Il 22 luglio 2011 in Norvegia avviene quella che è forse la strage più grande compiuta da un solo uomo che mondo ricordi.
Prima la bomba ad Oslo poi un pazzo nazista che va su un'isoletta a fucilare quanti più giovani potesse.
Morirono 77 persone, 70 delle quali ventenni o ancora più giovani.
Fare un film sulla vicenda era delicatissimo.
Dovevano essere compiute delle scelte.
E Poppe, il regista, non ne sbaglia una.
E ci regala un film straordinario, etico, che più si allontana dal cinema dell'orrore, più diventa verosimile, più orrore ci fa provare.
Imperdibile
presenti spoiler dopo metà recensione
So praticamente tutto della strage di Utoya e di Breivik.
In realtà la mia passione per le stragi e i serial killer è forse più forte di quella per il cinema, pari solo a quella per il cibo.
Ho visto documentari all'epoca, altri negli anni, uno appena una settimana fa.
Quella di Utoya è forse la più grande strage commessa da un singolo uomo nella storia.
Di sicuro è la più incredibile, insensata, pazzesca di tutte.
Un ragazzo poco più che trentenne, praticamente nazista, redige un suo manifesto politico e sociale.
Lo manda per mail a migliaia di persone e poi parte per compiere il suo massacro.
Prima fa scoppiare una bomba a Oslo, vicino agli uffici governativi.
Bomba devastante che causerà 8 morti.
In realtà i morti in quel caso erano "solo" un effetto collaterale per Breivik. No, quella bomba serviva a distrarre il paese e la polizia, a far stare tutti lì mentre lui indisturbato si poteva prendere una barchetta, andare nella piccolissima isola di Utoya e sterminare, fucilandoli, i giovani di sinistra che si erano accampati lì per fare una festa-convegno.
Il paradosso - ma poi nemmeno tanto - è che Breivik odia gli immigrati, specie gli islamici. Ma poi trucida 69 giovani norvegesi, solo per la colpa di appartenere ad un partito di "apertura" verso l'immigrazione.
Breivik ucciderà in totale tra Oslo e Utoya 77 persone, ma prenderà solo 21 anni, il massimo della pena previsto in Norvegia.
Ora, una vicenda così è delicatissima da portare al cinema, gli scrupoli son mille.
Qui non si trattava di fare un bello o brutto film, ma di compiere delle scelte.
E il regista - Erik Poppe - non ne sbaglia UNA.
Roba che se io fossi stato un mese solo a pensare quali potessero essere le migliori scelte da fare, anche senza girare una scena, solo scegliere l'approccio, non avrei mai potuto trovarne uno migliore.
Cercheremo di analizzare tutte queste scelte, scelte che fanno di Utoya 22 July un film enorme per me.
La prima scelta è quella di usare il primo attentato, quello della bomba ad Oslo, solo come brevissimo incipit. Tra l'altro due soli minuti ma davvero grandi, con un montaggio perfetto tra filmati reali e ricostruiti.
No, Poppe doveva fare un film su Utoya e allora Oslo serviva solo come ouverture, perfetto.
Tra l'altro questa scelta andrà a braccetto con altre due, ovvero quella della tecnica di ripresa e quella della durata del film.
Sì perchè - e qui ci troviamo davanti a due altre decisioni grandiose - Poppe sceglie di fare il film tutto in piano sequenza (e quindi doveva eliminare subito la parte di Oslo) e della durata reale dell'attentato, circa un'ora e un quarto.
Sembrano due cose banali, magari la gente che vede il film manco ci pensa e se ne accorge, ma in questi due elementi sta tanto tanto tanto del potere di questo film.
Girare in piano sequenza e, quindi, "tempo della diegesi = tempo reale" e far durare quel tempo reale come quello della vera vicenda ci porta ad una verosimiglianza e ad una mimesi della realtà pazzesche.
E Utoya diventa così quasi un documentario dell'orrore.
Noi siamo lì con i protagonisti, senza mai uno stacco, per la durata esatta dell'attacco.
Non sappiamo niente come loro, abbiamo gli stessi dubbi e le stesse paure.
E viviamo esattamente quello che loro hanno vissuto.
Vedete, chi mi dice che questo film è noioso commette un errore madornale.
Poppe ha ricostruito l'ora e un quarto di attentato. E durante quell'ora e un quarto ci sono stati centinaia di ragazzi che non hanno mosso un passo, che sono stati nascosti, senza fiatare, fino alla morte o alla liberazione.
