L'ennesimo, per me, gioiello di Dupieux.
L'ennesimo film strampalato, grottesco, surreale, geniale.
La realtà, la finzione, il sogno, l'incubo, il film dentro al film.
La versione rilassante e divertita di Mulholland Drive.
Io adoro Dupieux.
E stare a ripetere perchè e percome è inutile, trovate tutto nelle rece di Wrong e Wrong Cops.
Avete presente quando trovate un autore con la "vostra" testa? con il vostro modo di pensare, di ridere, di ragionare?
Ecco, Dupieux è la mia parte cazzona quanto Trier è quella mia malinconica e mezza devastata.
Quello che però mi piacerebbe riuscire a dire e far capire è che sto autore va ben oltre il cazzeggio.
Se già il suo cult massimo, Rubber (che a me è piaciuto molto meno degli altri) aveva delle possibili letture niente affatto banali, con Wrong il nostro si era spinto a mio parere in un surreale e comico esistenzialismo di livello altissimo.
Film strampalato quello, pieno di situazioni irreali e surreali. Un gioiellino tragicomico.
E se possibile Dupieux, con Realitè, è riuscito ad andare anche oltre e a mettere una parola definitiva della sua (non) visione del mondo.
Realitè è il film cortocircuito per eccellenza.
Un'incredibile gioco di scatole cinesi o, se preferite, di matrioske per cui ogni cosa è dentro l'altra. E avviene anche il paradosso che la scatola più piccola, che la matrioska più bassa, contenga poi quelle più grandi e alte.
Ricordo che con Wrong ebbi il "coraggio" di paragonarlo al mio film più grande, Synecdoche New York.
Ebbene, credo invece che il punto di riferimento più adatto per Realitè sia addirittura Mulholland Drive.
Non parliamo di livelli eh.
Ma vi giuro, più la visione andava avanti più questo cortocircuito tra realtà, finzione, sogno, sogno dentro al sogno e inconscio mi faceva ricordare il capolavoro di Lynch.
Anche perchè, come soggetto, Reaitè racconta una cosa molto simile.
Uno studio cinematografico, un film da fare.
Un film dentro al film.
Ovviamente tutti gli elementi che nell'enorme film lynchiano risultavano insidiosi e perturbanti nel film di Dupieux acquistano valenza comica e straniante.
Ma di che parla questo Realitè?
Di mille cose.
Innanzitutto dell'impossibilità di comprendere la realtà, ciò che è vero da quello che non lo è.
Troverete di tutto.
Sogni.
Incubi.
Immagini di film dentro al film.
La vita di una famiglia che diventa un reality alla Truman Show.
E tutte queste vicende apparentemente staccate tra loro si intersecano.
E il sogno di uno può diventare il film dell'altro, e la realtà di uno può diventare il sogno dell'altro.
Tutto è cortocircuito.
Tant'è che alla fine è come se ci trovassimo in una specie di sogno collettivo.
O nel sogno di un solo personaggio che, in qualche modo, comprende tutti gli altri.
Sì, o.k, ma qual'è il personaggio principale, il sogno principale?
Abbiamo un ragazzo che fa una trasmissione di cucina vestito da topo gigante. Si gratta continuamente perchè è convinto di avere tutti eczemi sulla pelle. Sta benissimo.
Abbiamo un cameraman che vuole fare il regista. E presenta il soggetto ad un produttore. Il quale accetta a condizione che il neo regista trovi il Gemito Perfetto per far morire i protagonisti.
Abbiamo la famiglia di una bambina. Il padre è cacciatore. Aprendo un cinghiale appena ucciso trova tra le interiora una vhs. Come se non bastasse questa bambina, che si chiama Reality, è proprio oggetto di un reality, un documentario in tempo reale (anche durante le 8 ore di sonno la riprendono) girato da un regista. Al soldo di chi? del produttore di cui sopra.
Abbiamo un preside che ha avuto un incubo di una comicità straordinaria.
E se non fosse stato un incubo?
Dupieux si diverte. Si diverte a divertire, a non dare punti di riferimento, a mischiar tutto, a destrutturare. E nel mentre le sue riflessioni sono, come sempre, molto importanti.
Se in Wrong Cops metteva alla berlina il mondo della musica in questo film distrugge tutto l'apparato cinematografico.
Il produttore che accetta un soggetto quasi insulso, che in cambio chiede una cosa senza senso, che nel tempo libero uccide surfisti con fucili di precisione.
E il documentarista del reale che usa inquadrature di 8 ore.
E la vhs (vedrete cosa contiene, geniale) che stava dentro un cinghiale.
E le tv che generano stupidità e uccidono le persone.
E lui che riceve quell'insulso Oscar in mezzo ai manichini.
E lui che si ritrova al cinema a vedere il suo stesso film già girato da qualcun altro.
Tutto è vita e tutto è cinema allo stesso momento.
Non a caso un altro titolo che mi ha ricordato è il magnifico Holy Motors.
Se possibile nel finale il film diventerà ancora più complicato con tutti quei cloni che appaiono ovunque, con la sensazione che tutti stiano nel sogno di tutti (molto sineddochiana come cosa).
E il gemito perfetto che, anche qui molto sarcasmo, viene fuori da una supposta in culo.
Ma è solo con lo scoprire cosa c'è dentro la vhs che il delirio metacinematografico di Realitè raggiunge il suo apice.
Lo spettatore ne esce divertito e tramortito, intontito e affascinato.
Non ci sono pezzi da rimettere insieme, c'è solo questa constatazione per la quale la realtà è impossibile da conoscere.
Il dottore malato che visitò il malato-sano prende il post del malato-sano nella trasmissione di cucina.
E, infine, dice a noi le stesse cose.
I nostri eczemi non sono sulla nostra pelle, ma sulla nostra testa.
Come se il film fosse una specie di malattia mentale, come se fosse un malfunzionamento del nostro cervello.
Come se tutte le realtà che abbiamo appena visto siano una nostra malattia.
C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo.
Wrong.
L'ennesimo film strampalato, grottesco, surreale, geniale.
La realtà, la finzione, il sogno, l'incubo, il film dentro al film.
La versione rilassante e divertita di Mulholland Drive.
Io adoro Dupieux.
E stare a ripetere perchè e percome è inutile, trovate tutto nelle rece di Wrong e Wrong Cops.
Avete presente quando trovate un autore con la "vostra" testa? con il vostro modo di pensare, di ridere, di ragionare?
Ecco, Dupieux è la mia parte cazzona quanto Trier è quella mia malinconica e mezza devastata.
Quello che però mi piacerebbe riuscire a dire e far capire è che sto autore va ben oltre il cazzeggio.
Se già il suo cult massimo, Rubber (che a me è piaciuto molto meno degli altri) aveva delle possibili letture niente affatto banali, con Wrong il nostro si era spinto a mio parere in un surreale e comico esistenzialismo di livello altissimo.
Film strampalato quello, pieno di situazioni irreali e surreali. Un gioiellino tragicomico.
E se possibile Dupieux, con Realitè, è riuscito ad andare anche oltre e a mettere una parola definitiva della sua (non) visione del mondo.
Realitè è il film cortocircuito per eccellenza.
Un'incredibile gioco di scatole cinesi o, se preferite, di matrioske per cui ogni cosa è dentro l'altra. E avviene anche il paradosso che la scatola più piccola, che la matrioska più bassa, contenga poi quelle più grandi e alte.
Ricordo che con Wrong ebbi il "coraggio" di paragonarlo al mio film più grande, Synecdoche New York.
Ebbene, credo invece che il punto di riferimento più adatto per Realitè sia addirittura Mulholland Drive.
Non parliamo di livelli eh.
Ma vi giuro, più la visione andava avanti più questo cortocircuito tra realtà, finzione, sogno, sogno dentro al sogno e inconscio mi faceva ricordare il capolavoro di Lynch.
Anche perchè, come soggetto, Reaitè racconta una cosa molto simile.
Uno studio cinematografico, un film da fare.
Un film dentro al film.
Ovviamente tutti gli elementi che nell'enorme film lynchiano risultavano insidiosi e perturbanti nel film di Dupieux acquistano valenza comica e straniante.
Ma di che parla questo Realitè?
Di mille cose.
Innanzitutto dell'impossibilità di comprendere la realtà, ciò che è vero da quello che non lo è.
Troverete di tutto.
Sogni.
Incubi.
Immagini di film dentro al film.
La vita di una famiglia che diventa un reality alla Truman Show.
E tutte queste vicende apparentemente staccate tra loro si intersecano.
E il sogno di uno può diventare il film dell'altro, e la realtà di uno può diventare il sogno dell'altro.
Tutto è cortocircuito.
Tant'è che alla fine è come se ci trovassimo in una specie di sogno collettivo.
O nel sogno di un solo personaggio che, in qualche modo, comprende tutti gli altri.
Sì, o.k, ma qual'è il personaggio principale, il sogno principale?
Abbiamo un ragazzo che fa una trasmissione di cucina vestito da topo gigante. Si gratta continuamente perchè è convinto di avere tutti eczemi sulla pelle. Sta benissimo.
Abbiamo un cameraman che vuole fare il regista. E presenta il soggetto ad un produttore. Il quale accetta a condizione che il neo regista trovi il Gemito Perfetto per far morire i protagonisti.
Abbiamo la famiglia di una bambina. Il padre è cacciatore. Aprendo un cinghiale appena ucciso trova tra le interiora una vhs. Come se non bastasse questa bambina, che si chiama Reality, è proprio oggetto di un reality, un documentario in tempo reale (anche durante le 8 ore di sonno la riprendono) girato da un regista. Al soldo di chi? del produttore di cui sopra.
Abbiamo un preside che ha avuto un incubo di una comicità straordinaria.
E se non fosse stato un incubo?
Dupieux si diverte. Si diverte a divertire, a non dare punti di riferimento, a mischiar tutto, a destrutturare. E nel mentre le sue riflessioni sono, come sempre, molto importanti.
Se in Wrong Cops metteva alla berlina il mondo della musica in questo film distrugge tutto l'apparato cinematografico.
Il produttore che accetta un soggetto quasi insulso, che in cambio chiede una cosa senza senso, che nel tempo libero uccide surfisti con fucili di precisione.
E il documentarista del reale che usa inquadrature di 8 ore.
E la vhs (vedrete cosa contiene, geniale) che stava dentro un cinghiale.
E le tv che generano stupidità e uccidono le persone.
E lui che riceve quell'insulso Oscar in mezzo ai manichini.
E lui che si ritrova al cinema a vedere il suo stesso film già girato da qualcun altro.
Tutto è vita e tutto è cinema allo stesso momento.
Non a caso un altro titolo che mi ha ricordato è il magnifico Holy Motors.
Se possibile nel finale il film diventerà ancora più complicato con tutti quei cloni che appaiono ovunque, con la sensazione che tutti stiano nel sogno di tutti (molto sineddochiana come cosa).
E il gemito perfetto che, anche qui molto sarcasmo, viene fuori da una supposta in culo.
Ma è solo con lo scoprire cosa c'è dentro la vhs che il delirio metacinematografico di Realitè raggiunge il suo apice.
Lo spettatore ne esce divertito e tramortito, intontito e affascinato.
Non ci sono pezzi da rimettere insieme, c'è solo questa constatazione per la quale la realtà è impossibile da conoscere.
Il dottore malato che visitò il malato-sano prende il post del malato-sano nella trasmissione di cucina.
E, infine, dice a noi le stesse cose.
I nostri eczemi non sono sulla nostra pelle, ma sulla nostra testa.
Come se il film fosse una specie di malattia mentale, come se fosse un malfunzionamento del nostro cervello.
Come se tutte le realtà che abbiamo appena visto siano una nostra malattia.
C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo.
Wrong.
Ma qui non ci son commenti perchè nessuno l'ha visto?
RispondiEliminaO perchè nessuno sa cosa dirne?
Io faccio parte della seconda categoria.
Che dire!? Yeah!!
E aspetto con ansia il prossimo Dupieux.
In realtà a visite sti anni mai avuto cali, anzi
Eliminama i commenti sono mooolti di meno. E' anche vero che da due anni recensisco quasi solo film invisibili, è quello
ma ero sicuro che su Dupieux arrivavi te
il nostro finale di Wrong Cops fa ancora storia
Fantastico!!! Ero rimasta folgorata da Wrong, visto per purissimo caso al TFF di qualche anno fa! Che bello, che viaggio, che delirio, ma anche che libertà mentale! Grazie Giuseppe!
RispondiEliminagrande Pat ;)
EliminaSaluti da
RispondiEliminaTommaso L'Equino
Tommaso di ieri sera?
EliminaNon mi hai detto semmai de sto soprannome
in ogni caso saluto lo stesso ;)