4.4.10

Recensione: "Triage"


Triage è l'ultimo lavoro di Tanovic, il regista premio Oscar per No man's land. E' un film di guerra che più che concentrarsi sul conflitto ivuole analizzare gli effetti devastanti che può causare l'esserne stati testimoni. La storia narra la vicenda di due reporter di guerra nel Kurdistan del 1988. Uno vuole tornare a casa per la nascita del figlio, l'altro, al contrario, preferisce restare nel teatro di guerra in cerca di foto il più possibile importanti e drammatiche. Alla fine sarà il secondo a tornare, ferito a causa di un "incidente", ma forse le ferite più grandi non sono nel corpo, ma nell'animo...
C'è poco da fare, Triage non convince affatto. Il film ha il difetto di essere tremendamente senza ritmo, lento nel senso deleterio del termine, verboso, come fosse un'unica e interminabile seduta psicanalitica lunga un'ora e mezza (del resto nella seconda parte lo è letteralmente).Si badi bene, la lentezza di un film non è di per sè un difetto, tutt'altro, ma la mancanza di ritmo, lo stare fermo malgrado lo scorrere inesorabile dei minuti è una caratteristica difficilmente digeribile. 


Il protagonista, un bravo Colin Farrel, sa qualcosa che lo spettatore e tutti gli altri personaggi non sanno, ma il metodo, la lungaggine con cui la verità alla fine viene fuori, rischia di farlo diventare il segreto di Pulcinella. Non mancano immagini forti, scene buone (l'incidente dei 2 reporter su tutte), non mancano denunce, esplicite e non, a tutte le guerre e a tutti i regimi, ma non si arriva mai ad una "potenza" così forte, titpica dei capolavori, da smuovere le coscienze. E' una sceneggiatura facile, che punta tutto sui dialoghi e pochissimo sulla storia, sulle vicende; una sceneggiatura a tesi che vuole dimostrare quello che tutti sappiamo, l'orrore della guerra, l'orrore della morte.
E il riferimento al triage, cioè al sistema di smistamento negli ospedali delle zone di guerra, con il quale si decide chi può essere salvato e chi no (e giustiziato per questo) alla fine si rivela quasi estraneo al film, o almeno alla sua risoluzione, pur essendone il titolo...
Ovviamente non è un film da buttare, e chi ha visto poche pellicole sull'argomento può trovare anche spunti e riflessioni interessanti, ma senz'altro da Tanovic ci si aspettava di più.
Impressionante infine, e mi scuso se fosse stato già notato in precedenza, la somiglianza dello scheletro di sceneggiatura di Triage con quello di Brothers di Sheridan ( o meglio dell'originale della Bier). Due persone in guerra, una torna, l'altra no. Chi torna serba con sè un terribile segreto riguardante il compagno, segreto che lo tormenta e non ha la forza di raccontare alla moglie del ragazzo non tornato. Mentre in Triage però questo canovaccio è quello principale in Brothers, film di tutt'altro spessore, viaggia parallelo allo studio del conflitto, psicologico e non, dei due fratelli protagonisti.

( voto 5,5 )

2 commenti:

  1. siamo d'accordo

    http://markx7.blogspot.it/2011/12/triage-danis-tanovic.html

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    1. Se siamo d'accordo anche qua allora troppi indizi fanno una prova.
      E' facile esserlo sui film belli (che sia io che te forse esaltiamo troppo) ma su quelli mezzi e mezzi è più difficile.

      E anche il ferito di guerra si rialza

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao