
Questo film fa parte de La Promessa ( 8 /15 )
Per la prima volta vedo un film del quotatissimo regista thailandese Apichatpong Weerasethakul.
E mi trovo davanti un'opera difficile e dai tempi dilatatissimi.
Tutte cose che amo ma che stavolta mi hanno un pò bloccato.
Eppure questo film di soldati che non si svegliano dal sonno, di mondi ibridi (sonno-veglia, sopra-sotto, cielo-mare, passato-presente, realtà-tradizione orale) è opera che ho percepito come grande, grandissima, e che a prescindere da quanto si riesca a viverla ti porta a tante suggestioni, tanti pensieri, tante fascinazioni.
Ho fatto molta fatica.
Ero al mio primo Apichatpong Weerasethakul ( e che "kul" che d'ora in poi posso andà de copia-incolla o de acronimo), regista "kult" (vabbeh, questa era telefonata) che un sacco di amici mi propongono da un sacco de anni.
Non mi hanno mai fatto paura i film "lenti" (che poi sul concetto di lentezza sarebbe da farci un post, adesso l'ho usato per far capire alle persone), anzi, li cerco continuamente.
Non mi hanno mai fatto paura i film difficili, anzi, li cerco continuamente.
Non mi hanno nemmeno mai fatto paura i film che preferiscono non dare risposte, anzi, odio il contrario.
Io le risposte non le voglio avere.
Insomma, se ci aggiungete che parliamo di un film orientale (è vero, in questo blog ne trovate pochissimi ma sono un fan sfegatato dell'Est e ho passato la mia adolescenza con roba dagli occhi a mandorla) capite che Cemetery of Splendour (non capisco perchè in alcune edizioni o poster manchi la "u" su "splendour", si scrive in entrambi i modi?) aveva tutte le carte in regola per essere un mio film come pochi.
(ho fatto il record di parentesi, me ne rendo conto, ma è solo per rendervi difficile la lettura).
In più un suo fotogramma è anche l'immagine di copertina del mio blog preferito, Nuovo Cinema Locatelli.
Eppure ho fatto fatica.
C'è poco da fare, sui film c'entri dentro o non c'entri e io in Cemetery, tranne in rari momenti in cui stavo per esser rapito, non sono entrato.
Siamo in Thailandia, in una specie di ospedale sgarruppato costruito su quella che una volta era una scuola.
Ci sono vari "reparti" ma il più strano è una stanza in cui ci sono dei soldati che dormono.
O.k, tutti dormono da qualche parte, ma questi dormono e basta, non se svegliano.
Non so perchè non si possa parlare di "coma" - nel film non lo si fa mai - ma la condizione è assimilabile.
E mi trovo davanti un'opera difficile e dai tempi dilatatissimi.
Tutte cose che amo ma che stavolta mi hanno un pò bloccato.
Eppure questo film di soldati che non si svegliano dal sonno, di mondi ibridi (sonno-veglia, sopra-sotto, cielo-mare, passato-presente, realtà-tradizione orale) è opera che ho percepito come grande, grandissima, e che a prescindere da quanto si riesca a viverla ti porta a tante suggestioni, tanti pensieri, tante fascinazioni.
Ho fatto molta fatica.
Ero al mio primo Apichatpong Weerasethakul ( e che "kul" che d'ora in poi posso andà de copia-incolla o de acronimo), regista "kult" (vabbeh, questa era telefonata) che un sacco di amici mi propongono da un sacco de anni.
Non mi hanno mai fatto paura i film "lenti" (che poi sul concetto di lentezza sarebbe da farci un post, adesso l'ho usato per far capire alle persone), anzi, li cerco continuamente.
Non mi hanno mai fatto paura i film difficili, anzi, li cerco continuamente.
Non mi hanno nemmeno mai fatto paura i film che preferiscono non dare risposte, anzi, odio il contrario.
Io le risposte non le voglio avere.
Insomma, se ci aggiungete che parliamo di un film orientale (è vero, in questo blog ne trovate pochissimi ma sono un fan sfegatato dell'Est e ho passato la mia adolescenza con roba dagli occhi a mandorla) capite che Cemetery of Splendour (non capisco perchè in alcune edizioni o poster manchi la "u" su "splendour", si scrive in entrambi i modi?) aveva tutte le carte in regola per essere un mio film come pochi.
(ho fatto il record di parentesi, me ne rendo conto, ma è solo per rendervi difficile la lettura).
In più un suo fotogramma è anche l'immagine di copertina del mio blog preferito, Nuovo Cinema Locatelli.
Eppure ho fatto fatica.
C'è poco da fare, sui film c'entri dentro o non c'entri e io in Cemetery, tranne in rari momenti in cui stavo per esser rapito, non sono entrato.
Siamo in Thailandia, in una specie di ospedale sgarruppato costruito su quella che una volta era una scuola.
Ci sono vari "reparti" ma il più strano è una stanza in cui ci sono dei soldati che dormono.
O.k, tutti dormono da qualche parte, ma questi dormono e basta, non se svegliano.
Non so perchè non si possa parlare di "coma" - nel film non lo si fa mai - ma la condizione è assimilabile.