Quindi se è vero che ci sono 4 scene molto statiche e lunghissime è anche vero che questo è il massimo, assolutamente il massimo, che Poppe poteva fare, impossibile creare più dinamismo, significava stravolgere la realtà degli eventi, non rispettare l'accaduto e rovinare lo straordinario approccio scelto.
E invece no, e invece noi, quasi come in una realtà tridimensionale, viviamo quello che i ragazzi vissero.
Cinema della minaccia, della paura, dell'orrore.
Sì, un orrore vero che è ancora più vero proprio perchè Poppe di discosta totalmente dal cinema dell'orrore.
Pochissimi l'avrebbero fatto, stima immensa.
E come ci si discosta?
Attraverso altre due scelte (e siamo a 5).
La prima è di una eticità impressionante.
Ed è quella di stare più lontano possibile dalla morte. Ci sono stati 69 ragazzi trucidati, avremmo potuto vedere di tutto, spari in testa, sangue, esecuzioni (tutte cose successe), corpi su corpi.
E invece nulla, praticamente nulla.
Ed è così straordinario l'approccio di Poppe con il destino di quei ragazzi che il regista ci mostra in pratica una sola morte.
Ma una morte lunga un quarto d'ora, terribile, struggente, umana, "reale".
In un cinema dell'orrore dove ogni morte sembra far parte del gioco, dove ogni morte viene dimenticata da una scena all'altra - anche da amici e parenti - Poppe ci mostra invece una morte "vera", empatica, un quarto d'ora difficile da dimenticare, con quell'abbraccio della nostra protagonista che strappa il cuore dal petto.
E quella telefonata sul cellulare, quel "mamma" che vediamo, che te lo ristrappa ancora.
E quella ragazza che lentamente se ne va è simbolo di tutti i ragazzi di Utoya.
Questo significa mostrare l'andarsene, se qualche regista di film di genere lo capisse sarebbe una gran cosa.
Ma la scelta forse più incredibile e ammirevole è quella di non mostrare mai Breivik, l'assassino.
Tutti, ripeto, tutti i registi ce lo avrebbero mostrato.
Chi continuamente, chi tanto, chi poco.
Avremmo assistito a film di uno vestito da poliziotto che massacra ogni ragazzo gli passa davanti. Probabilmente se qualche altro regista avesse anch'esso scelto il piano sequenza avrebbe seguito lui, l'assassino.
Poppe, invece, tranne che in un paio di secondi, non ce lo fa vedere mai.
E così questo film di nascondimenti e di minaccia invisibile diventa ancora più potente, ancora più verosimile.
Del resto quei ragazzi non videro quasi mai Breivik o, se lo fecero, fu per morire.
In questo modo è ancora più forte l'immedesimazione con loro quando si interrogano su chi sia a sparare, su quanti siano (fino alla fine del film - e della vicenda - penseranno fossero più d'uno).
Bellissima la scena dietro l'albero, reale, tesissima.
Queste telefonate soffocate a polizia e genitori, questa incredulità, questo ancora non riuscire a capire se quello che stava accadendo fosse tutto vero.
E voglio fermarmi lì un attimo, dietro quell'albero.
Perchè è in questa scena che avviene uno stranissimo e per me geniale corto circuito.
Il piano sequenza poteva essere di due tipi.
O alla mockumentary, ovvero con uno dei ragazzi che aveva una telecamerina o "esterno", semplicemente una tecnica di regia coinvolgente che ci mostra le cose da vicino.
E invece in questo film c'è un grande ibrido.
La macchina da presa è sì esterna - "la regia" - ma al tempo stesso è uno di loro, un ragazzo.
E proprio in questa scena delll'albero lo vediamo.
Quando si sentono gli spari la macchina da presa sbircia dietro gli alberi, poi si nasconde, poi riguarda, poi di nasconde ancora.
E' come se anche "noi" (lo sguardo della telecamera) fossimo un ragazzo invisibile che compie gli stessi gesti degli altri ma, in realtà, non è presente nei fatti.
E questo accadrà continuamente, penso ad esempio alle suggestive scene sulla scogliera dove, anche lì, ad ogni sparo la macchina da presa di schiaccia alle rocce.
Cristo, un film incredibile.
Spari, spari, spari, sempre spari, più lontani e a volte più vicini.
