettacolo, anzi, deve essere anche spettacolo.
Io il cinema "solo" spettacolo non lo vedo, non fa per me, ma è risaputo che ancora adesso nei nostri giorni sia quello che tira di più.
Però quando abbiamo degli ibridi come 1917, film in cui lo strapotere della tecnica è affiancato ad un tentativo di raccontare una storia e di dare emozioni, ecco, allora ben venga, anche per me, lo spettacolo.
Il problema di 1917 però sta proprio in questo paradosso, ovvero che nelle intenzioni iniziali il racconto e l'emozione volevano essere pari alla tecnica.
E no, non lo sono.
Parlo di paradosso perchè il limite di 1917 è questo suo aver voluto ambire ad essere un film completo, emozionante, complesso, ben scritto.
Se si fosse limitato ad essere un giocattolone sarebbe stato inattaccabile.
Attenzione, non sto dicendo che il film non mi abbia - a tratti - emozionato.
Ad esempio la scena dell'ultima corsa nel prato (quella appena sopra la trincea) con le bombe che cadono è stata molto coinvolgente, così come più d'una volta il mio cuore ha sobbalzato per capolavori tecnici, come ad esempio l'impressionante sequenza dell'aereo caduto o per alcune stupende fotografie, su tutte, forse, quella delle sequenze nella notte e nella successiva alba.
Il problema è che questo film non voleva solo emozionare nella tecnica, ma anche umanamente nei personaggi che raccontava.
E allora lì, con me, ha fallito, io che non ho provato quasi niente alla morte del soldato Blake, io che quasi mai sono entrato in empatia con il nostro protagonista, quasi mai ho avuto paura per una sua possibile morte, io che in questo film che alla fine è un survival quasi mai ho sofferto.
Eppure i survival quello dovrebbero fare, creare un'empatia o una grande vicinanza tra te e i protagonisti. 


1917 poi con la faccenda del piano sequenza (girato come fosse uno soltanto ma in realtà chissà quanti ce ne sono - io ho contato almeno 6 stacchi - ) doveva ancora di più accentuare questo aspetto, questo sentirsi al suo posto, soffrire con lui.
E invece no.
Ecco allora che mi è balenato un titolo, Revenant.
Alla fine trovo i due film similissimi, due survival tecnicamente e fotograficamente impressionanti dove ci viene richiesta empatia.
E niente, per me è finita come con il film di Inarritu.
Ma che questa scrittura emozionale mi sia arrivata poco lo dimostra anche la sequenza della ragazza francese, probabilmente la scena che ci richiedeva più commozione.
E invece, per me, quasi una scena sbagliata.
Ma il mio problema principale con il film (oh, m'è piaciuto eh, poi ci arrivo) è stata in questo suo trasformarsi in una specie di cinecomic in cui abbiamo un super eroe che non solo non può morire ma nemmeno ferirsi.
1917 è uno SPLENDIDO film di morte, di corpi putrefatti, di soldati caduti e che cadono, di perenne pericolo. In questo momento sei vivo, un secondo dopo non ci sei più.
In questo senso ho trovato grandioso, ma veramente grandioso, questo passaggio dalla trincea all'esterno, dal sotto al sopra.
Ecco, lì veramente mi sono emozionato, quando i personaggi escono dal fosso si trovano completamente in un altro mondo e lo spettatore sta cosa la percepisce tutta, il passaggio è fenomenale.
Ma, dicevo, in questo film di costante morte "facile" al nostro protagonista:

1 crolla un'intera grotta addosso
2 spara un cecchino da un metro, un cecchino che stava tra l'altro mirando già alla porta da cui è entrato il nostro protagonista
3 cade dalle scale, 10 scalini, DI NUCA
4 sparano una 40ina di proiettili, tra l'altro alcuni da, letteralmente, 3 metri
5 cade in un fiume quasi in piena e in una cascata
6 corre in mezzo alle bombe

tutto questo in un'ora 

(attenzione, il film è in tempo reale e racconta invece almeno 12 ore di vita, anche questo è un errore. Vero che lui dopo la caduta dalle scale rimane incosciente ma i tempi non tornano per niente lo stesso e il passaggio da mattina-pomeriggio-sera-notte-alba-mattina è letteralmente impossibile. Ah, come non ripensare all'immenso Victoria dove davvero il tempo era reale?)

Niente, non muore, mai, non è mai colpito, gli cadono massi di 5 kg in testa, cade di nuca, gli sparano da un metro e lui nel finale sembra uscito da casa sua, scattante, pulito, perfetto.

1917 sarà ricordato come il film di guerra in cui una ferita alla mano in un filo spinato farà più danni di una decina di traumi e rischi di morte sommati insieme

Peccato, questi sono mezzi che in un film di guerra (genere che deve sempre o quasi essere realista) sono imperdonabili

Però potremmo vedere il film anche come metafora, sia di tutta la guerra (alla fine al protagonista in un'ora e mezza capita tutto quello che può capitare in un conflitto) sia, astraendo ancora di più la metafora, come del concetto:

"il messaggio deve arrivare"

quasi che quella lettera che Schoefield deve portare sia un messaggio, un simbolo

e questo messaggio arriva, tutto quello che accade e che non lo ferma è simbolo di questo, il messaggio doveva arrivare

come non ripensare allora a "Un messaggio dell'Imperatore" di Kafka o a "I sette messaggeri" di Buzzati, due racconti meravigliosi su messaggi da recapitare, entrambi però che giocano sul paradosso del tempo e della vastità degli ambienti


Quindi, poca empatia, scene umanamente più importanti (morte Blake, francese e altre) non del tutto convincenti, immortalità o "invisibilità" del protagonista.
E, in più, una scena per me inconcepibile.
Blake muore nella cascina, i due soldati sembrano soli.
Poi, tempo 2 minuti, intorno a loro c'è una carovana di 30 soldati.
Ho capito che la camera inquadrava solo loro ma una carovana di 30 soldati con mezzi pesanti e tutto il resto non può trovarsi a 4 metri da te e pensare che non l'abbiamo vista e i protagonisti non l'abbiano sentita solo per una cascina in mezzo.
Rivedete la scena, ha dell'assurdo.
Per non parlare dei tedeschi, disastrosi.

Però il resto è magnifico.
Quell'incipit in cui la camera passa continuamente da "a seguire" ad "a precedere", la prima uscita dalla trincea, loro che strisciano nel fango, i primi morti, gli scheletri dei cavalli, le straordinarie location (sembra un videogame ma è tutto reale), la scoperta del tunnel buio, lo scoppio della bomba, il salto da "cieco", la battaglia nei cieli, l'incredibile sequenza dell'aereo che cade, il camion in panne, il ponte, la notte e i suoi bagliori di guerra, l'alba, l'inseguimento, il fiume e quei corpi ammassati sul tronco, il canto del soldato, la nuova trincea, la corsa disperata nell'erba, c'è da restare stupefatti per tanta bellezza.
Un film che ci racconta quanto nel cinema può ancora esserci la magia del "vedere", dell'usare la tecnica a supporto del realismo (incredibile che sia più realista la tecnica della sceneggiatura in questo film), un'opera che dimostra un grandissimo amore per quest'arte.
E un finale per me bellissimo nella scelta, col nostro protagonista che dopo un'ora e mezzo di corse, pericoli, paure si accascia vicino un albero.
La guerra non è finita, niente è finito.
Ma il messaggio è arrivato, se il film voleva essere un simbolo, beh, c'è riuscito in pieno

39 commenti:

  1. D'accordo su tutto, tranne sul paragone con Revenant ahahah
    La scena con i soldati, post caduta dell'aereo, io l ho vista così: prima non c erano, vedono l'aereo cadere e si avvicinano.
    Non c' è altra spiegazione se no.
    Tecnicamente portentoso.
    La cosa che ho sofferto è stata proprio la mancanza di empatia con i protagonisti. E se viene meno l'empatia, viene meno il film.
    Film evitabile per usare le parole di Alessio :D

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    1. sì sì, mi riferivo a come ho vissuto io Revenant...
      no rachele, te hai ragione, ma una carovana in quella maniera ci mette minuti e minuti ad arrivare, non è un aereo che cade addosso

      e lì è tutto aperto, se non era già lì doveva esse comunque stravisibile

      davvero, passa tipo un minuto, la telecamera se gira e c'è il mondo

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  2. Boh, io invece un pochino di empatia l'ho provata. Mica in tutte le due ore... però in alcuni momenti sembrava di stargli accanto ed è la sta essa sensazione provata, molto di più, nell'insuperabileVictoria. Merito del piano sequenza. L'amore è quello del regista per il suo protagonista e qs a me è arrivato. Come non pensare alle trincee di Orizzonti di gloria. E comunque la grande guerra e qs ragazzi mandati allo sbaraglio a me fanno effetto. Poi certo non è stato un film sorprendente. Però potrebbe vincere Oscar per regia, anche se io lo darei a altro film.
    Elsa

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    1. ma anche a me è sembrato de esse lì eh
      ma provavo più empatia "per me", che per lui, ahah

      nel senso che magari vivevo le sue stesse emozioni ma non soffrivo tanto per lui

      poi che dire, gran bel film e gli auguro anche premi (tanto a me non interessano) :)

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    2. lui l'attore non è che acchiappi tanto eh, non suscita granché.
      Lo so lo so che non ti interessano i premi, lo dicevi per provocazione.😂

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    3. guarda, i due attori non mi hanno fatto impazzire, non l'ho scritto perchè mi dispiace della cosa (lui tra l'altro l'avevo adorato ne Il Superstite, film al quale sono molto legato)

      mi sono piaciuti molto di più 2-3 non protagonisti

      no, davvero, io auguro a tutti i film il meglio possibile, figurati a quelli belli come questo

      è che oltre a non interessarmi i premi ti giuro non ne ricordo uno (ieri ad esempio con un amico siamo stati mezz'ora a cercare di ricordarsi chi ha vinto l'oscar l'anno scorso, non riuscendoci)

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    4. Manco io mi ricordavo, comunque era Green book, film evidentemente dimenticabile. Io gioco tutti gli anni ad azzardare vincitore, a volte ci azzecco altre no. Non vince invece mai quello che piace a me e di questo me ne faccio un baffo.
      So che 1917 non sarà tra i miei personali film indimenticabili, ma com'è successo con altri, Il filo nascosto ad esempio, riconosco la maniacalità e la bravura del regista. L'eccesso di virtuosismo imputato a 1917 può essere anche vero, ma a riuscirci così bene...tanto di cappello.

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    5. sì sì, poi ci abbiamo guardato in rete quale era :)

      ma io credo non riuscirei a ricordarmi un solo vincitore degli ultimi 10 anni

      io non ho visto un eccesso di virtuosismo, anzi, semmai è proprio il virtuosismo che ho adorato

      non mi ha convinto la sceneggiatura ma ieri una lettura di un amico mi ha fatto riflettere

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  3. Sono d'accordo con te e anzi, io ci vedo un po' più di malizia. Mendes ha, secondo me, scelto consapevolmente una storia abbastanza piatta e lineare per dare più peso possibile e non fare ombra alle sue scelte stilistiche. L'ho trovato un film tronfio e vuoto di sostanza. Un puro esercizio di stile, dove la voglia del regista di mettersi in mostra supera il desiderio di raccontare una storia. Ed anche la presentazione del "finto piano sequenza" è stata oltremodo fuorviante. Ok che farne uno completo sarebbe stato praticamente impossibile, ma personalmente mi aspettavo uno sforzo enorme nel cercare di mascherare e nascondere gli stacchi, invece 2/3 sono palesissimi. Si salva la splendida fotografia e le enormi e maestose scenografie. Empatia nei confronti dei personaggi zero.
    Tra l'altro, come hai sottolineato, ho trovato anch'io ironico l'indugiare ad inizio film sulla ferita alla mano come per dire "hey siamo in guerra, qui si muore per tutto" e pochi minuti dopo gli succede letteralmente di tutto senza che riporti chissà quali conseguenze.

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    1. sì, troppo cattivo Andrea ;)

      riguardo la questione degli stacchi che dire, serve comunque un occhio e una esperienza per notarli, secondo me era difficile far meglio

      poi vabbeh, le due scene di "scoppio" (il bunker e l'aereo) sono magistrali, lì è ovvio che ci sia uno stacco, non potevano farle meglio per me

      sull'empatia, hai letto, concordo

      sull'ultima cosa che scrivi sono ovviamente d'accordo ma c'è una lettura di un amico che mi sta mettendo in crisi

      la trovi sul tubo, Cinepreso

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  4. Come hai detto te, il film racconta in due ore quello che è successo in dodici, più o meno.
    Però ti prende alla sprovvista il fatto che i tempi siano accelerati, perché in un piano sequenza pensi che il tempo scorra al pari di quello della proiezione, per rendere il tutto più immersivo. E invece no. Così ti ritrovi la scena della carovana (dove i vari militari sembrava si fossero messi comodi da chissà quanto tempo), quelle nella trincea all'inizio (quando li spiegano chi avrebbero dovuto incontrare per passare sembrava che fosse distante chissà quanto, invece era a neanche un minuto dalla posizione del generale) ed anche quando sale sulla carovana (viaggia per meno di cinque minuti ma sembrano passate ore).
    Sotto questo punto di vista mi ha fatto venire in mente Mother!, dove verso la fine sono presenti una marea di eventi: nel giro di cinque minuti le rapiscono il figlio, lo mangiano, nasce una religione che lo idolatra e guerre in suo nome.
    Tornando a 1917, oltre a ciò ed a non empatizzare col protagonista l'ho trovato perfetto. Voto 9

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    1. grandissimo, hai fatto un elenco delle scene con tempo "strano" perfetta, davvero molto arguta

      e in questo senso anche il paragone con mother è notevole, bravo! (o brava)

      riguardo quanto ti è piaicuto ci sta alla grande eh

      io credo sul 7.5

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  5. a tutti gli altri rispondo con calma eh, grazie dei commenti

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  6. toh ciapa. te lo riporto anche qui

    Forse si sono già spese troppe parole attorno a questo film, ma vista la sua particolarità dico la mia. Piano sequenza finto, siamo dalle parti di "Birdman" per intenderci, ovvero lunghi piani sequenza legati tra loro e poi montati e trasformati in post produzione. L'effetto è immersivo, ma un po' di tensione si perde, proprio perchè si percepisce che è "finto" (basti pensare che il film dura poco più di 2 ore ma racconta almeno 16 ore di vita reale e non basta l'espediente del breve "coma" per giustificare il tempo in più). E' evidente che le 2-3 sequenze total black sono stacchi, come anche il tuffo nel fiume e molto altro, quindi dimentichiamoci "Arca Russa" o "Victoria" o "Utoya". La trama è bastanza semplice, quasi un videogioco in cui accompagniamo il nostro protagonista a superare i vari livelli di gioco tra uno scenario e l'altro al fine di completare una missione. i luoghi sono molto netti tra loro (la trincea, il campo di battaglia, i cuniculi del nemico, la prateria, la strada dissestata, la città fantasma, il fiume e il bosco, il fronte di guerra, ecc...), per assurdo tanta attenzione a dare sequenza ai fatti, ma poi risulta netta la distinzione tra i luoghi in cui si svolge l'azione. Ecco, questo aspetto mi ha abbastanza infastidito. Non tutti i livelli sono riusciti, anzi anche emotivamente c'è un forte distacco tra uno scenario e l'altro, quindi si passa da sequenze assolutamente da vedere al cinema (un paio di volte sono balzato sulla poltrona) ad altre quasi noiose, poco credibili, se non imbarazzanti. Così ci si trova difronte ad un esercizio tecnico a tratti eccellente (splendida la fotografia), ma con un contenuto non sempre di livello. Bravi gli interpreti, in gran parte telecomandati e .... colonna sonora da risentire. Credo che Mendes, se vincerà qualcosa agli Oscar dovrà comunque ringraziare la pastura di Nolan/Dunkirk. A tal proposito, vero che qui ci si sente parte della ridotta "compagnia dell'anello", ma in Dunkirk a tratti mi sono sentito maggiormente coinvolto.

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    1. hai fatto bene a portare il commento anche qua :)

      come ci siamo detti ci sono più di un passaggio identico al mio, quindi impossiible non concordare

      riguardo la schematicità ti dò ragione ma sia il video che ho messo sul guardaroba, sia il commento qua sopra riguardo il tempo mi fanno vedere il film con un'ottica un pochino diversa, ci devo riflettere

      se lo vediamo solo come realista ha mille pecche, se lo vediamo in modo diverso tante potremmo spiegarcele

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  7. Che film magnifico, in tutti i sensi! Una regia per me perfetta, me ne frego di quanti stacchi ci sono (Io ho notato solo il nero), sembra un unico piano sequenza che mi ha fatto immergere completamente nel film vivendo ansia, paura, empatia, orrore. La guerra è tutto questo, e qui è tangibile anche se c'è poca azione, grazie a una regia, sceneggiatura, fotografia, scenografia, effetti speciali e una colonna sonora splendide. Le trincee, i silenzi, i paesaggi spettrali, alternati al suono dei proiettili, allo schianto dell'aereo, al rumore della cascata, ai fiori di ciliegio, al canto dei soldati. E la macchina segue tutto dal basso, dall'alto, da destra, da sinistra, con salti di 360 gradi, ma oramai tutto è concesso, regole superate. Io avevo la frenesia che arrivasse il messaggio per fermare un inutile massacro, invece ci sono tanti incidenti di percorso, vari inspiegabili con la logica. Un'unica mucca che spunta fuori viva (strano), l'arrivo del battaglione senza che lui se ne accorga e che non gli dà nemmeno un soldato ad accompagnarlo, il camion che si blocca, lui aiuta con tutto sè stesso a farlo ripartire poi dopo poco scende, le volte in cui si salva (troppe), la donna francese, (cosa ci fa una donna sola con un neonato non suo nel bel mezzo del niente senza cibo? Anche se ha fretta di arrivare a destinazione si ferma a parlare con lei e lui, guarda caso, ha il latte per il bambino (Spiegata la presenza della mucca.) Non sa che un neonato mangia solo latte? Lui che si ferisce tante volte, alla mano, alla nuca, sanguina, ma alla fine non ha più niente. Gli dicono di andare a farsi medicare, ma lui non ci va. Un po' strano... In varie situazioni ho avuto l'impressione che fosse morto, mandato allo sbaraglio in una missione suicida. La conferma l'ho avuta quando arriva dai commilitoni riuniti, mi sono chiesta, ma nessuno lo vede? Nessuno lo sente? Nessuno si gira? (Poteva essere un nemico.) Ma sono vivi? Anche loro mi son sembrati degli zombie, vittime di quella barbarie di guerra che non riusciamo a smettere di fare. Alla fine si siede su un unico albero che ci riporta all'inizio del film quando dormiva vicino all'albero. Il cerchio si chiude. Era già morto? Era un sogno? O sono alternati momenti onirici a momenti reali? E qui ho collegato anche la sua poca espressività e la fissità del suo sguardo. Secondo me nella sceneggiatura ci sono tante più cose di quanto sembri, e tante cose su cui riflettere. Per me è un film incredibile, che mi ha angosciato, emozionato e fatto fare salti di paura. Sensazioni che pochi film riescono a farmi provare, ormai, quindi spero che vinca tanti Oscar. Frase rimasta impressa: "Odiavo tornare a casa perchè sapevo di non poter restare." 10 e lode, mister Mendes!

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    1. beh, direi che l'hai adorato ;)

      bravissima Manuela, come dicevi avevi notato quello che poi ho sentito nel video di Gabriele
      anzi, paradossalmente, hai trovato più problemi di sceneggiatura te che io, ahah

      in effetti quasi tutti i problemi potremmo racchiuderli in quel Cumberbatch che gli dice di curarsi quando, apparentemente, noi lo vediamo quasi completamente a posto

      che sia quella una spia della vostra lettura? che, ammetto, mi piace sempre di più

      ed è vero, la scena di loro riuniti ricorda molto quello che dici

      bravissima

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    2. Detto da te è un complimento enorme, Giuseppe, è solo quello che ho notato e che sono andata a rivedermi perchè quelli che chiami problemi di sceneggiatura a me son sembrati paradossali per un film così, e ho cercato un senso che doveva racchiuderli tutti, ma magari mi sbaglio. Molto bello anche il commento di Giodissey, a cui mi unisco in pieno :)

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    3. ma figurati

      poi sempre giusto ammettere quando si fanno letture superficiali e qualcuno è saputo andare molto oltre a te :)

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  8. Sulla tecnica in senso stretto non dirò una parola - anche se vorrei - perché non potrei aggiungere nulla a quanto è stato detto. Non sono minimamente d’accordo con i critici più feroci, capisco le critiche più morbide e condivido molti dei difetti che giustamente tu evidenzi. Tuttavia ho la sensazione che tanti si siano fermati ad un primo livello di analisi, quello cerebrale, soggiogati da un apparato artistico impressionante; eppure gli elementi per andare oltre ci sono tutti: come si fa a non camminare in trincea con loro? A non provare paura per l’ignoto oltre la trincea stessa? A non sentire le pietre che cadono addosso? A non vedersi macchiata la mano del sangue di un amico? Potrei continuare.

    Forse non aggiunge niente al gente e magari non è emotivamente penetrante come altri, ma se rimaniamo indifferenti a vedere sullo schermo ragazzi giovani costretti a mostrare un coraggio impossibile, uomini che sparano ad una persona nel buio credendo di aver visto un nemico, una ragazza che accudisce un bambino non suo o ancora una strenua lotta per sollevare un camion dal fango che non prosegue per altra strada che non sia verso la propria possibile morte, allora secondo me abbiamo un problema. Mendes ci ha messo storia, passione, ricordi, perfino sofferenza e tutto questo secondo me è evidentissimo e perfettamente assimilabile.

    Sai che mi piace trovare la mia scena nel film. Sono infatti sorpreso tu non abbia citato la sequenza del canto e soprattutto come ci si arriva perché a mio avviso è uno dei momenti più toccanti e paradossalmente veri di tutto il film. Dopo una caduta Schofield emerge dall’acqua, nuota, cerca di uscire dal fiume ma per farlo deve passare sopra a dei cadaveri ammassati vicino ad un tronco; c’è un momento in cui si rende conto di cosa è costretto a fare, nonostante tutto ancora percepisce la disumanità in quel gesto ma non può fare altrimenti. Li scavalca, risale l’argine, è distrutto e sfiduciato. Poi nel silenzio si ode un canto ed esso diventa la sua guida, lo segue - anzi, lo insegue perché ho la sensazione che fosse diventata in quel momento la sua ragione di vita - i suoi passi dettano il ritmo, il canto si fa più forte e incredibilmente dolce. Vediamo tanti ragazzi, giovani, talmente assorti che forse nemmeno sentono le parole, possiamo solo tentare di immaginare cosa pensino. Io ho pensato fosse un momento fuori dal tempo, perfetto, di pura estasi nel pieno di un conflitto: un effetto straniamento necessario perché anche in guerra esistono minimi ma significativi pezzi di umanità.

    Schofield è un soldato che non vuole tornare a casa perché odia non poterci restare. Eppure alla fine accarezza la fotografia, legge le parole affettuose e probabilmente capisce che ora è pronto. Spero ci sia tornato.

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    1. come ho scritto non me ricordo dove Marco le cose che dici io le ho provate

      ma le ho provate come fossi ACCANTO a lui, non come se fossi al suo posto

      insomma, ho avuto empatia col mondo filmico che il film racconta, non col protagonista

      perfettamente d'accordo -credo l'ho scritto anche io- che questo film sia un atto d'amore per il cinema e anche con quello che vuole raccontare, si vede da lontano

      i miei problemi (che per vari motivi sto rivalutando) sono solo di scrittura, nè di intenzione nè di riuscita

      la scena del canto l'ho citata

      "l'incredibile sequenza dell'aereo che cade, il camion in panne, il ponte, la notte e i suoi bagliori di guerra, l'alba, l'inseguimento, il fiume e quei corpi ammassati sul tronco, il canto del soldato, la nuova trincea, la corsa disperata nell'erba, c'è da restare stupefatti per tanta bellezza."

      è bellissima

      ma non analizzata

      per fortuna l'hai fatto magnificamente te

      poi se leggi manuela sopra di te credo che potete unire i puntini

      grazie

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    2. Devo proprio chiederti scusa, Giuseppe, non solo perché non ho colto la differenza tra mondo filmico e protagonista ma anche perché ti ho accusato ingiustamente di aver tralasciato quella scena! Mi merito una visione di Alex l'Ariete.

      Rileggendoti, ora capisco meglio e anche questa “critica” è condivisibile. Forse si poteva fare di meglio ma credo che sia più importante che il messaggio - per rimanere in tema - arrivi anche a noi.

      In effetti Manuela riesce benissimo a mettere in evidenza le cose migliori, quelle meno riuscite e come tutto ciò formi comunque un insieme meraviglioso. Brava tu :)

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    3. ma ci sta, ho fatto un elenco velocissimo dei momenti più belli, non gli ho dato per niente la giusta importanza ;)

      bravissimi tutti e due (anzi, anche 3 o 4...)

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  9. Io ci arrivo ancora più tardi, vado a vederlo oggi. Comunque spero che riesca anche ad emozionarmi, oltre che a stupirmi per la tecnica.

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  10. Dopo aver letto il tuo pensiero e quello di Manuela (brava!), mi rimane ben poco da dire: non solo mi avete tolto le parole di bocca, ma siete anche riusciti a dare forma compiuta a tutto ciò che mi è passato per la testa dopo aver visto questo film.
    Tecnicamente, è fantastico: più che il piano sequenza, mi ha impressionato che la camera segua sempre da vicino il caporale a prescindere da quale territorio attraversi (sempre impervio!). Deakins non raggiungerà le vette toccate in "Sicario" (la scena in notturna prima di entrare nella grotta dei Narcos non la dimenticherò mai!!), ma la sua fotografia è sempre un bel guardare. Il discorso "empatia" lo sottoscrivo, però mi chiedo anche se sia voluto questa sorta di distacco dallo spettatore: è un po' come calarsi improvvisamente nel 1917 ed assistere ad un piccolo frammento di Prima Guerra Mondiale, senza sapere bene chi c'è. Invece, le incongruenze da voi citati ed i salti temporali davvero "sfasati" mi hanno dato un po' fastidio, tanto da mettermi in "WTF mode" più di una volta.
    Certo che affidare la sorte di 1600 (milleseicento!) uomini alla corsa più o meno fortunata di 2 soli soletti ragazzi/soldati fa davvero pensare!
    Detto questo, applausi a Mendes, ma non so se lo rivedrei.

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    1. quella ulteriore tua specificazione riguardo il piano sequenza è ottima anche se quasi "obbligata", nel senso che nel 90% dei piani sequenza funziona così, l'operatore deve seguire da un metro i protagonisti e, in pratica, fare quello che fanno loro

      riguardo l'empatia da più scene ho pensato che fosse molto richiesta, non so, solo Mendes lo sa ;)

      riguardo incongruenze di comportamenti, esiti (morti) e tempo a sto punto dobbiamo aggrapparci ai commenti di chi ci ha dato spiegazioni alternative ;)

      e anche la tua ultima considerazione è molto giusta e pure quella, forse, può spiegare la lettura onirica del film

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  11. La scena del canto per quanto criticata, a mio parere ha la sua ragione d'essere, trattandosi di soldati che con buona probabilità sarebbero tutti stati uccisi entro breve tempo. Una parentesi di speranza e serenità ben sapendo che saranno solo dolori. Anche se non capisco come mai non ci fosse nemmeno una sentinella (questo sì un errore mortale).
    Per quel che mi riguarda - al di là delle vostre critiche, tutte bene argomentate - dico solo che di film così dovrebbero farne più spesso e idem per roba come "Revenant" o "Gravity" o "Dunkirk": film come questi sono una vera goduria per gli occhi, per i paesaggi, per la grandiosità delle scene e dei paesaggi...tutte cose che mi pare siano considerate sempre meno nel cinema, al punto che trovo raramente una pellicola in grado di impressionarmi. "1917" è una di quelle.

    Ciao

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    1. ciao Gabriele!

      la scena del canto è molto molto suggestiva, a me è piaciuta moltissimo (anche senza la lettura che mi hanno suggerito poi)

      guarda che la penso come te eh, pensa che a sti 4 film che citi ho messo 7.5 a quello che mi è piaciuto meno ;)

      ma è anche vero che in tutti (tranne Gravity) ho avuto la sensazione che potessero essere anche più grandi di quello che mi sono sembrati ;)

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  12. "Ecco allora che mi è balenato un titolo, Revenant."
    Ecco allora che se ne avessi la possibilità (per non millantare titoli e concordanze invano!) ti farei vedere il Revenant buttato un po' a caso nel buio, con una penna verde sul foglietto per appunti!

    anche io arrivo tardi. a cose già dette. però confermo la scarsa empatia (e stupore mio a mano a mano che il film procedeva, di non provarne). emozione solo durante la scena del canto del soldato (soprassedendo sull'inverosimiglianza della mancanza di sentinella o comunque di qualcuno che si accorga che sta arrivando "un estraneo").

    non un brutto film, ma un film senza sussulti, piatto e a tratti un po'anonimo.

    da ultimo un quesito (probabilmente stupido): come era scritto il messaggio da consegnare? non mi sembra che venga conservato in una scatola o posto a tenuta stagna.

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    1. ahah, ci credo!

      ma capisco la sensazione, molto spesso mi fanno dei commenti dicendo cose che hanno pensato e mi accorgo che non solo avevo pensato la stessa ma che l'avevo pure appuntata dimenticandomi poi di scriverla ;)

      siamo tutti abbastanza d'accordo sulla scena del canto, forse la più coraggiosa a livello di scrittura ma, pare, vincente ;)

      sai che anche io c'ho pensato? cazzo, un messggio così importante e lui se lo mette nel taschino così, boh

      non mi ricordo che protezioni aveva

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    2. ma soprattutto con che c***o di inchiostro era scritto visto che ha resistito a copiosa ferita sanguinolenta e tuffo in acque burrascose....!?!

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    3. spero che abbiamo dimenticato una chiusura a stagna che invece hanno fatto vedere :)

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  13. Visto ieri sera.. d accordo praticamente con tutto.. si, è pazzesco come riesca a non emozionare molto. A mio avviso ( ma è una cosa che spesso nei film a me da fastidio) ci son molte scene, soprattutto da metà in poi, spesso accompagnate dalla musica , violini pomposi ecc, e tutto questo toglie il realismo che si era riusciti a creare fino ad un minuto prima. Mi spiace , spesso i registi usano la musica x emozionare, ma molte volte vanno a togliere la naturalezza della scena.
    La scena da pelle d oca è quella del raggiungimento del gruppo da parte del ragazzo nel bosco, e un soldato che canta a cappella senza alcun accompagnamento sonoro.

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    1. sono d'accordo con te anche se ammetto che la scena che più mi ha emozionato, quella della corsa finale appena sopra la trincea, era con un grande accompagnamento musicale, per grande intendo soprattutto molto sottolineato

      anche te citi quella scena, pazzesco ;)

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  14. forse un difetto è quello di aver fatto un film di un solo uomo, le guerre di trincea sono collettive, e allora per fare solo un esempio "Uomini contro" di Francesco Rosi è molto più riuscito.
    ma questo film è quello di Sam Mendes, ci ha messo una tecnica strepitosa, ma a volte quella ti prendeva più della storia, e questo non fa bene al coinvolgimento profondo, è difficile trovare il giusto mezzo

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    1. non lo so, alla fine l'idea invece del viaggio solitario a me piaceva

      e comuque non sarà un film di trincea ma è di "trincee", ne vediamo tante di scene super collettive ;)

      per il resto perfettamente d'accordo

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  15. Ciao Giuseppe!
    Ho visto il film ieri sera e devo dire che l'ho trovato fantastico (voto 9).

    Mi pare di capire che gli aspetti che hai poco apprezzato siano stati sostanzialmente tre: il finto piano sequenza, alcune incongruenze di trama e la scarsa empatia con il protagonista. Mi permetto di dire la mia su questi punti.

    Il finto piano sequenza non lo vedo come un problema perché consente allo spettatore di vivere più intensamente vicende che capitano al protagonista. Poco importa se il piano sequenza non è davvero unico (sarebbe stato impossibile realizzarlo), quello che conta è l’effetto generato.

    E qui passo direttamente al terzo punto: la poca empatia con il protagonista. Vedendo il film, non ho avuto la sensazione di essere il soldato Schofield ma di essere un suo compagno che lo accompagnava silenziosamente e passivamente lungo il cammino a distanza controllata (mai o quasi mai un primo piano). Una sorta di immedesimazione “distanziata” che mi ha comunque proiettato dentro il film e che mi ha comunque fatto entrare in empatia con il protagonista (percependo, ad esempio, il suo dolore per la morte del soldato Blake, la sua fatica per lo sforzo volto a far ripartire il camion o la sua disperazione una volta uscito dalle acque del fiume per aver realizzato che tutti gli sforzi fatti nelle ore precedenti erano stati inutili).

    Per quanto riguarda infine le incongruenze della trama, farei una distinzione tra quelle relative alle disavventure che occorrono a Schofield (che rischia più e più volte la morte, scampandola miracolosamente ogni volta) e quelle relative al trascorrere del tempo (con particolare riferimento a certe scene che parrebbero non rispettare la logica temporale). Mentre le prime lasciano effettivamente perplessi - tanto da chiedersi se il protagonista stia sognando o sia addirittura morto - le seconde, a mio avviso, non sono un problema: molto semplicemente il regista ha voluto condensare in due ore delle vicende che in realtà sono accadute in circa 24 ore (credo, dalla mattina alla mattina). Capisco che data questa premessa, l’utilizzo della finta sequenza unica possa apparire come un difetto perché fonte di equivoci (ad esempio, il tragitto in camion durato pochissimo ma che ha portato il protagonista in una zona molto distante). Tuttavia, non mi sento di dare peso alla cosa perché senza il finto unico piano sequenza il film avrebbe sì perso queste incongruenze ma sarebbe stato anche molto meno efficace per i motivi di cui sopra.
    Un caro saluto
    Roman

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    1. ciao Roman!

      1 assolutamente! il piano sequenza alla fine conta per l'effetto, poi certo, a livello tecnico sapere se è unico è una goduria in più. Mi sembra impossibile che io abbia criticato che non fosse unico, al massimo l'avrò detto. Ho adorato il piano sequenza del film, vero o finto che sia (cioè, è finto, poi mi dissero che gli stacchi erano decine, boh...).
      Ma sticazzi, quindi in questo punto credo mi hai capito male, dopo semmai mi rileggo

      2 sull'empatia, come sai, è una cosa super personale. Anche io avevo la sensazione non si esser lui ma esser con lui ma però non ho sofferto, specialmente nelle scene (come la morte dell'amico o l'incontro con la ragazza) dove forse bisognava provare più emozione. E' una cosa che non si decide a tavolino, o ti emozioni o no e contentissimo che a te abbia emozionato ;)

      3 allora, riguardo al primo tipo di incongruenze Roman potrebbe proprio essere come dici sai? un mio amico ha fatto una video recensione sul film (la trovi sul tubo scrivendo Cinepreso 1917) e in quella sua lettura torna tutto

      ma infatti Roman è proprio quello il problema e il paradosso, ovvero usare un piano sequenza (che per definizione significa ripresa in tempo reale) per raccontare poi in due ore le vicende di un giorno

      a me ha fatto un effetto strano e non buono ma tutto anche qua potrebbe essere spiegato con la spiegazione delle prime incongruenze eh ;)

      contentissimo ti sia piaciuto così!

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