Nono appuntamento con la rubrica di Edoardo
IL SOGNO E’ IL DESTINO
Questa è una delle prime frasi del film, ed è una frase che dice tutto su
questo straordinario capolavoro: Waking Life, di Richard Linklater.
Stavolta non c’è bisogno di particolari spiegazioni che ne facilitino la
comprensione, perchè ciò che vediamo dall’inizio alla fine altri non è che un
sogno, un sogno rappresentato come meglio non si poteva fare, facendo uso della
cosiddetta tecnica del Rotoscope (già utilizzata per “Il signore degli anelli”
del 1978): dapprima utilizzando il digitale per le riprese, poi una squadra di
disegnatori per creare ogni fotogramma con linee e colori, in un lavoro di
quasi un anno, servendosi degli artisti più svariati, al fine di dare al film
un effetto costantemente mutevole, surreale e onirico. Il risultato
incredibile, che non ha precedenti.
Assistiamo a un susseguirsi di riflessioni sull’esistenza, di situazioni
bizzarre, di strani personaggi e di immagini tremendamente potenti, vissute da
un protagonista fisso, che altri non è che un ragazzo, e vive tutto ciò
nell’istante prima di morire (un incidente come probabile causa).
Quello che più sorprende, oltre
alla potenza delle immagini e all’associazione delle stesse (come se fossimo
davvero all’interno di un sogno) sono i dialoghi del film, le cose che vengono
dette, scandalosamente profonde, filosofiche, surreali e al tempo stesso
logiche, in una sceneggiatura unica e irripetibile, scritta interamente da
Richard Linklater, con citazioni anche a filosofi, scrittori e scienziati
contemporanei, tra i quali a un certo punto, alla fine del film, spicca la
mente di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, il grande Philip K.
Dick.
SCORRETE LACRIME, DISSE IL
POLIZIOTTO
E poi quelle musiche: straordinarie, incredibili, perfette.
Quando l’ho visto sono rimasto
incredulo davanti a un risultato del genere, sembrava di sognare anche a me.
Sognare ed essere consapevoli di stare sognando, così è all’interno del film, e
così anche a tutti voi probabilmente sarà capitato qualche volta, l’unica
differenza è che ognuno di noi si risveglia la mattina successiva, il
protagonista invece, come mostrato nel finale, non più soggetto alla forza di
gravità (anche questo comune effetto del sogno), viene attratto verso il cielo,
che sta a significare la fine della sua vita (cosa ci sia oltre non potremo mai
saperlo).
Basta, non occorre che dica più nulla riguardo quest’opera, ogni parola
sarebbe superflua. Solo un consiglio obiettivo e spassionato: dovete guardarlo,
c’è l’Universo in questo film.
Forse il più grande nella storia del cinema.
È sempre bello leggerti ;)
RispondiEliminaTi ringrazio
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