E lei che fugge nel bosco, che cerca tra le tende, che scende verso il mare e corre lungo la scogliera.
Ci tengo a ricordare una piccola cosa, ma sempre notevole.
Siamo all'inizio, sentiamo urlare. Noi che sappiamo di cosa parla il film ci immaginiamo l'arrivo di Breivik.
E invece sono solo ragazzi che tornano dopo aver fatto un bagno.
Poi, 10 minuti dopo, stessa scena, stesse urla.
La macchina da presa compie lo stesso movimento verso sinistra ma stavolta chi corre è terrorizzato.
Magnifico.
Ma arriviamo all'ultima scelta, settima o ottava che sia a questo punto.
Il finale.
Un finale maledetto, terribile, bastardo, che mi ha richiamato in modo pazzesco quello indimenticabile di The Mist.
Vorremmo uccidere Poppe, non puoi tenerci un'ora e un quarto con lei (attrice fantastica), farci vedere tutta la sua paura, grandezza e umanità (la morte della ragazza, le ricerche della sorella) e poi farci questo.
Un finale che potremmo odiare.
E invece anche stavolta la scelta è dannatamente grande.
Questa morte trenta secondi prima della salvezza, questa morte trenta secondi prima di riabbracciare quella sorella che si era disperatamente cercata, è il simbolo di Utoya.
Ovvero quello di ragazzi che trovarono la morte solo per essere al momento sbagliato nel posto sbagliato.
Solo per essersi esposti un metro di troppo, solo per essersi ritrovati nel percorso del killer, solo per aver fatto rumore.
Kaja è il tragico, eroico, devastante esempio di tutti quei ragazzi che trovarono la morte ad Utoya.
Una morte senza alcun senso, impensabile ("siamo su un'isola mamma, siamo al sicuro"), terribile e assurda.
Nessun film avrebbe potuto rendere loro omaggio in modo più grande.
E alla fine lasciamo Kaja per la prima volta, perchè noi siamo loro.
E ce ne andiamo via su una barchetta, schermo nero, rumore del mare, battito del cuore, lacrime in viso.
8,5
Visto ieri...che botta, tanta solidarietà e vicinanza con le vittime e le loro famiglie. Tra le scelte notevoli che hai elencato trovo che la migliore sia quella di non mostrare il pazzo merdoso che ha provocato tutto questo rendendo, oltre ai motivi che dicevi tu, impossibile ogni tipo di affiatamento e fascinazione.
RispondiEliminaQuella che ho apprezzato meno è stare troppo su un personaggio, avrei preferito una maggiore coralita, sì presente nel film, ma poi sacrificata al protagonismo di Kaja. I momenti in cui la narrazione si sposta su altri ragazzi sono più potenti, generano quell'insieme di voci e di sguardi poliedrici ma vicini che fanno di un gruppo qualcosa di più di un singolo. Conseguenza diretta di questo per me è il finale non proprio convincente. Ma sono piccoli "difetti" di un film che, come hai detto, è grandioso per come riesce a raccontare una tragedia dal punto di vista delle vittime inerti e totalmente spaesate, anche grazie a quella tecnica mista di ripresa che accennavi.
dopo arrivo anche da te Mauro
Eliminanon solo non lo mostra ma non dice manco il suo nome in tutte le didascalie (lo chiama l'assalitore)
Eliminacosicchè questo film non gli dà nessuna fama
anzi, dirò di più, paradossalmtente senza le didascalie uno che non conosca per niente la vicenda potrebbe pensare, come quei ragazzi, che fossero più gli assassini e magari della stessa polizia
molto interessante il tuo appunto, che posso condividere
ma il problema è "tecnico", andare qua e là, iniziare a seguirne tanti avrebbe reso il piano sequenza quasi impossibile
e anche a livello "umano" servivano tanti grandi attori
ovviamente se questa cosa fosse riuscita il film era ancora più grande ma troppo rischio
però l'idea di prendere UNA vittima di Utoya secondo me è molto simbolica e bella
molto contento ;)
Dove posso trovare questo film?
RispondiEliminase sei su fb contattami sotto giuseppe armellini, altrimenti scrivimi per mail
EliminaRicordo bene la strage, così come la straordinaria forza dei comitati dei genitori delle vittime che ancora oggi difendono il sistema carcerario norvegese.
RispondiEliminaVedrò di recuperarlo.
se hai bisogno ce l'ho pronto james, dura ancora 5 giorni il link
Eliminaspetta, provo ad incollarlo ma non so se funziona la cosa così, semmai contattami
https://wetransfer.com/downloads/4245e6201a382caa9cc822c02f05ebe920180823175539/b4ec68
sì, funziona, se torni qua prendilo
EliminaA mio modesto avviso il più bel film del genere, superiore (e qui la dico grossa) a Polytechnique e Elephant....Come hai giustamente fatto notare tu gran parte della potenza della pellicola è nella modalità di ripresa che ti rende partecipe del dramma come se lo stessi vivendo in diretta accanto alla protagonista (tra l'altro bravissima!). A differenza degli altri due capolavori citati protagonisti assoluti per tutta la durata del film sono l'ansia, la paura, il terrore di questi giovanissimi ragazzi (per alcuni prevale il coraggio e l'altruismo, per altri, e come dar loro torto, la paura di morire li porta ad essere egoisti).
RispondiEliminaLa colonna sonora qui è data dai colpi arma da fuoco, dalle urla dei ragazzi con interminabili momenti di silenzio che purtroppo non fanno presagire niente di buono. Girare questo film deve essere stata veramente un'impresa, quasi ai livelli di Victoria.
Da qualche parte ho letto che anche il numero di colpi che si sentono nel film sono gli stessi di quelli effettivamente sparati. Evidente anche la critica all'assoluta mancanza di tempestività nell'intervento della polizia norvegese che non era attrezzata per affrontare una situazione del genere: non avevano un elicottero per il trasporto di truppe speciali e il mezzo che hanno utilizzato per arrivare all'isola ha rischiato di affondare per il peso delle attrezzature ...
Per approfondire la personalità di Anders Breivik mi hanno consigliato: https://www.amazon.it/Uno-noi-storia-Anders-Breivik-ebook/dp/B01FIDDT4C
ma sai, io credo che ci possa assolutamente stare quel tuo definirlo superiore ai film citati
Eliminasicuramente è il meno cinematografico di tutti, il più vero, il più secco e anche il più coraggioso
vedi, appunto perchè è meno cinematografico risaltano più le cose che dici. G>li altri hanno un prima, un dopo e anche storie laterali. Qui c'è solo la strage, peraltro in tempo reale, senza stacchi e così "nascosta"
l'egoismo in questi casi è la condizione naturale. Egoismo che significa voler vivere. Chi riesce ad andare oltre questa cosa per aiutare altri è una persona immensa
bella la cosa della colonna sonora...
i momenti di silenzio erano quelli in cui lui ricaricava le armi...
sì, è vero che Breivik con la bomba li aveva sia depistati che fatti andar là, ma ci sono comunque stati una serie di errori incredibile. Almeno la metà dei ragazzi potevano essere salvati
so praticamente tutto di quel mostro!
Ciao carissimo, ogni tanto riesco a vedere in tempo i film del guardaroba per fortuna. E menomale che questo l'ho beccato. Gran bel film nel suo genere. anzi gran bel film in generale, altrochè! E come al solito gran bella rece. Mi trovo d'accordo...non c'è una scelta sbagliata che sia una. Le scene che citi sono da brividi, specialmente quella della lunga morte della ragazza. ho amato anche i lunghissimi minuti in riva al mare col tipo che si definisce sfigato e sta per sposarsi. Davvero malinconici, anche perché diciamoci la verità, che sarebbe finita in quel modo, giunti a quel punto era abbastanza scontato. eppure quella lunga scena crea una tensione incredibile. Almeno per me, ti aspetti come va a finire e proprio questo aspettarselo rende la scena ancora più bella e quei dialoghi ancora più emozionanti e carichi di emozioni. Fino a quello sparo finale e quel finale che è come uno sparo, veloce, rapido...pochi secondi e finisce tutto, schermo nero...alla fine bastano pochi attimi affinché finisca tutto. Fa male, ma non poteva esserci finale diverso. Nel mezzo invece quel bambino con il cappotto giallo in mezzo alle onde che è una delle immagini più belle del film. Gran bella scoperta, grazie di avermelo (avercelo) fatto conoscere! A presto grande!
RispondiEliminaintanto risponderti dopo averti visto è ancora più bello :)
Eliminaora mi confondo Vittò, ma il ragazzo che si dice sfigato intendi quello che sta fino alla fine con lei?
Non ho capito se parli di due morti diverse oppure questo discorso sulla prevedibilità è solo riguardo lei
in ogni caso io, ti giuro, non lo pensavo...
però durante l'ultimo dialogo, quando lei sta 3 metri fuori le rocce e parla sì, aspettavo solo lo sparo.
a posteriori però, come dici anche te, questo è forse il miglior finale possibile, anche se il più brutto per lo spettatore, quasi una mazzata, una bastardata
un abbraccio, ti voglio bene amico
Ciao .
RispondiElimina1)ne hanno parlato qualche giorno fa al tg perchè lo presentavano in anteprima alla mostra del cinema di Venezia.
Come hai fatto a recensirlo prima te?
2) merita (secondo me)di essere visto al cinema.
Deve essere molto bello.
non è lo stesso film ;)
Eliminastessa vicenda, praticamente stesso titolo, stesso anno di uscita ma due film diversi
io sono sicuro al 100% che questo qua sopra sia superiore,non credo vedrò quello di Greengrass
Ah...vedi te!
RispondiEliminaEcco perchè quelle poche scene che han fatto vedere in televisione (belle peraltro) non mi tornavano con l'idea che m'avevo fatto con la tua rece.
Ho letto velocemente che l'altro U-22.J analizza di più il punto di vista del carnefice oltre a quello dei superstiti.
In rete ,quello "tuo" l'ho già trovato ...vediamo dai!
:)
sì sì, credo siano due approcci completamente diversi
Eliminatra l'altro quello a Venezia credo dia risalto anche alle bombe di Oslo
ma io sono sicuro che è impossibile trovare un approccio più bello ed empatico di questo qua
l'altro film è molto più classico, magari sempre bello ma al momento non mi interessa, già di Utoya avevo visto di tutto, ora che è anche uscito un film perfetto credo sto a posto ;)
Mi sento in dovere di esprimere un commento su questo film. Hai detto benissimo tu: il regista non sbaglia una scelta che sia una. Aggiungo solo un paio di cose (e con queste il numero di scelte azzeccate sale a...boh, ho perso il conto): il carnefice non solo non viene mai mostrato per tutto il film (se non per pochi secondi), ma nemmeno il nome viene mai citato nelle didascalie di apertura e di chiusura del film. Inoltre, anche l'unica ragazza alla cui morte assistiamo "in diretta" rimane senza nome, probabilmente come dici tu proprio per renderla personificazione di tutte le altre non mostrate esplicitamente. Regia perfetta, perfetta la prova dell'attrice protagonista. Da qualche giorno è uscito il film Netflix dedicato alla strage, motivo per cui ho deciso di vedere entrambi i film a distanza ravvicinata. Beh, questo è grande (anche se probabilmente resterà nell'ombra). Vediamo se Greengrass reggerà il confronto
RispondiEliminamica lo so se vedrò quello di Greengrass
Eliminasarà arrogante dirlo ma son sicuro che non reggerebbe il confronto
anche perchè secondo me la strage di Utoya per tutti i motivi che abbiamo detto meglio de così non se poteva raccontà
sì sì, bravissimo per quelle due aggiunte (in realtà nella mia testa pensavo di averle scritte ma evidentemente no)
lei non solo è la personificazioni di tutte le vittime, ma proprio del "caso" per cui si poteva vivere o morire
noi la vediamo morire un attimo prima che si sarebbe salvata ma questa è la strage di utoya, una lotteria per cui o vivi o muori
fammi sapere ;)
Ho visto il film di Greengrass...guarda secondo me i due film non sono nemmeno paragonabili. Non perchè quello di Greengrass sia brutto, anzi, ma perchè raccontano due storie diverse. Se quello di Poppe si concentra sulla vicenda, su quei maledetti 72 minuti, quello di Greengrass esamina le conseguenze del dramma (che poi sono il dramma stesso), focalizzandosi sulla famiglia di uno dei tanti sopravvissuti alla carneficina. Il film di Poppe racconta nel miglior modo possibile la vicenda e il terrore dei protagonisti, quello di Greengrass racconta la vicenda come incipit, per poi spostarsi sul terrore di un'intera nazione (e del mondo intero) davanti a quello che è accaduto.
EliminaDetto ciò, il film di Poppe è di un altro livello, ma questo lo sapevamo già ;)
ah, praticamente dove finisce Poppe inizia Greengrass
Eliminainteressante
da un lato mi confermi che non c'è paragone però questa cosa che i due film non sono per niente sovrapponibili mi porta invece a potergli dare una chance
Hai colto il punto!
EliminaSi tutto sommato penso che una chance la meriti...poi sono curioso di sapere quale sarebbe il tuo giudizio! :)
credo che ce la posso fare ;)
EliminaGliel’hai data sta chance a Greengrass?
RispondiEliminaC’è su Netflix il suo 22 luglio Utoya.
Molto bello...son d’accordo con quello che scrive Coklas, ma se te il film non l’hai visto è inutile aggiungere altro.
Ciao
ne parlavamo proprio 2 giorni fa con un amico dell'Utoya di Greegrass
Eliminano no, mai visti così pochi film come gli ultimi 3-4 mesi, difficilissimo che come film unico che vedo a settimana scelgo uno di una cosa che ho già visto fatta meglio di lui poi
però se poi mi riprende a voglia di vedere tanti film può scapparci sicuramente
Chissà allora che ti ritorni la voglia..perché sarei curioso di un tuo giudizio sul 22 july di Greengrass.
RispondiEliminaNon mi piace chiamarlo l’Utoya di Greengrass perché rispetto a quello di Poppe , ho riletto tutta la tua recensione..era come la ricordavo e non combacia con il film di Greengrass.
Poi migliore o peggiore non sta a me dirlo per me son due film sviluppati diversamente sulla stessa vicenda .
Però dovrei vedere anche il tuo.
In dvd in Italia non è ancora stato distribuito...proverò a scaricarlo da filmperevolvere ..ci provo .
Se mi permetti credo che il film di Poppe per come l’ha girato ( per quel poco che ho visto dai Trailer) sia sicuramente più empatico e autoriale.
Quello di Greengrass è più algido e mainstream come film ma per niente scontato.
Ci saranno dieci minuti che inquadrano la strage vera e propria quasi come fosse un documentario pure questo.
Non hai tempo per empatizzate con le vittime.
E il film non si concede a pietismi gratuiti .
È troppo crudo e reale una fotografia per niente artefatta sia della vittima sopravvissuta che dell’assassino e di tutto l’impianto che ci gira attorno.
Bello bello
beh, se vuoi utoya (l'altro) ce l'ho anche io, semmai te lo mando
Eliminasì, mi hanno detto che sono due cose molto diverse sia perchè uno racconta il durante e uno molto più il dopo sia perchè uno ha molto più materiale documentaristico dentro (poppe niente)
sì sì, esatto, il tempo reale del film di Poppe ti fa sentire uno di loro, imprigionato nell'isola e che si vive tutta quell'ora e venti
la morte può essere ovunque ma te non la vedi
anche quello di Poppe per me zero retorica, è quasi un documentario in fiction
e di grandissimo rispetto
Si se puoi mandamelo..senza fretta.
RispondiEliminaGrazie mille :)
E dopo qualche anno ho deciso di vedere questo film da me sempre rimandato nonostante la tua recensione.
RispondiEliminaRecensione centrata sull'opera di Poppe e scevra di retorica che tenendo conto dell'argomento è sempre in agguato, sempre focalizzata su quello che il regista voleva trasmettere. Certo che poi arriva il finale con la ragazza che pare quasi sacrificarsi e l'ultima fuga in barca e poi il buio: e allora smette di essere un film, dopo io mi blocco e comincio a sentire, pensare, riflettere e non c'è un essere umano(purtroppo si) che mi va cacciando ma è il pensiero del terrore che il film mi ha trasmesso.
che film amico...
Eliminacredo che difficilmente sia a livello etico che cinematografico si potesse trattare meglio Utoya
e sì, le sensazioni che ti ha trasmesso sono - o dovrebbero essere - quelle di tutti
Vero. Le sensazioni rappresentano l'impatto iniziale: è dopo quando inizi ad elaborare che arriva, almeno nel mio caso, la botta ed io ho comunque una certa età che mi permette un certo distacco per approfondire i vari aspetti di questa tragedia. Sicuro che in Norvegia hanno sviluppato un tale livello di civiltà come popolo dal quale io devo solo imparare. Alla prossima.
EliminaCredo che l'altro film su Utoya (ahimè, quello diventato più famoso) sia molto meno emotivo e più documentaristico
Eliminama dopo aver visto questo non ho mai voluto rovinarmi il mio rapporto con questa tragedia che, per me, è perfettamente identificabile con le emozioni date da questo